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“Altre forme di vita” di Simone Gaballo: un insolito thriller con colonna sonora

Informazione promozionale

“Qui a Roma c’è da sempre una specie di anestesia collettiva: le cose si dimenticano dopo poco. Ci siamo addormentati dopo l’avviso del comandante in aereo. L’equipaggio fornisce le istruzioni in caso di emergenza e nessuno le ascolta. Ci siamo assuefatti, siamo Gotham City col Colosseo e senza Batman”

Berlino, 10 gennaio 2017, anniversario della morte di David Bowie. Un morto impiccato, un’indagine per omicidio chiusa in fretta con l’arresto dell’amante del defunto. Lui la picchiava, lei si è vendicata. Il social media manager Andrea Straniero e il suo amico avvocato Sandro conoscono la ragazza e sanno che è innocente. Per scagionarla, arrivano fino a Kyoto sulle tracce della ex moglie di Karl fuggita da Berlino. Dice di sapere chi è il colpevole: è attendibile una donna che lascia indizi su Instagram postando biglietti dei biscotti della fortuna cinesi? Intanto, alla periferia est di Berlino, si afferma il misterioso Nazikommunist Partei guidato da Olaf, sanguinario postino della ex DDR, e dal prof. Kravets, filonazista ed esperto in DNA delle piante. A Roma invece, scoppia una strana epidemia: le persone, colte da scatti d’ira, uccidono senza pietà. È tutto collegato?

Suspence, humor nero, birra e musica: sono questi gli elementi portanti di “Altre forme di vita”, il nuovo romanzo di Simone Gaballo, edito da Bookabook, disponibile in libreria e in tutti gli store digitali.

Se già nella sua prima fatica letteraria “A Berlino va bene” (2018, Ultra Novel), Gaballo aveva messo alla prova i lettori con una trama intricata e sorprendente che si dipanava nella capitale tedesca, qui i colpi di scena si moltiplicano per tre città: da Berlino a Roma, passando per Kyoto.

Dichiara l’autore: “Volevo realizzare un thriller che avesse dentro elementi di giallo classico, fantascienza, citazionismo pop e una consistente spruzzata di ironia, con un occhio molto attento anche ai nuovi estremismi politici europei e ai fenomeni di complottismo in Rete. Si parte da un uomo impiccato in un residence berlinese e si arriva a parlare di tradizioni e cibi giapponesi, birra, guerra fredda, sostanze aliene, neonazismo, hacker, botanica e social media. Non preoccupatevi: alla fine i conti torneranno!”

Scrittura “fotografica” e “sensoriale”, dialoghi fulminanti e una super playlist come colonna sonora

Un’avventura raccontata in prima persona dai vari protagonisti della storia: le diverse voci narranti con i loro punti di vista contribuiscono a dare vivacità a capitoli molto brevi che invogliano il lettore a passare subito al successivo. Ed è proprio questo forse, oltre a una scrittura “fotografica” che fa pensare a molte serie tv di tendenza, uno dei punti di forza di “Altre forme di vita”: uno stile vivace che accompagna anche i dialoghi fulminanti tra i protagonisti Andrea e Sandro e che ad alcuni ha ricordato quelli dei film di Quentin Tarantino o di una certa letteratura americana di genere “hard boiled” di cui Joe. R. Lansdale è uno dei capostipiti.
Nelle recensioni del libro si ritrova spesso anche l’aggettivo “sensoriale”, per la capacità dell’autore di catapultare letteralmente il suo pubblico all’interno della storia, anche soltanto con brevi pennellate su luoghi e personaggi.

L’altro elemento che fa la differenza nel romanzo è la musica: un QR code in seconda pagina rivela subito al lettore dove trovare le “suggestioni sonore”.
Lo scrittore è un grande appassionato di musica: “Poco tempo fa, Paolo Sorrentino ha dichiarato che, prima ancora di scrivere una scena, ha in mente la musica che la accompagnerà. A me succede lo stesso, da sempre. Prima ascolto una canzone, poi ci costruisco sopra un capitolo. Così è nata la playlist di ben 61 brani disponibile su Spotify che fa da colonna sonora al libro”.
Spesso, la musica si rivela fondamentale per il metodo di deduzione del protagonista. Che, non essendo un investigatore professionista, si affida molto alle intuizioni estemporanee. Si spazia tra alcune hit new wave, post punk e rock degli anni ’70-‘80-’90 (David Bowie, Joy Division, Blur, The Cure, Tears for Fears, Talking Heads, Radiohead, Oasis) e pezzi contemporanei anche italiani (Subsonica, Calcutta, I Cani, CCCP, Cosmo), tanta elettronica e canzoni di artisti della scena giapponese e tedesca. Il titolo del romanzo, peraltro, cita un successo dei Bluvertigo del 1997.
Le citazioni ci portano anche a Torino. E in particolare al film di Marco Ponti “Santa Maradona”, interamente ambientato in città. All’occhio più attento, non sfuggiranno la dedica iniziale a Libero De Rienzo con tanto di virgolettato preso dal film, e il nome del protagonista del romanzo, Andrea Straniero, mutuato dal personaggio interpretato da Stefano Accorsi.

Non mancano gli endorsement di personaggi noti: nel 2018, il cantante Garbo ha letto, apprezzato e promosso il primo romanzo dell’autore, “A Berlino va bene”, che citava apertamente il titolo di un suo celebre brano del 1981. Alberto Madrigal, autore di numerose graphic novel di successo in tutto il mondo e colorista di Zerocalcare, ha espresso apprezzamento nei confronti dello scrittore.

L’autore

Simone Gaballo, nato a Roma alla fine del 1974, è da sempre appassionato di parole. Dopo un esordio come speaker radiofonico, declina la sua passione per la comunicazione in ogni modo possibile: giornalista pubblicista, social media specialist, copywriter, blogger di prima generazione tra i più noti in Italia, docente di social media marketing. Nel 2011 pubblica il racconto breve “Miracolo al supermarket” per il progetto di bookcrossing Passaggi. Nel 2018 esce in libreria il romanzo d’esordio “A Berlino va bene” (Ultra Novel) che narra le vicende di Andrea Straniero, detective per caso che indaga con l’aiuto di tre insoliti “Watson”: social network, musica e birra. Nel 2020 il racconto “Carlo Briaschi” viene selezionato dalla giuria di qualità del Comune di Certaldo e del Touring Club Italiano per far parte dell’antologia “Racconti Isolati – Un Decameron al tempo del Covid” (Federighi) uscita a novembre 2021. A fine 2022 esce il suo secondo romanzo “Altre forme di vita” (Bookabook). Il protagonista è ancora una volta lo stralunato social media manager Andrea Straniero. Curioso per natura, appassionato di thriller, horror e colpi di scena, vorrebbe vivere tra Berlino e la costa atlantica francese ma per ora si accontenta di Roma. Nei suoi romanzi sempre permeati da una sottile ironia, mescola le passioni di una vita: social media, geografia, botanica, musica e citazioni pop. Nel contempo, gli occhi sono sempre bene aperti sulla stretta attualità sociopolitica. I suoi lettori gli riconoscono due principali pregi: la scrittura fotografica, quasi come fosse la scena di un film, e lo stile estremamente rapido, tra dialoghi fulminanti e descrizioni poco convenzionali. I suoi romanzi sono accompagnati da playlist musicali eclettiche e ricercate perché, dichiara: “Senza la musica non riesco a scrivere”. Ama definirsi un lettore pigro che scrive per lettori altrettanto pigri, ma la scelta stilistica di realizzare capitoli brevi che lasciano col fiato sospeso ha conquistato anche i palati letterari più esigenti.

LINK UTILI

Acquista “Altre forme di vita”
https://www.amazon.it/Berlino-va-bene-Simone-Gaballo/dp/8867767313

Official playlist Spotify (disponibile anche su YouTube)
https://open.spotify.com/playlist/3nvUyvKNFm67OI3DntpgYj?si=7d9b7e94d3cd4bf8

Acquista “A Berlino va bene”
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Guarda il booktrailer di “Altre forme di vita”
https://www.youtube.com/watch?v=iyCq7Zxwidw

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Tutte le opere dell’autore
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Profilo letterario. Ana Andreu Baquero

La biografia romanzata su Mafalda di Savoia dal titolo ‘La princesa de Buchenwald’ pubblicato in Spagna dalla editrice Maria Josè de Jaime rappresenta il debutto letterario di Ana Andreu Baquero. Mafalda principessa d’Italia, d’Etiopia e di Albania, secondogenita del re Vittorio Emanuele III° e della regina Elena del Montenegro, passò dagli sfarzosi palazzi al campo di concentramento. Si era recata a Sofia per assistere il cognato Boris III° re di Bulgaria ormai in fin di vita, marito della sorella Giovanna. Nonostante fosse stata informata dalla regina Elena di Romania del disarmo delle truppe italiane dopo il giorno 8-9-1943, rientrò a Roma sicura che i tedeschi l’avrebbero rispettata. Anche se era cittadina tedesca fu subito arrestata, trasferita a Berlino e deportata nel lager di Buchenwald, mentre il marito ufficiale delle S.S. principe Filippo d’Assia era già stato internato per tradimento.

 Ana Andreu si è recata a Gaeta per intervistare l’ultimo sopravvissuto dei sette marinai della Regia Marina Italiana che presero parte alla ricerca di Mafalda dopo il 1945. Nel registro di un piccolo cimitero tedesco trovarono una persona descritta come ‘unbekannte frau’ (donna sconosciuta). Il nome di Mafalda era inciso sul paletto della tomba numerato 262. Dopo la pubblicazione avvenuta nel marzo 2023, Ana Andreu inviò il suo libro al re Simeone II° di Bulgaria, primo ministro dal 2001 al 2005, figlio di Boris III° e nipote di Mafalda di Savoia. L’incontro tra Ana Andreu Baquero e  il re Simeone II° è avvenuto a Madrid il giorno 26-9-2023, mentre il suo libro è stato presentato il giorno dopo a Madrid in Calle Serrano nella libreria Troa Neblí.
Armano Luigi Gozzano

Il “Diario italiano” di Quaglieni alla Fondazione Camis De Fonseca

Mercoledì 4 ottobre  a Torino alle ore 17,30 alla Fondazione Camis De Fonseca (via Pietro Micca 15), Giancarlo Bonzo, Bruna Bertolo e Maria Luisa Alberico presenteranno il nuovo libro di Pier Franco Quaglieni “Diario italiano. Figure del nostro tempo”, Pedrini Editore. Personaggi della storia ritratti dall’autore senza mai indulgere all’agiografia, ma descritti con luci ed ombre nel rifiuto di ogni mitizzazione e di ogni preconcetto. Un libro ispirato ai criteri storici più rigorosi, ma con vivacità di scrittura per ripercorrere i grandi temi delle ideologie del Novecento, dal comunismo al fascismo, all’antifascismo post bellico e odierno, ai sovranismi del Terzo Millennio.

“Biblioteche in Festa”: un successo la seconda edizione

Tanti incontri, dibattiti e riflessioni per la seconda edizione di “Biblioteche in Festa”
L’iniziativa promossa dall’associazione “Le Terre dei Savoia” e da “Progetto Cantoregi” ha coinvolto, dal 17
al 24 settembre scorsi, tre province e decine di comuni.
Più di cinquanta eventi singoli organizzati in ventinove comuni delle province di Cuneo, Torino e Asti. Dalle
letture animate ai momenti laboratoriali, dalle tavole rotonde alle presentazioni di saggi e romanzi. La
seconda edizione di “Biblioteche in Festa” (l’innovativo format culturale ideato e promosso
dall’associazione “Le Terre dei Savoia” e da “Progetto Cantoregi”, con il sostegno del Comune di Savigliano,
delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Torino, Cuneo, Fossano e Savigliano e con il patrocinio della Provincia
di Cuneo, della Regione Piemonte, dell’Università degli Studi di Torino e dell’Associazione Italiana
Biblioteche) andata in scena dal 17 al 24 settembre scorsi, ha voluto rimettere al centro i libri, i luoghi che li
ospitano e le persone che se ne prendono cura.
«Un bel momento di divulgazione culturale che ha saputo intercettare una platea eterogenea fatta di
bambini, ragazzi, adulti e famiglie. Una condivisione intergenerazionale che in questa seconda edizione ha
saputo trascendere i confini orografici per farsi canto universale del sapere e della conoscenza» il commento
condiviso di Terre dei Savoia e Progetto Cantoregi, organizzatori della manifestazione. «In soli due anni
Biblioteche in Festa è divenuta un appuntamento capace di riavvicinare le persone alla lettura e all’ascolto,
offrendo diversi spunti di riflessione sia durante gli spettacoli, sia durante le tavole rotonde. La cosiddetta
“porosità” delle biblioteche, insomma, rappresenta un punto di forza, consentendo una connessione
profonda e significativa con il tessuto sociale ed economico in cui sono inserite. In tal senso, aver riscontrato
l’adesione di molte biblioteche ci riempie di fiducia, confermando che la letteratura rappresenta ancora uno
straordinario motore di crescita per l’intera società. Lavoreremo fin da ora ad un’edizione 2024 ancora più
ricca e diffusa sul territorio».

Tanta affluenza, dunque, alle iniziative collaterali che hanno interessato diverse località piemontesi (da
Frassino a Monterosso Grana, da Castagnole delle Lanze a Marsaglia, da Pinerolo a Cuneo, Mondovì e
Cavallermaggiore), ma successo similare anche per gli eventi organizzati a Fossano, Bra e Savigliano. Grande
partecipazione, ad esempio, all’istituto “G. Vallauri” di Fossano giovedì 21 settembre per la presentazione
del libro “Il grande manca” (Editrice Il Castoro) di Pierdomenico Baccalario e per la lezione di Nicola Lagioia
“Come si diventa lettori” di sabato 23 settembre al Teatro Milanollo di Savigliano. Tante, poi, le suggestioni
raccolte durante l’inaugurazione di venerdì 22 settembre al Teatro Milanollo di Savigliano con Antonella
Agnoli (“La casa di tutti. Città e Biblioteche”, Editori Laterza) e nel corso della lezione “Leggere vuol dire
raccogliere” di Marco Balzano di sabato 23 settembre al Centro Polifunzionale “G. Arpino” di Bra.

Analogo interesse, inoltre, per gli eventi della domenica presso la sede saviglianese dell’Università degli
Studi di Torino con Cecilia Cognigni (direttrice Biblioteche Civiche torinesi), Rocco Pinto (“Viaggi di Carta”,
Edizioni E/O) e il convegno “Innovazione, prossimità, comunità: il nuovo ruolo delle Biblioteche” alla
presenza di numerosi bibliotecari ed esperti di biblioteconomia. Conclusione emozionante nel nome di Italo
Calvino, infine, con lo spettacolo “Le città invisibili” interpretato dal cantautore Simo Cimo Nogarin e
andato in scena nella serata di domenica 24 settembre al Milanollo di Savigliano. Un amalgama di storie,
uomini e persone grazie al quale si sono riscoperte le biblioteche quali luoghi dinamici, parte integrante
della civiltà, aperti al cambiamento e in grado di rispondere ai bisogni della società in modo flessibile e
attento.

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Alison Espach “Questi adulti” -Bollati Boringhieri- euro 18,00

Dopo il successo del precedente “Appunti sulla tua scomparsa” (ispirato alla morte di uno dei suoi fratelli adolescente) ora la scrittrice americana 39enne fa di nuovo centro con questo romanzo che, in parte, può essere considerato di formazione.

Racconta la fatica di crescere della protagonista Emily, a partire da quando ha 14 anni e guarda al mondo degli adulti con occhio acuto e intelligente. Siamo nel Connecticut, primi anni Novanta, a Fairfield, tra case lussuose e scuole private, ed Emily, decisamente più avanti dei suoi coetanei, preferisce osservare come si muovono nella vita “i grandi”.

E’ l’inizio di una serie di avvenimenti che ne segneranno la crescita e le tappe della vita. Il suo mondo va in pezzi quando i genitori decidono di separarsi e di lì in poi sarà una girandola di esperienze. La narrazione parte dalla festa per i 50 anni del padre che distrugge la famiglia per la sua relazione con la moglie del vicino, Mrs Resnick. Gli eventi precipitano quando il marito dell’amante, un brutto giorno, esce in giardino e mette fine ai suoi tormenti infilando la testa in un cappio. Alla scena assiste, in silenzio e sgomento, proprio Emily.

Le cose cambieranno ancora quando il padre fa una figlia con l’amante, ed Emily si ritrova a fare i conti con la disperazione materna che aumenta a dismisura. In seguito il genitore si trasferirà a Praga inanellando relazioni con altre donne, mentre gli anni scorrono con Emily palleggiata da un genitore all’altro.

A segnare la vita della protagonista c’è pure la relazione con il suo professore di inglese Mr. Basketball, iniziata con approcci inappropriati del docente 24enne attratto dall’allieva 15enne. Il resto sarà passione travolgente fatta di sesso e infatuazione, sensi di colpa, vergogna, incontri segreti. Una relazione clandestina che continua, tra alti e bassi, anche quando Emily è ormai adulta, ma stregata da quel legame che fatica a mettere da parte.

Il tutto raccontato con profondità ed ironia, attraverso lo sguardo di Emily che, man mano che cresce, si rende conto dei mille difetti e dei continui errori di quegli adulti che tutto possono essere, ma non esattamente modelli da imitare.

 

 

Shehan Karunatilaka “Le sette lune di Maali Almeida” -Fazi Editore- euro 20,00

Non è sempre di facile lettura questo romanzo dello scrittore Karunatilaka, nato nello Sri Lanka nel 1975, che gli è valso il prestigioso Booker Prize nel 2022.

La storia è ambientata nel suo paese, nel 1989, al culmine del conflitto sanguinario che vide su fronti opposti la maggioranza buddista e il governo contro i separatisti induisti del nord e dell’est e di etnia Tamil, durato dal 1983 fino al 2009, lasciando lo Sri Lanka in bancarotta.

Su questo sfondo si sviluppa la trama forsennata e pirotecnica, a tratti grottesca e surreale. 471 pagine che raccontano i 7 giorni (7 lune) che il defunto fotoreporter Maali Almeida, gay clandestino, dello Sri Lanka, ha a disposizione per scoprire il suo assassino e farsi giustizia. Al suo “risveglio” sente il corpo smembrato affondare nelle acque del lago Beira, ma non ha idea di chi ce l’abbia buttato. Dopo una vita turbolenta e la passione per il gioco d’azzardo, ora si trova in uno spazio intermedio tra la vita e la morte. E’ lui stesso a narrare la sua storia di fantasma smemorato che cerca di risolvere il proprio omicidio.

Impossibile riassumere o rendere anche solo lontanamente il fascino intrigante di questo romanzo che viaggia tra corpi smembrati dai macabri squadroni della morte, fantasmi sospesi che assistono ai ritrovamenti delle loro spoglie mortali massacrate e gettate in acqua dentro sacchi della spazzatura. Sono continue, ironiche e divertenti, le incursioni tra questo e l’altro mondo. Personaggi e anime bizzarri, avventure spassose e tragicomiche, delitti e depezzamenti di corpi a iosa.

Il fantasma di Maali si ritrova in una sorta di limbo che assomiglia parecchio a un gigantesco apparato burocratico, con regole rigide da rispettare; per esempio le anime dei morti possono andare solo nei luoghi in cui i loro corpi sono stati da vivi. Soprattutto il tempo concesso nel limbo è di soli 7 giorni, prima di riunirsi con la “Luce Eterna”; o più probabilmente reincarnarsi in qualche altro essere vivente.

Lungo le pagine si dipana un viaggio onirico in cui tutti -governo, secessionisti, politici e civili- commettono qualche crimine e nessuno vive indenne da brutture e violenze.

Non propriamente un testo volutamente politico, ma sicuramente una denuncia efficace dei recenti anni bui del paese, tra corruzione, discriminazioni razziali, malaffare e violenza dilaganti, giustizia inesistente e tanto sangue.

26 anni di conflitto, più di 100 mila morti -di cui 40 mila civili- crimini contro l’umanità di ogni tipo. Sparizioni forzate, delitti efferati, massacri di poveri innocenti attuati dalle forze del governo, bambini-soldato usati dalle Tigri Tamil e tanto altro orrore sono l’orribile bilancio di una delle guerre civili più sanguinose degli ultimi decenni, in un area del mondo in cui vivere è complicato.

 

Giulia Alberico “I libri sono timidi” -Galaad Edizioni- euro 12,00

Per chi ama leggere, questo libro è un po’ come ritrovarsi a casa e riconoscersi. Sono pagine che avremmo voluto scrivere noi per esprimere al meglio la passione divorante della lettura. E non possiamo che venire piacevolmente travolti dai ricordi dell’autrice, che parlano anche del nostro vissuto.

Ci si riconosce a pelle con i pensieri di Giulia Alberico, per anni insegnate di lettere a Roma. La professoressa che tutti avremmo voluto avere, e che sicuramente deve aver contagiato schiere di studenti con il meraviglioso e salvifico virus della lettura.

La sua navigazione immersa nei libri è iniziata prestissimo, in età prescolare, e non è mai finita. Racconta di quando bambina, prima di essere in grado di decifrare i segni scritti, leggeva ascoltando le storie narrate dagli adulti; parole per lei legate in modo indissolubile agli odori, a seconda dell’oratore.

Poi l’urgenza di cavarsela da sola e la meraviglia precoce di un bimba piccolissima che praticamente impara a leggere prima ancora di andare a scuola. L’amore per la lettura sgorga in lei dirompente fin dai 4 anni; quando in uno sperduto paesino in provincia di Chieti, dove non c’è un asilo, segue la madre -maestra elementare- da una classe all’altra come ospite.

Scorrono pagine in cui ricorda la prima mesta libreria che poco la convinceva con le vetrine di rosari, santini e pubblicazioni sacre, più che altro simile a una sacrestia. Ben diverso è l’universo di libri che le si schiude in una casa di zii preti la cui biblioteca è un luogo delle meraviglie in cui lei a 7 anni si perde letteralmente, ammaliata e assetata di letture.

Dal primo libro letto -“La luna e sei soldi” di Somerset Maugham- non si è mai più fermata. Ha il sapore anche del nostro passato il suo ricordare la fascinazione di collane editoriali memorabili, come la Medusa e i piccoli BUR, o i primi Oscar Mondadori. E via lungo tutte le tappe della sua vita, compresi i primi sceneggiati in bianco e nero ispirati dai grandi classici della letteratura, che si andavano a vedere dal vicino fortunato che possedeva un televisore.

I libri la consolavano, placando angosce e tristezze man mano che si addentrava nelle pagine. Le aprivano mondi nuovi; come quello della giustizia con la lettura del “Buio oltre la siepe”, o i classici russi e americani che ampliavano ulteriormente il suo orizzonte. E via … di libro in libro, dai primi scelti sull’onda dell’emozione a quelli della maturità selezionati con criterio, sempre onnivora e curiosa di tutto.

Un’ emozionante biografia letteraria dell’autrice che lega le varie letture alle tappe della sua vita. Non solo ci incanta, ma ci spinge a riesumare anche i nostri ricordi di letture nel passato. E già… perché anche questo è uno dei tanti poteri sprigionati dalle pagine di un libro.

 

 

Luca Briasco “Il re di tutti. Un ritratto di Stephen King”

– Salani- euro 16,00

400 milioni di copie vendute, oltre 700 romanzi frutto della sua mente geniale, lui è il maestro dell’Horror a livello planetario; che piaccia oppure no, è comunque un mostro sacro. L’americanista agente letterario Luca Briasco ne traccia un profilo interessante, non un saggio critico, piuttosto un biografia filtrata attraverso le letture di alcuni suoi romanzi.

Risultato, un libro snello e scorrevole che ripercorre le tappe salienti della vita di King, nato a Portland il 21 settembre 1947; in quell’affascinante Maine dove ha ambientato molte delle storie che gli hanno dato successo e fama.

Scopriamo che ha avuto un’infanzia segnata dall’abbandono del padre. Stephen ha appena due anni, quando l’incostante e donnaiolo genitore, Donald Edwin King, esce di casa per comprare le sigarette e non si fa mai più vedere.

La madre Ruth prende lui e il fratello adottato e inizia a cercare svariati lavori, soggiornando presso vari parenti. Donna sola, forte, responsabile e soprattutto molto intelligente, tanto da essere la prima a cogliere le qualità del figlio e incoraggiarle.

Stephen fin da piccolo è un lettore seriale, come se cercasse nuovi mondi in cui stemperare i suoi dolori. Inizia a scrivere racconti, ma la svolta è quando ha 12 anni, una mente brillante e fantasia da vendere, e la madre gli regala una macchina da scrivere Underwood, sulla quale battere i tasti da cui escono i manoscritti che inizia a inviare agli editori e alle riviste.

Adulto, sposato e -contrariamente al padre- marito fedelissimo e irreprensibile, è nella scuola dove insegna quando la moglie gli telefona per dargli la notizia che cambierà per sempre la loro vita. Siamo nel 1973 e l’editor Bill Thmpson Doubleday decide di pubblicare “Carrie”, trasposto anche in film di successo. A dare forma alla ragazzina bullizzata dalle compagne di scuola sarà la meravigliosa Sissy Spacek, all’epoca giovanissima talentuosa e capace di scatenare una furia diabolica. Ed è solo l’inizio della carriera dello scrittore capace di guardare negli abissi della mente e trasformarli in best seller inimitabili.

 

“Un pomeriggio di primavera”, i racconti del Novecento di Mauro Franco

Da pochi mesi è stato pubblicato il libro “Un pomeriggio di primavera”. Stilato da Mauro Franco e edito da “Edizioni Tripla E”.

Il libro consta di una serie di racconti ambientati in diversi periodi del Novecento. Il filo conduttore è incentrato sul modo in cui gli avvenimenti storici condizionano le nostre vite e come gli occhi delle persone comuni vedono e giudicano tali vicende. Per approfondire i dettagli abbiamo intervistato l’autore.

Perché ha scritto “Un pomeriggio di primavera”?

Sono sempre stato un grande appassionato di letteratura e di storia. Pertanto, ho cercato di unire queste mie passioni facendo sì che la mia fantasia partorisse dei racconti ambientati in alcuni periodi storici del Novecento. Quali la cosiddetta “Belle Epoque”, le guerre mondiali, il fascismo, il secondo dopoguerra, il boom economico. I protagonisti però sono delle persone assolutamente comuni che vivono questi episodi e, molte volte, animati da sentimenti genuini e sinceri li giudicano. I racconti sono ambienti in alcuni paesi della Valle di Susa, ma potrebbero svolgersi in qualsiasi località.

Lei di che cosa si occupa?

Lavoro nell’ambito tecnologico di un istituto bancario occupandomi di tematiche concernenti l’informatica. Una buona parte del tempo libero però lo dedico alla lettura, principalmente di romanzi e di saggi storici.

Potrebbe descriverci la trama di qualche racconto del suo libro?

Un racconto vuole rappresentare come un misero vagabondo, sempre umiliato e deriso, riesce ad assurgere a un certo prestigio proprio durante i suoi ultimi mesi di vita. Praticamente diventa, in modo involontario, una pedina importante nel gioco politico del comune dove ha vagabondato per decenni. È un racconto ironico, e a tratti anche grottesco, che intende essere una critica nei confronti di una cultura molte volte eccessivamente perbenista.

È il racconto al quale è più affezionato?

Come un buon padre sono affezionato a tutti i miei racconti allo stesso modo. Tutti hanno come protagonisti persone molto semplici. Per esempio, una coppia di umili sposini che all’inizio del Novecento trascorre il viaggio nozze visitando per alcune ore il centro di Torino. Sono nati e cresciuti sulle montagne della Valle di Susa e con occhi ingenui vedono a modo loro alcuni aspetti della città. Per questo racconto mi sono ispirato ai miei nonni materni i quali, viste le ristrettezze economiche tipiche di quell’epoca, ebbero effettivamente un viaggio di nozze che consisteva in una fugace gita di alcune ore a Torino.

Quindi c’è qualcosa di autobiografico nel suo libro?

Questi racconti sono frutto della mia fantasia ma, come è inevitabile che accada, ho voluto inserire, mascherandole, delle mie considerazioni e far riferimento ad alcuni aneddoti vissuti. In un racconto la protagonista è una giovane donna che per anni attende il ritorno del suo fidanzato internato presso un campo di prigionia. In questo caso ho fatto riferimento a una cara persona che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente. Confesso che per scrivere “Un pomeriggio di primavera” ho fatto affidamento alla mia memoria per ricordare degli aneddoti che da bambino mi avevano raccontato delle persone anziane.

Quali sono i suoi scrittori preferiti?

Per quanto concerne la letteratura italiana prediligo Mario Rigoni Stern e Giorgio Bassani. Del primo il mio libro preferito è “Il sergente nella neve”; mentre di Bassani ho letto più volte “Il giardino dei Finzi-Contini”. I miei scrittori preferiti sono il britannico George Orwell e il russo Mikhail Bulgakov. Di Orwell il mio libro preferito è “1984” mentre di Bulgakov ammirò “Il maestro e Margherita”. Probabilmente il romanzo più interessante che abbia mai letto.

Un pomeriggio di primavera” è il suo primo libro?

No, anni fa pubblicai un romanzo intitolato “Elia Luzzati”. Il libro raccontava di un giovane ragazzo di fede ebraica durante il periodo delle Leggi Razziali. Dopo quel romanzo non ho più pubblicato nulla per diversi anni. Finché la casa editrice “Edizioni Tripla E”, la quale ringrazio, ha dato alle stampe “Un pomeriggio di primavera”.

Nella trama del libro come sono collegati tra loro i vari racconti?

Ho immaginato di incontrare, durante una passeggiata, un gruppo di anziani e di sedermi con loro per ascoltare dei loro racconti su alcuni personaggi che hanno conosciuto durante la loro vita.

Che cosa possono fare coloro che stanno leggendo questo articolo e intendono approfondire gli aspetti del suo libro?

Su internet è presente un sito dedicato al libro dove per ogni racconto c’è una dettagliata presentazione. Il link è: https://maurofrancowriter.altervista.org/

 

 

Appuntamenti dedicati ai bimbi alla libreria Belgravia

Questa settimana ripartono gli appuntamenti dedicati ai bambini:
Domani pomeriggio SABATO 16 settembre ORE 17
libreria Belgravia Via Vicoforte 14/d
Angelo Finiguerra racconterà il suo MELA RENETTA E ALTRI RACCONTI, un libro di favole e sogni di adulti e bambini, letti da Cristina Graziano che darà lo spunto per parlare anche di autismo, di inclusione, di CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa.

Conduce l’ avvocato Emmanuele Serlenga
Al termine firma copie con dedica
INFO e prenotazioni al 3475977883 (anche whatsapp)

IL RICAVATO DELL’AUTORE SARA’ DEVOLUTO ALL’ ASSOCIAZIONE Semplicemente Edo per i bimbi con autismo……testo raccolto da Enzo Grassano

“Scrittori di noir” non si nasce … ci va una scuola!

 

Si inaugura a Torino la Scuola di noir “Distretto 011”, da un’idea di Giorgio Ballario e Massimo Tallone

Giovedì 21 settembre, ore 18,30

“Rimango talmente impressionato dalla lettura di un libro giallo, che quando lo poso cancello sempre le mie impronte digitali”: così raccontava la sua grande passione per i “gialli” l’indimenticato “viveur maliardo” (o “ingenuo Agostino”) Carlo (Carletto) Dapporto. Certo è che il “giallo” o “thriller” o “noir” (lo si chiami come più ci garba) è fra i generi letterari che, dai tempi degli immensi Edgar Allan Poe o di Conan Doyle o di Agatha Christie fino ai giorni nostri (con una schiera di “giallisti” nostrani mica da ridere), più entusiasma e tiene incollati alla pagina eserciti infiniti di lettori. Giovani e meno giovani. E non c’è classe sociale che tenga. Vero è però che il “giallo” che tanto appassionava e impressionava il buon Dapporto e, oggi, tutti noi (innamorati persi di quel genere portato al successo in Italia dal mitico “Giallo Mondadori”) ha da essere scritto con tutti i fiocchi e controfiocchi. Tenendo ben presente che saper scrivere non è mai “talento innato”. Il talento è importante (forse innato, quello sì!) ma poco fa se non si “sporca” con il “mestiere”, con la “scuola”. E questo vale, in modo particolare, per un genere letterario, così “tecnico” e rigorosamente “scientifico”, come il “noir”. “Come si può immaginare una trama, delineare i personaggi, scrivere un ‘incipit’ efficace, dosare la ‘suspense’ e acquisire tutti gli altri accorgimenti indispensabili per scrivere un solido e credibile racconto ‘noir’?”. A chiederselo e a chiedercelo sono Giorgio Ballario e Massimo Tallone. Giornalista a “La Stampa” e scrittore di romanzi “noir”, nonché fondatore e presidente dell’Associazione di giallisti “Torinoir”, il primo; scrittore “noir” e docente di scrittura creativa, il secondo. Entrambi torinesi. Entrambi bravi. Di arguta, piacevole e vivace capacità di scrittura. Che, alla domanda, si sono dati da soli una risposta. Semplice, più o meno. “Come si può? Sedendosi dietro a un banco a imparare il ‘mestiere’”. In sintesi. Andando a scuola. Di qui l’idea di fondare, in via Borgone 57 a Torino,  “Distretto 011”, “Scuola di Noir” diretta dagli stessi scrittori-fondatori e realizzata in collaborazione con le “Edizioni del Capricorno”, che verrà inaugurata giovedì 21 settembre, alle ore 18,30. Per l’occasione lo scrittore Alessandro Perissinotto, anche lui fra i docenti, terrà una “lectio magistralis” sulla “letteratura noir”. A seguire visita della sede di “Edizioni del Capricorno” e rinfresco.

Perché il titolo “Distretto 011” e a chi si rivolge la scuola? Presto detto. “Distretto 011”è un po’ una citazione letteraria (dalla serie dei romanzi dell’“87° Distretto” del celebre scrittore americano Ed McBain, in arte Evan Hunter e un’infinità di altri pseudonimi) e un po’ come ovvio riferimento territoriale al prefisso di Torino. A chi si rivolge? A tutti gli aspiranti scrittori, agli esordienti come a tutti gli appassionati di “letteratura noir”. Spiega Giorgio Ballario: “Perché una scuola di noir? Intanto, perché a Torino non esisteva una vera e propria scuola, e poche sono quelle attive in Italia. ‘Distretto 011’ nasce da quella che è l’esperienza ormai consolidata della collana ‘Piemonte in Noir’, pubblicata da ‘Edizioni del Capricorno’ dal 2017. La scrittura di un ‘noir’ richiede la conoscenza di una serie di tecniche e di regole. Immaginare una trama, delineare i personaggi, scrivere un ‘incipit’ efficace, dosare la ‘suspense’. Una delle prime cose che deve fare l’aspirante scrittore è mettersi nei panni dell’investigatore o del criminale, quindi imparare a vedere il mondo secondo una particolare ottica. Bisogna saper guardare oltre, saper pensare male e abituarsi al fatto che ogni verità è solo una versione. Per questo una ‘scuola di noir’ è utile anche nella nostra quotidianità, perché aiuta a diventare un po’ più disincantati e un po’ più consapevoli”.

Le lezioni prenderanno il via sabato 2 ottobree si svolgeranno presso la sede di “Edizioni del Capricorno” (via Borgone, 57, Torino). Sono previste 17 lezioni, sempre al lunedì, dalle 18,30 alle 21,30. Gli incontri con i docenti ospiti, invece, si terranno il sabato, in date da definirsi. Il corso sarà in presenza, ma fruibile anche online “via Zoom” (le lezioni si potranno seguire in diretta oppure registrate). Il costo è di 900 euro.

Info: Via Borgone, 57, 10139 Torino – Tel. 011 385.36.56

www.edizionidelcapricorno.it/scuola-di-noir/

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Immagine-guida “Scuola di noir”

–       Giorgio Ballario

–       Alessandro Perissinotto

 

L’isola del libro – Speciale Jane Birkin

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Tutto è già stato detto e scritto sull’icona Jane Birkin, trovata morta all’alba del 16 luglio nella sua casa parigina dall’infermiera che l’assisteva. Aveva 76 anni ed era malata da tempo, combatteva dal 1998 contro la leucemia e a complicarle l’esistenza era subentrato nel 2021 un’ictus.

Era bellissima, anche negli ultimi tempi, sebbene gonfia per i farmaci; con quel sorriso unico intriso di vita, dolore, fragilità, sensibilità oltre misura. Un volto indimenticabile e un fascino che arrivava dritto da dentro, con tutta la vita macinata; tra successi, amori totalizzanti destinati a finire, il suicidio della primogenita, e tantissimo altro ancora.

Diventata famosa con la scandalosa canzone “Je t’aime…moi non plus” che Serge Gainsbourg aveva scritto per l’amore precedente Brigitte Bardot, poi l’aveva fatta interpretare dalla giovanissima Jane. Ma non si ricorda mai abbastanza che lei aveva

-di suo- talento da vendere. E’ stata modella, cantante, attrice; ha lavorato con grandissimi registi, come Antonioni, Agnès Varda, Godard, Tavernier. Sempre capace di intensità coinvolgente racchiusa in un semplice sguardo.

Non è stata solo l’esile ragazza che girava con l’enorme cesta di paglia in ogni stagione, e neppure solo la suggeritrice della famosa Birkin di Hermes, tutt’oggi un autentico investimento.

Se si vuole cercare di capire più a fondo questa incredibile donna, la strada maestra è leggere i suoi diari. Ha iniziato a scriverli a 11 anni e li ha chiusi per sempre nel 2013, schiantata dal dolore per la morte della figlia Kate Berry; volata dal quarto piano della sua casa parigina, a 46 anni, dopo una vita appesantita dall’uso di droghe e male di vivere.

Da vedere è anche il ritratto pieno di bellezza, amore e malinconia, racchiuso nel docu-film girato dalla figlia Charlotte Gainsbourg dal titolo “Jane by Charlotte”

Jane Birkin era nata a Londra il 14 dicembre 1946, figlia di un ufficiale della Marina britannica, (c’è chi sostiene che fosse un uomo dei servizi segreti di Sua Maestà); rampolla dell’establishment anglosassone, ma mossa da un dirompente desiderio di libertà. Ribelle di buona famiglia e rimasta comunque sempre legatissima ai genitori.

Ha inanellato tre matrimoni e da ognuno è nata una figlia. Dal grande compositore John Barry ha avuto Kate. Poi Serge Gainsbourg padre di Charlotte e infine il regista Jacques Doillon col quale ha messo al mondo Lou.

La sua vita affettiva sembra quasi condannata a storie in cui la tendenza era annullarsi per chi amava. Diventerà icona della Swinging London dopo aver recitato nel 1966 in “Blow up” di Antonioni, e sarà solo l’inizio dell’ inarrestabile ascesa.

 

Jane Birkin “Munkey Diaries. Diario 1957-1982” -Edizioni Clichy- euro 19,00

Jane ha solo 11 anni quando inizia ad affidare i suoi pensieri e il racconto delle sue esperienze alle pagine del diario, rivolgendosi a Munkey; uno scimmiotto di peluche vestito da fantino regalatole dallo zio e dal quale tenderà a non separarsi più….fino a….

Sono i resoconti di una bambina, figlia dell’attrice Jude Campbell e di David Birkin, comandante della Royal Navy, e ci portano dritti nel suo mondo, la quotidianità in famiglia e con i coetanei.

Poi le prime esperienze lavorative, dalle piccole parti in “Blow Up” di Michelangelo Antonioni e “La piscina” con Romy Schneider e Alain Delon. Nel diario racconta le sue giornate sui set, al cospetto di attori e attrici di grande valore come Vanessa Redgrave.

C’è la storia d’amore con il compositore John Barry che sposa a soli 18 anni nel 1865, piena di aspettative e sogni che si sfilacciano presto in disinteresse da parte di lui, sempre troppo preso da se stesso, la sua arte, le sue priorità. Nel diario Jane rivela tutto il doloroso sentire con un uomo che la considerava un’appendice. E la nascita della figlia Kate acuirà ancor più il senso di solitudine.

La relazione diventa turbolenta, costellata di litigi, tradimenti di lui, indifferenza alternata ad aggressività. La misura è colma nel 1967 quando scopre che il marito era a Roma col cattivo gusto di soggiornare nello stesso hotel del loro viaggio di nozze, ma con un’altra donna. Stanca di soffrire, trova il coraggio e decide che le loro strade devono separarsi; prende la figlia di soli tre mesi e plana a Parigi dove diventerà la più inglese delle francesi.

La svolta della sua vita è l’incontro con Serge Gainsbourg, che all’inizio le appare ostico e arrogante. Tutto cambia quando penetra dietro la scorza più dura dell’uomo, durante una cena da Regine; ed è subito passione.

L’Olimpo si apre con “Je t’aime …moi non plus”, che Serge Gainsbourg aveva scritto per la compagna Brigitte Bardot, e poi l’aveva cantata invece con la giovanissima Jane: viso pulito e lontana migliaia di anni luce dal divismo. La coppia fa scandalo ed esplode in tutto il suo glamour.

Jane diventa icona di seduzione e stile, modello per intere generazioni. Jane e Serge sono la coppia erotica per eccellenza e segnano un’epoca. Sarà un amore travolgente e grandissimo, lungo 12 anni, ma in realtà mai finito. Passione e intesa tra alti e bassi, genialità e alcol, viaggi e momenti meravigliosi, ma anche urla e schiaffi.

Anche in questo caso Jane affida alle pagine del suo diario il racconto di come lei tendesse ad annullarsi per l’altro. Dipendente in modo disperato da un artista sempre sull’orlo del burrone; lei lo aspetta, vive per lui, piega la sua volontà davanti a quella dell’artista narcisista e tormentato. Da loro nasce Charlotte, e qui sono i raccontati i primi anni di questa talentuosa bambina. Gainsbourg sarà comunque un padre amorevole anche nei confronti di Kate che vive con loro.

 

 

Jane Birkin “Post-Scriptum. Diario 1982-2013” -Edizioni Clichy- euro 19,00

 

C’è continuità con la precedente in questa sezione di scritti dove Jane mette a fuoco il lavoro, i viaggi, le aspettative, le difficoltà di essere madre.

Quando Charlotte è adolescente, Jane non ce la fa più a sopportare Serge, sempre più ubriaco, sporco, autodistruttivo, quasi irriconoscibile. Lo lascia, anche se mai del tutto.

A soffrire per questa separazione è soprattutto Kate che all’epoca aveva16 anni e inizia a drogarsi. La vita familiare è costellata di litigate, Kate non rispetta nulla e nessuno, svaligia gli armadi griffati materni ed è in perenne rotta di collisione con Jane. Segue la disintossicazione, ma lo spettro della droga segnerà la vita di Kate, fotografa di successo, compagna di un tossico e madre di Roman.

Poi la Birkin si innamora del regista Jacques Dillon col quale va a vivere nel 1980 e nascerà Lou; molte pagine del diario raccontano l’amore infinito di Jane per la nuova creatura. Ma anche stavolta c’è il disperato dissolversi nell’altro, l’ennesimo compagno tossico che dopo la fiammata iniziale perde interesse….e Jane ancora una volta dovrà raccogliere i frantumi di un’unione folle e sbilanciata. Fatica a restare a galla; si ancora più che mai alle tre figlie che grondano talento e diventano fotografe, attrici e cantanti. Ognuna a modo suo alla ricerca di uno spazio significativo nella vita.

Vengono poi gli anni terribili dei lutti.

La Birkin non ha mai abbandonato del tutto l’uomo della sua vita, Serge Gainsbourg, che precipita inarrestabile verso il baratro; la salute minata dagli eccessi, dall’alcol e da un tumore. Lei lo accudisce come una madre e quando lui muore nel 1991, Jane fa scivolare nella sua bara Munkey.

A pochi giorni di distanza muore anche il padre e lei fa lo spola tra Londra e Parigi, tra un funerale e l’altro, dovendo fare i conti con la devastante perdita dei due uomini che sono stati colonne portanti del suo cuore.

Ma il colpo forse più duro, non metabolizzabile, è quello della morte della primogenita Kate, che non ha mai sconfitto i suoi demoni e a 46 anni, nel 2013, vola dal quarto piano della sua casa parigina, lasciando aperto il dubbio sulla sua misteriosa morte, probabilmente cercata

Da allora i diari tacciono per sempre.

 

 

Jane Birkin “Oh scusa dormivi” -Barbès Editore- euro 14,00

Questo è il dialogo di una coppia in crisi. Una scena di vita, diventata anche una commedia teatrale autobiografica di Jane Birkin in Francia negli anni 90, poi un film per la televisione diretto dall’autrice.

Protagonisti sono un artista già affermato e una giovane attrice, bella quanto insicura e fragile. In queste pagine si assiste al racconto-dialogo che ha luogo durante una notte in cui lei sveglia il compagno e si inerpica sul difficile sentiero in cui a suon di domande tenta disperatamente di fare il punto della situazione, della loro storia.

Momento sbagliato per interrompere il sonno di lui e subissarlo di dubbi, domande complicate e risposte dolorose in cui c’è l’ansia per il tempo che scorre troppo veloce, il disinteresse e la noiosa mortale abitudine.

Sono una coppia apparentemente consolidata; ma dietro l’apparenza si sono aperte crepe importanti, la crisi è in pieno atto e sviscerare ogni pensiero aprirà ancora di più il solco profondo che li sta dividendo. Lei è rosa dai dubbi e dalle incertezze sul loro legame e annaspa alla disperata ricerca di conferme. Adotta più strategie, dai ricordi del passato alle minacce sul futuro.

Ma finisce per schiantarsi contro il muro del fastidio di chi vorrebbe solo dormire e non ha alcuna intenzione di analizzare la storia che si sta sfilacciando. Impossibile rinsaldare un rapporto che ormai sembra avere fatto il suo tempo.

 

 

Jennifer Radulović “Gainsbourg Scandale” -Edizioni Paginauno- euro 23,00

 

Per capire più a fondo l’esistenza di Jane Birkin aiuta questa splendida biografia del suo compagno storico Serge Gainsbourg, scritta dalla storica Jennifer Radulović. Storia della vita di un “poeta” geniale e maledetto che si legge come un romanzo e ripercorre la parabola del mito ribelle e provocatore, nato nel 1928 a Parigi e morto nel 19991.

Come scrive nell’incipit la Radulović «Questa è la storia d’amore di un uomo alluvionato nell’anima». Una frase in cui c’è tutto il destino di Gainsbourg, ritenuto il compositore più prolifico e intrigante del XX secolo; colui che ha saputo trasformare l’Amore – per la bellezza e l’arte- nella sua musa, ragione di vita, vocazione e condanna che alla fine lo consegnerà alla solitudine. Amante del lusso, di belle donne, sigarette Gitanes, degli eccessi – primo fra tutti l’alcol- attratto dall’oscurità e tormentato.

Qui viene ripercorsa l’intera sua vita a partire dalla nascita a Pigalle dal russo ebreo nato a Costantinopoli Joseph Ginsburg; pianista di discreto talento, emigrato a Parigi nel 1921 con la moglie Olga di due anni più grande di lui. Amano entrambi la musica che è la fonte di sostentamento della famiglia, allietata dalla nascita di 3 figli.

Il 2 aprile 1928 viene al mondo il gracile Lucien Ginsburg, il futuro Serge Gainsbourg. Il libro narra la sua infanzia tra Pigalle e la guerra, poi l’accademia di pittura e l’esplodere della vocazione musicale.

Gli esordi nei piano bar turistici, in seguito i primi album e via via verso un crescente successo, le sue canzoni interpretate da donne famose, tra le quali Brigitte Bardot con la quale imbastì anche una complicata relazione sentimentale di 3 mesi intensissimi.

Una vita densa di avvenimenti quella di Serge Gainsbourg, provocatore capace di rompere gli schemi e scandalizzare. Un genio, autore di oltre 1400 canzoni che vanno dalla musica classica al jazz, dal rock al reggae. Capace di spaziare brillantemente dalla creatività del musicista a quella del paroliere, divo, attore, regista, personaggio televisivo, pittore e romanziere.

Sul versante della vita privata ha collezionato due matrimoni e due figli prima di incontrare la musa per eccellenza, Jane Birkin; conosciuta nel 1968 sul set di “Slogan”. Il primo approccio non è dei migliori, lui caustico e arrogante. Poi la scintilla scocca una sera improvvisamente: lui 40enne di successo e Jane 21enne che nel breve arco di una notte scopre l’anima dell’uomo che diventerà l’amore della sua vita.

Nonostante i 19 anni di differenza l’unione inizia totalizzante e saranno la coppia più in vista, non solo in Francia; insieme per 12 anni, nella casa che Gainsbourg aveva acquistato nel 1967 in piena liaison con la Bardot, al 5 bis di Rue deVerneul. Dall’erotica “Je t’aime ….moi non plus” che canteranno insieme, i due raggiungono il successo planetario.

Il libro racconta molto del privato di un uomo che farà da padre alla figlia di primo letto della compagna e impazzirà d’amore quando nasce Charlotte. Poi la sua anima tormentata e l’alcolismo allontaneranno la Birkin che inutilmente tentava di salvarlo; quando puzzava di alcol, non si lavava e diventava insopportabile. Ma anche dopo la separazione e altri amori il loro legame resterà unico, indissolubile.

A tenerli uniti c’è pure la figlia Charlotte, il cui Dna gronda del talento dei genitori; basti ricordare che a soli 14 anni debutta nel cinema e vince il prestigiosissimo premo César.

La corsa verso la morte di Serge è inarrestabile, e Jane deve arrendersi alla sua auto-distruttività. Gainsbourg morirà il 2 febbraio 1991 – un mese esatto prima di compiere 63 anni- stroncato da un arresto cardiaco nel suo letto, da solo, nella casa che lo aveva visto felice con la sua musa. La sua salute era minata da tempo, condannato da un cancro in metastasi.

Jane nella bara del suo grande amore mette Munkey, dal quale non si era mai separata, perché accompagni Serge nel viaggio nell’al di là. Poi lo seppellisce nel cimitero di Montparnasse, tra il lutto generale e l’encomio del Presidente della Repubblica Francese François Mitterand che lo definisce uno dei più grandi artisti del paese.

Ma poiché la vita può essere assurdamente spietata, Jane, che all’epoca ha 45 anni, lo stesso giorno del funerale di Serge perde il padre a Londra, e subito riparte per salutare l’altro protagonista della sua esistenza.