L’esposizione, curata da Gaia Mori e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Torino, dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici, dal Polo Reale, e prodotta dal 24 Ore Gruppo Cultura, comprende ottanta opere dell’artista e si articola in sei sezioni tematiche
I nudi erotici di Tamara de Lempicka saranno esposti a palazzo Chiablese a pochi passi dal lenzuolo della Sacra Sindone. Potrebbe sembrare un accostamento insolito e irreverente, ma ciò accadrà proprio in occasione della mostra dedicata all’artista polacca, protagonista indiscussa dell’art decò, dal 19 marzo fino al 30 agosto prossimi, a pochi metri di distanza dal Duomo di Torino, in piazza San Giovanni, dove verrà esposto il Sacro lenzuolo a milioni di pellegrini provenienti da tutto il mondo.
La Lempicka, pittrice di grande cultura figurativa, abituata a fondere i rimandi all’arte del passato con le poetiche del primo Novecento, come il cubo futurismo russo e francese e il realismo magico tedesco, è stata mirabilmente definita dal critico Elena Pontiggia come “un’artista che molti conoscono benissimo, anche senza sapere esattamente chi sia”. Coerente fino in fondo a uno stile personalissimo che ne contraddistinse tutta la sua carriera, ebbe, infatti, una vita molto turbolenta e tormentata, contraddistinta anche dall’uso di droghe, ma tale da divenire un personaggio letterario.
L’esposizione, curata da Gaia Mori e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Torino, dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici, dal Polo Reale, e prodotta dal 24 Ore Gruppo Cultura, comprende ottanta opere dell’artista e si articola in sei sezioni tematiche. La prima, dal titolo Il mondo di Tamara, si concentra sulle opere appartenenti al periodo giovanile, il più mite della pittrice, durante il quale l’artista colse numerosi stimoli attraverso i suoi numerosi viaggi in Europa e America, che poi tradusse nei suoi quadri. Risultano particolarmente significative le tele dedicate all’arredo, in cui sono riprodotti degli interni capaci di dare vita a opere intime e dinamiche al tempo stesso. Si tratta di un viaggio attraverso le case in cui visse la pittrice polacca tra il 1916, l’anno del suo matrimonio a San Pietroburgo, e il 1980, l’anno della sua morte a Guernavaca. Il visitatore verrà accolto all’ingresso dalla “Ragazza in verde”, rilevante prestito dal Centre Pompidou di Parigi, acquistato dallo Stato francese nel 1932. I luoghi sono colti in relazione alla evoluzione artistica della Lempicka, a partire dagli acquerelli del periodo russo, passando per la ritrattistica degli anni Venti dipinta negli atelier parigini, fino a approdare alle opere realizzate nella grande villa coloniale di King Vidor a Beverly Hills , progettata dall’architetto Wallace Neff, e nella casa newyorchese degli anni Quaranta
La seconda sezione, intitolata Madame la Baronesse. Modern medievalist,è suggerita da un articolo uscito negli Stati Uniti negli anni Quaranta, che poneva l’accento sul virtuosismo tecnico dell’artista espresso nelle sue nature morte, il primo genere con cui la Lempicka si affacciò alla pittura in modo continuativo, trasponendo sulla tela immagini che si richiamavano a Freud, Kollar e Maar, e dando vita a una sorta di bipolarismo che, negli anni successivi, sarebbe esploso in tutta la sua vitalità prorompente. Tra le opere della sezione figurano “La conchiglia”, un trompe-l’oeil del 1941, e alcuni dipinti dedicati alle mani.
La terza sezione, dal titolo The artist’s daughter, comprende le opere dedicate alla figlia Kizette, percorse da un carattere evocativo, tra cui “Kizette al balcone” del 1927 (dal Centre Pompidou) e “Comunicanda” del 1929. Infine la quarta sezione, intitolata Sacre visioni, è quella dei dipinti di natura devozionale, di Madonne e Santi, che possono sorprendere nella produzione di un’artista così trasgressiva. Molto interessanti la “Vergine con bambino”, la “Vergine blu” del 1934, la Sibilla libica, ripresa dalla michelangiolesca Cappella Sistina, e “La madre superiora” dal museo di Nantes, un dipinto cui l’artista era molto legata. La quinta sezione, Dandy decò, ripercorre il rapporto tra la pittrice e la moda, che risale al 1921 e alla sua collaborazione come illustratrice per alcune riviste di prestigio. Tra i ritratti, che possono suggerire un confronto con quelli classici di Hayez, ricordiamo “Madame Perrot con calle” del 1931-32, cui si affiancano i dipinti “Confidenze” e “Sciarpa blu”, in cui compaiono abiti che l’artista traspose sulla tela, traendoli da creazioni di moda reali dell’epoca. Infine la sezione della moda si arricchisce di foto d’epoca risalenti agli anni Trenta, realizzate per la parallela attività di indossatrice svolta dalla Lempicka. Le opere esposte suggeriscono la solidità compositiva dell’artista, mutuata dalla sua conoscenza avvenuta in Italia dell’arte di Botticelli e Antonello da Messina, e dalla sua vicinanza all’arte classica e a quella di André Lohte, da cui trasse anche ispirazione per l’accostamento cromatico e la linea decorativa.
Mara Martellotta