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Alla scoperta di HACCA EDIZIONI

Hacca è una piccola casa editrice marchigiana con una grande modernità, sia per quanto concerne i titoli che per le scelte editoriali. Stupisce da subito la grafica curatissima, lo stile e la selezione di autori e testi che ne sottolineano l’importanza del lavoro sottostante. Fondata e diretta da Francesca Chiappa, si occupa dal 2006 di pubblicare recuperi del Novecento e narrativa contemporanea. Propone titoli eterogenei ma accomunati da un’attività di ricerca che valorizza da un lato la tradizione della letteratura industriale italiana, dall’altro opere – di autori esordienti e non – nelle quali gli immaginari narrativi sono tracciati riservando un’attenzione particolare al linguaggio, spesso innovativo se non sperimentale. Vi presentiamo qui due romanzi del loro ampio catalogo 2023 che abbia letto e recensito per voi.

NOTTE- Elisabetta Pierini- di Valeria Rombolà

Dopo il successo de “La casa capovolta”, che nel 2021 è valso all’autrice il Premio “Calvino”, Elisabetta Pierini torna con un romanzo dalla scrittura fascinosa in grado di tenere il lettore incollato alla pagina. Ambientato in un paese dove non succede mai niente, sarà l’arrivo di un nuovo parroco (Don Filippo) a ribaltare pagina dopo pagina il senso della realtà e a svelare l’intima verità dei protagonisti che deboli e spaesati vivono la loro “notte”. La Pierini fa addentrare il lettore in una verità cruente e in grado di ribaltare l’ apparente calma. Insieme a Don Filippo, epicentro narrativo del romanzo, si intersecano le storie lontane ma in realtà vicinissime degli altri protagonisti, su uno scenario oscuro e inquietante. Un libro potente in grado di generare un un fortesenso di straniamento che “il lettore non sa fino a che punto assecondare” (Il Resto del Carlino). Nel titolo viene celato tanto del senso del romanzo: una lenta e progressiva rivelazione della “luce” di verità nascosta dietro una notte di menzogne e sospetti infondati.

L’ORO E’ GIALLO-Benedetta Fallucchi-di Francesca Bono

Che questo romanzo, opera prima di Benedetta Fallucchi, abbia un che di originale, lo si intuisce già dal titolo. Immaginate quanto questa impressione si concretizzi nel momento in cui si palesa la protagonista indiscussa di questa narrazione: la pipì. È infatti attraverso il rapporto con la propria vescica che la protagonista esprime, scoprendoli talvolta nel corso della narrazione, vissuti, pensieri, descrive eventi e ricordi. Blocchi fisici e psicologici sono abilmente tracciati e resi tangibili da un’apparentemente scontata funzione corporea, in grado però, quando occorre, di “parlare” in maniera molto esplicita. “Elucubrare sulla propria vescica è un lusso”, scrive l’autrice. Ma lusso è anche riuscire a fare della pura e semplice minzione un filo conduttore, a volte un elemento di rivelazione, di un’intera storia di vita. È un linguaggio denso, carico di riferimenti e correlazioni temporali, che a un tempo confonde e costringe a tenere alta la tensione di pensiero, a fare da sfondo a questa irriverente modalità narrativa, perfettamente in linea con il taglio sperimentale adottato dalla casa editrice.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Marina Cicogna “Ancora spero” -Marsilio- euro 19,00

Marina Cicogna Mozzoni è stata la contessa del Cinema italiano, al quale ha dedicato la sua strepitosa vita. Prima produttrice cinematografica del nostro paese, è riuscita ad imporsi in un ambiente prevalentemente maschile. E’ morta nella sua casa romana stroncata dal cancro il 4 novembre, ad un soffio dall’89esimo compleanno, accudita dalla compagna- figlia adottiva Benedetta.

Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata era nata il 29 maggio 1934 a Roma, e la roulette della vita le aveva assegnato subito eccellenti carte in mano. Il padre era il conte Cesare Cicogna Mozzoni, della casata lombarda i cui quarti di nobiltà risalgono al Cinquecento e a Carlo V; la madre, la contessa Annamaria Volpi di Misurata, famiglia veneziana con radici che risalgono ai Dogi. Suo padre (nonno di Marina) Giuseppe Volpi era imprenditore, ministro dell’Economia e delle Finanze e colui che inventò la Biennale, la Mostra del Cinema nel 1932 e di conseguenza il Lido di Venezia. Mossa notevole, dettata non tanto dall’amore per il cinema, quanto dall’intento di riempire i suoi alberghi di un turismo “alto”, con le star come richiamo.

Questi i gloriosi natali, ma in seguito si è fatta strada soprattutto con la sua tempra. Il cinema in parte lo ha ereditato nel corredo genetico del Dna, poi è diventata la passione e il fulcro della sua vita. Praticamente è cresciuta nella culla della Mostra del Cinema, assistendo anche a 4 film quotidianamente e incontrando, a fianco del nonno, miti come Liz Taylor, Greta Garbo, Charlie Chaplin, e molti altri. Inoltre il padre aveva vinto l’Oscar per aver prodotto il film “Ladri di biciclette”.

Importante fu l’incontro con il produttore di “Via col vento” David O. Selznick che seriamente avrebbe voluto adottarla, e lei considerò sempre un secondo padre.

Dopo la maturità a New York intraprese studi universitari, sempre in America, in arte, letteratura e cinema. Ebbe come insegnante niente meno che Marguerite Yorcenaur, e come vicina di stanza al college Barbara Warner, figlia del famoso produttore. Fu lei a presentarle mezza Hollywood, tra cui pezzi da novanta come Marlon Brandon e Montgomery Clift.

Oltre alle star Marina Cicogna si divertì parecchio anche a frequentare il Jet Set, da Gianni Agnelli ad altri nomi del Gota internazionale. Conobbe la Monroe e fu amica di Jackie Kennedy….giusto per dare l’idea.

Dopo la laurea, tornata a Roma si occupò subito di cinema insieme al fratello Bino. Da allora dimostrò lungimiranza, acume e coraggio. Sua l’intuizione nel 64 di produrre “Belle de jour” di Buñuel con cui vinse il Leone d’Oro a Venezia. E via di successo in successo, fino all’Oscar nel 71 con “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” e l’anno scorso il premio alla carriera.

Una vita ai massimi livelli, affrontata con coraggio anche nelle scelte di vita privata. Il cinema fu il colpo di fulmine per eccellenza, poi l’amore con l’attrice Florinda Bolkan durato quasi un ventennio. L’approdo degli ultimi 40 anni con Benedetta Gardona (più giovane di 25 anni) che adottò per garantirle un futuro e con la quale condivise case, viaggi, interessi.

Ma nella vita di questa donna amante della mondanità e dei nomi altisonanti ci sono state anche storie d’amore con Alain Delon quando era una ragazzina attratta dal mito, e con Lex Barker protagonista di “Tarzan”.

Questo e molto altro lo trovate in questa biografia senza veli che offre a tutto tondo una vita straordinaria. E se volete entrare ulteriormente nel mondo di questa produttrice rivoluzionaria, guardate il documentario di Andrea Bettinetti “Marina Cicogna-La vita e tutto il resto” del 2021.

 

 

Bret Easton Ellis “Schegge” -Einaudi- euro 23,00

E’ il primo romanzo in cui lo scrittore americano mette in scena se stesso adolescente nella Los Angeles degli anni 80: tra sesso in abbondanza, droghe, psicofarmaci, soldi, serial killer, e anche un po’ di nostalgia per un tempo ormai passato. Ed è un ritorno in libreria dopo 13 anni di assenza in cui si era concentrato su sceneggiature per cinema e serie televisive.

Bret Easton Ellis è nato a Los Angeles nel 1964, ricco rampollo di una famiglia abituata allo sfarzo: padre imprenditore immobiliare, madre “socialitè”, villa ultramilionaria in un quartiere extralusso. “Le schegge” è nato prima come serie di episodi nel suo podcast, ora diventato un libro di oltre 700 pagine che potrebbero scandalizzare parecchio.

Torna a raccontare la Città degli Angeli tra feste in piscina, strisce di coca, sesso promiscuo, musica new wave, in cui sono protagonisti i 17enni degli anni 80, che con Bret frequentavano la prestigiosissima Buckley School. Dunque anche un romanzo di formazione.

Oltre ai turbamenti per la scoperta della sua omosessualità, l’autore ricorda pure il caso di quegli anni in cui un serial killer seminava terrore e morte. Chiamato “Il Pescatore” si dilettava a sbudellare le sue vittime e i loro animali e, non si sa bene per quale motivo, aveva preso di mira il gruppo di Bret. Aspettatevi anche momenti horror e splatter.

Un romanzo denso di contenuti: turbamenti, difficoltà ad accettare la propria diversità, escamotage per nascondere la sua vera natura, fidanzate di facciata e attrazione per i compagni dai corpi prestanti, sesso estremo, comportamenti sopra le righe, dinamiche spinose dei rapporti in una fase complicata come quella adolescenziale…e una buona dose di cronaca cruenta e reale. E “Le schegge” diventerà quasi sicuramente una serie tv.

 

 

R.C. Sheriff “Nuove abitudini” -Fazi Editore- euro 18,50

Lo scrittore, drammaturgo e sceneggiatore inglese Robert Cedric Sheriff, nato nel 1896 e morto nel 1975, è stato un grande cantore della vita quotidiana, quella fatta di piccole cose e abitudini ripetute e rassicuranti.

In questo romanzo protagonista è il 58enne Mr Baldwin che sta per andare in pensione dopo 40 anni di onorato impiego presso una compagnia di assicurazioni della City (stesso lavoro svolto dall’autore prima di arruolarsi nel reggimento dell’East Surrey all’inizio della Prima Guerra Mondiale).

Lo spettro dell’età pensionabile serpeggia foriero di vita svuotata e sul precipizio del suicidio, fase in cui ci si sente improduttivi e quasi inutili. Mr Baldwin è un abitudinario che durante la pausa pranzo amava osservare dal London Bridge il carico /scarico delle chiatte, e l’ultimo giorno riceve il classico regalo dai colleghi, un orologio che dovrebbe scandire tempi nuovi….ma tutti da reinventare.

Vive con la moglie (placida casalinga) da sempre in una vecchia casa nei sobborghi di Londra. La coppia ha i suoi ritmi consolidati che ora vanno rivisti alla luce del tempo a disposizione che si dilata a dismisura. Il protagonista se le inventa tutte per combattere noia e momenti morti; da letture corpose a maldestri tentativi di giardinaggio, pisolini in poltrona e piccoli battibecchi senza peso, di quelli che animano le coppie collaudate da una vita insieme.

Poi qualcosa cambia e la vita riprende sprint. Durante la passeggiata abituale nella campagna del Surrey si imbattono nei frenetici lavori di nuove case in costruzione, moderne e dotate di ogni comfort. Una vita fuori dal caos che ha il prezzo di oltre 1.000 sterline. Ecco cosa catapulta i Baldwin in una nuova euforia. Contano i risparmi e mettono in vendita la loro vecchia abitazione con mobili annessi, pregustando -ma anche un po’ temendo- l’apertura di una fase inedita delle loro esistenze. Non resta che gustarvi il clima di questo piacevole romanzo.

 

 

Amira Ghenim “La casa dei notabili” -edizioni e/o- euro 19,00

Questo è un dramma familiare narrato da più voci e ricostruito anche attraverso lettere e testimonianze dei vari personaggi. A scriverlo è stata l’autrice tunisina Amira Ghenim, docente di linguistica, che con questo suo secondo romanzo rende omaggio alla figura di intellettuale e riformatore Taher-al-Haddad. Personaggio che nel 1930 scrisse il testo “La nostra donna nella sharia e nella società” facendo scalpore tanto da renderlo un reietto condannato a finire i suoi giorni in miseria. Lui è il protagonista silenzioso di questa saga familiare.

La vicenda è ambientata nella Tunisia degli anni 30 del Novecento ed è un potente affresco sociale, politico e culturale del paese in quel periodo. Al centro le vicende di due famiglie dell’alta borghesia tunisina: gli en-Neifer decisamente tradizionalisti e conservatori convinti, e gli ar-Rassa, invece, progressisti e liberali

La famiglia altolocata degli en-Neifer è formata dalla madre Jnaina, il padre Othman, i figli Moshen e Mhammed e dalla nuora Zubaida, moglie di Moshen.

La loro pace domestica viene totalmente stravolta dall’arrivo di una lettera per Zubaida che sarà l’inizio di una serie di eventi drammatici che, oltre alla famiglia en-Neifer, coinvolgerà anche quella della donna, gli ar-Rassà, e un’altra nutrita pletora di altri personaggi.

La missiva scatena il putiferio perché sembra accusare Zubaida ar- Rassà di avere avuto una tresca con il suo precettore ai tempi in cui era nubile, Taher al-Haddad.

Sarà l’inizio di una vicenda che travolgerà le due famiglie; di fatto non si capirà se davvero la giovane sia colpevole di adulterio, oppure vittima di una montatura per distruggere la sua felicità. Ogni personaggio darà la sua versione dei fatti; ma quello che più conta è l’affresco di quella società in bilico tra vecchio e nuovo, e sulla strada del cambiamento.

 

Paola Totis: scrivo per condividere esperienze e stimolare riflessioni

Informazione promozionale

Fin da bambina il mezzo espressivo che preferisco è la scrittura, ma il primo romanzo l’ho scritto come terapia: avevo bisogno di rielaborare un trauma infantile che avevo rimosso, cercando di trovare un senso a quanto mi era accaduto e alle conseguenze che ha portato nella mia vita.

 

L’autrice

Paola Totis è nata a Udine nel 1976, dove ha conseguito il Diploma all’Istituto Magistrale “C. Percoto” e il Diploma presso la Scuola di Teologia. Ha insegnato alcuni anni in varie Scuole dell’Infanzia e Primarie del Friuli. Nel 2000 ha abbandonato l’insegnamento e si è trasferita a Noventa Vicentina, dove vive attualmente. Ha esordito nel 2016 con il romanzo “Chi è senza peccato?”, pubblicato da Edizioni Giorgione. Nel 2020 ha pubblicato il secondo romanzo, “La Compagnia del Silenzio”, con LogiKal Edizioni. È dell’agosto 2023 la pubblicazione dell’ultimo romanzo “Novanta” in self-publishing. L’autrice lavora come collaboratrice nella redazione di articoli per il mensile “AREA 3 news”.

 

L’intervista

Innanzitutto cosa ti ha spinto a scrivere il primo romanzo “Chi è senza peccato?” e quale tematica affronta?
«Fin da bambina il mezzo espressivo che preferisco è la scrittura, ma il primo romanzo l’ho scritto come terapia: avevo bisogno di rielaborare un trauma infantile che avevo rimosso, cercando di trovare un senso a quanto mi era accaduto e alle conseguenze che ha portato nella mia vita. Nasce così “Chi è senza peccato?”, che parla di tre donne che sono state molestate da un prete durante l’infanzia e insieme, grazie alla ritrovata amicizia che le legava, cercano di affrontare e superare le conseguenze che la traumatica esperienza ha lasciato nelle loro esistenze. Quando ho capito quante persone sono state toccate da questo vissuto durante l’infanzia, ho deciso di pubblicare il libro per condividere con esse timori e speranze, ma anche per denunciare questa realtà spesso sottaciuta».

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Nel 2020 pubblichi “La Compagnia del Silenzio”. Questo secondo romanzo di cosa parla?
«Anche questo romanzo nasce dalla riflessione riguardo un’esperienza personale, che è un vissuto di molte persone: la malattia e la perdita di un famigliare. Il romanzo scorre su due binari paralleli, che si alternano nei vari capitoli: la vicenda di Frans Van Raey, nella città di Amsterdam del Seicento e quella di Rosalba Trevisan, nella Vicenza contemporanea. Entrambi, pur in epoche e circostanze diverse, indagano sulla morte di un genitore, che appare loro prematura e inaccettabile, giungendo a una verità inaspettata che li aiuterà ad affrontare la dolorosa perdita. Il lettore scoprirà solo alla fine il filo invisibile che unisce i due protagonisti. Questo romanzo parla dell’accettazione del limite umano e della sofferenza. Ancora oggi sono tante le malattie di cui la scienza medica non conosce le cause e le cure, molte delle quali degenerative, pur essendosi notevolmente allungata l’aspettativa di vita, che però non va di pari passo con la qualità della vita. Pertanto il romanzo affronta anche un argomento molto dibattuto: l’eutanasia».

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Di recente hai pubblicato l’ultimo romanzo “Novanta”. Titolo piuttosto curioso: a cosa allude?
«Novanta non è altro che il nuovo nome che Noventa Vicentina, cittadina in cui vivo, prende nel momento in cui nasce la Seconda Repubblica di Venezia, nel giugno 2035, dal momento che si trova a novanta chilometri dalla capitale Venezia. È un romanzo distopico, in cui immagino uno scenario politico nazionale ed europeo diverso da quello attuale, causato dai tanti moti indipendentisti e dalla volontà di uscire da una situazione economica e sociale disastrosa. A narrare la storia in prima persona si alternano i due protagonisti Carlo Zafon e Giulia Petris. Il primo è un esponente idealista e ambizioso del Partito Indipendentista, divenuto Podestà di Novanta, che desidera candidarsi al Maggior Consiglio, il Parlamento veneto, per meglio conseguire i propri obiettivi politici. Giulia Petris è una vecchia fiamma del Podestà Zafon che fa parte del gruppo di opposizione di Novanta, nato in clandestinità per contrastare le riforme attuate dalla Seconda Repubblica di Venezia. Giulia si fa assumere come segretaria del Podestà Zafon per spiarne le mosse politiche, al fine di sabotarle. La vicenda condurrà il lettore fino ai risultati delle elezioni parlamentari, attraverso due anni in cui alleanze, mosse avversarie, compromessi e tradimenti coinvolgeranno i protagonisti in una girandola di emozioni e avvenimenti che porterà a un finale inaspettato. Il romanzo vuol essere una riflessione sul potere, non solo quello politico, ma anche quello dell’uomo sulla natura e dell’uomo sulla donna».

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Quali scelte hai fatto per le ambientazioni dei tuoi romanzi?
«Ho ambientato i tre romanzi tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, territori che conosco bene perché vi ho vissuto e di cui ho voluto descrivere le atmosfere, le bellezze storiche, artistiche e naturalistiche, oltre che gli aspetti culturali. Ho fatto un’eccezione per la città di Amsterdam, conosciuta durante un viaggio, che mi ha affascinato per la sua storia e per l’apertura mentale dei suoi cittadini».

Dove si possono trovare i libri?

Essendo autopubblicazioni o libri ormai fuori catalogo della casa editrice, li distribuisco personalmente. Chi fosse interessato, può richiederli scrivendomi in privato e lasciando il proprio indirizzo per la spedizione a:
https://www.facebook.com/paola.totis.7

https://instagram.com/paolatotis?igshid=NzZlODBkYWE4Ng==

indirizzo mail paolatotis76@gmail.com

 

Rinviato incontro con Carlo Lucarelli allo IAAD

A causa di una sopraggiunta indisponibilità dello scrittore Carlo Lucarelli, l’incontro previsto per giovedì 14 dicembre allo IAAD. nell’ambito di “Add dialogue to your design” sarà rinviato nel 2024, a data da destinarsi. 

 

 

ADD DIALOGUE TO YOUR DESIGN

 

Il male fa parte del mondo, ci affascina e ci respinge. Ma come si racconta? L’incontro con lo scrittore, sceneggiatore e conduttore televisivo Carlo Lucarelli di giovedì 14 dicembre allo IAAD. per “Add dialogue to your design”, in dialogo con Andrea Bozzo, avrà come tema l’evoluzione della rappresentazione del male a partire dai grandi casi di cronaca, tra parole, immagini e canali di comunicazione, cercando il punto di incontro tra l’aspetto emotivo e l’oggettività dei fatti.

 

“Add dialogue to your design” è un originale ciclo di incontri in presenza, ideato e promosso da IAAD., con alcuni protagonisti del nostro tempo, talenti di spicco in differenti campi di ricerca e di esercizio professionale: per loro, coniugare l’esperienza creativa al valore del dialogo è, allo stesso tempo, un esercizio necessario e un dovere imprescindibile.

Il dialogo è uno dei cinque valori fondanti dell’identità IAAD., uno dei concetti chiave che l’Istituto d’Arte Applicata e Design adotta per rappresentare, definire e comunicare il proprio ruolo e le traiettorie del suo impegno culturale e formativo. Nel campo del design, il dialogo diventa l’orchestratore silenzioso che tesse lo sviluppo del processo creativo e ne guida il risultato finale. “Essere IAAD.” significa credere, oltre che nel dialogo, nei valori dell’immaginazione, del coraggio, della cultura e del rispetto.

 

BIO

Carlo Lucarelli (Parma 1960) è uno scrittore, autore televisivo e sceneggiatore. Dal 1990 ad oggi ha pubblicato oltre 20 romanzi, diversi saggi e raccolte di racconti. Per Einaudi ha pubblicato la serie di romanzi con protagonista l’Ispettrice Grazia Negro, la serie con l’Ispettore Coliandro, quella con il Commissario De Luca e la serie di romanzi storici ambientati durante il periodo coloniale L’ottava vibrazione, Albergo Italia, Il tempo delle Iene. Per la RAI è stato autore e conduttore del programma Blu Notte. Su Sky Arte HD ha scritto e condotto Muse Inquietanti ,“Inseparabili – vite all’ombra del genio” e “In compagnia del lupo – il cuore nero delle fiabe”. Dal 2017 è presidente delle Fondazione Emiliano-Romagnola per le Vittime dei Reati.

 

L’evento è gratuito e libero fino ad esaurimento posti, con registrazione obbligatoria al link:

https://www.eventbrite.it/e/biglietti-iaad-add-dialogue-to-your-design-carlo-lucarelli-770163248007?aff=oddtdtcreator

 

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Marco Meier “Ingemaus” -Feltrinelli- euro 22,00

Marco Meier ci racconta i primi 29 anni di questa donna straordinaria, morta a 87 anni, il 20 settembre 2018, della quale molto sappiamo nelle sue vesti di editrice lungimirante. Ma in queste pagine conosciamo la sua vita antecedente l’incontro con Giangiacomo Feltrinelli.

Era nata con il cognome Schöntal in Germania, a Essen, il 24 novembre 1930, da padre ebreo e madre luterana. In famiglia la chiamavano Ingemaus (topolina), e di fatto risultava una mezzosangue perseguitata dai nazisti; istruzione scolastica negata e rischio di essere deportata. Il padre Siegfried riuscì a mettersi in salvo perigliosamente e grazie al coraggio della moglie; ma oltreoceano si rifece una vita senza tornare più indietro.

Inge cresce con la madre Trudel, donna dalla tempra d’acciaio, che unisce il suo destino a quello di un ufficiale delle cavalleria tedesca, Otto. Uomo per bene che diventa un patrigno amorevole e riesce a proteggere la sua nuova famiglia per un certo tempo tra le mura della caserma di Gottinga. Ma con la fine della guerra perde tutto e la famiglia precipita verso la fame, tanto più che sono nati i fratellastri di Ingemaus, Maren e Olaf.

Nel libro scorrono l’infanzia di Inge, le amicizie, gli studi; poi finita la guerra, nel 1950, carica la sua bici gialla su un furgone, e parte in direzione Amburgo verso un futuro tutto da costruire.

Ci riuscirà benissimo. Gli inizi sono come assistente della fotografa Rosemarie Pierer. Inge dorme in uno stanzino, ma impara tutto il possibile sull’arte della fotografia. E’ minuta, bellissima, intrepida, impertinente, intuitiva, spavalda e anche fortunata; temeraria e capace di affrontare mille difficoltà, superandole, finisce quasi sempre per trovarsi nel posto giusto al momento giusto.

Decide di voler diventare una fotoreporter e nulla più la fermerà. Inizia a lavorare per la popolare rivista femminile “Constanze” e ben presto si distingue come una delle fotoreporter tedesche più ricercate. Inizia a girare il mondo e inanella un reportage di successo dopo l’altro.

Decisivi per il salto di carriera lo scoop della foto che coglie la diva Greta Garbo per strada, e le apre la porta di “Life” ovvero l’Olimpo dei fotografi; quando arrivi su quelle pagine sei in vetta. Poi varca le porte dei maggiori fotografi, spesso senza neanche un appuntamento. Semplicemente e arditamente si presenta e conquista con la sua personalità pezzi da novanta come Avedon, Rawlings, Blumenfeld.

Tra gli incontri e gli scatti più importanti Anna Magnani, Billy Wilder, Haudrey Hepburn, ma anche Churchill e Kenndey. I colpi maestri sono Picasso ed Hemingway che la ospita a Cuba per tre settimane e lei ritrae con il famoso Marlin appena pescato.

E’ una fotoreporter di conclamato successo quando incontra a una festa il giovane editore italiano Giangiacomo Feltrinelli, i due si innamorano e si sposano. Inizia così la seconda vita di Inge, il cui ingresso in casa editrice si rivelerà strategico, soprattutto per la sua abilità nel tenere i contatti con gli scrittori internazionali.

E sarà lei a salvare la Feltrinelli dal disastro dopo che il marito si lega ai gruppi armati di estrema sinistra, e muore il 15 marzo 1972, ufficialmente dilaniato dalla bomba che stava per far detonare ai piedi di un traliccio dell’alta tensione a Segrate.

 

 

Cathleeen Shine “Qui tutto è possibile” -Mondadori-

Euro 20,00

La Shine, nata a Westport in Connecticut nel 1953, diventata famosa con “La lettera d’amore” nel 1996, questa volta ci avvolge con una storia che ne racchiude tante altre – dal nazismo a Hollywood- e ruota intorno a una protagonista strepitosa.

Solomea (Mamie) Künstler è un’arzilla splendida signora di 93 anni -capelli rossi, orgoglio di razza e tempra di acciaio- che vive in una villa di Venice con un cane San Bernardo e l’amica-domestica-braccio destro Agatha, che è pure mezza sorda.

Durante il lockdown ospita il nipote Julian, 24enne intelligente che non sa ancora bene cosa fare da grande; forse lo sceneggiatore, e per il momento è ben felice di fare da chaperon alla nonna che si è rotta il polso e vive vicino a Hollywood.

Julian è alla ricerca di ispirazione e non potrebbe trovare di meglio della storia di quella nonna incredibile che gli racconta la sua lunga vita, degna di un romanzo.

Mamie, di famiglia ebrea, aveva 11 anni nel 1939, quando insieme ai genitori artisti e al nonno, era fuggita da Vienna invasa dai nazisti e, a bordo del transatlantico Ȋles de France, aveva raggiunto l’America, terra di nuove opportunità.

La famiglia si era poi stabilita in una villetta sul litorale di Santa Monica, a due passi da Hollywood, che in quegli anni divenne avamposto della Mitteleuropa dando lavoro a rifugiati di ingegno e talento.

I Künstler si trovarono così a gravitare proprio nel glamour hollywoodiano: tra lavoro, party, émigré esponenti del mondo del teatro (noti alla madre) e della musica (che conoscevano il padre). Una sorta di colonia europea che annoverava personaggi del calibro di Thomas Mann, Bertolt Brecht, il regista, attore, sceneggiatore e produttore cinematografico Ernst Lubitsch, tedesco naturalizzato statunitense. E ancora, Scönberg e Stravinsky, ma soprattutto la divina Greta Garbo.

Ed è intorno all’attrice che il racconto della nonna si fa ancora più intrigante. Perché tra i tanti capitoli del passato c’è anche la relazione romantica….e forse non solo…tra la giovanissima Mami e la diva che insieme scompaiono per un periodo. Ma tra gli aneddoti e i ricordi di una vita lunga quasi un secolo ci sarà molto di più …

 

 

Pierre Adrian “I giorni del mare” -Atlantide- euro 22,00

Non per caso si tende a tornare spesso in uno stesso luogo per le vacanze; e non per caso il giovane protagonista 30enne Andrea fa ritorno nella casa di famiglia in Bretagna, a Brest. Luogo avito e magico in cui ha trascorso innumerevoli estati che l’hanno formato.

Nella casa bretone dell’infanzia si ritrovavano ad agosto nonni, zii e cugini, anno dopo anno tutti amorevolmente insieme, secondo i soliti ritmi consolidati e diventati certezze.

Il breve romanzo del francese Pierre Adrian, giovane talentuoso, nato nel 1991, è un tenerissimo tuffo all’indietro nel passato che si trasforma ora in dolce malinconia. Andrea scandisce capitoli che riproducono quei ritmi lenti, vacanzieri, di giochi, scorribande e nuotate insieme alla pletora di cugini.

Un ritmo pacato in cui si affacciano personaggi memorabili, a partire dalla nonna quasi centenaria, scenari meravigliosi come le spiagge bretoni con alte e basse maree a rendere indimenticabile l’aurea del luogo. Ritornano alla mente di Andrea le estati fatte di momenti infiniti, le colazioni tutti insieme sotto il portico, i bagni di mare e le pigre serate nei letti pieni di sabbia. Poi gli incontri con nuovi amici, come Anna, conosciuta quando era bambino e di cui aveva perso i contatti; e uno su tutti il cuginetto Jean che rimane nel cuore.

 

 

Francesca Sgorbati Bosi “Nobili contraddizioni” -Sellerio- euro 20,00

In questo accurato saggio, la studiosa del Diciottesimo secolo in Francia e Gran Bretagna, racconta come in quel tempo in Inghilterra fu messo a punto un nuovo codice di comportamento con lo scopo di differenziarsi dai detestati francesi.

Con l’ambizione di creare una nazione di eroi in grado di conquistare il mondo, elaborarono un modello preciso di donne e uomini inglesi al quale bene o male il paese si adattò.

Alcune contraddizioni però non vennero sanate da questo galateo. Per esempio, il gentiluomo inglese doveva avere il massimo self control, ma nella realtà la violenza serpeggiava anche nelle scuole. Tra gli altri ideali c’erano: onestà e lealtà (ma adulteri e scandali imperavano); razionalità (ma si perdevano fortune al gioco d’azzardo); buon gusto e sobrietà (ma andavano pazzi per le feroci lotte tra animali che invece scandalizzavano gli stranieri). E tra i numerosi dictat anche l’essere cosmopoliti (eppure giravano per il mondo pieni di pregiudizi inscalfibili) e andare fieri della libertà inglese (ma le donne non ne usufruivano).

Molte contraddizioni non si risolsero, ma insieme al galateo elaborato nel Settecento, crearono il British Style che, nel bene e nel male, tutt’ora conosciamo.

L’autrice riesce a raccontare tutto questo in modo documentato, ma anche divertente e facilmente accessibile. Sottolinea come gli inglesi, a differenza di francesi e italiani, impressero al loro galateo un forte significato nazionalistico che li identificava.

Mettendo a punto una sorta di politeness dettagliata ci si ispirò al comportamento degli aristocratici, e si sostenne che per essere considerati dei veri gentleman occorreva comportarsi esattamente come loro.

 

La vita operaia di Giuseppe Granelli

Una vita operaia, libro scritto da Giorgio Manzini e pubblicato da Einaudi nella collana degli Struzzi Società nel 1976, non è evidentemente un libro nuovo e nemmeno si può dire sia stato all’epoca un bestseller anche se vendette parecchie copie. E’ comunque un libro importante e molto attuale. Giuseppe Granelli, classe 1923 (morto a novant’anni nel dicembre di dieci anni fa), colto operaio dell’acciaieria Falck di Sesto San Giovanni, era il protagonista di questo libro-inchiesta di Giorgio Manzini, giornalista mantovano prematuramente scomparso che fu per oltre trent’anni responsabile della redazione milanese di Paese Sera, storico quotidiano progressista romano. Granelli, cresciuto nel villaggio Falck divenne, grazie a Una vita operaia, l’emblema della condizione dei lavoratori metalmeccanici nell’Italia del secondo dopoguerra. Manzini lo interrogò a lungo dopo averlo scelto tra decine di migliaia di operai di Sesto San Giovanni perché era conosciuto come uno stimato sindacalista di fabbrica e una persona libera e intelligente. La sua era una vita come tante, chiusa in un giro ristretto ma anche investita “dai bagliori dei grandi avvenimenti politici”: la Resistenza, le illusioni dopo il 25 aprile del 1945, le difficoltà economiche del dopoguerra, la rottura del fronte operaio, la restaurazione, la caduta del mito di Stalin, la lenta riscossa sindacale che portò all’autunno caldo. Questo libro di Giorgio Manzini che potremmo definire allo stesso tempo un saggio, un’inchiesta o un romanzo verità – ripubblicato nel 2014 da Unicopli – assume oggi un significato ancora più profondo perché racconta di un uomo, quel Giuseppe Granelli, che per quarant’anni lavorò alla Falck di Sesto San Giovanni, acciaieria simbolo di una fase dell’industria italiana. La sua esistenza fu indissolubilmente legata a quella della città dove visse, ribattezzata la “Stalingrado d’Italia”, tra gli stabilimenti dell’acciaieria e il villaggio operaio al Rondò da dove partivano le grandi marce solidali. Vicende che sono diventate una parte della nostra storia nazionale: un simbolo altalenante di conquiste, di sconfitte, di risalite e di cadute, un microcosmo che può rispecchiare la vita dell’intero Paese. La fabbrica amata e odiata – il pane, la fatica, il conflitto – non c’è più. I resti dei vecchi capannoni (Concordia, Unione, Vittoria: si chiamavano così i vecchi stabilimenti della Falck), le fonderie, i laboratori, l’altoforno sono come ombre e fantasmi di un passato. Resta però la memoria di quella “vita operaia”, di Giuseppe Granelli che, una volta andato in pensione, diventò la “voce degli operai” e raccolse le biografie di quasi 490 sindacalisti della Fiom, militanti e semplici operai che avevano speso la vita in fabbriche come l’Alfa Romeo, la Falck, l’Innocenti, la Breda, la Pirelli, la Richard Ginori, la Magneti Marelli e tante altre di cui non ci si ricorda nemmeno più il nome. Un lavoro prezioso, svolto con una pazienza certosina, con la lucida coscienza che quelle vite raccolte a una a una, catalogate nell’Archivio del lavoro di Sesto San Giovanni, erano la sua eredità, la medaglie al valore che nessuno gli ha mai messo sul petto. Il padre di Granelli, Tone, aveva lavorato anche lui alla Falck Concordia per quarant’anni, manutentore al laminatoio. Lui, Giuseppe (detto Giuse, Tumìn, Granel) cominciò a faticare da ragazzo di fabbrica a 14 anni, per 84 centesimi l’ora a portar l’olio, scopare i trucioli di ferro, allungare gli stracci ai compagni alla macchina. Manzini con quel libro seppe fare di Granelli il simbolo di milioni di uomini di un passato ormai morto e sepolto. Questo libro appartiene, come scrisse Corrado Stajano, “alla letteratura industriale”, quella dei Carlo Bernari, Ottiero Ottieri, Paolo Volponi, Primo Levi, Vittorio Sereni. Granelli conservò nel portafoglio per anni una fotografia di Stalin, per lui l’uomo della guerra patriottica, il vincitore delle armate naziste. Il ventesimo Congresso del Pcus lo visse come un trauma, la rivolta di Budapest del 1956 come un colpo al cuore. Ma Granelli non indulgeva in nostalgie e tenne sempre fede ai suoi principi di giustizia sociale: tolse dal portafoglio la foto di Stalin e non ne rimise altre. Amava il dubbio e il confronto. Aveva un grande rispetto per il sapere ed era curioso, frequentò a Milano la Casa della Cultura diretta da Rossana Rossanda, fu attratto dal fascino di Cesare Musatti e lesse i grandi libri della storia e della letteratura. Il libro di Manzini lo rese felice. Gli fece capire che una vita come la sua, simile a quella di tanti altri, poteva e doveva essere ricordata. Le ultime tre righe del libro raccontano la sua pazienza, la tenacia e la saggezza di quest’operaio che sapeva fare “i baffi alle mosche”: “L’importante è continuare il rammendo, sostiene Granel, e avere fiducia. Se non si avesse fiducia si starebbe qui a diventar matti tutti i giorni?”. Manzini è morto giovane nel 1991. Granelli da due lustri non c’è più : è sepolto nel silenzio del cimitero del paese dei suoi genitori, a  Moio De’ Calvi in alta val Brembana, nella bergamasca. Rimane questo libro, Una vita operaia, troppo bello e troppo importante per non essere ripreso in mano, leggerlo e riflettere su cos’è stata e cos’è tuttora la “condizione operaia”.

Marco Travaglini

Libri che parlano di libri

Una bacheca che dedicata ai libri che raccontano se stessi.

Durante una bella passeggiata nella nostra citta’ sono entrata in una delle mie librerie preferite alla ricerca di un libro che mi ispirasse. Oltre ad alcuni titoli che mi hanno convinto per i loro argomenti interessanti, ho trovato una intera bacheca che mi ha colpito molto: “i libri che parlano di libri”, un’ intera collezione di pubblicazioni meravigliose che sottolineano l’importanza della lettura e raccontano di storie ambientate in biblioteche e altri luoghi magici colmi di copertine e carta stampata.

Sorpresa dall’idea e ammirata dalle copertine colorate e iconiche, ho notato alcuni titoli che mi hanno incuriosito particolarmente.

Il primo e’  Curarsi con i libri, di Ella Berthhoud e Susan Elderkin,  che racconta di rimedi letterari per ogni malanno. Il volume propone una sorta di ricettario letterario, dedicato al corpo e allo spirito, e il suo potere curativo in base alla problematica da affrontare, dal raffreddore al mal d’amore. Il libro, edito da Sellerio, e’ scritto con un approccio umoristico e narra aneddoti e storie di vita di protagonisti piu’ o meno illustri coinvolti da disturbi e acciacchi di varia natura.

Un altro libro che ha attirato la mia attenzione e’ la Biblioteca dei sussurri, di Desy Icardi, ambientato a Torino e pubblicato da Fazi.

Dora e’ una bambina speciale che abita in una casa che si affaccia sull’omonimo fiume torinese. La piccola protagonista ha un dono particolare, riesce ad ascoltare i sussurri della casa, gli “spifferi” di chi non c’e’ piu’. Tutto procede normalmente finche’ la morte non si porta via suo zio e per consolarsi passa le sue giornate nella Biblioteca Civica di Torino dove incontra il Lettore Centenario che le insegnera’ ad essere una vera lettrice.

Il libraio di Venezia, edito da Feltrinelli, invece, con la sua copertina che raffigura la calma dopo la tempesta, narra della famosa libreria Moby Dick che Il 12 novembre 2019 viene inondata da 187 centimetri di acqua che sommerge gli scaffali di Vittorio, il proprietario. Tutto sembra perduto, ma quei libri anche se oramai sono rovinati dall’acqua e non piu’ perfetti, sono ancora vivi, proprio da questa visione parte la rinascita, simbolo di speranza. Personaggi, colpi di scena, l’amore che nasce grazie ai libri, un bel romanzo di Giovanni Montanaro.

Un altro libro che mi ha attirato a se’ per la copertina, una libreria con una scritta in giapponese in una bella illustrazione e’ I miei giorni nella libreria Morisaki, di Satoshi Yagisawa, edito da Feltrinelli.

Ambientato a Jinbōchō, Tōkyō, il tranquillo quartiere delle librerie in mezzo ai grattacieli della capitale giapponese, narra di Tatakouna giovane ragazza reduce da una delusione amorosa. Lo zio, Satoru, decide di tenderle la mano proponendole di lavorare qualche ora nell’antica libreria e di abitare al piano di sopra di questa, la ragazza accetta la proposta nonostante non sia, ancora, una amante dei libri. Le giornate saranno scandite da discussioni sulla letteratura giapponese e dagli incontri con un ragazzo coinvolto da un misterioso romanzo. Tatako scoprira’ un modo di relazionarsi e di comunicare che parte dai libri.

Molti altri sono i libri esposti in questa bella vetrina dedicata alla lettura: il noto L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafon, Una vita da libraio di Shaun Bythell, La piccola libreria sul Tamigi di Frida Skyback, Il club delle fate dei libri di Thomas Montasser e moltissimi altri.

La lettura e’ una passione, ma puo’ essere una terapia molto efficace, i libri sono quei rimedi di cui non si dovrebbe mai fare a meno.

MARIA LA BARBERA

“Il mondo nella nebbia”: Maiullari narra di eroi quotidiani, creature incantate e magia

Informazione promozionale

Ravelldhur è un mondo ricco di vita, creature incantate e magia. Ma è anche un mondo avvolto da una Nebbia senziente che punisce chiunque trasgredisca le leggi. E se il rispetto di quelle leggi fosse stato affidato a un essere oscuro, forse nemmeno umano, con la capacità di manipolare i pensieri e i ricordi dei vivi?

 

L’AUTORE

Michelangelo Maiullari nasce a Bari il 18 giugno 1981.

Frequenta il liceo-ginnasio Q. Orazio Flacco e l’Università degli Studi di Bari, conseguendo la laurea in Lettere classiche con una tesi sulle armi greche dell’epoca omerica e dell’epoca classica.

Dal 2012 lavora per l’azienda Space s.p.a. di Prato.

Fin da giovane età sviluppa un interesse per la scrittura e il disegno artistico che hanno come nucleo centrale ambientazioni e tematiche fantasy.

Nel 2012 pubblica il romanzo “Il sentiero di pietra” presso la casa editrice “Mondi velati”, esclusivamente in formato e-book.

Nel 2022 pubblica il romanzo “Il mondo nella nebbia” presso la casa editrice Zerounoundici edizioni in formato cartaceo e e-book.

IL LIBRO

Ravelldhur è un mondo ricco di vita, creature incantate e magia. Ma è anche un mondo avvolto da una Nebbia senziente che punisce chiunque trasgredisca le leggi. E se il rispetto di quelle leggi fosse stato affidato a un essere oscuro, forse nemmeno umano, con la capacità di manipolare i pensieri e i ricordi dei vivi?

Cosa accadrebbe se qualcuno desiderasse la libertà tanto da sfidare questo potere e spingersi a imprese impossibili pur di cambiare lo stato delle cose? È ciò che stanno per scoprire un gruppo di sventurati e improvvisati eroi, quando un misterioso individuo senza memoria piomba dal nulla incrinando l’ormai secolare legge del Mondo nella Nebbia.

Un uomo si risveglia in un prato, senza alcun ricordo di chi sia e si rende conto che l’intero mondo è circondato da una Nebbia senziente.

Aiutato da un folletto e una strega, intraprenderà un pericoloso viaggio verso l’ignoto, mentre la Nebbia miete le proprie vittime e rapisce ogni essere vivente predisposto alla magia. La Nebbia è controllata da un essere malvagio, una sorta di stregone, che può leggere e manipolare la mente e i ricordi delle persone.

Nel corso della storia si intrecceranno vicende e personaggi secondari, formidabili guerrieri e temibili creature, ma anche persone comuni che possono solo contare sulla propria intelligenza e caparbietà per non soccombere alle ingiustizie e iniquità; ognuno avrà il proprio ruolo nell’intricata rete degli eventi.

Il gruppo di sprovveduti e improvvisati eroi presto si renderà conto di essere entrato in un gioco complesso, ordito già da parecchio tempo e che ora sta volgendo al termine.

Il romanzo è disponibile sia in formato cartaceo e e-book che in versione Audiolibro.

Il mondo nella Nebbia in versione cartacea o e-book è ordinabile sui principali store on-line (Feltrinelli, Mondadori, Ibs, ecc.) ed è immediatamente disponibile su Amazon, dove è possibile acquistarlo e leggerne un estratto, al seguente link:

https://www.amazon.it/mondo-nella-nebbia-Michelangelo-Maiullari/dp/8893705885/ref=sr_1_1?crid=3QPSWJIS158U2&keywords=il+mondo+nella+nebbia&qid=1701594088&sprefix=%2Caps%2C279&sr=8-1

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Il mondo nella nebbia in versione Audiolibro, con la voce di Lorenzo Loreti, le musiche originali di Filippo T. Casanova e la nuova copertina disegnata da Dario Senesi, è disponibile mandando una richiesta direttamente all’autore Michelangelo Maiullari, al seguente indirizzo e-mail:

ilmondonellanebbia@gmail.com

dove vi saranno fornite tutte le indicazioni relative all’acquisto e all’invio dei file.

Sul canale di Lorenzo Loreti è possibile ascoltare un estratto di circa 35 minuti dell’audiolibro, al seguente link:

https://youtu.be/608EHP4xbSk?si=7Nu9MwSaX4-CEbIj

 

INTERVISTA ALL’AUTORE

Allora Michelangelo, parliamo un po’ del tuo libro. Spiegaci com’è nata l’idea per questa storia e svelaci alcune curiosità legate alla trama:

Sono partito da un topos letterario che mi ha sempre affascinato: quello di un ambiente chiuso e limitato, in cui le persone vivono isolate dal resto del mondo, ignare di tutto ciò che esiste o avviene al di là della loro barriera. Così è nata l’idea della nebbia che circonda tutto ciò che rimane di un mondo sgretolato. Una curiosità può essere questa: mi sono reso conto, col passare del tempo, che l’idea iniziale che avevo in mente, era totalmente diversa da ciò che poi ho scritto. Era come se la storia si evolvesse da sola. Nella mia mente avevo varie versioni di una stessa vicenda e mi sono divertito a pensare a tutti i possibili risvolti della trama, come se stessi tornando indietro nel tempo e scegliessi quale strada intraprendere per poi vedere il presente modificarsi di conseguenza. Una piccola traccia di questo gioco mentale la si può vedere in una delle vicende, credo, più catartiche del libro: c’è un momento in cui uno dei protagonisti vive due versioni dello stesso evento; la prima si svolge nella sua immaginazione, la seconda, invece, è ciò che accade realmente. Quelle erano le due versioni che avevo pensato e per quella particolare occasione ho potuto giocare con immaginazione/realtà e lasciarle entrambe.

Hai dovuto lavorare molto per scriverlo?

Ho impiegato circa un anno per completarlo. Non è stato troppo difficile scrivere la storia, poiché a grandi linee l’avevo già in mente, e come detto continuava a svilupparsi in modo autonomo man mano che raggiungevo i vari punti chiave. La parte più complicata è stata poi la revisione e far quadrare tutti i dettagli.

L’idea del titolo com’è nata?

Il nucleo del racconto è la nebbia, quindi è stato quasi automatico scegliere il titolo. All’inizio avevo pensato a qualcosa di più evasivo e accattivante, ma non volevo si perdesse il riferimento all’elemento chiave.

Raccontaci in breve qualcosa di te, chi è Michelangelo nel quotidiano?

Sono una persona molto introversa e chiusa, purtroppo; la socialità mi è sempre risultata difficile e perciò mi sono da sempre rifugiato nei miei mondi fantastici. Per il resto penso che la mia vita sia comune a quella di tante altre: lavoro, amici e hobby che nel mio caso, conformemente al mio carattere, si concretizzano in giochi da tavolo e di ruolo e bricolage.

Bene Michelangelo, vuoi segnalarci dei contatti social in cui i nostri lettori possono seguirti e contattarti?

Potete contattarmi su Facebook alla mia pagina personale oppure alla pagina del romanzo “Il mondo nella nebbia” e su Instagram (michelangelomaiullari).

I libri più letti e commentati del mese

Lettori dalla parte dei lettori: ecco la rassegna dei titoli più commentati nella nostra community, quella di Un Libro Tira L’altro Ovvero Il Passaparola Dei Libri, dove si discute di letture, senza pregiudizi; a novembre abbiamo discusso de L’Ultima Libreria Di Londra, di Madeline Martin, un libro di recente uscita che secondo i nostri lettori  non ha avuto il successo che meriterebbe; Sono Tornato Per Te, l’ultimo romanzo di Lorenzo Marone, scrittore napoletano sempre più apprezzato dai lettori; I Girasoli Di Kiev, di Erin Litteken chi lo ha letto giura che sia un libro che rimane nel cuore, il dibattito è aperto.

 

Incontri con gli autori

 

Le nostre interviste mensili ci hanno portato a intervistare Sandrone Dazieri, autore di romanzi noir con protagonista Il Gorilla e Sarah Savioli, scrittrice che sta conquistando una fetta sempre maggiore di appassionati con il personaggio di Anna Melissari.

 

Questo mese, inoltre, siamo tornati a conversare con Olivia Ninotti, in occasione del suo ritorno in libreria con il seguito del fortunato Sembrava Un British Invece Era Un Merdish; abbiamo conosciuto la giovane esordiente Edissa Cerini autrice del delicato A Misura D’Uomo, il poeta Marco Plebani autore della raccolta  Decimo Dan e lo scrittore fantasy Giovanni Bravi, anche lui esordiente, che ha da poco pubblicato Memoria E Tenebre.

 

 

 

Per questo mese è tutto. Vi invitiamo a seguire Il Passaparola dei libri sui nostri canali sociali e a venirci a trovare sul nostro sito ufficiale per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e della lettura! unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Helga Flatland “Fino alla fine” -Fazi Editore- euro 18,50

Dopo il bellissimo “Una famiglia moderna” (Fazi 2022), la scrittrice norvegese mette a segno un altro colpo vincente e riconferma la sua bravura nell’addentrarsi nelle complesse e sottese dinamiche familiari.

Ora al centro della narrazione è il difficile rapporto tra la ginecologa Sigrid -ribelle che è fuggita dal piccolo villaggio rurale scandinavo e il suo orizzonte ristretto- e la madre Anne, insegnante che invece nella casa avita abita da sola.

Due donne molto diverse e legate da una sorta di odio-amore, intriso di disattenzioni, incomprensioni, non detti e pochi abbracci. Si sentono sporadicamente solo telefonicamente, quasi per convenzione; senza parlarsi veramente e così facendo il divario che le separa diventa sempre più un burrone.

Sigrid vive a Oslo, presa dal lavoro, i rapporti con i figli, l’ex marito e l’attuale compagno. Cova un rancore costante verso quella madre che avverte distante da sempre, disattenta verso di lei fin da quando era bambina, tanto da dimenticarne i compleanni.

Anne è una roccia di donna, indipendente ma segnata dalle difficoltà dell’esistenza; a partire dagli anni difficili al fianco del marito Gustav che a 60 anni era stato annullato da una malattia neurovegetativa. Ora lui non c’è più, ma Anne ogni mattina e in ogni stagione, inverno compreso, onora la loro abitudine di tuffarsi dal pontile nelle acque gelide del lago vicino. Questo per dirvi la tempra di questa anziana signora che da sola sa cavarsela benissimo nella fattoria che manda avanti da sempre.

Lo scatto avviene quando ad Anne viene diagnosticato un cancro ed è allora che i rapporti e gli affetti si ricollocano in nuove prospettive. Sarà la chiave di volta che aprirà i cuori, riconfigurerà rapporti e ruoli, smaltirà i silenzi e ci porterà nel cuore di una famiglia alle prese con la vita e i vari destini.

 

Patrick Modiano “La strada per Chevreuse” -Einaudi- euro 16,00

Impossibile riassumere questo libro dello scrittore francese Premio Nobel per la letteratura nel 2014, che alcuni critici accostano niente meno che a Proust. “La strada per Chevreuse” è in realtà senza trama, se non quella della memoria, dei ricordi e di sprazzi di vissuto.

Protagonista è l’alter ego dell’autore, Jean Bosmans, di professione scrittore, orgogliosamente sonnambulo, dunque in un certo senso dotato dell’abilità di vedere dove altri non possono farlo.

In queste pagine Jean cerca di ricostruire scene e incontri del suo passato legati alla parola Chevreuse; ed è in questa valle che si dirige in macchina con Camille, l’amica indecifrabile soprannominata “Teschio”.

Durante il viaggio a Jean tornano in mente reminiscenze di quando era bambino, ricordi vaghi di persone che sfumano in ombre, una casa che sa di conoscere da sempre ma non ricorda bene perché.

A rendere ancora più complicato questo viaggio nella memoria resta la misteriosa Camille che si aiuta a sopportare la vita con pillole rosa e sembra legata a ulteriori misteri. Case abitate da personaggi equivoci e inquietanti; Jean avverte una sorta di accerchiamento e… forse ha assistito ad un crimine. Insomma un conturbante viaggio nella memoria spesso nebulosa.

 

 

Manuel Vilas “ Amor costante” -Guanda- euro 19,00

L’ultimo romanzo dello scrittore spagnolo è il racconto di un’utopia, quella della protagonista Irene, vedova di 50 anni, dopo 20 di matrimonio felice; o almeno così si è indotti a credere per buona parte del libro. Non siamo al livello di meravigliosa profondità dell’esordio con “In tutto c’è stata bellezza” (2018), però l’abilità narrativa di Vilas c’è intatta, e già solo quella vale la lettura.

Irene è una signora benestante e ancora in grado di suscitare l’interesse dell’altro sesso; ora, dopo la vita idilliaca con Marc è alle prese con lo struggente ricordo del marito defunto. Ripensa continuamente agli anni trascorsi con lui, quando loro due si erano chiusi e avviluppati in un bozzolo privatissimo di passione e amore totale. Si potrebbe dire che Irene e Marc avevano vissuto l’uno per l’altra, in modo così totale che poco a poco erano stati isolati dagli amici, che si sentivano esclusi e quasi infastiditi dalla loro dirompente intimità.

Ora che Marc non c’è più, per lei sono insormontabili il dolore e l’isolamento. Da lui ha ereditato una piccola fortuna che le consente di fare quello che vuole senza alcuna preoccupazione finanziaria. Così Irene intraprende un viaggio quasi donchisciottesco senza una meta precisa, da un hotel di lusso all’altro, lungo le coste spagnole, francesi e italiane. Un mediterraneo descritto come una sorta di paradiso; anche se fanno capolino i drammatici naufragi dei migranti e la crisi climatica.

Ma il nocciolo della storia è il disperato tentativo di Irene di far rivivere la magia del suo matrimonio attraverso fugaci incontri con altri uomini incontrati per caso. Sconosciuti con cui passa la notte, nel tentativo di ritrovare nell’attimo del loro piacere il volto del marito.

E’ il suo modo di sfuggire alla triste realtà, di perpetrare un’intesa unica che la morte le ha strappato. E’ anche l’escamotage per convincersi che comunque non stia tradendo la memoria di Marc dal momento che è lui che cerca nei volti di altri uomini, anche se solo per il fulmineo attimo di un orgasmo. E qui forse il romanzo un po’ zoppica.

Resta il racconto intelligente di una fantasia personale che in qualche modo cerca di essere la risposta a un mondo deludente e la difesa da un destino perfido. Ma non mancheranno le soprese.

 

Abraham Pais “Oppenheimer” -Mondadori- euro18,00

Abraham Pais (nato ad Amsterdam il 1918 e morto a Copenhagen nel 2000) è stato un importante fisico teorico. Ha collaborato con Albert Einstein e Niels Bohr, è stato ricercatore e docente in prestigiose università americane e ha scritto libri scientifici e biografie.

Pais è stato collega di Oppenheimer a Princeton, e questo è un valore aggiunto della sua ricostruzione della vita del direttore del Progetto Manhattan.

In queste pagine ripercorre la vita del geniale scienziato, inventore della bomba atomica e perseguitato poi dalla sua coscienza per essere stato un creatore di morte a un livello mai visto prima, un distruttore di mondi.

Pais ricuce gli anni giovanili, universitari e da docente di Oppenheimer, la tenacia nel perseguire le sue intuizioni e la lotta per realizzarle, salvo poi finirne travolto in tutti i sensi. Il libro unisce dati biografici essenziali e un ritratto a tutto tondo dell’uomo, precisa competenza tecnica (la parte più ostica se non si ha una preparazione scientifica), accurata ricostruzione storica e abilità narrativa.