politica- Pagina 133

Ruffino (Azione): “Governo ignora la sanità, ma è vulcano sociale”

Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):
Le chiacchiere da bar del ministro Salvini sono fatte per accrescere l’allarme sulle intenzioni del governo in materia di sanità: voce Fini a ieri assente dalla manovra di bilancio. Si sta parlando della salute di milioni di italiani, almeno di tutti coloro che non possono permettersi cure e diagnostica nelle strutture private. Salvini ha smosso l’aria per dire che la sanità è prioritaria nella legge di bilancio. Bene: allora può dirci quanti in che località sono dislocati gli ospedali di comunità? Con quale personale medico e infermieristico saranno gestiti? Nella manovra si terrà in debito conto delle aree interne, quelle disagiate sul piano logistico e più lontane dall’ospedale?
Gli italiani che hanno ricevuto l’elemosina di Stato con la card da 300 euro, quanti mesi o anni dovranno aspettare per un elettrocardiogramma o per una Tac? Posso permettermi un suggerimento al ministro Schillaci e ai suoi colleghi di governo? Vadano una mattina, senza preavviso, a un pronto soccorso, e, senza farsi preannunciare da squilli di fanfara, vedano con i loro occhi in quale stato versa la sanità pubblica. Altro che taglio del cuneo fiscale e simili altre mance … alla sanità mancano 4 miliardi solo per avere lo stesso finanziamento dell’anno scorso. Molti di più né mancano se si vuole ripianare la spesa dell’emergenza Covid. Ultimo punto di domanda: il governo sta predisponendo il piano pandemico nazionale in vista di un autunno ricco di incognite sul Covid?

Sanità, Valle (Pd): “Visite ed esami? In Piemonte non c’è posto”

Il vice Presidente del Consiglio regionale: “Cirio e Icardi spacciano annunci per solide realtà: ha ragione l’ex ministro Speranza, sulla sanità serve una larga iniziativa pubblica che coinvolga Pd, sinistra, Cinque Stelle e terzo polo”.

Se si desidera prenotare una visita o un esame con il servizio sanitario regionale bisogna rassegnarsi a sentirsi rispondere che non c’è posto.

Abbiamo fatto una rilevazione e chi ha una prescrizione non urgente e contatta il Cup unico regionale non trova disponibilità.

Colonscopia: c’è un solo posto a Rivoli il 12 settembre e nessun altro posto prenotabile in tutto il Piemonte.

Una Rm alla colonna: un solo posto a Chivasso il 19 ottobre e nessun altro posto in tutto il Piemonte. Visita oculistica: bisogna aspettare il 3 settembre del 2024 al Mauriziano.

Visita dermatologica: a Collegno il 13 marzo dell’anno prossimo. Gastroscopia (EGDS): un posto al San Luigi  il 19 giugno del 2024.

Una ecografia muscolotendinea? Il 28 febbraio 2014 a Cuneo, oppure il 17 maggio del 2024 a Ivrea, ma su Torino non cercate, perché non c’è posto.

Ecocolordoppler? In questo caso basta aspettare il 15 marzo e andare ad Alessandria, altrimenti alle Molinette c’è posto il 24 maggio e a Ivrea il 9 luglio.

«In attesa di capire che fine abbiano fatto i risultati “straordinari” di Cirio e Icardi sul fronte tempi di attesa, registriamo, ancora una volta, che l’ordinarietà per i cittadini che contattano il Cup unico regionale è quella di sentirsi dire che non ci sono disponibilità. Il che vuol dire due cose: o inizi una stancante maratona telefonica con la speranza di trovare un posto nelle agende delle singole aziende sanitarie, oppure ti rivolgi al privato. Continuiamo a ribadirlo: senza più assunzioni e senza investimenti in edilizia sanitaria non c’è vero abbattimento delle liste di attesa.  Ha ragione l’ex ministro alla Sanità Roberto Speranza che ieri a Torino, alla Festa dell’Unità, ha lanciato un appello a mettere in campo un’iniziativa politica sulla sanità pubblica come è stato fatto sul salario minimo, unendo dal terzo polo alla sinistra ai Cinque Stelle. La sanità è una priorità che ci unisce tutti: andare al voto regionale divisi vorrebbe dire accettare le scelte fatte da Cirio e la privatizzazione del nostro servizio sanitario».

Lo stretto rapporto tra i partiti e le istituzioni. Quella battuta di Donat-Cattin…

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Nella lunga esperienza della prima repubblica, era abbastanza regolare sottolineare che c’era un
stretta relazione tra ciò capitava nei partiti e ciò che si diceva in merito alla riforma delle istituzioni
democratiche. Ricordo una bella espressione di Carlo Donat-Cattin, leader politico e statista della
Democrazia Cristiana ad un corso di formazione dei giovani della sua corrente, la sinistra sociale
di ispirazione cristiana, alla fine degli anni ‘80. Diceva Donat-Cattin “che quando vuoi capire come
pensa un partito di cambiare o riformare le istituzioni, è appena sufficiente verificare come quel
partito pratica la democrazia al suo interno”. Una riflessione semplice ma che contiene una verità
politica oggettiva, ieri come oggi. Perchè, in effetti, un partito che rinnega sistematicamente la
democrazia al suo interno, difficilmente può ambire a cambiare in senso democratico – e nel pieno
rispetto della Costituzione e dei suoi principi e valori di fondo – l’assetto istituzionale del nostro
paese. E, al netto delle chiacchiere e delle polemiche sul rischio di una regressione autoritaria o,
peggio ancora, di marca fascista delle istituzioni italiane, è indubbio che una riforma istituzionale e
quindi di natura costituzionale, implica la salvaguardia e la valorizzazione di alcuni tasselli di fondo
se si vuole conservare un vero ed autentico impianto democratico. E i tasselli sono semplici ma
essenziali: e cioè, centralità del Parlamento; distinzione ed autonomia dei diversi livelli istituzionali;
restituzione al cittadino del potere di scelta della classe dirigente e di chi ci governa; garantire il
pieno rispetto delle minoranze; evitare la prassi e la deriva trasformistica e, in ultimo ma non per
ordine di importanza, salvaguardare la possibilità di governare quando uno schieramento vince le
elezioni. Il tutto per ridare credibilità all’intero sistema politico.
È evidente a tutti, di conseguenza, che la riforma dei partiti e quella delle istituzioni sono
strettamente legati e intrecciati. E cioè, per essere ancora più chiari e trasparenti, com’è pensabile
garantire piena valenza democratica e costituzionale al nostro impianto istituzionale quando viene
gestita e pianificata da leader o capi politici dove all’interno dei loro partiti la democrazia o è
sospesa o semplicemente non esiste? Com’è pensabile che partiti personali, partiti del capo,
partiti padronali, partiti proprietari o partiti familiari possano costruire o ridefinire istituzioni
realmente democratiche, partecipative e collegiali? Perchè quando nei partiti prevale solo il verbo
del capo e la strategia e la stessa prospettiva politica del partito dipendono esclusivamente da ciò
che il capo dice pubblicamente e in solitaria, è abbastanza naturale che in quel partito la
democrazia è solo un richiamo ornamentale o banalmente retorico. Con tanti saluti al ruolo delle
minoranze, alla collegialità democratica e alla stessa funzionalità democratica del soggetto
politico.
Per questi motivi persiste uno stretto legame tra la garanzia della vita democratica all’interno dei
partiti e la proposta per avere istituzioni di governo autenticamente democratiche e partecipative.
E la riflessione antica, ma moderna, di Carlo Donat-Cattin continua a cogliere nel segno perchè
non esiste una vera “democrazia dei partiti” senza una vera e credibile “democrazia nei partiti”. E
quindi, e di conseguenza, una vera democrazia “delle istituzioni” e “nelle istituzioni”.

PdF: #NOgenderNelleScuole

Cristina Zaccanti (PdF Piemonte): “In tutta Italia il Popolo della Famiglia promuoverà iniziative per contrastare la diffusione dell’ideologia gender nelle scuole”

 

Continua in termini sempre più intensi e capillari l’azione di sensibilizzazione avviata già lo scorso anno dal Popolo della Famiglia.

Nel nostro logo oltre alla famiglia con i due bimbi tenuti per mano da mamma e papà campeggia la scritta “No gender nelle scuole” – dichiara Cristina Zaccanti, coordinatrice regionale del Popolo della Famiglia (PdF) in Piemonte – Siamo nati, in particolare, proprio per questo, già nel 2016 dal Family Day del 31 gennaio al Circo Massimo di Roma. Non abbiamo mai smesso di contrastare il dilagare di una ideologia, diventata moda, che pretende di influenzare fin dalla più tenere età i nostri bambini e le loro famiglie. Riteniamo che la scuola italiana, checché se ne dica, sia ancora di un eccellente livello, sicuramente tra i più alti in Europa e nel mondo. I nostri operatori hanno sopportato la terrificante esperienza della Didattica a distanza ed ora dovranno adattarsi alla scuola virtuale. Occorrerà difendere i nostri bambini, i nostri giovani dalla pervasività di un mondo che, essendo virtuale, tenderà a produrre un totale scollamento dalla realtà e quindi dall’esercizio della critica e della libera scelta. Ci occuperemo anche di questo”. 

Per tutto il mese di Settembre  spiega Zaccanti – in tutta Italia militanti e simpatizzanti del PdF, di tanti movimenti pro-family e di tutta l’area del dissenso metteranno in atto volantinaggi, interventi di sensibilizzazione, incontri, confronti e un’incessante azione sui media – in particolare sui social, usando l’hashtag #NOgenderNelleScuole  per coinvolgere le famigliea preservare i propri figli bambini da questo attacco in corso al loro fragile processo naturale di crescita. Forniamo ai genitori il modulo del consenso informato, una sorta di ‘diffida preventiva‘ da presentare e far protocollare nella scuola del proprio figlio onde ottenere dalla scuola stessa l’avviso tempestivo e la richiesta scritta di autorizzazione circa iniziative o contenuti didattici ispirati al GENDER o che promuovono la sessualizzazione precoce o comunque non in linea con le scelte educative dei genitori che, ricordiamolo, sono i primi responsabili e attori dell’educazione dei propri figli“.

Magliano: “Il Duomo sia accessibile per tutti dalla porta principale”

Che il principale luogo di culto di Torino, la cattedrale di San Giovanni Battista, non sia accessibile dall’ingresso principale è un fatto che non possiamo più accettare. Facciamo convintamente nostre tutte le richieste della CPD. Ci sorprende che, da anni, il dibattito sia fermo allo stesso punto, come se chiedere il diritto di tutti a entrare in chiesa fosse una pretesa assurda. Il Duomo di Torino esiste dal XV Secolo: da oltre cinquecento anni l’accesso alle persone con disabilità motoria non è di fatto consentito dalla scalinata che si affaccia sulla piazza. Da qui – e non da ingressi laterali – ci auguriamo di vedere finalmente entrare tutti i fedeli, senza eccezioni. Non possiamo immaginare funzioni, battesimi o matrimoni ai quali non tutti (magari gli sposi stessi o i genitori del battezzando) possano accedere dall’ingresso principale. A maggior ragione alla luce delle nuove tecnologie in fatto di materiali capaci di garantire soluzioni non impattanti, progetti in grado di coniugare accessibilità e rispetto dei parametri estetici di un edificio rinascimentale sono assolutamente percorribili. Si trovi al più presto una soluzione. Lo dobbiamo a tutti i cittadini e in particolare ai tanti che hanno portato avanti questa battaglia, a partire dal compianto Presidente della CPD Paolo Osiride Ferrero. Una città la cui cattedrale non è accessibile non può e non potrà mai definirsi una città accessibile in senso assoluto.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Auto, Preioni (Lega): Giusta decisione del Governo. Ora rivedere Piano Aria

“Ritengo giusta e doverosa la decisione presa dal Governo di fermare il blocco dei veicoli Euro 5 in Piemonte previsto per il 15 settembre. Non è punendo chi non può permettersi la macchina nuova che si risolve la questione ambientale. Il Gruppo della Lega in Consiglio regionale è compatto a difesa dell’ambiente, ma senza calpestare il lavoro e la mobilità: ci vogliono misure graduali e incentivi mirati. Siamo pronti a rivedere il Piano sull’aria”. Così Alberto Preioni, capogruppo della Lega in Consiglio regionale del Piemonte.

Iannò (Torino Libero Pensiero): “Nuovi tram, ma i torinesi viaggiano su mezzi vintage”

BELLE LE PASSERELLE 

“Belli come il sole, super fotografati, intervistati sul nuovo Hitachi Rail. Anche se a veder le foto, sembra che si siano già fatte le prove per quando i mezzi si trasformeranno in una sauna e i passeggeri saranno ammassati come acciughe, per i passaggi diradati. Le passerelle vanno bene, ma i problemi da risolvere sono veramente tanti in GTT e vi chiedo, sarà l’unica volta che utilizzate il mezzo pubblico in 5 anni? Oggi alle 15 il servizio della metro era di nuovo sospeso, non è che si scoprirà che il passaggio da analogico a digitale non funziona? Senza contare le scale (im)mobili fuori servizio, gli ascensori che non funzionano. A proposito siamo contenti di questo investimento per l’acquisto di nuovi tram (ah quando mandate in pensione la vecchia ferraglia verde e arancione, che di fatto non permette a disabili e passeggini di salire?), ma si ha intenzione di mettere in campo il modo di controllare il biglietto (visto che aumenta) a tutti i passeggeri o pagheranno i soliti noti? C’è  anche da sistemare il profondo rosso di GTT e vedere un nuovo piano industriale. Tuteliamo il personale GTT, che di nuovo oggi ha subito aggressioni” .

Pino IANNO’ Torino Libero Pensiero

 

Ambrogio (Fdi): “Bene stop al blocco euro 5”

“Piena soddisfazione per la norma approvata poco fa in Consiglio dei Ministri che consentirà di evitare il blocco dei veicoli diesel euro 5, come imposto dalle norme europee”, dichiara Paola Ambrogio, Senatore piemontese di Fratelli d’Italia, che aggiunge: “Da Fratelli d’Italia ribadiamo che  una transizione green fatta sulla pelle dei cittadini ci vedrà sempre contrari e oggi il governo è stato al fianco dei cittadini, disinnescando una pericolosa bomba sociale ed economica. Adesso avanti nell’interlocuzione con le istituzioni europee nel solco di un ambientalismo pragmatico e senza derive ideologiche”.
Sen. Paola Ambrogio

Euro 5  Grimaldi (AVS): Cirio e Pichetto climafreghisti

Prima creano il problema e poi si vantano di averlo rimandato.
“L’Italia ha tre procedure di infrazione europee concluse e una in corso: siamo il Paese che più di tutti ha violato la direttiva  sulla qualità dell’aria. Oltretutto i diesel Euro5 sono la categoria più coinvolta nel dieselgate, con le emissioni dichiarate più lontane da quelle effettive. La Regione Piemonte ha avuto due anni per accompagnare la decisione del blocco al 2023, presa non oggi ma nel 2021. Invece ha aspettato il 30 giugno del 2023 per rendere quella delibera attuativa. Gioire per le proroghe dell’Europa è miope e inoltre non c’entra nulla con una misura richiesta e disposta dalle nostre istituzioni territoriali. Vantarsi di aver disposto un decreto per rinviare è come tirarsela per non essersi fatti la doccia. Continuare a frenare la transizione ecologica la sta allontanando dall’Italia, insieme alle sue opportunità, e il fatto che il settore delle auto elettriche stenti a decollare lo dimostra. Rimandare il blocco dei diesel al 2025 è la sconfitta di tutti, non la vittoria di qualcuno. Cirio e Pichetto dovrebbero capirlo entrambi” – così il Vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi.

Auto, Ruzzola (FI): slittamento stop Euro 5 è vittoria ministro Pichetto

“Grazie al ministro Pichetto è stato scongiurato oggi il blocco dei veicoli Diesel Euro5 in Piemonte a partire dal 15 di settembre. È una vittoria del buon senso che ha consentito di giungere a questo risultato importantissimo per l’economia del Paese”. Ad affermarlo il capogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte Paolo Ruzzola che conclude: “Ancora una volta Forza Italia ha dimostrato la sua sensibilitá verso il mondo produttivo e delle famiglie più fragili, nel rispetto peró della salute e delle norme ambientali comunitarie. Ad inizio legislatura abbiamo proposto e ottenuto l’esenzione dal pagamento del bollo dell’auto per chi sostituiva una vettura euro 0-1-2. L’azione di Pichetto va in questo solco”.