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Magliano: “Torino sede I3A, ci aspettiamo un’esplicita conferma”

La scelta è stata presa e non prendiamo neanche in considerazione un cambio in corsa. Dopo l’assenza di ogni riferimento a Torino nella bozza che riporta i progetti del Pnrr il Consiglio dei Ministri sgomberi il campo da ogni dubbio.

Alla luce della mancata indicazione di Torino nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza come sede principale dell’Istituto per l’Intelligenza Artificiale (I3A), non ci limitiamo ad alzare la soglia di attenzione, ma facciamo come Moderati appello al buonsenso. Per le Commissioni parlamentari la decisione è presa e non prendiamo neanche in considerazione un cambio di rotta in corsa, anche rispetto alla stessa decisione del Consiglio dei Ministri dello scorso settembre. Non possiamo accettare che la scelta di Torino sia subordinata a una gara o a un bando competitivo con altre Città candidate né che Torino sia trattata alla stregua degli altri sei centri. Mi auguro che l’assenza del riferimento a Torino nelle bozze relative ai progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza altro non sia che un secondo, per quanto grave, “errore materiale”, dopo l’analogo caso di un mese fa. Attendiamo la correzione e la conferma esplicita della scelta di Torino come sede dell’Istituto per l’Intelligenza Artificiale. Non possiamo perdere questa opportunità di crescita, che porterebbe a sfruttare al meglio per il nostro territorio, da tutti i punti di vista: per i giovani, per l’Università, per il Terzo Settore. La proposta di Don Luca Peyron (Direttore della Pastorale Universitaria e Coordinatore dell’Apostolato Digitale di Torino) è stata da noi sostenuta fin dal primo momento, nella certezza di importanti ricadute in termini occupazionali, di sviluppo e di prestigio.

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino e Consiglio Regionale del Piemonte.

Intelligenza artificiale, Montaruli (Fdi): “Le mancate promesse di Appendino”

“Chiederemo conto al Governo della profonda e vergognosa carenza nel pnrr sull’intelligenza artificiale. Basta promesse puntualmente smentite.

Lo si scriva nero su bianco se il viceministro Pichetto rassicura non avranno problemi ad aggiungere questa specificazione nel documento come Fratelli d’Italia chiede” a

A dichiararlo è la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli, che prosegue: “Rimane il fatto che Torino è  in mano ad incapaci spudorati che scrivono a vuoto e creano aspettative senza far arrivare mai la novità prospettata. La Sindaca Appendino è cintura nera di promesse non mantenute e va a nozze con una sinistra che continua a dimenticare le priorità di Torino. Pd e M5S, che sono al governo, e ora fingono di cadere dalla nuvole farebbero meglio a unirsi al nostro appello e dire sì lunedì alla nostra richiesta. Per portare l’Intelligenza Artificiale a Torino in legge di bilancio non era stato stanziato nemmeno un centesimo, e noi lo avevamo subito denunciato raccogliendo false rassicurazioni. Come Fratelli d’Italia siamo pronti ad organizzare un fronte ampio, che coinvolga le categorie produttive, per protestare contro questo ennesimo “scippo””.

Cooperazione nel mondo: il Consiglio regionale è unanime

“Nel 2021 abbiamo risorse sufficienti che ci permetteranno di incrementare gli stanziamenti per la cooperazione anche verso il privato sociale

– ha detto in aula a palazzo Lascaris  l’assessore alla Cooperazione internazionale Maurizio Marrone, illustrando la delibera per la programmazione triennale di tale attività da parte della Regione – potremo così rafforzare gli interventi in Africa sub-sahariana e nel bacino mediterraneo (area balcanica e sponda sud del Mediterraneo), promuovere interventi di riabilitazione nelle zone di conflitto e sensibilizzare i giovani sulle politiche di sviluppo sostenibile. La Regione darà seguito al bando del 2020 e ne pubblicherà altri specifici per il coinvolgimento nelle attività di solidarietà e cooperazione delle realtà attive sul territorio”.

La delibera con le direttive programmatiche di cooperazione internazionale per il triennio 2021-2023 è stata così approvata dall’aula di Palazzo Lascaris all’unanimità.

Le linee guida prevedono di valutare una serie di proposte avanzate da vari enti territoriali (Coordinamento Comuni per la Pace, Anci) e anche università e fondazioni internazionali come la Croce Rossa che si occupano della sensibilizzazione e della formazione. Inoltre verranno attivati anche interventi diretti sui territori per rafforzare l’imprenditorialità femminile e giovanile e i programmi di cooperazione sanitaria.

A sostegno della delibera sono intervenuti i consiglieri: Monica Canalis (Pd), Silvio Magliano (Moderati), Alberto Preioni (Lega).

Ludopatia: contro l’azzardo patologico e a tutela dei lavoratori

Gli assessori della Lega porteranno in Giunta un disegno di legge a contrasto del “gioco d’azzardo patologico”. Vogliamo approvare un provvedimento che, oltre al contrasto della ludopatia permetta di tutelare le aziende del comparto del gioco legale in Piemonte.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO  – Aziende che, legalmente, lavorano, investono e garantiscono occupazione, che mai come in questo momento vanno tutelate.
Per gli effetti del provvedimento votato nel 2016, sono almeno 5.200 le famiglie che oggi rischiano il loro posto di lavoro. La maggioranza ha deciso di percorrere una strada alternativa che permetterà, in breve tempo, di riportare in aula un provvedimento a difesa del gioco legale, che terrà conto dei contributi emersi in questi giorni di dibattito. Un segnale di collegiale compattezza nei confronti di necessità non più rinviabili, come sono la difesa del lavoro lecito, la lotta alle infiltrazioni della criminalità e la tutela con nuovi e più efficaci strumenti dei soggetti ludopatici.

Gioco d’azzardo, Pd: “La Lega ha fatto la fine della Superlega”

 «Credo che le forze di centrodestra abbiano fatto tutto da sole. Se la sono cantata, se le sono suonate. E adesso annunciano una sospensione nella quale in realtà si legge ritiro.

Perché il terzo tempo non sarà il voto su questa proposta di legge, ma, se mai ci sarà, sarà un voto su un nuovo disegno di legge. Era nell’aria questo ritiro. Tuttavia, pensavo che la Maggioranza avrebbe almeno avuto il buonsenso di mettere al voto gli emendamenti del collega Ruzzola che avrebbero, attraverso una proroga dei tempi, in un periodo difficile, salvaguardato i lavoratori delle sale gioco che dovranno adeguarsi alla legge entro il 20 maggio», ha dichiarato in Aula il Consigliere regionale del Partito Democratico Maurizio Marello.

«Per le Opposizioni questa è una vittoria: la seconda dato che avevamo già respinto un emendamento che voleva modificare la legge un anno fa – ha proseguito Marello – Abbiamo dato voce al Piemonte migliore, ai nostri giovani che vogliono una società fondata sul lavoro e non sul gioco. Abbiamo fatto la nostra parte, usato gli strumenti che avevamo. Il centrodestra aveva i numeri per far passare tutte le leggi possibili, ma ha fatto male i conti perché era spaccato al proprio interno».

«Questa vicenda mi ricorda quella che ha interessato il calcio negli ultimi giorni: quella della Superlega. La Lega in Consiglio regionale ha fatto la stessa fine. Non è stata la Lega, è stata la “Superlega “che in due giorni si è dissolta ed il Presidente Cirio ha fatto la stessa brutta figura che ha fatto il mio Presidente Andrea Agnelli con un’unica differenza: che quest’ultimo la faccia ce l’ha messa, mentre Cirio la faccia l’ha fatta mettere ai suoi Consiglieri», ha concluso Marello.

Autostrade, Gariglio (Pd): “basta ritardi, Ministero assegni le concessioni”

“E’ necessario che il Ministero delle Infrastrutture concluda la procedura per la concessione della tangenziale di Torino e dell’autostrada Torino-Piacenza”:
è quanto dichiara Davide Gariglio, capogruppo Pd in Commissione Trasporti di Montecitorio in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso presentato dal Gruppo Gavio dopo che il Tar lo aveva escluso dal bando relativo alla gestione delle tratte autostradali.
“C’è bisogno con urgenza di un soggetto con piena operatività che assicuri la gestione, la manutenzione e gli investimenti sul sistema autostradale e che assicuri la continuità occupazionale per i lavoratori delle concessionarie uscenti”: conclude Davide Gariglio.

La Francia allunga la vita a 16 centrali nucleari di confine

Lo scorso 14 gennaio, su sollecitazione di Greenpeace, l’allora Ministero dell’Ambiente ha inviato una nota alle autorità francesi per chiedere una consultazione transfrontaliera sul progetto di prolungare di dieci anni l’operatività di trentadue vecchi reattori. Sedici di questi impianti distano meno di 200 chilometri dai confini italiani.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “Queste vecchie centrali sono pericolose già adesso e nessun miracolo riuscirà mai a portarle agli standard di sicurezza oggi richiesti” dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. “Che i cittadini italiani siano “parte interessata”, ai sensi della Convenzione di Espoo è ovvio. In particolare, i cittadini di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia saranno esposti con questa decisione a rischi notevoli nei prossimi dieci anni”.

La Convenzione di Espoo, adottata nel 1991 e oggetto di successivi emendamenti, richiede ai governi di garantire la possibilità anche ai cittadini degli Stati confinanti – che potrebbero essere danneggiati da un progetto – di partecipare a una procedura di consultazione (“consultazione transfrontaliera”) sulle attività proposte. Ancora, la Convenzione prevede che su questioni rilevanti – come è di certo il prolungamento di dieci anni di decine di centrali nucleari – deve essere effettuata una accurata Valutazione di Impatto Ambientale che il governo francese rifiuta di avviare.

Queste omissioni sono state correttamente segnalate dalla nota inviata dall’allora Ministero dell’Ambiente alle autorità francesi. “Dopo tre mesi di silenzi chiediamo al ministro Cingolani, non solo di protestare con il governo francese  – ha dichiarato Ivan Novelli, presidente di Greenpeace Italia- ma anche e soprattutto di avviare le necessarie procedure di reclamo presso gli organi competenti per le infrazioni della Convenzione di Espoo”. Greenpeace Francia ha già inviato analoga richiesta al Segretariato della Convenzione.

Per questo, Greenpeace invia il briefing “Francia: vecchi reattori, nuovi rischi nucleari” ai Presidenti di Regione, agli assessori dell’Ambiente e della Sanità e ai Presidenti dei Consigli Regionali di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia, chiedendo loro di attivarsi per reclamare, per i propri cittadini, trasparenza e partecipazione.

Sospesa la proposta di legge sul gioco d’azzardo

Dopo diverse sedute di Aula, la proposta di legge di contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico viene sospesa e nelle prossime settimane verrà presentato un Ddl della Giunta. La decisione è stata presa con 23 favorevoli e 17 non votanti.

“Per noi è solo un cambio di strategia – hanno spiegato il capogruppo della Lega Alberto Preioni e il primo firmatario Claudio Leone – abbiamo dovuto fare i conti con 65 mila emendamenti, una distorsione della democrazia che dovrebbe essere confronto e dialettica. Ci sono 5000 persone che rischiano di perdere il posto e non possono rimanere appesi a un filo. Il nostro è un arrivederci a tra poche settimane”. “Nessun passo indietro – ha poi affermato Leone – Il provvedimento voluto con forza dal gruppo della Lega non è né accantonato, né ritirato né tantomeno bocciato”.

“Abbiamo respinto il secondo attacco del centrodestra che voleva abrogare una legge che funziona, quella sul contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo, approvata nel 2016, una legge equilibrata che tutela salute e lavoro, una legge condivisa della quale avevamo discusso in tutte le sedi opportune e che contemperava entrambi gli aspetti” ha dichiarato il capogruppo Pd  Raffaele Gallo.

Secondo Sean Sacco (M5s) questa vicenda ha dimostrato che “non vi riconosciamo il diritto di calpestare l’opposizione. La marcia indietro sulla Pdl è significativa anche delle spaccature all’interno della maggioranza”.

Paolo Ruzzola (Fi) ha ribattuto: “La coalizione di centrodestra non è mai stata messa in dubbio nemmeno un secondo. Del resto i fatti lo confermano: un conto è la dialettica interna, altro è dividersi. Il numero legale non è mai mancato. Condividiamo e apprezziamo in modo importante la richiesta del presidente Preioni, ovvero sospendere la discussione per approfondire e migliorare il testo. Questo non è un passo indietro, ma un deciso passo avanti ed è un segnale che va colto in senso positivo anche dall’opposizione”.

Per Paolo Bongioanni (Fdi) “tutti questi giorni non sono stati sprecati: abbiamo incontrato i lavoratori del comparto e una signora ci ha chiesto quale sarebbe stato il suo futuro dal 21 maggio, dobbiamo dare dignità a tutti i lavoratori, fosse anche solo uno. Ascoltando Stecco ieri mi sono accorto di quanto sia pericoloso il gioco d’azzardo patologico, poi è chiaro che siamo tre partiti con sensibilità differenti, ma questa legislatura è quella che ha prodotto più provvedimenti a favore del territorio”.

Mario Giaccone (Monviso) si è detto “stupito degli interventi imbarazzati e imbarazzanti della maggioranza. Quello che non volete capire è che la democrazia è sistema di pesi e contrappesi. Se si entra in aula mostrando i muscoli, rifiutando ogni tipo di confronto, questi sono i risultati”.

Marco Grimaldi di Luv ha aggiunto: “La nostra difesa nel merito dell’ottima legge per la prevenzione e il contrasto al gioco d’azzardo patologico ha mandato in frantumi la proposta di legge Leone e in tilt la maggioranza”.

Giorgio Bertola (M4o) ha sostenuto che la maggioranza “sospende la Pdl perché non ha i numeri: avete perso la scommessa” e ha sottolineato le spaccature tra i componenti del governo regionale stesso.

Silvio Magliano (Moderati) ha detto che “le ragioni scientifiche contrarie a questa norma addotte anche dal leghista Stecco rimarranno le stesse. Vedremo come e se il futuro Ddl metterà risorse sul contrasto alla ludopatia. Ascoltate anche le nostre ragioni”.

L’Ulivo del passato non è replicabile

L’Ulivo è ritornato ad essere centrale nel dibattito politico all’interno del centro sinistra

Di una stagione che indubbiamente fu feconda ed importante per quella coalizione. Un tema che era
stato radicalmente rimosso dall’orizzonte politico italiano e che è ritornato di moda con l’arrivo
alla segreteria politica del Partito democratico di Letta. Si tratta di capire, oggi e non ieri, cos’è
l’Ulivo in forma 2.0 come si suol dire. E questo perchè la differenza con il passato è
semplicemente radicale. È cambiata in profondità la geografia politica italiana e sono cambiate,
soprattutto, le dinamiche che permisero concretamente il decollo di quella scommessa politica,
culturale e programmatica. Certo, era ancora una stagione, quella del post tangentopoli, che
chiedeva un “di più” di politica e dove il populismo e l’anti politica non avevano ancora fatto
irruzione in modo così radicale nel panorama pubblico italiano. Tutto il contrario di quello che oggi
è sotto ai nostri occhi. Ecco perchè quando oggi si riparla di Ulivo e di riproporre una visione
ulivista nel campo politico progressista e riformista occorre essere precisi e meno generici.
Perchè sicuramente riparlare di Ulivo è una bella notizia in quanto significa, almeno a livello
simbolico ed emotivo, ricordare appunto una stagione ricca di contenuti della politica italiana. Una
stagione caratterizzata da un vero progetto politico, anche se poi miseramente fallito, e dal
protagonismo di alcune culture politiche che avevano contribuito a costruire e a consolidare la
democrazia italiana. Un progetto politico che coincise anche con il “ritorno” della politica e della
sua vocazione progettuale dopo una fase difficile e complessa che aveva raso al suolo tutti i
partiti che avevano governato il nostro paese per quasi 50 anni. A cominciare dalla vicenda che
aveva coinvolto e caratterizzato la Democrazia Cristiana, e cioè il partito italiano che aveva
contribuito, con la sua presenza, con la sua cultura di governo, con la sua cultura politica e
soprattutto con la sua classe dirigente, a definire e a permeare il sistema politico italiano.
E quindi, l’Ulivo era sinonimo di culture politiche riformiste, di alleanza politica imperniata attorno
ad un progetto di governo e con partiti che incarnavano una autentica storia politica e una
tradizione ideale.
Ora, ripeto, è estremamente difficile, nonchè quasi impossibile, recuperare quella stagione ed
inverarla nell’attuale fase politica italiana perchè, appunto, sono venute meno quasi tutte le
condizioni che l’avevano resa possibile.
Ma, al di là del progetto politico che sarà riproposto e vedremo in quale forma e modalità, è
indubbio che le costanti che l’avevano caratterizzato a metà degli anni ‘90 non hanno più
cittadinanza alcuna nella stagione politica contemporanea. E questo almeno per tre elementi di
fondo. Innanzitutto le culture politiche. Il progetto, almeno così pare di capire, poggerebbe
sull’apporto decisivo e determinante del partito antisistema, anti politico, demagogico e populista
per eccellenza, cioè il partito di Grillo. Anche se con l’ultima torsione, dopo il lungo pellegrinaggio
trasformista post voto 2018, lo si dipinge addirittura come un movimento “liberal moderato”
anche se sempre interprete di un “populismo dolce”. Uno scenario semplicemente impensabile
nella concreta esperienza del primo Ulivo. In secondo luogo la classe dirigente. Su questo
versante è superfluo ogni commento rispetto alla esperienza del passato talmente è profonda la
differenza di qualità. Una classe dirigente che proveniva ancora da partiti organizzati e non da
banali ed improvvisati cartelli elettorali e dove la convenienza momentanea e il trasformismo
politico e parlamentare erano l’eccezione e non la regola come oggi. In ultimo il progetto di
governo. Se nel 1996 il filo rosso che giustificava la scommessa politica era prevalentemente
quello di disegnare un progetto di governo certamente alternativo al centro destra ma fortemente
propositivo e capace di dispiegare una autentica cultura riformista, oggi si tratta prevalentemente
di mettere in piedi una coalizione “contro” qualcuno. Nel caso specifico contro Salvini, la Lega e il
sempreverde sovranismo. E quindi un progetto politico e di governo che si caratterizza per
l’avversità implacabile contro l’avversario di turno e per giustificare la vocazione “governista” della
sinistra. Una concezione, quindi, molto diversa rispetto a quella vissuta e praticata nella stagione
ulivista.
Ecco perchè, forse, è arrivato anche il momento – almeno per chi continua a credere nel progetto
ulivista – di rileggere, seppur criticamente, l’esperienza dell’Ulivo del passato per costruire, oggi,
una coalizione vera e politicamente credibile che non si riduca ad essere solo un pallottoliere
contro il nemico giurato e accusato di ogni nefandezza. Perchè la politica recupera credibilità,
autorevolezza e serietà nella misura in cui non scimmiotta passivamente le ricette del passato ma
sa recuperare da quelle esperienze la scintilla per riproporre, oggi, una nuova e credibile stagione
politica. E questo anche quando si parla del ritorno dell’Ulivo e di ciò che quell’intuizione ha avuto
nella politica italiana.

Giorgio Merlo

Tav, Fregolent (Iv): “basta ritardi, è simbolo di rinascita del Paese”

“Sulla Tav chiediamo al governo un cambio di passo, in particolar modo sulla realizzazione della tratta italiana tra Torino a Bussoleno, la cui progettazione bloccata nel 2019 dal governo giallo-verde non è stata ancora completata”:

è quanto dichiara la capogruppo in Commissione Ambiente di Italia Viva Silvia Fregolent annunciando una interrogazione al Ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini.
“E’ inammissibile, mentre i lavori nel tratto francese stanno procedendo a gran velocità, vedere i cantieri italiani ostaggio dei teppisti e con notevoli ritardi. Non sono a rischio soltanto gli ulteriori 750 milioni di euro di cofinanziamenti annunciati dall’Unione Europea ma la capacità del paese di risollevarsi dalla pandemia”: conclude Silvia Fregolent.