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“Esseri misteriosi nella tradizione popolare piemontese”

Per i tipi di “Atene del Canavese”, il nuovo libro di Donatella Taverna

Dalla medievale leggenda della fata Melusina a quella del sacerdote-medico Melampo, cui i serpenti avevano mordicchiato e “purificato” le orecchie.

Dai misteriosi “Pedoca” che abitano le cime e le valli segrete ricche d’oro, ai draghi serpentini e alati dalla bocca multilingue che emette fuoco, fino all’ “uomo selvatico” (òm searvy nelle vallate piemontesi), “mezzo uomo e mezzo scimmia” presente dai tempi dei tempi nella cultura popolare di molte regioni alpine e appenniniche: è “un mondo di fiaba che però contiene saggezze remote di cui troppo spesso ci si è dimenticati”, quello tracciato (fra scienza, letteratura e arte) dall’ultimo libro di Donatella Taverna ( torinese, scrittrice, giornalista e nota critica d’arte) che, dopo aver indagato in opere precedenti l’antico mondo del magico femminile, approfondisce ora l’argomento estendendolo ad esseri magici di natura differente nel suo recente “Esseri misteriosi nella tradizione popolare piemontese”. Oltre 200 pagine pubblicate dalla casa editrice “Atene del Canavese” (fondata, con nome altamente impegnativo, nel 2010 da Giampaolo Verga) e accompagnate dalle rigorose illustrazioni di Carla Parsani Motti – con cui la Taverna annovera una lunga storia di collaborazioni – il libro nasce da lontano. “Dall’interesse storico – ricorda la stessa Taverna – per il ruolo femminile nella società e dall’approfondimento su biografie femminili particolari dalla doppia valenza, storica e magica, come quella di Annette d’Alençon o della Regina Giovanna o di Anna di Cipro/Melusina: regine spesso trasformate in fate o in streghe nella legenda popolare e che acquisiscono poteri magici, taumaturgici oppure malefici. In alcune zone, ciò accade perfino a Maria Cristina di Savoia, la prima Madama Reale”. “Era dunque inevitabile, provenendo anche da una formazione postuniversitaria archeologico-antropologica, che mi lasciassi coinvolgere – sottolinea ancora la scrittrice – dalle correlazioni. Come nel caso delle fate che lasciano coppelle sui massi erratici, o di quelle che hanno zampe d’oca, di gallina o di mulo e rievocano tradizioni popolari che sono in realtà travestimenti fiabeschi di un passato remoto”. “Fate”. E “Pedoca”, “lontane genti di origini misteriose, con donne alte e bionde, bellissime, ma con i piedi palmati, che narrano di un modo mirabile in cui proprio fra le montagne piemontesi fu donata agli uomini una serie di consapevolezze importanti per la sopravvivenza, dalla fabbricazione del formaggio all’estrazione dell’oro”. “Ed é proprio attraverso le affabulazioni legate a questi esseri particolari– continua la scrittrice – che si rivela la civiltà del Piemonte preromano, ricca, straordinaria e complessa, studiata invece per lo più come se esprimesse soltanto rozzi pastori primitivi senza cultura e senza scrittura. Queste ricerche, sviluppatissime in Francia e in altre regioni italiane, in Piemonte sono state intraprese solo approssimativamente e di solito con scarsa cura e scarso approfondimento per le tracce rimaste, lasciando invece spazio a storielle di masche e fuochi fatui o a storie cupe di riti satanici che non hanno dal mio punto di vista alcun interesse archeologico e culturale, anche perché su questi argomenti si leggono troppo spesso vere e proprie sciocchezze prive di ogni fondamento”. Un libro dunque che intende anche colmare (attraverso la sua veste scientifica, con note e bibliografia in più lingue) spazi e desideri di “verità” storiche trascurate nel tempo. E che, nelle parole dell’autrice, già guarda a ben chiari progetti futuri. “Quelli più immediati – conclude infatti la Taverna – riguardano un ulteriore approfondimento dello studio di quelle genti lontane che precedevano la romanizzazione e che una così vasta e profonda traccia lasciarono nella nostra storia. Ma per creare un po’ di suspense dirò che l’intento è di ripartire dalla chioccia con i suoi dodici (o sette) pulcini d’oro…”. Un piccolo sasso gettato nello stagno delle curiosità. A noi individuare, nei cerchi dell’acqua, il giusto indizio. Per restare in tema di “misteri”.

Gianni Milani

Nelle foto

– Cover libro
– Donatella Taverna
– Carla  Parsani Motti: “Draghi”
– Carla Parsani Motti: “Melusina”

 

Premio InediTo al traguardo della XX edizione

Il Premio InediTO – Colline di Torino giunge al prestigioso traguardo della ventesima edizione quando sembra sospeso il tempo di ogni corsa nell’incertezza che ci circonda, dopo aver premiato in tutti questi anni tantissimi autori affermati e nuovi talenti, di ogni età e nazionalità, sostenendoli e accompagnandoli verso il mondo dell’editoria e dello spettacolo.

Il concorso letterario, punto di riferimento in Italia tra quelli dedicati alle opere inedite, il cui bando scadrà il 31 gennaio 2021, è l’unico nel suo genere a rivolgersi a tutte le forme di scrittura (poesia, narrativa, saggistica, teatro, cinema e musica), in lingua italiana e a tema libero. Grazie al montepremi di 7.000 euro i vincitori delle sezioni Poesia, Narrativa-Romanzo, Narrativa-Racconto e Saggistica ricevono un contributo destinato alla pubblicazione e/o alla promozione con editori qualificati, mentre i vincitori delle sezioni Testo Teatrale, Cinematografico e Canzone un contributo per la messa in scena, lo sviluppo della produzione, la diffusione radiofonica e sul web. Inoltre, vengono assegnate menzioni agli autori promettenti, segnalazioni, i premi speciali “InediTO RitrovaTO”, “InediTO Young”, “Alexander Langer”, “Giovanni Arpino”, “Borgate Dal Vivo”, e il nuovo “Routes Méditerranéennes”. Con InediTO gli autori premiati non vengono abbandonati al loro destino: attraverso il premio si partecipa a rassegne, festival, fiere e si può ambire a vincere altri concorsi, come testimoniato dai tanti autori lanciati in queste edizioni.

Il concorso talent scout, organizzato dall’associazione culturale Il Camaleonte di Chieri (TO) e diretto dallo scrittore e cantante jazz Valerio Vigliaturo, ha coinvolto in questi anni migliaia di iscritti da tutta Italia e dall’estero (Usa, Europa, Australia, Asia), a conferma anche della dimensione internazionale acquisita. Il prestigio è caratterizzato dalla qualità delle opere premiate, dal riscontro dei media e dalle personalità che hanno formato il Comitato d’Onore e che hanno ricoperto il ruolo di presidenti e di giurati (tra i quali Paola Mastrocola, Umberto Piersanti, Luca Bianchini, Andrea Bajani, Aurelio Picca, Davide Ferrario, Morgan, Paolo Di Paolo, Davide Rondoni, Cristiano Godano e Maurizio Cucchi). La Giuria sarà presieduta nuovamente dalla scrittrice Margherita Oggero e formata da: Milo De AngelisMaria Grazia CalandroneEnrica TesioSacha NaspiniMarco LupoValentina MainiMichela MarzanoMassimo MorassoElisabetta PozziEmiliano BronzinoAlice FilippiPaolo MittonTeresa De SioWillie Peyote e dai vincitori della passata edizione tra i quali Alfredo Rienzi, Renato Gabrielli e Lisbona. A maggio si svolgerà la presentazione dei finalisti nell’Arena Piemonte del Salone del Libro di Torino, fino a raggiungere la meta finale della premiazione attraverso una grande festa dedicata alla consegna dei premi e ai reading delle opere dei vincitori (emergenza sanitaria permettendo), con il coinvolgimento di ospiti illustri (tra i quali hanno partecipato in passato Giorgio Conte, Franco Branciaroli, Eugenio Finardi, David Riondino, Francesco Baccini, Alessandro Haber, Laura Curino, Gipo Farassino, Arturo Brachetti, David Riondino, Red Ronnie e Lella Costa).

Il premio è inserito da diverse edizioni nella manifestazione Il Maggio dei libri promossa dal Centro per il Libro e la Lettura del MIBACT, e ottiene il contributo di Regione Piemonte, Consiglio regionale del Piemonte, delle città di Chieri e Moncalieri, il patrocinio della Città Metropolitana di Torino, delle città di Torino, Rivoli, Chivasso e dell’ANCI Piemonte, il sostegno di Fondazione CRT, Camera di commercio di Torino e Amiat Gruppo Iren, la collaborazione con Fondazione per la Cultura Torino e Biblioteche Civiche Torinesi, la sponsorizzazione di Aurora Penne. I partner sono Premio Lunezia, M.E.I. (Meeting delle Etichette Indipendenti) di Faenza, Film Commission Torino Piemonte, Festival delle Colline Torinesi, Parole Spalancate di Genova, Borgate dal Vivo, Festival della Cultura Mediterranea di Imperia, Etnabook Festival di Catania, “I luoghi delle parole” di Chivasso (TO), Incipit Offresi di Settimo T.se, L’Altoparlante, Tedacà, Indyca, Officina della Scrittura di Torino, UJCE (Unione Giornalisti e Comunicatori Europei), Piemonte Movie, e da questa edizione AstiTeatro. I media partner sono «Leggere:tutti», «Corriere di Chieri», e «Radio GRP».

Per il bando completo consultare:

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Guillame Musso  “La vita è un  romanzo”  -La nave di Teseo-   euro 18,00

Intrigante e sofisticato, pieno di colpi di scena, geniale gioco letterario che alterna fasi da thriller e richiami continui ai grandi autori prediletti. Ecco in estrema sintesi  l’ultimo romanzo in cui lo scrittore francese Guillame Musso ha distillato la sua bravura…e vi terrà in tensione fino alla fine.

Da una parte c’è la scrittrice 39enne di successo Flora Conway, (insignita del prestigioso Premio Kafka): vive in fuga da lettori, stampa e riflettori, quasi auto segregata a Williamsburg (la zona più cool di Brooklyn) e sprofonda in una tragedia senza spiegazione. La sua adorata figlia di 3 anni, Carrie, (nome che richiama l’opera satanica di Stephen King) scompare misteriosamente dall’appartamento mentre stavano giocando a nascondino. Nessuno è entrato, nessuno è uscito…ma allora cosa è successo?

Dall’altra parte dell’oceano c’è un altro scrittore di talento e vendite alle stelle; il 45enne parigino Romain Ozorski (qui il nome richiama quello di Romain Gary), che sarebbe anche un uomo realizzato, peccato sia affossato dalla zavorra di una tragedia privata. L’ex moglie Almine l’ha trascinato in un divorzio che è non solo un massacro economico, ma soprattutto infamante. Lei ex top model, transitata poi in una fase di estremismo para-terroristico e scivolata infine nel fanatismo ecologista, lo accusa di essere un alcolizzato violento e gli porta via il figlio Theo di 6 anni per  trascinarlo in una comune di pazzi in America.

Di più posso solo anticipare anche la comparsa di una tosta editrice snob, che forse ha a che fare con la sparizione di  Carrie ….

Ma cosa unirà i due personaggi centrali? Sembra che l’una non esista senza l’altro e in qualche modo le loro storie sono strettamente collegate in un gioco che Guillame Musso conduce in modo magistrale. Ha a che fare con il mestiere di scrittore, con la tentazione di credersi un demiurgo che muove i  fili dei destini dei suoi personaggi, in una lotta costante tra fantasia e realtà. Un romanzo in cui diversi livelli di finzione sono quasi una sfida a Dio e le sorprese vanno a getto continuo.

 

Carolina Pobla  “I gerani di Barcellona”  – Garzanti-   euro 18,00

E’ una grande saga familiare ispirata alle vite dei nonni paterni della scrittrice ed è il suo romanzo  di esordio.

Il racconto inizia a Malaga in Spagna nel 1928 e finisce  nel 1953, attraversando mezzo secolo di storia, inclusa la vittoria del generalissimo Franco che instaura col sangue  un’aspra dittatura.

Protagoniste principali sono le sorelle Torres – Rosario e Remedios- figlie del ricchissimo Don Rafael che vive nella villa più bella  di Malaga, “La Macarena”, insieme all’insignificante moglie Beatrice (che si spegne a poco a poco, in silenzio) e ai loro 5 figli.

Don Rafael è un self made man di successo che ha accumulato una fortuna e stravede per i suoi  rampolli, prima fra tutti Rosario con la quale ha un rapporto unico.

Ma in un attimo, con l’affondare della nave di famiglia e il suo prezioso carico, cola a picco anche il mondo dorato dei Torres.

La bancarotta costringe Don Rosario a inventarsi una nuova attività; ma un’altra tragedia, irrimediabile e straziante, si abbatte sulla famiglia e nulla potrà mai più essere come prima.

Il resto è il racconto di come Rosario –viziata, bella, elegante e col sogno di una carriera come cantante- e la sorella minore Remedios –cresciuta nell’ombra della primogenita- prendono le distanze dalla famiglia  e affrontano il futuro nella tumultuosa Barcellona.

Nel frattempo si dipana anche il destino del giovane studente di ingegneria agraria, Tobias Vila, figlio di un industriale catalano, che insieme all’amico Felix salpa alla volta dell’America e vive tutta una serie di esperienze formative.

Poi la sua strada incrocia quella di Rosario e l’autrice ci racconta le loro vite, e quelle di un variegato corollario di personaggi, tra alti e bassi, amore e distanze emotive, tragedie e ricongiungimenti, lotte e continui colpi di scena.

 

Morten A.  Strøksnes  “Il libro del mare”  -Iperborea-  euro 17,50

E’ magnifico questo libro nel quale, soprattutto chi ama il mare, dovrebbe tuffarsi e non lasciarselo sfuggire. Lo scrittore, storico, giornalista e fotografo norvegese imbastisce un epico racconto attraverso momenti speciali condivisi con un eccentrico amico artista e pescatore.

Insieme solcano le gelide acque del nord a bordo di un gommone, alla ricerca del grande squalo della Groenlandia che vive nei fondali intorno alle isole Lofoten. E’ il più grosso squalo carnivoro del pianeta e può vivere fino a 400-500 anni.

Ed è lo spunto iniziale di un magnifico racconto di mari, pesci, spedizioni del passato, scoperte continue di biologi marini, fari e tempeste.

Pagine che rimandano a Melville e Verne, e conducono il lettore tra antiche leggende marinare, scienze, storia, geologia, esplorazioni oceaniche, pesci e molluschi di ogni foggia e colore, boschi corallini e tanto altro.

Un viaggio che parte da echi della Preistoria e approda all’attuale surriscaldamento climatico, con la chimica dei mari che sta cambiando… e non in meglio. Oggi scompaiono specie a un ritmo velocissimo “…paragonabile all’estinzione di massa che uccise tutti i dinosauri nel giro di poche centinaia di anni”.

Perdita dell’habitat, riscaldamento globale e acidificazione del mare ci collocano sulla scivolosa china di una prossima estinzione e questo libro ci fa pensare.

E ci ricorda che «C’è cosi tanta acqua in mare che se  immaginiamo che il fondo intero si innalzi fin dove ora si trova la superficie, tutti i continenti verrebbero  completamente sommersi da parecchi  chilometri di acqua salata. Solo le cime delle montagne più alte spunterebbero dal mare».

 

Eudora Welty   “Nozze sul Delta”  -minimum fax-   euro 18,00

Eudora Welty (nata a Jackson nel Mississippi, nel 1909 e morta nel 2001) è considerata una delle scrittrici più rappresentative della letteratura del sud degli Stati Uniti, (alla stregua di firme della levatura da Carson McCuller e Flannery O’Connor) vincitrice del Premio Pulitzer nel 1972 con “La figlia dell’ottimista” ed  insignita della Medaglia presidenziale della libertà.

Questo romanzo, pubblicato la prima volta nel 1946, è la storia di una famiglia del sud, i Fairchild, proprietari terrieri sul Delta del Mississippi.

Siamo nel 1923 e sta per sposarsi la 17enne Dabney, rampolla della grande e tumultuosa famiglia che impera sulla piantagione di cotone a Shellmound. Forse più per senso di ribellione e capriccio, che non per amore, sta per unire la sua vita a quella del soprintendente della tenuta, Troy Flavin, che ha il doppio dei suoi anni e scarsissime attrattive.

Per l’occasione arriva anche una cugina, la piccola Laura di 9 anni che ha appena perso la mamma e si trova catapultata tra gli adulti in fibrillazione per l’evento.

Fervono i preparativi per il matrimonio e Laura si affaccia così sul mondo della famiglia materna che osserva con attenzione, curiosità e continue sorprese.

La Welty compone un’affascinante mosaico di personaggi, tra storie familiari di scheletri nell’armadio e fantasmi, tra ambienti e situazioni che mostrano come una classe sociale facesse fatica ad adeguarsi ai cambiamenti in corso e non si accorgesse di essere sull’orlo della decadenza.

Un viaggio tra il profumo di magnolie delle piantagioni, l’umido avvolgente delle paludi del bayou, in una storia domestica in cui poco accade, ma si rinvangano momenti del passato come guerre, duelli, imboscate. Una società in cui gli atti di eroismo erano declinati al maschile, ma il vero potere in famiglia era femminile, perché come ci racconta la Welty «Era risaputo che, sin dalla Guerra di secessione – o magari dai tempi degli indiani- a comandare in casa Fairchild erano le donne, che gestivano tutto. Erano loro ad ereditare  i beni, o erano i fratelli a elargirglieli….Nel Delta la terra apparteneva alle donne, che la concedevano agli uomini  e qualche volta tentavano di riprendersela per darla a qualcun altro».

Al via l’undicesima edizione del Premio “Lattes Grinzane”

Nato “dalle ceneri” del Grinzane Cavour. Scadenza del bando: 31 gennaio 2021. Monforte d’Alba (Cuneo)

Nato nel 2009, sulla non facile scia ereditata dal Premio Grinzane Cavour, per volontà di Caterina Bottari Lattes, presidente dell’omonima Fondazione – e dedicato al marito Mario Lattes, eclettica e prestigiosa figura di intellettuale del Novecento – è pronto a ripartire con la sua undicesima edizione il “Premio Lattes Grinzane”, storicamente sostenuto da Regione Piemonte, Fondazione CRC, Fondazione CRT e Banca d’Alba.

 

Premio coraggioso, di vasto riconoscimento internazionale, che anche in questo ansiogeno periodo di emergenza sanitaria ha deciso di non fermarsi, per continuare a proporsi come “progetto culturale e didattico di promozione alla lettura e di diffusione della letteratura contemporanea, in particolare fra i giovani”. In gara troveremo, anche quest’anno, autrici e autori italiani e stranieri, con opere di narrativa pubblicate in Italia fra il gennaio 2020 e il gennaio 2021. Il bando di partecipazione scade il 31 gennaio 2021 ed è scaricabile, con tutte le informazioni sulle modalità di partecipazione, da parte delle case editrici sul sito www.fondazionebottarilattes.it. La cinquina dei romanzi finalisti selezionati da una Giuria Tecnica, presieduta da Gian Luigi Beccaria (linguista, critico letterario e saggista) sarà annunciata mercoledì 14 aprile 2021 a mezzo stampa, sul sito e i canali social della fondazione di Monforte d’Alba. La parola passerà quindi ai giovani, che continuano a essere i veri protagonisti del Premio. Tra aprile e settembre 2021 i cinque romanzi finalisti saranno letti e discussi dai 400 studenti delle 25 Giurie Scolastiche, una all’estero e ventiquattro in Italia, che variano ogni anno, “per dare la possibilità al maggior numero di ragazze e ragazzi di confrontarsi con la lettura di autori contemporanei e con l’espressione e l’affinamento del giudizio critico, utile a sapere meglio interpretare le tante complessità del mondo”. Sabato 2 ottobre 2021 ragazze e ragazzi esprimeranno in diretta il loro voto per proclamare il vincitore nel corso della cerimonia di premiazione in cui saranno presenti i finalisti al Teatro Sociale di Alba. Scrittrici e scrittori in gara terranno inoltre un incontro con gli studenti delle scuole del territorio cuneese. Lo stesso giorno il vincitore del “Premio Speciale Lattes Grinzane” ( assegnato dalla Giuria Tecnica a un’autrice o ad un autore internazionale che nel corso del tempo si sia dimostrato meritevole di un condiviso apprezzamento di critica e di pubblico) terrà una lectio magistralis, aperta al pubblico, su un tema letterario a propria scelta e sarà insignito del riconoscimento. I due appuntamenti saranno inoltre trasmessi in diretta streaming sul sito e sui canali social della Fondazione Bottari Lattes, permettendo così di raggiungere pubblici diversi e lontani e mettendo a disposizione di tutti importanti contenuti della grande narrativa contemporanea. Nella scorsa, decima edizione, del Premio ad aggiudicarsi il podio d’onore è stata la scrittrice turca, residente a Londra, Elif Shafak con il romanzo “I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo” edito da Rizzoli, mentre il Premio Speciale è andato alla Protezione Civile, come apprezzamento per il grande impegno profuso nell’affrontare l’emergenza sanitaria. A ritirarlo è stato lo stesso Angelo Borrelli, Capo della Protezione Civile.

 g.m.

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Info: 0173/789282 – eventi@fondazionebottarilattes.it – book@fondazionebottarilattes.it – WEB fondazionebottarilattes.it / FB Fondazione Bottari Lattes /TW @BottariLattes / YT FondazioneBottariLattes

 

Nelle foto:
– Borrelli ritira il Premio Speciale 2020 per la Protezione Civile

– Elif Shafak, primo Premio 2020

L’arte sottile di chi sta nel mezzo

“MediaMente” è il nuovo libro di Giorgio Formica e Andrea Chiusano. Racconta tante storie e, nel raccontarle, delinea il concetto di mediazione. Un tema che di per sé può sembrare noioso e didattico, ma che invece racchiude un valore unico: la relazione umana.

La relazione umana è il vero fil rouge che tiene legati tutti i racconti ed è il filo su cui l’autore cammina in equilibrio precario, cercando quello perfetto.
Mediazione deriva dal latino mediatio-onis, che significa “stare nel mezzo”.
Il mediatore, così come il ristoratore, il postino, il libraio, o il bottegaio, sta nel mezzo e media la domanda con l’offerta. Ma solo l’equilibrio porterà alla soluzione.
MediaMente è un libro “sottile” che va letto e riletto tra le righe, tutto d’un fiato. Ha la stessa durata di un bel film, è apparentemente semplice ed ironico, ma è denso di significati.
Ed è dedicato a tutti quelli che stanno a metà.
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Il libro è disponibile in libreria oppure su amazon, a questo link:
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(nelle foto, dall’alto: Giorgio Formica e Andrea Chiusano)

“Vita Nova”, il Salone del Libro ai tempi del Covid

“VITA NOVA” online, a scuola, in libreria

 

Online da venerdì 4 a martedì 8 dicembre e nelle librerie torinesi fino al 7 gennaio 2021- 20 lezioni con 24 autori e autrici italiani e internazionali, 34 librerie, 180 editori, oltre 700 titoli

 

 

Con, tra gli altri: Alberto Angela, Fernando Aramburu con Bruno Arpaia, Richard Baldwin, Letizia Battaglia, Eva Cantarella, Romeo Castellucci, Andrea Colamedici, Saverio Costanzo, Emma Dante, Donatella Di Cesare, Luca Doninelli, Mathias Énard, Silvia Federici, Giorgio Fontana, Fumettibrutti, Maura Gancitano, Paolo Giordano, Helena Janeczek, Petros Markarīs, Susanna Mattiangeli, Roberto Saviano, Vittorio Sgarbi, Manuel Vilas, Serena Vitale, il Cardinale Matteo Zuppi

 

 

 

In una contingenza che continua a essere particolarmente difficile per il mondo del libro e della scuola, il Salone Internazionale del Libro di Torino vuole dare un segnale forte, concreto, pratico di vicinanza, supporto e anche di servizio alla filiera e alle scuole.

 

Dopo il successo di SalTo Extra, il Salone torna dunque con Vita Nova: non soltanto una rassegna culturale e letteraria, ma l’inizio di un nuovo percorso da condividere con gli editori, le librerie, le biblioteche e la comunità di lettori, insegnanti, studenti in attesa di Vita Supernova, la XXXIII edizione del Salone nel 2021. Un format inedito, in grado di integrare una strategia vincente di promozione del libro e della lettura, nel rispetto delle disposizioni in vigore per contenere la diffusione dell’epidemia.

 

Vita Nova avrà quindi due anime in una: sarà una grande occasione di incontro e confronto sui canali digitali del Salone, con 20 lezioni per “riconciliare gli opposti” a cura di grandi autori e autrici – e una programmazione pensata appositamente per le scuole – che saranno trasmesse da venerdì 4 a martedì 8 dicembre; ma sarà anche un percorso in 34 librerie torinesi, fino al 7 gennaio 2021.

 

 

Vita Nova in libreria e il Buono da Leggere

Vita Nova darà vita, dal 4 dicembre e fino al 7 gennaio, a una grande e importante rete, capace di ritrovare uno spazio fisico, sempre nel pieno rispetto delle normative di sicurezza, comune a libri e lettori: 34 librerie torinesi, indipendenti e di catena, accoglieranno i 180 editori partecipanti, che avranno la possibilità di promuovere oltre 700 titoli in spazi dedicati allestiti ad hoc dalle librerie, anche grazie a del materiale di comunicazione specifico fornito dal Salone del Libro.

Il Buono da Leggere. In questo percorso di supporto alla filiera, ai librai e agli editori, il Salone dedica una importante iniziativa alla promozione della lettura nelle scuole, tra i giovani e i lettori del Salone. Grazie al sostegno della Regione Piemonte il Salone distribuirà 12 mila Buoni da Leggere del valore di 10 € spendibili nelle 35 librerie torinesi aderenti dal 4 dicembre 2020 al 7 gennaio 2021. Destinatari di questa iniziativa sono i giovani tra i 14 e i 25 anni residenti o domiciliati in Piemonte, oltre ai primi lettori del Salone, sempre domiciliati in Piemonte, che da lunedì 30 novembre si iscriveranno a SalTo+, la nuova piattaforma digitale dedicata alla community del Salone. Per i docenti delle scuole d’infanzia, delle scuole primarie e secondarie di primo grado l’iniziativa destina un carnet di dieci buoni per inaugurare o arricchire delle biblioteche di classe, strumento importantissimo per promuovere la lettura fin da piccoli.

 

Vita Nova in biblioteca

Vita Nova aprirà anche una finestra – virtuale, ma reale – sulle Biblioteche: si rinnova, infatti, la collaborazione dell’AIB-Associazione Italiana Biblioteche con il Salone Internazionale del Libro di Torino, grazie al coinvolgimento di tutte le sezioni regionali. Protagonisti saranno i numerosi gruppi di lettura che si sono formati nelle biblioteche italiane, composti in maniera eterogenea da appassionati del libro e della lettura, amanti dell’analisi critica dei testi e del confronto con altri lettori, su temi e filoni letterari, filosofici, storici. Nell’occasione, alcuni rappresentanti rivolgeranno agli scrittori ospiti una domanda sul tema trattato nella loro ‘lectio’: un momento interessante, benché a distanza, di confronto e di incontro con l’autore.

 

Vita Nova online: le grandi lezioni

Il titolo scelto, Vita Nova, vuole essere un invito a riflettere sul presente e sul futuro: insieme, riconciliando gli opposti, perché il domani non sarà solo o luminoso o oscuro, e abbiamo bisogno di superare un pensiero dicotomico dove il presente è immutabile e il futuro sembra non arrivare mai. Il Salone del Libro curerà dunque 20 lezioni di grandi autori e autrici italiani e internazionali – di cui una seleziona pensata per gli studenti – che ruoteranno attorno a coppie di concetti percepiti come contrapposti con l’obiettivo di dimostrare che la realtà non è un elenco di contrari, ma di elementi che dobbiamo imparare a integrare tra loro, a riconciliare, a vivere uniti.

 

Alberto Angela per riconciliare Antico-Moderno; Richard Baldwin per riconciliare Uomo-Macchina; Letizia Battaglia per riconciliare Vita-Morte; Eva Cantarella, Helena Janeczek e Petros Markarīs per riconciliare Stato-Comunità; Romeo Castellucci per riconciliare Inferno-Paradiso, Andrea Colamedici e Maura Gancitano per riconciliare Maschi-Femmine; Saverio Costanzo per riconciliare Interno-Esterno; Emma Dante per riconciliare Famiglia-PartenogenesiDonatella Di Cesare per riconciliare Libertà-Responsabilità; Luca Doninelli e Susanna Mattiangeli per riconciliare Realtà-Fantasia; Mathias Énard per riconciliare Oriente-Occidente; Silvia Federici per riconciliare Streghe-InquisitoriGiorgio Fontana per riconciliare Liberi-LegatiFumettibrutti per riconciliare Parola-Immagine; Paolo Giordano per riconciliare Cura-MalattiaRoberto Saviano per riconciliare Sud-Nord; Vittorio Sgarbi per riconciliare Bello-Brutto; Manuel Vilas per riconciliare Emergenza-NormalitàSerena Vitale per riconciliare Scrittura-Traduzione; il Cardinale Matteo Zuppi per riconciliare Vecchi-Giovani.

 

Grazie alla collaborazione con il Teatro di Roma per la sala dell’Argentina, (Roma), il Teatro La Vicaria (Palermo), il Teatro Arena del Sole (Bologna) – Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro dell’Elfo (Milano), Teatro Astra (Torino) diverse lezioni di Vita Nova sono trasmesse da alcuni dei teatri più significativi del Paese: in un momento così difficile per la cultura, continuare a stringere alleanze e condividere progetti è, per il Salone e per la comunità culturale italiana tutta, di fondamentale importanza.

 

Le lezioni saranno tradotte in LIS – Lingua dei Segni Italiana e come tutti gli appuntamenti di Vita Nova verranno trasmessi gratuitamente in live streaming sul sito, sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Salone. Le lezioni saranno poi disponibili anche on demand, a evento concluso, su SalTo+, la piattaforma digitale che il Salone dedica alla sua community.

 

Manifesto. L’illustrazione del manifesto di Vita Nova è stata realizzata da Elisa Seitzinger, illustratrice, artista visiva e docente di morfologia e dinamica della forma all’Istituto Europeo di Design di Torino, che curerà anche l’illustrazione del manifesto ufficiale della XXXIII edizione del Salone.

 

Il Premio Strega Europeo. Venerdì 11 dicembre alle ore 18.30, in collaborazione con il Premio Strega Europeo, Fernando Aramburu, vincitore del Premio Strega Europeo 2018, dialogherà con Bruno Arpaia vincitore del premio alla traduzione per Patria (Guanda). Interverranno: Nicola Lagioia, Giovanni Solimine ed Eugenio Tangerini, con la conduzione di Stefano Petrocchi. L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming dal BPER Banca Forum Monzani di Modena, sul sito del Premio Strega e del Salone Internazionale del Libro di Torino.

 

Vita Nova a scuola

Oltre alle lezioni pensate ad hoc per studenti di tutte le età, in programma nella mattinata di venerdì 4 dicembre grazie alla collaborazione con la Fondazione Compagnia di San Paolo, Vita Nova arriverà nelle scuole con una serie di iniziative mirate, realizzate grazie al supporto di importanti partner del Salone, tra i quali il MIBACT Centro per il Libro e la Lettura, la Fondazione Compagnia di San Paolo, l’Associazione delle Fondazioni di Origine Bancaria del Piemonte. Tra queste il primo modulo di Educare alla lettura, con sei appuntamenti online dal 3 al 16 dicembre (l’iniziativa ha già riscosso un grande interesse: in soli 5 giorni sono pervenute oltre 1000 richieste di partecipazione da parte di insegnanti e bibliotecari), e Adotta un libro, con cui quattromila copie di un grande capolavoro della letteratura attorno a cui radunare la comunità scolastica. Grazie al contributo dell’Associazione delle Fondazioni di Origine Bancaria del Piemonte, il Salone del Libro stamperà, in un’edizione dedicata, un grande classico della letteratura da distribuire gratuitamente alle classi quarte delle scuole superiori.

 

Momenti conclusivi di vari progetti del Salone e altre collaborazioni

Vita Nova sarà anche l’occasione per dare spazio, tutte le mattine alle ore 11:00, a una serie di momenti conclusivi di diversi progetti non presentati in primavera a causa dello slittamento del Salone del Libro: i tre premi che il Centro per il libro e la lettura dedica alle scuole, il Premio Nati per Leggere, il Silent Book Contest, il Concorso Letterario Lingua Madre.

Vita Nova ospiterà anche due iniziative del Consiglio Regionale della Regione Piemonte  e di Incipit Offresi.

 

 

Info pratiche

Tutti gli appuntamenti verranno trasmessi – gratuitamente – in live streaming sul sito, sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Salone.

Le Lezioni di Vita Nova e gli appuntamenti di Educare alla Lettura saranno disponibili anche on demand, a evento concluso, su SalTo+, la piattaforma digitale per la community del Salone. Contenuti speciali, approfondimenti, podcast e video on demand: uno spazio per lettrici e lettori, e per tutto il mondo delle professioni del libro, con materiali didattici e attività formative.

 

 

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Nino Haratischwili    “L’ottava vita (per Brilka)”  -Marsilio-   euro  24,00

E’ un romanzo mastodontico (1127 pagine), ma dentro c’è tutto ed è magnifico.

100 anni di storia – più precisamente “Il secolo rosso” – che travolge le vite dei protagonisti: un mix sapientemente dosato di famiglia, amore, utopie, fughe, segreti, tradizioni, ribellione, sacrificio, passioni, codardia, coraggio, torture, tradimenti, aborti, assassinii, e molto altro ancora in

un’ altalena di tragedie collettive e private.

E’ il terzo romanzo della scrittrice, drammaturga e regista teatrale Georgiana di Tbilisi, trapiantata ad Amburgo, e narra la saga degli Jashi. Famiglia borghese benestante che deve la sua ricchezza al capostipite, industriale che ha inventato una ricetta segreta della cioccolata, tramandata dalle donne delle generazioni seguenti.

Ma è anche la storia della loro terra, la Georgia, che ha l’handicap di essere collocata troppo vicina alla Russia, e ha dato i natali a 2 carnefici che ne segneranno il destino; nelle pagine aleggiano infatti potenti e distruttivi il “Generalissimo“ e il “Piccolo Grande uomo”, ovvero Stalin e il capo dei servizi segreti Beria, che però non vengono mai citati per nome.

Voce narrante è quella di Niza (zia di Brilka e pronipote di Stasia) che ricostruisce l’imponente affresco familiare da lasciare all’ultima discendente, la 12enne Brilka, scomparsa nel nulla (l’ottava vita del titolo).

Il racconto inizia nella Georgia governata dagli zar, la prima protagonista degli Jashi è Anastasia (detta Stasia), nata nel 1900, ballerina mancata, depositaria della ricetta segreta della cioccolata -magica e maledetta- inventata dal padre Ketevan.

Poi si inanellano i destini di 5 generazioni di donne incredibili. Fortissime nell’affrontare il vortice storico che vede la Georgia diventare indipendente, poi bolscevica e sovietica -tra terrore, purghe e gulag-, 2 guerre mondiali, l’assedio di Leningrado, la Guerra Fredda, la Primavera di Praga, la perestrojka, la caduta del Muro… fino ad arrivare alla tris nipote Brilka nata nel 1993.

Una sorta di grande epica in cui la Storia sconfigge quasi sempre i personaggi del libro. Tra loro spiccano figure indimenticabili e tragiche, in pagine di totale orrore come quelle in cui la giovane Kitty è catturata, indotta a un parto prematuro e si vede strappata per sempre la possibilità di diventare madre. Oppure le contraddizioni del figlio di Stasia, l’ufficiale di marina Kostja, travolto da un amore giovanile finito in tragedia, che diventa potentissimo membro del Partito e finisce per perseguitare i membri dissidenti della sua stessa famiglia. Solo la punta dell’iceberg di questo romanzo  che il “New York Times” ha definito «commovente, straziante, sublime».

 

Claire Lombardo  “Mai stati così felici”   -Bompiani-  euro  22,00

E’ il primo romanzo dell’americana Claire Lombardo e ispirerà una serie tv prodotta dalle attrici Laura Dern e Amy Adams – che trasformano in successo tutto quello che toccano-  per HBO.

La famiglia di cui si raccontano la felicità, ma anche note dolenti, è composta dai genitori David e Marilyn e le loro 4 figlie: Wendy, Violet, Liza e Grace.

Siamo nella Chicago degli anni 70 quando si incontrano, s’innamorano e non si lasceranno più David, studente di medicina, e Marilyn studentessa di letteratura che mollerà tutto per dedicarsi alla famiglia.

Sono una coppia inossidabile, li lega un amore che è fatto di grande intesa, amicizia, condivisione a continua attrazione fisica, anche quando la nidiata sarà impegnativa fino allo stremo. Hanno superato momenti difficili e agli inizi non si sono risparmiati, poi David ha aperto uno studio e la famiglia si è assestata in uno stile di vita invidiabile.

Non altrettanto bene si sono dipanate le vite delle loro figlie, per le quali, comunque, l’amore incrollabile dei genitori è stato un faro anche nella tempesta.

Le prime tre figlie sono nate in rapida successione. Wendy, la primogenita ha un’adolescenza turbolenta e un  rapporto conflittuale con la madre, poi la sfortuna di restare troppo presto vedova dell’uomo che adorava e  intorno al quale aveva costruito la sua esistenza. Il legame con la sorella nata poco dopo, Violet, è invece fortissimo, tanto che per anni hanno serbato un segreto enorme che ha a che fare con la comparsa di un ragazzino 15enne che scompiglierà non poco le carte.

Poi ci sono l’accademica in carriera Liza, successo a piene mani, ma una vita privata irrisolta, una gravidanza forse indesiderata dall’uomo di cui è dubbiosa. E a distanza di anni dalle altre è arrivata la mascotte, Grace, nata con un parto difficile e l’aiuto di una ginecologa che forse solo collega di David non è. Anche Grace ha qualche problema nell’affrontare ostacoli e insuccessi che maschera con bugie.

Non è una famiglia perfetta, si dibatte tra grandi affetti e amore incondizionato, ma anche incomprensioni, segreti, gelosie, alleanze, scontri e incomprensioni. Ma è una famiglia alla quale affezionarsi e che la Lombardo sa raccontare in modo magistrale.

 

Louisa May Alcott   “Mutevoli umori”    – Elliot-    euro 17,50

Il nome di Louisa May Alcott è indissolubilmente legato all’immortale “Piccole donne”con cui siamo cresciute un po’ tutte, ma detto così è un po’ riduttivo. Infatti 4 anni prima aveva scritto questo romanzo per adulti, un esordio che oggi l’editore Elliot ci ripropone.

E’ la storia della giovane Sylvia Yule -carattere irrequieto e grandi sogni- che cerca di ritagliarsi una vita che vada oltre i canoni tradizionali e il limitato perimetro in cui possono muoversi e scegliersi il destino le donne.

Purtroppo a mettersi di traverso sarà l’amore e la scelta di legarsi all’uomo sbagliato, un matrimonio asfittico che tarpa le ali alla nostra eroina.

Ed ecco affacciarsi già le linee guida della Alcott –nata in Pennsylvania nel 1832, morta a Boston nel 1888- con la messa in discussione dell’ideale di famiglia vittoriana, e temi cari che svilupperà poi in “Piccole donne”, come  l’educazione, la crescita, i legami di sangue e l’amore.

Quando “Mutevoli amori” fu pubblicato nel 1864 riscosse due tipi di atteggiamento nei lettori: curiosità e interesse, ma anche critiche perché proponeva non uno scritto di “alto valore morale” bensì un’innovativa ventata di modernità, un nuovo modello di “individualismo domestico” che suggeriva alle donne percorsi ben diversi da quelli dei manuali domestici dell’epoca.

 

Lynda Rutledge   “Il cassetto dei ricordi segreti”    -Piemme-  euro 17,50

Questo libro è stato pubblicato nel 2012, ma ora torna in auge perché ha ispirato il film “Tutti i ricordi di Claire”, con Catherine Deneuve e la figlia Clara Mastroianni, regia di Julie Berticelli.

La Deneuve interpreta magistralmente la protagonista Faith Bass Darling che, dopo anni di assenza, torna nella sua incantevole casa (nel libro è in Texas, mentre nel film è nella campagna francese). Un affascinantissimo scrigno che racchiude i ricordi di una vita, di più vite, anche di quelli che non ci sono più. La dimora più bella di tutto il paese, perché la famiglia era la più facoltosa del luogo, fondatrice di una banca e proprietaria di altre ricchezze.

Nella notte sente una voce che le sussurra che è giunta la sua ora e quello seguente sarà il suo ultimo giorno di vita.

Lei ha 70 anni magnificamente portati, invece la sua mente è offuscata dall’avanzare  impietoso dell’Alzheimer e, tra una sigaretta e l’altra (fumare le calma i nervi), ha flash di dejà vu e un continuo oscillare tra passato e presente dei quali confonde i confini.

Ha deciso di vendere tutto quello che c’è in casa e organizza una “garage sale” in giardino dove fa portare mobili di prezioso antiquariato, lampade Tiffany che non hanno prezzo, i magnifici meccanismi  che ha collezionato per una vita e di inestimabile valore, oggetti rari, libri antichi e un’infinità di altri tesori che però vende per pochi soldi, in sostanza svende tutto a prezzi ridicoli. Ed ognuno di quegli oggetti la riporta a scene vissute in passato. La sua vita anche se privilegiata non è stata poi così generosa: ha perso il figlio giovanissimo in modo tragico e pure il marito. Ha solo più la figlia Claudia con la quale i rapporti si sono strappati da anni, e che ora ritorna perché avvisata da un’amica della follia materna.

Arriva e attonita osserva la pazzia della madre, l’arraffare dei vicini e soprattutto deve fare i conti con oggetti e sentimenti sepolti da tempo. La ricerca dell’anello di famiglia che aveva nascosto nella scrivania paterna e la pendola a forma d’elefante sono solo l’inizio di una resa dei conti con la memoria e  un presente in cui sembra che i drammi e le incomprensioni possano essere superati…ma continua ad aleggiare la premonizione dell’ultimo giorno sulla terra di Faith/Clare…

Dal Polo del ‘900 i libri arrivano a domicilio

Dal 23 novembre, oltre 300 mila volumi del Polo del ‘900 disponibili su prenotazione tramite email

 

Delivery e take away non solo per cibi e bevande ma anche per i libri in biblioteca: succede al Polo del ‘900, dove saggi, biografie, romanzi come ogni bene essenziale rimangono disponibili al pubblico, anche dopo la chiusura delle biblioteche ai tempi delle zone rosse.

Si comincia lunedì 23 settembre e gli oltre 300 mila volumi delle biblioteche del Polo (tra romanzi, saggi e graphic novel) tornano disponibili al prestito con una novità. Infatti, al ritiro dei libri in via del Carmine, 14, si aggiunge per la prima volta la consegna direttamente a casa, grazie alla collaborazione con la Rete Italiana di Cultura Popolare e Lo Spaccio di cultura- Portineria di comunità.

“Il lavoro congiunto di archivisti e bibliotecari degli enti del Polo ha garantito un servizio essenziale per i cittadini che abbiamo potenziato grazie ai portinai di comunità  – sottolinea Alessandro Bollo, direttore del Polo del ‘900 – I libri e le biblioteche non possono rimanere chiusi in un momento storico tanto delicato, così ci siamo attivati affinché la lettura e i bisogni culturali in generale vengano soddisfatti come beni di prima necessità perché nutrono lo spirito critico e forniscono chiavi di interpretazioni per il presente e, alle volte, sono essenziali anche solo per distrarci. Completa il senso di questo nuovo servizio, l’alleanza con la Portineria di Comunità che di fatto crea un sistema virtuoso di welfare di comunità e anche nuove opportunità di lavoro”.

“La Portineria di Comunità, attiva nell’edicola di piazza della Repubblica n.1/F dal lunedì al sabato dalle ore 9.30 alle 19.30, è un luogo di welfare di comunità che da mesi si occupa di coprogettare con gli abitanti servizi come commissioni negli uffici pubblici, spesa a domicilio con il gruppo di acquisto Gasp, Sos tecnologia, traduzioni, babysitting, aiuto compiti, pulizie e molto altro. Siamo da sempre convinti che la cultura, e in questo caso, i libri e i servizi bibliotecari siano una necessità quotidiana” Antonio Damasco, direttore Rete Italia di Cultura Popolare.

Per prenotare un libro e definire modalità e tempistiche di ritiro o consegna, è necessario inviare una email a archivio.biblioteca@polodel900.it. La consegna a domicilio sarà effettuata ogni martedì e venerdì dai portinai. La Portineria di comunità risponde al numero 3478788271, la consegna libri è gratuita, con donazione libera per sostenere la Portineria e coloro che ci lavorano.

 

“DC 2020. XX Congresso”. Il libro di Carmagnola democristiano doc

 “E’ solo una nutrita platea di accidiosi quella che non crede alla possibile rinascita dei Democratici Cristiani”

In copertina, l’immagine presa da una litografia che racconta , con toni umbratili, di un centro medievale del Nord Europa, piuttosto attivo con le sue piccole figure in primo piano, sorvegliate dall’imponenza “gentile” delle architetture urbane che s’impongono al paesaggio.

“L’immagine – spiega l’autore del libro – mi sembrava utile a ricordare una dimensione comunitaria ed europea”. E già si entra nel merito del nostro incontro con Mauro Carmagnola, giornalista, democristiano da sempre (è iscritto allo Scudo Crociato dal 1976) e oggi membro della Direzione Nazionale del partito, con l’incarico di segretario amministrativo. Suo il libro “DC 2020. XX Congresso”, di recente pubblicato da “Il Laboratorio Edizioni”. Un pamphlet storico-politico-giornalistico di un’ottantina di pagine che si leggono d’un fiato. Chiare, coraggiose, ben documentate, argute, oneste. E l’incipit già la dice lunga sul perché e sul dove Carmagnola vuole arrivare, denunciare e proporre. Queste infatti le prime quattro righe: “Nei confronti di chi intende rilanciare il progetto ideale e politico della Democrazia Cristiana, una nutrita platea di accidiosi replica che non esistono oggi le condizioni storiche per la sua riproposizione”. Bella stoccata, già in partenza. “E per accidiosi – prosegue – intendo tutti quelli che, pur proclamandosi democristiani o riconoscendo la necessità, anche oggi, di un partito che abbia affinità con la Dc storica non fanno nulla per organizzarsi in tal senso. Gente che recrimina senza agire”. Categoria del genere umano assai poco amata dai tempi dei tempi e relegata nella IV Cornice del Purgatorio perfino dallo stesso Dante, anche a questi “accidiosi”, Mauro intende rivolgersi. Forte e chiaro. “La Dc ha celebrato il suo XIX Congresso nell’autunno del 2018 in piena continuità giuridica con il partito sciolto in modo non corretto da Martinazzoli nel gennaio 1994. Dopo la ripartenza giuridica e dopo l’assestamento post-congressuale, mi sembrava giusto divulgare il nuovo corso della Dc. La chiusura causata da Covid nella primavera 2020 mi ha dato il tempo di trasformare documentazioni ed idee sparse in qualcosa di maggiormente organico.

Un libro appunto, in cui raccontare la Dc della diaspora, quella che è sopravvissuta o nel cuore dei suoi potenziali elettori o nelle esperienze di partiti e partitini che, comunque, mantengono viva una certa idea di politica”. In concreto, ciò che Carmagnola intende proporre è “un’attualizzazione di idee e valori che, se incanalati nella contemporaneità, mantengono tuttora la loro ragion d’essere”. “Penso all’economia a servizio dell’uomo, all’interclassismo, all’europeismo, alla propensione al confronto con chi la pensa diversamente, alla cooperazione internazionale: direi a quello che ci caratterizzava ieri e che manca alla politica di oggi, molto meno moderna di quanto vorrebbe far credere”. Una Dc dunque molto più che una formazione politica, un “partito – stato, un continente” come la definiva Leonardo Sciascia. “Direi più semplicemente un partito capace di continuare gli insegnamenti dei fondatori e di offrire buoni esempi, meno assillata dal conseguimento del potere e più impegnata a sferzare un sistema complessivamente inadeguato, dando rappresentanza a chi si riconosce nei valori propri di quelle prime generazioni”. Eppure per alcuni democristiani doc, da Guido Bodrato a Marco Follini (suo il libro “Democrazia Cristiana. Il racconto di un partito”) l’era Dc è finita. Per Bodrato è stato un “fatto storico e oggi una pratica politicamente archiviata”, mentre Follini parla di voi nuovi democratici cristiani come “fantasmi della Dc”. Cosa rispondi? “Bodrato e Follini sono due autorevoli esponenti di un certo periodo della storia democristiana. Intelligentissimi, ma protagonisti di scelte non condivisibili. Il primo da eurodeputato lasciò il gruppo popolare che è oggettivamente la continuazione e l’attualizzazione delle Dc europee, alcune delle quali godono ottima salute. Follini attraversò quella fase del pendolarismo centrista e delle alleanze mutevoli che non è stata

Carmagnola e Baruffi, già Direzione nazionale Dc

compresa dagli elettori. Entrambi sono approdati al Partito Democratico, salvo, in vario modo ed a vario titolo, pentirsene. Sono la prova più evidente che ci sia bisogno di Dc”.

Quali i tuoi principali riferimenti all’interno dello storico Scudo Crociato? “Giovane doroteo, sono approdato trentenne al gruppo andreottiano restandovi fino a quando c’è stata la Balena Bianca. La lunga vicinanza a Vito Bonsignore mi ha certamente portato a condividere con lui tanti scambi di opinioni e di vedute sul partito, sulla società, sul succedersi dei tempi e delle situazioni. Alla Dc manca un’idra a quattro teste: Andreotti, Moro, Rumor e Donat Cattin. Al fotofinish, direi il Donat Cattin del preambolo ed il Donat Cattin prematuramente scomparso. Se non fosse mancato, avrebbe supportato e non lasciato solo Craxi a difendere la repubblica dei partiti, che necessitavano e necessitano tuttora di risorse, anche economiche.

Avrebbe, forse, salvato l’esperienza dei movimenti politici storici, rintuzzando Mani Pulite per quello che si è rivelata: un’operazione pericolosa per il Paese che ha dato inizio alla decadenza dell’Italia senza neppure risolvere alcun problema di moralitàpubblica. Anzi”. Se, come ironico sfottò (come non di rado capita), qualcuno ti dicesse “sei proprio un democristiano”, cosa risponderesti? “Da andreottiano accetterei gli sfottò, che direi danno una certa autorevolezza a chi li incassa con stile. ‘Certo, son proprio un democristiano’ gli risponderei. ‘E non ho di che vergognarmene’ puntualizzerei”.

Gianni Milani

Il principe racconta la storia di Valmacca

La vita e i ricordi di un comune rivierasco del Monferrato che attraversano l’arco temporale dagli anni Venti sino agli anni Quaranta del secolo scorso, narrati da un ‘Principe’: questo, in sintesi, il contenuto di ‘Acsì l’ha parlà  ‘l Princip’ – ‘Così ha parlato il Principe”.

A scriverlo è stato Felice Augusto Rossi, nato a Valmacca ottantadue anni orsono, laureato in pedagogia e filosofia, oggi docente a riposo dopo aver insegnato molti anni alle scuole elementari come maestro e alle scuole medie come professore di italiano. Rossi, che vive a Valenza, dove è diacono delle parrocchie del Duomo e del Sacro Cuore, ha però mantenuto molto saldi i legami e l’abitazione con il paese di Valmacca a metà tra la città di Sant’Evasio, Casale Monferrato, e la città di San Massimo, Valenza, “A Valmacca sono nato e vivevo – racconta, rievocando una tradizione dei tempi passati – nel Rione Napoli, perché era a Sud della strada principale che allora divideva il paese. Era una divisione fittizia, naturalmente, ma si diceva, a seconda che si fosse di qua o di la della strada, che si era del Nord e del Sud”. Nel suo libro, scritto in italiano, ma con forti accenni al vernacolo valmacchese di cui si dirà poc’anzi, ha una prima parte letteraria, dove il periodo in questione viene visto e raccontato, con gli occhi del Principe. Questi non era, però, un nobile, ma una persona che visse veramente tra il 1887 ed il 1964 in una baracca vicino al Po, ed ebbe una vita tutt’altro che facile, fatta di povertà a stenti. Il suo nome era Carlo Guazzora, figlio di Giacomo e di Rosa Zanetti. “Nella sua povertà – dice ancora l’autore – il Principe, è stato un maestro di vita. Attraverso la finzione letteraria gli faccio dire quello che ho trovato negli archivi storici, racconto episodi realmente avvenuti in un periodo – quello del fascismo – nel quale Valmacca era rifiorita, e lo dico pur di fede antifascista, ma quel che è giusto è giusto. Il Principe racconta quello che hanno vissuto i valmacchesi durante la guerra, all’8 settembre, ciò che hanno provato il 25 aprile. E si chiude con la scomparsa del Principe”. Una seconda parte, un vero e proprio libro nel libro, sono le note: ogni personaggio maschile e femminile citato nel libro viene indicato insieme alla sua famiglia. E vengono raccontati anche alcuni episodi che hanno segnato la vita di Valmacca: l’arrivo della prima 500, come si vedeva Lascia o Raddoppia, la guerra, “perché ciò che è in nota serve per capire quello che il Principe ha descritto”. Un altro ambito sul quale l’autore ha  lavorato sono le fotografie del tempo che fu, vero patrimonio visivo di recupero della memoria. Una quarta sezione, infine, contiene la mappa, strada per strada, rione per rione, casa per casa, indicando chi ci ha abitato, un lavoro davvero certosino. Dopo la bibliografia, piuttosto scarna, c’è la seconda parte nella quale Rossi effettua un’operazione di recupero della memoria, andando a riprendere tre delle moltissime storie fantastiche che il Principe raccontava in dialetto valmacchese. “Erano molte di più – dice ancora – ma sono riuscito a ricordare, a distanza di tanti anni, queste”. In questa parte le storie sono scritte in vernacolo valmacchese: “Il dialetto è la lingua madre, perché è la lingua che ti ha insegnato la mamma”, spiega ancora. E proprio al valmacchese, Rossi ha dedicato qualche anno fa una pubblicazione che ne detta alcune regole per l’uso scritto.

Massimo Iaretti