Tra Torino e Collegno un polmone verde graziato fino ad oggi dalla cementificazione
L’associazione mette alla prova la politica: “Tutti professano lo stop al consumo di suolo ma in pochi lo praticano. Servono azioni concrete”
Una vasta isola verde alle porte di Torino custodisce il panorama, la memoria e la funzione dell’agricoltura cittadina. E’ l’area che affianca la Dora Riparia e comprende il Parco della Dora e il Campo Volo a Collegno, e Basse Dora a Torino sino al confine del Parco della Pellerina. Un prezioso polmone verde graziato fino ad oggi dalla cementificazione che Legambiente intende tutelare per sempre nella sua integrità. L’associazione ambientalista lancia infatti da Collegno una campagna che mira a utilizzare la procedura di “dichiarazione di notevole interesse pubblico del paesaggio” per mettere al sicuro e al tempo stesso valorizzare le ultime aree agricole alle porte del capoluogo.
“I campi urbani della Dora Riparia rappresentano una sorta di ecomuseo diffuso dell’agricoltura superstite, un patrimonio che va messo al riparo da possibili speculazioni e consegnato integro alle generazioni future –dichiarano Fabio Dovana e Anna Rinaldi, rispettivamente presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e presidente del circolo di Legambiente Dora in Poi di Collegno-. Nonostante infatti da anni la politica locale e nazionale si dichiari a favore di uno stop generalizzato al consumo di nuovo suolo, i dati continuano a fotografare una situazione allarmante che impone scelte urgenti e coerenti. Per questo, a partire da Collegno ma pensando a tutte le aree pregiate da proteggere del Piemonte, ci rivolgiamo ai Sindaci e alla Regione affinché concretizzino strumenti reali di tutela del paesaggio e del suolo”.
Secondo i dati ISPRA recentemente aggiornati Torino è arrivata a 8548,5 ettari totali di suolo consumati (23 ettari sono stati consumati soltanto tra novembre 2015 e maggio 2016), che ammontano al 65,7% del suo territorio, mentre Roma è a 31 mila 563 ettari, che sono “solo” il 24,5% della sua estensione e Milano a 10 mila 424 ettari, che sono il 57,3% del suo suolo disponibile. In termini assoluti, la provincia di Torino con oltre 59.800 ettari di superficie consumata è la provincia piemontese con il valore più alto, seguita nell’ordine da Cuneo (37.800), Alessandria (26.450), Novara (15.100), Asti (11.507) Vercelli (10.600), Biella (7.400) e in ultima posizione dalla provincia del Verbano Cusio Ossola, con un valore di quasi un ordine di grandezza inferiore rispetto a Torino (cica 6.500 ettari).
Per tutelare la vasta zona verde alle porte di Torino Legambiente intende utilizzare la procedura prevista dall’art. 136 del decreto legislativo 42 del 22 gennaio 2004 per la “dichiarazione di notevole interesse pubblico del paesaggio”. Nel tratto tra Collegno e Torino, la Dora Riparia si distende con ampie curve, disegnando una successione di campi coltivati, prati stabili, rive boscate che dai quartieri urbani degradano lentamente sino alle sponde del fiume. Il carattere paesaggistico dominante è la successione di pianori irregolari e curvilinei, ritagliati dai meandri del fiume. Tutt’intorno, la città ha annientato il paesaggio storico, la sua dimensione sociale ed economica. La piana di Campo Volo, con il suo magnifico affaccio sulle Alpi e sulla collina torinese, spicca come un prodigio paesaggistico nell’area metropolitana torinese. E’ un’area sgombra e vasta, con una vista panoramica straordinaria, un unicum all’interno della città che ospita il centenario Aeroporto di Torino, dove nel 1947 decollò il primo volo di linea della compagnia Alitalia e dove nel 1949 avrebbe dovuto atterrare il veivolo, con la squadra del Grande Torino a bordo, drammaticamente schiantatosi a Superga. Il progetto di tutela di Legambiente supera i limiti comunali esistenti e recupera l’antica vocazione di “area di strada” della valle della Dora e la continuità spaziale che ne fece il tracciato dell’antica Via delle Gallie e della Via Francigena. Un percorso naturale di grande rilievo per le relazioni tra l’Italia nord-occidentale e l’Europa transalpina che ha ospitato comunità dedite alla coltivazione della terra e all’allevamento. A testimonianza dell’originaria identità di questo comprensorio, si conservano le antiche “bealere” e diversi cascinali poi trasformati in residenze nobiliari come il Castello della Saffarona, complesso di notevole valore storico e pregio architettonico.
Legambiente è particolarmente impegnata in questi mesi nella promozione della campagna europea People4Soil che chiede all’Unione Europea con una raccolta firme on line di introdurre una legislazione specifica sul suolo, riconoscendolo e tutelandolo come patrimonio comune. Ad oggi infatti manca un quadro legislativo vincolante per gli Stati membri, che riconosca tutele al suolo così come già avviene per l’aria e l’acqua.