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“Per i sogni non ci sono segreti”, un racconto ispirato alla via Francigena

Incontro con l’autore

Nella settimana dell’edizione 2023 del Salone Internazionale del Libro, Torino e’ pronta ad ospitare eventi ed incontri con gli autori.
Il 18 maggio lo scrittore romano Claudio Chiavari incontrera’ i lettori presso il centro commerciale Lingotto per presentare “Per i sogni non ci sono segreti” un racconto scaturito dal percorso della Via Francigena che attraversa il suo territorio.

 

“Per i sogni non ci sono segreti.
Bisogna solo farli volare sulle ali del condor” Cit.

Salone Off 2023: 600 eventi ruotano attorno al libro a Torino e in 24 Comuni

XIX edizione

 

Il Salone Off, la grande festa del libro diffusa nei quartieri delle otto Circoscrizioni della Città di Torino, propone circa 600 appuntamenti in oltre 300 spazi che coinvolgono 8 Circoscrizioni di Torino, 24 Comuni della Città metropolitana e 94 centri della Regione Piemonte.

 

Anche quest’anno, il Salone OFF propone iniziative culturali che mettono al centro lettori, autrici e autori, proiezioni cinematografiche, reading, spettacoli teatrali, letture e laboratori per bambini e ragazzi, cene letterarie, mostre, dibattiti e workshop, con tante novità. Un programma creato anche grazie alle proposte delle realtà culturali e sociali operanti sul territorio.

 

Tra i molti autori internazionali presenti: Bernardo Atxagasarà alla Libreria Pantaleon; Javier Castillo alla Libreria Pantaleon; Mona Eltahawy alla Libreria Trebisonda; Lea Ypialla Libreria Pantaleon; Bart Moeyaert alla Biblioteca Centrale per Ragazzi; José Ovejero alla Libreria Trebisonda; Wole Soyinka alla Cavallerizza Reale; Fernanda Trías al Circolo dei lettori; Antoine Volodine all’Alliance Française. Tra gli autori italiani: Monica Acito, Vittorio Andreoli, Marco Balzano, Giorgia e Gianrico Carofiglio, Cristina Cassar Scalia, Erri De Luca, Federico Faloppa, Dario Ferrari, Manuele Fior, Vera Gheno, Eric Gobetti, Gian Marco Griffi, Carlo Lucarelli, Marco Magnone, Stefano Mancuso, Antonio Manzini, Daniele Mencarelli, Giulia Muscatelli, Margherita Oggero, Antonio Pascale, Marco Peano, Romana Petri, Andrea Pomella, Matteo Saudino, Igiaba Scego, Giampaolo Simi, Fabio Stassi, Alessio Torino, Orso Tosco, Giorgio Vasta e molti altri.

 

Tornano due iniziative di grande successo, ormai classici del Salone OFF: Voltapagina, progetto di impegno civile e sociale che vedrà la presenza di Andrea Tarabbia, Paolo Milone, Ivano Porpora, Carlo Vecce e Massimiliano Virgilio, Davide Ferrario con Massimo Miro, Claudiléia Lemes Dias, Marcela Flavia Luque e Diana Paola Agámez Pájaro nelle carceri piemontesi; Il Ballatoio che riunirà attorno alla lettura di Marcovaldo di Italo Calvino gli abitanti di un condominio di periferia.

Tra i tanti appuntamenti della XIX edizione, martedì 16 maggio sarà possibile partecipare a due prime visioni sul grande schermo: al Cinema Teatro Maffei alle 20.30 sarà proiettato Michel Over Nous – il caso Houellebecq, restaurato da Treetone Produzioni; alle 21, in anteprima nazionale, Emily, film che racconta la più ribelle delle sorelle Brontë. Il 20 maggio ci saranno anche le musiche e le parole di Debora Petrina e di Mai Mai Mai ad animare l’Off Topic, mentre il 21 maggio si terrà il concerto di musica classica con Contrametric Ensemble, diretto dall’iraniano Farhad Mahania Villa della Regina. Negli hotel Federalberghi e nelle stazioni della metropolitana GTT sarà possibile ascoltare alcuni estratti dai Promessi Sposi, in occasione del 150° anniversario dello scrittore: l’iniziativa è Manzoni On Air, in collaborazione con Emons, Cepell e Il Maggio dei Libri.

 

Non mancheranno le usuali passeggiate letterarie – come quelle al Cimitero monumentale di Torino o alla scoperta di luoghi piemontesi, come il Castello di Sansavà – ed esposizioni allestite nella cornice dell’evento, tra le quali Burnesh – Le Vergini Giurate, mostra fotografica di Valentina Stefanelli, dedicata ad alcune donne albanesi, che rinunciano alla loro natura proclamandosi uomini. Ci saranno anche tanti appuntamenti dedicati ai più piccoli, come per esempio l’incontro Geronimo Stilton contro Tea, che si terrà alla Casa Teatro Ragazzi.

 

Il programma completo del Salone Off 2023 è consultabile sul sito, selezionando “eventi Salone Off”link diretto

 

“Dialoghi sulla Memoria” all’interno del Salone Internazionale del Libro

 

Cinque incontri organizzati dal “Comitato Resistenza e Cosituzione” e dall’“Anpi”,

Da giovedì 18 a lunedì 22 maggio

Tatiana Bucci aveva solo 6 anni. La sorella Andra, 4. Originarie di Fiume, nel 1943 vissero sulla propria pelle il dramma della deportazione ad Auschwitz. Scambiate per gemelle, vennero tenute in vita per fungere da cavie per gli esperimenti medici condotti dal dottor Josef Mengele e vennero per questo risparmiate. Il 27 gennaio 1945, quando i sovietici arrivarono ad Auschwitz, erano in vita solo 650 bambini di varie nazionalità. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni deportati nel campo di Auschwitz, ne sopravvivranno solo 25. Tra questi Tatiana e Andra. Oggi le sorelle Bucci sono fra i più importanti testimoni dello sterminio nazista e la loro storia l’hanno raccontata nel libro “Noi, bambine ad Auschwitz”, da cui è stata tratta la versione per ragazzi “Il baule dei segreti” e il film di animazione “La stella di Andra e Tati”.

Il 18 aprile scorso sono state anche fra gli accompagnatori del Presidente Mattarellanella sua visita ad Auschwitz. E anche di questo, insieme al dramma della “Shoa” e delle disumane brutture perpetrate dai nazisti in quei “luoghi dell’orrore” che furono i lager, Tatianaparlerà il prossimo giovedì 18 maggio, alle 14, in “Sala Oro”, nella giornata  di apertura della XXXV edizione (18 – 22 maggio; tema “Attraverso lo Specchio”) del “Salone Internazionale del Libro” di Torino. A dialogare con lei e a raccoglierne la testimonianza, in un incontro dal titolo “Testimoni allo Specchio”, sarà PIF (al secolo, Pierfrancesco Diliberto), volto noto e amato dal grande pubblico, regista, attore, conduttore televisivo e radiofonico, nonché scrittore, presente al “Salone” con il suo ultimo romanzo “La disperata ricerca d’amore di un povero idiota”. L’incontro (condotto dall’attrice e scrittrice Sara D’Amario) è il primo, per un totale di cinque tutti incentrati sul tema della “Memoria”, organizzati e promossi negli spazi del “Lingotto” – ampliati per la prima volta allo Spazio “Pista 500” – dal “Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemonte” e dall’“ANPI”. Spiegano, in proposito, Daniele Valle, vice presidente del “Consiglio Regionale”, e Nino Boeti, presidente dell’ “ANPI” torinese: “Siamo convinti che oggi per ‘fare Memoria’ non siano sufficienti le cerimonie di commemorazione in occasione delle date fondamentali del nostro calendario civile. Crediamo che si debba parlare di Resistenza e Costituzione anche adoperando modalità, formule e linguaggi in grado di arrivare alle nuove generazioni, che sono le più esposte ai tentativi di riscrittura e falsificazione della Storia, ai negazionismi vari, al ritorno di simboli e di parole neofasciste e antisemite”. In linea con queste parole anche gli altri quattro incontri. Sempre giovedì 18 maggio, alle 17,30, presso l’“Arena Piemonte” (Padiglione 2), Andrea Ripetta(curatore del volume “Le Pietre di inciampo. Gunter Demnig, Accademico d’onore”) e Michele Cella (“ANPI Novara”) si confronteranno, sul tema “Alla fine vince sempre l’oblio? Le ‘pietre d’inciampo’ e la forza delle microstorie”, con Anna Foa e Adachiara Zevi. Figlia di Vittorio e Lisa Giua, la prima ha di recente pubblicato, con Lucetta Scaraffia, il libro “Anime nere. Due donne e due destini nella Roma nazista”; la seconda – curatrice dal 2002 della “Biennale Internazionale Arte in Memoria” nei resti della Sinagoga di Ostia Antica e, dal 2010, del progetto “Memorie d’inciampo” – è autrice del volume “Monumenti per difetto. Dalle Fosse Ardeatine alle Pietre d’inciampo”.


“Valori che non mutano col scender della sera”
in ricordo di Adriano Bianchi (partigiano, politico, capogruppo della DC in Consiglio regionale, che nel 1978 non esitò a salire sul palco di piazza San Carlo per esprimere lo sdegno di una comunità intera, nel giorno del rapimento di Aldo Moro) sarà invece il tema su cui, venerdì 19 maggio, alle 15, in “Sala Argento”, si confronteranno lo storico Gianni Oliva e il costituzionalista ed ex Ministro della Salute Renato Balduzzi. A seguire, alle 17, sempre in “Sala Argento”, sarà poi lo storico Alessandro Barbero a confrontarsi – sul tema “Raccontare i luoghi della Memoria” – con il presidente della rete nazionale dei “Paesaggi della Memoria” Daniele Borioli, Tatiana Bucci e il presidente nazionale dell’“ANPI” Gianfranco Pagliarulo, autore del recente volume “Antifascismo adesso. Perché non è ancora finita”.

Infine, lunedì 22 maggio, alle 10,30, presso lo “Spazio Città di Torino”, Padiglione 1, è in programma l’incontro, organizzato in collaborazione con la “Città Metropolitana” di Torino, dal titolo: “Gli Istituti Storici Piemontesi e le giovani generazioni: quale dialogo?”

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Tatiana e Andra Bucci, con il cugino Sergio De Simone, anch’egli deportato ad Auschwitz

–       “Testimoni allo specchio” – PIF e Tatiana Bucci

–       Anna Foa

 

Amiens e Jules Verne, il padre dei racconti di fantascienza

Ci ha fatto sognare a occhi aperti, viaggiare con la fantasia, accompagnandoci con le sue storie in fondo al mare, a bordo del Nautilus, in giro per il mondo per ottanta giorni o nel cosmo con un razzo verso la luna.

Jules Verne è stato un grande della letteratura negli anni della giovinezza e sostare davanti alla sua tomba nel cimitero di Amiens provoca una profonda emozione. Tra i cinque autori più tradotti al mondo, lo scrittore che di fatto inventò la letteratura di fantascienza con i suoi romanzi  era nato l’ 8 febbraio 1828 a Nantes, città portuale francese, e  morì di diabete all’età di 77 anni  il 24 marzo 1905 ad Amiens, in quello che un tempo era il capoluogo della Piccardia ed oggi del dipartimento della Somme. Il cimitero in cui riposano le sue spoglie mortali è quello della Madeleine, a nord-ovest della città, all’estremità occidentale de quartiere di Saint-Maurice.  Nel parco alberato di diciotto ettari colpisce la scultura realizzata da Albert Roze, intitolata Vers l’Immortalité et l’Eternelle Jeunesse (Verso l’Immortalità e l’Eterna Giovinezza) collocata due anni dopo la morte dello scrittore sulla sua lapide.

La statua, utilizzando la reale maschera di morte di Verne, ne rappresenta la figura che rompe la propria lapide emergendo dalla tomba con il braccio teso verso il cielo, simboleggiandone la resurrezione. Abbandonata prestissimo la carriera giuridica, dopo aver portato a termine gli studi di giurisprudenza, Verne frequentò a Parigi gli ambienti letterari, scrivendo testi per il teatro e svolgendo attività impiegatizie. Dal 1963, compiuti trentacinque anni, iniziò la carriera di scrittore che continuò fino alla morte e ancora dopo, con la pubblicazione postuma di molti suoi lavori: sessantadue romanzi e diciassette racconti. Il suo successo si dovette in gran parte all’editore Pierre-Jules Hetzel (nato a Chartres nel 1814 e morto a Montecarlo nel 1886, sepolto nel cimitero parigino di Montparnasse) il quale, dopo aver pubblicato proprio nel 1863 il primo volume di racconti Cinque settimane in pallone, propose a Verne un contratto ventennale  con l’impegno di pubblicarne tre all’anno, consentendo all’autore di abbandonare l’impiego di agente di cambio e dedicarsi completamente alle sue opere. Nel 1870, per meriti letterari, gli viene conferita la Lègion d’Honneur e viene nominato per due volte presidente dell’Académie des Sciences, des Lettres et des Arts.

Collaborò inoltre con la Societé de Géographie, alla redazione della Géographie Illustrée de la France. Il suo primo romanzo fu il Viaggio al centro della Terra (1864), dove accompagnò i protagonisti, attraverso il cratere di un vulcano spento, fino alle viscere del pianeta in cui viviamo. L’anno successivo, con Dalla Terra alla Luna, immaginò la conquista dello spazio con dei primi astronauti in orbita attorno al pallido astro lunare a bordo di un proiettile sparato da un enorme cannone. Una storia che trovò seguito cinque anni più tardi ( nel 1870) con la pubblicazione del romanzo Intorno alla Luna  dove si scoprirà che l’equipaggio, dopo aver osservato il nostro pianeta  dal cosmo, rientrerà nell’orbita terrestre grazie ai razzi di bordo terminando la sua corsa tra le onde dell’Oceano Pacifico, esattamente come accadde cent’anni dopo, nel luglio del 1969, con la missione spaziale statunitense dell’ Apollo 11 che portò i primi uomini sulla Luna, gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin. Poco prima Verne aveva pubblicato l’avventura marinara de I figli del capitano Grant mentre è datato 1870 quello che per molti è stato il suo capolavoro, uno dei capisaldi della letteratura d’avventura: Ventimila leghe sotto i mari.

Un viaggio incredibile nel profondo degli abissi oceanici a bordo  del Nautilus, il sottomarino costruito e comandato dal capitano Nemo. La lunga serie dei suoi viaggi straordinari conta decine di titoli ma è utile ricordare anche la sfida de Il giro del mondo in ottanta giorni ( datato 1873), con  Phileas Fogg e il fedele domestico Passepartout, un viaggio verso est, in cui – tra continui colpi di scena impegnati nell’impresa di compiere il giro del globo avvalendosi di ogni possibile mezzo di trasporto, tra mille problemi, ostacoli e disavventure. Spulciando tra cronache e ricordi è interessante e curioso che, quando scrisse Parigi nel XX secolo ( era il 1863, ai tempi degli esordi) il testo venne rifiutato da Hetzel e si dovettero attendere 131 anni per vederlo pubblicato, nel 1994. Un pronipote dello scrittore aveva fatto aprire una vecchia cassaforte di cui si erano perdute le chiavi scoprendo il manoscritto dell’opera, che l’editore Hachette pubblicò, a dire il vero, con scarsa convinzione. In pochi giorni ne vennero vendute duecento mila copie, costringendo la prima casa editrice di Francia a ricredersi, prendendo atto dell’immutato fascino dei romanzi di Jules Verne. Nel centro di Amiens, al numero due di Rue Charles Dubois c’è la casa in cui Jules Verne visse per diciotto anni e che oggi, trasformata in museo, accoglie i visitatori svelando davanti ai loro occhi il fantastico mondo dello scrittore. Attraverso numerosi oggetti e documenti, si racconta la vita e le opere dello scrittore.

Costruita in mattoni rossi dal notaio Jean-Baptiste Gustave Riquier nel 1854 e conosciuta come la “casa della Torre”, fu la dimora di Jules Verne dal 1882 al 1900. Restaurata nel 2006 fa parte del circuito  delle case degli scrittori francesi aperte al pubblico. Dal piano terra alla soffitta, su quattro piani, attraverso arredi, libri e oggetti che hanno rappresentato alcune delle fonti d’ispirazione e i ricordi di Jules Verne, si respira l’atmosfera del tempo. Di grande interesse le carte geografiche, le mappe dei viaggi, alcuni dei giocattoli  e dei modellini realizzati dallo stesso Verne. Un’occasione straordinaria per fare un viaggio nel tempo, rinverdire ricordi delle letture giovanili e delle emozioni evocate dalle sue opere che facevano sognare avventure e sconfinamenti nel futuro. Forse risiede proprio in questa capacità di emozionare l’intramontabile fascino dei racconti e delle storie che il padre della fantascienza moderna ha saputo narrare a intere generazioni.

 Marco Travaglini

Amori e amanti alla Corte dei Savoia

Fu un matrimonio sereno, nessun dubbio, malgrado la differenza di età, ben 18 anni, e nonostante le nozze combinate.
Ma la vita coniugale di Cristina di Francia, la prima Madama Reale, durò poco perché suo marito Vittorio Amedeo I di Savoia, sposato all’età di 13 anni, morì in circostanze misteriose, malaria o sospetti di avvelenamento.
Ebbero però il tempo di mettere al mondo diversi figli e di non passarsela tanto male tra feste e banchetti a corte, visite a palazzi e castelli, passeggiate nei parchi di Mirafiori e del Lingotto. Tutto insomma scorreva in modo tranquillo e piacevole. Ciò però non significa che la duchessa non abbia vissuto altre relazioni sentimentali durante il matrimonio. L’amato consorte è spesso lontano, sui campi di battaglia, Cristina è bella e giovanissima, ama divertirsi e ballare, e le cronache del tempo le attribuiscono avventure galanti. Alcune di queste relazioni sono provate mentre altre sono inventate di sana pianta come quelle che dicevano che Madama Reale ricevesse i suoi amanti nel Castello del Valentino. Tutte malignità ma comunque il vero grande amore della sua vita fu il conte Filippo d’Aglié, proprietario del famoso castello, la cui bellezza non passò inosservata alla duchessa. Un amore a prima vista. I due si cominciano a frequentare, si vedono spesso, le voci sul loro legame giungono alle orecchie di Vittorio Amedeo ma non è il caso di suscitare scandali, meglio tacere.
Per la duchessa Cristina, Filippo è un amante entusiasta ma anche un consigliere politico saggio e fedele. Un amore profondo che durò per il resto della loro vita. Dagli amori di Madama Cristina, la prima Madama Reale, passando per quelli di Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours e gli intrighi dell’epoca di Vittorio Amedeo II per arrivare fino a Vittorio Emanuele II con la Bela Rosin, “da facile conquista a compagna di vita”, e alla contessa di Castiglione, il libro del fossanese Pier Giorgio Viberti “Amori e amanti alla corte dei Savoia”, Edizioni del Capricorno, rilegge le vicende di Casa Savoia in un modo nuovo e intrigante. Non un romanzo storico ma un saggio di storia a tutti gli effetti che riporta eventi realmente accaduti puntando l’attenzione sulle vicende amorose di alcuni personaggi vissuti dentro la corte dei Savoia dalla metà del Seicento alla fine dell’Ottocento. E che dire di Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, la seconda Madama Reale? Quando morì suo marito, il duca Carlo Emanuele II, Maria Giovanna Battista assunse la reggenza del Ducato di Savoia ma non tralasciò di certo le avventure sentimentali, numerose e assai vivaci, all’interno di una corte amante dei piaceri, stile Versailles. D’altronde, lo stesso Carlo Emanuele II, durante la loro relazione, ebbe molte amanti e figli illegittimi. Ma attenzione, sottolinea l’autore, “l’uso del potere come strumento di seduzione e di conquista, precisa l’autore, non è stato prerogativa del solo genere maschile e lo dimostrano in modo clamoroso le vicende delle due Madame Reali che guidarono il Ducato Sabaudo nel Seicento. Alla morte dei rispettivi consorti, Cristina di Borbone e Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours vissero intense vicende passionali, del tutto simili a quelle dei colleghi maschi”.
Poi il racconto si fa avvincente e si accendono i riflettori sulla capacità seduttiva delle donne per fini politici. Si entra nel campo delle spie o degli 007. Un compito svolto, per brevi periodi, da personaggi femminili presenti nella corte di Torino. Come la contessa di Verrua che non esitò a tradire il suo amante, Vittorio Amedeo II, inviando informazioni segrete al cardinale Richelieu. Oppure l’attrice teatrale torinese Laura Bon, il primo grande amore di Vittorio Emanuele II, della quale si servì Cavour per spiare il governatore austriaco del Lombardo-Veneto. Ma la più nota professionista in questo campo “paragonabile a Mata Hari per bellezza e fama”, fu la contessa di Castiglione, cugina di Cavour, ritenuta tra le donne più belle e affascinanti della sua epoca. Per la sua attività di agente segreto ebbe numerosi amanti di prestigio tra cui l’imperatore Napoleone III. La crisi dei rapporti matrimoniali e la libertà sessuale erano una consuetudine nelle famiglie regnanti in tutta l’Europa. Tutto ciò non accadeva solo alla corte sabauda ma anche, e in modo più spettacolare, a Parigi, Vienna, Mosca, San Pietroburgo e in altre città europee. Leggere il libro di Viberti è un po’ come indagare dietro le quinte della grande storia, un testo ben documentato in cui amori, amanti e tradimenti di Casa Savoia mettono in luce i meccanismi politici e sociali della vita di Corte dal ‘6oo alla fine dell’800. “Per scoprire che, per i Savoia come per tutte le grandi dinastie europee, amore e politica non sono due mondi così lontani e incomunicabili..”.
Filippo Re
nelle foto  Cristina di Francia
Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours
la Contessa di Castiglione (Virginia Oldoini)

Contro lo stato presente delle cose

Contro lo stato presente delle cose è il titolo dell’ultimo libro dello storico Filippo Colombara. Il volume, pubblicato dalle Edizioni ETS nella collana Verba manent con la prefazione di Carlo Greppi, uno dei più interessanti giovani storici emersi in questi anni, narra tre storie di gente non comune nell’arco temporale tra l’avvento del fascismo e la lotta partigiana. Un sovversivo piemontese, lo sterratore novarese Antonio Paglino; un rivoluzionario marchigiano d’origine trasferitosi sul lago d’Otya, l’operaio Nunzio Guerrini, e un giovane partigiano ligure, lo studente Aulo Formigoni, sono le figure qui presenti, assieme alle quali si attraversa il ventennio di Mussolini dal punto di vista della gente comune. Tre uomini comuni le cui vicende umane si intrecciano, attraversandoli, con i grandi eventi della storia. Ricostruendo le loro esperienze Colombara ricuce “dal basso” i fili della complessa trama con cui fronteggiarono il regime di Mussolini: dagli scontri di piazza del primo dopoguerra all’attività politica clandestina, dalla difesa in armi della repubblica e del legittimo governo in Spagna nella seconda metà degli anni trenta, alla generazione di nuovi antifascisti che si fecero partigiani. Tre personalità, la cui ricostruzione è avvenuta smontando e rimontando carte del potere, interviste orali, lettere e memorie scritte. Tre storie che consentono di capire le condizioni della lotta e, allo stesso tempo, di entrare nell’intimità degli individui per dare voce alle loro vicende umane. Scrive Carlo Greppi nella prefazione: “Ogni essere umano, che lo voglia o no, lascia tracce; sta a noi storici scovarle e raccontarle. Per questo Verba manent è una collana preziosa, come lo sono le storie qui racchiuse dal lavoro di Filippo Colombara che, attraverso gli accidentati e tenaci percorsi biografici di tre esistenze non comuni, ci mostra i risvolti più terribili e le energie più meravigliose della prima metà del XX secolo, e in particolare l’opposizione intransigente ai fascismi”. Tra i tanti meriti che vanno riconosciuti a Filippo Colombara, studioso di storia e cultura dei ceti popolari che ha indagato con le sue numerose pubblicazioni le vicende del movimento operaio e della Resistenza (tra le sue ultime pubblicazioni vanno segnale Vesti la giubba di battaglia. Miti, riti e simboli della guerra partigiana -DeriveApprodi; Raccontare l’impero. Una storia orale della conquista d’Etiopia.1935-1941 – Mimesis), va sottolineata la tenace ricerca della ricostruzione delle scelte di persone quasi sconosciute o dimenticate che hanno contribuito al pari dei protagonisti più noti agli eventi che hanno segnato intere comunità, popoli e nazioni. Attraverso le testimonianze scritte e orali della gente comune è possibile penetrare gli eventi storici in cui donne e uomini si trovano coinvolti partendo da un punto di osservazione privilegiato: dall’interno e dal basso. Utilizzando soprattutto la trasmissione orale, Filippo Colombara si è sempre mosso come valido interprete di una prospettiva storiografica basata su frammenti deboli e fragili fonti esposte ad un forte rischio di dispersione, tuttavia in grado di fornire risposte non trascurabili. Così è stato anche nel caso della stesura di Contro lo stato presente delle cose. E’ la storia di uomini che si opposero senza abbassare la testa, pagando un prezzo altissimo, in alcuni casi definitivo, per essere coerenti con le loro scelte e contribuire, per la loro parte, al desiderio di riscatto di un popolo intero che non ne poteva più delle angherie del regime fascista ma che non aveva ancora trovato il coraggio per fare un passo decisivo. Uomini che vissero in prima persona le discriminazioni, la violenza, patendo la fame e la perdita del lavoro, il carcere e persino l’ingiustizia di un giudizio pesante come quello dell’espulsione dal Partito. Per farsi un’idea del clima di diffidenze, insinuazioni e delazioni di quel periodo basta riguardarsi Il Sospetto, uno dei film più belli di Citto Maselli, con uno straordinario Gian Maria Volontè nei panni del militante comunista Enrico nella Torino del 1934. Questo libro ricostruisce il clima del ventennio fascista attraverso le storie di queste tre persone dalle biografie comuni a tante altre che ne furono coinvolte e travolte. Per far riemergere la trama vissuta e sofferta dell’opposizione al regime e alle trame dell’Ovra, della guerra di Spagna e della lotta di Liberazione si affida alle testimonianze, a documenti  e memorie per troppo tempo dimenticate nel fiume carsico delle scritture inedite, fragili e spesso incerte, prodotte dagli stessi protagonisti come il diario di Aulo, interpretate attraverso i verbali di polizia o le cronache dei giornali d’epoca. E’ una modalità interessante per far conoscere, dare un volto, un nome e un cognome, al contributo di lotte, dolori e speranze di questi uomini dentro il vortice di un periodo complicato e terribile della nostra storia. Quello degli storici e, nel caso specifico, di Filippo Colombara, è un compito estremamente importante in un’epoca dove la maggior parte dei giovani vive nel presente perpetuo dove manca ogni rapporto con il passato storico del tempo in cui ci è dato vivere. Un compito e un lavoro, in questo contesto, molto difficile: non si tratta solo di essere cronisti e compilatori di memorie ma riuscire a far comprendere che cercare nel passato la spiegazione e le radici, le cause remote o vicine dell’evoluzione e degli eventi di oggi, è l’unico strumento che abbiamo, per tentare di orientarci e di comprendere quello che ci circonda. E questo libro aiuta a guardare la storia con gli occhi e il cuore dei tre protagonisti che, come ricorda Greppi nella sua introduzione, “erano accomunati da una qualità rara, nell’essere umano, e cioè non voler tollerare i soprusi, e anzi decidere di combattere per porvi fine.. due comunisti e un ragazzo cattolico, le cui vicende potrebbero essere sepolte da una coltre d’oblio. E invece eccole qui nel loro splendore ribelle”.

Marco Travaglini

Venti di terrorismo, Anni di piombo

Al Museo Carcere Le Nuove di Torino, il 12 maggio

 Claudio Giacchino dialoga con Gianni Oliva

 

Cosa significa uscire di casa con la paura di diventare un bersaglio? Ci sono stati anni in cui a Torino l’aria si tagliava con il coltello. Tra il marzo del 1977 e l’ottobre del 1982 la città era percorsa da tensioni che sono difficili da immaginare per chi non le ha vissute sulla propria pelle.

 

Gli Anni di Piombo sono una scomoda e pesante eredità che ha lasciato ferite aperte, che ha interrogato profondamente e ancora interroga. La narrazione del terrorismo degli anni Settanta ha riguardato principalmente i carnefici, l’analisi del contesto culturale, le risonanze sociali e psicologiche. Poco si è raccontato delle vittime, poco si è andati a fondo nella dimensione umana di quel momento storico.

 

Nel suo libro Venti di terrorismo. La Torino del sangue innocente, vincitore del Premio I Murazzi 2023, Claudio Giacchino, per tanti anni cronista de La Stampa, ha raccontato gli attentati delle Brigate Rosse e di Prima Linea a Torino dal punto di vista delle vittime. Lo sguardo dell’autore si è focalizzato su soggetti inconsueti: le voci sono quelle di chi ha subìto una inaspettata condanna a morte. Venti uomini che raccontano gli ultimi concitati momenti delle loro vite.

 

Parte da questa inedita prospettiva il dialogo di Claudio Giacchino con lo storico Gianni Oliva venerdì 12 maggio alle 18. E avviene in un luogo tanto suggestivo quanto intriso di storia, il Museo Carcere Le Nuove a Torino in via Paolo Borsellino 3.

 

Iniziativa inserita nel programma Salone Off.

L’ingresso è libero.

“Susa-Moncenisio la corsa più antica del mondo”

Un appuntamento da non perdere! Ecco il libro “Susa-Moncenisio la corsa più antica del mondo” scritto da Marco Canavoso e Demetrio Vilardi.Sarà presentato il 19 maggio alla 35esima edizione del Salone del Libro di Torino (18/22 maggio) presso lo stand della Città Metropolitana. Il volume racconta i 120 anni della corsa automobilistica più vecchia al mondo,a cui hanno partecipato grandissimi piloti come Vincenzo Lancia e Manuel Fangio, con la meravigliosa Valle di Susa accogliente protagonista di questa gara/mito. Ricordiamo che il grande Enzo Ferrari amò definire i piloti partecipanti ‘i Cavalieri del Rischio”. È davvero speciale la storia della Susa-Moncenisio.

Enzo Grassano

Festa di compleanno nell’antico Egitto. A casa di Tuya

Il libro per ragazzi che mette insieme storia e curiosita’ di un passato glorioso.

E´ di Donatella Andriolo e Donatella Spagnotto il libro Festa di compleanno nell’antico Egitto. A casa di Tuya, ambientato nell’antico Egitto, che narra le vicende della moglie di un ricco funzionario del Re del Nuovo Regno impegnata nell’organizzazione della propria festa di compleanno tra inviti, menu e vestiti da indossare. Il racconto porta il piccolo lettore a conoscere personaggi interessanti che introducono aneddoti coinvolgenti sulla vita quotidiana nell’antico Egitto. Per i giovani fruitori di questo testo e´ facile vestire i panni di dei vari personaggi in scena: scriba, cuoco, sarto, gioielliere e maestro di musica, imparando la realtà delle singole attività; la sua struttura, inoltre, è molto originale, all’interno di ogni capitolo si trovano, infatti, dei quiz divertenti, mentre al fondo e´ presente la sezione “approfondimenti” che scava a fondo su curiosità storiche molto interessanti.

Le autrici spiegano ai ragazzi, con semplicità, gli usi e i costumi dell’Antico, Medio e Nuovo Regno, le abitazioni, l’alimentazione, l’abbigliamento e i gioielli in uso, mettono insieme la didattica con il divertimento, una formula intelligente ed utile per insegnare e diffondere la storia in maniera leggera ed avvincente; il volume e´stato pensato, inoltre, con l’intenzione di stabilire un dialogo tra insegnanti e ragazzi e tra questi ultimi e genitori. Festa di compleanno nell’antico Egitto. A casa di Tuya e´un racconto che ha una parte più “tecnica”, per chi volesse approfondire gli argomenti trattati, e una piu´ ludica che comunque, con una modalita’ diversa, aiuta ad imparare ed appassionarsi.

Tuya è la “signora della casa” vissuta nel Nuovo Regno, l’ultimo grande periodo della storia egizia, (l’epoca in cui hanno regnato Tutankhamon o Ramesse II) che abitava in una città che gli egittologi hanno portato alla luce: Deir el-Medina. È una donna indipendente, molto attenta alla bellezza e all’eleganza, che vuole essere splendida per la festa del suo compleanno, non molto diversa, dunque, da qualsiasi donna moderna.

Oltre ai contenuti di testo, a rendere ancora piu´ leggibile e piacevole questo libro ci sono le illustrazioni della talentuosa Alessandra Marcati che e´ entrata sin da subito nello spirito dell’arte egizia, un mondo antico e complesso, un periodo storico ricco e leggendario.

MARIA LA BARBERA

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Susan Taubes “Divorzi” -Fazi Editore- euro 19,00

E’ l’unico romanzo della scrittrice ungherese –americana Susan Taubes, nata a Budapest nel 1928. Muore suicida a 41 anni, nel novembre 1969, gettandosi nell’oceano al largo di Long Island, pochi giorni dopo l’uscita di questo libro. Il suo cadavere ripescato in mare fu identificato dall’amica intellettuale e scrittrice Susan Sontang che imputò la causa scatenante del gesto estremo alla stroncatura della critica. Ma non fu l’unica molla a spingerla a congedarsi dalla vita.

E questo ci conduce alla storia della protagonista del romanzo, Sophie Blind, alter ego dell’autrice e portatrice come lei di un certo male di vivere. Il romanzo inizia con la morte di Sophie, in Avenue George V a Parigi, travolta e decapitata da un’automobile mentre attraversa la strada per prendere un taxi. Era appena stata dal parrucchiere e così muore sotto la pioggia, ma con la capigliatura in ordine.

Da morta Sophie ripercorre in ordine sparso – non cronologico ma sentimentale- gli eventi più importanti della sua vita.

Dopo 15 anni di soffocante matrimonio in cui è stata la moglie-trofeo, sempre al seguito del consorte in giro per il mondo, vuole il divorzio e riappropriarsi della sua esistenza.

E’ rimasta intrappolata in un destino diverso da quello che avrebbe voluto. Nelle pagine ricorre il desiderio di divorziare, anche perché tanto per cominciare non avrebbe mai voluto convolare a nozze.

La storia è semiautobiografica e la vita della Staubes fu parecchio complicata. Era emigrata negli Stati Uniti nel 1939 insieme al padre; lo psicoanalista (misogino e pioniere delle terapie freudiane) Sándor Fieldmann (seguace della scuola del celebre psicoanalista e psichiatra Ferenczi).

Tra le pagine del romanzo c’è anche molto del suo matrimonio infelice con il filosofo, teologo e rabbino Jacob Taubes, (uomo insopportabilmente pieno di sé) che si rivelerà inadeguato; così come lo saranno gli altri uomini della sua vita, incluso un nonno rabbino di cui subì il peso e l’influenza.

La Taubes fu un’intellettuale di alto livello, prima donna ad ottenere un dottorato ad Harvard in Storia e Filosofia della religione, insegnante alla Columbia University.

La Sophie del romanzo rivede l’intera sua vita, tra viaggi e amanti, compresa la fuga a Parigi d’accordo con il marito Ezra restio alla separazione. E punta il dito accusatore contro l’imperante maschilismo dei newyorkesi colti, ma parecchio ottusi nonostante il loro sapere. Questo è un libro che testimonia l’esigenza di una donna intelligente sopra la media di ridefinire la sua identità.

 

Lawrence Osborne “Il regno di vetro” -Adelphi- euro 20,00

Lo scrittore inglese 65enne Lawrence Osborne, nato a Londra e cresciuto in Inghilterra, viaggiatore, autore di saggi di viaggio e romanzi, da 10 anni vive in Thailandia, dopo aver girato mezzo mondo. Per 20 anni residente a New York, poi a Istanbul, Parigi, Marocco, Polonia e Messico.

Questo romanzo è ambientato nel complesso residenziale in cui lo scrittore vive da 10 anni a Bangkok, dove aleggia una certa atmosfera che lo intriga e lo ispira. Vivendo nel clima tropicale in cui la frescura si affaccia di notte, Osborne ha l’abitudine di scrivere nel silenzio dalle 10 di sera fino alle 4 del mattino, seduto alla scrivania sul balcone, circondato dai suoni della giungla.

Nel complesso di case a Bangkok in cui la storia è ambientata, composto da 4 torri di 21 piani collegate da passaggi di vetro, vivono parecchie persone che si spiano vicendevolmente, e quasi tutte nascondono qualche segreto.

Sono i “farang”, ovvero viziati e viziosi turisti occidentali, planati nella capitale thailandese sperando di vivere in un paradiso-rifugio esotico, lontano dalla frenesia dei loro paesi di origine. Per lo più sono uomini d’affari giapponesi, dirigenti di azienda americani, ma anche sudamericani e in genere persone in cerca di avventure, che non disdegnano escort asiatiche di alto bordo.

Tra di loro c’è anche la protagonista, Sarah Mullins, giovane americana fuggita in Thailandia con una valigetta piena di soldi di dubbia provenienza . Lei è una segretaria che ha truffato la scrittrice per cui lavorava e ora cerca rifugio lontano dal paese del misfatto.

Senza anticiparvi troppo, la Bangkok che nei suoi progetti doveva essere il rifugio in cui costruirsi una nuova identità e vita, si rivela invece un inferno, tra tumulti politici, karma negativo, un regno di vetro che è una lussuosa trappola.

 

 

Lawrence Osborne “Cacciatori nel buio” -Adelphi- euro 19,00

C’è tutto il fascino dei templi Khmer di Angkor Wat e della giungla cambogiana in questo romanzo del 2015, in cui Osborne dipinge una nazione enigmatica, impenetrabile per la sua natura, terra bellissima ma come gravata da una maledizione. Paese dell’Indocina con una storia recente spaventosa: il genocidio sotto il regime dei Khmer Rossi di Pol Pot che ha sistematicamente eliminato un terzo della popolazione.

Maledette anche le vicende dei personaggi. Protagonista è il giovane professore d’inglese Robert Grieve che, stufo della sua vita, ha deciso di lasciare per un po’ l’uggioso Sussex ed è partito all’avventura sul confine tra Thailandia e Cambogia.

E’ un barang, ovvero uno straniero, e viaggia con la guida cambogiana Ouksa che lo conduce in un casinò dove Robert inaspettatamente vince una bella somma; di quelle con cui nel paese asiatico si può vivere a lungo e bene. Una vincita che però innescherà una serie di eventi e incontri che finiranno per sparigliare le carte del suo destino.

Durante il viaggio incontra un altro barang che caratterialmente è il suo opposto. Si chiama Samuel Beauchamp: una sorta di dandy americano dell’upper class, debosciato e dedito alle droghe, che ha usato l’eredità del nonno per vagabondare nel mondo.

In Cambogia si accompagna ad una sensuale ed enigmatica donna del luogo. Quando conosce Robert lo invita a una partita di scacchi che dire insidiosa è poco.

Ma per l’ingenuo inglese sarà anche l’occasione da cogliere per diventare come invisibile, ed imprimere una svolta alla sua esistenza mimetizzandosi nel paese asiatico.

Ulteriori sviluppi ed altri incontri attendono Robert, compreso quello con il controverso poliziotto Davuth, “fantasma “ del truce passato dell’Angar di Pol Pot.

Sarà proprio questo ex aguzzino -che odia i barang e si diletta ad attendere, ripescare e derubare di tutto gli averi i loro cadaveri restituiti dal fiume- a sospettare la vera identità del protagonista.

Un romanzo a tratti tenebroso o fiabesco in bilico continuo tra vita e morte, vivere e non vivere, destino e karma, sullo sfondo di una Cambogia che è unica al mondo e se vi capita l’occasione vale la pena visitare.

 

Dominique Fortier “Le città di carta” -Alter Ego- euro 16,00

Questo breve ma intenso libro della scrittrice canadese è ispirato alla vita quasi monastica della poetessa Emily Dickinson, nata nel 1830 nella zona residenziale di Homestead della cittadina di Amherst in Massachussets, morta nella stessa casa nel 1886.

Quando era stata edificata dal nonno della scrittrice era la prima dimora in mattoni della città, poi l’antenato l’aveva persa ed era stato il padre di Emily a riscattarla nel 1855, riconducendovi la famiglia e la figlia 25enne che ritrovò così il nido sicuro dell’infanzia.

E’ lì tra quelle mura e nell’ampio parco-giardino circostante che Emily trascorre tutto il suo tempo terreno, coltivando non solo i fiori ma soprattutto il suo delicatissimo sentire interiore. Gran parte dell’ispirazione per le sue liriche arriva da quel giardino che è la più grande delle galassie in cui Emily si annulla «..Scompare dietro il filo d’erba che, senza di lei, non avremmo mai visto. Non scrive per esprimersi: qui è vissuto un fiore, per tre giorni di luglio dell’anno… ucciso una mattina da un acquazzone. Ogni poema è una minuscola tomba eretta in memoria dell’invisibile».

Aveva una certa frequentazione della morte, dapprima sviluppata tra i 10 e i 25anni nella casa temporanea in Pleasant Street, davanti a un cimitero; e più volte al mese vedeva «dalla finestra la morte passare in processione». Da allora con la sua scrittura sottile compone pensieri che prendono spunto dal verde e dalla natura che la circonda, poi li lascia volare dentro di sé per farli planare in versi poetici tra i più intensi mai scritti.

E non va dimenticato lo strepitoso erbarium realizzato dalla Dickinson durante l’adolescenza: 66 pagine, 420 esemplari di fiori e piante, disposti con una cura dettata da una preoccupazione estetica, più che dal rigore scientifico.

Una vita trascorsa tra le pareti di casa e in famiglia, apparentemente senza fatti degni di nota. In realtà quando si chiudeva nella sua stanza, nel silenzio sentiva le potentissime voci e i pensieri che abitavano nella sua testa.