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Deabate e Urbano per Librinvalle

DOPPIO APPUNTAMENTO PER LIBRINVALLE A VALENZA E MOMBELLO MONFERRATO IL 26 E 27 NOVEMBRE

CON PATRIZIA DEABATE E LINDA URBANO

LibrInValle, rassegna letteraria itinerante dell’Unione dei Comuni della Valcerrina – Area Cultura si appresta ad un doppio appuntamento fuori e dentro la Valcerrina.

Venerdì 26 novembre, alle ore 16, a Valenza, presso la Biblioteca Civica, verrà ospitata la presentazione de libro di Patrizia Deabate ‘Il misterioso caso di Benjamin Button da Torino ad Hollywood, con il parallelo tra le opere ed il pensiero di Francis Scott Fitzgerald, autore di libri celeberrimi della cosiddetta ‘Eta del Jazz’ degli anni Venti del Novento (tra cui ‘Il Grande Gatsby’) e Nino Oxilia, scrittore e regista torinese, partito volontario per la Grande Guerra e morto nel 1916 sul Monte Tomba, vittime dell’inutile strage.

Il libro ha anche un radicamento con Valenza, citando più volte la figura di Sandro Camasio, giornalista, scrittore e regista di famiglia valenzana, morto prematuramente nel 1913 a Torino, ma sepolto a Valenza accanto alla’amata sorella. Camasio raggiunse la fama come regista di ‘Addio Giovinezza’.

Patrizia Deabate, premio Acqui Storia nel 2019 nella sezione Inediti, è stata recentemente insignita a Nizza Monferrato del prestigioso premio ‘N’Amis del me Pais’ e nella motivazione sono citati proprio gli studi su Camasio, Oxilia e Scott Fitzgerald.

L’autrice è stata protagonista della terza puntata di LibrInValle a Piancerreto, frazione di Cerrina ed ora ripropone la sua opera a Valenza, in virtù del protocollo d’intessa tra l’Unione dei Comuni della Valcerrina e il Comune di Valenza., L’incontro si svolge in collaborazione con l’l’Università della Terza Età di Valenza, grazie all’interessamento della presidente Elisabetta Cassola.

Patrizia Deabate verrà introdotta dall’Assessore ai Beni Culturali del Comune di Valenza, Alessia Zaio e dal consigliere delegato alla Cultura dell’Unione Valcerrina, Massimo Iaretti.

L’incontro si svolgerà nel pieno rispetto della normativa emergenziale anti Covid-19.

Sabato 27 novembre, alle ore 16.30, invece la sala del consiglio comunale di Mombello Monferrato ospiterà il nono incontro di LibrInValle. Si tratta della presentazione di ‘The Dark Mirror’, romanzo fantasy – horror, sullo stile di Steven King (ma in realtà è una elaborazione assolutamente originale) di una giovane scrittrice valcerrinese. Linda Urbano, di Mombello Monferrato è un’autrice giovane, piena di vita e dedita al volontariato in Aib Valcerrina ‘Aldo Visca’. Il suo primo lavoro è frutto di un’elaborazione durata 3 anni e con la sua realizzazione, Linda, appassionata di scrittura sin da bambina, ha raggiunto un suo sogno di sempre. Dopo il diploma si è iscritta all’Accademia Lizard di Fontanetto Po, dove frequenta il corso di chitarra elettrica, teoria musicale e solfeggio.

L’incontro  – che avverrà nel pieno rispetto delle norme a contrasto del Covid-19 – sarà introdotto dal Sindaco di Mombello Monferrato, Augusto Cavallo, poi l’autrice dialogherà con il consigliere delegato alla cultura dell’Unione Valcerrina, Massimo Iaretti e lo scrittore Edoardo Sarasso Innocenti.

“Passaparola dei libri”, Torino quinta città

Torino con 4.049 iscritti è la quinta città dei lettori

Un gruppo da primato: l’incredibile traguardo di Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri!

Chi pensa che “social network” sia solo sinonimo di disimpegno potrebbe ricredersi scoprendo che il gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri ha raggiunto, primo tra i gruppi in lingua italiana sull’argomento, il numero di 200.000 iscritti: duecentomila persone che ogni giorno entrano su fb per scambiarsi opinioni sui libri appena letti, chiedere consigli sulle future letture, confrontare pareri e cimentarsi nella difficile arte della recensione letteraria, il tutto senza influenze da parte di scrittori o editori, che nel gruppo non hanno la possibilità di promuovere alcuna iniziativa, ma possono partecipare soltanto in qualità di lettori.

Fondato otto anni fa da Claudio Cantini, il gruppo si è trasformato da piccola community dedicata agli scambi di consigli tra lettori in un’importante realtà digitale con una media di oltre un centinaio di post pubblicati ogni giorno, che spaziano dalle recensioni alle segnalazioni di nuove uscite fino ai sondaggi: gli argomenti culturali, trattati in modo informale e spigliato, riscuotono interesse ed entusiasmo smentendo la voce comune che vuole gli italiani un popolo di non-lettori.

Inoltre, l’attività del gruppo non è più limitata a FB poiché qualche anno gli amministratori che lo gestiscono (Claudio Cantini e Valentina Leoni) hanno aperto un sito internet ilpassaparoladeilibri.it nel quale dare maggior visibilità ai migliori contenuti provenienti dalle reti sociali e promuovere iniziative dedicate al mondo dei libri come presentazioni, eventi editoriali, interviste e articoli speciali ad autori, editori e librai, oltre alla pubblicazione a cadenza periodica di seguitissime rubriche dedicate alle novità in libreria, agli incontri con gli autori e una rassegna sui libri più letti e discussi; recentemente, poi, Un libro tira l’altro ha iniziato una proficua collaborazione con il sito novitainlibreria.it specializzato nella promozione e divulgazione di autori ed editori emergenti, indipendenti o comunque non legati ai circuiti della grande distribuzione.

Quindi se cercate consigli su una valida lettura o volete parlarci del vostro libro preferito, se volete rimanere aggiornati sulle novità in libreria magari anche quelle pubblicate da editori più piccoli e particolari, allora vi aspettiamo su Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri, il gruppo che sta dalla parte del lettore.

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Mary S. Lovell   “Côte d’Azur”     -Neri Pozza-    euro 22,00

Questo libro -che si legge come un romanzo ed è accompagnato da foto d’epoca- ci porta nell’allure e nei fasti della Riviera Francese tra gli anni 20 e 60. Ripercorre il passaggio e i vezzi di personaggi della caratura di Winston Churchill, i Duchi di Windsor, Rita Hayworth, lo scrittore Somerset Maugham e tanti altri.

Epicentro del bel mondo della Cote d’Azur fu lo Château de l’Horizon, palazzo bianco adagiato sull’acqua (tra Cannes e Juan les Pins). Maestosa dimora modernista costruita dall’architetto americano Barry Dierks nel 1932 per l’attrice Maxine Elliot. Attrice e manager teatrale di leggendaria bellezza, ricchissima grazie alla sua abilità in borsa e anche all’amicizia (probabilmente pure alle dritte giuste) del finanziere John Pierpont Morgan.

 

Il suo magnifico e opulento palazzo ospitò personaggi di alto livello e fu per anni l’epicentro del Jet Set  Internazionale, con abbondanti dosi di glamour, ma anche stravaganze e ostentazione. Lo Château de l’Horizon fu teatro di un periodo smagliante della Riviera, in cui tutto ruotava intorno a circoli super esclusivi nei quali eri accettato solo se ricchissimo, di nobili natali e divertente fino allo spasimo. Fu una sorta di santuario, meta e rifugio per un eclettico gruppo di artisti, pittori, musicisti e scrittori, tra i quali Picasso, Scott e Zelda Fitzgerald, Dorothy Parker.

Una sorta di dolce vita, luogo d’incontro eletto dal gotha internazionale anche politico che si trastullava tra notti folli, teste coronate o che la corona l’avevano persa per amore –vedi Edoardo VIII che aveva appena abdicato, stregato dall’avventuriera americana Wally Simpson- lusso sfrenato ed eccessi vari.

 

Nel 1948 il castello fu acquistato dal Principe playboy Aly Khan, figlio maggiore ed erede dell’Aga Khan III. Il luogo fu l’epicentro delle cronache e della stampa mondiale quando il 27 maggio 1949 lì si sposarono Aly e l’atomica rossa Rita Hayworth, considerata una delle donne più belle del pianeta e divorziata da Orson Welles.

Gustatevi i capitoli che ricostruiscono l’incontro della diva e Aly, il corteggiamento, l’inseguimento dei paparazzi ovunque la coppia andasse, poi i primi tempi felici del matrimonio destinato però a finire.

E comunque nelle stanze dello Château trovarono rifugio e conforto anche altri famosi, tra i quali i Kennedy in crisi, Elisabeth Taylor, Gianni Agnelli e Cecil Beaton….

 

Nel 1979 l’erede al trono saudita, il futuro Re Fahd ha acquistato lo Château de l’Horizon e negli anni ha continuato ad aggiungere altri edifici a quello originale…e non è più lo stesso. Oggi appartiene alla famiglia reale saudita che vi soggiorna pochissimo e quando arriva lo blinda.

 

 

 Hilary Mantel  “I fantasmi di una vita”    -Fazi Editore-     euro  18,00

Questa autobiografia della scrittrice inglese è del 2003, ora grazie a Fazi è arrivata in Italia ed è un documento prezioso. Un memoir in cui racconta la sua infanzia nell’Inghilterra rurale del dopo guerra e svela lutti, dolori e malattie che hanno segnato la sua vita.

La Mantel è stata due volte vincitrice del Booker  Prize, considerato il Nobel della letteratura in lingua inglese, e la sua trilogia di Cromwell ha venduto oltre 2 milioni di copie solo  nel Regno Unito, per non parlare delle traduzioni in altri paesi.

 

Il titolo originale è “Giving Up the Ghost” ed è proprio dei fantasmi rappresentati da ricordi, dolori e rimorsi che intende liberarsi nel libro. Via le zavorre che l’hanno indebolita, come l’endometriosi che le ha stravolto il fisico e la vita.

Ci sono i ricordi lontani di quando aveva solo tre anni e stava in braccio alla nonna che era diventata operaia a soli 12 anni; analoga sorte era toccata alla mamma della scrittrice.

 

L’ infanzia della Mantel è stata in salita. Quando aveva 6 anni i genitori lasciano la casa dei nonni per trasferirsi in un’altra che Hilary detesta. Poi al posto del padre arriva un patrigno e le difficoltà aumentano.

La sua vita è stata costellata dolori costanti, diagnosi errate, disinteresse dei medici, persino assurdi  trattamenti psichiatrici e l’intervento chirurgico che ha definitivamente asportato le sue chances di maternità.

 

Oggi la scrittrice 69enne, -sposata due volte con lo stesso uomo, il geologo Gerald McEwan-  vive sul mare dell’Inghilterra occidentale, sulle scogliere del Devon, a Budleigh Salterton. E questo libro è l’intimo racconto di un calvario fisico, a cui fanno da contraltare immaginazione, genio e una maestria di scrittura fuori dal comune.

 

 

 Matteo Trevisani  “Il libro del sangue”     -Blu Atlantide-  euro   16,00

Questo libro chiude una trilogia iniziata con “Il libro dei fulmini” del 2017  e proseguita con “Il libro del Sole” del 2019. L’autore nato a San Benedetto del Tronto nel 1986, ora in pianta stabile a Roma, ha intrecciato le ricerche genealogiche sulla sua famiglia con una storia in cui miscela destino, avventura e segreti.

“Il libro del sangue” ha due trame  principali che si intrecciano.

Nella prima Trevisani da anni svolge ricerche sul passato della sua famiglia e scopre che soprattutto il ramo paterno è stato funestato da un incredibile numero di morti in mare. Il grande segreto del suo albero genealogico era annidato nella storia dei naufragi poiché «In tutte le generazioni della nostra famiglia, ogni primogenito di ogni linea di sangue doveva morire annegato».

Nell’approfondire gli studi si lega al genealogista Alvise, studioso di grande esperienza, coadiuvato dalla figlia Giorgia che gli fa da assistente.

 

Scatta così questo romanzo raccontato in prima persona da un narratore sovrapposto allo scrittore, protagonista che si occupa di araldica e scrittura.

Un decennio dopo, quando Alvise è ormai morto, Matteo riceve via email un albero genealogico della sua famiglia in cui, oltre alle date di nascita e morte dei suoi avi, viene riportata anche quella della sua scomparsa imminente, il 21 settembre ovvero a meno di una settimana di distanza.

 

Ed ecco il secondo piano narrativo del libro in cui il protagonista – il tempo sta sfuggendo di mano- si mette alla ricerca del fantomatico mittente dell’albero della sua famiglia, per venire a capo della misteriosa profezia che lo riguarda.

Aspettatevi un racconto visionario, in cui vita, morte, destino e tragedia si rincorrono e si intrecciano. Pagine che assemblano magia, misticismo, eventi personali e tratti di esoterismo, che fanno riflettere sulle infinite coordinate della vita, del passato, e sul mistero del destino e della  morte.

 

 

Asher Colombo   “La solitudine di  chi resta”    – Il Mulino  Saggi-    euro  18,00

La morte è l’evento che tutti temiamo sopra ogni altra cosa, e con la strage causata dal Covid 19, è diventata ancora più devastante.

In questo libro l’autore –docente di  Sociologia Generale all’Università di Bologna, presidente dell’Istituto Cattaneo ed autore di importanti saggi- analizza il lutto durante la pandemia, e mette a fuoco come questa abbia sconvolto i paradigmi di una società che si considerava di individui sani  e sempre più longevi.

Una forte impreparazione emotiva alla morte, diventata improvvisamente e inaspettatamente così vicina.

A complicare le cose si sono aggiunti le drastiche misure di emergenza per le degenze ospedaliere e la cancellazione del rito del commiato; provvedimenti ai quali non eravamo preparati e che hanno generato gravi ripercussioni psicologiche e collettive.

 

Colombo ha analizzato più materiale: interviste a medici e impresari funebri, annunci mortuari, necrologi e manifesti murali, storie raccolte da chi il Covid l’ha vissuto da molto vicino, grafici e dati vari, procedure di cremazione e inumazione….tutto per scandagliare il nostro rapporto con la morte durante la pandemia.

Emerge così che ci siamo trovati e abbiamo impattato senza alcuna preparazione contro il senso della nostra fragilità e la morte vissuta in solitudine, incombente più che mai.

 

La morte e la sua ineluttabilità sono sempre stati difficili da metabolizzare, ma con il terrore del contagio abbiamo dovuto fare i conti con dinamiche inedite.

Innanzitutto i malati venivano allontanati da parenti e amici, scomparivano, blindati in terapie intensive dove regnava la loro dolorosa solitudine.

Negato il conforto degli affetti più cari, così come l’ultimo straziante saluto.

E dopo il decesso l’ulteriore tragedia dell’annullamento del rito funebre; sostituito da sepolture frettolose e senza parenti, cremazioni imposte ….e nessuno potrà più dimenticare le file di camion carichi di bare destinate a crematori lontani.

 

Di colpo sono stati stravolti i rituali a cui eravamo abituati, completamente scalzata la consueta dinamica del cordoglio e la società si è dimostrata inadeguata a fronteggiare un simile terremoto.

Lo strappo del legame con i propri defunti è stato devastante.

 

Ci sono state alcune eccezioni a tanto isolamento fisico ed emotivo: funzionari delle camere funebri e chi per professione accudisce i cadaveri, che hanno ricavato spazi appositi per il commiato dei familiari, optato per sacchi bianchi anziché neri per alleggerire le emozioni, cerniere dei body bags aperte velocemente per un ultimo sguardo.  Tutte testimonianze di come i vivi abbiano disperatamente cercato di alleviare un peso emotivo insostenibile.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Karine Tuil “Le cose umane” – La nave di Teseo- euro 19,00
Karine Tuil è una scrittrice francese di origini tunisine, nata a Parigi nel 1972; ha studiato diritto, poi la
decisione di diventare scrittrice e il successo con il suo romanzo del 2015 “L’invenzione della vita”, finalista al prestigioso premio Goncourt. “Le cose umane” è il suo undicesimo romanzo: ha vinto il Prix Interallié e il Prix Goncourt des Lycéens nel 2019, ed ha ispirato il film con Charlotte Gainsbourg. La trama è notevole, la scrittura ancora di più e narra la torbida vicenda di un’accusa di stupro che rovinerà le vite dei protagonisti. Jean Farel è un uomo di successo self made man, giornalista televisivo che da 30 anni conduce un
seguitissimo programma di politica.
Sua moglie Claire è molto più giovane di lui ed ha stoppato la sua carriera per dedicarsi a marito e figlio. Poi c’è il loro rampollo Alexandre che sta costruendosi un futuro brillante frequentando ingegneria in una prestigiosa università americana. Da quando lui ha preso il volo, Claire ha reimpostato la sua vita, ha ripreso a scrivere, diventando un’intellettuale femminista di spicco, e ha iniziato una relazione con un altro uomo. E’ Adam Wizman, appartiene a una famiglia ebraica tradizionalista e ha sposato Valerie, che a un certo punto è diventata praticante esageratamente ortodossa, totalmente votata all’educazione delle due figlie secondo rigidi principi religiosi. Per 20 anni Adam accetta di vivere con questa “quasi estranea” che detta legge; poi i due prenderanno strade diverse.
Adam si innamora di Claire e i due vanno a vivere insieme. La tragedia irrompe quando la figlia 18enne di Adam, Mila, accusa di stupro Alexander che durante una festa l’avrebbe drogata e obbligata a subire una violenza brutale. Inutile dire che tra Adam e Claire si apre un baratro; mentre il giovane ragazzo perfetto, figlio irreprensibile di buona famiglia famosa, viene trascinato in tribunale e sventrato mediaticamente. Lui si professa innocente, ma Mila insiste a puntare il dito contro di lui. Karine Tuil vi conduce nei meandri delle dinamiche impietose della macchina giuridico-mediatica che non fa sconti a nessuno. E’ abilissima nel raccontare senza peli sulla lingua un tema attuale che rimanda al #Metoo,
denunciando anche l’accanimento che si verifica in Francia quando sul banco degli imputati finisce un uomo
che diventa capro espiatorio di un clima particolare. E mette a nudo pure le possibili motivazioni delle
presunte vittime.
Questa potrebbe essere l’occasione per leggere anche il precedente romanzo di successo di Karine Tuil
“L’invenzione della vita” -Frassinelli- euro 20,00
Il romanzo parla di come si può rinnegare un passato scomodo e reinventarsi una vita del tutto nuova, ma edificata sulla menzogna. Descrive la portata dell’ambizione di chi vuole eccellere nel mondo del lavoro e raggiungere il successo a tutti i costi. La storia coinvolge un triangolo amoroso tra Parigi, la banlieue, e New York dove primeggiare è possibile ma ha sempre un costo elevato. Samuel, Nina e Samir erano un trio legatissimo; i primi due stavano insieme, ma della ragazza era innamorato anche Samir. Nina ha scelto Samuel Baron (amico fraterno di Samir), figlio di una colta famiglia ebrea ed aspirante scrittore. E la sua è la vita che Samir vorrebbe vivere. 20 anni dopo, Samir Tahar è uno degli avvocati più quotati della Grande Mela, ha sposato una donna ricchissima ed ha una famiglia e una vita invidiabili. Ma per sfondare nel campo legale e nella high society ha dovuto rinnegare le sue origini arabe: ha cambiato nome, e si finge ebreo come la famiglia della consorte. La verità non deve venire a galla, però il castello di carte è sempre in bilico. Ed è costato caro. Tanto per cominciare Samir ha dovuto rinunciare all’unica donna che aveva amato, poi ha fatto della sua vita un segreto e della discrezione un modo di vivere. Ma le menzogne tendono a venire smascherate, con
conseguenze che implicano solitudine e sdegno.
Lawrence Osborne “L’estate dei fantasmi” – Adelphi- euro 19,00
E’ il penultimo romanzo di Osborne, è ambientato a Hydra -famosa isola del mar Egeo per il nome del mostro mitologico a più teste- che tra gli anni 60 e 70 del 900 è luogo di ritrovo di ricchi greci, artisti e nomi brillanti del jet set internazionale (tra i quali Onassis, Brigitte Bardot, Jacqueline Kennedy). Osborne racconta di due famiglie, un’americana e una inglese, che si ritrovano sull’isola durante un’estate. Sono gli Haldane, ricchi americani bianchi di New York, con la figlia 20enne, Sam, che non vede l’ora di ripartire. Gli altri sono gli snob britannici Codrington: Jimmie -ricco mercante d’arte-, la sua seconda moglie greca, insopportabile e perfida soprattutto nei confronti della figliastra 24enne Naomi, avvocato disoccupato. Le due giovani rampolle si conoscono e legano. Naomi è l’elemento trainante; fin da piccola habitué dell’isola di cui conosce tutto, compresi i metodi per sfuggire alla noia con rifornimento di spinelli e cocktail ad alto tasso alcolico. La trama fa un balzo quando le due fanciulle trovano un rifugiato in fuga, Faoud, stremato dalla stanchezza del naufragio e semi-svenuto sugli scogli. Che fare? E’ Naomi che studia un rocambolesco piano per aiutare il giovane a raggiungere l’Italia…..ma nulla sarà semplice. L’autore mette in campo più temi: la critica della società perbenista borghese e bianca, il problema dell’immigrazione e le sorti dei rifugiati; tutto in un thriller che valica i confini di Hydra e vi porterà nel Sussex, in Toscana e a New York.
Erica Jong “Senza cerniera. La mia vita” -Bompiani- euro 18,00
Erica Jong è la famosa autrice americana di “Paura di volare” – libro best sellers che nel 1973 ha segnato l’epoca in cui le donne hanno vinto la ritrosia nel parlare delle loro fantasie sessuali- ed ora, all’alba degli 80 anni ci regala la sua autobiografia. Senza nascondere nulla.
L’ha scritta per cercare di capirsi meglio e mettere insieme i pezzi sparsi della sua persona; lei con il suo bagaglio di attacchi di panico, paura della solitudine, dipendenza da psicologi e dagli uomini. E’ nata raccontastorie in una famiglia ebrea newyorkese di artisti, colta e decisamente stravagante. I genitori innamoratissimi, sono stati più che altro amici delle figlie.
Erica è cresciuta con 3 sorelle ed è sempre stata molto attenta ai diritti delle donne. Alle superiori si diletta con la pittura, salvo diventare poi una scrittrice perché in famiglia nessuno lo era. Senza remore racconta le sue passioni –per i cani, i viaggi e i bambini meno fortunati-, i suoi 4 matrimoni, l’amore incondizionato per la figlia Molly. Sciorina pensieri, momenti, successi, fatiche, errori… e tutto quello che ha movimentato la sua vita, mettendosi a nudo con forti pennellate di ironia e schiettezza. Un libro che fa i conti pure con il tempo che passa e la fregatura dell’invecchiare, cosa per niente divertente. A suggerirle l’idea di queste pagine è stata anche l’autobiografia di Lillian Hellman, altra donna notevole.
Ed ecco l’occasione giusta per scoprire l’ autobiografia della commediografa
Lillian Hellman “Pentimento e il tempo dei furfanti” -Adelphi-
La Hellman, nata a New Orleans nel 1905, è morta nel 1984. Cresciuta a New York, fin da piccola rivelò grandi doti nella scrittura e si laureò alla Columbia University.
Sposa lo sceneggiatore Arthur Kober che a Los Angeles lavorava nel mondo del cinema.
Ma nel 1932 si innamora del famoso e tormentato scrittore Dashiell Hammett, genio che avviò il genere letterario “hard boiled” e inventò l’investigatore Sam Spade.
La loro relazione -non sempre facile- durerà fino alla morte di lui.
La Hellmann divenne famosa con la commedia “Le piccole volpi” rappresentata con successo a Broadway nel 1939; da allora scrisse alcune delle più acclamate pièces americane a partire dagli Anni Trenta. Nella sua autobiografia offre una caleidoscopica serie di ritratti di persone che per lei hanno rappresentato molto. Descrive con enorme bravura il clima della sua famiglia del Sud, sullo sfondo di un epoca gravata da
forti contrasti sociali.
Poi narra il legame con la ricchissima, coraggiosa e generosa amica Julia che, nell’Europa sconvolta
dall’ascesa del nazismo, lottò in prima persona contro la barbarie, fino a rimetterci la vita.
Personaggio magnificamente interpretato da Vanessa Redgrave nel film “Julia” di Fred Zinnemann,, del
1977, dove il ruolo di Lillian è affidato ad un’intensa Jane Fonda.
Ma c’è anche il racconto degli anni difficili e bui del Maccartismo nelle cui spire finirono la Hellmann e
Dashiel Hammet. Entrambi vennero duramente perseguitati per le loro idee liberali, privati di ogni possibilità
di lavoro e braccati fino all’arresto di Hammet.

“La passione per la libertà”, i personaggi del Novecento secondo Quaglieni

L’ultimo libro del professore è un monito assolutamente attuale 

La passione per la libertà rappresenta il sottile fil rouge che accomuna personaggi apparentemente diversi tra loro, quali Alfredo Frassati, Ottavio Missoni, Massimo Mila, Giampaolo Pansa, Guido Ceronetti, Philippe Daverio e altri, che sono raccolti nella silloge dell’ultima fatica letteraria del professor Pier Franco Quaglieni, dal titolo, appunto “La passione per la libertà”. Il volume, che reca l’originale e bella copertina dell’artista Ugo Nespolo, edito da Buendia Books, come ha spiegato lo stesso professor Quaglieni, si può leggere senza seguire l’ordine dei capitoli, ciascuno dedicato a un profilo, proprio perché ognuno di essi risulta distinto dagli altri. Ciò che, però, li accomuna è la passione con cui il professore evoca il concetto di libertà, riecheggiando un titolo pannunziano su Tocqueville e invitando al rispetto di tutte le idee espresse, che rappresenta il cardine di ogni civiltà liberale. Non si deve dimenticare che una delle migliori riletture dell’opera di Tocqueville la si deve proprio a un breve saggio composto da Mario Pannunzio, dal titolo “Le passioni di Toqueville”, in cui lo stesso Pannunzio nota come la forza dell’intera opera dello studioso francese non risieda tanto nel suo spirito dottrinario, quanto nella passione, talvolta aristocratica, e nell’amore per la libertà.
Il libro del professor Quaglieni non è una mera successione di profili biografici, quanto un’evocazione di figure tra loro anche diverse, ma tutte colte alla luce della loro libera espressione di pensiero; rappresenta anche la denuncia nei confronti del periodo storico che stiamo vivendo, molto spesso orientato al conformismo.
Quaglieni, uno dei massimi esponenti della cultura liberale contemporanea e non solo italiana, in questo volume riporta anche ricordi di amici che con lui hanno condiviso il cammino di oltre cinquant’anni del Centro Pannunzio, da lui fondato insieme ad Arrigo Olivetti, Mario Soldati e altri giovani studiosi dell’Università di Torino, richiamandosi alla tradizione culturale de “Il mondo” di Pannunzio. Non mancano nel volume pagine autobiografiche nelle quali l’autore ripercorre la storia liberale della sua famiglia, capaci di rendere ancora più profonda la conoscenza del suo pensiero orientato alla passione per la libertà.

Mara Martellotta

Lettere Scontrose di Giovanni Arpino

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Centro Studi Piemontesi, via Revel 15, Torino – Martedì 16 Novembre ore 18:00

Interventi di Bruno Quaranta, Massimo Romano

Con la testimonianza di Tommaso Arpino

Dagli articoli scritti da Arpino per il settimanale «Tempo» tra il 1964 e il 1965 nasce Lettere Scontrose, una raccolta inedita di lettere rivolte a grandi personalità a lui contemporanee e appartenenti a mondi differenti: dalla politica (Fanfani, Moro), allo spettacolo (Gassmann, Vitti, Chaplin), alla letteratura (De Amicis).

Una corrispondenza dai toni irriverenti e sarcastici, ma sempre garbati, che tocca i personaggi più in voga del decennio, approfondendone questioni private e pubbliche e affermando un profondo anticonformismo. Opinioni pungenti, talvolta scomode, espresse in contrasto con uno stile chiaro, schietto e scorrevole, che offre una limpida analisi della società del tempo e riflessioni sempre attuali.

Le lettere sono in realtà per l’autore un pretesto per l’analisi introspettiva dell’animo umano, per valorizzare chi va controcorrente e per esprimere la propria opinione sul controverso periodo storico-politico in cui si trova a vivere.

Arpino ha una profonda fede in ciò che fa: scrivere è per lui un lavoro da dannati, «un modo di peccare e confessarsi in pubblico», ma è necessario perché rappresenta un modo per raggiungere la verità, a cui tende costantemente.

“Storia di un quadrifoglio che non sapeva di esserlo”

REFRANCORE 12 novembre 2021, ore 21:00 

Presentazione dei romanzi di Gianluca D’Aquino 

REFRANCORE – Lo scrittore alessandrino Gianluca D’Aquino torna in libreria con un romanzo di formazione, “Storia di un quadrifoglio che non sapeva di esserlo”, una piccola guida per condividere l’amore, nata al tempo della pandemia, in un momento storico in cui la vita di coppia è stata messa alla prova dalla surreale esperienza del lockdown.

Il libro sarà presentato il 12 novembre a Refrancore, alle ore 21:00, presso la Biblioteca civica “Massimo Quaglino”.

L’autore dialogherà con la scrittrice Silvia Vigliotti, addentrandosi anche nei temi della biografia romanzata dell’imperatore romano Marco Ulpio Traiano, “TRAIANO – il sogno immortale di Roma”, romanzo pluripremiato e finalista al celebre “Fiuggi Storia”.

Storia di un quadrifoglio che non sapeva di esserlo” è un racconto sulla fedeltà, l’amore e la vita, narrato attraverso l’antropomorfizzazione della flora e della fauna di un prato, in particolare di un quadrifoglio e di un ciliegio, i due protagonisti, che scoprono l’amore e l’infedeltà, e con essi una possibile risposta alla domanda sul senso della vita. La storia è narrata tra metafora ed espressionismo, allegoria e descrizione semplice della natura nella sua essenza, con una forma lineare, talvolta lirica ma sempre essenziale. Il quadrifoglio, che non sa di esserlo, nasce in un prato all’ombra di un meraviglioso ciliegio e fin dal principio si interroga sul senso della propria esistenza, scoprendo e avvicinandosi all’amore grazie al ciliegio, che a sua volta si innamora di lui. Inconsapevole della propria essenza, del suo essere unico, speciale e prezioso, il quadrifoglio conoscerà e proverà anche sentimenti nocivi, così come il ciliegio, sebbene da una prospettiva diversa. Entrambi attraverseranno il tormento di quelle passioni per giungere alla riscoperta del senso delle cose e a come superare i comuni problemi della quotidianità, grazie a un percorso ispirato al principio di consapevolezza.

L’opera è un omaggio al grande autore, recentemente scomparso, Luis Sepúlveda, al quale D’Aquino si è ispirato per genere e stile narrativo, venendo accostato dalla critica proprio al grande scrittore.

Con il romanzo storico “TRAIANO – il sogno immortale di Roma”, l’autore ripercorre la vita di Marco Ulpio Traiano, vissuto a cavallo del I e II secolo, dall’infanzia ai grandi successi militari, fino allo scontro con i Parthi, ai confini dell’impero, dove nessuno era mai arrivato prima e oltre i quali nessuno fu più in grado di andare. Traiano restituì a Roma un senso di civiltà per molto tempo perduto e la portò in quella che sarà ricordata come l’età aurea, passando per le grandi riforme in ambito civile, amministrativo, economico e militare. Basata su solide fonti storiche, l’opera è al tempo stesso biografia e romanzo, e narra di intrighi, amori, amicizie e battaglie, rivolgendosi a ogni genere di lettore.

Il filo della speranza Incontro con Guia Risari

Venerdì 12 novembre 2021

IL VENERDì DELLO SCRITTORE

Moncalieri, ore 18

Biblioteca civica Arduino, via Cavour 31

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Il romanzo di Guia Risari edito da Settenove edizioni riporta alla luce la lotta delle ricamatrici siciliane degli anni Sessanta e Settanta per i diritti del lavoro. Nel 1973 la rivolta delle ricamatrici di Santa Caterina Villarmosa portò all’approvazione della legge che regolamenta il lavoro a domicilio. Nel piccolo paese siciliano furono proprio le donne a denunciare gli intermediari che le sottopagavano. Vita, la voce narrante di questo romanzo, è un’anziana ricamatrice che decide di trasmettere alla nipote lontana i suoi ricordi. In pagine piene di vivacità, saggezza e rimandi al presente, rievoca l’amore, il lavoro, le compagne di ricamo e di lotta, la Cooperativa e le speranze. Nel 1976, alcune ricamatrici di Santa Caterina Villarmosa, capeggiate da Filippa Pantano, crearono la Cooperativa La Rosa Rossa per fronteggiare unite i compratori. E quando le ricamatrici cominciarono a ottenere le prime importanti commesse, degli anonimi boicottarono il loro lavoro e affossarono la Cooperativa.
Il tempo ha cancellato quasi tutto, ma la legge rimane, come la memoria del coraggio e dell’intelligenza delle lavoratrici che hanno osato alzare la testa. Un libro che è un omaggio alla capacità di lottare, e ricostruisce un universo ricco di valori, affetti, storie.

Un libro che è un omaggio alla capacità di lottare, e ricostruisce un universo ricco di valori, affetti, storie – commenta l’assessore alla Cultura Laura Pompeo – Un testo nel quale in ogni pagina vibrano partecipazione empatica, gusto del dettaglio, tematiche sociali”.

Guia Risari è scrittrice per l’infanzia e autrice di saggi e romanzi, ricercatrice, traduttrice e giornalista. In Italia, ha pubblicato, tra gli altri, per Einaudi ragazzi, Mondadori, San Paolo, Eli, Topipittori, Beisler. All’estero per Memo, Baron Perché, A buen paso. Ha tradotto romanzi e saggi dal francese e dall’inglese per prestigiose case editrici, tra cui Feltrinelli, Giuntina, Einaudi. Collabora con case editrici, riviste, compagnie teatrali, radio e quotidiani.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Valérie Perrin   “Tre”     – edizioni e/o-      euro 19,00

Quello che Valerie Perrin scrive si trasforma in oro e con il romanzo “Tre” bissa lo strepitoso successo che aveva ottenuto con “Cambiare l’acqua ai fiori” , storia di Violette, guardiana di un cimitero.

Questa volta, la compagna del regista Claude Lelouch, narra la storia di un’amicizia che tutto aveva significato in gioventù’ per i tre protagonisti cresciuti a Comelle, piccolo agglomerato di vite nella provincia francese, in Borgogna.

Oltre 600 pagine scandite come una sorta di thriller articolato su due piani temporali: il passato, dal 1986 agli anni duemila; e il presente nel 2017. Tutto ruota intorno al legame tra Etiénne Beaulieu, Adrien Bobin e Nina Beau; nato quando erano ancora bambini e vivevano quasi l’uno per l’altro. La loro amicizia era lo scudo che li rendeva più forti nei confronti del mondo e della vita, e sembrava indissolubile. Erano una corrazzata, facevano cartello erigendo un muro invalicabile per gli altri. Poi qualcosa è accaduto, le loro vite sono andate avanti… ed ora che sono adulti non si parlano più ormai da 14 anni.

Etienne sembra il più superficiale, ma è anche parecchio affascinante; dello studio gli importa poco ed è abile nel copiare dagli altri due. La sua specialità è piacere alle ragazzine che si ripassa una dopo l’altra senza coinvolgimento sentimentale.

Una relazione che sembra resistere un po’ di più, anche se gli va decisamente stretta, è quella con Clotilde. Lei gli si appiccica, poi rimane incinta e vai di complicazioni. La giovane scompare misteriosamente e di lei non si saprà più nulla…..almeno fino a quando, 30 anni dopo, in fondo al lago viene ritrovata la carcassa di un auto con dentro un cadavere di donna.

Adrien è responsabile, studioso e maturo; non è popolare come Etienne, non piace molto ed è sempre un po’ appartato. L’amicizia con Etienne gli infonde sicurezza perché in qualche modo compensa le sue lacune.

Vive solo con la madre, mentre è ignorato dal padre sempre lontano e la cosa gli procura una sorda sofferenza.

Ma il vero collante di questa amicizia è Nina. E’ lei, dapprima bambina e poi adolescente, il perno intorno al quale si muovono gli altri due. Anche lei ha un buco nell’anima dal momento che la madre l’ha abbandonata ancora in fasce. Vive con il nonno Pierre che fa il postino ed è una roccia per la nipotina.

I tre hanno progetti anche per il futuro, che sognano insieme a Parigi.

Poi la vita, con le sue sorprese, spariglia le carte e molte cose si metteranno di traverso: lutti devastanti, scelte infelici –come il matrimonio di Nina-, malattie, lontananza, incomprensioni …e tanto altro che vi condurrà sui sentieri sempre più divergenti dei tre amici.

Sullo sfondo aleggia costante il mistero della scomparsa di Clotilde e la storia si srotola all’indietro tra continui colpi di scena, e lo sfilacciarsi della magia che teneva uniti Etiénne. Nina e Adrien…..

 

Claire Messud   “Quando tutto era in ordine”   -Bollati Boringhieri –   euro  19,00

Questa è la storia di due sorelle, orfane di padre (falciato dalla guerra), che la vita conduce per strade diverse e lontane, con destini divergenti. Ed è anche un romanzo sull’imprevedibilità dell’esistenza.

Sono le inglesi Virginia ed Emmy, hanno 4 anni di distanza e da piccole oltre ad essere compagne di giochi, bisticciavano anche parecchio, sorvegliate dalla madre Melody Simpson che le ha cresciute da sola.

Poi le loro esistenze avevano preso forma, ma non proprio quella che avevano sognato.

Emmy ha sempre saputo cosa voleva e pure come ottenerlo. A 20 anni annuncia a madre e sorella che lascia la loro umile casa, a sud di Londra, per sposare William. Ricco australiano che la porta a Sidney, dove, agli albori del matrimonio, la diletta con i tour degli allevamenti di famiglia  nell’outback.

Dalla coppia nasce Portia ed Emmy avvia una fiorente carriera scrivendo per i giornali del marito di ristoranti, luoghi ameni ed alta società. Insomma era convinta di aver fatto centro con un’esistenza piacevolissima. Ma la fortuna le gira di colpo le spalle quando il marito la lascia per stare con Dora, moglie di un suo caro amico, relazione che manda all’aria due matrimoni.

E’ così che a 47 anni, Emmy decide di andare a lenire le sue ferite sull’isola di Bali, dove cerca di ritrovare se stessa, ma finisce anche per incontrare personaggi non sempre limpidi.

Virginia, di indole timida, riservata e parecchio introversa, si era sempre sentita come terrorizzata dalla sorella. Il suo raggio di azione non si è mai allontanato da Londra, e fin da giovane ha avuto solo delusioni amorose.

Lavora in un ufficio dove l’avvolge e stravolge l’infatuazione per un suo collega, diventato da poco suo superiore, e soprattutto sposato. Così, Virginia da anni ha deciso di rivolgere i suoi sentimenti d’amore solo più a Dio.

Poi un bel giorno, la madre Melody, la cui famiglia è originaria dell’isola di Skye, decide di voler rivedere l’isola e trascina Virginia con sé. Per le due è l’inizio di un viaggio sulle tracce del loro passato.

Insomma due sorelle non più giovanissime che si ritrovano a fare i conti con la vita e se stesse su due isole diversissime e a latitudini opposte. Lontano dalle loro confort zone faranno passi importanti ……

 

Anna Bailey  “Chi ha peccato”    -Feltrinelli-     euro   19,00

Questo romanzo di esordio attinge dall’esperienza personale dell’autrice che ha avuto modo di vivere per un certo periodo in una piccola cittadina americana, osservando le dinamiche di un clima provinciale ammantato di falso perbenismo.

Anna Bailey è una giovane inglese, nata a Bristol nel 1995, che a un certo punto, dopo aver studiato scrittura  creativa si è trasferita nel Colorado, in un minuscolo centro degli Stati Uniti più profondi e Trumpiani dove ha fatto la barista, sognando di pubblicare una sua opera.

Ebbene ci è riuscita ed ha fatto subito centro con questo romanzo diventato già best seller, che non sempre scorre come dovrebbe, ma ha comunque il pregio di scandagliare i meandri dell’ipocrisia, venata di puritanesimo e con abbondanti dosi di razzismo.

 

La storia inizia con una nottata in cui gli studenti di una cittadina festeggiano la fine della scuola  ritrovandosi in un’area fuori città che confina con un bosco e si chiama  Tall Bones.  E’ uno spiazzo formato da 6 rocce bianche alte circa 4 metri, una sorta di misteriosi monoliti coperti da graffiti. Cornice perfetta per trasgredire, bere e drogarsi, sognando nuovi orizzonti e libertà.

Anche le 17enni Emma e Abigail partecipano ai bagordi.

Emma ha origini messicane da parte di padre e la cosa la penalizza perché i compagni la isolano, prendendola in giro per il colore della sua pelle.

Invece Abigail piace parecchio anche se fa parte della feccia bianca della comunità ed è quindi una “White trush”., La sua  è un’esistenza complicata dai problemi che ha in famiglia: padre alcolista tendente alla violenza, madre perennemente depressa e fratelli fuori dalle righe. La sera della festa si lascia andare e supera il limite di sicurezza inoltrandosi nella boscaglia con un ragazzo.

Non farà più ritorno e sulla sua misteriosa scomparsa –fuggita, rapita o uccisa?- si avvita il romanzo che mette a fuoco il mondo asfittico della cittadina. I principi su cui si reggono i rapporti sono improntati ai requisiti tanto osannati da Trump: se sei eterosessuale, bianco e benestante allora tutto va bene. Chi non rientra in queste categorie è cittadino di serie B e a poco serve l’apparente spirito religioso della comunità che predica bene ma razzola male con intolleranza, egoismo, omertà.

Un esempio lampante: quando la madre di Abigail confessa al prete di voler denunciare il marito che la picchia, l’uomo di chiesa cerca di convincerla a non farlo.

Dietro il perbenismo di facciata si celano tanti scheletri negli armadi e in un continuo rimando tra presente e passato l’autrice suggerisce indizi vari che raccontano come Abigail avesse un carattere ribelle e sfrontato che in qualche modo spaventava quelli con cui aveva legami.

L’unica davvero interessata alle sue sorti è Emma, che però deve  fare i conti con segreti inconfessabili. Perché tutti, giovani e adulti, sembrano avere comparti segreti da nascondere agli altri e l’amica scomparsa  non è la persona che lei credeva……..

 

Marta Perego   “M come Milano”   – Edizioni BEE le città-  euro 15,00

Molti di voi probabilmente la seguono su Instagram dove parla di libri, intervista in diretta gli scrittori del momento, ma è anche esperta e appassionata di cinema (ha appena seguito la Mostra del Cinema di Venezia e l’ha raccontata sul web). Insomma è una rampante giornalista che divide il suo affascinante loft milanese con l’adorato yorkshire Marcello, ripreso in tutte le sue più simpatiche performance.

Marta Perego è nata a Desio nel 1984 ma è a Milano che ha innestato il suo cuore, il suo lavoro e le sue passioni. Ed è al capoluogo meneghino che ha dedicato il suo ultimo libro; poco meno di 300 pagine spumeggianti in cui sciorina più argomenti. Storie varie e assortite, tra le quali ritratti di Camilla Cederna, Alda Merini, ma anche Mariangela Melato e Giorgio Gaber. Parla di fenomeni digital, giornalismo e cinema, creatività e percorsi vari nelle vie cittadine.

Precisa che «Non è una guida, non è uno sfogo personale, non è una raccolta di biografie» e che le piacerebbe fosse «…territorio di un incontro tra lettore e i luoghi  che attraversiamo».

Così ci racconta di come ha trovato casa nel quartiere di Barona, rimettendo a nuovo una sorta di luogo decadente di cui ha subito intuito le grandi potenzialità. Oggi è da questa sua tana -affascinante loft soppalcato e con tanto di giardino- che ci racconta libri, scrittori e cinema.

In “M come Milano” colora la sua visione della città anche con le sue esperienze affettive deludenti, con le ricadute e le risalite che a Milano sembrano ingranare prima, perché afferma «..è la città  del lavoro….Se sei capace e te  la sai cavare qualcosa da fare la trovi».

Lei c’è riuscita egregiamente e in queste pagine vi divertirete parecchio nello scoprire come ha fatto.

Può essere anche l’occasione giusta per scoprire altri suoi libri:

 

“La felicità è a portata di Trolley”    -De Agostini-   euro  16,00

In cui sciorina le sue esperienze di viaggiatrice cittadina del mondo, a partire dalle misure del trolley in cui mettere parte di noi stessi al momento di intraprendere un viaggio. Un libro divertente e semiserio in cui suggerisce spunti di pensiero e bagaglio più idoneo.

 

“Le grandi donne del cinema”   -De Agostini-

Qui scende in campo il suo sguardo appassionato di cinefila e racconta le vite fantastiche, ma a volte anche turbolente, di 30 star indimenticabili. Da Audrey e Katharine Hepburn, Ingrid Bergman e l’indimenticabile Rossella di “Via col vento” Vivien Leigh, alle contemporanee tra cui Kate Winslet, Jennifer Lawrence, Uma Thurman e Jody Foster o Valeria Golino; passando per mostri sacri come l’altera Catherine Deneuve, Brigitte Bardot e Sophia Loren.

Un brillante excursus sulle protagoniste dagli anni 30 con una splendida Greta Garbo e  poi a seguire le trasformazioni dei canoni di bellezza, il rapporto con il pubblico e i fans. Un interessante libro divulgativo che fa anche il punto sulla settima arte e da gustare biografia per biografia, scritte tutte con competenza e bravura.

“Forse Armate”, manuale di sopravvivenza per chi ama un militare

La vita militar-coniugale raccontata dalla scrittrice e  cabarettista di Zelig Giancarla Tiralongo.

E’ stato davvero un piacere per me intervistare Giancarla Tiralongo e partecipare alla presentazione del suo libro, “Forse Armate. Manuale di sopravvivenza per chi ama un militare,al Salone del Libro di Torino. Forse perché il tema mi coinvolge direttamente, o semplicemente perché credo che sia interessante conoscere la vita delle “famiglie in divisa”, ammetto che l’opportunità di promuovere la lettura di  questo manuale di sopravvivenza mi rende particolarmente entusiasta.

Giancarla Tiralongo è una scrittrice, una cabarettista che ha esordito nel laboratorio di Zelig, una imprenditrice ma soprattutto la moglie di un militare.

Questo libro, edito da Salomone Belforte e alla sua seconda edizione, nasce proprio dall’esperienza coniugale della Tiralongo,dall’esigenza dell’autrice di raccontare la vita delle famiglie militari, le difficoltà e la necessità di riorganizzarsi e di reinventarsi, di ricreare ogni volta una stabilità che già si sa che prima o poi si dovrà abbandonare per continuare la vita nomade in mimetica.

Dalle piccole cose, come trovare un bar dove prendere il caffè, alle problematiche più importanti come inserirsi in una nuova città, in un nuovo tessuto,  trovare la casa e  la scuola per i figli, la vita “militar-coniugale” porta con sé tutta una serie di incertezze e preoccupazioni poco conosciute, se non da chi le vive sulla sua pelle, che Giancarla Tiralongo ha voluto mettere su carta dopo anni di esperienze ma anche riflessioni, di episodi curiosi ma allo stesso tempo rivestiti dalla terribile angoscia di poter perdere i propri cari. E proprio a quest’ultimo sentimento, che permea la vita delle compagne o dei compagni dei militari, GiarcarlaTiralongo ha dedicato diverse parti del suo libro con racconti da brivido come quando i Carabinieri suonarono alla sua porta mentre il marito era in Afghanistan.

“Forse Armate” è un libro che, tra il serio e il faceto, con ironia ma indubbiamente con grande serietà e probabilmente con necessità terapeutica e spirito solidale, racconta la vita di famiglie “diverse” con i pregi e i difetti di tutte le altre, ma con caratteristiche e peculiarità che, a tratti,  diventano totalizzanti e che si infiltrano anche nella vita senza divisa come per esempiol’utilizzo di un certo linguaggio, il militarese.

Quando sposi un militare dunque, sposi anche il suo Comandante, il suo Reggimento e tutta una serie di abitudini, regole e sacrifici che non conoscevi, intraprendi anche tu, in un certo senso, la sua carriera.

Giancarla Tiralongo ci tiene a dire, però, che è immensamente fiera di aver sposato un soldato, che è orgogliosa della sua disciplina, dei valori di cui si fa portatore, della scelta di servire la Patria anche  a costo di un sacrificio enorme, come recita il nostro Inno, “siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”.

Maria La Barbera