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Rider, Grimaldi (LUV): “il contratto ‘pirata della strada’ è indegno“

“sosteniamo la lotta dei rider che oggi aiutano anche la ristorazione in coprifuoco”.

“Lo abbiamo definito contratto ‘pirata della strada’ e oggi, nel bel mezzo di questa pandemia in cui i loro servizi tornano ad essere essenziali per tutta la catena della ristorazione italiana, siamo nuovamente a fianco dei rider che protestano contro l’indegno CCNL firmato tra le aziende del food delivery e il sindacato UGL e che dovrebbe tutelarli: ma che garanzie dà un contratto per il quale si autorizza il datore di lavoro a pagarti a cottimo, con una paga di 2,50€ per ogni consegna di 15 minuti e penalizzando tutte le consegne effettuate sotto quel tempo, fino ad arrivare a pagare 1,16€ una consegna di 7 minuti?” – si chiede Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi, in Regione Piemonte, da sempre impegnato nella battaglia a tutela dei ‘fattorini’ e intervenuto  al Presidio di Piazza Castello a Torino.

“Crediamo che il pagamento a cottimo sia una pratica fuori dal tempo e molto pericolosa per i lavoratori – commenta Grimaldi: per un fattorino in bicicletta il pagamento a consegna significa obbligarlo a correre come un disperato per le strade, rischiando di mettersi in pericolo per fare più consegne possibile, ancor più con le regole stabilite nel CCNL, che lo costringono a fare più del doppio delle consegne (sempre che gliene arrivino) per guadagnare il poco che incassava prima che l’UGL firmasse questo contratto che tutela solo le grandi aziende del food delivery”.

“Il Consiglio regionale del Piemonte – ricorda Grimaldi – ha approvato una mia proposta di legge per regolare i contratti dei lavoratori della gig economy affinché tutelassero davvero i rider, ma mentre a Roma le cose vanno a rilento e i controlli per le strade promessi da Cirio e Chiorino latitano, le aziende del food delivery fanno correre i rider per le strade. Oggi i rider danno un grande aiuto ai ristoratori in coprifuoco, pertanto è ancora più importante ricordare la battaglia per la loro dignità”.

Ruffino (Fi): “Saggezza nelle parole di Mattarella”

Le parole del presidente Mattarella si nutrono sempre di saggezza e buon senso. Due qualità che sempre più scarseggiano in certe manifestazioni del ceto politico e in troppi atti del governo.

L’invito di Mattarella non ha un solo indirizzo, come immagina il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci. Non è il centrodestra che in questi mesi di dura lotta alla pandemia si è sottratto al confronto parlamentare o dall’offrire idee e proposte al governo. Tutt’altro. Se il presidente Conte ritiene oggi importante mettere in piedi una cabina di regia per elaborare proposte comuni di contrasto alla pandemia vuol dire che il governo riconosce di aver fallito o di aver dato risposte parziali e largamente insufficienti.

Partire da questa premessa è importante perché è da questa premessa che vanno tratte le conseguenze politiche. Una cabina di regia non può essere la cassa di risonanza di decisioni prese a palazzo Chigi. Essa ha un senso se diventa il luogo che assume decisioni condivise da una larga base parlamentare, come, per esempio, rimuovere le spese inutili dei bonus per i monopattini e altre amenità simili. Insomma, la cabina di regia non può diventare la sede in cui il governo condivide i propri fallimenti con le opposizioni, semmai deve diventare il luogo in cui il Parlamento corregge, e in modo radicale, le troppe cose sbagliate fatte dal governo.

on. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

Al Polo del ‘900 “Aspettando le elezioni americane”

Nell’ambito del progetto “Tu vuo’ fa’ l’americano”: in diretta dal Polo del ‘900, una maratona web con ospiti, curiosità, notizie, previsioni e aspettative sulle elezioni presidenziali USA 2020

 

Martedì, 3 novembre

Ore 18-22 @polodel’900

Martedì 3 novembre 2020, corsa alle urne per gli americani per eleggere il 46^ Presidente degli Stati Uniti. Perché tutto questo riguarda la nostra quotidianità? Quali le implicazioni, i temi e le sfide di portata globale?

Per rispondere a queste e tante altre domande, martedì 3 novembre, Polo del ‘900 e You Trend organizzano in diretta la maratona web  “Aspettando le elezioni americane“, da seguire sulla pagina Fb e canale Youtube del Polo del ‘900.

Dalle ore 18 alle 22, a presentare più di 50 contributi tra podcast, video, curiosità e collegamenti  in diretta, i giornalisti Riccardo Porcellana e Alessandra Perera. Ad animare il media corner,  con dati, sondaggi e cronache dagli States, gli esperti di YouTrend.

Focus diversi scandiscono il ricco palinsesto: sanità e ambiente, diritti civili, comunicazione e media digitali, geopolitica e cultura.

Temi che vedono a confronto ospiti dal mondo della cultura, ambiente, economia, politica, formazione. Tra gli altri in collegamento: il professore Peppino Ortoleva; lo scrittore Wu Ming 1Giorgio Brizio dei Fridays4Future; la meteorologa Valentina AcordonPaolo Magri,  vice presidente dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale; Marco Bardazzi, giornalista e esperto di comunicazione digitale; Steve Della Casa, critico e regista cinematografico; la giornalista Anna Masera e il professore Gian Giacomo Migone.

La maratona web “Aspettando le elezioni americane” si inserisce nel programma di “Tu Vuo’ Fa’ L’Americano. Quanto ci riguarda l’esito delle Elezioni Americane? Dentro alle Elezioni USA per capire il nostro futuro”, nato grazie alla collaborazione tra Fondazione Compagnia di San Paolo, Polo del ‘900YouTrendVisionary DaysClub Silencio e Associazione Rete delle Case del Quartiere.

Molti dei contributi trasmessi durante la maratona restituiscono i risultati del progetto grazie al supporto di tutti i partner che, da settembre, propongono ai cittadini momenti di confronto e dibattito sui temi più sensibili e controversi, sollevati dalle elezioni.

Tu Vuo’ Fa’ L’Americano” si conclude giovedì 12 novembre con “L’altra Costa” , momento post-elettorale condotto da Lorenzo Pregliasco, direttore di Youtrend e Francesco Costa, vicedirettore de Il Post per valutare l’andamento complessivo del voto. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming, dalle ore 18 alle 19.30, dalla pagina Facebook e canale YouTube del Polo del ‘900.

Europa Verde e la svolta ecologista di Torino

Torino si avvicina sempre più alle elezioni comunali della primavera del 2021. L’emergenza coronavirus sta marcando sempre di più il divario fra centro e le periferie, dove migliaia di attività sono state costrette a chiudere, mentre la disoccupazione raggiunge livelli inaccettabili, specie tra le giovani generazioni.

Servono, dunque, politiche mirate e incisive per aiutare chi oggi è in grave difficoltà economiche.

“Noi Verdi siamo l’unica novità nel panorama politico torinese e siamo pronti per la sfida elettorale di Torino 2021, consapevoli che la nostra città meriti persone ed idee nuove.

Vogliamo dare una risposta ai cittadini ed alle associazioni che da troppo tempo vengono inascoltate dalla politica locale.
Europa Verde, che appartiene alla grande famiglia dei Verdi Europei, si propone alla città per dare una svolta ecologica che sappia conciliare la tutela dell’ambiente e, allo stesso tempo, porti alla creazione di nuovi posti di lavoro duraturi sul territorio.

Siamo un gruppo di ragazzi e ragazze, lavoratori e pensionati che da tempo lavorano su tutta la città di Torino, per creare un progetto forte, credibile che tenga conto dell’europeismo, del femminismo, della giustizia sociale e della tutela ambientale.
Noi, a differenza delle altre forze politiche ci mettiamo la faccia, crediamo che la nostra città meriti una svolta, saremo i portavoce del vento del cambiamento che da troppo tempo soffia inascoltato nella nostra città”.

Così in una nota Tiziana Mossa Co-portavoce Regionale dei Verdi-Europa Verde Piemonte e i Commissari dei Verdi-Europa Verde della Provincia di Torino Angela Plaku e Antonio Fiore.

Italia: dal Rinascimento allo sbando

Lo scorso sabato sera sera, in diretta sulla televisione Al Jazeera, senza interpreti a sfalsarne o semplificarne il contenuto, ho ascoltato integralmente il discorso del Primo Ministro inglese, colui che presiede il Consiglio dei Ministri della nazione che ha votato per la cosiddetta Brexit.
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In altre parole, ho ascoltato dal vivo il Presidente del governo di un popolo che ha scelto di togliersi dalla dittatura economica della cosiddetta Unione Europea,  mai permettendo ad altri di togliere al proprio Paese l’uso e la produzione di propria moneta nazionale:  un Paese, in altre parole, che non ha permesso ad altri di stabilire, al di fuori dei propri confini, la propria politica socio-economica, al fine di salvaguardare il più possibile gli interessi del proprio ambiente e dei propri connazionali.
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Inter alia, è necessario notare come, fra gli anni 50 e 90 dello scorso secolo, fu proprio la Gran Bretagna a generosamente votare più volte a favore della ex nemica Germania per far cancellare ai tedeschi, da parte della comunità internazionale, quasi tutto l’enorme ammontare di debito pubblico teutonico accumulato dai tempi delle guerre mondiali e della ricostruzione: fatto che ora la Germania tende ovviamente a dimenticare, spalleggiata dai piccoli Paesi come il paradiso fiscale olandese, mentre la germano-centrica Unione Europea costringe nazioni come la Grecia (e presto l’Italia, grazie alla farsa dei Fondi di “recupero”) ad una mortale austerità, saccheggiandone i beni più preziosi (marchi, aziende, porti, industrie strategiche).
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Ovviamente la nostra televisione di Stato (quella che fa pagare la tassa sulla TV e poi comunque inonda di pubblicità, diretta e subliminale, le proprie trasmissioni già pagate dal canone dei cittadini) tale discorso del Primo Ministro britannico, in diretta internazionale, non lo ha assolutamente mandato in onda:  fra una pubblicità e l’altra, fra una marchetta commerciale ed una partitica, è meglio inebetire gli italiani con quiz registrati, tele-novele pseudo-romantiche, giornalisti inviati da direttori di rete (rispettivamente tesserati od in quota ad un preciso blocco partitico) incaricati, parlando talvolta linguaggi misto-confusi da monaco dolciniano del film il “Nome della Rosa”, di citare cifre e numeri sulla pandemia insieme a locali pseudo-esperti in virologia.
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Per inciso, in merito a questi ultimi, mi ricordo un tale (laureatosi non so dove e non so con quale votazione) che a fine gennaio 2020, in diretta serale su noto rotocalco televisivo con conduttore pagato circa 2 milioni di euro all’anno e comica che vuole far ridere dicendo crescenti volgarità, pronunciò solenne la frase “rischio di contagio da coronavirus: zero!” accompagnando il numero con braccio enfatico; mentre ora (dimenticando la responsabilità deontologica di tali affermazioni totalmente errate) quotidianamente lo stesso pseudo-esperto enfatizza il numero di contagiati e di morti e contribuisci ad una gestione irresponsabile della pandemia.
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Tornando all’altra sera, è stato interessante ascoltare in diretta da Londra lo spettinato biondo Primo Ministro, nel suo discorso in londinese stretto e pragmatico, senza filtri di interpreti più o meno improvvisati o controllati dalla TV di regime.
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Egli ha riassunto, in modo serio e sintetico, le motivazioni tecnico-scientifiche sulla imminente scelta governativa, con dettagli presentati a suo fianco da scienziati di consolidata esperienza, in modo altrettanto professionale;   illustrate sempre dal vivo, le conclusioni si sono basate su proiezioni statistiche ottenute da dati oggettivi che solo un approccio intellettualmente onesto alla inconfutabilita’ della vera scienza può permettere di interpretare in modo corretto.
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Al termine di questa conferenza stampa, avendo prima ammesso i propri errori di qualche mese fa, il capo del Governo inglese (con pacata determinazione e senza banalmente leggere testi scritti da altri) ha spiegato a giornalisti e popolo britannico le motivazioni che hanno convinto il governo a proporre (sottolineo, “PROPORRE” ) un piano di confinamento razionale (“lockdown” – cerco di parlare e scrivere sempre in italiano, quando sono in Italia) entro questo giovedì prossimo, PREVIA discussione ed eventuale approvazione del Parlamento, ad inizio settimana.
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Se non sbaglio, nel Bel Paese i cosiddetti DPCM non vengono sottoposti allo stesso vaglio delle nostre preposte istituzioni cosiddette democratiche, quando si decide che il virus al ristorante durante i pranzi probabilmente non lo si prende, così come non lo si prenda ammassati sui mezzi pubblici e sulle scale dei metrò, mentre  Palazzo Chigi è certo che il contagio scatti seduti nei ristoranti a cena.
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Riassumendo, nonostante ormai io lavori e viva spesso all’estero, fa male vedere il degrado del Paese in cui sono nato, dove chiaramente Governo e democrazia sono allo sbando: una nazione, che fu patria del Rinascimento, dove ora scienza, etica e conoscenza non fanno più parte di una politica la cui “p” è davvero troppo spesso minuscola.
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Napoli (Fi): “Caro Salvini, basta gridare ‘al lupo’”

Fra i consigli non richiesti, poiché ne riceve moltissimi richiesti dai suoi consulenti, mi permetto di suggerirne uno a Matteo Salvini: basta gridare al lupo, al lupo …

basta chiedere dimissioni di ministri, ieri Azzolina, oggi Lamorgese, l’altro ieri Bonafede, quando a non funzionare è il governo nel suo complesso. Vogliamo mica fare fessi gli italiani illudendoli che tolta Azzolina o un altro ministro all’improvviso il governo si mette a correre e a decidere quello che non sa o non vuol decidere?

 I cittadini hanno la testa altrove. Salvini e con lui tutto il centrodestra dovrebbero capirlo qui e subito. Non ci sono posti nelle terapie intensive, i Pronto soccorso sono dei lazzaretti, con malati positivi stipati alla bell’e meglio. Il centrodestra non può romper le scatole a chi sta in pena per la salute propria o dei propri cari. Lasciamo che sia Conte, con la sua retorica scarica, a incaricarsi di molestare i nostri concittadini. Se ci fosse in Italia un centrodestra europeo, non ideologizzato, dovrebbe incalzare Conte ogni minuto e ogni giorno e rinfacciargli di non aver preso il Mes. Se ci fosse un centrodestra europeo … forse non saremmo arrivati a tanto.

on. Osvaldo Napoli,  direttivo di Forza Italia alla Camera

Fusione Gattinara e Lenta, verso il referendum?

Si farà il referendum per la fusione tra i comuni di Gattinara e Lenta in un’unica entità comunale previsto originariamente per l’8 e 9 novembre ?

L’interrogativo è d’obbligo alla luce dell’evoluzione in aumento dell’emergenza sanitaria derivante dall’epidemia di Coronavirus. Le probabilità che la consultazione referendaria, che ha un carattere meramente consultivo lasciando la decisione finale al voto del Consiglio Regionale, si tenga sono in diminuzione ma ad oggi non vi è alcuna indicazione in merito pervenuta dal governo regionale o dalla Prefettura di Vercelli. Intanto sei consiglieri comunali di Gattinara – Lara Filiberti, Mauriello Negro, Iolanda Russo, Veronica Biondi, Luisa Cerri, Francesco Patriarca – e tre di Lenta – Beatrice Fontana, Sergio Mombellardi, Roberto Cremante – oltre ad un ex consigliere comunale di Gattinara hanno richiesto in una lettera lo spostamento della consultazione referendaria.  Sull’argomento torna anche il Movimento Progetto Piemonte – MPP. Spiega  Massimo Iaretti (nella foto), presidente del Movimento Progetto Piemonte e consigliere comunale a Villamiroglio: “L’auspicio è che, come abbiamo chiesto oltre un anno fa, la Regione Piemonte metta finalmente mano all’iter legislativo per le fusioni di Comuni, andando a modificare la legge che prevede la sola natura consultiva del passaggio referendario, andando in questo modo a dare voce all’effettiva volontà dei cittadini. Non è solo la questione di Gattinara e di Lenta ma in questo modo si eviterebbero fusioni fredde, volute dall’alto come è avvenuto nel caso di Lu e Cuccaro Monferrato, di Gattico e Veruno, di Cassano Spinola e Gavazzana. Presto formalizzeremo questa richiesta con una lettera al presidente della Regione, al vice presidente ed assessore agli enti locali, al presidente del Consiglio regionale”.

Arturo Zanni

Cultura, Grimaldi (LUV): “la ‘spettacolare assenza’ della Giunta regionale”

“Serve un reddito di quarantena per cultura e associazionismo: senza l’intero settore sarà spazzato via”.

“Sono stati i primi a chiudere a febbraio, molti non hanno fatto in tempo a riaprire, e ora sono di nuovo chiusi a causa del vertiginoso aumento dei contagi: per la cultura, per i circoli e gli spazi culturali e teatrali no profit serve assolutamente un reddito di quarantena, capace di sostenere il reddito delle famiglie che lavorano in questo campo e garantire che per loro, dopo la pandemia, ci sarà ancora un futuro” – sono le parole di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione, intervenuto alla manifestazione “l’assenza spettacolare” convocata dai sindacati e partecipata dai lavoratori del mondo dello spettacolo.

“Ma qui l’unica ‘assenza spettacolare’ è quella della Giunta Cirio, che già durante la prima ondata ha affrontato con poca serietà il tema della tutela dei 20mila lavoratori piemontesi di questo: solo dopo un lungo braccio di ferro con Lega e soci – ricorda Grimaldi – siamo riusciti ad approvare il mio emendamento al ‘Bonus Piemonte’ che estendeva i benefici economici anche ai Circoli iscritti ai registri APS e alle Società di Mutuo Soccorso. Ma la Regione ignorò una buona fetta dei molti lavoratori della cultura e di coloro che rendono possibile realizzare gli spettacoli dal vivo – prosegue Grimaldi – per esempio, fuori dall’emergenza non ha ancora assegnato i fondi annuali ordinari per soggetti della cultura e per i festival”.

“La pandemia ha portato in superficie le fragilità di un settore, quello di spettacolo, arte e cultura, in cui la precarietà e la frammentazione dei trattamenti contrattuali e tutele è presente da sempre. Dobbiamo essere in grado di garantire a tutte e tutti di superare questa situazione, ma anche di rendere il lavoro culturale in modo che diventi sostenibile per i professionisti a emergenza finita” – commenta Francesca Druetti, portavoce di Possibile.

“Il coprifuoco è una misura molto discutibile che in altri Paesi non ha avuto gli effetti sperati e che lo stesso Governo italiano non ha ritenuto di dover prendere in considerazione – commenta Grimaldi – ma è chiaro che l’impianto del DPCM precluda al mondo della cultura e dello spettacolo la possibilità di lavorare. Il pericolo sanitario che si porta dietro l’aumento esponenziale dei contagi è un fatto, pertanto dobbiamo fermare immediatamente questa curva impazzita – prosegue Grimaldi – ma ci tormentano anche le macerie che troveremo dopo che la seconda ondata si ritirerà. Per questo motivo crediamo sia assolutamente necessario sostenere subito sia i singoli lavoratori che i circoli e i luoghi della cultura piemontesi: per i primi occorre istituire un reddito di quarantena e un sistema di ammortizzatori sociali strutturali – prosegue Grimaldi – per la seconda categoria occorre che città e regione si adoperino per riaprire i termini e semplificare le procedure di accesso al “Bonus Piemonte” per circoli APS, per l’esonero dal pagamento dei canoni delle concessioni e locazioni da corrispondere agli enti pubblici, per il ristoro dei canoni di affitto da corrispondere ai privati e per l’annullamento dei versamenti TARI”.

Didattica digitale, Costanzo (M5S): “Più fondi alle scuole torinesi”

 “Nel Decreto Ristori, approvato in Consiglio dei Ministri, sono stati stanziati ulteriori 85 milioni di euro per la didattica digitale integrata, che permetteranno a stretto giro l’acquisto di oltre 200mila nuovi dispositivi e oltre 100mila strumenti per le connessioni. 

Inoltre, grazie ad un decreto firmato dalla Ministra Azzolina, sarà possibile concedere alle scuole secondarie di secondo grado ulteriori 3,6 milioni di euro, per garantire la connessione e, quindi, la didattica digitale integrata a studentesse e studenti che ne fossero ancora privi” dichiara in una nota Jessica Costanzo deputata torinese in Commissione Lavoro.
“E’ pari a 228.174,00 € la somma totale che arriverà alle scuole piemontesi, di cui 106.587,00 € per Torino e Provincia che servirà a garantire la connessione, quindi, la didattica digitale integrata, a studentesse e studenti che ne fossero ancora privi” continua.

Meritocrazia Italia interviene sui disordini di Torino

Lettera Aperta

alla c.a. del Signor Prefetto di Torino, Claudio Palomba

e p.c. al Signor Ministro agli Interni della Repubblica Italiana, Luciana Lamorgese

Nella serata di  lunedì 26 ottobre a Torino si è tenuta una manifestazione di protesta contro le ultime disposizioni governative di limitazione degli orari degli esercizi commerciali e dei servizi alla persona, ampiamente annunciata dai media locali.
Gli accadimenti correlati sconfortano. È cronaca che le vetrine del centro sono state sfondate e saccheggiate, inadeguato l’intervento delle forze dell’ordine. Le notizie  raccontano di 11 persone fermate e 7 denunciate a piede libero, fra le quali una minorenne.
Nel disorientamento generale, vale chiedersi se i responsabili siano i “soliti noti” oppure no. E se si può davvero contare su una tutela pronta dinanzi a tanta efferatezza. Non è chiaro se la manifestazione annunciata fosse stata autorizzata e se indagini sono ancora in corso.
Non si può restare meri spettatori dell’accaduto.
La protesta di commercianti e tassisti, pacifica e circoscritta in area contenuta, non ha nulla a che vedere con scassi, furti e atti vandalici ai, danni di palazzi e pertinenze di pregio. Stupisce il numero ridotto di fermi a fronte della clamorosità dell’episodio.
Questo aspetto non è di poco conto: lascia temere per future prossime manifestazioni violente se non addirittura a saccheggi organizzati.
Se a Napoli si parla di eventi manipolati dalla camorra, a Torino cosa si può credere?