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I giovani e la sessualità

Da sempre i giovani sono stati associati al vigore fisico, all’energia, agli istinti sessuali.

Questo vale tanto per gli uomini quanto per le donne. Concetti quali la verginità, l’amica di mamma che svolge il ruolo di nave scuola, gli amici più esperti o più anziani che riferiscono, spesso condendo i racconti con molta fantasia, le loro esperienze per testimoniare come si faccia.
E tutti aspettano la loro prima volta, segno che si entra nell’età adulta, complice una cultura che non sempre permette di parlare liberamente di sesso, che troppo spesso ancora oggi non consente un dialogo sereno e aperto tra genitori e figli.
La pornografia, un tempo riservata all’età maggiore se non si conosceva un edicolante compiacente, ora è dominio di tutti, anche dei più piccoli, perché non vi è alcun controllo reale sugli accessi alle decine di migliaia di siti web che, gratuitamente, propongono video per ogni gusto.
Il reale problema della pornografia, al di là di qualsiasi considerazione religiosa, morale o etica, è di carattere pedagogico.
I giovani, come chiunque si avvicini ad un qualcosa di nuovo, inesplorato, tende a considerare positivamente ciò che apprende, ciò che gli viene proposto, non possedendo ancora strumenti culturali che gli consentano una valutazione oggettiva.
Risulta quindi normale che i preliminari non esistano, che i rapporti vengano praticati senza protezione alcuna, che una bellissima quarantenne porti a casa un clochard e con quest’uomo faccia diventare il kamasutra un libro di preghiere.
Come il cinema insegna (e le recenti riprese torinesi lo hanno dimostrato) la finzione, grazie a montaggi, audio ad hoc e professionisti del sesso rende naturale ciò che in realtà sarebbe impraticabile o, comunque, pericoloso.
Sono purtroppo ancora molte le ragazzine che si concedono con facilità in cambio di pochi euro, complice un tasso etilico elevato, o per ottenere un oggetto griffato. I siti di incontri sono pieni di annunci di ragazze che, dichiarando 20-25 anni, in foto ne dimostrano, si e no, 17-18 se non addirittura meno e garantiscono prestazioni di alto livello al naturale (senza protezioni).
Dalla comparsa dell’HIV, l’inizio degli anni ’80, l’attenzione si era alzata portando ad una riduzione dei casi di malattie a trasmissione sessuale (MTS), ad un aumento nell’uso dei preservativi e, in generale, ad una maggior attenzione nei confronti dei possibili mezzi di trasmissione.
Come spesso accade, dopo almeno 30 anni di relativa tranquillità, si assiste ora ad una recrudescenza delle MTS e non soltanto per quanto riguarda HIV, epatite B e C ed altre malattie che ormai erano considerate solo un ricordo (sifilide, gonorrea, ecc).
Noi umani, i giovani ancor più, pensiamo spesso di essere immuni da ogni malattia, che ogni patologia possa riguardare gli altri, ma mai se stessi e, di conseguenza, non adottiamo le precauzioni più elementari; l’istinto atavico della riproduzione, purtroppo, rende ad alcuni maschi difficile accettare l’uso del preservativo, con la motivazione della perdita di sensibilità o dello spreco del seme.
Il risultato è che si incontrano sempre più spesso diciottenni positivi all’HIV per aver voluto provare qualche minuto di adrenalina, a moltissime donne viene diagnosticato l’HPV (papilloma virus) del quale alcuni genotipi sono spesso responsabili dei tumori maligni.
Il preservativo viene spesso associato solo alla prevenzione delle gravidanze, pensando che il sesso orale o anale non consenta la trasmissione di batteri, virus ed altre agenti patogeni. Le MTS vengono solitamente divise in tre categorie: quelle la cui trasmissione è quasi esclusivamente sessuale (Sifilide, Chlamydia, Gonorrea, Tricomoniasi, Papillomavirus, Herpes genitale e Chlamydia), quelle trasmissibili non esclusivamente per via sessuale (Epatite B, HIV, Citomegalovirus) e quelle la cui trasmissione per via sessuale è poco frequente (Candida, Epatite C).
Anni addietro l’attore Michael Douglas, che contrasse un carcinoma al cavo orale, attribuì all’HPV della moglie la causa (trasmessa attraverso rapporti orali).
Troppo spesso alcune donne, in primis alcune prostitute, accettano rapporti non protetti perché “si vede che sei pulito” o a condizione che l’uomo eiaculi all’esterno; o hanno un microscopio a scansione negli occhi o non conoscono il significato di portatore sano e di sieropositività. Alcuni studi, a mio giudizio statisticamente inaffidabili, hanno rivelato che negli anni 2020 e 2021 i casi di MTS sono calati rispetto agli anni precedenti; forse non hanno considerato che moltissime persone non si sono recate nei laboratori durante la pandemia, se non in caso di assoluta necessità ignorando così di aver contratto una patologia.
Alcune ragazze accettano di avere rapporti completi durante le mestruazioni, agevolando la penetrazione nel corpo del partner di eventuali agenti patogeni.
I virus, in particolare, possono entrare attraverso minuscole abrasioni nei tessuti (irritazione dei genitali, detergente intimo aggressivo o con pH errato, spazzolino da denti troppo duro, uso degli stuzzicadenti o cure odontoiatriche, emorroidi) manifestandosi anche dopo settimane.
In alcuni casi la patologia può restare silente (Epatite) evolvendo in carcinoma epatico anche dopo anni.
Il Comune di Torino ha evidenziato due fattori a mio parere preoccupanti: più del 27% (1 su 4) delle persone intervistate dal progetto pilota “Sanarcobaleno” non ha mai eseguito un test HIV e la maggior parte non conosceva lo stato sierologico del proprio partner; inoltre, la maggior parte delle nuove infezioni è trasmessa da chi non conosce il proprio stato sierologico.
In ultima analisi: vale la pena rischiare la vita o, quanto meno, di compromettere seriamente la salute propria e dei propri cari per un momento di piacere spensierato?
La prostituzione stessa, vuoi una italiana tendenza a non legittimare le cose scomode, vuoi un’immigrazione incontrollata ha notevolmente aumentato l’offerta con conseguente adeguamento della domanda. Su un sito di annunci-incontri, nella sola Torino sono comparsi in un solo giorno quasi 900 annunci diversi tra prostitute femmine e trans; una statistica ha rivelato che ognuno di essi riceve circa 10 clienti al giorno per cui significa che ogni giorno circa il 5% dei torinesi maschi (e penso che altre grandi città non siano molto diverse) si rivolga a professionisti del sesso (di tutti i generi).
Questo dato mostra un problema non solo di ordine sociale ma anche, e soprattutto, psicologico: perché così tante persone devono ricorrere al sesso al pagamento, avendo spesso una relazione stabile? Cosa spinge a rischiare la salute e, talvolta, una pesante sanzione se sorpresi in auto in atteggiamento inequivocabile?
All’interno di questo quadro, quantomeno preoccupante, in cui giovani ed adulti cercano l’affermazione della propria individualità attraverso l’espressione di un bisogno primario per la sopravvivenza della specie, la sessualità dei giovani adolescenti è spesso descritta come spregiudicata, senza limiti e sempre più precoce. Frequentemente viene disapprovata dagli adulti che si mostrano sorpresi o disorientati dalla mancanza di regole con cui crescono queste nuove generazioni, senza riflettere sul fatto che sono proprio gli adulti ad improntare i giovani. Tra l’altro, quando si parla di “comportamenti a rischio” non si può sottovalutare il fatto che questi sono tali per l’adulto mentre l’adolescente, com’è noto, non ha ancora ben strutturato la percezione del rischio. Per l’adolescente è normale e naturale esprimere la propria vitalità, la piena energia, in un quadro di riferimento che è quello trasmesso dall’adulto e le cui caratteristiche sembrano andare nella direzione del sesso come potere e come merce di scambio in una fissità di ruoli e stereotipi di genere. O almeno questo traspare dai modi degli adolescenti, dai testi delle canzoni che amano ascoltare e dal materiale (confezionato dagli adulti) che anche i più piccoli possono facilmente visionare in rete.
L’elevata esposizione ai rischi derivante dall’espressione spregiudicata della sessualità e la scarsa tendenza ad approfondire le proprie conoscenze, può condurre a problemi anche gravi di salute fisica e/o psicologica oltre che aprire la strada alle dipendenze da sostanze varie e dalle tecnologie.
Ebbene, cosa può fare l’adulto, il responsabile dell’educazione delle future generazioni, a fronte di questo stato delle cose?
Alcuni pensano di avere il dovere di controllare e contenere, altri fingono di non vedere o comunque non danno peso ritenendo di non essere direttamente coinvolti (i propri figli costituiscono sempre “casi a parte”), altri ancora provano a porsi domande e a riflettere sui cambiamenti culturali e i modelli di riferimento, avendo a cuore la salute psicofisica delle giovani generazioni.
Di fatto le criticità legate all’espressione della sessualità sono trasversali e coinvolgono tutte le fasce di età, considerato anche il prolungarsi dell’adolescenza. La società attuale è un crogiuolo di contraddizioni in cui si fatica a trovare una propria direzione: i forti valori di riferimento stanno lasciando il posto ad un’etica neutra e non univoca, le norme di riferimento sono sostituite da comportamenti normali che delegittimizzano la trasgressione e l’affermazione personale è al centro di tutto a discapito dei rapporti sociali.
Non è facile orientarsi in questo contesto, anzi, il rischio di esperire un divario eccessivo tra gli innumerevoli modelli spacciati come riferimenti e le proprie risorse percepite, è sempre dietro l’angolo e può portare sia ad un eccesso di spregiudicatezza che ad inibizioni, chiusure e ritiri precoci dopo le prime esperienze “non all’altezza”.
Dove la famiglia e gli amici non sono sufficienti a venire in aiuto, si può ricorrere ad un esperto (medico, psicologo, sessuologo) che, lungi dall’avere la bacchetta magica, può comunque, a seconda delle proprie competenze, fornire informazioni pratiche e indicazioni, oltre che accogliere e accompagnare le giovani personalità nei loro percorsi di formazione individuale.

Sergio Motta

Cristiana Francesia

Festa patronale di Volpiano dal 29 giugno al 3 luglio


In piazza Italia con Rock Cover Parade, concerti, eventi e stand gastronomici


Volpiano dal 29 giugno al 3 luglio in piazza Italia è in programma la Festa patronale dei santi Pietro e Paolo, con concertieventistand gastronomici e il mercatino artigianale.

Mercoledì 29 e giovedì 30 giugno alle 21 si svolge la Rock Cover Parade, il concorso per gruppi musicali giunto all’ottava edizione. Venerdì 1 luglio alle 21 concerto di Voyager – Fabbrica del Suono con «Tributo a Gigi D’Agostino». Sabato 2 luglio alle 18 la Sfilata Cosplay, alle 21 la tribute band «I Cavalieri di Zara», con le sigle dei più famosi cartoni animati, alle 22.30 la consegna della Costituzione italiana ai neo diciottenni. Domenica 3 luglio in mattinata, alle 10, la processione da piazza Amedeo di Savoia e alle 11.15 la messa nella chiesa parrocchiale; in serata, alle 21 il ballo liscio con Ornella’s Group e alle 23.30 l’elezione di Miss Mister Coscritti 2004.

La rievocazione di San Giovanni Battista

Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso Domenica 26 giugno

 

 

“Una tranquilla domenica di inizio Novecento”: la giornata di rievocazione per la Festa di San Giovanni Battista prende le mosse dai ricordi di inizio Novecento per un viaggio indietro nel tempo tra personaggi in abiti storici intenti a passeggiare, chiacchierare, dipingere, a dedicarsi a “dejeuner sur l’herbe” e momenti di svago, nello spirito che animava le escursioni spontanee all’alba del secolo scorso. La rievocazione si svolgerà nell’arco di tutta la giornata, alle ore 11 e 15.30 inoltre sono in programma visite guidate tematiche focalizzate in particolare sui grandi restauri di D’Andrade e Bertea. L’evento è a cura de Le Vie del Tempo.

 

INFO

Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso

Località Sant’Antonio di Ranverso, Buttigliera Alta (TO)

Biglietto di ingresso: intero 5 euro, ridotto 4 euro

Hanno diritto alla riduzione: minori di 18 anni, over 65, gruppi min. 15 persone

Fino a 6 anni e possessori di Abbonamento Musei: biglietto ingresso gratuito

Costo della visita guidata: 5 euro + biglietto di ingresso

Info e prenotazioni (dal mercoledì alla domenica):

011 9367450 ranverso@ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

Un weekend all’insegna del ballo

LISCIO, BALLO DA SALA E LISCIO TRADIZIONALE

24-25-26 GIUGNO 2022 AL  PALA ASTI (EX RUFFINI)
Venerdì 24, sabato 25 e domenica 26 giugno si balla!
Dove? A Torino al Pala Asti (ex Ruffini) di viale Bistolfi 10.
Ma cosa si balla e perchè? Liscio, ballo da sala, liscio tradizionale
e Combinata nazionale 6 danze in occasione dei Campionati italiani di
Categoria.
Chi li organizza? La Federazione Italiana di Danza Sportiva del
Piemonte, patrocinati dalla Regione Piemonte, nell’ambito di Piemonte
2022 Regione Europea dello Sport e dal Comune di Torino, vedranno gli
atleti impegnati nel valzer lento, tango, foxtrot, valzer, mazurca,
polka.
Saranno numerose le presenze? Si superano i 2100 atleti, provenienti
da ogni parte d’Italia e maggiormente rappresentati dal Piemonte,
Lombardia, Veneto e Liguria, grande soddisfazione per la ripartenza!
Sarà possibile assistere alle gare? Sicuramente, l’ingresso è gratuito
e appassionati e semplici curiosi potranno ammirare grandi performance.
Gli orari delle gare quali sono? Venerdì dalle 9 alle 23, sabato dalle
9 alle 22 e infine, domenica dalle 9 alle 16, giornata dedicata al
liscio tradizionale
Sabato 25 a partire dalle 17 ci sarà la cerimonia multimediale, che
riserverà alcune sorprese, una cantante dal vivo e la Società di danza
torinese specializzata nelle danze di società di tradizione
ottocentesca.
Alla cerimonia prenderanno parte autorità in rappresentanza della
Regione Piemonte e del Comune di Torino.
La Vice Presidente FIDS, Luciana Mezzopera insieme al Consigliere
federale piemontese, Matteo Migliano e al Presidente Fids Piemonte,
Giovanni Petrilli, porteranno i saluti della Federazione Italiana
Danza Sportiva.
Saranno presenti, inoltre, il Consigliere Nazionale, Andrea Ceratti,
il Segretario del Settore Tecnico Federale, Luca Dedominici, i
presidenti Fids Sardegna e Lombardia, Daniele Pittau e Marco Venegoni.
Tra le varie discipline in gara ci sarà anche il “liscio unificato”.
Si parla di valzer, mazurca e polka e a dispetto della loro origine
sono tre danze che rappresentano una realtà consolidata nel nostro
Paese.
Il valzer nasce in Austria, la mazurca in Polonia, la polka in Boemia,
ma la loro diffusione è prepotente e rapida in tutta Europa.
L’aggettivo unificato nasce dall’esigenza di ricondurre a parametri
comuni danze che avevano per ragioni storiche e geografiche subito
varie influenze. Sono danze senza età: chiunque può provarle e questo
le rende attraenti sia per chi intende praticarle per divertimento e
chi invece vuole scendere in pista per le competizioni.

GustiAmoBardo, percorsi di gusto e sostenibilità in alta Val di Susa

Tre giorni dedicati al gusto per le vie di Bardonecchia in festa, da Venerdì 24 a Domenica 26 Giugno 

Bardonecchia, anche conosciuta come la Perla delle Alpi per la bellezza e l’unicità della sua accogliente Conca, apre le porte alla stagione estiva 2022 con un lungo fine settimana decisamente innovativo e promettente all’insegna del gusto, del divertimento, della condivisione con una serie di eventi per adulti e bambini che  hanno per tema il variegato universo del gusto con uno sguardo attento anche alla sostenibilità ambientale. E’ l’occasione per una grande festa dell’estate appena iniziata con degustazioni conviviali e momenti culturali, con intrattenimenti musicali di qualità e opportunità di puro divertimento per chi desidera approfondire la cultura enogastronomica di questa terra di montagna forte di importanti tradizioni secolari.

Giornate tutte da vivere e di cui fare esperienza concreta e diretta dedicate al food, alle tecniche di distillazione, alla miscelazione, alla presentazione di drink studiati per l’evento. Sono anche giornate dirette a far conoscere le eccellenze locali in percorsi che si sviluppano tra le vie del centro storico, tra gli stand della centralissima Via Medail, nel suo affascinante Borgo vecchio, durante la notte bianca in programma nelle sue piazzette, tra i suoi angoli più caratteristici, che raccontano di secoli di storia fino al Parco archeologico della Tur d’Amun, con quanto resta dell’antico maniero che fu dei signori di Bardonecchia dove è in programma una grande conclusiva grigliata finale. Tutto grazie al fattivo coinvolgimento di produttori di eccellenze gastronomiche del luogo e regionali oltre ai principali bar e locali di Bardonecchia e alle più importanti realtà green italiane.

Lei, la cittadina di alta valle più a ovest  del nostro Paese, che ha visto e vissuto la nascita dello sci in Italia, in uno sviluppo turistico costante e sempre innovativo, non perde l’occasione, anche in questa promettente stagione estiva, per offrire proposte interessanti e coinvolgenti puntando sulla sua eccellenza naturalistica, artistica, culturale ed enogastronomica.

Da Venerdì 24 a Domenica 26 giugno Bardonecchia è in festa e si apre ad un evento che intende coinvolgere tutti, villeggianti, turisti e residenti,organizzato e fortemente voluto dalla Pro Loco Bardonecchia con il patrocinio della Civica Amministrazione e la collaborazione di To Be, un’agenzia torinese organizzatrice di manifestazioni. “ Durante l’evento, con cui inizia la nostra stagione estiva 2022 dice Carola Vajo, Presidente della Pro Loco – si potrà scoprire Bardonecchia a 360°, nella sua territorialità e nelle sue proposte sportive ma anche con uno sguardo all’innovazione ed alla sostenibilità green, nella speranza di poter coinvolgere attivamente molte persone invitandole in allegria a degustare cibi locali sostenibili a chilometro zero.”

                                                                                       Patrizia Foresto

Ikea inaugura il nuovo ristorante

Lunedì 27 giugno l’inaugurazione con colazione offerta ai visitatori e la presentazione di una settimana di eventi gratuiti dedicati alla tradizione della cucina svedese

 

 A 13 anni dall’apertura del negozio di Collegno, IKEA ripensa gli spazi dedicati a ristorante e bar, rinnovandoli, per offrire una migliore esperienza ai visitatori e creare un ambiente ancora più accogliente dove tutti possano sentirsi come a casa.

 

Un nuovo design ispirato allo stile scandinavo accoglierà i clienti nei 1300 mq dedicati alla ristorazione, con 500 posti a sedere, pensati per le esigenze dei diversi clienti: un’area gioco e posti dedicati alle famiglie, uno spazio attrezzato per smartworking con wifi, prese elettriche-usb e portaborraccia.

Sia nell’area ristorante che in quella del bar, nuove attrezzature e vetrine espositive permettono di offrire più prodotti garantendo come sempre la massima qualità.

 

Il ristorante di Collegno sta sperimentando inoltre, un’innovativa esperienza di pagamento, grazie a 8 casse automatiche che, attraverso dei sensori, riconoscono in pochi secondi i piatti e generano rapidamente lo scontrino, senza bisogno di selezionare manualmente i prodotti uno ad uno e che permetteranno ai  clienti di risparmiare tempo e accomodarsi per gustare i piatti del menù.

 

Chi ogni giorno entra in IKEA si aspetta un ambiente accogliente in cui trovare ispirazione per la propria casa, dove trascorrere anche momenti di convivialità gustando buon cibo” dichiara Giorgia Perna Food Manager di IKEA Collegno Siamo felici di inaugurare oggi un ristorante ed un bar rinnovati pronti ad ospitare i nostri visitatori che potranno scegliere oltre ai piatti della tradizione svedese, con le ormai iconiche polpette, anche piatti italiani,vegetariani e soprattutto le novità plant-based, nate dal crescente interesse verso alternative più sane e sostenibili

 

In occasione dell’inaugurazione, nel corso della settimana, all’interno dell’area ristorante, saranno organizzati appuntamenti gratuiti per il pubblico con degutazione che vedranno protagonisti i prodotti della cucina svedese:

 

lunedì 27 giugno ore 17.00 – Chef competition

Due Chef IKEA si sfideranno nella preparazione di piatti, la ricetta votata dai partecipanti potrebbe diventare un nuovo piatto ad edizione limitata

martedì 28 giugno ore 17.00 – Merenda svedese

un momento di gioco pensato per genitori e figli, alla scoperta delle curiosità sulla tradizione svedese

mercoledì 29 giugno ore 17.00 – Degustazione dei caffè svedesi

la tradizione svedese del caffè, la degustazione delle varie tipologie e abbinamenti culinari.

Giovedì 30 giugno ore 17.00 – Un salmone, mille gusti

I diversi modi di cucinare il salmone, metodi di cottura e abbinamenti per ogni occasione.

 

 La Cena in Bianco rimarrà nella storia del CAAT

 

Sabato 18 giugno 2022 

La nostra struttura ha accolto, a partire dal pomeriggio fino a notte inoltrata, una community allegra, elegante e festante di oltre diecimila persone.
Sono state allestite, a cura dei partecipanti, 5 tavolate da un chilometro ciascuna, le quali hanno accolto a cena le migliaia di famiglie con bambini, coppie e single tutti rigorosamente vestiti di bianco da testa ai piedi (così come bianche erano le tavolate, le sedute, le installazioni…).
Migliaia di torinesi e di persone giunte da ogni parte d’Italia (una coppia è giunta addirittura da Pescara, al fine di partecipare a questa serata), hanno scoperto e apprezzato una realtà come quella del CAAT, fino ad oggi poco nota fatta eccezione per gli operatori del settore.

Tutto è nato da una chiacchierata informale, parecchi mesi fa, con Antonella d’Afflitto (ideatrice e promotrice della Cena in Bianco), la quale, a seguito di un servizio televisivo sul nostro mercato, mi ha contattato proponendomi la visionaria idea di realizzare questo straordinario evento proprio qui al CAAT; ho da subito accolto con entusiasmo questa suggestione e, dopo tutti i necessari approfondimenti con gli organi istituzionali preposti alla sicurezza e all’ordine pubblico, ho condiviso con la Direzione e con il CDA della società questo progetto, che è stato da tutti abbracciato con convinzione ed entusiasmo, avendone colto la valenza sociale e di valorizzazione del nostro centro.
Si è trattato di un’occasione irripetibile per promuovere nei confronti dei piemontesi e non solo, la nostra realtà, i nostri grossisti ed i nostri produttori locali. Abbiamo portato alla scoperta del CAAT una miriade di persone che altrimenti non avrebbero mai avuto l’occasione di conoscerci.

Da parte nostra ci siamo adoperati con il massimo impegno al fine di garantire un’esperienza piacevole, allegra e da conservare nella memoria e nel cuore.
L’organizzazione di un simile evento, ha richiesto infatti un significativo impegno e lavoro da parte del Caat per fornire:

⦁ soluzioni per la sicurezza poste in essere grazie a un team di 40 steward per gestire il flusso ed il deflusso delle oltre 3000 vetture, curandone il parcheggio all’interno dell’area.
⦁ un servizio di assistenza sanitaria, con tre ambulanze di cui di cui 2 per il soccorso di base ed una per quello avanzato, un medico rianimatore e 10 soccorritori a piedi ed in bici
⦁ un servizio di supporto, con 12 addetti, alle operazioni di scarico dei mezzi e trasporto del materiale di allestimento (tavoli, sedie, stoviglie) fino alla “sala da pranzo
⦁ un piano antincendio tarato per l’evento
⦁ servizi igienici presidiati (uomo, donna e disabili) lungo tutto il perimetro della tavolata attrezzati di fasciatoi per i nostri ospiti più piccoli
⦁ un servizio di igiene ambientale per la pulizia e lo smaltimento dei rifiuti prodotti
⦁ punti acqua potabile in prossimità della sala da pranzo
⦁ un set scenografico che ha riprodotto una “zona mercato” allestita con migliaia di chili di prodotti ortofrutticoli e abbellita da una “quinta” fatta di tende bianche, lampadari, bancali e bilance
⦁ un momento musicale a sorpresa, con la presenza della “pocket” orchestra “Bandakadabra” che ha intrattenuto e fatto ballare tutti i partecipanti coinvolgendoli in una travolgente verve comico-teatrale
⦁ shopping bag, come sorpresa finale, brandizzate Cena in Bianco e Centro Agroalimentare Torino al cui interno sono stati inseriti prodotti a marchio rispettivamente offerti dalle ditte Fogliati e Borgnino
⦁ un allestimento con luminarie per creare suggestione all’interno della sala da pranzo e della “zona mercato”

Questa bellissima festa, che ha visto una massiccia partecipazione, è stata possibile grazie all’ideatrice della Cena in Bianco, Antonella d’Afflitto unitamente agli organizzatori Carlo Bentivoglio e Paolo Faretra e grazie all’eccellente lavoro condotto dalla squadra del CAAT coordinata dal Direttore Generale Gianluca Cornelio Meglio.
Tutto si è svolto in condizioni di totale sicurezza e, nonostante la quantità imponente di persone, non vi è stato nulla che abbia scalfito la speciale atmosfera della serata.
Mai nella propria storia il CAAT aveva visto così tanta eleganza e divertimento all’interno della propria struttura; è stata una serata magica i cui ricordi e le cui immagini rimarranno a lungo nella memoria di coloro che hanno avuto la possibilità di unirsi alla nostra tavola.

(Comunicato stampa CAAT)

Un successo la prima edizione della Giornata dei Giardini delle Essenze

Il 19 giugno scorso otto giardini di sei differenti comuni della provincia di Cuneo, hanno
accolto centinaia di visitatori grazie a laboratori, animazioni e visite guidate
Il caldo di questi giorni non ha scoraggiato i tanti curiosi e visitatori che lo scorso 19 giugno
hanno partecipato alla prima edizione della Giornata dei Giardini delle Essenze, promossa
dall’Associazione Le Terre dei Savoia in collaborazione con i Comuni di Bene Vagienna,
Cavallermaggiore, Cherasco, Lagnasco, Racconigi e Savigliano. Un importante momento di
valorizzazione territoriale che ha consentito l’apertura simultanea di ben otto giardini, tra i
quali l’Orto Tintorio di Cavallermaggiore, inaugurato proprio sabato 18 giugno alla presenza
di autorità locali e regionali.

«Abbiamo creduto fin da subito nella filosofia dell’Essenza del Territorio e abbiamo deciso
non a caso di riqualificare un’area posta a fianco delle scuole, della futura Biblioteca civica e
del Priorato di San Pietro che già ospitava il Giardino dei Semplici» il commento del sindaco
di Cavallermaggiore, Davide Sannazzaro. «Siamo contenti per le presenze registratesi nel
weekend grazie a “Iter in Hortis” promosso dal Progetto Cantoregi e ai laboratori di tintura
curati da Giulia Perin. Un sincero ringraziamento anche a Erbochiesa, alla Cooperativa
Laboratorio, alla Cascina Sant’Anna e alla Famiglia Genta Ternavasio per la collaborazione
offerta durante l’intera giornata. Una bella opportunità per riscoprire angoli reconditi del
nostro comune e per immergersi nel fascino introverso della bellezza. La speranza, ora, è che
la Rete dei Giardini delle Essenze possa allargarsi a poco a poco e che quest’evento a loro
dedicato cresca anno dopo anno».

Tanti i fruitori registratisi anche negli altri giardini, dall’Orto Romano di Bene Vagienna (con
visita agli scavi di Augusta Bagiennorum e attività di riconoscimento delle piante) all’Antico
Orto dei Padri Somaschi e al Giardino dei Semplici di Cherasco (con corsi di cucina, yoga,
custodia di piante aromatiche e animazione per bambini), dal Giardino delle Essenze di
Lagnasco (dove si sono svolti laboratori per creare dipinti con la polvere di erbe), al MuseoGiardino della Civiltà della seta “Mario Monasterolo” di Racconigi (con laboratori per la
trattura della seta) fino al Giardino dei Sensi del MÚSES di Savigliano, che ha invece
accompagnato i più piccoli nella creazione di un erbario, aprendo parimenti le porte
all’ESSICA LAB.

«Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato per la buona riuscita di
questa prima edizione» hanno dichiarato il presidente dell’Associazione Le Terre dei Savoia,
Valerio Oderda, e la direttrice, Elena Cerutti. «Siamo estremamente soddisfatti per il
riscontro avuto in termini di pubblico perché abbiamo constatato interesse, partecipazione e
coinvolgimento, sintomo che quest’intreccio tra natura, cultura e tradizione affascina e
appassiona. Siamo altrettanto compiaciuti, però, per la sinergia collaborativa venutasi a
creare con le singole Amministrazioni e con le diverse realtà associative e professionali che
hanno animato ciascun giardino. Essere riusciti a creare una rete così tangibile e vivace ci
gratifica e ci inorgoglisce. Grazie, infine, a Compagnia San Paolo di Torino che dal 2012 crede
nell’Essenza del Territorio e grazie alle altre Fondazioni Bancarie locali e alle istituzioni che ci
hanno supportato nella realizzazione e nella promozione di questa giornata, che speriamo
possa crescere ulteriormente nei prossimi anni in termini di Comuni coinvolti e attività
proposte».

Torino e il Fumetto: un antico sodalizio, dalla tradizione popolare ai contemporanei cosplayers

Si è concluso da poco l’attesissimo evento Torino Comics, ospitato, come ormai d’abitudine, presso il Lingotto Fiere, tra il 10 e il 12 giugno scorsi; dopo due anni di pausa forzata, dovuta alle restrizioni del periodo pandemico, finalmente gli appassionati di ogni età sono riusciti ad aggirarsi nuovamente tra gli stand dedicati a libri, manga, grafic novel, gadget, action figurs e quant’altro, non solo, alcuni visitatori hanno potuto finalmente presentarsi all’evento vestiti di tutto punto, secondo le caratteristiche dei propri personaggi preferiti, come ben si addice ad un bravo cosplayers.
Tuttavia non sono solo gli appuntamenti con la nota Fiera del fumetto a segnare un certo legame tra il capoluogo piemontese e tale peculiare genere letterario.

Apparentemente nascoste e inaspettate, in realtà le attività commerciali interamente dedicate alla “nona arte”, come la definisce il critico francese Claude Beylie, sono assai numerose, esse sono oggi un punto di riferimento inalienabile per gli appassionati della “letteratura disegnata”, pubblico che tra l’altro pare essere in costante aumento.
Non sono nemmeno da dimenticare i numerosi eventi che hanno contribuito a sancire, nel corso del tempo, questo peculiare sodalizio tra la subcultura dell’ “arte sequenziale” e la città Sabauda, mi riferisco ovviamente al Torino Comics, che vanta ormai ventisei edizioni, ma anche ad altre occasioni, quali “Diabolik alla Mole”, mostra-evento a cura di Luca Beatrice, Domenico De Gaetano e Luigi Mascheroni, ospitata al piano accoglienza del Museo Nazionale del Cinema, oppure “Gulp! Goal! Ciak!”, esposizione congiunta tra il Museo Nazionale del Cinema e lo Juventus Museum, a cura di Luca Raffaelli, da un’idea di Gaetano Renda.

Un linguaggio immediato, quello del fumetto, vignette e dialoghi alla portata di tutti: un medium cartaceo che attraverso “nuvolette” e didascalie azzera le differenze culturali dei lettori, un linguaggio “di massa” certo, ma anche assolutamente democratico, che attraverso la semplicità della sapienza trasforma Paperino in Dante, affinché anche i più piccoli possano iniziare ad avvicinarsi al Testo letterario per eccellenza, e, al contempo, un mondo che nella sua apparente semplicità, è anche capace di conquistare il Teatro, come si evince dalla commedia musicale di Sergio Tofano “L’isola dei pappagalli con Bonaventura prigioniero degli antropofagi”, allestita da Antonio Latella per il Teatro Stabile di Torino.
È l’immagine dunque l’assoluta protagonista. I disegni, sempre diversi e sempre unici, realizzati sia con tratti semplici, sia con dovizie di particolari, monocromi o pregni di dettagli cromatici, sono talvolta utilizzati per narrare avventure, altre volte esprimono stati d’animo o riflessioni, talora invece si fanno seriosi o satirici. In quest’ottica si inseriscono perfettamente quelle illustrazioni che potremmo considerare antesignane di una caricatura pungente e intelligente, ossia le raffigurazioni de “Il Codino Rosso” settimanale satirico della prima metà del Novecento, tra le cui pagine si cela l’origine della maschera piemontese Gianduja.

Ma andiamo per ordine.
Pensiamo alla Storia, l’uomo da sempre si avvale dell’uso delle immagini per raccontare. La Storia dell’Arte ci viene in soccorso ancora una volta, fornendoci esempi concreti a cui fare riferimento: in Egitto, a Saqquara, è stata rinvenuta la cappella funeraria dedicata all’architetto Ankhmahor, le pareti della tomba presentano soggetti raffigurati inframezzati da iscrizioni, una sorta di fumetto ante litteram a tutti gli effetti; vi sono poi la narrazione a spirale della Colonna Traiana e quella dell’arazzo di Bayeux, racconto per immagini della conquista normanna dell’Inghilterra; da non dimenticare la tradizione medievale della biblia pauperum o le decorazioni delle vetrate delle cattedrali, in cui talvolta piccole didascalie in latino fuoriuscivano dalle bocche dei santi rappresentati; in pittura invece è bene riportare alla mente le opere di Simone Martini, “Annunciazione tra i santi Ansano e Margherita” e del Beato Angelico, “Annunciazione di Cortona”, entrambe raffigurazioni in cui parole dorate si appoggiano alle labbra dei protagonisti, riportandone i dialoghi.
Ecco dunque come può essere considerato il fumetto, un linguaggio mediante il quale, attraverso l’ausilio di immagini, si può raccontare una vicenda o esplicitare un concetto. Parliamo dunque di “arte sequenziale”, poiché esso rientra a pieno diritto nell’amplia definizione di “arte”, soprattutto quando si prende in considerazione un prodotto peculiare, unico, pregno di insegnamenti, lontano insomma dalla serialità e dalla lavorazione meccanica, tipica dell’industria consumistica.

Uno dei primi esempi di narrazione per immagini risale al 1827, quando Rodolphe Töppfer realizza una sequenza di immagini accompagnate da didascalie, titolate “Histoire de M.Vieux Bois”.
Il primo vero e proprio “fumetto moderno” è Yellow Kid, nato dalla mente di Richard Felton Outcault, pubblicato per la prima volta nel 1895, come supplemento domenicale del New York American.
La novità riscuote un grande successo, soprattutto tra bambini e adolescenti: a partire da questo momento il fumetto diviene un mezzo espressivo assai diffuso, il trascorrere del tempo e l’avvento delle tecnologie contribuiscono a far evolvere il nuovo linguaggio e di pari passo anche il mestiere del fumettista assume diverse caratteristiche: dal disegno a mano libera si passa alla grafica, fino alle moderne possibilità date dall’animazione digitale. Emblematica ed esemplificativa è la vicenda di Walt Disney, che con il suo Topolino in bianco e nero ha costruito un impero ancora oggi indiscusso.

È invece del 1908 il primo fumetto italiano, si tratta di un supplemento del Corriere della Sera, una semplice vicenda autoconclusiva senza troppi agghindi grafici, iniziata e finita nella medesima pubblicazione; l’innovazione però piace fino a trasformarsi in una formula che verrà adottata fino agli anni Settanta, nascono i fumetti del Corrierino, illustrazioni e testi in rima dedicati ai lettori più piccoli, le tematiche trattate sono comunque complesse ed elevate, poiché si ritiene che tali fumetti debbano avere finalità educative, atte a contribuire alla formazione dei giovanissimi. Nascono così personaggi intramontabili come il Signor Bonaventura (1917) segnato da un’ironica malasorte che lo costringeva a vivere simpatiche disavventure, o Kit Carson (1937) ispirato all’affascinante mondo del West.

Sono invece degli anni Sessanta le prime “opere fumettistiche” che oltre ad una particolareggiata narrazione, presentano indiscussa valenza artistica, un esempio per tutti: la serie di racconti di Hugo Pratt e del suo Corto Maltese.
Gli anni Ottanta sono invece segnati dai personaggi di Andrea Pazienza, protagonisti della cultura “controcorrente” del periodo, in massima parte pubblicati sulla rivista Frigidaire.
Il fumetto, nel corso della sua evoluzione, si instaura a tutti gli effetti tra i mezzi di comunicazione di massa, influenza di fatto i lettori e colpisce l’immaginario comune attraverso personaggi, atmosfere e stili che rispecchiano il variegato mondo dei fumettisti.
Impossibile non citare, all’interno di un seppur generale discorso sul fumetto, il lavoro di Roy Lichtenstein, celeberrimo esponente della Pop Art, il quale attraverso la trasposizione pittorica delle vignette fumettistiche mette in relazione la cultura “alta” della pittura e il linguaggio “basso” della massificazione, segnata dagli ideali del consumismo.
Una particolare terminologia contraddistingue il genere: con la parola “fumetto” si fa riferimento alla “nuvoletta” presente all’interno delle vignette, utilizzata per riportare pensieri o dialoghi tra i personaggi, “nuvolette” similari a sbuffi di fumo che assumono tratti differenti a seconda della necessità (riflessioni, pensieri, dialoghi diretti); altre caratteristiche testuali altrettanto importanti per contraddistinguere il genere sono le onomatopee, ed i “cartigli”, ossia le didascalie interne ed esterne alle scene.

La realizzazione di un fumetto non è così veloce o semplice, essa comprende un iter di passaggi concatenati che possono richiedere diverso tempo: scelta del soggetto, stesura della sceneggiatura, a cui seguono studi e documentazioni utili per realizzare lo storyboard; si procede poi con il disegno a matita, l’inchiostrazione, la colorazione ed infine il lettering.
Numerosissimi sono i personaggi nati dall’inchiostro e dalle idee di altrettanto numerosi autori, citarli ad uno ad uno pare un’impresa impossibile, mi limiterò infatti a fare accenno ad alcune situazioni utili al nostro discorso principale, ossia il sodalizio tra Torino e il mondo del fumetto.
Vorrei partire allora accennando ad uno dei simboli di Torino, la maschera Gianduja, una figura assai più complessa di quella che può apparire di primo acchito. Gianduja è infatti insieme rivoluzionario e conservatore, elegante e bonario, una doppia anima che in realtà rispecchia la natura dei Torinesi.
Per comprendere appieno le vicissitudini del personaggio è consigliabile andare a visionare il Museo Gianduja, presso le Serre di Grugliasco; cuore della collezione, la cui figura di riferimento è Alfonso Cipolla, è la “Via Crucis di Gianduja”, un vero capolavoro di satira risorgimentale ad opera del disegnatore Teja. Qui sono anche presenti altri esempi a metà tra satira e fumetto ad opera di celebri qutori quali Guido Gonin, Enrico Gamba, Gec ed Alessandri.
Di natali milanesi, ma naturalizzato italiano è Il Signor Bonaventura, un personaggio immaginario, ideato nel 1917 da Sergio Tofano. Caratterizzavano l’alto personaggio la giacca ed il cappello rossi, larghi pantaloni bianchi e, soprattutto, il fido compagno bassotto. I testi dei fumetti erano tutti composti da distici di ottonari a rima baciata, e iniziavano con le parole: “Qui comincia la sventura/ del Signor Bonaventura…”

Se da una parte il personaggio entra a far parte della cultura di tutti, è proprio un teatro torinese che decide di accoglierlo sul palco.
Nel 2019, dal 28 di maggio fino al 16 giugno, era possibile assistere allo spettacolo “L’isola dei pappagalli con Bonaventura prigioniero degli antropofagi”. Riprendendo il celebre personaggio dei fumetti, Latella struttura un’avventura in rima, sulle note di Nino Rota, e si diverte a realizzare uno spettacolo un po’ “gioco d’infanzia”, un po’ “cabaret dadaista”; gli attori mettono in scena il naufragio dell’eroe dei fumetti di Tofano e del suo inseparabile bassotto e l’incontro tra i due e i “cannibali brutti e pappagalli belli”. La commedia è apprezzata soprattutto per gli effetti linguistici, parole che si ripetono, altre invece puramente inventate, echi e pensieri interrotti, dialoghi che sono vere e proprie filastrocche, tutte basate sulla semplicità delle rime. Al termine della disavventura però il Signor Bonaventura non riceve la solita ricompensa, in questa versione infatti non vi è premio, ma solo un nostalgico ritorno a dove tutto è iniziato, “dove il primo bacio era una rima baciata, e purtroppo da noi tutti dimenticata.”
Fumetto però è anche cinema, è innegabile il rapporto quasi simbiotico tra le due arti. Proprio questo aspetto ha indagato “Gulp! Goal! Ciak!”, la mostra che si è tenuta a Torino, sempre nel 2019, vedendo per la prima volta in collaborazione il Museo Nazionale del Cinema e lo Juventus Museum.
L’esposizione esalta la ricchezza iconografica che lega lo sport, soprattutto il calcio, il cinema e il mondo del fumetto, il tutto attraverso materiali esposti, pagine di giornali, vignette e proiezioni multimediali. La mostra, che parte dall’Aula del Tempio nel cuore della Mole Antonelliana, nasce dall’idea di sottolineare come la storia della passione per il calcio sia stata raccontata spesso nel fumetto, e da come quest’ultimo, da sempre, influisca positivamente sull’immaginario comune delle persone. Gli oggetti visionabili seguono un ordine cronologico, si parte da immagini bianco e nero, fino a giungere alle vignette contemporanee, colorate anche con tecniche digitali. L’esposizione, geniale e peculiare, risulta anche occasione per riflettere sull’evoluzione che il tempo e le nuove tecnologie hanno portato – e imposto- a tutti gli ambiti qui presi in esame.

Non si cambia location per “Diabolik alla Mole”, mostra dedicata al “Re del terrore” delle sorelle Giussani. L’evento ha celebrato con elegante anticipo i sessant’anni dell’antieroe mascherato, e con precisa puntualità l’uscita del film dei Manetti Bros, con Luca Marinelli, Miriam Leone, Valerio Mastandrea e Alessandro Roia. Anche in questa occasione il fumetto si compenetra con il cinema; sono anche presenti alla mostra-evento materiali inediti, risalenti alla versione cinematografica diretta da Mario Bava nel 1968 e di quella -mai realizzata- del 1965 da Seth Holt, con l’attore francese Jean Sorel. Nella sede è possibile visionare fumetti, tavole e disegni originali, nonché rarità provenienti dall’archivio della casa editrice Astorina e da collezionisti privati, il tutto confluisce nella ricreazione di un clima tetro di una metropoli del Nord Italia, a metà tra Torino e Milano, in cui è impossibile non parteggiare per l’affascinante coppia di criminali. Tocco di classe dell’esposizione: la colonna sonora del film, le musiche di Pivio & Aldo De Scalzi, che fanno da sottofondo ai disegni, alle tavole e agli oggetti di scena qui esposti.
Appuntamenti, questi a cui ho accennato,frequenti ma non periodici né assidui, al contrario del Comics, fiera annuale che con rassicurante ricorrenza, rende felici i torinesi appassionati del mondo del fumetto.

L’avventura inizia nel 1994, presso il padiglione 4° di Torino Esposizioni, in Viale Boiardo; l’anno successivo si riconferma l’appuntamento, stesso padiglione, stesso periodo, ma i giorni aumentano, partecipano in quest’occasione nomi altisonanti quali Guido Silvestri, in arte Silver, Giorgio Cavazzano, Ade Capone, Claudio Chiaverotti e Giovan Battista Carpi. Il Torino Comics da quell’anno non conosce sconfitte, non salta un’edizione e ogni ricorrenza è caratterizzata da una tematica principale che fa da fil rouge per le giornate dedicate all’evento. Occasione particolare che incide non poco a far scoprire al grande pubblico un’altra realtà altrettanto peculiare come quella dei cosplayers. Un cosplayer è un appassionato che si traveste per interpretare un personaggio di fantasia. Il termine cosplayer deriva dal termine cosplay, che tradotto significa “recitare con un costume”.

Se i più fanno risalire tale abitudine esclusivamente ad una moda tutta giapponese, è giusto far riferimento alle feste e ai balli in maschera delle corti europee, che per secoli sono stati occasione di intrattenimento per nobili e aristocratici. Altri “fan-costuming” importanti sono da ricercarsi nelle Science Fiction Conventions statunitensi tipiche del Novecento, antichi ritrovi che oggi portano semplicemente il nome di “conventions”. Un momento di svolta si ha però nel 1984, quando durante il World Con di Los Angeles, il reporter giapponese Nobuyuki Takahashi utilizza per la prima volta il termine “cosplay”. Da qui in avanti il fenomeno si diffonde a macchia d’olio, complici i mezzi di comunicazione, l’immaginario manga, quello dei fumetti europei e americani e i videogiochi.
Non si tratta solo di cucire un vestito e procurarsi accessori e parrucche, concetto essenziale del “cosplay” è “diventare il personaggio, assumendone tutte le caratteristiche ed i modi di fare”. Il cosplay è quindi un’esperienza complessa, una passione a cui è necessario dedicare tempo, passione e dedizione: da una parte infatti il costume va creato con le proprie mani – è quindi opportuno saper cucire e avere in generale una buona manualità – e dall’altra è necessario sforzarsi in una sorta di recitazione, per immedesimarsi nel personaggio amato.

Inutile dire che esistono numerose community sul web, dove è possibile fare amicizia con persone già esperte in materia e con cui condividere l’interesse per questo hobby così particolare.
Tutto un mondo da scoprire quindi, quello del fumetto. Una realtà dai labili confini e dalla storia antica e complessa, come ben si addice a qualsiasi forma d’arte.
Anche sotto questo aspetto la nostra Torino si dimostra attenta e presente, una vera città contemporanea che offre ai suoi cittadini la possibilità di mantenersi curiosi e di scoprire cose nuove.
Un’ultima domanda cari lettori: in quale personaggio vi piacerebbe travestirvi?

Alessia Cagnotto

Escoffier e Cavallito: il rapporto tra il “re dei cuochi” e il suo discepolo italiano

L’AMICIZIA E IL CARTEGGIO TRA AUGUSTE ESCOFFIER E IL SUO PRIMO DISCEPOLO E COLLABORATORE ITALIANO, IL PIEMONTESE SILVESTRO CAVALLITO, AL CENTRO DI UN CONVEGNO INTERNAZIONALE

 

“L’ORO DI SILVESTRO CAVALLITO”, 21 GIUGNO 2022 ALL’AGRITURISMO

OSTERIA DELLA POMPA A COCCONATO (ASTI)

 

 

“Carlton Hotel, Pall Mall, London. 14 mai 1918. Mon cher Silvestro, bien que mon temps soit très limité je ne veux pas vous faire attendre la recette…” Inizia così una delle lettere indirizzate dal grande chef francese Auguste Escoffier al suo primo discepolo italiano, un piemontese, più precisamente originario di Cocconato d’Asti: Silvestro Cavallito.

Questo epistolario, oltre a un prezioso quaderno di cucina del Carlton Hotel  databile a cavallo tra ‘800 e ’900 contenente molte ricette inedite e varianti, menù per importanti eventi dell’epoca, alcuni di Escoffier e molti altri di grandi chef della brigata di cucina al lavoro sotto la sua guida – danno conto del rapporto di collaborazione e amicizia che si era instaurato tra Escoffier e Cavallito e saranno al centro del convegno “L’oro di Silvestro Cavallito – Collaboratore e primo discepolo italiano dello chef Auguste Escoffier” che si svolgerà a Cocconato il prossimo 21 giugno, a partire dalle 18, organizzato dall’associazione Antares.

L’evento si svolgerà all’Agriturismo Osteria della Pompa (Strada Maroero 47 Cocconato, Asti), che Cavallito iniziò a costruire negli anni Venti e inaugurò nel 1924, dopo aver trascorso molti anni in Inghilterra, dove aveva avviato la sua carriera di chef e aveva incontrato Escoffier. A quel tempo ormai, Cavallito era rientrato definitivamente in patria, ma la sua grande esperienza di cucina fatta al di là della Manica si rivela anche nei dettagli della progettazione di questo locale, il cui nome originale era “Bottiglieria della Pompa”, da una complessa opera ingegneristica in facciata che consentiva di spingere l’acqua fino al terzo piano e da lì, per caduta, ai servizi di quelli sottostanti. Oggi il locale è di proprietà di Adriano Cavallito, lontano parente di Silvestro: proprio ad Adriano fu consegnato, quando acquistò l’edificio, il carteggio tra il “cuoco dei re e re dei cuochi” e il suo avo, ristoratore di Cocconato.

All’incontro prenderanno parte il presidente europeo “Discepoli di Escoffier” Jean Alain FavreAldo Rodino, storico e consigliere dell’associazione I Discepoli di Escoffier, sezione Piemonte e Valle d’Aosta, i delegati dell’Accademia della Cucina Italiana Massimo Malfa e Alberto GoriaDonatella Clinanti, responsabile del Centro Studi dell’Accademia della Cucina Italiana. In apertura il saluto istituzionale del sindaco di Cocconato, Umberto Fasoglio e dell’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa.

Il convegno sarà moderato da Mario Averone.

Seguirà una cena a cura dell’Associazione “Discepoli di Escoffier”. Ecco il menù: aperitivo d’onore, crostino con fette di pane di Cocconato e robiola del Caseificio Balzi, prosciutto crudo del Salumificio Ferrero su grissino stirato a mano; servizio di cucina e credenza: ostriche Belon servite con germogli primaverili, paté di fagiano in crosta con gemme al passito di Moscato Stella Lucente, quiche lorraine, crespella ai porri di Cervere su vellutata di pomodoro, quaglia alla moda del Delfinato, pesca Melba, friandise di Fabrizio Galla e in chiusura Vermouth Classico Casa Martelletti.

Il servizio cantina sarà cura del Consorzio Cocconato – Riviera del Monferrato:

Chiaretto Monferrato Doc 2020 Vin Gris, Az. Agricola San Bartolomeo

Sauvignon Piemonte Doc 2021 Maciot, Azienda Biologica Demeter

Grignolino Asti Doc 2020 Poggio Ridente, Azienda Biologica

Monferrato Rosso Doc 2018 Rosa Bianca, Az. Agricola Marovè

Barbera Asti Sup. Docg 2018, Az. Agricola Nicola Federico

Malvasia di Castelnuovo Don Bosco Doc 2021, Az. Vinicola Dezzani