Visitare ex miniere, oggi riconvertite e trasformate, e’ nel nostro paese una forma di turismo relativamente nuova e in continua crescita. Molto sviluppato in altri paesi europei come Spagna, Polonia e Slovenia, in Italia ha destato l’interesse di molte persone di tutte le eta’, compresi i bambini, gia’ da qualche anno.
Secondo il progetto ReMi, promosso dall’Ispra – Istituto per la Protezione e Ricerca Ambientale – i siti minerari dismessi in attesa di essere trasformati sono circa 3.000, 375 solo in Piemonte. Nel 2015 e’ stata istituita, dalla Rete Nazionale dei Parchi e dei Musei Minerari Italiani, la Giornata Nazionale delle Miniere che mira a promuovere gli ex luoghi estrattivi, non piu’ in uso, attraverso visite ed eventi cosi’ da tramutare luoghi abbandonati in veri e proprie aree di interesse.
In uno scenario silenzioso popolato dalla biodiversita’ si possono ripercorrere le storie di minatori e di imprenditori che hanno passato gran parte della loro vita in queste cave buie, dotati di attrezzature, strumenti e spirito di sacrificio, e che hanno contribuito all’economia di un tempo mettendo spesso a repentaglio la loro vita.
Nella nostra regione sono diverse le ex miniere da visitare, vediamo quelle piu’ conosciute.
Ecomuseo delle Miniere e della Val Germanasca nel comune di Prali (Torino), e’ un sito di eccellenza, dove una volta si estraeva il talco, che ospita due cave Paola e Gianna che, con oltre 4 km di gallerie, sono considerate tra le piu’ belle e interessanti a livello internazionale. Negli edifici adiacenti e’ possibile visitare l’esposizione museale permanente, la sala video e l’Archivio Storico.
Miniera di Garida
Chiusa nel 1968, oggi questo complesso minerario e’ considerato patrimonio storico e geologico, uno sito litologico (che riguarda la roccia) di grande interesse. Situato in zona Forno di Coazze la temperatura interna, di circa 10 gradi, permette la creazione di un habitat perfetto per diverse specie animali. L’esterno e’ caratterizzato da una copertura di legno e sono presenti i vecchi carrelli e argani che trasportavano i materiali estratti.
Miniera della Guia
Aperta fino al 1961, era una cava di oro situata nella Valle Anzasca e precisamente in localita’ Fornarelli di Mucugnaga che oggi e’ diventata parte del museo delle Alpi. Il suo massimo picco di produzione fu durante le due guerre mondiali in particolar modo nel 1942 durante cui furono estratti 40.000 tonnellate di materiale grezzo, questa enorme attivita’ diede lavoro a circa 300 operai. Durante la visita, che si snoda su un percorso di 1,5 chilometri circa, si possono ancora ammirare frammenti di pirite aurifera (oro grezzo).
Cava di Marmo Verde di Cesana
Nell’area del Monte Crouzeau, di Bousson, di Roche Noire e Punta Rascià esiste una roccia di colore verde intervallata da un intreccio di venature bianche, la serpentinite, che ricorda molto il marmo. Questa cava esistente dagli anni 20 e’ stata attiva fino agli anni 70, ma ancora oggi al suo esterno si possono trovare vecchi macchinari e attrezzature che un tempo furono molto utili.
Sul percorso per arrivare alla cava ci si puo’ fermare alla Casa delle Lapidi che deve il suo nome alla presenza di numerose lastre che riportano diversi motti e incisioni.
Per effettuare le visite in sicurezza e’ importante seguire le indicazioni come adottare un abbigliamento consono alla temperatura che solitamente scendendo in profondita’ puo’ arrivare anche a 5/7 gradi, verificare che sia accessibile a tutti e indossare il casco con la luce che normalmente viene fornito presso il sito.