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Magliano: Se vi sono Regioni a statuto speciale, questa Giunta è invece decisamente ordinaria

Tanti i (piccoli) Comuni, pochi i Segretari: nulla di fatto, tuttavia, per risolvere il problema, centinaia di Sindaci abbandonati a se stessi nonostante il mio Question Time appena discusso, con provocatorio invito a “fare come la Sardegna”, e nonostante il mio Ordine del Giorno approvato lo scorso novembre.

Deludente risposta al mio Question Time, discusso in Consiglio Regionale: chissà se il mio provocatorio invito a “fare come la Sardegna”, Regione a statuto speciale, varrà a sbloccare un immobilismo che, in tema di misure per rendere meno difficile il reclutamento di Segretari Comunali, neanche l’impegnativa del nostro recente Ordine del Giorno, approvato lo scorso novembre, era riuscita a smuovere.

Urgono misure per velocizzare le procedure di reclutamento di quelle fondamentali figure che sono i Segretari Comunali: la Giunta ha, al momento, rinunciato completamente a fare la propria parte. Dai tempi del nostro Ordine del Giorno dello scorso novembre dobbiamo registrare un totale nulla di fatto.

Abbiamo riportato il tema in Aula con un Question Time, poco fa, data la situazione di assoluta urgenza: se la Sardegna è a statuto speciale, assolutamente ordinaria si è confermata questa Giunta, che sta lasciando soli centinaia di Sindaci sul territorio piemontese. Due elementi aggravanti: termini e proroghe per i Vice Segretari che stanno scadendo, ruolo del Segretario Comunale che sarà ancora più importante alla luce della necessità, per i Comuni, di cooperare con lo Stato per attuare il PNRR.

Ora la Giunta promette di “spronare gli organi competenti” per trovare una soluzione: alla buon’ora, esattamente questo chiedevamo con il nostro atto di fine 2021 (nello specifico, il mio documento impegnava la Giunta a intraprendere iniziative nei confronti dei Ministeri competenti per velocizzare le procedure di reclutamento dei Segretari Comunali). Se la Giunta non è in grado o non ritiene di agire in questo senso, lo dica e proveremo a fare noi, come Moderati, la nostra parte.

La distanza tra parole (tanta retorica a favore dei piccoli Comuni) e azioni (scarse) emerge in tutta la sua evidenza. Chiederemo un’udienza urgente in Commissione di Cirio e dell’Assessore competente affinché ci informino sulle prossime azioni previste.

Avere in organico un Segretario Comunale è un obbligo previsto dalla normativa in vigore. La funzione svolta dal Segretario Comunale – che sovrintende allo svolgimento delle funzioni dei Dirigenti e dei Responsabili, coordinando la loro attività così da consentire l’attuazione del programma amministrativo del Comune – è centrale ed essenziale per una corretta gestione delle attività dell’Ente Pubblico. Il ruolo del Segretario Comunale diviene a maggior ragione insostituibile dal momento che i Comuni sono chiamati a cooperare con lo Stato per attuare il PNRR. La difficoltà di trovare un Segretario aumenta, evidentemente, per i Comuni di piccole dimensioni: la situazione è dunque particolarmente grave in Piemonte, dove i Comuni con meno di 5.000 abitanti sono più di mille.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

“Un posto nella storia”, a Palazzo Lascaris la docuserie su Giorgio Amendola

Mercoledì 4 maggio ore 16 Sala Viglione di Palazzo Lascaris – via Alfieri 15, Torino

È “Un posto nella storia” il titolo del primo episodio della docuserie su Giorgio Amendola realizzato dalla Fondazione Giorgio Amendola e Arret Film.

La docuserie, che intende rivolgersi principalmente a un pubblico di giovani e che utilizza tecniche innovative, si inserisce all’interno del progetto “Sulle vie del Pensiero”, che nasce nel 2020 tramite la partecipazione al bando Educare promosso dal Dipartimento per le Politiche della famiglia. È un progetto pensato per offrire ai bambini e ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie e alle famiglie del quartiere torinese di Barriera di Milano attività di tipo artistico e culturale, percorsi laboratoriali sull’empatia, sul riconoscimento e sul rispetto delle proprie e altrui differenze, proposte innovative di didattica civica sui temi dei diritti umani e civili, sulla democrazia, sulla pace e sulla pacifica convivenza come beni comuni da preservare.

La conferenza stampa di presentazione si terrà mercoledì 4 maggio 2022 alle ore 16.00 presso la Sala Viglione del Consiglio regionale del Piemonte a Palazzo Lascaris, in via Alfieri 15 a Torino, con il patrocinio del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale.

Interverranno:
Il vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, delegato al Comitato Resistenza e Costituzione
Nino Boeti, Presidente dell’Anpi Provinciale di Torino
Cecilia Bergaglio, Dottore di ricerca in studi storici, componente del comitato scientifico QSC Isral
Domenico Cerabona, Direttore della Fondazione Giorgio Amendola

L’obiettivo del progetto è contribuire alla crescita intellettuale e morale delle nuove generazioni sviluppando il pensiero critico, la capacità di analisi e la consapevolezza sull’importanza dei propri e altrui diritti, concorrendo alla crescita armoniosa e responsabile dei cittadini di domani

Quando è il sindaco (di Torino) a gridare che “il re è nudo” osservando la classe dirigente

A cura di Electomagazine.it

Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, comincia a fare i conti con una città che – giorno dopo giorno – lo considera un estraneo. Non che lui faccia qualcosa per smentire la sensazione. Il problema è che ha ragione lui, anche se pare brutto ammetterlo.

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I cattolici e la pace

La guerra russo/ucraina ha sconvolto il mondo. Certo, molti sanno che ci sono molti conflitti in
altri paesi che vengono sistematicamente censurati dai grandi organi di informazione. E, sotto
questo versante, è inutile fingere che non esistono e concentrare l’attenzione solo e soltanto su
alcune guerre. Ovvero, quelle che riscuotono maggior scandalo mediatico e su cui si vuole
richiamare maggiormente l’attenzione. Una contraddizione che non può non farci riflettere…

Ora, però, al di là delle motivazioni – misteriose sino ad un certo punto, come tutti sappiamo… –
sulle guerre che vengono descritte ed analizzate a fondo e in tutti i dettagli e quelle che vengono
sistematicamente taciute, è indubbio che uno dei temi che merita di essere approfondito lungo
questo versante è il rapporto che intercorre tra la guerra e i cattolici. O meglio, come i cattolici,
seppur nella loro multiforme e pluralistica espressione e composizione, pensano, vivono e
affrontano il capitolo drammatico e complesso dello scontro bellico. Un rapporto difficile perchè,
purtroppo, continuiamo ad assistere ad una radicale dissociazione tra ciò che predicano il Papa, i
vescovi, i sacerdoti, la stampa cattolica, i movimenti ecclesiali e religiosi e ciò che, invece,
concretamente pensano e decidono i cattolici impegnati nelle istituzioni. Locali come nazionali.

Certo, nella politica come nelle istituzioni democratiche esiste l’assunzione di responsabilità
personale dei cattolici impegnati nel pubblico. Frutto di una concezione che affonda le sue radici
nella laicità dell’azione politica, nel rispetto delle istituzioni democratiche e nelle decisioni
autonome che prescindono dal condizionamento – diretto o indiretto – delle autorità
ecclesiastiche. E questo perchè il clericalismo e il confessionalismo sono due derive che restano
estranee ed esterne alla lezione conciliare e allo stesso insegnamento della Chiesa Cattolica.

Detto questo, comunque sia, non possiamo non rilevare che esiste ormai una divaricazione
politica crescente e profonda tra ciò che sta predicando oggi la Chiesa – in particolare gli
interventi ripetuti di Francesco e di molti alti prelati – e ciò che decidono concretamente i cattolici
impegnati in politica. Sia quelli che sono impegnati nei partiti governisti e di potere come il Partito
democratico e sia quelli che, storicamente, si collocano all’opposizione e si riconoscono più in
una prospettiva politica populista o sovranista. Una dissociazione, però, che non può non fare
riflettere. Anche perchè se questa divaricazione tra ciò che si professa e poi come si agisce
concretamente e laicamente cresce progressivamente e addirittura si consolida attorno ad un
tema peraltro decisivo per la comune convivenza e per lo stesso ordine nazionale, europeo ed
internazionale come la guerra o i rapporti tra i popoli, è di tutta evidenza che si corre il rischio che
una politica di ispirazione cristiana si inaridisca sempre di più e forse anche definitivamente. Un
rischio, cioè, che mette in discussione la stessa specificità della presenza politica e culturale dei
cattolici. In questo caso dei cattolici italiani. Certo, anche nel passato non mancavano questa
dicotomia e questa difficoltà di relazione. Se non addirittura di sostanziale incomunicabilità. Ma il
contesto storico era molto diverso e meno conflittuale. Oggi, invece, si è preso tranquillamente
atto che tutto ciò che arriva dal magistero della Chiesa si rispetta ma, al contempo, si può farne
tranquillamente a meno. Ovvero, una sorta di grande rispetto per un insegnamento che, però, non
può che essere un mero richiamo testimoniale. E poco più.

Per questi motivi, proprio partendo dalla guerra russo/ucraina e tutto ciò che comporta e
determina questo conflitto nell’economia regionale ed internazionale e anche e soprattutto nel
futuro assetto politico mondiale, è indubbio che il rapporto tra i cattolici e l’impegno politico si fa
sempre più difficile e complesso. Nello specifico, cresce la sensazione che ormai i cattolici
impegnati in politica vanno in una direzione e il magistero della Chiesa in un’altra. Una
dissociazione che non può non preoccupare chi crede ancora nella tradizione del cattolicesimo
politico, democratico e sociale e che ha contribuito in modo decisivo a fare crescere e
consolidare la democrazia nel nostro paese. E che non può, al contempo, non suggerire una
domanda profonda e di merito. Sul versante della coerenza, dei contenuti e della lettura della
società.

Giorgio Merlo

Referendum Giustizia La posizione di Rifondazione Comunista

Il quesito che riguarda le modalità di presentazione delle candidature dei magistrati per l’elezione al Consiglio superiore della magistratura, eliminando il requisito della lista di presentatori, è assolutamente irrilevante.

Ugualmente irrilevante è il quesito che stabilisce che i membri laici dei Consigli giudiziari possano partecipare alla redazione delle pagelle professionali dei magistrati. 

Più difficile è mascherare il quesito che ha ad oggetto l’abolizione della legge Severino. Esso viene presentato come frutto dell’esigenza di evitare la sospensione di sindaci e amministratori locali condannati con sentenza non definitiva, che potrebbero poi essere assolti. Ma il quesito non riguarda, secondo me, l’abolizione di questi aspetti problematici della legge, bensì l’abrogazione di tutta la disciplina, che prevede anche la decadenza e l’incandidabilità dei parlamentari condannati, con sentenza definitiva, a una pena superiore a due anni di reclusione (si veda il caso di Silvio Berlusconi). Dal quesito traspare evidente l’insofferenza del ceto politico per il controllo di legalità.

 Il quesito più sconcertante a mio avviso è quello che i promotori qualificano come «limiti agli abusi della custodia cautelare», che la Corte di Cassazione ha correttamente denominato «limitazione delle misure cautelari». Infatti il quesito non interviene sui possibili abusi, bensì opera una drastica riduzione del campo di applicazione della custodia cautelare e delle altre misure cautelari, coercitive e interdittive. Esclusi i delitti di mafia e quelli commessi con l’uso delle armi, l’effetto sarebbe quello di precludere la possibilità di applicare, nei confronti delle persone imputate di gravi reati, misure cautelari di alcun tipo, non solo la custodia in carcere e gli arresti domiciliari, ma anche l’allontanamento dalla casa familiare (nel caso del coniuge violento), oppure il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (nel caso di atti persecutori), così come non sarebbero più possibili le misure interdittive, come il divieto temporaneo di esercitare determinate attività imprenditoriali (nel caso delle società finanziarie che truffano gli investitori).

I problemi che pone il quesito sulle misure cautelari sono molteplici.

Qui mi interessa soltanto rilevare quanto sia ingannevole e menzognera la campagna dei partigiani della “giustizia giusta”. Smantellando gli strumenti di contrasto alla criminalità, non si opera una riforma della giustizia, bensì una riforma contro l’amministrazione della giustizia, contro l’eguaglianza e i diritti delle persone.

 

Alberto Deambrogio

Segretario Regionale Piemonte

Partito della Rifondazione Comunista

Isabella Pezzoli, Giovane Ambasciatrice di Torino: l’Italia aumenti il contributo al Fondo Globale

Isabella Pezzoli, 21 anni di Torino e Giovane Ambasciatrice dell’organizzazione anti-povertà ONE, si è recata a Roma per rivolgere un messaggio ai rappresentanti politici in occasione della settimana mondiale dell’Immunizzazione.
Pezzoli e gli altri Giovani Ambasciatori, hanno esortato alcuni dei rappresentanti alla Camera e al Senato, tra cui l’On. Ettore Rosato e la Sen. Maria Domenica Castellone, ad aumentare il contributo dell’Italia al Fondo Globale, un’organizzazione internazionale per la lotta all’AIDS, tubercolosi e malaria che ha salvato 44 milioni di vite fino ad oggi.
“Come giovane attivista di ONE – ha sottolineato Pezzoli – mi batto affinché tutte le persone, in qualsiasi parte del mondo, possano condurre una vita dignitosa e avere accesso a pari opportunità. Con la campagna di rifinanziamento del Fondo Globale si presenta all’Italia l’opportunità di rinnovare in modo ambizioso il proprio impegno sul fronte della salute globale, per proteggere tutti, ovunque dalle malattie più letali. Ma la pandemia ha reso la lotta contro queste malattie più dura, e per la prima volta in una generazione abbiamo visto la minaccia di AIDS, TBC e malaria aumentare.”
Nel febbraio 2022 il Fondo Globale, infatti, ha lanciato la sua settima campagna di rifinanziamento per il periodo 2024-2026, annunciando la necessità di almeno $18 miliardi, per potere porre fine a HIV, TBC e malaria e costruire sistemi sanitari resilienti e sostenibili in preparazione a minacce pandemiche future.
Pezzoli ha aggiunto: “sono entusiasta del supporto ricevuto dai rappresentanti politici italiani. Noi Giovani Ambasciatori ci auguriamo che ora il Governo italiano dia seguito a un maggiore investimento di 208 milioni per contribuire a garantire che il Fondo Globale sia pienamente finanziato e possa continuare il suo lavoro salvavita.”
Martina Nuti, Responsabile advocacy e politiche per ONE Italia, ha dichiarato: “Nonostante tutte le sfide che dobbiamo affrontare – siamo all’apice di una delle più grandi conquiste della storia umana. La scienza ci ha dato gli strumenti per sconfiggere finalmente le malattie più pericolose della storia dell’uomo – e due decenni di progresso ci hanno dato le conoscenze e le abilità per portare questi strumenti dove sono più necessari. È fondamentale che l’Italia e gli altri leader mondiali, si impegnino affinché sia garantito il diritto alla salute ovunque.

Noi di ONE non siamo i soli a sostenere questa necessità: da un sondaggio condotto con YouGov sulla salute globale abbiamo rilevato che 2 italiani su 3 ritengono che il governo italiano debba investire di più in organizzazioni internazionali che rafforzano sistemi sanitari dei paesi più poveri e contribuire in maniera decisiva alla lotta contro le malattie prevenibili. Chiediamo al governo italiano di rispondere agli appelli dei nostri Giovani Ambasciatori e Ambasciatrici, e si impegni ad aumentare il contributo al Fondo Globale.”

Il futuro dell’auto

IL FUTURO DELL’AUTO
Difendiamo il lavoro, difendiamo Torino

Mercoledì 4 maggio, ore 17.00
Collegio Artigianelli – Sala delle Idee
Corso Palestro, 14 – Torino
Incontro organizzato da Torino Bellissima su scenari ed effetti della transizione all’elettrico sull’indotto torinese.
 
***
 
Paolo Damilano Fondatore e leader di Torino Bellissima
 
ha invitato a discuterne
Pierpaolo Antonioli CEO di Punch Torino
Miriam Sala Responsabile Area Studi e Statistiche di ANFIA
Mino Giachino Leader dell’Associazione Sì Tav Sì Lavoro Sì Ambiente
On. Riccardo Molinari Capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati
Modera
Filomena Greco Il Sole 24 Ore

Elena Apollonio segretaria di Demos

A termine del Congresso Regionale di DemoS – Democrazia Solidale Piemonte del 30 aprile 2022, Elena Apollonio, eletta alle scorse amministrative nella “Lista Civica Lo Russo Sindaco”, è stata scelta dagli iscritti quale Segretaria regionale.

Il congresso si è aperto con i saluti del Sindaco Stefano Lo Russo e dei rappresentanti regionali e cittadini delle forze politiche di tutto il centro sinistra. Presenti per il Partito Democratico l’onorevole Chiara Gribaudo, la vice sindaca di Torino Michela Favaro, il segretario regionale Paolo Furia, il consigliere regionale Daniele Valle, i consiglieri comunali di Torino Ahmed Abdullahi e Lorenza Patriarca, il sindaco di Cureggio e consigliere provinciale di Novara Angelo Barbaglia. Hanno portato i saluti Carlotta Salerno per i Moderati, Jacopo Rosatelli per Sinistra Ecologista, Tiziana Ciampolini per Torino Domani, Mario Giaccone per la “Lista Civica per Torino”, Igor Boni per i Radicali, Silvia Fregolent per Italia Viva, Paolo Valenzano per Azione, il sindaco di Moncalieri Paolo Montagna, il sindaco di Rivarolo Canavese Alberto RostagnoGabriella Leone, consigliera comunale a Leinì, Nicoletta Bellonecandidata sindaca di Borgomanero, il candidato di DemoS alle amministrative di Cuneo Erio Ambrosino, la candidata di DemoS alle amministrative di Alessandria Paola FerrariElide Tisi e Marco d’Acri della lista civica GruOn di Grugliasco,

Hanno inoltre preso la parola l’ex-sindaco di Torino Valentino Castellani, i civici di Alleanza dei Democratici rappresentati da Pino de Michele, Federico De Giuli per Laboratorio Civico, Maria Chiara Cataldo di “Break the silence”, Arianna Vignetti del progetto “Mezzi per tutte”, esponenti di altre associazioni e della società civile.

Elena Apollonio ha delineato il programma di DemoS da qui alle prossime regionali sottolineando i temi della giustizia sociale e della pace. L’assemblea, presieduta dal consigliere comunale di Novara Piergiacomo Baroni, è proseguita nel pomeriggio con gli interventi del Presidente nazionale Mario Giro e degli iscritti, concludendosi con l’elezione della direzione regionale e delle segreterie provinciali e cittadine.

                                                                    DemoS – Democrazia Solidale Piemonte

Montaruli alla conferenza programmatica di Fdi

“Negli ultimi quattro anni, mentre in Parlamento si formavano innaturali e variopinte maggioranze, non a caso l’Italia moderna subiva il più grande attacco alle libertà fondamentali e d’espressione.

E se questo attacco non è andato a buon fine, dobbiamo essere consapevoli che è stato merito di Fratelli d’Italia” con queste parole è intervenuta il deputato Fdi Augusta Montaruli alla conferenza programmatica del partito al Mico. “Fratelli d’Italia nel rispetto delle linee programmatiche, ha deciso di non aderire al politicamente fluido e cioè che non si può dire tutto e il contrario di tutto subito dopo e che esiste un diritto, che è il diritto al dissenso – ha continuato Montaruli – e non è un caso se è avvenuto in questo contesto, non è un caso perché l’azionista di maggioranza di quelle variegate compagini è sempre stato lo stesso, menestrello della Cina a cui ha voluto mutuare evidentemente un modello”. “Nel momento più tragico della storia recente, la pandemia, mentre le Istituzioni dovevano garantire pluralismo e corretta informazione, proprio dal Governo arrivavano informazioni contraddittorie che confondevano le menti dei cittadini, e dopo essere stati artefici di fake news è nata la task force delle fake news. Dove avviene se non negli Stati autoritari?” ha detto Montaruli. “Noi al grande fratello non abbiamo mai strizzato l’occhio e questa che doveva essere la lotta alla cattiva informazione è stato il monopolio dispotico dell’imbecillità”. “Il green pass che doveva essere un grande strumento di libertà si è rivelato un ricatto, oggi che parliamo di libertà d’espressione dobbiamo stare attenti alle parole, da domani il green pass non è abolito, semplicemente non ce lo chiedono più ma rimane istituzionalizzato. Fdi continuerà a contrastare l’istituzionalizzazione del green pass perché la vita non può essere subordinata alla lettura di un codice a barre”. “Sulla libertà d’espressione il punto più basso in questi quattro lo abbiamo toccato con il ministro Lamorgese – continua il deputato – scaricare la responsabilità di quanto avvenuto nelle piazze degli studenti contro le forze dell’ordine, dimenticandosi che è proprio il ministero dell’Interno che permette ai facinorosi di stare all’interno degli stabili comunali occupati ed è proprio il ministero dell’Interno ad essere stato l’artefice di una circolare che limita il diritto a manifestare con un atto vigliacco. Forse la sinistra vuole una generazione di ragazzi che annullano la propria vita sui social network percependo un improbabile reddito di cittadinanza, noi a questo preferiamo una piazza non amica, ma piena di ragazzi vivi che manifestano anche un pensiero diverso dal nostro”. “Ma chi in questo tempo ha la libertà d’espressione completamente annullata sono i bambini che per una ragione anagrafica non possono difendersi da quelli che sono i diritti naturali. Non lo farà nessuno se non Fratelli d’Italia – continua Montaruli – e questa è la nostra responsabilità più grande: quella di difendere il diritto di ogni bambino di sapere da dove proviene, che viene da una mamma e un papà e che quella mamma è una donna e quel papà è un uomo. Che quando ci si confronta con la drammaticità dell’aborto non esistono scarti fatali ma vite nascenti, che quando ci si confronta con l’utero in affitto ci si confronta con una barbarie dove il valore della vita è quantificato in una somma di denaro”. “Il bisogno della plurarità dell’informazione è prezioso, ringrazio chi scrive male di noi – ha detto Montaruli – perché oggi hanno davanti agli occhi nella concretezza come la nostra storia personale e politica sia il migliore modo per smontare quelle fake news che cercano di cucirci addosso”conclude Montaruli. “Ci chiedono perché siamo pronti a governare. In un tempo in cui tutti si impegnavano a dividersi poltrone per imporre un pensiero unico noi da soli abbiamo avuto la forza di difendere il pensiero di tutti anche quando non la pensavano come noi. E se ci chiedete perché proprio noi abbiamo questa forza e’ perché noi siamo la Destra dal volto gentile”.

Napoli (Azione): “Ok ordine pubblico, ma si ascoltino i rider”

Dichiarazione dell’on. Osvaldo Napoli (Azione):

     Hanno sbagliato i rider a lanciare fumogeni alla manifestazione del Primo maggio a Torino, e bene hanno fatto le forze dell’ordine a impedirne l’ingresso nel corteo ufficiale. Però … e il però in questo caso è grande e imbarazzante per il sindacato. Il lavoro precario e sottopagato, lo sfruttamento di persone finite ben sotto la soglia dell’indigenza e costrette a lavorare senza la sicurezza minima per la propria incolumità fisica e neppure la certezza di essere pagati, rappresentano un buco nero nell’attività del sindacato. Penso alle migliaia di lavoratori, uomini e donne, giovani ma anche anziani, presi con contratti da 400 euro al mese nei call center e buttati sulla strada in qualsiasi momento e senza motivazioni. C’è una fetta della società italiana che vive nel sottosuolo della vita quotidiana, dimenticata dalla politica e dal sindacato. E costretta, per sopravvivere, a truffare lo Stato prendendo i soldi del reddito di cittadinanza ai quali aggiunge un lavoro in nero.

     Bene ha fatto il sindaco di Torino Stefano Lo Russo a sottolineare l’urgenza di ricollocare la questione sociale al centro dell’agenda politica. Il suo partito, il Pd, impegnato da anni sui diritti civili, ha lasciato la questione sociale, il tema dell’eguaglianza e della dignità del lavoro, nelle mani della destra, per inseguire il ddl Zan, la questione di genere e altre battaglie, sicuramente giuste, ma che non danno pranzo e cena a chi è senza lavoro. Fra il reddito di cittadinanza grillino e la “quota 102” tanto cara a Salvini, si è scelto di tutelare chi aveva già tutele o dare una finta sicurezza economica a chi è sull’orlo della disperazione. Di tutto ci si è occupati, tranne che di creare formazione e lavoro, lavoro e formazione. Per questo Azione continuerà a tenere paletti fermi contro ogni alleanza con i populismi di ogni schieramento. Libero Enrico Letta di lasciarsi trascinare nell’ irrilevanza da Giuseppe Conte.