La Cassazione nella sentenza che rende definitiva la condanna all’ergastolo per Francesco Furchì scrive che questi volle uccidere Alberto Musy in un giorno “simbolico”. Si trattava infatti di quello in cui l’omicida stava liberando la sede della Fondazione Magna Grecia non avendo i soldi per pagare l’affitto. Per la Corte questo era un evento che “poteva riunire in sé i singoli motivi di rancore e frustrazione”. Il consigliere Musy fu ferito a colpi di pistola il 21 marzo 2012 nell’androne della propria casa, in via Barbaroux e morì nell’ottobre del 2013. Secondo i giudici Furchì attribuiva al consigliere gli insuccessi dei propri tentativi di inserirsi nel mondo politico e imprenditoriale torinese.