IL PUNTASPILLI di Luca Martina
La settimana che abbiamo alle spalle ha riservato agli economisti ed agli investitori una serie di buone (e, in qualche caso, inattese) buone notizie provenienti dagli Stati Uniti.
La camera dei rappresentanti ha finalmente approvato, con il voto congiunto di Democratici e Repubblicani dopo mesi di aspre negoziazioni, il pacchetto di investimenti in infrastrutture da 1.200 miliardi di dollari.
L’esito è stato di reciproca soddisfazione pur ridimensionando (come era d’altronde prevedibile sin dall’inizio) la proposta iniziale del presidente, l’“American jobs plan”, di 2.250 miliardi.
Lo scandalo che ha coinvolto nei mesi scorsi alcuni membri della Federal Reserve (la banca centrale statunitense), accusati di avere utilizzato (in modo legale ma non eticamente ineccepibile) le informazioni a loro disposizione per speculare sui mercati finanziari, sembrava avere messo seriamente a rischio la rinomina dell’attuale governatore, Jerome Powell (creando così incertezza sulla guida futura della politica monetaria) ma negli ultimi giorni la probabilità di una conferma del mandato (in scadenza a febbraio) sono aumentate significativamente, tranquillizzando così gli investitori.
Lo stesso Powell ha nei giorni scorsi rassicurato i mercati in merito alle evoluzioni del tasso di inflazione (uno dei maggiori rischi alla prosecuzione del cammino di crescita dell’economia) ed alla “pazienza” nei suoi confronti da parte della Fed (non certo intenzionata ad aumentare, ancora, i tassi di interesse), dopo averne atteso ed auspicato il ritorno per molti anni.
In campo sanitario, poi, i risultati dei test delle pillole antivirali per le persone affetta da Covid pubblicati da parte di Pfizer sono stati molto confortanti, mostrando una riduzione di quasi il 90% dei ricoveri ospedalieri e dei decessi.
Meno efficaci (con un ridimensionamento del 50% dei casi più gravi) ma promettenti sembrano essere le cure in sperimentazione da parte della Merck, un’altra casa farmaceutica statunitense.
La settimana scorsa erano inoltre attese con curiosità le elezioni dei governatori in Virginia e nel New Jersey che hanno alla fine confermato la perdita di consenso del Presidente Biden e del partito democratico (pur mantenendo il proprio governatorato nel New Jersey).
Questo rende più probabile che tra un anno, alle elezioni di metà mandato, i repubblicani possano tornare a controllare la camera dei rappresentanti (mentre il senato potrebbe rimanere in mano ai democratici); un simile scenario non dispiace affatto ad economisti ed analisti finanziari in quanto potrebbe limitare gli eccessi di spesa proposti dal presidente e rendere più equilibrata la gestione della spesa pubblica nella seconda parte del suo mandato.
Malgrado una sempre maggiore rifocalizzazione sulla politica economica domestica, iniziata da Trump e non certo smentita da Biden, rimane cruciale il comportamento dell’economia statunitense (dove si produce un quarto circa del PIL mondiale) anche per le sorti del nostro vecchio continente (in special modo in una fase storica che si sta caratterizzando per il ridimensionarsi della crescita economica cinese) ed i segnali positivi fanno ben sperare.
Gli Stati Uniti, d’altronde, sono forse il solo luogo al mondo dove il miracolo economico non ha mai smesso di rinnovarsi e possiamo ben dire, citando Thomas Wolfe, che “… è un paese favoloso, l’unico paese favoloso, l’unico posto dove i miracoli non solo avvengono, ma dove accadono ogni momento”.
Ciò non può naturalmente fare dimenticare come i prossimi mesi saranno molto delicati, in special modo per i colli di bottiglia ancora presenti nel sistema produttivo (responsabili in buona parte dell’aumento dei prezzi di beni, materie prime e servizi ai quali stiamo assistendo) e per una possibile ripresa, stagionale, dei contagi ma, se queste difficoltà saranno superate senza troppi affanni, potremo poi assistere, dalla prossima primavera, alla continuazione di un ciclo economico positivo ed ancora nella sua fase iniziale.
La ripresa mondiale (rinata dalle ceneri della pandemia) è ancora molto giovane proprio come lo è l’America secondo Bruce Chatwin: “Giovane, innocente e crudele”.