A tavola con detenuti, immigrati e clochard
Il papa ha pranzato in Arcivescovado con una famiglia rom (genitori e quattro figli) che abitavano nelle baracche di lungo Stura Lazio e ora sono seguiti da una comunità di religiosi e da una parrocchia, con alcuni clochard, undici minorenni carcerati al“Ferrante Aporti” e un gruppo di immigrati. Domani, invece, sempre lontano dai riflettori, il pranzo con i parenti torinesi e piemontesi. Nel pomeriggio, oltre alla visita al Cottolengo e alla Basilica di Maria Ausiliatrice l’appuntamento più affollato è stato quello con i giovani dell’Happening degli oratori, in piazza Vittorio.
“Mi fanno tanta tristezza al cuore i giovani che vanno in pensione a vent’anni: sono invecchiati troppo presto”. Poi il tema dell’amore: “L’amore è anche casto, perché rispetta le persone e non le usa. La croce è il vero segno dell’amore, che rappresenta il sacrificio”. Un riferimento anche alle vittime delle guerre, dallo sterminio degli ebrei allo stalinismo: “Perché le grandi potenze non hanno evitato tanto dolore? Che ipocrisia parlare di pace, di dirsi cristiani e poi fabbricare o investire nelle armi.” Infine il suggerimento alle giovani generazioni: “Non invecchiate presto. Fate controcorrente. Siate creativi e portate qualcosa agli altri, siate al servizio, soprattutto dei poveri. E, come diceva Pier Giorgio Frassati, vivete, non vivacchiate”.
(Foto: il Torinese)