“18.12-Pisa Centrale” di Flavia Forestieri, “Commedia all’italiana” di Jacopo Milani e “Nanosomia le dimensioni dell’amore” di Carlo Junior Desdro. Sono loro i tre racconti vincitori della seconda edizione del concorso letterario A/R Andata e racconto. In viaggio…. con amore. Un’iniziativa lanciata, dopo il successo della prima edizione, dal Salone Internazionale del Libro di Torino e del Gruppo FS con l’obiettivo di premiare racconti inediti di scrittori e scrittrici esordienti dai 16 anni in su.
Un modo per rimarcare la vicinanza del Gruppo FS al mondo della cultura, ai suoi territori e ai suoi prodotti. Cultura che non è solo quella dei grandi eventi, dei grandi personaggi, ma anche quella che vede protagonisti scrittori e autori in erba che con le loro parole e i loro messaggi sanno restituire il romanticismo intramontabile del viaggiare e il fascino del treno, inteso non solo come mero mezzo di spostamento, ma anche come eccezionale veicolo di conoscenza, cultura e incontro con il mondo.
Gli autori sono stati premiati sabato da Alessandra Calise, responsabile comunicazione esterna e media del Gruppo FS. La cerimonia è stata introdotta dal Presidente del Salone del Libro Silvio Viale e si è tenuta nell’ambito della manifestazione Portici di Carta.
Nelle motivazioni della premiazione c’è tutto il significato dell’iniziativa e dei suoi valori più intimi. Come quelli che si rintracciano nel racconto classificatosi primo, quello di Flavia Forestieri. Secondo la giuria (composta da noti scrittori e scrittrici italiane e da un rappresentante del Gruppo FS), si tratta “un racconto preciso, un racconto che sa di cosa sta parlando, un racconto che ti tiene seduta sul posto accanto – quello che di solito si vorrebbe vuoto, ma con questo bravo modo di descrivere il mondo si resta accanto a te volentieri”.
Milani, invece, secondo la giuria, “con pochi tratti, un tocco umoristico stralunato e lieve, e soprattutto uno sguardo di assoluta tenerezza verso le debolezze che ci rendono umani, Milani racconta senza mai cedere alla tentazione della retorica la verità più semplice – e più complicata da mettere in parole – degli amori che durano quanto la vita. Cioè che il viaggio è lungo e complicato, e che è impossibile, umanamente impossibile, arrivare preparati all’ultima fermata”.
Le motivazioni del successo di “Nanosomia” di Carlo Junior Desdro, infine, prendono le forme di uno scambio tra due giurati Valentina Farinaccio e Guido Catalano che discutono sulla qualità dell’opera. Per Farinaccio emerge subito “la grazia con cui è scritto (un corpo piccolo, una piccola stazione e così via: tutto sembra combaciare con la prosa minima, gentile e precisa utilizzata). Mi è piaciuto il viaggio di una vita raccolto in poche pagine”, mentre Catalano prima scettico, alla fine ammette: “la cosa che più mi piace di questo racconto è la magia che pervade tutta la storia, potrebbe diventare un cartone animato in stile giapponese, credo si chiamino “Anime”. Proprio quella stessa magia che solo il legame tra cultura, letteratura e il tema del viaggiare riescono ieri come oggi perfettamente a restituire.
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
nazismo? E’ esattamente quello che ha vissuto la piccola Inge Brigitte, figlia di Rudolph Höss, comandante della più atroce ed efficiente macchina di morte per lo sterminio degli ebrei (e non solo), il campo di concentramento di Auschwitz. E una volta scoperta la verità, come è possibile convivere con un tale fardello nell’anima? La verità è quello che viviamo o quello che accade alle nostre spalle?
Questa è l’agghiacciante autobiografia scritta da Rudolf Höss, che comandò il campo di sterminio di Auschwitz dal 1940. In fuga nel 44 venne infine scoperto e arrestato. La Corte Suprema di Varsavia lo giudicò colpevole di crimini contro l’umanità e lo condannò all’impiccagione, eseguita nel cortile del campo di Auschwitz il 16 aprile 1947.
La giornalista e scrittrice tedesca di origine ucraina che ha già rivelato la sua profondità di pensiero nel bellissimo “Forse Esther”, ora entra nell’essenza di 57 fotografie, scelte tra ricordi di famiglia, scatti di fotografi famosi –come Robert Capa, Josef Koudelka, Francesca Woodman- oppure scovate nei mercatini, su Internet, in mostre, libri e archivi storici.
Questo romanzo nasce dal vissuto in prima persona dell’autore, che ha attraversato entusiasmi e dolori di una relazione tossica che rischiava di rovinargli la vita. Lui è riuscito a smarcarsi dal pericolo, ha fatto tesoro della sua esperienza e ha scritto il libro.
Quella del pane è una grande storia che viene da lontano, scorrendo dal tempo in cui i nostri antenati si stupirono per la simmetria dei chicchi sulla spiga fino a oggi, dove miliardi di esseri umani ancora soffrono la fame e sognano il pane mentre altri lo consumano e lo sprecano nell’abbondanza. Nato migliaia di anni fa in Mesopotamia, nominato con molteplici nomi fin dall’antichità, riportato nelle memorie incise sulle tavolette di terracotta, scritto sulle pergamene, nei poemi orali e nei testi religiosi, il pane è l’architrave del Mediterraneo. Per secoli è stato l’unico contraltare a carestie, epidemie, alle morti per inedia, l’unico elemento ( tra l’altro, comunitario) in grado di separare la sopravvivenza dal baratro della fame. Per questa ragione è stato anche uno straordinario simbolo in tutte le religioni. Ha accompagnato, assumendo la forma e la sostanza della galletta, della focaccia o del biscotto, innumerevoli viaggiatori e pellegrini, marinai e nomadi. Si è ritrovato, suo malgrado, al centro di dispute sanguinose e interminabili: le guerre per procacciarsi il cibo, ma anche le lunghe controversie sul pane lievitato oppure azzimo, da usare per la comunione. E’ stata una disputa inevitabilmente infinita perché il pane è anche un simbolo posto al centro del rito eucaristico. Lo si ritrova, nelle sue mille varietà, in molte opere d’arte dall’antico Egitto fino alla pop art. Raccontando questa saga sul pane, Matvejević ( uno dei più grandi intellettuali balcanici, nato nel 1932 a Mostar e morto sei anni fa a Zagabria) ci parla di Dio e degli uomini, della storia e dell’antropologia, della fame e della ricchezza, della guerra e della pace, della violenza e dell’amore. Un libro importante, denso di significati, dove la saggezza spesso è temprata nel dolore ma è pur sempre piena di speranza. Con la prefazione di Enzo Bianchi e la postfazione dello scrittore Erri De Luca, Pane nostro è una opera ricchissima di riferimenti storici e letterari, di citazioni. Un libro potente che rappresenta un omaggio poetico all’alimento più semplice inventato dall’uomo.


Due epoche e due luoghi diversi.
Nathan Hill è uno degli scrittori americani oggi maggiormente quotati; il suo esordio è stato nel 2016 con “Il Nix”, accolto come caso letterario dell’anno e di strepitoso successo a livello mondiale.
Impossibile definire in modo esaustivo Sam Shepard, uno degli uomini più complessi e affascinanti del panorama culturale, cinematografico e teatrale americano. Nato a Forth Sheridan il 5 novembre 1943; morto nella sua casa del Kentuky il 27 luglio 2017, a 73 anni, per le complicanze della sclerosi laterale amiotrofica con cui combatteva da tempo.
Questo libro è un capolavoro, a un prezzo tutto sommato accessibile. Volume da collezione e raffinato manuale che ripercorre e racconta la storia della civiltà attraverso le sue scoperte, invenzioni e i manufatti della storia dell’uomo. Insomma chi eravamo e cosa siamo stati capaci di fare. Una guida alla ricostruzione della civiltà dagli albori, testimonianza per generazioni future.




