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Dai parchi ai cortili, dalle piazze ai giardini: tornano i Punti estivi

L’estate torinese si diffonde nei luoghi della quotidianità. Gli spazi pubblici si trasformano in ambienti di cultura, gioco e incontro grazie al ricco palinsesto di appuntamenti nei dieci punti estivi, individuati lo scorso anno con la seconda edizione del bando pubblico biennale indetto dall’assessorato alla Cultura attraverso la Fondazione per la Cultura Torino e con il sostegno di Intesa Sanpaolo.

“Anche quest’anno – dichiara l’assessora alla Cultura Rosanna Purchia – gli spazi pubblici e i luoghi della quotidianità si trasformeranno in palcoscenici all’aperto, per offrire a famiglie, giovani, anziani e turisti un programma culturale ampio e diversificato, realizzato con passione e competenza dalle associazioni e realtà culturali del territorio. Un ringraziamento particolare va a Intesa Sanpaolo, il cui sostegno rende possibile la realizzazione di un’iniziativa che contribuisce a fare di Torino una città viva, accessibile e culturalmente ricca, anche d’estate”.

Tra le attività proposte, spettacoli teatrali, concerti, cinema all’aperto, danza, laboratori per bambini e ragazzi, talk, seminari e iniziative a contatto con la natura animeranno l’estate torinese per tre mesi in tutta la città. Un programma culturale variegato, capace di coinvolgere pubblici diversi e promuovere l’accesso alla cultura in modo inclusivo, anche tramite iniziative gratuite o a costi ridotti.

Sul sito della Città di Torino, alla pagina www.comune.torino.it/eventi, sarà disponibile il calendario giorno per giorno delle iniziative, che sarà promosso in tutta la città anche attraverso la campagna di comunicazione “Torino, che spettacolo! Che bella estate!”.

LE ATTIVITÀ NEI DIECI PUNTI ESTIVI

Evergreen Fest 2025
Soggetto promotore: Associazione Tedacà
Luoghi: parco della Tesoriera (corso Francia 186-192)

Concerti e spettacoli, laboratori di pilates, shiatsu e pittura, musica classica, silent disco, presentazioni di libri, oltre ad attività rivolte a ragazzi, bambini e famiglie, tra laboratori di musical, danza, teatro e creatività, attività sportive, letture sul prato, giochi interattivi e di società, spettacoli di circo e magia.

Mappa Mundi
Soggetto promotore: Associazione Culturale Comala ETS
Luoghi: ex caserma La Marmora (corso Francesco Ferrucci 65), area pedonale di via Di Nanni, piazza Benefica

Serate di cinema all’aperto, concerti, eventi dedicati al ballo, serate di musica elettronica, spettacoli di stand-up comedy ed eventi teatrali, eventi di comunità e giornate legate allo sport e al gioco. Un palinsesto ricco e variegato, pensato per coinvolgere tutti i cittadini e i visitatori della città.

sPAZIO211 Open Air
Soggetto promotore: Associazione sPAZImUSICALI ETS
Luoghi: sPAZIO211 (via Cigna 211)

Nel cuore di Barriera di Milano, un ricco programma che coinvolgerà professionisti, artisti, giovani talenti, produttori, stakeholder e istituzioni in appuntamenti che spaziano tra spettacoli, incontri, workshop, podcast live, masterclass, talk, anteprime esclusive e street art.

Estate a Sud 2025 – I palchi di Mirafiori
Soggetto promotore: Fondazione della Comunità di Mirafiori Onlus
Luoghi: Casa nel Parco – Casa del Quartiere di Mirafiori sud (via Modesto Panetti 1), CPG (strada delle Cacce 36), Orti Generali (strada Castello di Mirafiori 38/15), TeatrAzionE (via Emanuele Artom 23), Punto 13 (via Arturo Farinelli 36/9), Cinema Teatro Agnelli (via Paolo Sarpi 111).

Un cartellone che intreccia molteplici linguaggi artistici, dalla musica al teatro, dal cabaret al cinema, passando per la danza, le arti circensi e i talk scientifici, affiancati da attività dedicate al benessere per adulti e anziani, proposte ludico-creative per bambini e famiglie e appuntamenti di divulgazione su scienza e attualità.

Hiroshima Sound Garden
Soggetto promotore: Hiroshima Mon Amour ETS
Luoghi: Hiroshima Mon Amour (via Carlo Bossoli 83)

Un programma che affronta tematiche diverse — dalla parità di genere all’uguaglianza, dalle questioni ambientali ai temi della pace, della giustizia e delle comunità — attraverso concerti, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche e incontri. Tra gli appuntamenti, omaggi a Pier Paolo Pasolini, Hayao Miyazaki, J.R.R. Tolkien e ai Nirvana, oltre al contest rap “Tecniche Perfette”.

Estate of Mind
Soggetto promotore: Banda Larga APS
Luoghi: parco del Valentino e Murazzi del Po

Un calendario variegato, tra cinema all’aperto, concerti, laboratori di movimento, presentazioni di libri in riva al fiume, poesia performativa, danza contemporanea e spettacoli multimediali e una festa finale che unisce i vari hub della rassegna.

La terrazza della felicità
Soggetto promotore: Associazione Nessuno APS
Luoghi: Polo culturale Lombroso 16 (via Lombroso 16)

Un programma articolato attorno a dieci tematiche chiave — dalla sostenibilità all’innovazione, dalla scuola al lavoro, fino alla terza età, alla salute e all’accesso alla cultura — esplorate attraverso un’ampia gamma di attività: presentazioni di libri, mostre fotografiche, dibattiti, laboratori, concerti, spettacoli per bambini, attività dedicate agli anziani e incontri di divulgazione.

Cinema in famiglia – XV edizione
Soggetto promotore: Associazione Culturale Zampanò
Luoghi: parco Rignon (corso Orbassano 200), parco Ruffini (viale Bistolfi 183), piazza Don Franco Delpiano, piazzale Mauro Rostagno, parco del Mausoleo della Bela Rosin (strada del Castello di Mirafiori 148/7)

Una rassegna cinematografica itinerante in cinque aree verdi della città, tra film di animazione, di avventura, fantasy, commedie, film d’essai e documentari.

Il coraggio di essere felici
Soggetto promotore: Stalker Teatro Soc. Coop.
Luoghi: Cortile officine CAOS (piazza Montale 14 bis/a), spazi interni di officine CAOS (piazza Montale 18/a)

Un fitto programma di appuntamenti tra serate di spettacolo dal vivo, con artisti locali e nazionali, alternati da appuntamenti pomeridiani o mattutini per grandi e piccoli, tra attività creative, letture animate, passeggiate nell’architettura e nella storia del quartiere e molto altro ancora.

Impatto Zero – Il palcoscenico sostenibile
Soggetto promotore: Fondazione Cantabile
Luoghi: Arena Manin Torino (scuola primaria Ludovico Muratori – I.C. Gino Strada, via Manin 18), Musica alla Spina (scuola primaria De Amicis – I.C. Regio Parco, vicolo Grosso 3)

Un palinsesto di concerti di ensemble, orchestre e cori, laboratori espressivi di canto, percussioni e coralità; proiezioni cinematografiche, incontri creativi e laboratori per la realizzazione di cortometraggi rivolti a ragazzi, giovani e adulti; spettacoli teatrali e laboratori per giovani basati sulla sostenibilità; incontri formativi e di confronto su cittadinanza e partecipazione, oltre a concerti dedicati alla sostenibilità.

TORINO CLICK

Pugaciòff, "luposki della steppaff”

Nella sua prima storia, “Il lupo della steppa” (“Cucciolo” n.10/1959), verrà presentato a Cucciolo e Beppe, che lo “adotteranno” come cane da guardia, da un buffo ometto, cosacco del Don, chiamato Ivan Ilià.In seguito assunse le fattezze di un animale antropomorfo ed eretto (come, del resto, fecero Cucciolo e Beppe), acquisendo anche il “dono” della parola, esprimendosi con un russo maccheronico esilarante ( il pane era il paneff, l’acqua acquoski, macchina macchinawsky, e così via…)

Pugaciòff, il “luposki della steppaff“, è un personaggio dei fumetti ideato nel 1959 da Giorgio Rebuffi che lo inserì, come comprimario, nelle storie di Cucciolo e Beppe, pubblicate dalle Edizioni Alpe. Gianpaolo Bombara, vicepresidente dell’associazione culturale ComixCommunity, sul sito di Rebuffi (morto a 86 anni,nel 2014 ) raccontò che alla guida della grande insurrezione cosacca sul finire del Settecento, c’era un rivoluzionario cosacco del Don, Emel’jan Ivanovič Pugačëv (talvolta italianizzato in Emiliano Pugaciòf ), dal cui nome, probabilmente,  Rebuffi si era ispirato per il suo personaggio. All’inizio, e per parecchio tempo, Pugaciòff si presentò come un vero e proprio canide a quattro zampe, capace di esprimersi solo attraverso la rappresentazione dei propri pensieri. Infatti, nella sua prima storia, “Il lupo della steppa” (“Cucciolo” n.10/1959), verrà presentato a Cucciolo e Beppe, che lo “adotteranno” come cane da guardia, da un buffo ometto, cosacco del Don, chiamato Ivan Ilià.In seguito assunse le fattezze di un animale antropomorfo ed eretto (come, del resto, fecero Cucciolo e Beppe), acquisendo anche il “dono” della parola, esprimendosi con un russo maccheronico esilarante ( il pane era il paneff, l’acqua acquoski, macchina macchinawsky, e così via…). Il “luposki della steppaff” era un personaggio dal carattere deciso, irascibile, sovversivo e “divorato” da una fame atavica. Il suo bersaglio preferito (e unico scopo della vita, al punto di volerselo mangiare, crudo o cotto) era il grasso malfattore Bombarda, antagonista storico di Cucciolo, Beppe e Tiramolla.

Il povero Bombarda– con il suo degno socio Salsiccia –, terrorizzato dal luposky, prese poi le sue contromisure, piazzando nella piscina del suo giardino una guardia del corpo efficacissima, lo squalo Geraldo. Il successo del lupo fu clamoroso, in Italia e all’estero.Tra il 1959 e il 1970 furono pubblicate un centinaio di storie sull’ albo “Cucciolo” e sugli “Almanacchi e Strenne di Cucciolo”, pubblicate da Edizioni Alpe. In seguito alla chiusura della casa editrice, a metà anni ottanta, altre storie videro la luce per conto della Vittorio Pavesio Production, sul Tiramolla di A. Vallardi Editore ed altri. Luciano Tamagnini, capo redattore della rivista “Fumetto”, presentando il volume “Pugaciòff & dintorni”, scrisse così del “luposki” : “..forse è proprio perché Pugaciòff non rinuncia ad essere se’ stesso che ancora oggi è fresco e vivace. […] E allora “Attenti al lupo”, cioè attenti a non dimenticarlo perché è uno dei più bei personaggi dell’immaginario italico e perderlo sarebbe come perdere un po’ di noi stessi”. Parole sante, anzi – per dirla come il lupo della steppa –  “parolaski santeff”.

Marco Travaglini

Maschile e femminile nel mondo del vino

Un pomeriggio di incontri al Circolo dei Lettori  a Torino lunedi 9 giugno alle 18 nella Sala Biblioteca all’insegna della cultura del vino, contraddistinti dalla presentazione del libro di Maria Luisa Alberico, giornalista, docente sommelier e membro del Comitato Direttivo del Centro PannunzioVino è Donna da baccante a sommelier” Edizioni Pedrini. In dialogo con l’autrice la giornalista Franca Giusti e l’editore, Ennio Pedrini.

Il libro è il risultato della personale riflessione dell’autrice sul mondo del vino al femminile, frutto di oltre un ventennio di esperienza professionale come presidente dell’Associazione Donna Sommelier Europa. Il saggio si interroga sul rapporto odierno tra la Donna e il Vino e si sofferma sulla spinta verso un ritorno tutto al femminile ad attività che coinvolgono la Natura ed in particolare proprio quelle attività che si ricollegano al vino. In questa nuova propensione le donne mettono in gioco componenti quali empatia, cura, accoglienza e consapevolezza del proprio autonomo impegno, doti che richiedono di essere esplorate alla luce di in un passato che trae le sue chiavi di lettura nell’antropologia e nel mito, tanto che, questa è la tesi, il vino è, in modo originale e speciale, arcaicamente/archetipicamente donna.

Nel saggio si intersecano aspetti storici, antropologici e mitologici in vista di una nuova “alleanza” dei generi,proprio attraverso il mondo del vino e a favore dell’ambiente, della Natura e dei suoi frutti.

E proprio il tema dell’incontro tra maschile e femminile sarà lo spunto per una conversazione a più voci con l’esperienza diretta di una coppia di produttori, Cristina Marchisio e Federico Signetti dell’azienda Vignevolute di Montà d’Alba che ripercorreranno la loro vicenda familiare quale esempio affermativo di nuova “alleanza” nel mondo affascinante del vino, della sua storia, del suo territorio.

Al termine dell’incontro brindisi con lo spumante Brut metodo classico “ Diecigiugno.

Dott. Enrico Riggi: Tutto quello che c’è da sapere sugli Antiossidanti  

Iniziamo dalle basi: cosa sono esattamente gli antiossidanti?
“Gli antiossidanti combattono i radicali liberi (ROS) che sono i prodotti di scarto delle reazioni chimiche dell’organismo, si tratta di piccole particelle molto aggressive responsabili dell’ossidazione cellulare che è causa del nostro invecchiamento, più queste particelle aumentano maggiormente i nostri tessuti faticano. Come fare per sapere quale è il nostro grado di ossidazione? Molto semplice, sottoponendosi a due esami del sangue, il d-ROMs test che ci dice quanti radicali liberi abbiamo nel sangue e il BAP test che misura la capacità del nostro organismo di difendersi dai radicali liberi”.
Quali sono le principali fonti di antiossidanti?
“Tutti gli alimenti con polifenoli, frutta e verdura, soprattutto quelle colorate, frutti di bosco, melograno, pomodori, l’uva e poi il pesce, gli Omega 3, le noci. I radicali liberi cercano stabilità sottraendo elettroni ad altre molecole, danneggiandole. Gli antiossidanti reagiscono con reazioni chimiche di ossido riduzione “.
È vero che possono aiutare a prevenire alcune malattie?
“Certo, una dieta ricca di antiossidanti può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, Alzheimer e tante altre, praticamente tutte perché se un tessuto è ossidato si ammala più facilmente, esiste una predisposizione genetica per cui un organo è più debole di altri. Sfatiamo però il mito che possano essere tutti assunti solo con l’alimentazione; purtroppo la qualità del cibo non è quella di una volta ma soprattutto le dosi sono importanti, per assumere un grammo di vitamina C dovrei mangiare 12 arance, avremmo tutti la glicemia alle stelle ed è così che entrano in gioco gli integratori”.
Esistono rischi legati ad un eccesso di antiossidanti?
“Tutti gli antiossidanti presi in eccesso possono interferire con alcuni processi fisiologici e ossidare facendo quindi l’effetto contrario, andrebbero assunti a cicli di tre mesi se c’è una necessità dimostrata, per questo sarebbe bene sottoporsi ai test di cui parlavo prima”.
 Ci sono ricerche e studi promettenti in questo settore?
“Proprio la scorsa settimana sono stato ad un convegno a Barcellona dove si è molto discusso del nuovo Omega 11, dotato di un gran potere antinfiammatorio e antiossidante anche se preso a dosi minori rispetto agli altri antiossidanti. Interessante anche la ‘nutrigenomica’, vale a dire come gli alimenti influenzano l’espressione dei nostri geni”.
Esiste una relazione tra stress ossidativo e malattie croniche ?
“L’ossidazione fa partire le malattie croniche per le quali siamo più predisposti, per questo è importante assumere integratori validi, fra questi cito i fondamentali: la vitamina C, la D, la E, il resveratrolo, l’astaxantina, l’acido lipoico, il glutatione, gli Omega 3 ( antiossidanti indiretti) e il NAD per via endovenosa “.
Un discorso a parte meritano gli antiossidanti per il benessere del nostro cervello, come mantenerlo in salute?
“Prima di tutto consiglio di dormire bene e a sufficienza, di mangiare bene, no quindi ai cibi ultraprocessati, e di usare integratori come l’acido alfalipoico, la colina, la fosfatidilserina, la carnitina che permette l’ingresso di energia nelle cellule cerebrali, la carnosina che ci aiuta a ‘lavare’ il cervello da tutti gli zuccheri che vi si annidano e che sono tra i maggiori responsabili delle malattie neurodegenerative e infine il fattore BDNF per nutrire le nostre cellule cerebrali e promuoverne la crescita, una sorta di ‘fertilizzante’ per il cervello “.
Didia Bargnani

Il Mocha Mousse e i suoi abbinamenti. 1^ parte

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Proseguiamo a parlare del Colore dell’anno 2025, il Mocha Mousse, tonalità di marrone della quale ora, anche grazie alla sua diffusione, abbiamo ben percepito l’esistenza e stiamo conoscendo la versatilità.

Proprio questa è la caratteristica principale di questo colore: riuscire ad assumere connotazioni e, quindi, veicolare messaggi diversi a seconda degli abbinamenti con altri colori. E’ straordinario, se consideriamo che il Mocha Mousse è già di per sé un colore con caratteri originali, dei quali si è detto all’articolo precedente: un colore classico, raffinato, sofisticato.

Come si abbina il Mocha Mousse per avere effetti diversi?

Il carattere classico e senza tempo viene enfatizzato dagli abbinamenti con il marrone cioccolato, con marroni freddi, con i taupe, i crema, i beige, i cipria. L’abbinamento con i taupe e i cipria trasmette tranquillità. Gli abbinamenti con il cioccolato, il beige, il crema denotano maggiore personalità. Tutti sono sofisticati. Altrettanto lo è quello tra Mocha Mousse e il nero: splendido e sofisticato, trasmette autorevolezza.

Importante avere presente che possiamo abbinare il Mocha Mousse sia a colori caldi sia a colori freddi e, in tema di abbigliamento – di cui si occupa questa rubrica – mai si possono indossare più di tre colori, in proporzione diversa, accessori compresi. Questo non è un dettaglio, ci aiuta a comprendere perché talvolta, guardandoci allo specchio, notiamo “qualcosa che non va”. Se riguarda il colore, può essere l’abbinamento, la proporzione tra i colori o la loro collocazione nella figura.

Altrettanto raffinati – e meno scontati – possono essere alcuni abbinamenti del Mocha Mousse con colori non in tonalità o non neutri.

Penso alle tante tonalità del rosa, fredde e calde. Ne ho scelte tre, che ravvivano il Mocha Mousse mantenendolo elegante, senza tempo e aggiungendo una nota di sottile vivacità. Come scegliere quello migliore per ciascuno? Sulla base della classificazione secondo l’Ora del Giorno, di cui ho scritto. Le nostre caratteristiche fisiche, insieme alle preferenze, ci indicheranno la tonalità (in questo caso del rosa) da scegliere.

Altra scelta da suggerire: il blu. Anche qui vi mostro tre tonalità di blu molto diverse tra loro da abbinare al Mocha Mousse per un effetto di contrasto sofisticato. Quale scegliere? Dipende dalle vostre caratteristiche. E il blu, anche nelle fantasie, è splendido con il Mocha Mousse anche nella stagione estiva, della quale parleremo nel prossimo articolo

Chiara Prele

 

 

Associazione Socratè: Cultura e Inclusione con Maria Antonietta Floscio

L’Associazione Socratè, attiva sul territorio da diversi anni, si distingue per il suo impegno nella promozione della cultura, del pensiero critico e dell’inclusione sociale. Fondata su valori di dialogo, partecipazione e crescita collettiva, l’associazione organizza regolarmente incontri, laboratori e progetti formativi aperti a tutte le età e provenienze.

Figura centrale dell’associazione è Maria Antonietta Floscio,Presidente e fondatrice,volontaria, attivista culturale, che con passione guida le attività di Socratè. Il suo approccio unisce rigore pedagogico e umanità, con l’obiettivo di offrire spazi di confronto e riflessione accessibili e stimolanti.
Grazie a Socratè, molte persone hanno trovato un luogo dove esprimersi liberamente, approfondire temi filosofici, letterari e sociali, e soprattutto sentirsi parte di una comunità attiva e accogliente. Un’associazione che, proprio come il filosofo da cui prende il nome, crede che la vera crescita passi dal dialogo.

Enzo Grassano

Intervista “a cuore aperto” con i fondatori di Vintage Boutique: dove il tempo si ferma per raccontare

Informazione promozionale 

È un’estensione della nostra identità. Vintage Boutique è indipendenza, creatività, responsabilità. È un sogno che prende forma ogni giorno, una passione che si fa concretezza. Qui, ogni oggetto è un frammento di tempo che trova nuova vita

1. Come è nata l’idea di aprire un negozio di oggetti usati e vintage?
L’idea è nata lentamente, quasi in punta di piedi, ma ha radici profonde. Da oltre dieci anni, siamo appassionati del mondo dell’usato: mercatini, fiere, piccoli negozi nascosti in angoli d’Italia e d’Europa. Ogni viaggio era l’occasione per scovare un pezzo raro, un oggetto che parlava da sé. Alcuni li abbiamo tenuti, altri venduti online. Poi, un giorno, ci siamo guardati e ci siamo detti: “Perché non trasformare questa passione in qualcosa di più grande?” In un momento di stallo lavorativo, in cui sentivamo di non essere valorizzati nonostante l’impegno costante, abbiamo deciso di cambiare rotta. Vintage Boutique è nata così: dal desiderio di dare forma e dignità a ciò che ci emoziona.

-. C’è un ricordo speciale legato ai primi giorni dell’attività?
Assolutamente sì. Ricordiamo con tenerezza la nostra prima vendita, avvenuta addirittura prima dell’inaugurazione ufficiale. Un ragazzo era venuto a installare il sistema antitaccheggio e, mentre lavorava, ha notato una conca in rame. Ne è rimasto colpito e l’ha voluta subito. Quel gesto, così spontaneo, è stato per noi un piccolo segno: stavamo andando nella direzione giusta.

– Cosa rappresenta per voi il negozio, al di là del lavoro?
È un’estensione della nostra identità. Vintage Boutique è indipendenza, creatività, responsabilità. È un sogno che prende forma ogni giorno, una passione che si fa concretezza. Qui, ogni oggetto è un frammento di tempo che trova nuova vita.

 


 

La scelta degli oggetti: tra intuito e storie nascoste

-. Come scegliete gli oggetti da esporre?
Ci lasciamo guidare dall’emozione e dall’occhio allenato dall’esperienza. Alcuni oggetti parlano da soli: hanno una bellezza intrinseca, una storia che sembra sussurrare da ogni graffio, da ogni dettaglio. Non abbiamo un criterio rigido, ma ci fidiamo del nostro istinto, dell’armonia che ogni pezzo riesce a creare nel contesto del negozio.

-. Il pezzo più raro o curioso che vi è passato tra le mani?
Ne abbiamo avuti tanti, e ognuno con il suo fascino. Ricordiamo clienti che ci hanno portato oggetti convinti che fossero comuni, e che si sono stupiti nello scoprire di possedere veri tesori. Un vaso Venini firmato da Giò Ponti, una statua art déco di Sandro Vacchetti, la prima edizione del Pendolo di Foucaultfirmata da Umberto Eco… sono solo alcuni esempi. Oggetti che, oltre al valore economico, portano con sé storie importanti.

– C’è un oggetto al quale siete particolarmente affezionati?
Sì, collezioniamo le edizioni italiane de La fattoria degli animali di George Orwell, e custodiamo con cura la prima edizione del 1947. È molto più di un libro: è un’allegoria potente della società, un racconto travestito da favola che continua a emozionarci ogni volta che lo rileggiamo.

– Quanto è importante per voi trasmettere la storia degli oggetti ai clienti?
È fondamentale. Quando possiamo, cerchiamo di conoscere la provenienza degli articoli. A volte ce la raccontano, altre volte riusciamo a intuirla. E ogni volta che condividiamo quella storia con un cliente, vediamo i suoi occhi brillare. È come se l’oggetto acquistasse un’anima. Un oggetto usato può avere meno valore commerciale, ma un oggetto vissuto… quello ha un valore inestimabile. Pensiamo all’orologio di Butch in Pulp Fiction: è la storia a renderlo insostituibile.

 


Il significato del vintage: un viaggio emotivo nel tempo

-. Cosa significa per voi “vintage”?
Per noi, vintage significa emozioni del passato da rivivere nel presente. È la possibilità di toccare la memoria, di riconnettersi con epoche, sogni e stili che continuano a vivere, anche se il tempo è andato avanti.

-Che tipo di atmosfera volete ricreare nel negozio?
Un ambiente caldo, accogliente, rilassato. Vorremmo che le persone si sentissero libere di esplorare, di lasciarsi stupire. In un supermercato entri, prendi ciò che ti serve ed esci. Qui, invece, non sei tu a scegliere: è l’oggetto che ti trova. Quell’incontro inaspettato è la vera magia.

-. Che tipo di viaggio volete far vivere al cliente che entra?
Un viaggio tra emozioni, ricordi e bellezza. Un piccolo tuffo in altre epoche, in cui ogni oggetto può accendere una scintilla, risvegliare un ricordo o ispirare qualcosa di nuovo. Vogliamo che, uscendo dal negozio, le persone si sentano arricchite, non solo di oggetti ma di storie.

– C’è uno stile o una decade che amate particolarmente?
Seguiamo le tendenze più apprezzate nel settore, ma al centro c’è sempre il gusto del cliente. Più che proporre ciò che ci piace, cerchiamo di capire e anticipare ciò che emoziona chi ci visita.


 

Clienti, connessioni, emozioni

– Che rapporto avete con i vostri clienti?
Cerchiamo sempre di offrire competenza e umanità. Spesso, nei nostri scambi, impariamo anche noi: ci sono collezionisti esperti che ci insegnano tantissimo. Il bello di questo lavoro è che non ci si annoia mai, e non si smette mai di imparare. In negozio si crea un’atmosfera quasi familiare: si chiacchiera, si scambiano storie, si condividono passioni. È questo che rende Vintage Boutique diversa: il lato umano.

– Cosa vi emoziona di più quando qualcuno trova “l’oggetto perfetto”?
Veder brillare gli occhi di chi ha trovato un pezzo che sente suo è una gioia pura. È come se l’oggetto avesse aspettato proprio quella persona. È un momento che ci conferma che stiamo facendo qualcosa di vero.

– Avete un aneddoto che vi è rimasto nel cuore?
Certo. Una volta un bambino di otto anni è rimasto affascinato da una scacchiera artigianale. Gli abbiamo raccontato la leggenda dell’ inventore degli scacchi e dei chicchi di riso raddoppiati, e lui ci ha ascoltati a bocca aperta. Abbiamo poi giocato una partita con lui – e abbiamo quasi perso! Alla fine, la mamma gli ha regalato una bellissima scacchiera in legno. Quella artigianale, invece, è finita nelle mani di un ragazzo che sicuramente ne ha apprezzato il valore estetico e simbolico. Sono questi momenti che fanno la differenza.

 


 

Guardando al futuro

– Cosa vi spinge ogni giorno in questa avventura?
La passione. L’idea di dare nuova vita agli oggetti, la gioia di scoprire qualcosa di raro, di entrare in contatto con persone che condividono questo amore per il passato. Ogni giorno è diverso, ogni giorno ci insegna qualcosa.

– Come si è evoluta la vostra passione nel tempo?
All’inizio era una curiosità, poi è diventata una ricerca, un mestiere, uno stile di vita. Ora è un progetto concreto, con una visione chiara: rendere Vintage Boutique un punto di riferimento per chi ama l’autenticità.

-Come immaginate il futuro del vostro negozio?
Sogniamo in grande: espandere l’attività, assumere persone capaci e appassionate, creare un marchio riconoscibile, costruire un’identità solida. E, perché no, portare questo modello anche all’estero, dimostrando che la bellezza delle cose vissute è universale

Se potesse dare un messaggio a chi entra per la prima volta , cosa direbbe ?

Benvenuti ! entrate a curiosare…

 

 www.vintageboutique.it

Instagram: a questo link (vintageboutique.usato)

Tra natura e quota, Giovanni Storti sopravvive alle Alpi Apuane

Dopo il successo ottenuto al Trento Film Festival e l’avvio di un tour promozionale, arriva in anteprima regionale per il Piemonte, a Torino, il documentario “tra natura e quota – Giovanni Storti sopravvive alle Alpi Apuane”, scritto e diretto da Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon, prodotto da Cineblend in collaborazione con il Club Alpino Italiano CAI.

La proiezione è in programma lunedì 9 giugno alle 19 presso il Cinema Massimo di Torino, in concorso al 28esimo Festival Cinema Ambiente, alla presenza dei registi. Il documentario rappresenta un intenso viaggio visivo ed emotivo nel cuore delle Alpi Apuane, un territorio affascinante e impervio attraverso lo sguardo e l’esperienza di Giovanni Storti, noto attore italiano e grande appassionato di montagna. Con la sua consueta ironia e sensibilità, Storti accompagna lo spettatore in un percorso narrativo che affronta due tematiche di grande rilevanza e attualità, quali la tutela della biodiversità e la riduzione del rischio in ambiente montano. Nel corso del racconto si alternano le voci di esperti del territorio, Alessio Piccioli, Presidente della struttura operativa Sentieri e cartografie del CAI, Andrea Ribolini, dottore forestale e guida ambientale escursionistica, Elena Alberti biologa dell’orto botanico Pellegrini Ansaldi, Gionata Landi, guida alpina e tecnico del Soccorso Alpino, Alberto Grossi, esperto ambientale e Veronica Pierotti, Presidente della sezione CAI di Forte dei Marmi. Gli autori Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon, con il supporto di Cineblend Srl e la piena collaborazione del Club Alpino Italiano, dopo aver registrato il pieno interesse del pubblico in occasione delle centinaia di proiezioni del documentario sulla tragedia della Marmolada e sul mondo del Soccorso Alpino, hanno ritenuto necessario ritornare a parlare di ambiente e sicurezza in montagna, questa volta con leggerezza e ironia. Si tratta di due temi che sono stati vissuti, invece, in modo drammatico nel precedente lavoro “Marmolada 03 – 07 – 22”. Riflettere sul mondo montano in evoluzione, per effetto dell’antropizzazione o l’innalzamento delle temperature, e capire che per frequentarlo è necessario aggiornare le proprie conoscenze e attrezzature, è un argomento cui bisognava dare risposta, e la persona che più di tutte poteva portare questi argomenti al vasto pubblico con ironia e spensieratezza era Giovanni Storti. Un’ occasione per scoprire con ironia un territorio selvaggio e riflettere sui problemi che ne minacciano la conservazione. Filo rosso di questa avventura è la biodiversità, concetto coniato nel 1988 dall’entomologo Edward Wilson: l’interconnessione magica fra individui di tutte le specie che, come ricorda lo stesso Storti: “può essere definita come la ricchezza di vita sul nostro pianeta”. Secondo fil rouge è la riduzione del rischio in montagna, qui introdotta grazie all’ironia del comico, con il giusto equilibrio tra leggerezza e profondità. L’obiettivo è aiutare il pubblico e prendere consapevolezza di questo delicato tema, soprattutto in un momento di grande mutamento per il territorio.

Tra le giornate di questo percorso, nella prima si sarò immersi nelle fragranze dell’Orto Botanico Pellegrini Ansaldi, per poi arrivare, nel pomeriggio, al rifugio Puliti. La seconda giornata è dedicata al Monte Nona, il terzo giorno alla mitica ferrata del Monte Procinto, la più antica d’Italia.

 

Mara Martellotta

Zoom Torino inaugura “Farmland”

La nuova fattoria didattica immersiva dove la natura incontra la sostenibilità

 

Il bioparco Zoom amplia la propria offerta educativa e naturalistica con una grande novità per il 2025, Farmland, la nuova fattoria didattica immersiva all’interno dei Giardini Meraviglia, l’area tematica dedicata alla sostenibilità inaugurata lo scorso anno e già sede dell’Oasi delle Farfalle.

Farmaland, con una superficie di oltre 3 mila metri quadrati, rappresenta un vero e proprio viaggio nella natura e nelle tradizioni agricole, pensato per adulti e bambini. Qui i visitatori potranno entrare in contatto diretto con gli animali da fattoria, in un percorso walking through immersivo, dove scoprire l’importanza della specie da allevamento e dell’agricoltura locale, con un’attenzione speciale ai temi della sostenibilità e biodiversità rurale. Si tratta di un nuovo habitat che rappresenta molto di più di una fattoria, è un laboratorio a cielo aperto dove bambini, famiglie e scuole possono conoscere da vicino il mondo rurale e le pratiche sostenibili che lo preservano. L’interazione con gli animali diventa strumento di apprendimento attivo stimolando curiosità, empatia e rispetto per la natura.

Con l’inaugurazione di Farmland, Zoom Torino conferma la propria missione di educare divertendo, promuovendo la conservazione della specie, la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale e una nuova consapevolezza ambientale.

Oltre alle specie già presenti nel parco, come lama, alpaca e capre tibetane, Farmland ospita nuove razze affascinanti e cariche di valore educativo:

la pecora Texel, originaria della costa del Mare del Nord, una razza ovina rinomata per la sua lana pregiata e per la produzione di un formaggio artigianale presidio Slow Food;

la pecora d’Ouessant, la più piccola razza ovina al mondo, proveniente dalla Bretagna, docile e curiosa, è perfetta per attività didattiche. Simbolo di resilienza, è stata salvata dall’estinzione negli anni Settanta. Infine l’asino, straordinariamente intelligente, riflessivo, dotato di grande memoria, è un compagno fidato ed empatico, il cui latte è noto per essere simile a quello umano.

Farmland ospita trenta animali, distribuiti in diverse aree, l’area walk-in di capre tibetane e pecore d’Ouessant (14 capre e 6 pecore), l’area asinelli due esemplari, Pecore Texel 4 esemplari; area lama e alpaca 2 lama e 5 alpaca

La Salvia Bianca del Cielo di Nut

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Purificazione degli ambienti e connessione con il sacro

L’uso della Salvia Bianca per purificare gli ambienti, sempre più diffuso anche in Italia, trae la sua origine dalle tradizioni sciamaniche di oltre oceano. Questo rituale antico ha attraversato i confini del tempo e delle culture, arrivando fino a noi come una chiave spirituale per liberare gli spazi (e noi stessi) da energie negative, pensieri pesanti e vibrazioni che non ci appartengono.

La salvia bianca (Salvia apiana) è molto più di una semplice pianta: è un ponte tra il visibile e l’invisibile, usata da secoli dalle popolazioni nativo-americane nei rituali di guarigione, protezione e connessione con il sacro. Per loro ogni foglia è un dono della Terra, ogni voluta del suo fumo un messaggio che sale al cielo.

Al Cielo di Nut (via Madama Cristina 80 bis/g a Torino), puoi trovare una perfetta Salvia Bianca Sacra che arriva a te carica di sole, di vento e di mistero. Raccolta secondo i ritmi naturali, essiccata con rispetto, pronta per accompagnarti in ogni rito di purificazione, centratura e rinascita spirituale.

Il Fumo che Guarisce: Il Rituale Magico della Purificazione con la Salvia Bianca

La pratica è semplice, ma carica di significato. Si accende l’estremità di un mazzetto di salvia bianca essiccata (smudge) finché inizia a fumare. Con lentezza e intenzione, si guida il fumo lungo le pareti, negli angoli nascosti, attorno agli oggetti e a se stessi. Alcuni recitano preghiere, altri affermazioni: l’importante è l’intenzione con cui si compie il gesto.

È anche importante procedere in senso antiorario sia all’interno degli ambienti (quindi dalla porta di accesso della stanza verso destra) sia intorno agli oggetti e alle persone, muovendo lo smudge fumante con piccole rotazioni della mano sempre in senso antiorario. La rotazione in questa direzione infatti contiene un forte impulso di allontanamento, di eliminazione, che è proprio ciò che vogliamo ottenere con questo rituale. Per lo stesso motivo è importante effettuare la purificazione durante la luna calante e potremmo quindi programmare una pulizia periodica mensile seguendo il ciclo della luna. Tutto deve convergere il più possibile verso lo scopo che vogliamo raggiungere: il momento, la direzione, il nostro focus.

La purificazione va effettuata con le finestre chiuse, in modo che il fumo possa fare il suo lavoro con profondità arrivando in tutti gli angoli dell’ambiente. Al termine, dopo qualche minuto, si aprono le finestre per consentire a tutto ciò che è stato smosso di allontanarsi.

È importante ricordare che non è solo il fumo in sé a purificare, ma l’energia dell’intenzione, il desiderio profondo di liberazione e rinascita. Anche se studi moderni hanno dimostrato che la combustione di questa pianta sprigiona composti antibatterici e può contribuire a sanificare l’aria, l’effetto più potente resta quello invisibile: una sensazione di leggerezza che si percepisce subito dopo, come se la casa – o l’anima – avesse respirato a fondo per la prima volta dopo giorni.

Molti riferiscono una chiarezza mentale maggiore, un sonno più profondo, o semplicemente un senso di pace difficile da descrivere. È come se il fumo portasse via con sé le ombre invisibili che ci seguivano senza che ce ne accorgessimo.

Quando e Perché Usarla

La salvia bianca può essere efficacemente bruciata dopo una discussione per ristabilire l’armonia, in una nuova casa per “ripulire” le energie del passato, prima di una meditazione per facilitare la concentrazione o, semplicemente, quando sentiamo che qualcosa non va e non sappiamo spiegare cosa.

Al Cielo di Nut puoi trovare la salvia bianca legata in mazzetti (smudge) da sola o in abbinamento con altre piante: rosmarino, eucalipto, lavanda.

Con il rosmarino, archetipo Sole

Salvia bianca e rosmarino non sono semplici erbe. Sono antichi alleati, portatori di saggezza e guarigione. Nei loro profumi si nasconde la voce della Terra, e nel loro fumo la possibilità di ritrovarsi, più centrati, più puliti, più forti. Bruciarle insieme è come chiamare due guardiani: uno che scaccia le ombre, l’altro che accende la luce. Un gesto semplice, ma sacro. Un piccolo atto di magia quotidiana che rinnova corpo, casa e spirito.

C’è qualcosa di antico e misterioso che accade quando il fumo di salvia bianca incontra il profumo resinoso del rosmarino. Come due spiriti vegetali che si riconoscono, queste piante sacre intrecciano le loro energie in un rito potente di purificazione, protezione e risveglio interiore. Nel silenzio del rituale, le loro essenze si fondono: la salvia scaccia, il rosmarino chiama; una libera, l’altro fortifica. Insieme formano un incantesimo aromatico che non solo purifica l’ambiente, ma anche l’anima. Il Rosmarino veniva bruciato nell’antichità nei templi greci e romani come incenso sacro. È simbolo di memoria, protezione e chiarezza mentale. Ha la capacità di “chiudere” energeticamente gli spazi dopo un rituale. Quando si uniscono, questi due spiriti vegetali offrono un rito completo: la salvia bianca pulisce e dissolve, il rosmarino consacra e rafforza.

Con l’eucalipto, archetipo Marte

Con questa combinazione, nel cuore del fumo sacro dove l’aria vibra di memoria e rinnovamento, si incontrano due piante straordinarie: la salvia bianca, custode del fuoco purificatore, e l’eucalipto, spirito dell’aria che guarisce. Insieme, creano un rituale di profonda pulizia energetica e rigenerazione spirituale, che agisce come un soffio di luce nelle stanze dell’anima.

La Salvia Bianca (Salvia apiana) contiene gli elementi Terra e Fuoco: radicata, intensa, dissolvente. Bruciandola, sciogliamo pesi invisibili: emozioni represse, pensieri ossessivi, energie altrui rimaste attaccate.

L’Eucalipto, invece, porta con sé lo spirito dell’Aria e dell’Acqua. Le sue foglie sono balsamiche, fresche, penetranti: aprono il respiro, liberano i polmoni, calmano la mente. Nell’ambito spirituale, l’eucalipto guarisce le ferite del cuore e rafforza il campo energetico, portando chiarezza dove prima c’era confusione.

Usare salvia bianca ed eucalipto in un unico rituale amplifica gli effetti della purificazione. La salvia libera, l’eucalipto ricarica. È come pulire un tempio interiore e poi riempirlo di ossigeno divino. Questa combinazione è perfetta quando ci sentiamo scarichi, emotivamente “contaminati” o ansiosi, desideriamo chiudere un ciclo emotivo o una relazione tossica, cerchiamo guarigione dopo una malattia, un trauma o una perdita; desideriamo creare uno spazio sacro, calmo e protetto.

Con la lavanda, archetipo Luna-Mercurio

Lavanda e salvia bianca sono come lo yin e lo yang dell’energia sottile — l’una calma e armonizza, l’altra libera e purifica. Insieme, diventano un rito profondo di guarigione del cuore e dell’anima. C’è un tipo di magia che non abbaglia, ma sussurra. Una magia fatta di piccoli gesti, di aromi che curano e di fumo che danza come un incantesimo nel vento. Quando la salvia bianca incontra la lavanda, nasce un rituale di purificazione unico: potente e gentile, liberatorio e avvolgente, come un abbraccio che scioglie le ombre. La lavanda è dolce, ma non debole. È una guaritrice gentile, con una forza che penetra in profondità. I suoi fiori blu-violacei parlano il linguaggio della pace, della protezione e dell’amore. Bruciata insieme alla salvia, la lavanda riequilibra il cuore, calma la mente e protegge lo spazio appena purificato, sigillandolo con un velo di serenità.

Salvia bianca e lavanda sono perfette quando sentiamo il bisogno di purificare l’ambiente senza creare spazi “vuoti”, ma colmandoli di dolcezza, lasciare andare qualcosa o qualcuno con amore, calmare ansia, nervosismo o insonnia energetica, creare uno spazio sacro prima della meditazione o di una lettura di tarocchi.

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In un mondo frenetico, il rituale della salvia – da sola o in abbinamento con altre erbe – è un invito a fermarsi, a riconnettersi con il proprio spazio sacro, interiore ed esteriore. È una magia semplice, ma potente, che chiunque può compiere. Non servono strumenti complessi o formule arcane: solo le piante, un fuoco e la volontà di rinascere, ancora una volta, più leggeri e più liberi.

E quando il fumo svanisce, resta il silenzio. Un silenzio nuovo, sacro. Resta la casa che respira. Resta la tua anima, più vicina alla luce.

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