lifestyle

Pasquetta in cascina

Per il quarto anno consecutivo, la Pasquetta si è trasformata in un’occasione per camminare in compagnia e mantenere un equilibrio fisico dopo i giorni di festa. Cammini Divini, in collaborazione con la cascina Paola di Coniolo, hanno così organizzato questo evento naturalistico e paesaggistico senza dimenticare l’aspetto della degustazione dei prodotti locali di propria produzione, dai vini ai dolci a base di nocciola del Piemonte. Il gruppo variopinto di escursionisti provenienti dal casalese, ma anche dal novese, torinese, vercellese e alessandrino, sono partiti poco dopo le 15, e dopo essere usciti dalla cascina ospitante si sono diretti alla chiesa di San Clemente al Torcello, ormai abbandonata e immersa nella vegetazione. Dopo una breve pausa per ammirare i panorami sul territorio del casalese, si è proseguito fino ad arrivare alle prime case di Rolasco, per  poi andare oltre lungo una facile strada bianca in cima a una collina, da cui la vista spaziava a 360⁰ dalle colline del Monferrato alla pianura del vercellese. Si è proseguito poi tra i verdi prati, da cui spuntavano numerose orchidee selvatiche, presso cui ci si è potuti fermare per scattare qualche foto ricordo. Iniziava quindi una discesa presso uno stretto e tortuoso sentiero in mezzo alla fitta vegetazione, che ha riportato il gruppo a fondo valle, nei pressi dell’impianto di motocross. L’escursione è terminata con il ritorno il cascina, dove ad attendere i partecipanti c’era una giovane equipe di collaboratori che aveva approntato l’area ristoro e che dava inizio agli assaggi di vini Barbera e Merlot rigorosamente della casa, e altri prodotti locali accompagnati dai dolci costituiti dalle nocciole dell’azienda agricola Paola, terminando in bellezza la giornata di Pasquetta all’insegna del sole e dell’allegria.

Mara Martellotta

Messer Tulipano, biglietti scontati

 Castello di Pralormo

XXV EDIZIONE FINO AL 1 MAGGIO 2025

PREZZO DEI BIGLIETTI RIDOTTO FINO AL TERMINE DELLA MANIFESTAZIONE

Un grande regalo per i visitatori di Messer Tulipano che quest’anno compie venticinque anni: da domani, giovedì 24 aprile fino alla chiusura della manifestazione, giovedì 1 maggio, per tutti coloro che vorranno godersi gli ultimi giorni della fioritura, il biglietto sarà scontato a 9 euro anziché 12. I bambini dai 5 ai 12 anni pagheranno 5 euro mentre sotto ai 4 anni il biglietto è gratuito. 

Il piantamento è sempre rinnovato nelle varietà e nel progetto-colore, ed ospita tra le tante varietà curiose, una collezione di tulipani botanici ma anche un percorso nel sottobosco dedicato ai tulipani conosciuti già dal 1600, come le varietà botaniche che possono considerarsi le ”antenate” dei tulipani. Si tratta di tulipani che nascono nei boschi, soprattutto in Asia ed in genere sono alti solo dai 15 ai 20 cm, con foglie sottili.

Quest’anno si rievocheranno le 25 edizioni con i loro temi particolari. Sarà sviluppata la storia del tulipano, partendo dal 1600, quando in Olanda scoppiò la ”febbre del tulipano” con costi altissimi per ogni bulbo, che valeva come un casa…infatti gli olandesi si indebitarono per comprarli alle aste.

Questa follia durò fino al 1630 circa… poi di colpo finì l’interesse per questo fiore e ci fu il primo fallimento finanziario europeo (il Sole 24 Ore parla sovente di questo fenomeno).

Un’introduzione storica racconterà la vera origine del tulipano in Asia, in particolare in Turchia, in Mongolia e poi in Europa. 

VISITE DEL CASTELLO

In occasione di MESSER TULIPANO inaugura anche la nuova stagione di aperture al pubblico dell’interno del castello che propone due itinerari: uno dedicato alla vita quotidiana in un’antica dimora tra cantine, cucine, camere da pranzo e saloni d’onore e uno al Trenino del Conte, uno stupefacente impianto d’epoca in miniatura, che occupa tre sale, su cui viaggiano treni in scala 0 tra paesaggi dipinti sulle pareti, gallerie scavate nei muri e un interessante scalo merci. Gli attuali proprietari, la famiglia Beraudo di Pralormo, abitano fin dal 1600 il Castello con un impegno costante di tutela, restauro e conservazione. Vedremo insieme le segrete del Castello, fucina dei riti quotidiani dedicati al funzionamento della grande dimora, il fuoco, l’acqua, la luce, il cibo, le stanze intrise di tradizioni e di storia di personaggi illustri; il salotto dedicato alle riunioni familiari ai giochi infantili e agli svaghi femminili; il maestoso salone evocativo di musica, danze e momenti conviviali…vissuti per più di 300 anni dalla nostra famiglia che conserva con passione e dedizione questa casa anche per accoglierVi… (www.castellodipralormo.com/le-visite-del-castello/)

INFORMAZIONI UTILI

MESSER TULIPANO

Apertura: tutti i giorni fino al 1 maggio 2025

Orario: lunedì/venerdì 10-18, sabato/domenica/festivi 10-19

Informazioni: Tel. 011 884870 – 8140981

Quante uova di Pasqua vi sono avanzate?

/
PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani
Per qualche giorno ancora dopo Pasqua ci piace mangiare le uova di cioccolato ma arriva il momento in cui vorremmo non averle più in casa o perché ci hanno stufato, si sa, anche l’aragosta mangiata tutti i giorni, che barba, che noia o semplicemente perché non vogliamo più avere la tentazione di cedere alla golosità.
E allora finiamola una volta per tutte: una torta tenerina meravigliosa, fondente, umida e cioccolatosa è la soluzione perfetta.
Per uno stampo di circa 18/20 cm. mi serviranno:
200 gr. di cioccolato, 70 gr. di olio di semi, 3 uova, 90 gr. di zucchero a velo, 20gr. di farina o fecola.
Accendo il forno a 180 in modalità ventilato, sciolgo il cioccolato a bagno maria, faccio raffreddare, aggiungo l’olio.
In un’altra ciotola monto con le fruste elettriche le uova con lo zucchero e unisco la farina setacciata. Aggiungo il cioccolato precedentemente sciolto e mescolo il tutto.
Verso l’impasto nello stampo foderato con carta forno e possibilmente un po’ imburrato.
La Tenerina è pronta per essere infornata; il forno deve essere già a temperatura.
Dopo circa 30 minuti il dolce sarà pronto, se desidero una consistenza meno umida lascerò cuocere qualche minuto in più, cospargo di zucchero a velo e con una tazza di tè o un caffè dico addio alle uova di Pasqua, almeno fino al prossimo anno.

“Pedalando tra i Sacri Monti”, rinviata la Ghiffa-Domodossola

La seconda tappa  di 55 km in e-bike, è stata rimandata per maltempo a domenica 27 aprile

Nell’ambito della manifestazione “Pedalando tra i Sacri Monti” è stata rimandata a domenica 27 aprile la tappa Ghiffa-Domodossola a causa delle previsioni meteo avverse per un percorso di 55 km da percorrere in e-bike. La tappa da Ghiffa a Domodossola rappresenta il secondo percorso di “Pedalando tra i Sacri Monti”, inizialmente prevista per sabato 19 aprile con ritrovo alle ore 9 al Sacro Monte di Ghiffa e arrivo al Sacro Monte di Domodossola, dopo aver percorso in e-bike una distanza di 55 km. È previsto il transfer per il ritorno, la partecipazione è gratuita con iscrizione obbligatoria alla pagina https://www.bloutdoor.it/evento/pedalando-tra-sacri-monti-ghiffa-domodossola/.

Dopo la splendida prima tappa da Varese a Ghiffa, il viaggio cicloturistico alla scoperta dei Sacri Monti continua. Questa volta si partirà dal Sacro Monte di Ghiffa, affacciato sul Lago Maggiore, per immergersi in un itinerario che condurrà fino al cuore delle Alpi, il Sacro Monte di Domodossola. Si tratta di un occorso emozionante tra ciclabili, fiumi, borghi antichi e panorami montani, sempre accompagnati da guide esperte e sostenuti dalle spinte delle e-bike. Alla fine del percorso, una visita guidata farà scoprire il fascino storico e spirituale del Sacro Monte.

“Pedalando tra i Sacri Monti” è organizzato da BL Outdoor, in collaborazione con l’ente di gestione dei Sacri Monti, finanziato dal Ministero del Turismo, nell’ambito di un progetto volto alla valorizzazione dei comuni a vocazione turistico-culturale e ubicati nel sito dell’UNESCO. Sacri Mondi del Piemonte e della Lombardia denominato “Da globale a locale – riscoperta e valorizzazione dell’identità di luoghi eccezionali”.

Le prossime partenze sono previste a Orta, Varallo, Oropa, Belmonte e Crea, ed  previsto un premio speciale per chi completa tutto il tour.

Mara Martellotta

foto mb Cerini

Torino, un giardino segreto chiamato Hotel Victoria

Nel cuore più raffinato e raccolto della nostra città, là dove Piazzale Valdo Fusi si sfiora con Piazzale Carlina, si cela una viuzza silenziosa e appartata: Via Nino Costa 4. È un angolo che sfugge allo sguardo frettoloso, un piccolo segreto urbano protetto dall’abbraccio verde di un’edera fitta e vibrante, che avvolge le pareti di un palazzo elegante come un abito d’altri tempi. Qui, in questo scorcio sospeso nel tempo, sorge un luogo dal fascino discreto ma profondo: l’Hotel Victoria. Non è solo un hotel, il Victoria. È un rifugio dell’anima, un piccolo gioiello incastonato tra le pieghe della storia torinese, la cui identità si intreccia intimamente con quella di una famiglia che lo ha sempre amato con devozione autentica. Una dedizione viscerale, la loro, che si percepisce in ogni dettaglio, in ogni gesto curato con pazienza e affetto, come si fa con le cose preziose di casa. Per cogliere davvero la magia che si respira in questo luogo, bisogna tornare indietro, agli albori della sua esistenza. L’edificio che oggi ospita l’hotel è, di per sé, un simbolo di rinascita. Fu costruito dalla famiglia Rolla nel dopoguerra, sulle ceneri di un tempo ferito dai bombardamenti. Dove un tempo c’erano macerie e silenzio, sorse questo palazzo come un atto d’amore verso la città, un segno tangibile di speranza e ricostruzione. In principio, l’edificio non nacque con l’intenzione di accogliere viaggiatori: era destinato a essere un luogo di lavoro, un sobrio complesso di uffici. Ma il destino, come spesso accade, aveva in serbo qualcosa di diverso. Fu nel 1961 che le sue stanze iniziarono a trasformarsi, grazie alla visione e alla determinazione della madre dell’attuale proprietaria.

Donna di grande intraprendenza, era già conosciuta per aver creato luoghi di cura sulle colline torinesi, spazi pensati per il benessere del corpo e dell’anima. Fu lei a intravedere, in quei muri, il potenziale di un’accoglienza diversa, più intima, più umana. L’Hotel Victoria cominciò così a scrivere la sua nuova storia, intrecciando il proprio destino con quello della città. Gli anni Sessanta portarono con sé un vento di modernità: era l’epoca di Italia ’61, e Torino si affacciava sul palcoscenico del futuro. In questo clima di fermento, anche il Victoria trovò il proprio respiro, divenendo non solo un luogo di ospitalità, ma un testimone silenzioso dei grandi eventi che animavano la città. Eppure, pur nel fluire del tempo, qualcosa è sempre rimasto immutato: l’anima del luogo. L’attuale proprietaria, erede di quella visione originaria, ha saputo imprimere un nuovo stile, più raffinato e personale, senza mai tradire lo spirito iniziale. Con il marito, il Dottor Vallinotto, hanno scelto con fermezza di non trasformare l’hotel in un ambiente impersonale o freddo. No, il Victoria non doveva essere un’azienda, ma una casa. E i clienti, mai semplici ospiti di passaggio, ma persone da accogliere con calore e rispetto. “Ogni dettaglio deve essere curato personalmente dalla famiglia” — questo è sempre stato il principio cardine. E in effetti, ogni angolo della struttura parla con il linguaggio delicato dell’attenzione e dell’amore. Dalla scelta delle luci soffuse, agli arredi raccolti nel tempo, ogni elemento è espressione di un desiderio profondo di bellezza condivisa. Un esempio emblematico di questa filosofia si trova nella sala colazioni. Qui, le pareti non sono semplici muri: sono tele vive, adornate con l’elegante carta da parati Zuber, una meraviglia artigianale dalle origini antichissime. Non è solo decorazione: è un atto d’amore per il bello, un gesto di generosità verso chi varca la soglia del Victoria. Perché l’estetica, qui, non è mai fine a sé stessa. È un invito silenzioso alla contemplazione, alla calma, alla cura. Questo senso profondo di accoglienza è arrivato fino alla terza generazione della famiglia, che ne custodisce l’eredità con la stessa passione. Lo stesso emerge anche nei dettagli delle stanze che risultano un rifugio dalla realtà accomodante ed accogliente. Il raffinato senso estetico e l’ardente passione per l’arte della padrona di casa si rivelano con disarmante eleganza in ogni angolo della dimora, ma trovano la loro massima espressione in un gesto tanto audace quanto poetico: le umili porte di un ascensore, timide e anonime per natura, sono state elevate a veri e propri scrigni di meraviglia. Su di esse, con mano visionaria, prendono vita i capolavori onirici di René Magritte, reinterpretati con tale maestria da confondere i confini tra sogno e realtà, lasciando chi osserva sospeso in un’atmosfera incantata, dove nulla è come sembra e ogni dettaglio è un invito a perdersi nell’illusione.

Con il passare degli anni, molte cose sono cambiate. I tempi si sono fatti più rapidi, i desideri della clientela si sono evoluti, diventando talvolta più sofisticati, più esigenti. Eppure, il Dott. Vallinotto Alberto- appartenente alla terza generazione e attuale proprietario dell’hotel- nonostante la mutevolezza dei gusti e delle mode, ha conservato il fascino del Victoria che è rimasto intatto, come una melodia che resiste al frastuono del mondo. Il Victoria è divenuto un rifugio amato da politici, scrittori, artisti e intellettuali che fanno tappa a Torino, chi per svago, chi per dovere. Un crocevia discreto di idee e pensieri, dove l’anonimato si coniuga alla raffinatezza. Merito, anche, del Dottor Vallinotto, figura di grande spessore e sensibilità, che con il suo impegno accademico e la sua visione aperta ha contribuito a fare del Victoria un luogo non solo elegante, ma anche colto. Grazie a lui, il legame tra l’hotel e il mondo universitario torinese si è fatto più solido, arricchendo ancora di più l’atmosfera di questo piccolo, prezioso universo sospeso tra tradizione e contemporanei. Spesso con i clienti che si fermano per più tempo si crea anche un profondo senso di affezione dovuto alle cure che ad essi riserva l’hotel e alla fidelizzazione.

Tra i tratti distintivi del Victoria, uno in particolare cattura l’anima e la conduce in un viaggio lontano nel tempo: la spa ISIDE, un luogo sospeso tra storia e benessere, custodita al piano terra della struttura come un prezioso tempio segreto. Varcata la soglia, ci si ritrova immersi in un’atmosfera che evoca la magia e il mistero dell’antico Egitto, in un omaggio raffinato al celebre Museo Egizio di Torino — vanto cittadino e autentica passione della proprietaria. Non è un caso che il centro prenda il nome di ISIDE: fu proprio l’aura mistica della dea a suggestionare la mente e il cuore della padrona di casa, spingendola a battezzare così questo rifugio di pace, dove il tempo sembra rallentare e ogni dettaglio invita alla contemplazione. Aperta sia agli ospiti dell’hotel sia ai visitatori esterni, la spa è pensata per offrire a chiunque un’esperienza irripetibile, sospesa tra mito e relax. E come in un dipinto bucolico, poco distante si apre il giardino interno: un angolo segreto al centro della struttura, dove la quiete regna sovrana e il verde si tinge delle atmosfere delicate di un giardino inglese. Qui, tra profumi di fiori e cinguettii discreti, è possibile gustare la celebre colazione mattutina, coccolati da un’armonia che pare uscita da un’altra epoca.

Si conclude così un viaggio che, più che una semplice permanenza in hotel, si è rivelato un’immersione profonda in un’atmosfera capace di avvolgere, rasserenare e far sentire davvero a casa. Il Victoria non è solo un luogo di passaggio, ma un rifugio dove relax, fiducia e un autentico senso di familiarità si fondono armoniosamente, offrendo a ogni ospite esattamente ciò che dovrebbe trovare in un’esperienza di vero ristoro.

 

 Valeria Rombolà

foto: Hotel Victoria

Pic nic al castello di Miradolo

Una Pasquetta su due ruote, fra colline mozzafiato

L’evento é organizzato dall’Associazione “Torino Bike Experience” e si rivolge ai più (o mediamente) incalliti “ciclistas aficionados” … ma non solo!

Lunedì 21 aprile

Sessame (Asti)

L’idea è davvero interessante. Una bella pedalata “green” fra terre e colline di grandiosa bellezza (“Patrimonio UNESCO”) e di straordinaria cultura enogastronomica: programma ideale per trascorrere, in un modo un po’ insolito (fatta salva la canonica “uscita fuori porta”) il “Lunedì dell’Angelo”, mettendo insieme i sempre più numerosi appassionati di cicloturismo e i più incalliti buongustai, non meno numerosi (anche fra i cicloturisti!), dal palato fino e pretenzioso.

E’ questo l’obiettivo di “LangaRide”, organizzata dall’Associazione “Torino Bike Experience” in collaborazione con l’astigiano Comune di Sessame e in programma per il prossimo lunedì 21 aprile.

“Sarà una Pasquetta alternativa, pensata per le famiglie e per il grande pubblico: da un lato, si vive e conosce il territorio delle Langhe Astigiane, fuori dalle rotte più note, dall’altro si degusta” spiegano il sindaco di Sessame, Paolo Carlo Milano, e Alessandro Ippolito, presidente di “Torino Bike Experience”.

La “ciclo-eno-gastronomica” ha una lunghezza di 15 chilometri. L’appuntamento è per le 8, nel centro di Sessame, con la colazione offerta al ristorante “Fin Cui Na Ie”Alle 10,30, parte l’“itinerario facile”, nei dintorni del paese con tappe dai produttori di vino. A guidare la comitiva, sarà un “accompagnatore ciclistico” qualificato “Uisp” che farà scoprire gli angoli più suggestivi e  le strade panoramiche.

Sei le tappe previste, in altrettante Aziende agricole e in ognuna, l’opportunità di conoscere un’etichetta specifica della zona, in abbinamento a salumi e a formaggi tipici, tra i quali il “Roccaverano DOP”.

Per gli “appiedati” ma comunque desiderosi di montare in sella, nessun problema! “LangaRide” offre anche la possibilità di affittare le bici e garantisce, per tutta la giornata, un’assistenza meccanica gratuita. Inoltre, per chi farà acquisti nelle cantine, è garantita la possibilità di farsi portare il vino all’arrivo, quando verrà servito a tutti i partecipanti l’“Aperibike” in collaborazione con i produttori di vino e le sfiziosità di “Ma.Eled”. Non mancherà anche l’“intrattenimento musicale” in piazza con “Felice Reggio & Friends”: si spazierà dal jazz al pop fino alla “musica celtica”.

Prenotazioni: info@langaride.com

E per i ciclisti da dieci e lode? Nessuna paura! Si è infatti pensato per loro, impavidi delle due ruote, il LangaRide Gravel”, percorso, di 70 chilometri con 1600 metri di dislivello, patrocinato dai Comuni di SessameRoccaverano e Bistagno, prova valida per il “Campionato Gran Gravel 2025” (partenza sempre alle 8). Dal paese di Sessame, il tracciato passa per Bistagno (qui è previsto checkpoint) e, poi, si sale fino a Roccaverano, paese della “Robiola DOP”, dove è prevista la tappa alla “Scuola della Robiola di Roccaverano” e dove si potranno scoprire altri prodotti e vini locali (qui previsto altro checkpoint). L’itinerario prosegue, poi, attraversando i vigneti e le colline della Langa astigiana fino a rientrare a Sessame. All’arrivo, nel tardo pomeriggio, l’“Aperibike di Pasquetta” per tutti i finisher.

E proprio per non far mancare niente, gli organizzatori hanno anche previsto un’altra alternativa per chi vuole passare la Pasquetta tra Langhe e vini, ma non se la sente di pedalare: per loro sarà possibile partecipare al tour  in automobile e degustare i vini e i prodotti locali in programma.

Per informazioni e prenotazioni del “tour in auto” scrivere a info@langaride.com

Per ulteriori info ed iscrizioni su: www.langaride.com

  1. m.

Nelle foto: immagini di repertorio

Il treno

Il convoglio numero 65782 ad alta velocità viaggiava come sempre sicuro, senza vibrazioni e velocissimo. Come sempre il sabato mattina portavo la mia bambina da sua nonna residente a 60 chilometri dalla grande città.

Era un appuntamento sempre atteso per entrambi. La bimba aveva l’occasione di farsi coccolare da una nonna spesso più paziente e disponibile dei genitori, sempre presi dalle rispettive attività lavorative e dalle grane che ogni quotidiano sempre comporta.

La recente morte di mio padre aveva lasciato un profondo vuoto nell’esistenza di mamma e, soprattutto nei mesi passati a seguito del suo lutto, solo la presenza di sua nipote sembrava dare ancora colore alla sua vita.

Inoltre l’aria che si respirava nella nostra società nel suo complesso non era tranquillizzante per nessuno; le minacce fra i due Stati erano sempre più allarmanti e si erano già verificati piccoli scontri fra i due eserciti alle frontiere.

Le informazioni parlavano di sole ‘scaramucce’ … termine nella norma poco usato ma che rende l’idea di un certo qual nervosismo politico, cercando di non allarmare la popolazione.

Alcuni caduti erano già registrati e tornati a casa in sacchi neri. Il conteggio non era ancora considerato inaccettabile dallo Stato, e soprattutto non prodromo di ulteriori drammi allargati, ma anche una sola vita persa era già da molti cittadini considerata troppa e soprattutto inutile!

Ormai per la nostra cultura di pace la morte in combattimento era un concetto sconosciuto, inaccettabile, quasi teorico, e terminato tanti, tanti anni fa.

Certo, la vita per i civili continuava apparentemente senza scossoni, i servizi erano sempre erogati, i negozi pieni di merci, il mondo del lavoro non aveva ancora dato segni di nervosismo e la vita delle persone continuava come sempre.

La parola Guerra era sapientemente evitata da ogni organo di informazione e nessuna dichiarazione in tal senso era stata pronunciata dal Primo Ministro.

Solo saltuarie, quasi non percepite .. scaramucce, quindi!

Insomma, la vita proseguiva e la popolazione avrebbe dovuto continuare a pensare per il meglio.

Eppure le notizie che filtravano tra la gente attraverso chissà quali canali informali non erano rassicuranti. Insomma probabilmente non era ancora guerra ma neanche pace totale. Le cittadinanze dei due Paesi (tra le quali non poche parentele) non si capacitavano di questa follia sempre più evidente, sempre più allarmante. La tensione, lentamente ma inesorabilmente, quindi saliva.

D’altronde si sa da sempre: i codici morali delle nazioni lavorano in modo totalmente differente da quello delle persone normali.

La Paura della Paura, esperienza nota e citata da grandi filosofi del passato. Questa sensazione a mio avviso si stava già insinuando nei palazzi del Potere… lentamente, molto lentamente ma una scelta irrazionale, o una provocazione emotiva avrebbero potuto ingigantirsi e deflagrare in un attimo. D’altronde quante volte era successo nel passato. Le tecnologie e i costumi dell’umanità cambiano velocemente, ma certi istinti sono praticamente perenni e tanti gli esempi da ricordare.

Mia figlia invece giocava serena accanto a me, ignara di tutto. Perché, d’altronde, avrebbe dovuto preoccuparsi?

A otto anni certe tensioni non si percepiscono se le notizie non sono proprio enunciate chiaramente; i genitori pensano a tutto per le loro piccole creature, il quotidiano inizia e finisce fra la famiglia, la scuola, i giochi con gli amichetti, un po’ di studio e un caldo lettino in attesa dopo cena.

Poco prima di scendere nella galleria che circonda la città ho intravisto il luccichio di un aereo, alto, molto alto nel cielo. E’ stata come una visione: lontana macchia luccicante, una stella diurna sospesa nell’azzurro luminoso di una calda mattina di primavera.

Già, gli aerei militari… succedeva spesso di vederli sfrecciare di questi tempi nel controllo ossessivo delle frontiere, frontiere lontane da noi neanche 100 chilometri.

Comunque altri erano i miei pensieri. Per qualche minuto avremo perso la meraviglia della vita che si risveglia per infilarci nella galleria non distante dalla prossima fermata. Tra un po’ dovevamo prepararci per scendere, Non erano previste ulteriori fermate fino alla periferia sud e la prossima stazione era la nostra destinazione; mia mamma sarebbe stata sulla piazza accanto al parcheggio Taxi ad attenderci come sempre, con il programma di un gran gelato per la bimba in un locale del centro.

Già, sempre saggia l’idea di non prendere l’automobile.

A differenza di altri mezzi di trasporto, il treno restava ancora il nostro mezzo più sicuro ed efficiente, soprattutto perché senza variazioni, ritardi del traffico di città e autostrade, indifferenza verso il tempo atmosferico …

Tutto come sempre, anche in quella galleria, senza scossoni, ritardi, malfunzionamenti.

A un certo punto, invece …

… un’esplosione violentissima causò lo spegnimento delle luci, un fumo acre entrò nella carrozza e il convoglio iniziò rumorosamente a rallentare, rallentare, rallentare, fino a fermarsi. Si accesero subito le luci di emergenza, per poi spegnersi subito dopo. Eravamo storditi, feriti, inconsapevoli di cosa fosse successo. Tutti noi gridavamo per l’angoscia, paura, dolore, inconsapevolezza del presente e del futuro. La mia bimba, stretta tra le mie braccia, con un po’ di sangue al naso mi stava aggrappata al collo senza piangere, né proferir parola.

E mia mamma, cosa stava pensando in questo momento di fronte ad una stazione a pochi chilometri da qui?

Era il panico del buio, delle urla, del fumo, di gente percepita come ormai immobile anche se non la si poteva più vedere…

Improvvisamente irruppero dei controllori con luci in mano per segnalare che la situazione era sotto controllo, quell’esplosione non aveva creato gravi impedimenti per una veloce ripartenza. Fuori dalla galleria erano già pronti ad accoglierci i soccorsi e che tutti si sarebbero salvati.

Incredibilmente consolante era stato il subitaneo arrivo di quegli inattesi ragazzi in uniforme da ferrovieri, tutti giovani, alti, rassicuranti, dai modi gentili e totalmente assenti da ogni forma di panico, misteriosi controllori che comunicavano sicurezza come mai mi era capitato di provare.

Il convoglio quindi si mosse e prese subito velocità; uscendo dalla galleria la vista fu spaventosa… un enorme fungo, lanciato verso l’alto del cielo e carico di veleni e detriti si alzava non lontano da noi… quello che si poteva intravedere dai finestrini era solo una totale distruzione e tante macerie, macerie fumanti che si perdevano a vista d’occhio.

La città era morta! La spaventosa guerra da tutti temuta era infine cominciata. Quell’aereo, alto nel cielo e luminoso come una stella, aveva polverizzato con la velocità di un lampo una grande e prospera città.

La paura aveva quindi vinto e tutti avevamo in un secondo perso!

Di fronte a me, in un nuovamente pulito mi trovavo incredibilmente la sorridente figura di mia mamma che dolce mi voleva rassicurare, pur senza dirmi niente.

“Mamma, che ci fai lì? Che facciamo tutti qui insieme, dopo quanto è successo?”

Lei non parlava ma comunicava tanta serenità. E poi è improvvisamente apparsa la figura del mio caro, amatissimo papà. Quanta voglia di abbracciarlo, pur nell’impossibilità di potermi muovere come avrei desiderato.

Insomma, confusione, gioia, tristezza, un enorme desiderio di capire in quei pochi momenti l’inconcepibile!

Mia figlia, trasfigurata in un indescrivibile chiarore cromatico del viso, giocava con i miei capelli e rideva ai suoi nonni….

Il treno viaggiava sempre più lontano da lì… ormai eravamo tutti diretti verso la luce, una luce eterna.

Ferruccio Capra Quarelli

Intelligenza artificiale o stupidità naturale?

Di Gianluigi De Marchi 

 

Tutti ormai sappiamo che dobbiamo fare i conti con AI, l’intelligenza artificiale che piano piano sta prendendo il posto degli umani, risolvendo problemi complessi, dando risposte a domande che sembrano impossibili, prendendo decisioni in tutti i campi.

Infallibile, perché la mostruosa quantità di dati che può consultare dà la garanzia che ogni risposta è data con la massima precisione, competenza e razionalità.

Che bello affidarsi ad un metrò senza conducente, un consulente finanziario che consiglia il miglior investimento, una sala operatoria senza chirurgo…

Però…

Però possono verificarsi episodi al limite dell’assurdo, che pensavo fossero confinate in qualche scenetta di Crozza o di Brignano, ed invece sono state vissute da una mia conoscente: leggete bene.

 

La signora telefona il 3 aprile alla sua agenzia di Unicredit, dove da moltissimi anni affitta una cassetta di sicurezza e chiede di poter prelevare l’argenteria per far bella figura con gli amici invitati a cena.

Già il fatto di telefonare per chiedere il permesso per un’operazione così banale è ridicolo, ma le norme interne prevedono che non si possa arrivare senza preavviso, gli impiegati hanno tanto da fare, ognuno riceve la clientela solo su appuntamento “per offrire un miglior servizio”.

Vabbè, seguiamo le procedure senza polemizzare, si dice la signora e chiama la linea verde. Dopo una lunga attesa riesce a parlare con un addetto che le fissa, con grande professionalità, l’appuntamento per la complessa operazione in data 28 aprile. Di fronte alle garbate rimostranze della signora, la voce consiglia di provare attraverso il sito della banca.

Vabbè, proviamo, magari il sito è più efficiente e magari mi dà appuntamento per oggi pomeriggio, si dice la signora e, fiduciosa, apre il sito e formula la richiesta.

L a risposta, ovviamente, è fornita da un “assistente virtuale”, una di quelle specie di fantasmi con i quali puoi colloquiare su qualunque argomento. A fronte della richiesta di appuntamento urgente per l’apertura della cassetta di sicurezza presso l’agenzia X, la risposta ricevuta è esilarante e merita di essere citata nella sua letterale completezza: “Ci dispiace, ma la filiale prescelta non ha disponibilità nei prossimi giorni per questo tipo di operazioni, te ne proponiamo di seguito delle altre disponibili”.

Capito quanto è intelligente e preparato quel fenomeno di “assistente virtuale” che gestisce gli appuntamenti?

La signora non può andare nell’agenzia X perché gli impiegati sono molto occupati, ma può effettuare l’operazione nell’agenzia A o in quella B dove l’afflusso è minore. Arrivata lì, con qualche misteriosa procedura dell’AI potrà prelevare l’argenteria nella cassetta di sicurezza dell’agenzia X e passare una bella serata sfoggiando il “servizio buono”.

Ma si può essere più dementi? Si può affidare ad un “assistente virtuale” un’operazione banale (forse troppo banale per l’intelligentone artificiale…) rispondendo in questo modo?

Lancio un appello ai dirigenti Unicredit: per favore, levateci dai piedi l’intelligenza artificiale, ridateci la vecchia, cara stupidità naturale che sicuramente ci farà aprire la casetta di sicurezza dieci minuti dopo, senza tante storie….

 

demarketing2008@libero.it

 

Escursione a Pasquetta sui colli di Coniolo

 

Degustazione nel Monferrato presso l’azienda agricola Cascina Paola

Anche quest’anno dopo i lauti pranzi pasquali Cammini divini di Augusto Cavallo propone un’occasione per smaltire qualche caloria con una piacevole camminata su un percorso inedito nei pressi di Coniolo, con, all’arrivo, una deliziosa degustazione a base di prodotti locali per concludere in bellezza il weekend di festa.

Il ritrovo è previsto presso l’azienda agricola Cascina Paola di Coniolo in Regione Ponte Rizza 4 a partire dalle 14.30 per le iscrizioni.  Alle 15 è prevista la partenza dell’escursione. Degustazione verso le ore 18.

L’evento, organizzato in collaborazione con Cammini Divini di Augusto Cavallo, prevede una piacevole escursione tra le colline del Monferrato e all’arrivo una gustosa degustazione a cura dell’azienda agricola Cascina Paola che proporrà, tra gli altri, i vini di sua produzione.

Partendo da Cascina Paola la camminata si snoderà  lungo un percorso di circa 9 km. Ci si allontanerà dalla Cascina per dirigersi su antichi sentieri immersi nella natura, prima attraversando un’area dove sono presenti le testimonianze di archeologia industriale del secolo scorso e poi tra i campi e i prati del piccolo borgo del Monferrato. Si proseguirà sulla parte alta del versante delle colline fino a ridiscendere e ritornare al punto di partenza verso le 18. Si consigliano calzature da trekking, scorta d’acqua, cappellino e abbigliamento comodo e per chi lo desidera vengono messi a disposizione anche i bastoncini da Nordic walking gratuitamente fino ad esaurimento disponibilità.

Terminata l’escursione naturalistica, fatto ritorno in Cascina, in un’oasi del verde, inizieranno gi assaggi di salumi e prodotti locali tipici del territorio del Monferrato accompagnati da vini di qualità e dolci dell’azienda agricola Paola per gustare i sapori della tradizione prima di terminare in bellezza la giornata di Pasquetta.

Il costo di partecipazione è di 25 euro caduto.

Necessaria la prenotazione presso Augusto Cavallo 3394188277

augusto.cavallo66@gmail.com

Mara Martellotta