“Il recente intervento di Mario Draghi ha evidenziato, ancora una volta, l’importanza della competenza specifica e, soprattutto, la rilevanza del peso politico degli eletti a Strasburgo per determinare i futuri orientamenti e le scelte politiche dell’Europa. E le candidature sono decisive per rispondere a quei due requisiti decisivi. E per quando riguarda il nostro territorio, a cominciare anche e soprattutto da Torino e dal Piemonte, la candidatura di Letizia Moratti risponde perfettamente a quei requisiti.
E la scelta di Letizia Moratti da parte dell’area cattolico popolare piemontese è anche finalizzata alla costruzione di un Centro politico che resta il vero obiettivo di Tempi Nuovi dopo il voto europeo. E Moratti, al riguardo, già nel recente passato si è particolarmente distinta per il suo contributo alla ricostruzione di un luogo politico in grado di rilanciare i valori e un progetto che ormai da troppo tempo non riescono a far breccia nella vita pubblica italiana.
E proprio con Letizia Moratti il movimento Tempi Nuovi-Popolari uniti centra gli obiettivi che politicamente persegue da tempo. Una scelta, questa, che qualifica la rappresentanza in Europa da un lato e che, dall’altro, contribuisce in modo determinante a ricostruire un Centro politico credibile, autorevole e realmente competitivo”.
Giorgio Merlo, Dirigente Nazionale Tempi Nuovi-Popolari uniti.
Il leader di M5S ed ex premier Giuseppe Conte ha preso parte questa mattina alla festa del Movimento 5 Stelle a Settimo Torinese, la Movifest, per sostenere la candidata alla presidenza della Regione Piemonte Sarah Disabato.
“Ci aspettiamo un grande riscontro da parte dei cittadini – ha detto Conte – per quello che facciamo sui territori, con le nostre regole, per il nostro rigore nella formazione delle liste che impone di non prendere transfughi e acchiappavoti, di rifiutare assolutamente la mano allungata da qualche capobastone. Siamo sui territori partendo da una posizione di svantaggio, sta ai cittadini riconoscere se tengono a questi valori e principi”.
(foto archivio Facebook)
Noi Moderati Piemonte scende in campo
Lunedì 22 aprile alle ore 15 in corso Chieti 19 – Torino ci sarà la Conferenza stampa di presentazione della nuova segreteria provinciale e della lista dei candidati di “Noi Moderati” in occasione delle Elezioni Regionali.
Anche a Torino si è costituita la segreteria provinciale del partito Noi Moderati, formazione guidata dal consigliere comunale Pino IANNO’ e a livello nazionale da Maurizio LUPI.
Sarà presente alla conferenza stampa il responsabile organizzativo nazionale Onorevole Alessandro COLUCCI .
Noi Moderati è nato in Piemonte per volontà di Massimo Berutti, con l’obiettivo di coinvolgere persone, che si riconoscono nei valori liberali, moderati, cattolici e riformisti.
Per la provincia di Torino sarà Pino Ianno’ il riferimento, persona dalle comprovate capacità e attualmente consigliere del Comune di Torino e in precedenza consigliere della provincia di Torino e di Chieri..
“Un nuovo progetto politico per attuare un cambio di passo e di rinnovamento – sottolinea Iannò – ritengo che la stesura di un programma da attuare, capace di attrarre la fiducia dei cittadini, intercettandone reali bisogni e necessità, sia la base di una proposta seria e concreta”
“Noi Moderati – prosegue Iannò – lavorerà concretamente sul territorio, in un momento travagliato e difficile come quello che stiamo vivendo. Dove riemerge prepotente la questione morale, abbinata ad una drammatica crisi economica e una politica percepita come sempre più lontana e luogo di privilegi”
Secondo il segretario regionale Massimo Berutti “Noi Moderati vuole essere un punto di riferimento del Centro Destra, di fatto uno dei quattro partiti di governo nazionale con due gruppi parlamentari. Come tale vuole essere attore principale e attivo nella partita delle regionali e delle europee. E’ un punto di partenza per un partito piccolo, che vuole piano piano crescere e radicarsi. La Provincia di Torino per il Piemonte equivale a più del 50% degli abitanti e del territorio per cui una segreteria provinciale necessita di capacità ed esperienza.
Noi Moderati con Pino Iannò e il suo gruppo dirigente è sicuramente in buone mani per il futuro”
“Daremo un contributo serio, concreto e responsabile al Governo di questo Paese e alle Regioni. Abbiamo un compito nel Centro Destra, portare il contributo delle forze, che si richiamano ai valori del Centro moderato. Il nostro partito sarà la casa per chi si “sente” moderato e le nostre politiche sono per il sostegno alle famiglie, migliorare la conciliazione lavoro/famiglia, politiche per la natalità, lavoro e salario dignitoso per i giovani”.
Su Vita Nascente il governatore sostiene il suo assessore Marrone. Pentenero: “applicare la 194”
«Non mettiamo in discussione la 194, che prevede la libertà di scegliere per le donne. La norma prevede anche che una donna possa chiedere aiuto e che lo riceva» Così il presidente Cirio, sul tema delle “stanze anti aborto”. E aggiunge «Non è una caccia per far cambiare idea, noi vogliamo solo salvare vite, non credo sia sbagliato. Sono molte le donne, soprattutto straniere, che non sanno neppure della possibilità del parto in anonimato. Informarle è violare la libertà di una donna? Non mi pare proprio. Stiamo rispondendo a una sua richiesta di aiuto, ecco perché abbiamo inserito risorse sul Fondo Vita Nascente».
Si è trattato del primo faccia a faccia tra il governatore uscente e la sfidante Pd Gianna Pentenero, tenutosi all’istituto parificato di Torino Sant’Anna per parlare di «futuro dell’Europa: delle famiglie o dell’individuo?» promosso dal forum nazionale delle associazioni familiari, di cui fa parte anche il Movimento per la vita.
Pentenero a margine dell’iniziativa ha dichiarato ai giornalisti: «c’è una legge, la 194, che va sostenuta e applicata e dei consultori che, sebbene siano strutture pubbliche, invece di essere sostenuti, sono sempre più svuotati». A proposito del fondo Vita Nascente, creato dalla Regione per le donne che intendono abortire ma che cambiano idea e portano a conclusione la gravidanza, la candidata del centrosinistra ritiene “improbabile che una donna scelga il suo futuro grazie a una mancetta di un migliaio di euro o poco più”
L’assessore regionale alle Politiche sociali Maurizio Marrone ha dichiarato alla Stampa: “In Piemonte saremo pronti ad aprire fino a 91 “stanze dell’ascolto”, una per ogni futura Casa di comunità prevista, ma cominceremo a lavorare per realizzarne inizialmente 16” facendo riferimento all’emendamento del governo che intende fornire alle organizzazioni antiabortiste libero accesso ai consultori impiegando risorse del Pnrr.
“E non è una provocazione, ci atteniamo ad una norma”, aggiunge Marrone.
“Per un’Europa che ripudi la guerra”
Quagliotti, il coraggioso
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Avevo una qualche ragione a risentirmi quando, sbagliando numero, il compianto Genio Bozzello, il sindaco che cancellò da Castellamonte la piazza intitolata alle foibe, chiamava me, credendo di parlare con Giancarlo Quagliotti con cui aveva molta famigliarità. La mia risposta imbarazzata -dato l’inizio della chiamata che entrava subito in medias res – troncava il discorso di Bozzello che poi evitò di telefonarmi, avendo colto che io non ero Quagliotti che oggi ha rilasciato una coraggiosa intervista in quasi totale difesa del suo “sodale autostradale” Sasà Gallo nel corso della quale banalizza un po’ troppo il clientelismo, considerato dagli inquirenti, corruttivo del quasi suo coetaneo che si sarebbe limitato a telefonare agli elettori per convincerli a votare Pd sull’esempio citato da Quagliotti: Giancarlo Pajetta. Il voto di scambio, verrebbe da dire, è altra cosa dal fanatismo propagandistico di Pajetta e di Novelli che incitava addirittura ad andare a suonare i “ciuchin” delle case per indurre al voto comunista: senza saperlo Salvini è stato un allievo di San Diego, il sindaco forse più discutibile della Torino post bellica perché bloccò per dieci anni la metro, ritenendola non necessaria. Ma certo Sasà non può essere considerato un allievo di Pajetta, il ragazzo rosso che non era mai cresciuto e, facendosi tanti anni di carcere durante il fascismo, si era conquistato un fascino unico e forse irripetibile. Quagliotti fu travolto dallo scandalo Zampini nel 1983, dal quale però uscì assolto, ma poi venne condannato a soli sei mesi per un’altra vicenda poco limpida insieme al famoso “compagno G” quel Primo Greganti che salvò il pci con il suo ostinato silenzio dalle grinfie di Tangentopoli. Conobbi anche Greganti che appariva persona simpatica anche se molto disinvolta negli affari di partito.Oggi Quagliotti rivendica il diritto alle correnti in un partito plurale, giungendo a dire che anche nel PCI c’era dibattito, cosa della quale dubito. Soprattutto dice che Sasà diventa l’occasione

buona per egemonizzare il Pd torinese sotto il controllo della nuova segretaria nazionale dal cognome impronunciabile e dalle origini radical- chic -Lgbt, a danno della maggioranza bonacciniana che si fonda sull’apporto determinante dell’ on. Laus. Quagliotti mette in evidenza come gran parte dei parlamentari piemontesi siano già passati con la segretaria e mette in guardia dalle moraliste con il seggio sicuro in eterno che si atteggiano ad arcigne Cassandre, non sapendo cosa significhi fare una campagna elettorale volta a prendere voti dai cittadini.
CON I RAPPRESENTANTI DELLE FONDAZIONI E DEI THINK TANK EUROPEI
Per due giorni Torino sarà al centro del dibattito sul futuro dell’Europa in vista delle elezioni dell’8-9 giugno. Giovedì e venerdì i rappresentanti dei principali think tank e fondazioni conservatrici europee appartenenti al “Working group on Conservatism” si riuniranno su invito di Nazione Futura a Torino per discutere di riforme europee e lanciare il “Manifesto per un conservatorismo europeo” realizzato dal Danube Institute (Ungheria) Fundacion Disenso (Spagna) Nazione Futura (Italia) New Direction (Belgio) Oikos (Svezia)The European Conservative (Austria), The Warsaw Institute (Polonia). Si tratta di un manifesto in cui vengono definiti alcuni principi che caratterizzano una visione conservatrice della società: dallo stato nazionale alla famiglia, dall’economia all’immigrazione fino alla difesa dell’interesse nazionale. Dopo una sessione di discussione a porte chiuse, il manifesto verrà presentato in un evento aperto al pubblico giovedì 18 aprile alle ore 18 al Centro Studi San Carlo in via Monte di Pietà 1 dove si terrà la conferenza “L’Europa dei conservatori e dell’identità”.Dopo i saluti di Stefano Commodo di Rinascimento europeo interverranno il vicepresidente di Nazione Futura Ferrante De Benedictis, il direttore della principale rivista dei conservatori europei “The European Conservative” Alvino Mario Fantini, il presidente di Nazione Futura Francesco Giubilei e il coordinatore del Working Group on Conservatism Ofir Haivry.“Dopo aver ospitato lo scorso anno a Bari i rappresentanti dei principali think tank conservatori europei insieme alla Fondazione Tatarella, l’Italia torna al centro del dibattito politico-culturale in seguito agli eventi del Working Group on Conservatism organizzati a Madrid, Vienna, Stoccolma – spiegano Francesco Giubilei e Ferrante De Benedictis rispettivamente presidente e vicepresidente di Nazione Futura – Abbiamo deciso di ospitare i rappresentanti dei think tank europei a Torino per sottolineare la centralità di Torino e del nord ovest in vista delle prossime elezioni europee”.
Sabato Giuseppe Conte a Settimo
Al via domani la tre giorni del Movimento 5 Stelle a Settimo Torinese con dibattiti, area food, approfondimenti live music, il Portavoce del MoVimento 5 Stelle e numerosi ospiti
L’evento, annuncia sui social M5S, si terrà nei giorni di venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 aprile al Parco De Gasperi di Settimo Torinese. È prevista la presenza dell’ex premier e leader pentastellato Giuseppe Conte nella mattinata di sabato 20 aprile.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Il manifesto “liberale” torinese ha creato un po’ di confusione a livello locale e nulla di più. Miei amici romani con cui sono stato, non ne sapevano nulla.Andrebbe anche fatta una riflessione sulla parola liberal-democratico con o senza trattino che fu oggetto di raffinate ed inutili discussioni. Nei liberal-democratici

rientrarono anche i repubblicani malgrado i due La Malfa rifiutassero quella appartenenza che ebbe solo Francesco Compagna, secondo il quale Pannunzio fu un “liberale duro e puro” e non un radicale. Pininfarina e Gawronski sono stati due deputati liberal-democratici al Parlamento come non fu neppure Bettiza. Una analoga riflessione dovrebbe riguardare Marco Pannella leader radicale profondamente liberale. Un autorevole giornalista ha citato come appartenenti alla cultura liberal-democratica Bobbio e Alessandro Galante Garrone che invece si possono definire liberal-socialisti o socialisti liberali, ambedue vicini al PCI come lo fu Gobetti e lo furono molti suoi seguaci. I gobettiani in genere come Antonicelli (che finì fiancheggiatore di “Lotta continua”) finirono tutti nel PCI: la sinistra indipendente – come mi disse Lucio Libertini con coraggio – fu indipendente da tutti salvo che dal PCI che faceva eleggere i vari intellettuali comunisteggianti.

Gobetti stesso non fu mai veramente liberale perché la sua “Rivoluzione liberale” fu un ossimoro: i rivoluzionari non sono mai liberali, ma sono giacobini e i liberali non sono mai rivoluzionari, ma riformisti o conservatori. Forse queste cose quasi tutti i cento firmatari torinesi non le sanno. Essi non dovrebbero ignorare che i grandi liberali furono Cavour, Minghetti, Lanza, Giolitti, Francesco Ruffini, Soleri, Croce, Einaudi, Malagodi, Gaetano Martino, Vittorio Badini Confalonieri, Pannunzio, Matteucci, Leoni, oltre a Popper e agli Austriaci. Spesso siamo ancora fermi alle giravolte di Francesco Forte, socialista con conversione berlusconiana o altre corbellerie del genere. Nei berlusconiani gli unici liberali di rilievo sono stati Antonio Martino, Alfredo Biondi e Giuliano Urbani, mentre nella sinistra stento a riconoscere dei liberali. Questa è una realtà oggettiva che attende smentite perché i Liberali veri non presumono di possedere la verità.
Senza correnti non esistono partiti democratici
LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
Il solito, e puntuale, dibattito attorno al ruolo delle correnti all’interno del Partito democratico
ripropone il tema della democrazia nei partiti e, soprattutto, il significato politico che oggi hanno
queste cosiddette correnti. E, su questo versante, si impongono almeno due riflessioni di fondo
che non possono essere banalmente aggirate.
Innanzitutto, se le correnti vengono azzerate o bandite o non ammesse o se vengono
semplicemente ridimensionate, ci troviamo di fronte a “partiti personali” o a “partiti del capo”. In
entrambi i casi a farne le spese è la democrazia. Perchè nei partiti dove non c’è alcun confronto
interno o se c’è non può discostarsi da ciò che dice il capo o l’azionista di riferimento, la politica è
destinata inesorabilmente ad impoverirsi e a distaccarsi progressivamente dai cittadini. Ben
vengano, quindi, i partiti democratici – purtroppo sempre di meno nel nostro paese a vantaggio
dei “partiti personali” – dove il confronto e il dibattito tra posizioni diverse continuano a
caratterizzare la vita di questi soggetti politici affinchè non si trasformino in banali ed incolori
cartelli elettorali.
In secondo luogo, però,le correnti devono giocare un ruolo preciso senza degenerare. Ora, pur
senza fare confronti impropri perchè si tratta di due contesti storici e politici profondamente
diversi tra di loro, è indubbio che nei due grandi partiti popolari e democratici della prima
repubblica e della seconda repubblica – cioè la Dc e il Pd – il ruolo delle correnti non è
lontanamente paragonabile. E questo per una semplice ragione, e sempre al netto della diversità
politica, culturale e sociale delle due fasi storiche. Nella Dc le storiche correnti rappresentavano
pezzi di società, erano profondamente radicate nei territori, espressione di una precisa e definita
cultura politica – all’interno del composito e variegato arcipelago cattolico del tempo – e,
soprattutto, erano interpretate e guidate da una classe dirigente autorevole, qualificata e
riconosciuta. I famosi leader delle correnti democristiane che erano insieme sì leader politici e
culturali ma al contempo anche statisti e uomini e donne di governo.
Tutta diversa, invece, la situazione all’interno dell’attuale Partito democratico. Qui le molteplici e
mutevoli correnti non rappresentano pezzi di società, interessi sociali e culturali specifici ma, al
contrario, si tratta molto più semplicemente di gruppi di potere caratterizzati da pacchi di tessere
che si spostano con una rapidità impressionante perchè prive di qualsiasi valenza politica,
culturale e tantomeno di natura progettuale. È di tutta evidenza, pertanto, che il malcostume
politico che emerge dalla periferia del Pd – da Bari a Torino, dalla Puglia al Piemonte – non è
affatto una eccezione ma, purtroppo, rischia di diventare la regola in un partito che è
caratterizzato solo da una continua e spietata lotta per la conquista e il consolidamento del
potere. Prima nel partito e poi, e di conseguenza, nelle istituzioni.
Ecco perchè, quando si parla di correnti nei partiti, i due tasselli che restano determinanti e
decisivi ai fini della qualità della democrazia e del rinnovamento della politica sono sempre gli
stessi, a prescindere dall’evoluzione della società. E cioè, senza confronto interno i partiti
democratici e costituzionali semplicemente non esistono. Perchè si riducono ad essere partiti
personali e cartelli elettorali. E, in secondo luogo, le correnti hanno un senso, un ruolo e una
funzione solo se rappresentano pezzi reali di società e interpretano e si fanno carico di precisi
interessi sociali e culturali. Solo con questi due ingredienti noi possiamo continuare a parlare di
qualità della democrazia, credibilità delle istituzioni ed efficacia dell’azione di governo. E proprio
dal rapporto concreto, trasparente e dinamico tra le correnti e i rispettivi partiti si possono
centrare quegli obiettivi decisivi per lo stesso rinnovamento e cambiamento della politica italiana.
Giorgio Merlo