di Pier Franco Quaglieni
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Il crollo della cultura torinese – Scalfari vs De Benedetti – L’avvocato anonimo – L’addio a Guido Filogamo – Tra storia e gastronomia – Da Moncalieri a Roma?
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Il crollo della cultura torinese
Le quinte cadute sulla scena del Teatro Regio con il rischio di ammazzare, insieme alle dimissioni del Segretario generale della Fondazione Musei sono il simbolo dello sfascio della cultura torinese che è ormai in stato comatoso. Solo le signorine dell’ex pagina” In Città “de “La Stampa”(quella inventata da Edoardo Ballone che si rigira nella tomba vedendo all’opera le allieve) fingono di non sapere e scrivono le stesse cose conformiste di sempre, esaltando gli amici,in primis l’amato circolo di via Bogino. Loro non vedono ma scrivono. La cultura in mano a Parigi e Leon, le assessore per antonomasia ,sta precipitando nel baratro e solo Gabriele Ferraris denuncia con coraggio la sua morte violenta ad opera di lor signore e accoliti vari, spesso imparentati tra loro.
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Scalfari vs De Benedetti
L’intervista a “Repubblica “del fondatore Eugenio Scalfari, in aspra polemica personale con Carlo De Benedetti, merita di essere letta. Botte da orbi tra ex amici di merende politico-intellettuali .C’è da sorridere nel vedere due vegliardi battibeccare e aggredirsi a vicenda come in una commedia goldoniana .Una guerra senza esclusione di colpi che ha coinvolto lo stesso direttore Calabresi, orfano del Commissario di Polizia mandato a morire sotto i colpi dei sicari di “Lotta Continua “guidati idealmente da Adriano Sofri, mandante dell’omicidio. Una rissa ridicola che ha tolto il poco smalto residuo al giornale radical-chic italiano. Scalfari afferma che il quotidiano e’ stato figlio dell’”Espresso “ fondato da Adriano Olivetti,
Caracciolo e Scalfari. Dimentica però di dire che Adriano, pochissimo tempo dopo ,si ritirò da quell’impresa, non condividendone lo scandalismo e soprattutto dimentica di dire che il vero fondatore e primo direttore del settimanale nel 1955 fu Arrigo Benedetti, il giornalista lucchese amico di Pannunzio, fondatore anche dell’”Europeo”. Dimenticare Benedetti e citare se’ stessi e’ un atto che si commenta da se’ .Benedetti lasciò l’”Espresso” nel 1967 per gravi dissensi con la linea filo- araba di Scalfari. Se Fini fosse ancora in circolazione ,potrebbe dire che siamo alle comiche finali tra Scalfari e l’Ingegnere che portò alla morte la “Olivetti” che fu di Camillo e Adriano. Finirà così anche per il giornale -partito ,quello sì ,fondato da Scalfari ?
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L’avvocato anonimo
Il caso del noto avvocato torinese, rimasto anonimo, condannato a otto anni e due mesi di carcere per violenze e abusi sulla moglie ,una donna russa madre di due bambini, suscita indignazione e perplessità . Nessun giornale ha pubblicato il suo nome, malgrado l’imputato abbia vivacemente discusso dopo la
sentenza con l’avvocato della donna che ha fatto intervenire un carabiniere. Noi siamo dell’idea che la colpevolezza vada accertata in tre gradi di giudizio e che valga sempre la presunzione di innocenza, ma una condanna ad otto anni non è una multa, non è una condanna leggera .La tutela dell’imputato fino alla sentenza definitiva va sempre garantita, ma noi assistiamo continuamente al massacro mediatico, persino prima del processo , di chiunque. Ci sono i killer giornalistici che devono la loro notorietà alle aggressioni giornalistiche ,senza scrupoli deontologici di sorta. Basta una fuga di notizie o una intercettazione o addirittura un pettegolezzo .Invece il noto avvocato torinese e’ passato indenne. Nessun nome, nessuna foto. Perché? Ad esempio, l’avvocato Giulia Bongiorno, neofita della Lega, che difese Andreotti, non ha nulla da dire ?Nessun politico ha aperto bocca. Dev’essere davvero un avvocato importante chi resta nell’incognito anche di fronte a una condanna a otto anni.
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L’addio a Guido Filogamo
All’età di 101 anni e ‘ mancato il professor Guido Filogamo, uno dei luminari della medicina torinese ,emerito di Anatomia umana, per otto anni preside della Facoltà di Medicina di Torino. I giornali lo hanno ricordato prevalentemente come fratello del presentatore radiofonico Nunzio, mentre il grande vecchio era un vero
scienziato di fama internazionale ,allievo del mitico Giuseppe Levi e amico ,tra gli altri , di Rita Levi Montalcini. Mi trovai molte volte a contatto con lui , a partire dal mattino ,quando ,più o meno alla stessa ora ,facevamo colazione al caffè Platti, una consuetudine che è durata anni. Ogni mattina Guido aveva la sua osservazione o la sua battuta sempre puntuale ,sempre colta e raffinata .Era un uomo dotato di ironia sottile, l’esatto contrario dei giovani d’oggi. Spesso ci incontravamo sul 67 perché ogni giorno, anche in tarda età ,si recava al suo istituto universitario di cui fu direttore. Poi venne a parlare al Centro Pannunzio e ad un certo punto si iscrisse anche e partecipo ‘ ai lavori del Comitato scientifico e direttivo, dando il suo contributo dotto e insieme appassionato. I medici di una certa età l’hanno avuto tutti come docente e lo consideravano maestro. Era un uomo brillante anche a cena,amabile e colto conversatore. L’Università di Torino e l’Università in generale perdono un suo punto di riferimento .Era un uomo di scienza imbevuto di umanesimo che lo portava a vedere nel malato soprattutto un uomo. In lui il medico si identificava con l’uomo.
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Da Moncalieri a Roma?
L’assessore alla cultura del Comune di Moncalieri Laura Pompeo e’ la candidata scelta per le prossime elezioni politiche dai circoli del Pd per il collegio 8 del Piemonte. La Dottoressa Pompeo e’ una donna capace ed esperta che ha fatto di Moncalieri, in passato senza una vita culturale autonoma, un polo attrattivo di prim’ordine . La biblioteca Arduino fucina di iniziative e la riapertura del famoso Castello sabaudo sono alcuni dei risultati raggiunti dell’assessore Pompeo che dedica tempo e passione al suo ruolo con una obiettività politica che le va riconosciuta . Tra gli assessori alla cultura e’ forse l’unica capace, competente , attiva, non settaria. Questo sarebbe un motivo per tenersela stretta a Moncalieri e magari portarla in Regione per sostituite l’attuale assessora .Ma la base del suo partito la vuole in Parlamento e la Pompeo e’ donna meritevole di andare a Montecitorio dove lavorerebbe bene e molto. L’ex sindaco di Moncalieri Meo che certamente non ha brillato, le contende però la candidatura. Una notizia quasi incredibile che forse è una falsa notizia.
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Tra storia e gastronomia
Al Colle di Nava, gestito da oltre 160 anni dalla stessa famiglia ,esiste uno dei migliori ristoranti piemontesi, ”Da Beppe “. E’ la famiglia Cagna, un cognome tradizionale dell’alta valle Tanaro. La famiglia può anche vantare un eroe caduto nei cieli del Mediterraneo, medaglia d’oro al valore militare, il generale Stefano
Cagna, trasvolatore atlantico con Italo Balbo. Ma gli osti del colle non sono da meno e meritano una medaglia d’oro al valore gastronomico. Funghi, cacciagione, fondute ,primi di grande qualità e tradizione con il raschera protagonista. Ampia e ottima la carta dei vini ,ma il vino da scegliere e’ l’Ormeasco di Guglierame ,il vino rosso che rappresenta quasi il simbolo dell’incontro tra Piemonte e Liguria. I proprietari sono anche persone simpatiche, il che non guasta mai. Io ho passato il Capodanno senza clamori in sana allegria con amici fidati. Ci andavo anni fa, ci ritornerò . E al colle passerò anche a rendere omaggio, come feci in passato con un discorso, al sacrario alpino in cui riposa il generale Emilio Battisti, eroe di Russia che fu prigioniero dei sovietici per sette anni e rifiutò la salvezza di un aereo tedesco per stare con i suoi soldati.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
Processo al re
Caro Quaglieni,
Cosa pensa del processo organizzato contro Vittorio Emanuele III a Roma come responsabile delle leggi razziali ? Aristide Gifuni
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I processi non si fanno in teatro ma nei tribunali. Se si tratta di morti da settant’anni anni i giudizi devono
esprimerli gli storici e non i dilettanti e meno che mai i politici. Appare curioso che venga processato chi controfirmò quelle leggi e non chi le ideò e scrisse , cioè Mussolini e i suoi gerarchi . Il re capro espiatorio di tutto?
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Volgarità in TV
Gene Gnocchi ,parlando di una scrofa che si aggirava incredibilmente per le vie di Roma, l’ha definita Claretta Petacci. Mi è sembrata una volgarità gratuita . Carla Recalcati
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Anche a me e’ apparsa una battuta triviale .L’amante di Mussolini volle seguire il suo uomo anche nei momenti di disgrazia e fini ‘ ammazzata e appesa a piazzale Loreto a Milano. Era sicuramente fascista fanatica ,questo non giustifica la sua fine e il dileggio televisivo dopo oltre settant’anni. Gnocchi e’ divertente, forse l’unica attrattiva piacevole della trasmissione di Floris. La sua satira colpisce tutti i politici in modo salace, ma i morti vanno rispettati, anche quelli che non ci piacciono.

d’arte torinesi e i critici che ne valorizzavano la creatività. Questo portò il padre Amedeo ad una scelta che comporterà un grande cambiamento per la famiglia: decise infatti di fondare una galleria d’arte. Venne tenuta a battesimo da un artista come Felice Casorati e da un critico d’arte come Luigi Carluccio: era il 30 aprile 1960 e nacque la “Galleria d’Arte Narciso” al primo piano del n. 18 di Piazza Carlo Felice. Diventerà un sicuro punto di riferimento nel panorama culturale torinese, forte di un binomio unico: il piglio imprenditoriale del padre e la preparazione culturale del figlio Marzio che rivelerà una notevole acuta capacità intuitiva delle valenze artistiche di nomi emergenti o storici da riscoprire e riproporre all’attenzione di critica e pubblico.La grande insegna della galleria d’arte, al neon di colore verde che campeggiava sui balconi prospicienti la piazza, è stata citata e ricordata, come elemento di rilievo nel panorama urbano, dai protagonisti del romanzo di Giovanni Arpino Una nuvola d’ira, pubblicato da Mondadori nel 1962.La mostra d’esordio fu dedicata agli “Aspetti dell’arte torinese” con 56 opere di artisti quali Fontanesi, Calandra, Follini, Galvano, Delleani, Bistolfi, Guarlotti, Casorati, Fillìa, Spazzapan, Carol Rama, Pistoletto, Saroni, Mondino, Scroppo, Lattes, Menzio, Canonica, Grosso, Rubino, Pellizza da Volpedo, Reycend, Mino Rosso, Tabusso e altri. Si aprì così la nota e apprezzatissima serie di cataloghi, i “cataloghini” della “Narciso”, che accompagneranno ciascuna esposizione. Per questa prima mostra la presentazione critica fu di Luigi Carluccio, preceduta da una breve prefazione a firma ” Galleria Narciso”, vale a dire un “redazionale”, ma che era già sapientemente stilata da un giovanissimo Marzio. È Marzio che condivide e appoggia con entusiasmo la scelta del padre, perché la sente in linea con i suoi studi classici. Studi che proseguono nei corsi di filosofia all’Università degli studi di Torino, conclusi con il 110 e lode per la tesi: “La civiltà e i suoi valori in Whitehead” con Augusto Guzzo, che conferirà a
questa tesi il premio “Luisa Guzzo” quale miglior tesi dell’anno accademico. All’università segue gli insegnamenti di Carlo Mazzantini, Augusto Guzzo, Luigi Pareyson e Vittorio Mathieu di cui divenne assistente. Collaborò con Augusto Guzzo alla rivista “Filosofia”, da quest’ultimo pubblicata sin dal 1949 con spirito di grande mecenate, poi, alla scomparsa di Guzzo, ne diventò Direttore responsabile e la sostenne ottenendo finanziamenti ministeriali in quanto “rivista di alto livello culturale” e ne curò la pubblicazione per i tipi di Mursia e poi di Mimesis. Professore associato di Estetica e di Fenomenologia degli Stili, svolse corsi di grande approfondimento e guida e discusse numerose tesi di laurea. Fu tra i fondatori del DAMS all’Università di Torino. Instancabile promotore di alta cultura estetica e filosofica, fece pubblicare a Padova nel 1999 per le Edizioni di Ar, col contributo dell’Università di Torino, la prima traduzione in Italia di Modelli e capi di Max Scheler e dell’Estetica di Alfred Baeumler, pilastri ineludibili del pensiero, ma all’epoca leggibili solo in lingua originale. Le sue pubblicazioni sono numerose. Presentò la quasi totalità delle mostre allestite nella galleria di famiglia, redigendone i cataloghi, ricchi di biografia, bibliografia, analisi e commento critico sui vari artisti, cataloghi che diventeranno così un vero strumento di studio per allievi, collezionisti ed amatori e che ora sono molto ricercati presso le librerie antiquarie. Collaborò inoltre con articoli, saggi e recensioni a “Tuttolibri”, inserto culturale de “La Stampa”; alla “Pagina dell’arte” curata da Luigi Carluccio su “La Gazzetta del Popolo”; alla rivista “Il Platano” con Angelo Mistrangelo, a “Dimensione Democratica” di Silvano Alessio.Grande interesse suscitarono le molte conferenze in convegni, sedi culturali e istituzionali come l’Università di Macerata, il Centro Pannunzio, l’Università della Terza Età, il Centro Rizzoli di Milano, il Circolo degli Artisti, altre gallerie italiane che lo chiamano a collaborare.Le sue
pubblicazioni sono numerose e scientificamente molto importanti.Marzio Pinottini riposa nella tomba di famiglia a San Mauro, che fu progettata dall’amico architetto futurista Nicolay Diulgheroff. Pinottini fu un maestro che fece della libertà e dell’anticonformismo la sua bandiera.Nell’’arcipelago conformista del DAMS torinese fu un’isola di indipendenza intellettuale. Non esitò a prendere posizioni scomode, denunciando il marcio che ruotava attorno al mondo dell’arte subalpina.I suoi articoli sapevano mordere, lasciando il segno.Lo invitai una volta a parlare di Giuseppe Prezzolini ,l’intellettuale che seppe costantemente steccare nel coro.
C’è chi propone che il 4 novembre 2018 che cade già in giorno festivo, venga proclamato festività nazionale in occasione del centenario della fine della Grande Guerra 15-18. 

Io non do valutazioni elettorali, ho scritto una riflessione su Emma Bonino rispettosa della sua storia. Mi sembra che tempo che Emma abbia smarrito per strada la storia radicale pannelliana.
maggioritario nella babele italiana ha consentito di governare, malgrado i Casini, i Fini, i Bertinotti. Abbiamo avuto coalizioni che hanno espresso governi relativamente stabili, soprattutto nel centro-destra. Il sistema elettorale adottato e il tripartitismo rappresentano delle incognite. Riuscirà l’elettore a fare una scelta meditata che semplifichi il quadro e renda governabile il Paese ? Molto dipenderà dai partiti e dai candidati che si presenteranno. L’incapacità dei 5 Stelle risulterà chiara se i partiti sapranno contrapporre candidati validi, competenti, specchiati. In ogni caso la vera minaccia, l’unico pericolo e’ il movimento 5 Stelle a cui sarebbe una vera sciagura affidare il destino del Paese. Essi incarnano una protesta esasperata che ha sicuramente anche qualche ragion di essere, ma non saranno mai in grado di governare da soli o in coalizione con altri l’Italia .
inopportuna, specie se collegata al Natale. Partorire , prontamente assistiti, in un supermercato mi sembra un’idea peregrina, povera di fantasia. Il creatore della pubblicità è Pupi Avati. Ma la scelta mi sembra sbagliata. La maternità è cosa troppo importante per poter essere usata come pretesto pubblicitario di un supermercato.
Forse stanno venendo fuori i limiti dell’operazione di portare in Italia le salme dei sovrani d’Italia a Vicoforte. All’improvviso,alla chetichella, in periodo quasi elettorale. Il ritorno andava preparato e non imposto con un bliz ,oltretutto da personaggini di spessore quasi nullo. E’ evidente che esso sia diventato motivo di facile polemica. In ogni caso io sono contrario da sempre a cancellare la storia dalla toponomastica .La storia è storia e quindi va rispettata. In un paese in cui ci sono corsi dedicati a Stalingrado,all’Unione Sovietica e a Togliatti, può starci benissimo una biblioteca nazionale di Napoli intitolata a Vittorio Emanuele III.
vanno oltre quella che fu la propria cinta daziaria.Un cattivo segno anche per il nuovo anno 2018 che dovrà ancora probabilmente vedere amministratori di tal fatta.
L’eleganza tipografica a Torino
Gualtiero Marchesi senza miti
averlo frequentato e conosciuto.Bastino per tutti i “monelli”di Albenga,come vengono chiamati,quelli che, a 70 anni suonati, giocano ancora con le fionde. Vanno ,in ogni caso, distinti Gualtiero Marchesi e i marchesiani,gli allievi o i sedicenti allievi che dopo la morte del maestro si contenderanno il primato nel proseguire il suo lavoro. Marchesi era comunque un uomo pieno di creatività , i marchesiani sono spesso solo presuntuosi,banali,scontati. Loro cercano le stelle Michelin e la visibilità televisiva. Basta leggere un’intervista di Bosonetto,ad esempio,per rendersene conto, senza necessariamente andare a cena nei loro locali. Anzi, molti di loro mettono la loro immagine a servizio della pubblicità delle cucine e persino delle patatine fritte. Troppi sono gli imitatori di Marchesi. Ricordo nel 1986 che un buon ristorante sul lago di Avigliana improvvisò un menu di “nouvelle cousine” dopo aver raggiunto il successo con una cucina tradizionale .Fu un disastro e locale dovette chiudere. Un vero fuoriclasse sarebbe inimitabile. E’ un’osservazione sulla quale riflettere. Parlando d’altro, un po’ la differenza tra Norberto Bobbio e i bobbiani. Il filosofo torinese ebbe il merito di non voler creare una scuola dopo di lui e chi si richiama a lui si rivela inadeguato a seguirne la strada,vuole solo inseguirne la notorietà.
La massoneria e il Risorgimento
Luraghi, un maestro
motivo per cui c’è stato l’ammanco. Basterebbe un buon ragioniere per capire dove sono finiti quei soldi. Lo stesso Chiamparino è diplomato ragioniere.
Cibrario e la Fondazione Musei
stato artificiale ,tenuto insieme dalla dittatura comunista di Tito, la Jugoslavia.
Umberto II
furono “L’Italia innanzi tutto “ e “Autogoverno di popolo e giustizia sociale “.Essi indicano quale fosse la sua idea di monarchia. Non sostenne neppure i diversi partiti monarchici,volle sempre restare al di sopra della mischia, persino al referendum del 2 giugno, quando ‘ andò a votare scheda bianca. Scelse come suo ministro Falcone Lucifero, in gioventù ,socialista matteottiano.
Torino e viene nominato prefetto senza una sede di destinazione operativa, il che significa, quasi certamente, in servizio al ministero degli interni.
Natale a Savona
stato anche un evento musicale con i canti del Natale, forse guastati da qualche canzone americana di troppo ,anche se e’ stato cantato “Adeste fideles “.
Prefetto, si sono distinti nell’accoglienza dei profughi e migranti in una provincia largamente turistica e quindi con difficoltà ad accogliere. Ma il presepe in prefettura e’ un segnale di coraggio che dovrebbe servire a tanti presidi tremebondi che non osano festeggiare il Natale a scuola perché temono di offendere i musulmani. Ci sono occasioni come il Natale ,in cui non possiamo non dirci cristiani. La laicità dello Stat o non è certo compromessa da un bambinello infreddolito posto in una mangiatoia.
diventato anche ristorante. Forse resiste solo da Michele che è attiva dal 1870. Con solo due pizze sul menu a garanzia della qualità. Perché va anche detto che le pizze condite con gli ingredienti più fantasiosi hanno di fatto perso la loro identità.A Torino è sempre più difficile trovare una buona pizza. Tra i pochi resiste il mio ex compagno di liceo classico Antonio De Martino “Spiga d’oro” in Borgo San Paolo.Ci andavo da studente, ogni tanto ci torno con mio nipote che studia al Politecnico.La pizza al padellino mi piace e anche la farinata è buona.Nel borgo più rosso di Torino il proprietario tiene sul bancone “Il giornale” fin dai tempi di Montanelli. Un coraggio notevole unito alla bravura e alla semplicità di un locale che è passato di padre in figlio.Una tradizione che vive nel tempo.
tutte le convinzioni.Ha pero’ragione l’assessore alla sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta ad esigere il rispetto della nuova legge a tutte le strutture sanitarie .Saitta e’ un cattolico convinto,con una lunga militanza nella Dc,ma si è rivelato un laico rispettoso delle leggi dello Stato con la stessa sensibilità di De Gasperi. Io lo stimavo molto già da presidente della Provincia di Torino ,in questa occasione ha dimostrato le sue qualità di pubblico amministratore.
Esprimerò un giudizio compiuto quando sarà tutto più chiaro.Le polemiche inutili non mi piacciono.Posso solo dire che la chiusura della biblioteca della Gam si rivela una scelta idiota,senza possibilità di appello.La riduzione del personale nei musei appare un’altra scelta scellerata perché lede la vocazione culturale e turistica di Torino.Poi c’è la chiusura della fondazione per il Salone del libro avvenuta senza la necessaria trasparenza. Se Leon si rivela inadeguata,l’assessore regionale Parigi appare vincitrice. Voleva che il suo circolo dei lettori organizzasse il Salone e ha raggiunto l’obiettivo.Il dato incontestabile e’ però che con le gestioni de Leon e Parigi la cultura si trova molto peggio di prima quando c’erano Fassino e Cota.
legislatura. Ma ciò non toglie che sia una legge liberale che offre un’opportunità e non obbliga nessuno. Chi ritenga la vita dono di Dio la cui fine non è nelle disponibilità dell’ uomo, potrà non usufruire della legge che consente una morte senza dolori eccessivi e spesso intollerabili e senza un degrado umiliante delle proprie condizioni di vita. Ogni legge che tocca dei temi etici suscita dei dubbi,ma questa legge ad un laico liberale con venature cristiane come sono io,appare una legge non perfetta,ma espressione di una civiltà liberale.Forse i 5 stelle, se avessero avuto la cultura necessaria,non l’avrebbero votata.
Il caso Finpiemonte
La Regina Elena
Grande Guerra e nelle steppe di Russia durante la disastrosa ed eroica spedizione in cui rifulse l’eroismo di tante giovani vite stroncate dalla guerra e dal gelo.
dall’attuale assessore regionale alla cultura Parigi,vuole impossessarsi dell’organizzazione dell’evento. La polemica contro il precedente presidente Picchioni era finalizzata a questo scopo. Adesso stiamo a vedere cosa sapranno fare. Lo vedremo nei prossimi mesi.Certo lo spettacolo odierno non è esaltante. E c’è da attendersi in prospettiva una cultura torinese totalmente egemonizzata dal circolo dei lettori che in dieci anni con soldi pubblici occupa uno spazio simile ad un piccolo, grasso Leviatano che fagocita tutto . Come possa un circolo torinese che ha un’unica succursale a Novara ,organizzare un evento internazionale e’ un mistero incomprensibile .
pace e’ preminente rispetto a tutto.Ha ragione Papa Francesco che sostiene la necessità della prudenza. Oggi il mondo arabo diviso potrebbe trovare linee comuni proprio in nome della solidarietà con i Palestinesi. Gerusalemme e’ la città di tre religioni e va rispettata come città della pace e non porla come pomo di discordia. Nella politica estera americana ci vuole equilibrio e saggezza,l’idea di imitare Reagan di fronte alla Libia e’ un’idea sbagliata ,come fu un gravissimo errore quello di Obama di fronte a Gheddafi. La minaccia dell’Isis va combattuta ,dandole priorità con realismo politico e non con atti ,magari condivisibili in linea di principio,ma inopportuni in questo momento.Difendere Israele comporta un’accortezza che Trump drammaticamente non possiede.
De “Repubblica “ed altro
le lezioni. Sicuramente non si può svolgere un lavoro didattico proficuo al freddo. Ma trarne spunto per far casino non appare lecito. Io ricordo di aver insegnato nella mia giovinezza al liceo “Cottini” che aveva un impianto di riscaldamento inadeguato. Per quattro anni feci lezione con il cappotto e il cappello in testa. Erano gli anni del terrorismo e in quella scuola circolavano i volantini delle Br ed alcuni colleghi erano apertamente favorevoli se non contigui al terrorismo. Non ricordo che gli allievi avessero da eccepire sul riscaldamento, venivano a scuola con la giacca a vento. Forse il caldo della politica, di una certa politica sostituiva i termosifoni mal funzionanti. Quando entrai per la prima volta nel mese di novembre in quella scuola, un bidello mi chiese sorpreso perché avessi lasciato il soprabito in sala professori. Io rimasi stupito da quell’interrogativo così strano. Lui mi avverti che avrei potuto non più ritrovarlo al momento dell’uscita perché in quella scuola rubavano tutto .Dopo poco mi resi conto che il riscaldamento non funzionava e dovetti munirmi di cappotti adeguati, rifiutando io di indossare l’eskimo di tanti colleghi che nei collegi docenti volevano la votazione per alzata di mano e parlavano come piccoli agitatori politici.
Cuochi e chef
dovrebbero invece ripristinare “Valentina” e “Valentino” per incrementare il turismo. I due battelli, come tutti ricordiamo, fecero una pessima fine e nessuno più ne parla. Lasciare a chiunque la conduzione di una barca a motore e’ da irresponsabili. Già con le barche a remi degli imbarcaderi accadevano incidenti anche mortali con annegamenti di persone. Hanno ragione i canottieri ad apporsi,loro il fiume lo vivono e lo conoscono anche nelle sue insidie.
L’addio alla mamma del professore
il giogo comunista.Non fu solo lo Stalinismo a determinare quelle situazioni drammatiche perché la responsabilità storica ricade sul Comunismo sovietico nel suo insieme,in primis su Lenin e Troskij. Ma ricorre anche un altro anniversario che rivaluta la storia e la cultura russa,collegandola a quella di Tolstoi e di Chekov:il 60° della pubblicazione in Italia del romanzo di Boris Pasternak Il dotor Zivago,un capolavoro vincitore del Premio Nobel che lo scrittore non poté andare a ritirare per il divieto assoluto delle autorità sovietiche. Fu merito di un editore di sinistra come Giangiacomo Feltrinelli che sfidò ogni minaccia e rifiutò ogni lusinga volta ad impedire la pubblicazione di Pasternak. Il
romanzo fu pubblicato legalmente in Russia solo nel 1988,dopo che l’autore era morto nel 1960 in povertà ,non aiutato da chi in Italia aveva pubblicato il suo libro e si arricchiva con la sua vendita. Nel libro si racconta una drammatica ed appassionata storia d’amore con Lara che ha per sfondo la guerra civile tra russi bianchi e rossi a seguito della Rivoluzione d’Ottobre. Mio suocero Roger Pegnaieff che ebbe il padre assassinato insieme alla famiglia dai bolscevichi e si salvò miracolosamente da quella strage, mi parlava spesso di quel libro. Il modo per ricordare quegli anni terribili che sfociarono in una dittatura disumana,mi diceva, è leggere Pasternak che di fronte al realismo dell’arte sovietica asservita al regime,scrisse ispirandosi ai valori universali della libertà.
Asproni, non flectar
di patriota. Divenne amico oltre che di Garibaldi,di Cattaneo,di Mazzini. L’epitaffio sulla sua tomba recita queste due semplici parole che sono il programma di tutta una vita : Non flectar,non mi piegherò . Patrizia Asproni applica orgogliosamente quel motto nella sua vita . “La Stampa” , un tempo, aveva per motto in testata “Frangar non flectar, poi qualche direttore realistico e accomodante ha avuto il buon senso di eliminarlo.Il giornale si era piegato,senza spezzarsi,al fascismo. Ma anche a tanti altri poteri. Non a caso non ha dedicato un rigo a Patrizia Asproni, premiata a Torino ad un anno di distanza dal suo sdegnoso e sdegnato abbandono di un carica che ricopriva a titolo gratuito.
morde e costringe a limitarsi a vedere le vetrine luccicanti,senza varcare la soglia degli esercizi commerciali. Ma il clima natalizio è meramente commerciale. Si è persa l’anima del Natale vero, i presepi scompaiono perché considerati un’offesa ai musulmani,i canti tradizionali non si sentono più,la Novena del Natale sopravvive alla Chiesa di San Lorenzo,cantata in latino: “Regem venturum dominum adoremus…”. Solo il Parroco di “San Pietro e Paolo” ,un salesiano colto e coraggioso,don Mauro, che vive nel cuore di San Salvario,è consapevole della necessità di tutelare l’identità cristiana. Don Bosco giunse l’8 dicembre del 1847-170 anni fa- e cominciò la sua missione in una zona già molto difficile allora. Oggi quell’area è esplosiva anche per i conflitti esistenti tra gli stessi musulmani. E va citato anche il grande presepe meccanico di via Po presso la Chiesa
dell’Annunziata dove mi portavano bambino e dove sono tornato,ritrovando le stesse, immutate emozioni di un tempo. Che cosa dovrebbe essere il Natale ce lo ricorda un filosofo laico come Massimo Cacciari , non credente : Gesù non è un dio che stabilisce una relazione con gli uomini,ma è Dio che si fa uomo per redimere l’umanità con il suo sacrificio in Croce. Pensiamoci in questi giorni che ci dividono dal Natale e diamo un aiuto a chi non ha nulla. Non c’è bisogno di andare alle aste benefiche promosse dalle madamine torinesi,basta guardarsi attorno ,purtroppo,quasi ad ogni angolo di Torino.
agricoli, attività edilizie e finanziarie in Liguria e nel Basso Piemonte, passan la Seconda Guerra Mondiale, la ricostruzione faticosa e coraggiosa, il “miracolo economico”, i rivolgimenti sociali ed economici, che si intrecciano con i tradimenti, i segreti incoffessabili, le morti misteriose, i rapporti ambigui tra la borghesia della “Superba” e i reietti dei suoi bassi vicoli antichi. Un noir che attrae per le sorprese e gli svelamenti, ma che fa anche meditare sul decadimento storico di una società senza più grandi speranze. L’autore è un personaggio della cultura torinese ed è di origini genovesi. Anticonformista,libero nel pensiero che mal si concilia con il conformismo subalpino. Forse paga il fatto di aver intervistato un mostro sacro come Umberto Eco,svelando un pensiero che Eco avrebbe voluto mantenere nascosto in relazione al ’68.Oltre che un narratore affascinante è anche un giornalista corrosivo che non accetta imposizioni.Torino dovrebbe leggere il suo ultimo libro su cui ha faticato per anni,raggiungendo un livello di eccellenza con una vivacità di scrittura oggi molto rara.Il libro descrive una saga familiare genovese, che può essere paradigmatica per tante altre famiglie italiane.Tra le troppe cocottes del giornalismo torinese,davvero troppe e sgangherate,Caffarena è un chierico che non tradisce, per dirla con Benda.
Un angolo di Sicilia a Torino
lettore vorrei esserne informato brevemente e dettagliatamente. Viene a mancare un servizio al lettore. Il giornalista si sostituisce a noi che leggiamo. Nicola Tesio 

un’incidenza pari allo zero nel panorama informativo torinese.”Torino cronaca”,sempre informatissimo nelle più minute notizie, è un giornale popolare che può soddisfare un pubblico molto modesto e fomentare un certo qualunquismo. Sangue,sesso,soldi è un ingrediente che può far vendere delle copie,ma immiserisce il giornalismo a livello scandalistico.
perso e perderà altri lettori,malgrado la piccola rivoluzione grafica all’insegna di Eugenio (Scalfari) che è diventato anche un corpo tipografico.
scrive per il “Tempo”e non più sul “Giornale”.
La ritirata
sbianchettate dal capo di Gabinetto della sindaca Paola Giordana, questo oscuro impiegato comunale assurto ai vertici del Comune.
TFF stile austerity
da piemontesi trapiantati in Liguria. Ad oltre 90 anni fece partorire una giovane donna, in mancanza dell’ostetrica che era rimasta bloccata a casa. Ne scrisse anche “La Stampa”. Era un uomo dell’Ottocento, medico colto che, anche a tanti anni di distanza dagli studi nel liceo classico di Saluzzo, ricordava perfettamente il latino e il greco, apprezzava la pittura e l’arte in generale. Magrissimo, amava anche la buona tavola e ricordo i pranzi alla “Corona grossa” e alla “Luna” di Saluzzo e a Moretta all’”Italia” dal mitico Remigio Calandri che meriterebbe di essere ricordato. Era sposato con una farmacista ,una donna speciale che a cinquant’anni coronò il sogno della sua vita, vinse la farmacia a Casteldefino in montagna ed affrontò una vita di disagi. Questa signora amava produrre liquori, in particolare il cynar. Era sempre gentile. Un volta lo offrì a mio madre che, non riuscendolo a bere, cercò di liberarsi del liquido versandolo nel vaso di una pianta della casa. La dottoressa si accorse di quel gesto davvero poco gentile e subentrò il gelo che si protrasse per anni. Il dottor Mogna si limitò a dire che capiva mio padre meglio di ogni altro, senza aggiungere altro. Era venerato nel paese. Tutti si rivolgevano a lui per un consiglio, una parola, aveva fatto nascere più generazioni. Mi regalò il suo elmetto da ufficiale nella Grande Guerra che conservo gelosamente. Un gesto d’affetto per un giovane che amava la
storia com’ero io. Mi disse che era partito volontario e che non si pentiva di quella scelta perché <<dovevamo completare il Risorgimento iniziato dalla generazione di suo nonno>>. Quando venne con noi in Egitto, aggregato al gruppo del Collegio San Giuseppe di Torino di cui ero allievo, fu lui che mi consigliò -dovendo scegliere – di andare ad El Alamein a rendere omaggio ai 5000 caduti sepolti nel sacrario voluto da Paolo Caccia Dominioni, e non a Luxor. Fummo in pochi a scegliere il sacrario che in quegli anni nessuno conosceva perché della “Folgore” nessuno voleva parlare. Se io mi dedicai allo studio della storia ,lo debbo anche a lui che mi mise sulla buona strada. Uomo semplice, di poche parole, ma quando parlava valeva sempre la pena ascoltarlo.
degli Anni 60. A tenere su lo spettacolo erano Mario Ferrero, la sua mimica, le sue battute in piemontese (il muscolo del braccio era il “marciapé” e la fetta di gorgonzola una “slepa ‘d gurgu”). Faceva spesso la parte del metalmeccanico della Fiat, indossando la tuta blu,ma certo non era un operaio sindacalizzato, ma spiritoso e bonario che manifestava il suo disagio di torinese con frasi di buon senso e qualche lamentazione bonaria e scherzosa. Una sorta di Gianduia in tuta. L’autunno caldo era lontano. Molti immigrati meridionali andavano a vederlo e alla fine della spettacolo i suoi affezionati spettatori lo acclamavano : Maiu! Maiu! Si passava un’ora e mezza di allegria spensierata. Non mi vergogno di dire che, ragazzo, andavo a sentirlo al “Maffei” e persino all’”Alcione”. Una Torino semplice che univa torinesi vecchi e nuovi in nome del buonumore. Come sarebbe utile in questa Torino livida e incapace di sorridere un Mario Ferrero! L’”autunno caldo” del ‘69 decretò la fine di questa teatro popolare.
rivelano come Fassino ,prima di essere un politico, sia un intellettuale a pieno titolo. Analizzando il Novecento ,lo definisce secolo in cui la sinistra è stata egemone <<comprese le tragedie>>.Questa egemonia Fassino la considera finita e il passaggio di secolo obbliga a misurarsi con sfide nuove senza ricorrere pigramente alla <<cassetta degli attrezzi ideologici del Novecento>>. Le scorie radioattive delle ideologie non hanno lasciato segno nel pensiero di Piero. Le culture storiche del secolo scorso, secondo lui, sono spiazzate perché c’è stata la fine del rapporto politica-cittadini instaurato in passato. C’è, secondo l’autore, un disagio, una solitudine, un sentimento di esclusione, un impoverimento generalizzato che creano ansia. <<L’urlo lacera l’aria-scrive Fassino- poi torna il silenzio>> e c’è chi intende cavalcare il malessere . Parlando di immigrazione, egli evidenzia com’essa generi d’istinto paura per gente straniera diversa da noi. Siamo anni luce dalla demagogia dei migranti visti come risorse. Bisogna pensare – afferma l’autore – ad un’accoglienza sostenibile e diffusa che non generi il rigetto. Ma Fassino evidenzia anche che occorre <<la disponibilità a lasciarsi integrare>>,ponendo un problema che appare di difficile soluzione non solo per l’elemento religioso islamico. E’ un libro,ripeto, che val la pena di leggere. Se la sinistra desse retta a Fassino, sarebbe davvero diversa.
Beppe Fassino, il liberale vecchio Piemonte
Erano degli scettici blu, a voler essere eleganti. Fassino tento’ un chiarimento, offrendo a tutti uno splendido pranzo a Centallo al quale mi presentai accompagnato da un avvocato. Si mangiò e si bevve, ma non si parlo ‘ dei problemi legati alla rottura dei rapporti. Fassino alla fine invito ‘ a stringerci tutti la mano e a brindare , passando sopra al passato. Erano dissensi insuperabili perché il dissenso si era trasformato in disprezzo ,almeno da parte mia. Infatti , il giorno successivo la morte di Fassino ,gli scettici blu cuneesi si esibirono in un volgare e inqualificabile attacco personale nei miei confronti.
L’oratore e patriota Carlo Delcroix
iniziò come Fulcieri Paulucci de Calboli, altro grande invalido, i suoi discorsi appassionati ai soldati delle trincee per esortarli alla resistenza sul Piave. Amico di mio nonno al fronte, ebbi il piacere di ascoltare più volte i suoi discorsi. Nessun oratore della storia italiana del Novecento ebbe la sua efficacia appassionata e suggestiva. Il mio compagno di scuola Giovanni Minoli , quando lo sentì casualmente in piazza San Carlo, mi disse che era un uomo eccezionale, indimenticabile. Ed era proprio così.
ammalato di protagonismo e pretendendo che il Consiglio regionale si uniformi ai suoi ordini, sia pure per una causa meritevole come la lotta al gioco d’azzardo, stravolge il senso del rapporto istituzionale tra Giunta e Consiglio Regionale. Il Piemonte non è una repubblica presidenziale e le ragioni dell’assemblea legislativa regionale vanno oltre quelle del presidente della giunta.
vogliono tante luci per rendere allegro il clima natalizio, ma le luci in più occorrono anche tutto l’anno per la sicurezza. Quelle luci d’artista saranno anche suggestive, ma sono assolutamente inadatte ,persino inquietanti. Ovviamente non bastano le luci a rendere sereno e piacevole il Natale, sarebbe necessaria una luce ,anche piccola , se ci accendesse dentro di noi.