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Il cuore di legno degli ippocastani di Primo Levi

“Il mio vicino di casa è robusto. E’ un ippocastano di Corso Re Umberto; ha la mia età ma non la dimostra. Alberga passeri e merli, e non ha vergogna, in aprile, di spingere gemme e foglie, fiori fragili a maggio; a settembre ricci dalle spine innocue con dentro lucide castagne tanniche.. Non vive bene. Gli calpestano le radici i tram numero otto e diciannove ogni cinque minuti; ne rimane intronato e cresce storto, come se volesse andarsene.. Anno per anno, succhia lenti veleni dal sottosuolo saturo di metano, è abbeverato d’orina di cani. Le rughe del suo sughero sono intasate dalla polvere settica dei viali; sotto la scorza pendono crisalidi morte, che non diventeranno mai farfalle. Eppure, nel suo torpido cuore di legno sente e gode il tornare delle stagioni”. Sono alcuni brani della poesia intitolata Cuore di legno che Primo Levi dedicò nel 1980 agli alberi che ombreggiavano la casa dove visse sempre, dal giorno della nascita – nel luglio del 1919 – a quel tragico 11 aprile del 1987 in cui decise di togliersi la vita. Per sessantasette anni visse nel palazzo torinese al civico 75 di corso Re Umberto. L’unico periodo in cui fu costretto a lasciare la sua dimora – tra il 1942 e l’ottobre del 1945 – lo  raccontò nei suoi libri. Un tempo duro e drammatico scandito dal periodo trascorso lavorando a Milano in una fabbrica di medicinali, dai pochi mesi vissuti da partigiano in Val d’Aosta, dall’arresto il 13 dicembre 1943, la deportazione nel campo di concentramento di Fossoli, vicino a Carpi, gli undici mesi nel lager di Auschwitz e gli altri nove passati sulla via del ritorno verso casa. Una sua biografia si apre con la descrizione di questo luogo, “uno degli ampi viali che tagliano a scacchi l’elegante quartiere della Crocetta.. i pesanti portoni dei palazzi dalle facciate austere..in mezzo alla folta vegetazione di ippocastani, i tram scivolano sui binari presi d’assalto dalle erbacce”. Un modo semplice per elevare un forte grido d’allarme per l’ambiente urbano, con la stessa coscienza civile che era propria di Levi quando scriveva per tutti perché desiderava che tutti comprendessero l’importanza della memoria e del rispetto. Per gli uomini, e anche per la natura.

Marco Travaglini

(Foto Copyright © Archivio Mauro Pilone – Tutti i diritti riservati)

“L’ultimo re” di Fabio Lucchetta, storie di guerra e di coraggio ai tempi di Augusto

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Sanguinosi scontri e cruente battaglie si susseguono, fino a sancire la sconfitta dei Salassi. I Romani riprendono la loro inarrestabile conquista e il compito di vigilare sui territori viene affidato a Lucio Valerio Fausto, centurione dotato di grande coraggio e forza d’animo

IL LIBRO

Durante il principato dell’imperatore Augusto, nel 25 avanti Cristo, le legioni avanzano lungo la Via delle Gallie agli ordini del console Aulo Terenzio Varrone Murena. Il Princeps Augusto gli ha ordinato di giungere fino ai valichi alpini e di sottomettere tutti i barbari lungo il suo cammino. I Salassi, un popolo celto-ligure, non hanno scelta: combattere per la propria libertà o soccombere. Sanguinosi scontri e cruente battaglie si susseguono, fino alla caduta di Cordelia, la loro capitale, al giorno d’oggi ormai dimenticata. Dalle sue rovine sorgerà Augusta Pretoria Salassorum, l’odierna Aosta. I Romani riprendono la loro inarrestabile conquista e il compito di vigilare sui territori viene affidato a Lucio Valerio Fausto, centurione dotato di grande coraggio e forza d’animo, ormai prossimo al congedo. La calma che ora regna nella valle e lungo i valichi alpini, però, è solo apparente: in gran segreto, i Salassi e i loro alleati stanno formando un grande esercito

 

L’AUTORE

Fabio Lucchetta nasce a Milano il 3 dicembre 1961. Vive con la compagna a Gassino Torinese, non troppo distante dai luoghi in cui è ambientato il libro. Ha un diploma di Perito Tecnico in Arti Grafiche e dall’età di 18 anni si è sempre occupato di stampa, svolgendo incarichi di responsabile commerciale per il mercato estero.

Appassionato di Storia, è un avido lettore di libri del genere. Il suo sogno è sempre stato quello di rinascere legionario agli ordini di Giulio Cesare, durante l’assedio di Alesia. Da poco in pensione, ha trovato il tempo per scrivere il romanzo che avrebbe sempre voluto leggere.

“L’Ultimo Re” di Fabio Lucchetta è disponibile su Amazon e in libreria

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LINK DELL’EDITORE

L’ultimo Re – Fabio Lucchetta

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Annie Ernaux con Frédéric Yves Jeannet “La scrittura come un coltello” -L’orma Editore- euro 18,00

Questo è un libro-intervista che Frédéric Yves Jeannet (scrittore e docente di Letteratura comparata) dedica al Premio Nobel 2022 Annie Ernaux; un lungo dialogo nel corso del quale emerge il rapporto dell’autrice francese con la scrittura, la memoria e la realtà.

Di fatto uno smilzo, ma denso, viaggio nella vita della Ernaux: le sue opere, la realtà, la memoria e le riflessioni sulla vita connessa alla sua poetica che diventa strumento di verità.

L’impellenza di scrivere e trasformare il vissuto in letteratura è iniziata a 16 anni; quando nel negozio materno ha preso in mano un quaderno, segnato la data ed iniziato ad affidargli pensieri, emozioni, il dolore che era di natura amorosa e soprattutto sociale.

Il concetto di scrittura dell’autrice francese è profondamente radicato nella realtà, lontano dal principio di evasione: più che altro è una sorta di indagine che analizza ogni evento, lo viviseziona, cataloga e rielabora. Scrittrice che da sempre sfida le convenzioni sociali con una prosa asciutta che è anche atto politico. In questa intervista- memoir sono infinite le riflessioni più profonde sull’esistenza, sempre molto complessa e piena di spunti.

 

 

Mario Fortunato “Il giardino di Bloomsbury” -Bompiani- euro 20,00

E’ affascinante e coinvolgente questo affresco del famoso gruppo di intellettuali che prese il nome dal quartiere in cui nacque, Bloomsbury. In queste pagine, il critico Mario Fortunato concentra l’attenzione soprattutto sulla casa di campagna a Charleston, poco distante da Londra, di Vanessa Bell, sorella di Virginia Woolf.

E’ la sede bucolica acquistata nel 1916 (i restauri si conclusero almeno in parte nel 1941, l’anno del suicidio della Woolf), immersa nel verde, dove si riunivano alcune delle menti più brillanti dell’epoca.

Un’enclave composta da 16 intellettuali, che segnarono un’epoca.

Tra i nomi di spicco: Leonard Woolf (marito di Virginia); Vanessa –Nessa- Bell; l’autore di “Camera con vista” e “Passaggio in India” E.M. Foster; il biografo di “Eminenti vittoriani” Lytton Strachey; l’inventore degli “Omega Workshop” Roger Fray; l’economista J.M.Keynes; il poeta T.S. Eliot.

Il libro ripercorre i rapporti di questa comunità libera dalle convenzioni dell’epoca vittoriana, incasellati tra le due guerre mondiali. Charleston è il rifugio campagnolo di Bloomsbury e corrisponde al periodo migliore delle vite dei protagonisti che erano soprattutto amici.

Lì sperimentano, sciorinano cultura, giocano, s’innamorano, litigano e discutono, si allontanano ma poi tornano sempre a condividere cene e feste nelle quali se qualcosa va storto, alla fine se ne ride insieme.

Una sorta di salotto e giardino informali in cui -tra discorsi banali, ma anche elevatissimi- vanno in scena legami complessi che veleggiano tra amicizia, innamoramenti e amore, i cui confini spessi si elidono.

 

 

Catherine Bardon “Flor de oro” -edizioni e/o- euro 19,50

Flor de oro è il nome -delicato e portatore di armoniosa bellezza- che le diede suo padre; Rafael Trujillo, sanguinario dittatore di Santo Domingo, detto anche il Jefe, “l’Orco dei Caraibi”, che dominò l’isola per oltre un trentennio, dal 1930 al 61.

Un nome che pareva foriero di amore e cure paterne. Invece tutta la vita di Flor fu dominata da quel padre ingombrante, che le condizionò l’esistenza, determinandone scelte errate, dipendenza affettiva ed economica costante, tonnellate di dolore condite da depressioni e solitudine profonda. Una vita che partiva carica di promesse e poi si trasformò quasi in una Via Crucis.

Il primo trauma di Flor era stato il forzato allontanamento dall’adorata madre; la prima moglie del Jefe sposata in chiesa, poi messa da parte e soppiantata da altre consorti inanellate con rito civile, più una nutrita schiera di amanti che avrebbero partorito figli illegittimi.

Il padre -che dalla figlia pretendeva standard elevati- la spedì ancora bambina a studiare in un collegio francese, dove Flor patì l’isolamento e il disprezzo per quella goccia di sangue nero ereditata dal Jefe.

Tornata in patria a 17 anni Flor inizia la sua vita da feuilleton. Convola a nozze con ben 9 mariti; il primo a 17 anni (in parte per sfuggire al padre-padrone) fu un colpo di fulmine e l’unico vero amore della sua vita.

Era Porfirio Rubirosa: affascinante playboy, militare di scarso valore, giocatore di polo, diplomatico e spia, che finirà per schiantarsi con la sua Ferrari contro un albero del Bois de Boulogne, dopo l’ennesima notte di bagordi. Flor sapeva dei suoi continui tradimenti e stravizi dissoluti; eppure, anche dopo un doloroso divorzio, lei continuò ad amarlo fino all’ultimo.

Dopo di lui una carneficina di matrimoni, dietro i quali c’era sempre il padre che la manipolava, condannandola a una sudditanza dalla quale Flor tentò inutilmente di emanciparsi. L’unico affetto positivo fu quello del solo uomo da cui non divorziò: un medico che l’aveva guarita dalla dipendenza da alcol e droghe e dai disturbi alimentari. Ma il destino fu comunque impietoso perché lui morì in un incendio.

Un romanzo che ripercorre la tormentata esistenza di Flor, e che non lascia certo indifferenti.

 

 

Amor Towles “Eve a Hollywood” -Neri Pozza- euro 19,00

Questo romanzo è più cose: uno spaccato del mondo di Hollywood in piena esplosione, i suoi retroscena scabrosi, poi anche una sorta di thriller. Siamo nel 1938 e la giovane Evelyn Ross è sul treno che dovrebbe portarla da Chicago a New York dove l’attendono i genitori. Non ci arriverà mai perché durante il viaggio conosce l’ex poliziotto Charles Granger e decide di proseguire fino in California, dando una svolta al suo destino.

A Los Angeles prende una suite nel famoso Beverly Hills Hotel, affollato di personaggi attratti dalla Mecca del Cinema e dal miraggio di successo e fama. E’ lì che Evelyn incontra un vecchio attore in piena discesa della china, Prentice Symmons, vanesio ed elegante, ma totalmente disilluso.

Nella città degli angeli si muovono celebri produttori, padroni delle grandi case cinematografiche, del calibro di Warner e Selznick. Poi attori in cerca di notorietà, e quelli che invece nella gloria stanno già sguazzando; da Bette Davis, Jean Harlow e Katherine Hepburn a Clark Gable e Spencer Tracy.

Il caso vuole che la nostra intraprendente protagonista incontri la giovane e casta Olivia De Havilland, in lizza per diventare una delle interpreti del colossal “Via col vento”. Tra Olivia ed Evelyn è simpatia immediata, e l’inizio di una serie di colpi di scena continui che ci portano dietro le quinte del mondo Hollywoodiano nei luccicanti Anni Trenta.

A dare il via alla trama che sconfina nel thriller è una busta anonima recapitata a Olivia; contiene una serie di foto che la immortalano nuda sullo sfondo di un paesaggio tropicale. Evelyn decide di aiutare l’amica che con quelle immagini rubate sta rischiando tutto. E mette insieme una squadra investigativa che include anche l’ex poliziotto incontrato nel viaggio. Cosa succederà?

Dario Galimberti torna con “Una lezione di rivalsa”

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Un atroce delitto porterà il delegato Beretta nel cuore delle tenebre, dove la verità è più oscura delle montagne che la circondano

Una lezione di rivalsa”, in uscita il 9 gennaio per Indomitus Publishing, segna il ritorno di Dario Galimberti con il quinto, attesissimo capitolo della serie gialla noir dedicata al delegato di polizia Ezechiele Beretta. Un successo consolidato che, con ogni nuova uscita, conquista il cuore degli appassionati di gialli storici e noir, confermandosi come una delle serie più amate del panorama letterario italiano.

Sembra essere una giornata tranquilla a Lugano quando, in una lussuosa residenza di via Bossi, viene scoperto un cadavere quasi decapitato con una scure a fianco, una scena che sembra uscita direttamente dalle pagine tormentate di Dostoevskij. Il delegato Ezechiele Beretta, poliziotto che ben conosce Delitto e castigo, si trova di fronte a un caso che rispecchia il dramma di Raskol’nikov, ma questa volta il movente potrebbe essere una distorta giustizia personale.

La vittima è un uomo avvolto nel mistero, arrivato da poco nello stabile, tant’è che l’interrogatorio degli inquilini offre poche informazioni e lascia il Beretta e il suo fedele appuntato Tranquillo Bernasconi con una manciata di indizi criptici. Le loro indagini li portano a percorrere la storica e pericolosa strada della Tremola, dove un incidente stradale forse nasconde più di quanto non sembri. Qui, tra le montagne del San Gottardo e il vicino Canton Nidvaldo, scoprono che la vittima aveva un ambizioso progetto da realizzare sul lungolago di Lugano e che potrebbe avergli procurato nemici letali.

Ma quando il Beretta e il Bernasconi tentano di scavare nel passato della vittima, si scontrano contro un muro: l’uomo sembra non essere mai esistito. Con un intreccio che si infittisce come la nebbia sopra il lago e che sembra volerli bloccare in un vicolo cieco dopo l’altro, i due poliziotti si troveranno a dover dipanare una matassa di inganni, ambizioni e vendette inaspettati. E ogni passo verso la verità li immergerà sempre più in un passato mai davvero morto, dove la giustizia ha il sapore amaro della rivalsa.

Quando lessi Delitto e Castigo di Fëdor Dostoevskij rimasi intrigato da alcuni aspetti del romanzo tanto da farmelo ritenere – oltre a tutto quello che era già stato detto sul capolavoro russo – anche un grande giallo – ha dichiarato Galimberti.

Nel romanzo, rispetto al poliziesco classico, sappiamo subito chi è l’assassino e siamo interessati a come verrà scoperto. Inoltre, l’assassino ha ucciso perché riteneva fosse giusto farlo, non per vendetta ma per una sorta di dovere verso l’umanità. I temi del capolavoro di Dostoevskij si prestano a innumerevoli varianti e trovano il suo apice nella nostra contemporaneità con il famosissimo tenente Colombo.

L’idea che qualcuno uccida qualcun altro per una sorta di bene superiore è il tema di Una lezione di rivalsa, la vicenda si sviluppa di vita propria tra le antiche vie di Lugano e i meandri della Tremola, la vecchia strada del san Gottardo. Anche la scena del crimine di Delitto e Castigo è una referenza, che coinvolge da subito il Beretta e che l’allaccerà a un fatto realmente accaduto dalle nostre parti, ma questo è tutto da scoprire”.

In questa nuova avventura, Galimberti dimostra ancora una volta la sua maestria: uno stile di scrittura elegante e riconoscibile, un intreccio avvincente e una tensione narrativa che avvolge il lettore fin dalle prime pagine – ha spiegato l’editore Davide Radice. Ambientato tra le atmosfere suggestive e inquietanti del Canton Ticino, Una lezione di rivalsa trascina in un’indagine che si snoda tra misteri del passato, giustizia personale e paesaggi montani intrisi di oscurità.

La serie di Ezechiele Beretta ha sempre ottenuto recensioni altissime grazie alla sua capacità di unire il fascino dei gialli classici a tematiche moderne calate in un mondo inquieto all’alba della Seconda Guerra Mondiale, con personaggi complessi e indagini ricche di colpi di scena. Non sorprende, quindi, che i libri di Galimberti si posizionino costantemente ai vertici delle classifiche di genere”.

Dopo il successo, sempre per Indomitus Publishing, di “L’angelo del lago”, “Un’ombra sul lago”, “La ruggine del tempo” e “Il dubbio del delegato”, con “Una lezione di rivalsa” Dario Galimberti ribadisce il suo posto tra gli autori di riferimento per i lettori di gialli e noir, regalando una nuova avvincente pagina alla saga del delegato Beretta, che si conferma un eroe intramontabile della narrativa contemporanea. Un libro imperdibile per chi cerca intrighi appassionanti, atmosfere cariche di tensione e una scrittura di altissima qualità.

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DATI TECNICI

Titolo: Una lezione di rivalsa

Autore: Dario Galimberti

Casa editrice: Indomitus Publishing

Pagine: 280

Data di pubblicazione: 9 gennaio 2025

Costo: ebook € 4,99 (in esclusiva su Amazon, incluso in Kindle Unlimited) / paperback € 15,99 su tutti gli store online e in libreria

Link al sito: https://www.indomitus-publishing.it/product/una-lezione-di-rivalsa-dario-galimberti/ e https://www.amazon.it/dp/B0DKFX8HXL

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BIOGRAFIA  DELL’AUTORE

Dario Galimberti è architetto e vive a Lugano in Svizzera. Già responsabile del corso di laurea in Architettura della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana e professore in progettazione architettonica.

Ha vinto nel 2019 il Premio letterario “Fai viaggiare la tua storia” e nel 2020 il “Premio laghi”. Il suo sito web è https://galimberti.vitruvio.ch

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CASA EDITRICE

Indomitus Publishing è una casa editrice alternativa, indipendente e attenta nello scegliere accuratamente storie avvincenti per il mercato editoriale dando fiducia ai bravi Autori italiani e rispettando la natura grazie ad un’attenta pianificazione delle tirature per evitare sprechi.

Burkinabé, l’Africa nel cuore

 

Burkinabé, l’ultimo libro del critico d’arte omegnese Giulio Martinoli, è un diario di viaggio alla scoperta del Burkina Faso (l’ex Alto Volta, un tempo colonia francese) nell’africa occidentale, uno dei paesi più poveri del mondo. Privo di sbocchi sul mare, il paese stretto tra Mali, Niger, Benin, Togo, Ghana e Costa d’Avorio venne visitato dall’autore poco più di vent’anni fa nel corso di una missione umanitaria per conto di una ONG. I Burkinabé, le donne e gli uomini del Burkina Faso incontrati e raccontati, vengono descritti mettendo in rilievo abitudini e realtà di una terra dove convivono povertà e sorrisi, semplicità e condivisione, mostrando la grande diversità mentale tra la nostra realtà di paesi europei e l’Africa, con il crescente cinismo e individualismo da un lato, il calore e l’accoglienza dall’altro.

 

Spesso il nostro gusto per l’esotico si nutre di una mal celata e narcisistica superiorità che questo libro di Giulio Martinoli smonta pezzo per pezzo attraverso l’attenta e mai superficiale descrizione delle persone incontrate nel corso del suo viaggio, capaci di vivere ogni momento della quotidianità nella ricchezza di un presente divenuto ormai estraneo alla nostra visione del mondo. Nel libro corredato da foto e disegni, Giulio Martinoli esplora le identità culturali, le abitudini delle varie etnie partendo dai Mossi, la più diffusa tra le quasi sessanta che vivono nel Burkina Faso. Un’esplorazione del paesaggio geografico e umano che coinvolge il lettore pagina dopo pagina attraverso la vita, la musica, le vicissitudini di persone che vivono in un ambiente umano e sociale in cui il senso del limite (di ciò che è possibile e di ciò che non lo è) si percepisce ad ogni momento sulla pelle. La lettura di Burkinabé ci fa intuire come a quelle latitudini il viaggio diventa davvero incontro con altre realtà, confermando quanto sosteneva Marcel Proust: “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.

Marco Travaglini

Finalmente… ancora il grande Arpino!

E’ di nuovo in libreria, per i tipi di “Capricorno Edizioni”, il “romanzo postumo” di Giovanni Arpino “La trapola amorosa”

“Se non avrai nemici, significherà che hai sbagliato tutto”. Così scriveva, sornione e l’eterna sigaretta in bocca o gironzolante fra le dita, Giovanni Arpino che, di certo qualche “nemico” (forse più d’uno) avrà dovuto avere nell’ambito della radical-chic “intellighenzia letteraria” novecentesca, se si vuole in qualche modo spiegare l’inspiegabile oblio a lui – autore di ben sedici romanzi, quasi duecento racconti e vincitore di vari Premi (dallo “Strega” al “Campiello”) – riservato dalla critica e dalla “grande” editoria di fine ‘900 e primi Duemila. Oblio riservato del resto ad altri grandi scrittori e “outsider di genio, autori di romanzi imperdibili, ma da tempo non più disponibili sugli scaffali delle librerie” se non su quelli dell’usato o “ripescati dalle mensole di casa da lettori particolarmente voraci”. Parte da queste constatazioni e dalla volontà di ripescare opere letterarie vergognosamente lasciate, per anni, a galleggiare nello stagno della dimenticanza, l’impegno della Collana “Capolavori ritrovati della letteratura” ideata e proposta da tempo dalla torinese “Capricorno Edizioni”. Obiettivo, per l’appunto, riscoprire i “classici” della letteratura fra Otto e Novecento, “riportati nel posto che loro compete, il ‘Gotha’ della grande letteratura senza tempo”. Così, dopo Cesare Pavese (“Ciau Masino”), Guido Gozzano (“L’altare del passato”), Edmondo De Amicis  (“Amore e ginnasica”) e Carolina Invernizio (“Nina la poliziotta dilettante”), è proprio Giovanni Arpino (di cui il prossimo 27 gennaio ricorrerà il 97° dalla nascita) ad essere riproposto dall’Editrice indipendente subalpina, con sede in corso Francia a Torino, attraverso le pagine de “La trappola amorosa”, con postfazione di Bruno Quaranta. Romanzo postumo (1988), certamente fra i più riusciti ma anche fra i meno conosciuti dello scrittore giornalista e poeta istriano-piemontese, Arpino (nato a Pola, all’epoca ancora italiana, nel 1927 e scomparso a Torino nel 1987) lo concluse “in gara febbrile con la morte” (Lorenzo Mondo) pochi giorni prima di lasciare questo mondo, “perché – parole dello stesso Arpino – non si può morire con un romanzo tra le costole”.

La trama, in estrema sintesi. La vicenda si svolge nel 1986 in una “città di portici che è l’innominata Torino” (Lorenzo Mondo) e racconta la storia di Giacomo Berzia, solitario attore sessantenne, ormai privo di ambizioni, che da una radio, ogni settimana, invia “Lettere impossibili” a un politico, a una diva, a un regista e perfino a Dio (“So di non doverLe scrivere più. Ho finalmente capito la lezione: la Sua risposta è il silenzio”). Un bel giorno, la routine di Berzia è sconvolta dall’apparire di una serie di messaggi che gli palesano l’“interesse amoroso” di una misteriosa corteggiatrice: lettere, biglietti, scritte vergate con il gesso sul tavolo della radio, doni natalizi, velate minacce… Una “caccia all’uomo” incalzante e al contempo ironica, una “trama blandamente appesa a un filo giallo raccontata con il piglio robusto e istintuale dell’ultimo Arpino” (Lorenzo Mondo).

Storia modernissima, in certo senso precorritrice dei tempi, un “romanzo giocoso – scrive Roberto Marro, curatore della Collana ‘Capolavori ritrovati’ – felice, malinconico eppure pieno dʼuna tiepida, confortevole speranza, di una giocosità beffarda e tranquilla, scritto con una maestria linguistica che non abita più sulle pagine dei libri del nostro tempo: un libro, se è lecito il gioco surreale degli accostamenti, che sta tra Pirandello e Paolo Conte, Gozzano e Hammett. Oppure no: semplicemente un libro di Giovanni Arpino, scrittore grande anche al passo dʼaddio. Intramontabile. Forse è davvero ora di tornare a leggerlo”. E riscoprirne, attraverso pagine di perenne contemporaneità, quello slancio umano, un po’ sacrilego e di costante piacevole bizzarra ironia, e quell’inarrestabile valanga di satirica passionalità che fece dire a Indro Montanelli (con cui Arpino collaborò dal 1980 scrivendo su “Il Giornale” di cronaca, costume e cultura): “Un’ora con lui era un bagno d’osservazioni, ricordi, aneddoti, confessioni, sembrava che ti avesse spiattellato su un tavolo tutto sé stesso”.

Per info: “Capricorno Edizioni”, corso Francia 325, Torino; tel. 011/3853656 o www.edizionidelcapricorno.com

Gianni Milani

Nelle foto: Cover “La trappola amorosa”, Capricorno Edizioni e Giovanni Arpino, Premio Campiello, 1980 (Fotocronache “Olympia” Milano)

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Colum McCann con Diane Foley “Una madre” – Feltrinelli- euro 18,00

Questo libro doloroso è dedicato a James Foley, il giornalista free lance decapitato dall’Isis il 19 agosto 2014, dopo il rapimento e 2 anni di prigionia e torture in Siria. La sua fine drammatica in un video straziante che ha fatto il giro del mondo. La distesa del deserto, Jim in tuta arancione e rasato a zero; di fianco un uomo totalmente paludato di nero, in mano il coltello con cui sgozzerà la vittima.

Lo scrittore irlandese Colun McCann ha cercato la madre di James e, 10 anni dopo l’assassinio, ha scritto con lei questo testo che parla di perdono, ma gronda anche rabbia verso gli Stati Uniti che non hanno salvato il giovane.

Il dolore della madre di un ostaggio di fronte al suo governo (all’epoca presieduto da Obama) che -per questioni etiche, politiche e strategiche- si rifiutò categoricamente di trattare con i rapitori di Jim, è proibì a chiunque di negoziare e pagare il riscatto. Atteggiamento ben diverso da quello di altri stati che salvarono i loro concittadini.

Il testo si apre con la madre del reporter, Diane Foley, che visita in carcere Alexanda Kotey, militante dello Stato Islamico condannato all’ergastolo nel 2022 per aver partecipato alla barbara uccisione di suo figlio e di altri ostaggi americani.

Una delle sue domande più strazianti è stata dove era sepolto il corpo del giovane. Non c’è stata risposta.

Ma questa donna di 75 anni, minuta, eppure gigantesca quanto a forza, ha continuato l’incontro convinta che il figlio così avrebbe voluto. Ed emerge l’incrollabile fede di Diane, la commozione nell’apprendere che l’aguzzino del figlio non avrebbe mai più rivisto le sue tre bambine di cui le mostra la foto.

Il libro racconta chi era James, i suoi ideali e il significato di cui aveva ammantato la sua vita, la passione per il suo lavoro di reporter sui fronti più caldi della terra. Con tutto l’amore di una madre che tiene in vita la memoria di suo figlio che non c’è più.

 

 

Gabrielle Zevin “Elsewhwere” -NORD- euro 16,50

Elsewhere significa Altrove ed è proprio lì che finisce la protagonista del romanzo, Elizabeth, Liz. E’ appena morta, a soli 15 anni, stritolata da un taxi. Ora si ritrova frastornata sul traghetto Nilo. Con fatica apprende di essere morta e in viaggio verso “Altrove”, insieme a quelli deceduti il suo stesso giorno.

All’approdo l’attende la nonna Betty che non ha mai conosciuto perché era morta di tumore prima della sua nascita. Personaggio che non dimostra gli anni che dovrebbe avere: stravagante, coraggiosa, perfettamente integrata nella nuova dimensione ultraterrena.

Vari step e incontri con molteplici consulenti chiariscono a Liz che si trova nell’aldilà; luogo in cui l’esistenza si riavvolge su se stessa. Lì non si invecchia, anzi, si diventa sempre più giovani fino a tornare neonati ed essere rispediti sulla terra. E’ un luogo transitorio e non esiste alcuna eternità.

Ma sarà un nuovo inizio a partire da zero; non ricorderanno chi erano, il loro passato, neppure l’Altrove, e se dovessero incontrare persone appartenenti alla loro esistenza terrena precedente non le riconoscerebbero.

Un romanzo fantasioso, difficile da definire, per niente greve, che mette in luce cosa si prova quando il tempo e le occasioni sono perdute, e lo fa attraverso lo sconcerto di Liz.

 

 

Giulia Caminito “Il male che non c’è” -Bompiani- euro 18,00

Il protagonista Loris è uno che, fondamentalmente, ha il male di vita e del vivere. Lo percepisce con continui sintomi: dall’emicrania a dolori di pancia o a qualsiasi parte del corpo. Quello che sembra un ipocondriaco malato immaginario è di fatto un giovane sottopagato e precario che somatizza le difficoltà disseminate sul suo cammino.

Ha 30 anni, alle spalle un’infanzia spensierata col nonno Tempesta; ora lavora nell’editoria, traghettato in una dimensione precaria, complessa e poco gratificante. La casa editrice stenta a stare a galla, sempre in bolletta e in ritardo con gli stipendi.

Loris si trova così soverchiato dal peso del lavoro, degli affetti e della vita che scatenano crampi e frequenti corse al pronto soccorso. Per un po’ la sua vita sembrava funzionare. Ma era ai tempi dell’Università, quando ancora cullava grandi sogni di futuro, accompagnato dall’amore di sempre, con la quale era cresciuto, Jo, che con lui aveva condiviso parecchio.

Poi qualcosa si è inceppato. E mentre Jo andava avanti, con il suo lavoro, la palestra e gli amici; Loris era rimasto inchiodato e come paralizzato da paure, ansie, insicurezze, angosce alla prospettiva di diventare adulto.

Il suo è il pellegrinaggio tra visite mediche, richieste di esami anche invasivi; le diagnosi non riscontrano mai patologie. Il dolore è tutto solo nella sua testa. Un romanzo da leggere anche come spaccato delle precarietà dei 30enni di oggi.

 

 

Charlotte Link “Acqua scura” -Corbaccio- euro 22,00

Non smentisce la sua bravura la scrittrice tedesca che in questo thriller tiene alta l’attenzione dei lettori fin dalle prime pagine. Nella costa occidentale della Scozia due famiglie che non si conoscono campeggiano in una baia isolata dove troveranno la morte per mano di uomini mascherati. Alla strage è scampata solo la giovane Iris, primogenita di una delle coppie massacrate.

15 anni dopo, Iris inizia a ricevere minacce da sconosciuti, poi è assillata da uno stolker e la faccenda si fa ancora più oscura quando la sua migliore amica Tanya improvvisamente scompare.

A indagare ritroviamo l’investigatrice Kate Linville, poco malleabile e decisamente scontrosa, ma dotata di un fiuto infallibile. Lavora alle indagini affiancata dall’ex ispettore Caleb Hale. E il thriller è un colpo di scena dopo l’altro.

I personaggi del Novecento visti da Quaglieni

Il libro “La passione per la libertà” sarà presentato al Circolo dei Lettori giovedì 23 gennaio alle ore 18

La passione per la libertà rappresenta il sottile fil rouge che accomuna personaggi apparentemente diversi tra loro, quali Alfredo Frassati, Ottavio Missoni, Massimo Mila, Giampaolo Pansa, Guido Ceronetti, Philippe Daverio e altri, che sono raccolti nella silloge dell’ultima fatica letteraria del professor Pier Franco Quaglieni, dal titolo, appunto “La passione per la libertà”.

Il volume, che reca l’originale e bella copertina dell’artista Ugo Nespolo, edito da Buendia Books, come ha spiegato lo stesso professor Quaglieni, si può leggere senza seguire l’ordine dei capitoli, ciascuno dedicato a un profilo, proprio perché ognuno di essi risulta distinto dagli altri. Ciò che, però, li accomuna è la passione con cui il professore evoca il concetto di libertà, riecheggiando un titolo pannunziano su Tocqueville e invitando al rispetto di tutte le idee espresse, che rappresenta il cardine di ogni civiltà liberale. Non si deve dimenticare che una delle migliori riletture dell’opera di Tocqueville la si deve proprio a un breve saggio composto da Mario Pannunzio, dal titolo “Le passioni di Toqueville”, in cui lo stesso Pannunzio nota come la forza dell’intera opera dello studioso francese non risieda tanto nel suo spirito dottrinario, quanto nella passione, talvolta aristocratica, e nell’amore per la libertà.
Il libro del professor Quaglieni non è una mera successione di profili biografici, quanto un’evocazione di figure tra loro anche diverse, ma tutte colte alla luce della loro libera espressione di pensiero; rappresenta anche la denuncia nei confronti del periodo storico che stiamo vivendo, molto spesso orientato al conformismo.
Quaglieni, uno dei massimi esponenti della cultura liberale contemporanea e non solo italiana, in questo volume riporta anche ricordi di amici che con lui hanno condiviso il cammino di oltre cinquant’anni del Centro Pannunzio, da lui fondato insieme ad Arrigo Olivetti, Mario Soldati e altri giovani studiosi dell’Università di Torino, richiamandosi alla tradizione culturale de “Il mondo” di Pannunzio. Non mancano nel volume pagine autobiografiche nelle quali l’autore ripercorre la storia liberale della sua famiglia, capaci di rendere ancora più profonda la conoscenza del suo pensiero orientato alla passione per la libertà.

Mara Martellotta

Per la prima volta a Torino il “metro book club”

La libreria indipendente  La Ciurma di Torino, in via Caprera zona Santa Rita promuove un evento in collaborazione con la casa editrice Voland (quella di Amelie Nothomb). L’iniziativa  si terrà il 26 gennaio per la prima volta a Torino: si tratta del il metro book club. Ci si ritrova quella domenica mattina al capolinea Bengasi della metro, alle ore 10. A  quel punto, spiega Dniele della libreria  si “invadono” i posti, le carrozze, tutte e tutti con un libro della Voland in mano, e per tutto il tragitto da capolinea a capolinea non si guarda il cellulare, ci si riprende il proprio tempo con la lettura appunto di un libro di quella casa editrice. Non è una gara, non c’è nessuna quota, solo la passione per la lettura e la voglia di stare insieme e di creare comunità in un luogo che invece sarebbe “solo” un mezzo per chi si sposta e basta. Lo scopo è riappropriarsi di quello spazio attraverso la lettura e la letteratura, lontano dai soliti luoghi in cui normalmente vengono svolte attività come quelle2. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi dell’iniziativa.