Il grande Basket a Torino

La prima (e l’ultima) della FIAT Torino al Parco Ruffini: amichevole con il Darussafaka (Istanbul)

Bello e triste. Il Pala Ruffini termina, con molte probabilità, la sua storia con il basket torinese che conta. La prossima partita di serie A e di Eurocup sarà la nuova sede del Palavela ad ospitarla

Per tutti coloro che hanno vissuto i fasti passati del basket torinese ricordiamo le famose epopee delle partite con la Tracer Milano in cui si era almeno “dodicimila” (secondo alcuni di più…, ma si sa più passa il tempo più il ricordo di quanto si ha o si è vissuto si ingigantisce…), e le partite con Darryl Dawkins e decine di altri splendidi compagni di viaggio si incastonano a “smeraldo fuso” nei cuori e nelle menti dei tifosi. Indelebili anche gli ultimi anni, dal coro di salvezza dell’ultima partita del 2016 all’esultanza bombardante del primo trofeo della storia cestistica Piemontese con il giro di “pista” del Palaruffini di capitan Poeta, fino a ieri sera, dove ad onorare al meglio la storia del basket torinese presiedeva (non solo sedeva) sulla panchina Auxilium il mitico Coach Larry Brown. Splendido. E’ l’unico aggettivo che può adeguarsi almeno parzialmente alla figura dell’allenatore statunitense della FIAT Torino basket. Attento, emozionato, pronto a regalare un “5 alto” a tutti i bambini raccattapalle così come a stringere la mano di persone più o meno “notabili” che a turno si fanno avanti per omaggiare la leggenda reale che lui rappresenta. E’ in campo con la testa, è in campo con il cuore, ma soprattutto è un esempio: una parola per tutti, sempre; e, quando un giocatore esce dal campo è il primo ad alzarsi per dargli la mano e dirgli qualcosa, che l’atleta intelligente ascolta e fa propria perché sa che la sua carriera potrà solo avvantaggiarsi di una voce così esperta che gli narra “basket” e come giocarlo nel modo giusto. Se è vero che autoritari si diventa anche solo per il ruolo, qui Larry Brown diviene investito di saggezza e rispetto dagli sguardi e dall’energia che emana intorno a sé. Nei time-out i giocatori sono tutti per lui. Bello, emozionante ed unico: uno spettacolo per palati fini, per persone che hanno a cuore il Basket con la B enorme, non solo maiuscola, che raramente appare sui campi di qualsiasi disciplina. E poi, ovviamente, la partita. Pochi arruolati, tra infortuni e persone in arrivo, contro una squadra al completo e disposta in pressing quasi tutto campo per 40’ e pronta all’Eurolega. Ebbene, non è storia nuova per chi ha già letto altri resoconti, ma Torino non solo ha retto, ma ha dato l’impressione di poter fare a tratti più di loro, tra talento e volontà. E’ chiaro che gli ultimi 5’ hanno scavato il piccolo solco, ma è solo mera statistica. Per chi è più anziano, come me,   si ricorda che le partite amichevoli una volta erano arbitrate a turno dai vice allenatori delle due squadre e che all’occorrenza non si tiravano neanche i tiri liberi pur di giocare di più. Certo, roba da notte dei tempi che furono, ma l’amichevole deve lasciar traccia dei comportamenti, non tanto e soprattutto non solo del risultato. E da Torino arrivano segnali molto buoni: Carr continua a segnare e a giocare, pur se deve ancora solo fare attenzione a quando agli avversari, soprattutto in Italia, verrà concesso di “mettere le mani addosso”. Tyshawn Taylor ricorda un pochino il folletto Garrett dell’altr’anno non solo nelle movenze, ma anche nello sguardo e nel modo di interpretare il gioco, ma siamo sicuri che il paragone non gli basterà e vorrà salire in considerazione per quello che lui è e non per chi lui può sembrare simile. Cotton dà sostanza e Carlos Delfino corre come un giovinotto, anche se, pur se amichevole, qualche fallo fischiato a favore in più lo avrebbe meritato. Marco Cusin sembra essere quello che è sempre stato: il miglior centro italiano di questi anni. Quando lui è in campo la differenza è notevole, e la sua presenza modifica il gioco a centro area. E poi Anumba: forse, con tutti “sani” e presenti, non avrebbe avuto molto spazio e invece…11 punti contro una squadra di Eurolega fanno di lui una gradita sorpresa e una speranza prossima a venire. Demetrio e Bowen danno il contributo che possono a dare fiato e comunque di sicuro non sfigurano. La FIAT Torino perde il confronto numerico con il Darussafaka, ma conta poco o nulla per chi si intende di basket. Ora sono in arrivo tre pezzi da 90, come si direbbe: Mc Adoo dopo l’infortunio alla caviglia, il neo papà Jamil Wilson in arrivo sabato e il nuovo innesto, si potrebbe dire a sorpresa Victor Rudd ala grande di “grande” esperienza che potrebbe ricoprire quel ruolo da sempre difficile da colmare di tutte le squadre: quello “grosso” di appoggio ai lunghi, bravo a rimbalzo e di sostegno in attacco. Torino ha un po’ cambiato faccia, rispetto a poco tempo fa, ma di sicuro la faccia adesso è più alta, “grossa” e forte. Lamentarsi in precedenza è lo sport dei tifosi-contro che come i critici d’arte che probabilmente non hanno mai dipinto una tela… hanno fatto sport non certo a livelli di serie A e men che meno diretto o allenato una squadra di livello internazionale. Ma si sa, a parlar male si sembra sempre saccenti… . In realtà, la FIAT Torino è una splendida incognita ma le basi sembrano ottime, viste le ultime scelte tecniche. E’ ovvio che solo il campo dirà chi avrà ragione. Quello stesso campo che l’altr’anno ha decretato la FIAT Torino vincitrice della Coppa Italia. PS: tanti auguri a David Okeke. Ti vogliamo al più presto in campo con la tua maglia numero 18. Go on David!!!

Paolo Michieletto