Il primo libro per bambini dedicato alla storia del Generale dei carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso dalla mafia il 3 settembre 1982 a Palermo. Con la introduzione di Simona Dalla Chiesa. Di Maristella Panepinto (Navarra Editore). In uscita il 2 maggio
In uscita in tutte le librerie “Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il papà dei carabinieri” (Navarra Editore, pp. 58, € 12,00, ISBN 9788832055917, età di lettura 6+), il nuovo lavoro della giornalista siciliana Maristella Panepinto, primo testo per bambini dedicato al grande Generale dei carabinieri ucciso dalla mafia a Palermo il 3 settembre 1982. Una storia esemplare che trasmette ai più piccoli valori civili e morali. Il libro ha l’introduzione di Simona Dalla Chiesa, figlia del Generale, e la prefazione del magistrato Fernando Asaro. Le illustrazioni del libro sono state realizzate dai piccoli alunni della scuola dell’infanzia dell’Istituto palermitano Sant’Anna, mentre la copertina é firmata dal giovanissimo studente liceale Gabriel Romano.
“Quando un famoso giornalista chiese a mio padre come avrebbe raccontato la sua vita ai nipotini, lui, con gli occhi divenuti improvvisamente tristi, rispose che ai bambini si raccontano le favole, e la sua vita non era stata certamente una favola. – scrive nell’introduzione al testo Simona Dalla Chiesa – Ecco, oggi, grazie a questo libro intessuto di dolcezza, l’impegno e il coraggio di papà si sono trasformati proprio in una favola da dedicare ai lettori più piccoli. […] Anche i tanti momenti difficili, che papà ha dovuto affrontare, trovano spazio nella favola, ma Maristella Panepinto, è lei che con mano gentile traduce la vita in favola, riesce a non interrompere la delicatezza del racconto”.
Voce narrante della storia è il papà carabiniere del piccolo Emanuele: passeggiando mano per la mano per la Caserma palermitana intitolata a Carlo Alberto Dalla Chiesa, il bimbo incuriosito dal busto del Generale chiede al padre di raccontargli la storia di quell’uomo dallo sguardo austero. E così, da Saluzzo, cittadina del Piemonte dove è nato, fino a Palermo e a quel 3 settembre 1982, la vita di Dalla Chiesa scorre come un film sotto gli occhi di chi legge. Gli studi, la Resistenza, l’incontro con la prima moglie Dora Fabbo, gli incarichi sempre più impegnativi, la famiglia che si allarga con l’arrivo dei tre figli, i continui trasferimenti, il rapporto con la grande famiglia dell’Arma. Poi le sfide più difficili, il terrorismo e la mafia.
Accompagnati da un martellante BOOM BOOM BOOM, in questa favola moderna arrivano i colpi di pistola. Maristella Panepinto non risparmia ai suoi piccoli lettori neanche i momenti più duri della storia, ma con un linguaggio sempre vicino ai bambini e rispettoso dei loro sentimenti racconta dei tanti uomini giusti caduti per mano della mafia: Placido Rizzotto, Boris Giuliano, Mauro De Mauro, Pietro Scaglione, Pio La Torre.
“Mirabilmente – scrive il dott. Asaro nella prefazione – l’autrice in queste pagine racconta al piccolo Emanuele quegli anni da noi vissuti: La mafia figlio mio è una delle cose più brutte che ci siano sulla faccia della terra; perché toglie la libertà e semina sangue; è quando la prepotenza vince sull’intelligenza; è come quando va via d’improvviso la luce e non troviamo una candela a portata di mano. […] Era quella Palermo una città spenta, buia, priva di sogni, rassegnata, piegata dalla violenza più becera, che contava i numeri di morti ammazzati senza distinzione di ruoli, di sesso, di età. In quegli anni, ti poteva capitare di incontrare per strada, mentre percorrevi le vie della città girando in motorino, il corpo di una persona appena uccisa. E si potevano sentire gli spari della mafia, il boom, boom, boom di paura, buio, dolore espresso da Maristella Panepinto scuotendo Emanuele e tutti noi.”
E alla fine cade anche l’eroe della storia: Dalla Chiesa viene ucciso nella sua auto con la seconda moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo nel 1982.
Muore il papà di tutti i carabinieri? chiede sconvolto Emanuele quasi alla fine del libro. Sì, figlio mio. Quel giorno però il nostro Generale diventa immortale, perché da quel sangue finito per strada, nascono prima uno, poi due, poi cento e quindi mille germogli di coscienza.



Jules Verne è stato un grande della letteratura negli anni della giovinezza e sostare davanti alla sua tomba nel cimitero di Amiens provoca una profonda emozione. Tra i cinque autori più tradotti al mondo, lo scrittore che di fatto inventò la letteratura di fantascienza con i suoi romanzi era nato l’ 8 febbraio 1828 a Nantes, città portuale francese, e morì di diabete all’età di 77 anni il 24 marzo 1905 ad Amiens, in quello che un tempo era il capoluogo della Piccardia ed oggi del dipartimento della Somme. Il cimitero in cui riposano le sue spoglie mortali è quello della Madeleine, a nord-ovest della città, all’estremità occidentale de quartiere di Saint-Maurice. Nel parco alberato di diciotto ettari colpisce la scultura realizzata da Albert Roze, intitolata Vers l’Immortalité et l’Eternelle Jeunesse (Verso l’Immortalità e l’Eterna Giovinezza) collocata due anni dopo la morte dello scrittore sulla sua lapide.
trentacinque anni, iniziò la carriera di scrittore che continuò fino alla morte e ancora dopo, con la pubblicazione postuma di molti suoi lavori: sessantadue romanzi e diciassette racconti. Il suo successo si dovette in gran parte all’editore Pierre-Jules Hetzel (nato a Chartres nel 1814 e morto a Montecarlo nel 1886, sepolto nel cimitero parigino di Montparnasse) il quale, dopo aver pubblicato proprio nel 1863 il primo volume di racconti Cinque settimane in pallone, propose a Verne un contratto ventennale con l’impegno di pubblicarne tre all’anno, consentendo all’autore di abbandonare l’impiego di agente di cambio e dedicarsi completamente alle sue opere. Nel 1870, per meriti letterari, gli viene conferita la Lègion d’Honneur e viene nominato per due volte
presidente dell’Académie des Sciences, des Lettres et des Arts.
dovettero attendere 131 anni per vederlo pubblicato, nel 1994. Un pronipote dello scrittore aveva fatto aprire una vecchia cassaforte di cui si erano perdute le chiavi scoprendo il manoscritto dell’opera, che l’editore Hachette pubblicò, a dire il vero, con scarsa convinzione. In pochi giorni ne vennero vendute duecento mila copie, costringendo la prima casa editrice di Francia a ricredersi, prendendo atto dell’immutato fascino dei romanzi di Jules Verne. Nel centro di Amiens, al numero due di Rue Charles Dubois c’è la casa in cui Jules Verne visse per diciotto anni e che oggi, trasformata in museo, accoglie i visitatori svelando davanti ai loro occhi il fantastico mondo dello scrittore. Attraverso numerosi oggetti e documenti, si racconta la vita e le opere dello scrittore.


