In fondo qualche contributo all unità d' Italia l'abbiamo dato

Torino al governo: non pervenuta

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Sono un sovranista piemontese. Ultimamente rimango deluso dalla totale assenza di torinesi o piemontesi ai vertici dello Stato. Ai vertici politici s’ intende. Tolta la mia carissima amica Anna Rossomando vice presidente del Senato, nulla di nulla. E gli ultimi ricordi non sono  esaltanti, come la Fornero che non ha lasciato un bel ricordo.  Sono lontani i tempi sia della prima Repubblica come della seconda quando nella compagine governativa c’era sicuramente un torinese, al massimo un piemontese.  Al governo tanti lombardi e tanti del sud. Del resto non ci deve stupire: con l’ accordo tra Lega e 5stelle era prevedibile. Eppure gli elettori piemontesi hanno fatto il loro dovere. Ai leghisti quasi il 20 % e ai grillini il 28%. Vero che questi ultimi non hanno avuto il successo sperato. In particolare a Torino dove è valsa la legge “se li conosci li eviti”. Ma entrambi i raggruppamenti locali non hanno saputo dire la loro con i vertici nazionali. Altra cosa indubbia.Laura Castelli si lamenta tantissimo. Lei, proprio Lei che era persino alle trattative è stata tagliata fuori. Lei proprio Lei imparolata nel fare il Ministro delle infrastrutture. Qualcuno tremava a Torino al solo pensiero di vederla ministro. Magari sottosegretaria? Sicuramente non alle infrastrutture, visto che il ministro è grillino ed il manuale Cencelli vale anche per loro. Lei non demorde e pensa che sono stati i grandi imprenditori edilizi che non l’ hanno voluta. Lei sempre contro la Tav. Proprio così. Non ha sentito le dichiarazioni di Conte. I pentastellati e i leghisti sono per l’ Europa. Forse si era addormentata. Ma non demorde. Peggio che andar di notte. Vuol solo dire che Giggino e Il Matteo ministro dell’interno non sono autonomi da questi cosiddetti poteri forti? Ma non penso. O forse non fa il ministro solo perché non considerata in grado di fare quel ” mestiere “. Un’ occasione mancata per noi torinesi. Ma si sa, non tutte le ciambelle vengono col buco. Ora speriamo in Riccardo Molinari. Alessandrino, leghista della prima ora a dispetto della giovane età. Leghista segretario “nazionale” della lega Nord Piemonte.  Una volta era così quando Salvini sosteneva prima di tutto il Nord. Ora eletto in Calabria: prima di tutto gli italiani. Riccardo Molinari muove i primi passi grazie a Tino Rossi .Europarlamentare leghista passato a Forza Italia. Tino Rossi messo da parte da Cota inciampato sulle mutande verdi e dimissionario da governatore piemontese.  5 minuti prima delle dimissioni Riccardo era Cotiano di ferro. Dopo 5 minuti dalle dimissioni di Umberto Bossi Salviniano, sempre di ferro. Alla guerra come alla guerra.  Ora speriamo che Salvini sia riconoscente e oltre ai lombardi si accorga dei piemontesi.  Però con questa nuova compagine governativa lo spirito dei Savoia manca proprio.Speriamo che gli austroungaruci lombardi con i masianiello napoletani non ripropongano lo spirito dei Borboni. Vedremo appunto i sottosegretari. E non basta, vedremo chi diventerà presidente di commissione. Anche questo conta. Per adesso la nostra città, la nostra regione, non è rappresentata. E un po’ tutti dobbiamo “farci un esame di coscienza”. Ieri è proprio ieri. Dal dopoguerra un piemontese c’è sempre stato ai vertici. Einaudi, Scalfaro, Saragat, Nicolazzi, Donat – Cattin. Ministri… il compianto astigiano Gianni Goria. E arrivando ai tempi nostri Fassino più volte ministro. Ci si era un po’ illusi con Crosetto. Ma tant’ è che dovremo farcene una ragione, rimanendo preoccupati della difesa dei nostri diritti di piemontesi e di torinesi .In fondo qualche contributo all unità d’ Italia l’abbiamo dato.