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Letture benefiche per Natale e non solo

LIBRI PER CONOSCERE E SOGNARE

Durante i miei frequenti giri per librerie, fonte di benessere e rilassamento, mi sono imbattuta in alcuni titoli che hanno destato la mia curiosità e hanno assecondato il mio desiderio di distrarmi da tutto ciò, importantissimo forse ma oramai un po’ asfissiante, che è virus, cronaca e attualità.

I miei occhi sono caduti, probabilmente in una ricerca inconscia e istintiva di bellezza e gradevolezza, su alcuni scritti interessanti e piacevoli, leggeri e allo stesso tempo affascinanti.

Il primo che ha attirato la mia attenzione è I Grandi Diari, pubblicato da Gribaudo, una bella e avvincente raccolta di diari, lettere, disegni e taccuini di personaggi, artisti, scienziati di varie epoche storiche che ci consente di conoscere, attraverso la scrittura, le memorabili vite di personalità indimenticabili e ci permette di scoprire esistenze d’eccezione che hanno fatto la storia dell’umanità. Il libro è corredato da immagini e illustrazioni eleganti e accurate.

Di sicuro interesse e meritevole di riguardo è Il Gusto della Conversazione. Questo libro di Pierre Sansot, edito da Il Saggiatore ci parla di un’arte tra le più nobili e di utilizzo comune ovvero il dialogo. “Una conversazione di qualità comporta battute, rinunce, aperture impreviste e allo stesso tempo non è disordinata, segue un filo invisibile: non si muove sul ciglio di un burrone” afferma l’autore che ci illustra le caratteristiche e le proprietà di quella formale, quella meno restrittiva, gli importanti preliminari e i suoi ritmi. Ci suggerisce le metodiche per capire gli interessi comuni con i nostri interlocutori, di cosa parlare durante un aperitivo e confessa lo scetticismo rispetto alla mera chiacchera senza progetto. Possiamo considerarlo una “passeggiata filosofica,” una guida in cui si apprende come conversare in maniera proficua e valorizzare una pratica sociale che agevola la relazione tra gli esseri umani.

52 Week End da Sogno di National Geographic invece mi ha proiettato in un futuro vivace, spero prossimo, carico di nuovi posti da esplorare, percorsi e scoperte. La copertina ellenica colorata mi ha conquistata unitamente alla lista di possibili e meravigliosi week end da fare: Lisbona, i Castelli della Scozia, Mosca e l’Anello d’Oro, la Romantische Strasse, Cracovia, Praga e le Abbazie lungo il Danubio, Petra e il Mar Morto, Marrakech, Djerba ma anche le italiane Dolomiti, il Tigullio, Firenze e il Chianti, la Puglia e per chi non l’avesse ancora visitata la nostra meravigliosa Torino e le sue Regge. Ogni capitolo ha una parte introduttiva, indicazioni su come muoversi, box con suggerimenti circa i luoghi da visitare, lo shopping, le feste e le manifestazioni, i tour più curiosi e insoliti, utili paragrafi su dove dormire, mangiare e la nightlife. In attesa di poter viaggiare di nuovo in libertà, questo libro ci aiuta nel frattempo a scegliere le mete da raggiungere e ci fa sognare con bellissime immagini di luoghi incantevoli.

Da appassionata di vino non potevo non notare una pubblicazione molto interessante ad esso dedicata Le Carte del vino – Atlante dei vigneti del mondo di Grant Smith Bianchi, Jules Gaubert-Turpin – Slow Food. Con una grafica elegante e informazioni dettagliate sulla produzione del vino a livello globale, questa raccolta di 56 mappe enografiche e 100 carte geografiche, divisa per paesi come un qualsiasi atlante geografico, segue l’ordine della comparsa degli stessi “sul palcoscenico del vino”. E’ uno strumento utile e interessante per gli appassionati del mosto e della sua lavorazione che racconta 8000 anni di tradizione con i dettagli storici più rilevanti.

Maria La Barbera

“Io non ti voglio più”, Antonaccio tra narrativo e autobiografico

A prima vista potrebbe sembrare il titolo di una canzone, invece “Io non ti voglio più “ è quello di un romanzo scritto da Mara Antonaccio e edito da Gian Giacomo Della Porta Editore, che si può ascrivere a generi diversi, capace in sé di racchiuderli e approfondirli tutti.

Si potrebbe definire, infatti, un romanzo di formazione, seguendo la tradizione e la fortuna che questo genere ha sempre avuto a partire dai tempi di Goethe e del suo Wilhelm Meister; nel contempo non è sbagliato considerarlo anche di carattere autobiografico per i numerosi riferimenti che presenta rispetto alle vicende biografiche dell’autrice, Mara Antonaccio, biologa di origine pugliese, ma torinese di adozione, autrice di numerose pubblicazioni scientifiche, alla sua prima esperienza narrativa. Non è da escludere neanche nel libro il carattere diaristico, che lo rende in certi passi molto intimistico.

Protagonista del romanzo è una giovane donna di nome Eugenia, intelligente, volitiva, ma anche irrequieta, alle prese con un amore precoce di origine marocchina. Quindi il matrimonio con Omar e la nascita di due figli. La narrazione procede seguendo il punto di vista della protagonista, che avverte già dal momento stesso delle nozze l’insinuarsi di una duplice insidia, sotto la veste di rassicurazione, ma anche di “trappola”. Eugenia, però, dimostra di essere capace di non arrendersi alla monotonia, si apre a nuove esperienze di vita e a nuovi amori, per metà vissuti e per metà sublimati, lotta contro i problemi di sovrappeso, fino a giungere a accettare la sua fisicità.

Il messaggio che la protagonista trasmette attraverso il libro è, così, assolutamente positivo, quello di una donna che cerca di trovare un equilibrio non facile tra il proprio ruolo di madre e quello di persona emancipata alla ricerca dell’amore e di un compagno, e di una donna che non ha paura di procedere nel cammino della vita, consapevole che gli unici rimpianti dell’esistenza sono gli amori non vissuti e le scelte non compiute. In Eugenia si riflette molto il carattere volitivo, ma al tempo stesso solare e coraggioso, dell’autrice che l’ha creata.

Mara Martellotta

L’isola del libro. Speciale Natale

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria / In questa puntata dell’Isola del libro dal sapore natalizio ecco 10 libri dell’anno letti per voi, che sarebbero da portare assolutamente su un isola deserta e con i quali trascorrere ore magiche. 10 autori e titoli da non perdere e da regalare.

 

 

1  ) Gaia de Beaumont  “Scusate le ceneri: biografia romanzata di Dorothy Parker” -Marsilio-   euro 9,50

Questo è davvero un libro splendido. Più che una biografia, è “un romanzo liberamente ispirato” alla vita dell’americana Dorothy Parker (1893 – 1967). Un’ icona del XX secolo, emblema di fascino, raffinatezza e snobismo intellettuale nella New York degli anni 20 e 30. Fu giornalista di grido, scrittrice, poetessa, amica di artisti e del bel mondo dell’epoca.

Nasce con l’altisonante cognome Rothschild e, anche se la sua famiglia non ha connessioni con l’omonima banca, conosce e frequenta tutti i posti alla moda.

A 21 anni è assunta da Vogue come assistente editoriale: ma ha talento, è geniale ed ambiziosa. Così da semplice autrice di didascalie fotografiche diventa una firma di punta. E’ amica di grandi scrittori – Hemingway, Fitzgerald, Dos Passos-. Con Robert E. Sherwood fonda -ed è l’anima- della cosiddetta Tavola Rotonda (nel mitico Hotel Algonquin di New York); celebre anche come “circolo vizioso” dove si incontrano artisti, intellettuali e giornalisti che miscelano lavoro e divertimento. Dottie firma pezzi ferocemente acuti, autoironici, e prende brillantemente in giro il mondo dorato che frequenta.

Nella vita privata colleziona 2 aborti, 3 mariti e vari amanti bellissimi, più giovani di lei. Attanagliata da un perenne senso di angoscia, cerca di annullarlo con l’alcol e ripetuti tentativi di suicidio. La parabola della sua vita è discendente; invecchia presto e male, gli ultimi anni sono intrisi di povertà e solitudine, ed è stroncata da un infarto a 73 anni. Le ceneri del titolo sono quello che resta di lei dopo la cremazione. Dispone che sull’urna venga scritto “Scusate le ceneri”… che nessuno reclamò per ben 21 anni.

 

2  ) Isabelle Allende  “Lungo petalo di mare”  -Feltrinelli-  euro 19,50

E’ la bellissima e travagliata storia del medico Victor Dalmau, scappato dalla guerra civile spagnola nel 1939, grazie all’aiuto di Pablo Neruda che noleggiò il piroscafo Winnipeg e portò più di 2000 repubblicani -in fuga dal regime franchista- in Cile. A bordo della nave ci sono Victor e la giovane pianista Roser Bruguera, i cui destini si uniscono indissolubilmente nel paese che è un “lungo petalo di mare e neve”. Tra amori passionali, matrimonio di facciata e poi unione profonda; attraversando pagine storiche durissime, come il golpe che nel 1973 fece cadere il presidente cileno Salvador Allende e consegnò il paese alla spietata dittatura dei colonnelli e alla morte di migliaia di desaparecidos. Non solo una grande storia d’amore, ma anche di rifugiati politici, esilio, migrazioni e ricerca di identità. Tutte cose che lei ha vissuto sulla sua pelle; è infatti la nipote del presidente socialista Salvador Allende destituito da Pinochet, e fu costretta all’esilio.

Per questo romanzo -con echi che richiamano il capolavoro assoluto della Allende “La casa degli spiriti”, del 1982, da cui l’omonimo film con Jeremy Irons- si è ispirata alla vita vera dell’esule  Victor Pey, che conobbe in Venezuela. Lo incontrò 40 anni fa e solo ora si è decisa a raccontare la sua storia. Lui è morto -a 103 anni e lucidissimo fino alla fine- 6 giorni prima che lei potesse mandargli il manoscritto.

La scrittrice ha conosciuto personalmente anche Neruda; lei era una giovane giornalista e lui si rifiutò di concederle un’intervista dicendo che inventava troppo per il mestiere che faceva e che avrebbe dovuto invece dedicarsi alla narrativa. Ha seguito il consiglio ed oggi è la scrittrice di lingua spagnola più letta al mondo con 22 romanzi, tradotti in 35 lingue e 67milioni  di copie vendute.

 

3  ) Sandro Veronesi  “Il colibrì”   -La nave di Teseo-  euro 20,00

E’ il  secondo Premio Strega che Veronesi si porta a casa (dopo quello nel 2006 con “Caos calmo”)

ed è la bellissima storia di una vita raccontata con la profondità a cui ci ha abituati. L’esistenza è quella dell’oftalmologo Marco Carrera, soprannominato “il colibrì” -come il piccolo uccello, apparentemente fragile-  perché la sua statura sembrava aver segnato una battuta d’arresto. Nasce nel 1959 in una classica famiglia borghese fiorentina, e finisce i suoi giorni (in pagine che vi lasceranno il segno) in un ipotetico futuro 2030. In mezzo a questi poli opposti c’è la sua avventura umana, con gli sgambetti che il destino può fare, e ci sono i personaggi che abiteranno la sua vita.

Come la nipotina orfana Miraijin, che lui cresce con amore infinito e che diventerà una leader e concreta speranza di una nuova era per l’umanità.

I dolori nella vita di Marco sono una costante, ma lui è un colibrì e nella tempesta resiste tenacemente in volo sbattendo forsennatamente le ali. E dopo tanto peregrinare, arriva la fine che, coraggiosamente, sceglie per se, orchestrando la scena in un modo che già da solo vale tutto il romanzo.

 

4  ) Jeanine  Cummins  “Il sale della terra”  -Feltrinelli-  euro 18,00

Acapulco, Lydia e il figlio di 8 anni, Lucas, sono in bagno quando sentono i colpi a raffica che massacrano la loro famiglia – 16 persone- riunite in cortile per festeggiare la quinceañera di una nipote. Miracolosamente riescono a scampare alla carneficina; ma da quel momento saranno soli al mondo e braccati dai narcotrafficanti.

Iniziano così 400 pagine a perdifiato che narrano l’allucinante corsa verso los Estados Unidos, di una giovane donna e del suo piccolo-grande ometto, genio della geografia. E il romanzo ci catapulta in qualcosa che per noi è inimmaginabile.

“Il sale della terra”  è la sconvolgente storia della loro fuga: su treni da prendere in corsa col rischio di essere spappolati, incontri con personaggi dall’umanità dolente, profonda e varia, alcuni pronti a fregarli, altri invece amichevoli. Un’Odissea che Jeanine Cummins -scrittrice spagnola, cresciuta nel Maryland, residente a New York- ha scritto dopo lunghe e approfondite ricerche, viaggiando da un lato all’altro del confine, per dare voce e rendere omaggio alle “migliaia di storie che non sentiremo mai”.

 

5  ) Romana Petri  “Figlio del lupo”   -Mondadori-   euro  19,50

Veleggia tra romanzo e biografia lo splendido ritratto che Romana Petri dedica a uno dei massimi scrittori americani, Jack London, svelandoci gli anfratti della sua anima, gli alti e bassi della sua vita.

Amava definirsi “figlio del lupo” e presentiva di morire giovane perché il fuoco che aveva dentro “..aveva la fame di un lupo”: non si sbagliava, nato nel 1876 morì a soli 40 anni nel 1916. Una vita breve, ma in continua azione, tra mille mestieri, sempre nel tentativo di tenere insieme realtà e letteratura. Il carattere impetuoso, l’assenza del padre biologico compensata dall’affetto per il padre adottivo John London; il peso della madre Flora che parlava con gli spiriti dei defunti e mal sopportava le donne a cui si legò.

Donne che furono determinanti, ognuna a modo suo, a partire dalla giovane piccolo-borghese Mabel che non capì il suo talento. Poi l’affascinante ed enigmatica intellettuale russa Anna, che considerava anima gemella. La prima moglie Bessie, sposata con scarsa convinzione, che gli darà due figlie, ma non il tanto atteso erede maschio. Per ultima, l’amica Charmain che si trasformò in amante e poi seconda moglie, restandogli accanto fino all’ultimo respiro.

 

6  ) Ilaria Bernardini   “Il ritratto”    -Mondadori-   euro 19,00

Valeria Costas è una famosa scrittrice 55enne che per 25 anni è stata l’amante dell’imprenditore di successo Martín Aclà, sposato con la pittrice Isla Lawndale con la quale ha messo al mondo tre figli. Dalla radio Valeria apprende che Martín ha avuto un ictus e da quel momento la sua vita vira bruscamente.

E’ semplicemente magnifico questo romanzo della scrittrice milanese 43enne Ilaria Bernardini, che parla di amore, tradimento, rimpianti, fraintendimenti, omissioni, segreti, lutti e ferite inferte dalla vita.

Valeria che è sempre rimasta nell’ombra, ora sprofonda nel terrore di non poterlo più rivedere. E cosa s’inventa per avere sue notizie e potergli stare più vicina? Chiede alla moglie di Martin di farle un ritratto da usare per la copertina del suo nuovo libro. Isla accetta, riesuma tele e pennelli, e invita Valeria a posare per lei nella sua casa londinese.

Trama a dir poco geniale e carica di suspense. Inizia così il via vai dell’amante nella casa di Martin,

in una situazione ambigua e anche pericolosa perché Valeria più volte, di soppiatto, si infila nella stanza in cui lui, incosciente, è tenuto in vita dai macchinari.

E come andrà a finire? Gustatevi il romanzo fino alla  sorpresa finale.

 

7  )  Woody Allen  “A proposito di niente”    -La Nave di Teseo –  euro  22,00

E’ un’autobiografia ricca di ironia, amori, figli, amarezza, malinconia e tanto cinema quella dell’84enne Woody Allen, regista e artista poliedrico di incommensurabile talento.

E se vi state chiedendo se narra anche la bruttissima storia con Mia Farrow, sappiate che alla vicenda riserva pagine al vetriolo in cui chiarisce una volta per tutte come sono andate le cose.

Parte dagli inizi, a soli 16 anni, con l’inventiva che lo contraddistingue e lo porta a scrivere battute al fulmicotone per radio, cinema, tv;  poi 60 anni di carriera in cui ha scritto e diretto una cinquantina di film, che spesso ha reso memorabili con la sua recitazione in ruoli da protagonista (uno per tutti, l’esilarante “Provaci ancora Sam”).

Nel libro ci sono gli incontri con grandi personaggi, le sue fobie, tanti aneddoti e capitoli

dedicati ai suoi matrimoni e convivenze. Poco meno di 400 pagine che scorrono alla velocità della luce…

 

8  )  Joël Dicker  “L’enigma della camera 622”  -La Nave di Teseo- euro 22,00

Il nuovo travolgente e camaleontico thriller dello scrittore ginevrino (diventato famoso con “La verità sul caso Harry Quebert”), questa volta è ambientato in un hotel di lusso sulle Alpi svizzere.

Il romanzo è una sorta di gioco di specchi tra finzione narrativa e autobiografia, perché a mettersi sulle tracce del mistero che avvolge la camera 622  -nella quale 15 anni prima era avvenuto un delitto- è un giovane scrittore che assomiglia parecchio a Dicker… e riesce a risolvere un classico intrigante cold-case.

Tutto ruota intorno alla banca Ebezner, da più di 300 anni saldamente nelle mani della stessa famiglia, con la carica di presidente tramandata per generazioni di padre in figlio; ma ora le cose sono cambiate e l’incarico andrà a chi si dimostrerà davvero all’altezza.

E’ così che si scatena la lotta tra Macaire Ebezner e il brillante Lev Levovitch, affascinante self made man; i due si contenderanno anche la bellissima Anastasia (moglie di Macaire).

Movimentano  ulteriormente la trama altri personaggi carichi di mistero, divoranti ambizioni, rapporti familiari complessi e controversi, amori e tradimenti, appuntamenti mancati e occasioni perdute, avvelenamenti e intrighi, in un folgorante susseguirsi di colpi di scena e con un epilogo insospettabile…632 pagine che non vorreste mai finire.

 

9  )  Nino Haratischwili    “L’ottava vita (per Brilka)”  -Marsilio-   euro  24,00

E’ un romanzo mastodontico (1127 pagine), ma dentro c’è tutto ed è magnifico.

100 anni di storia – più precisamente “Il secolo rosso” – che travolgono le vite dei protagonisti: un mix sapientemente dosato di famiglia, amore, utopie, fughe, segreti, tradizioni, ribellione, sacrificio, passioni, codardia, coraggio, torture, tradimenti, aborti, assassinii, e molto altro ancora in

un’ altalena di tragedie collettive e private.

Voce narrante è quella di Niza che ricostruisce la saga degli Jashi, famiglia borghese benestante che deve la sua ricchezza al capostipite, industriale che ha inventato una ricetta segreta della cioccolata, tramandata attraverso 5 generazioni di donne incredibili.

Fortissime nell’affrontare il vortice storico che vede la Georgia dapprima governata dagli zar, poi indipendente, in seguito bolscevica e sovietica -tra terrore, purghe e gulag-. Dilaniata da 2 guerre mondiali, l’assedio di Leningrado, la Guerra Fredda, la Primavera di Praga, la perestrojka, la caduta del Muro… fino ad arrivare alla tris nipote Brilka nata nel 1993.  Un romanzo  che il “New York Times” ha definito «commovente, straziante, sublime».

 

10  )  Domenico Dara  “Malinverno”   -Feltrinelli-   euro  18,00

Protagonista e voce narrante di questo romanzo è Astolfo Malinverno: uomo sensibilissimo, zoppo, malinconico e con la capacità di comprendere a fondo i dolori altrui. Vive a Timpanara, dove sorgono una cartiera e un maceratoio dai quali escono e si librano nell’aria volumi, fogli di giornale, pagine varie e assortite che diffondono il morbo della lettura tra gli abitanti.

Astolfo è il bibliotecario del paese e il guardiano del cimitero. La sua giornata è equamente divisa tra le due mansioni, e la storia mescola in modo meraviglioso vita, dolori, gioie, vezzi, amore, follie, sacrificio e morte che si amalgamano nei vari personaggi e nei misteri inerenti all’esistenza terrena e all’al di là.

Tra le pagine più sublimi, quelle in cui Astolfo si innamora della foto di una donna misteriosa che campeggia su una pietra tombale priva di nome e date. Un colpo di fulmine e l’inizio di un mistero. Poi conosciamo altri dolenti; da chi vuole essere unito in matrimonio con un defunto, a chi, straziato

dalla morte del suo cane, è riconoscente ad Astolfo che con pietas fuori dal comune lo seppellisce nel camposanto, dove il padrone è destinato a raggiungerlo… perché anche gli animali hanno un’anima. E ancora c’è chi crede a una formula numerica come teorema per calcolare il sopraggiungere della morte, chi registra voci e sussurri dall’oltretomba e tanti altri personaggi incredibili.

Un libro tutt’altro triste, perché sciorina poesia, amore, sentimenti profondi e la favolosa sensibilità di Astolfo che capisce l’amore indissolubile che può legare i sopravissuti a chi non c’è più.

 

Materada, la malinconia della frontiera nel dramma dell’Istria

Un piccolo borgo vicino alla più grande Umago, in una terra di frontiera, questa dell’Istria, punto d’incontro di tante etnie (Italiani, Slavi e Croati), nei secoli assoggettati alla Repubblica Veneta, all’Impero Austro-Ungarico, all’Italia e infine inglobati nell’allora nascente Jugoslavia. Terra aspra, ricca di contrasti, che si riflettono anche nei suoi abitanti, spesso diffidenti, in ragione della precarietà dello stesso luogo di vita

In “Materada”, scritto nel 1960 da Fulvio Tomizza, si  narra la storia dell’esodo istriano molto meglio di quanto possa fare un qualsiasi trattato storiografico o sociologico. Parole e storie dove s’incastrano – come tessere di un mosaico –  frasi, fatti e vita. Un romanzo crudo, dove la narrazione è sofferta e il ricordo della propria terra (Tomizza vi era nato nel 1935) riemerge con forza. Claudio Magris, a proposito di Materada, ha scritto: “Quando uscì nel 1960 “Materada” – il primo e forse miglior romanzo dell’allora giovanissimo e sconosciuto Fulvio Tomizza – arricchì di una nuova e forte pagina la poesia della frontiera, delle sue lacerazioni e della sua unità. Il mondo da cui nasceva il libro – l’Istria nel momento dell’ultimo esodo, nel 1954 – era un mondo realmente straziato dai rancori, torti e vendette sanguinose fra italiani e slavi e Tomizza l’aveva vissuto e patito”.

Materada è un piccolo borgo vicino alla più grande Umago, in una terra di frontiera, questa dell’Istria, punto d’incontro di tante etnie (Italiani, Slavi e Croati), nei secoli assoggettati alla Repubblica Veneta, all’Impero Austro-Ungarico, all’Italia e infine inglobati nell’allora nascente Jugoslavia. Terra aspra, ricca di contrasti, che si riflettono anche nei suoi abitanti, spesso diffidenti, in ragione della precarietà dello stesso luogo di vita.

Al termine dell’ultima guerra mondiale, dopo lunghe trattative diplomatiche si definì un nuovo assetto territoriale che assegnò alla Jugoslavia gran parte della Venezia Giulia (in pratica quasi tutta l’Istria e le terre ad Est di Gorizia). Il trattato di Parigi del 1947 ratificò questo passaggio di Istria e Dalmazia alla Jugoslavia, scatenando l’esodo del novanta per cento della popolazione italiana (circa 300.000 persone), che abbandonò la casa e gli averi e cercò rifugio in Italia o emigrò oltreoceano. Con i trattati del 1954 la zona B dell’Istria, in cui Materada era inclusa, venne assegnata definitivamente alla Jugoslavia anche se fu permesso scegliere se restare o passare a Trieste, verso l’Italia: è in questo lacerante scenario storico che Tomizza, allora venticinquenne,  ambientò”Materada”. L’autore, che visse quei periodi, ne fece un romanzo corale, per quanto incentrato sulla famiglia Kozlovich, in cui si rifletteva la sua esperienza personale. Un libro in cui speranze, delusioni e rassegnazioni si avvicendano, emergono, si assopiscono, ritornano.

E’ palpabile lo stato d’animo degli italiani, l’emarginazione nei loro confronti del regime comunista di Tito, un intreccio di storie di tanta povera gente la cui unica e ultima scelta è di restare, perdendo la propria identità nazionale, o andarsene verso l’ignoto. Da circa un decennio, il  10 febbraio,  si celebra il Giorno del Ricordo ( istituito con la legge 30 marzo 2004/92)  per conservare e rinnovare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Grazie anche a “Materada” e a Fulvio Tomizza, scrittore di frontiera, quella storia non sarà dimenticata.

 

Marco Travaglini

 

“Dieci lettori per…” Loredana Lipperini Presentazione online alla Libreria “Il Ponte sulla Dora”

Il  nuovo romanzo della scrittrice romana. Lunedì 21 dicembre, ore 19

Non c’è che dire, il romanzo è di strettissima e drammatica attualità. C’è, in tutta la sua crudezza per corpo e mente e anima, l’emergenza sanitaria.

E c’è pur anche l’incombente tragicità dell’emergenza economica. Il nuovo romanzo edito da Bompiani “La notte si avvicina” di Loredana Lipperini, scrittrice romana, giornalista e conduttrice di “Fahrenheit” a Radio Tre Rai ( nonché docente di “Letteratura Fantastica” alla “Scuola Holden” di Torino e fra i consulenti editoriali del “Salone del Libro”) si cala perfettamente – sia pure con il supporto di una lucida fantasia che s’intreccia con misura all’odierna realtà – nella voragine temporale con cui ci si trova oggi a fare tristemente i conti. Il libro sarà al centro del prossimo incontro online del format letterario “Dieci lettori per…” messo in piedi nel 2016 dalla libreria indipente “Il Ponte sulla Dora”, aperta nel 2012 in via Pisa 46 – Borgo Rossini, a Torino, dal vulcanico “libraio della Dora” Rocco Pinto. Che fa delle “Idee in movimento”, l’essenziale forza motrice della sua attività e del suo essere convintamente e fortissimamente (come intende lui) libraio. Così, fra le tante, è sicuramente originale e curiosa anche l’idea di chiamare a raccolta, in occasione della presentazione di nuove particolari opere, dieci lettori per far raccontare da loro al pubblico un romanzo ed uno scrittore. E oggi dopo aver proposto pluripremiati libri come “La ferrovia sotterranea” di Colson Whitehead (Mondadori) e “Non dite che non abbiamo niente” di Madeleine Thien (66thand2nd), “Il Ponte sulla Dora” ha chiesto ai lettori di confrontarsi, per l’appunto, con il nuovo romanzo di Loredana Lipperini. L’appuntamento è per lunedì prossimo 21 dicembre (ore 19 ), in diretta sulle pagine di “Bompiani” e di “Libri da Asporto”. I dieci lettori selezionati porteranno al pubblico, con la presenza online di Loredana Lipperini, impressioni, commenti, recensioni dedicate a un romanzo ambientato nel 2008, durante il tracollo economico che ha investito tutto il mondo, e che affronta un tema estremamente attuale nell’Italia e nel mondo odierno: una pandemia, non di coronavirus, ma di peste. Protagoniste sono tre donne straordinarie, imbrigliate in un paese ostile, inospitale e in ginocchio, un luogo dove un’oscurità tanto metaforica quanto concreta cala sulla vita delle donne. Eppure “come astri luminosi del firmamento, le eroine costruite da Loredana Lipperini proiettano lontano la loro luce, quali figure di un tempo remoto, alle prese con pericoli più che mai presenti e, soprattutto, con l’eterno dilemma femminile: la maternità”(da illibraio.it).
I dieci lettori sono: Lidia Calamia, Eleonora Carta, Rocchina Cericola, Cecilia Cognigni, Chiara D’ippolito, Elisa Minocci, Giorgia Mastroianni, Virginia Tomaselli, Dario Voltolini e lo stesso Rocco Pinto.
Info: Libreria indipendente “Il Ponte sulla Dora”, tel. 011/19923177 – info@ilpontesulladora.it
g. m.

Nelle foto
– Loredana Lipperini: Credits Pasqualini Musacchio Ianniello
– Cover “La notte si avvicina”

Passi stracciati

RILETTI PER VOI / “Passi stracciati” (Voglino editrice), il libro di Erri De Luca racconta l’incontro con i reclusi di un ospedale psichiatrico in Bosnia. Il testo, un vero e proprio romanzo poetico, è accompagnato dalle foto in bianco e nero di Claudio Massarente che “restituiscono l’abbandono di un popolo lasciato a se stesso.

Uno squarcio duro su un paese che scompariva, dopo la dissoluzione della ex Jugoslavia e l’incedere drammatico del conflitto che l’insanguinò nella prima metà degli anni ’90. “Eravamo troppo pochi per diventare lago e troppi per essere inghiottiti dalla terra”, diceva lo scrittore Mehmed Mesa Selimovic, bosniaco d’origine musulmana. L’incontro coi reclusi dell’ospedale psichiatrico bosniaco, dove la pazzia risulta essere più “normale” della guerra che si sta combattendo, si accompagna ai gesti di solidarietà verso la gente che soffriva, verso quel paese al quale la comunità internazionale aveva riservato una colpevole indifferenza che sfociò in silenziosa complicità con violenti e assassini. Una vicenda che annunciava come il dopoguerra sarebbe stato altrettanto duro quanto la guerra stessa. Dal testo è stato poi tratto l’omonimo spettacolo di Assemblea Teatro. Scrive Renzo Sicco, scrittore e regista, direttore artistico della compagnia teatrale torinese: “Ci impressionò:c’erano dentro guerra, dolore, violenza e amore. Decidemmo un allestimento per voce e percussioni, una batteria per simulare mitragliatrici e bombe. Un’assordante continua esplosione contro una voce flebile,che però diventa superiore perché la forza è motivata dall’amore”. “Passi stracciati” è una riflessione sull’assenza della comunità internazionale nella “guerra fredda” compensata, solo in parte, dal volontariato di tanti che, come Erri De Luca (a quel tempo autista di camion per il trasporto di viveri e medicinali),si prodigarono a garantire aiuti umanitari. Resta indelebile la terribile testimonianza di dolcezza della protagonista, Glazba. La ragazza, con la sua lucida follia, cancella la sua precedente identità ( Sjenka, “ombra”) e diventa “Glazba”, parola che in superficie appare dura ma dal significato dolce che, tradotta, equivale, a “musica”. La pazzia permette a lei di intravedere ancora un gesto possibile d’amore, negato invece nella realtà vissuta tutt’attorno e descritta con terribile efficacia dalle fotografie scattate nei luoghi in cui è ambientata la storia nel periodo immediatamente successivo alla guerra. Una lezione poetica contro i conflitti, i muri che vengono eretti, il nazionalismo esasperato al punto da generare odio e violenza. Una buona lettura utile per riflettere sul recente passato e – per dirla con le parole di Predrag Matvejević, indimenticabile e finissimo intellettuale – riflettere sul recente passato per capire il presente e pensare al futuro, “poiché un popolo non esiste senza la sua memoria”.

Marco Travaglini

“Colui il cui nome…”, ovvero la storia del barone Lamberto

Tradotto in moltissime lingue, con la sua intelligente leggerezza, resta uno degli omaggi più belli alla terra  dove lo scrittore nacque il 23 ottobre del 1920

 

“In mezzo alle montagne c’è il lago d’Orta. In mezzo al lago d’Orta, ma non proprio a metà, c’è l’isola di San Giulio. Sull’isola di San Giulio c’è la villa del barone Lamberto,un signore molto vecchio (ha novantatre anni),assai ricco (possiede ventiquattro banche in Italia, Svizzera, Hong Kong, Singapore, eccetera),sempre malato.

Le sue malattie sono ventiquattro.Solo il maggiordomo Anselmo se le ricorda tutte.Le tiene elencate in ordine alfabetico in un piccolo taccuino:asma, arteriosclerosi, artrite, artrosi,bronchite cronica, e così avanti fino alla zeta di zoppia. Accanto ad ogni malattia Anselmo ha annotato le medicine da prendere, a che ora del giorno e della notte,i cibi permessi e quelli vietati,le raccomandazioni dei dottori..“Stare attenti al sale, che fa aumentare la pressione”, “Limitare lo zucchero, che non va d’accordo con il diabete”,”evitare le emozioni, le scale, le correnti d’aria,la pioggia, il sole e la luna”. Così inizia C’era due volte il Barone Lamberto ovvero I misteri dell’isola di San Giulio”  , uno dei racconti più belli scritti per i ragazzi da Gianni Rodari , utilizzando la forma del romanzo breve. L’intera narrazione si dipana attorno al rocambolesco tentativo, messo in atto dal barone Lamberto, insieme al fido maggiordomo Anselmo, di evitare un ormai inevitabile trapasso a miglior vita. L’isola di San Giulio, il Lago d’Orta e i suoi dintorni diventano protagonisti, insieme al barone e ai vari personaggi, del racconto rodariano. Il vecchio e ricchissimo novantaquattrenne barone Lamberto vive in una villa sull’isola di San Giulio con il maggiordomo Anselmo e sei persone il cui impiego  consiste nel ripetere  sempre , a turno, lungo le ventiquattr’ore, il nome del barone in un microfono: Delfina, Armando, il signor Giacomini, la signora Zanzi, il signor Bergamini e la signora Merlo.

Queste sei persone, per ogni “Lamberto” pronunciato vengono profumatamente pagate poiché  questo è il segreto che tiene in vita il barone, e Lamberto ha iniziato a metterlo in pratica dopo aver sentito una profezia a riguardo (colui il cui nome è sempre pronunciato resta in vita) da un arabo durante un viaggio in Egitto. Così, mentre le voci dei sei si diffondono nel palazzo del barone attraverso un sistema di piccoli altoparlanti posizionati ovunque, il nobiluomo ringiovanisce ogni giorno sempre di più, nonostante le 24 malattie di cui soffre ( che il fido Anselmo  ha scritto in ordine alfabetico nel suo taccuino). Ma un giorno l’isola di San Giulio viene occupata da una banda di malfattori che  sequestrano il barone, chiedendo ai direttori delle ventiquattro banche che possiede forti somme di denaro in cambio della sua libertà.  La storia va letta e non raccontata: solo così si scopriranno i progetti del nipote del barone, Ottavio, e come finirà  l’intera vicenda. Le storie di Rodari offrono divertimento e una girandola di situazioni e personaggi esilaranti: un modo di comprendere questo nostro mondo. E, come ha fatto spesso, anche in questo caso lascia che il finale sia deciso dal lettore. L’idea del racconto venne spiegata  così dallo stesso autore : “…il  barone Lamberto è nato diversi anni fa, in un appunto a margine di un libro sulla religione dell’Antico Egitto”, In quel libro avevo trovato un versetto che mi aveva colpito: “L’uomo il cui nome è detto resta in vita”. Lì per lì sembrava solo una poetica immagine dei rapporti tra vivi e defunti: questi, in qualche modo, continuano a vivere fin che si parla di loro, fin che il loro nome e la loro memoria tornano nei discorsi dei loro cari. Io però ho preso il versetto alla lettera come si vedrà. Così è nato il libro. Di più non posso dire, altrimenti toglierei ogni sorpresa al racconto”. Gianni Rodari confessò di aver scritto questa storia “ dopo averla raccontata a voce decine e decine di volte ad altrettante scolaresche, delle elementari e delle medie, da un capo all’altro della penisola. Ogni volta ricevevo critiche, suggerimenti, proposte. Ogni volta arricchivo la storia di nuovi episodi, vi scoprivo nuovi significati…Dovendo preparare un’edizione per le scuole medie ho subito rinunciato ad aggiungere, pagina per pagina, note esplicative, chiarimenti di parole, informazioni sui luoghi e simili. Non mi sembravano indispensabili: per i luoghi, basterà dare un’occhiata alla carta geografica del Piemonte, per le parole, basterà un vocabolario, e il piacere di sfogliarlo”. Così venne alla luce “C’era due volte il Barone Lamberto” che , tradotto in moltissime lingue, con la sua intelligente leggerezza, resta uno degli omaggi più belli alla terra  dove lo scrittore nacque il 23 ottobre del 1920.

Marco Travaglini

 

Quando guidavano le stelle

Di porto in porto, di tappa in tappa, si frequentano epoche diverse, vivendo il clima di Atene nel V secolo avanti Cristo, di Cartagine alla vigilia della terza guerra punica oppure della stupenda Valencia del Cid Campeador per non parlare  della Genova medievale, dell’affascinante Istanbul

Quando guidavano le stelle. Viaggio sentimentale nel Mediterraneo” è l’interessante libro di Alessandro Vanoli pubblicato da Il Mulino nella collana Intersezioni. Un viaggio dove conta il sentimento ma anche la realtà delle rotte, di incontri e storia perché “troppo poco quello che gli storici sanno davvero degli uomini di cui scrivono, delle loro paure e dei loro sogni; troppo distanti le loro passioni, le loro voci. Proprio per questo è necessario issare le vele e, con gli occhi alle stelle, raccontare semplicemente un viaggio”.In quattro navigazioni , il viaggio si snoda dall’Egeo dei tempi di Ulisse alle coste romane di Ostia, da Costantinopoli all’Andalusia, da Ragusa a Cipro e infine da Alessandria d’Egitto a Ravenna. Di porto in porto, di tappa in tappa, si frequentano epoche diverse, vivendo il clima di Atene nel V secolo avanti Cristo, di Cartagine alla vigilia della terza guerra punica oppure della stupenda Valencia del Cid Campeador per non parlare  della Genova medievale, dell’affascinante Istanbul, sospesa tra mondi e culture, e la Napoli dell’inizio del Novecento. Ogni approdo in un porto  narra un pezzo di storia del Mediterraneo, talvolta evocando il ricordo di grandi eventi o riscoprendo personaggi ormai dimenticati, ma sempre parlando di questo mare:  il Mediterraneus, che significa in mezzo alle terre, il “mare bianco” dei turchi o il “mare nostrum” dell’antica Roma.

Marco Travaglini

La falsa giustizia

L’errore umano, detto bias di conferma in psicologia cognitiva, è all’origine dell’errore giudiziario nella casistica di omicidio, sia nella fase dell’indagine investigativa vera e propria sulla scena del crimine, sia in quella dibattimentale e giudiziaria nei tribunali.

L’affidabilità dell’esame del Dna come prova e la delicatezza della sua repertazione empirica, come la fallacia del contenuto della testimonianza, portano sempre più frequentemente alla condanna dell’innocente e all’assoluzione del colpevole, in una quantità sempre maggiore di sentenze, negli Stati Uniti della Common Law come nel nostro Paese, fondato sul diritto romano. A raccontarci tutto questo e a provare ha ovviare a questi gravi problemi, sono il Generale dei Carabinieri in congedo, perito legale,  biologo e fondatore dei RIS di Parma Luciano Garofano ( consulente di serie televisive R.I.S.- Delitti imperfetti, Quarto Grado su Rete 4 ) e la sociologa e antropologa criminale Maria Gaia Pensieri ( attiva sulla violenza di genere e il cyberbullismo ) nel loro ultimo saggio scientifico presentato a Casale Monferrato che ha per titolo ‘’ La Falsa Giustizia, la genesi degli errori giudiziari ’’( Infinito Edizioni, pgg.299, euro 17 ).  Partendo dalla disamina dettagliata di vicende criminali italiane ( i casi di Perugia Kercher-Knox-Sollecito, Cogne-Franzoni, Bossetti-Gambirasio, Vannini, Basile e molti altri ) e altrettante americane ( Castillo, Alcox, Krone, Maye etc. ) analizzate ai raggi x  e comparate, si arriva a raccontare i prodromi e la nascita dell’iniziativa dell’avvocato Baldassare Lauria, che realizza in Italia il ‘’Progetto Innocenti ’’ sul modello Ong americano dell’ ‘’Innocence Project’’ del 1992 ideato dagli avvocati Barry Scheck e Peter Neufeld della ebraica ‘’Yeshiva University Benjamin Cardozo School of Law’’. Un sodalizio di legali, ex detenuti, esperti di scienze umane e sociali che è riuscito a scagionare, grazie alla revisione del processo 365 persone, venti delle quali già nel braccio della morte, grazie all’esame del Dna e altre tipologie di prove. La prima sede italiana fondata nel 2014, dall’avvocato Luca Luparia, ha sede a Milano, è ramificata su tutto il territorio nazionale e fornisce il supporto scientifico e legale per la ricerca di nuove prove, utili alla revisione dei processi e la necessaria assistenza legale. Oggi quindi si rende opportuna nel campo della giustizia, una riforma che tenga conto dei progressi scientifici e tecnologici raggiunti nelle varie discipline, come una Banca dati nazionale del Dna, aggiornata sulle nuove normative internazionali ed europee, non solo centrata sulla tutela della privacy. Perché chiunque si trovi a giudicare può incorrere in errori fatali. Le più recenti teorie psicologiche, ci dicono che si tratta di errori sistematici, insiti nel comune modo di ragionare dell’essere umano, in situazioni di incertezza. Vanno attuati tutti gli sforzi per ridurre questo rischio alla stregua delle manovre di rianimazione quando un cuore smette di battere.

Aldo Colonna

 

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria 

 

Annabel  Abbs  “Frieda”  -Einaudi –   euro  21,00

Se volete saperne di più sulla baronessa tedesca Frieda von Richtofen e la sua storia d’amore con il grande scrittore inglese David Herbert Lawrence questo è il libro che fa per voi.

Annabel Abbs non si è fermata alla superficie, ha fatto approfondite ricerche ed ha compiuto una magnifica alchimia in questo romanzo biografico che penetra nel profondo di una donna fuori dagli schemi della sua epoca.

Frieda è non solo la Connie in “L’amante di Lady Chatterley”, ma anche l’eroina di altri romanzi e racconti dello scrittore che ha rivoluzionato il modo di raccontare la sensualità in letteratura.

Il romanzo parte dal 1907 quando Frieda vive a Nottingham con l’appannato e rigido marito Ernest, studioso di etimologia, «…disciplina a tonnellate, ma zero passione» e i loro 3 figli piccoli.

Galeotto sarà un viaggio di Frieda a Monaco in visita alle sorelle, perché entra in un mondo per lei completamente nuovo.  La città bavarese è piena di vita, nei caffè bohemien si incontrano artisti e intellettuali all’avanguardia, si affaccia la psicoanalisi, si pratica il libero amore e le liaison al di fuori dei matrimoni sono all’ordine del giorno.

Per Frieda è una sorta di risveglio e scoperta di se stessa. Si innamora dell’amante della sorella (che da lui aspetta un figlio) Otto Grass, brillante psicoanalista seguace di Freud, che però ha il difetto di ingravidare non solo la moglie ma anche le sue numerose amanti. Sarà una passione travolgente senza freni inibitori e con tanta utopia all’orizzonte.

Poi Frieda torna dalla sua famiglia, ma non è più la tranquilla mogliettina di prima.

Nel 1912 c’è la svolta della sua vita, l’incontro con l’ex studente del marito, il geniale e ambizioso giovane figlio di un minatore, David Herbert Lawrence. E’ amore al primo sguardo.

Lei ha 31 anni, lui 26; lei butta al vento 13 anni di matrimonio e scappano insieme.

Frieda lascia i tre figli -Monty di 11 anni, Elsa di 10 e Barby di 7- e  un marito distrutto, travolto dallo scandalo, rancoroso, che oscilla tra suppliche e minacce. La peggiore di tutte…non farle più rivedere i figli.

Frieda e Lawrence si sposano nel 1914 e resteranno insieme fino alla morte di lui, nel 1930, a soli 44 anni, consumato dalla tubercolosi.

Viaggeranno instancabilmente in una sorta di “pellegrinaggio selvaggio”, lei è la sua musa ispiratrice, compagna, amante, madre e forse mai nessun’altra donna ha influenzato tanto uno scrittore.  Il loro è un rapporto complesso, fatto di litigate furiose: lui geloso e possessivo, lei dilaniata dalla perdita dei figli, lui che non capisce il suo dolore di madre, la tiranneggia e si inalbera quando è presa dalla nostalgia per i suoi bambini. E Annabel Abbs vi racconta questo tratteggiando la figura a tutto tondo della vera Lady Chatterley.

 

Frieda von Richtofen   “Non io ma il vento…”  -Avagliano Editore-  euro 12,50

Questa è l’autobiografia che la baronessa Frieda von Richtofen (membro dell’aristocrazia bavarese e imparentata con Manfred von Richtofen, il Barone Rosso dell’aviazione tedesca) scrisse  dopo la morte di Lawrence nel 1930 e pubblicò nel 1934.

Racconta gli alti e bassi della sua storia d’amore con l’uomo che le cambiò la vita, col quale fuggì dopo solo 6 settimane  che si conoscevano, e di come insieme attraversarono il mondo -Europa, America, Australia e Sud America- cercando infine luoghi salubri e più idonei per la salute cagionevole dello scrittore. scrittore.

C’è lei dietro il nuovo modo di far letteratura di Lawrence, pagine rivoluzionarie e oltraggiose, perché «..Frieda trasformava in realtà ciò che il celebre marito traduceva in letteratura: lei gli forniva gli spunti per la trasfigurazione artistica dei moti e delle passioni».

Le scabrose vicende narrate ne “L’amante di Lady Chatterley” diedero di Frieda l’idea di una donna amorale e lasciva, su cui gravò, pesante come un macigno, l’aver rinunciato ai figli.

Nelle pagine di questo memoir scopriamo quanto la decisione sia stata per lei devastante, e quanto si sentisse tirata da una parte all’altra, sospesa tra la nostalgia dei figli e le scenate di Lawrence che non capiva i suoi stati d’animo e pretendeva un’attenzione totalizzante.

Lei, più grande e matura, fu in grado di gestire una personalità difficile come quella dello scrittore e  il loro fu a tutti gli effetti un grande sodalizio.

In questa autobiografia compaiono anche l’amicizia con personaggi  della levatura della scrittrice neozelandese Catherine Mansfield e John Middleton Murray (che furono anche i loro testimoni  di nozze) e gli incontri con intellettuali come Aldous Huxley e Richard Aldington.

Dopo la morte di Lawrence, Frieda si risposò per la terza volta con l’italiano Angelo Ravagli; con lui si trasferì nel New Messico, dove morì di ictus il giorno del suo 77esimo compleanno, nel 1956,  ed è sepolta a Taos.  E questo piccolo-grande libro è la testimonianza in prima persona della sua vita con D.H. Lawrence, uno dei geni letterari a livello mondiale.

 

David Herbert Lawrence  “L’amante di Lady Chatterley”

Lawrence (nato a Eastwood nel 1885, morto a Vence nel 1930), fu scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e grande innovatore della letteratura anglosassone. Ha scritto molti romanzi ma uno su tutti vale la pena leggere, “L’amante di Lady Chatterley”, dato alle stampe nel 1928, di cui potete trovare più edizioni.

All’epoca fece scalpore, tacciato di oscenità per le esplicite scene d’amore, in cui la sessualità balza agli occhi.  E’ la storia della travolgente passione tra l’infelice Connie -giovane donna inchiodata nel matrimonio con un nobile paraplegico- e il suo guardacaccia, Oliver Mellors, uomo rude della working class ed inferiore socialmente.

Lawrence racconta magnificamente gli stati d’animo della protagonista, la tristezza e il senso di solitudine nella sontuosa tenuta del marito immersa nelle nebbiose Midlands inglesi; poi la scoperta che la vita possa offrire di più.

Connie, nonostante le briglie e la freddezza del marito, riesce a maturare come donna, a scoprire una sessualità piena ed appagante, a intravedere un nuovo futuro.

L’opera fu subito messa al bando in tutta Europa, a partire proprio dal Regno Unito su cui aleggiava il perbenismo vittoriano. Rivide le stampe nel 1960 e da allora è annoverato tra i capolavori della letteratura mondiale.

 

David Herbert Lawrence  “Canguro”   -Stampa Alternativa-  euro  18,00

Questo romanzo fu pubblicato nel 1923 e racconta l’avventuroso viaggio in Australia dello scrittore Richard Lovat Somers e della moglie tedesca Harriet.

Il protagonista ha lasciato l’Europa, dove l’intolleranza e il fascismo avanzano impietosi, e cerca di ricostruirsi una vita dall’altra parte del mondo.

Nel libro c’è  la scoperta del nuovo paese, la sua natura incredibile: «…gli splendidi, screziati colori dell’alba australiana…sempre straordinari, carichi di mille sfumature, mai gialli o rossi decisi».

Ci sono le lande sconfinate, ma anche città in tumultuoso divenire come Sydney, gli incontri con personaggi straordinari, come l’appassionato Cangaroo che sogna più giustizia,  e con vicini che porgono aiuto. Un romanzo che è un inno d’amore  per una terra lontana e i suoi incredibili abitanti, un libro che fa venire voglia di partire alla scoperta dell’Australia.