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Chef e Sommelier di livello mondiale premiano 2.200 prodotti

Gusto Superiore. Bruxelles, 1° giugno 2021. La giuria dell’International Taste Institute, riunitasi il 25 maggio e composta da alcuni dei migliori chef e sommelier del mondo, ha assegnato a 2.218 prodotti tra cibo e bevande il Superior Taste Award 2021.

In tutti i continenti, i produttori di alimenti e bevande stanno investendo enormemente nella qualità e nel gusto dei loro prodotti. Il 2021 ha mostrato un aumento del 45% nel numero di prodotti sottoposti alla nostra valutazione del gusto, con una massiccia crescita nella presentazione di prodotti correlati alla salute e alla sostenibilità.
La padronanza del gusto è più cruciale che mai. 2.218 prodotti hanno ricevuto il Superior Taste Award, una certificazione concessa a prodotti che soddisfano o superano (punteggio di degustazione superiore al 70%) le aspettative dei nostri Chef e Sommelier. I prodotti premiati sono ben fatti, equilibrati e deliziosi. Ogni anno vengono valutati migliaia di prodotti, vengono premiati solo prodotti molto buoni.
Un elenco dei prodotti premiati nel 2021 è disponibile sul sito web dell’International Taste Institute all’indirizzo www.taste-institute.com.
Oltre il 40% dei prodotti italiani premiati ha ottenuto le 3 Stelle, un dato ben superiore rispetto alla media globale. Dimostrando che, anche in un periodo di difficoltà, le aziende hanno lavorato su tutti gli aspetti organolettici dei prodotti non tralasciando gusto e qualità, elementi imprescindibili per i consumatori.
L’Italia si aggiudica importanti premi di eccellenza di Gusto
Caffè, pasticceria, liquori, creme e tante altre categorie di prodotti sono state premiate. Produttori di ogni dimensione e da ogni angolo di Italia hanno dimostrato dedizione e attenzione al gusto. Tra i vari premiati, la triestina Amigos Caffè, Acqua Dolomia dalla Sorgente Valcimoliana, i prodotti da forno della Dolciaria Acquaviva, i formaggi di Latterie Venete, il Pesto di Pra’ (Bruzzone e Ferrari), i salumi Raspini e la frutta di OpArmonia.
Quest’anno in tutto il mondo solo 29 prodotti hanno ricevuto il Crystal Taste Award e 10 prodotti hanno raggiunto l’esclusivo Diamond Taste Award. Questi sono premi speciali per i prodotti che conservano alti livelli qualitativi e gustativi per più anni.
Sono due i prodotti in Italia che hanno ottenuto i premi speciali Crystal Award. Lo Yogurt Colato Bianco Naturale della ligure Caseificio Val D’Aveto e il Brandy Stock 84 Gran Riserva 20Y di Stock Spirits, che hanno ottenuto per il terzo anno consecutivo 3 stelle e di conseguenza sono stati insigniti di questo speciale trofeo.
Alan Coxon, Presidente della giuria degli chef dell’International Taste Institute: “La qualità complessiva dei prodotti presentati nel 2021 è stata eccezionalmente alta. Siamo lieti di testimoniare che l’industria sta sviluppando sempre più prodotti più sani mantenendo una forte attenzione al gusto”.
Eric de Spoelberch, CEO dell’International Taste Institute: “Siamo estremamente orgogliosi che, nonostante la complicata situazione globale, siamo stati in grado di riunire chef e sommelier internazionali di altissimo livello per le valutazioni 2021, pur mantenendo rigide misure sanitarie”.
Alcuni dei nuovi membri della giuria nel 2021 includono Pino Lavarra (Executive Chef The Luxury Collection), Antoine Lehebel (Head Sommelier Bon Bon), Surjan Singh Jolly (Judge Master Chef India), Tom Smet (Head Sommelier Castor).
Portando la loro esperienza dalla gastronomia al servizio dell’industria alimentare e delle bevande, la nostra giuria aiuta e incoraggia i produttori a migliorare la qualità gustativa dei loro prodotti, contribuendo alla missione del nostro Istituto di rendere il mondo un posto più gustoso.
Nella prima metà del 2021, abbiamo assistito ad una massiccia crescita nella presentazione di prodotti correlati alla salute e alla sostenibilità. Ad esempio, c’è stato un forte aumento delle alternative vegetali a carne e latticini (+ 240%), prodotti senza glutine (+ 112%) e prodotti vegani (+ 77%). La sfida con prodotti sani e sostenibili sta nella loro immagine: i consumatori spesso pensano che questi prodotti siano meno gustosi. Pertanto, i produttori hanno tutto l’interesse a cambiare questa percezione.
Questo si lega bene a un’altra tendenza: spesso influenzata da sistemi di valutazione nutrizionale come la molto controversa scala European Nutri-Score, sempre più produttori ci inviano prodotti che hanno riformulato per modificare i loro valori nutrizionali. Anche qui il gusto è fondamentale. Migliorare i valori nutrizionali di un prodotto utilizzando meno sale, zuccheri o grassi ha spesso un impatto importante sul gusto, che deve essere compensato in modi innovativi.
L’International Taste Institute, fondato nel 2005 e con sede a Bruxelles, in Belgio, valuta e certifica il gusto di cibi e bevande di tutto il mondo. La sua giuria è composta da oltre 200 rinomati chef e sommelier di 15 associazioni culinarie e sommelier europee.
Nel corso degli anni, più di 18.000 prodotti sono stati certificati dalla giuria dell’International Taste Institute, che comprende prestigiosi chef e sommelier come Ferran Centelles (capo sommelier presso la Fondazione El Bulli), Manuel Jimenez (Miglior Sommelier di Spagna 2017), Alain Nonnet ( 2 Stelle Michelin per 36 anni), Gaetano Raguni (vincitore del Bocuse d’Or Italia 2017), Alan Coxon (Ambasciatore britannico per Food / Drink e conduttrice dello chef BBC TV), e Cristina Figueira (1 stella Michelin), tra molti altri affermati Chef e Sommelier.
L’International Taste Institute esegue una valutazione sensoriale oggettiva: la sua giuria segue una rigorosa metodologia di degustazione alla cieca in cui i campioni di prodotto sono resi anonimi per evitare qualsiasi distorsione di punteggio. Oltre a valutare le prestazioni del prodotto secondo i 5 criteri sensoriali standard, la giuria fornisce commenti e suggerimenti per un ulteriore miglioramento del prodotto e per l’abbinamento alimentare.

Di Freisa in Freisa, un brindisi alla ripartenza!

Degustazioni guidate, incontri di approfondimento,  proposte culturali ed enogastronomiche per una tre giorni di festa e sapori. Per avvicinarsi all’evento, il Consorzio Freisa di Chieri e Collina torinese sfida gli appassionati lanciando un “Freisa Game” sulle proprie pagine social

 

Dopo un anno di forzata e necessaria rinuncia, dal 10 al 12 settembre Chieri torna a inebriarsi con “Di Freisa in Freisa”, la manifestazione che per l’XI edizione vuole celebrare il vino simbolo di Torino e delle Colline Torinesi.

Un programma pop e ricco di contenuti per una tre giorni che promette un’immersione completa nelle innumerevoli sfumature di un vitigno antico e in continua evoluzione.

Tra le piazze e i vicoli del magnifico centro storico della “Città dalle 100 torri”, la manifestazione sarà l’occasione per scoprire le diverse anime del Freisa di Chieri, delle sue etichette e dei suoi produttori, attraverso degustazioni guidate, laboratori, incontri di approfondimento e momenti di festa.

Non mancheranno le contaminazioni con le altre eccellenze gastronomiche di un territorio pieno di tesori, che troveranno spazio in un continuo alternarsi di sapori tradizionali e pairing innovativi. Anche i ristoranti e i bar di Chieri parteciperanno alla festa offrendo il meglio della loro proposta culinaria e proponendo in esclusiva un vero e proprio menù a base Freisa.

Durante Di Freisa in Freisa, il mondo del vino si sposerà anche con la cultura, grazie a un “porte aperte” dei principali monumenti e musei di Chieri, proponendo ai partecipanti alla manifestazione un itinerario artistico e storico all’insegna della bellezza.

Anche i più piccoli saranno coinvolti nella festa attraverso l’iniziativa “Freisa bimbi”. Un insieme di laboratori per bambini dai 3 ai 6 anni e dai 6 ai 12 anni, per insegnare, attraverso il gioco, il lato “naturale” delle vigne e l’importanza di un frutto come l’uva, vero e proprio patrimonio da tutelare del territorio.

Nella foto Marina Zopegni presidente del consorzio vinicolo

Riapre il ristorante EraGoffi con la serra urbana

NEL NUOVO MENÙ PESCI DI ACQUA DOLCE FROLLATI, CONSERVE, FERMENTAZIONI E DESSERT VEGETALI. MA NEL CORTILE SUL PO ARRIVA ANCHE LA SERRA URBANA AEROPONICA

Il 4 giugno riapre EraGoffi, il locale torinese guidato dallo chef Lorenzo Careggio, che si trova in corso Casale, a due passi dal fiume Po.

E, alla riapertura, la semplice cucina genuina dell’allievo di Niko Romito si arricchisce di nuovi spunti, approfondisce tecniche e sperimentazioni e porta in tavola un menù pronto a segnare un nuovo corso nella vita di questo ristorante.

“I mesi di lockdown – spiega Careggio – ci sono serviti per lavorare e capire come arricchire la nostra offerta portando in cucina dei valori aggiunti che guardano alla sostenibilità e al non spreco senza dimenticare l’importanza che per me ha da sempre il mondo vegetale. Il menù che abbiamo realizzato insieme al mio secondo Enzo Barillà e alla brigata è variegato: ci sono sempre molte verdure, anche se spesso più nascoste di prima, ma anche tanto pesce e tanta carne che proponiamo in tagli non classici”.

La prima grande novità si chiama frollatura ed è legata, caso raro in Italia, al pesce di acqua dolce. La frollatura (ossia maturazione) del pesce è una tecnica portata avanti dall’australiano Josh Niland che ne ha letteralmente capovolto il consumo attraverso una conservazione simile a quella della carne. “In questi mesi – spiega Careggio, che propone dall’apertura di EraGoffi esclusivamente pesce di acqua dolce proveniente dall’allevamento piemontese di Agritrutta – abbiamo lavorato nel ricercare il momento di maturazione giusto per esaltare in modo perfetto il gusto del pesce. Dalle nostre prove, a una temperatura tra i 0 e i 2 gradi e con il 40% di umidità, siamo attestati a due giorni per lo Storione e a un massimo di 14 per la Trota, ma presto lavoreremo anche su Luccio e Coregone”.

E così nascono piatti come “Storione e sedano rapa” con lo storione frollato cotto alla brace e servito su carciofini e sedano rapa fermentato o “Trota, asparagi e ciliegie” in cui la trota, dalla pelle croccantissima, viene cotta in padella e servita con un’insalatina di asparagi e ciliegie agro. “Mi piace la consistenza del pesce frollato – prosegue Careggio – la pelle ne diventa un valore aggiunto e la conservazione è pazzesca, può essere portata veramente a lunghi periodi e non ci sono odori. Nell’ottica della sostenibilità oltre all’utilizzo di pesci di allevamento controllato e non da pesca intensiva, stiamo anche ragionando sul servire tagli differenti come la ventresca di trota frollata, o altre parti normalmente connotate come scarti (tra cui il fegato) per realizzare torchon, tartare o jus”.

La nuova stagione di EraGoffi vede anche l’introduzione di conserve (fiori di sambuco in agrodolce, ciliegie in carpione, capperi di aglio orsino sott’olio) e di prodotti fermentati come il sedano rapa o le albicocche per poter avere più gusti da proporre durante tutto il corso dell’anno.

Continua infine la ricerca che lo chef Lorenzo Careggio pone nei confronti del mondo vegetale e del dessert: oltre allo storico “Bunet, peperoni e acciughe”, entra in carta “Aglio nero e piselli”: un crumble di baccelli di piselli, gelato all’aglio nero, insalatina di piselli e fave fresche, germogli e olio alla vaniglia.

E per siglare ancor di più la passione dello chef per la natura è stata installata nel cortile di EraGoffi, in collaborazione con la torinese Agricooltur, una serra aeroponica urbana all’interno di un container dove sono coltivate erbe aromatiche e micro ortaggi; la coltura aeroponica è il metodo di coltivazione fuori suolo che utilizza la nebulizzazione di acqua con nutrimento spruzzata direttamente sulle radici.

In sala, come sempre, accoglieranno i clienti il direttore Andrea Proietti (25 anni)  e la sommelier Mary Vozza (26 anni).

EraGoffi è stato inaugurato il 23 ottobre del 2018 da Alberto FeleLorenzo Careggio e Marco Pandoli e il locale, oltre a essere stato inserito nelle principali guide nazionali del settore e segnalato per la prima volta nell’edizione della Guida Michelin 2021, è diventato in questi anni uno dei più apprezzati luoghi del gusto cittadini. I soci torinesi, a cui si è aggiunto nel 2021 Luca Briccarello, hanno anche aperto CasaGoffi (viale Michelotti 52/c), lo spazio del cortile e dell’originaria tettoia di Goffi Del Lauro affacciata sul lungo Po Michelotti in cui, da giugno a settembre, si può godere la bella stagione e la pace del luogo all’aperto con pranzi e cene più informali.

EraGoffi  si trova in corso Casale 117 a Torino (Tel. 011.427.34.50 – 389.666.72.93). L’apertura è dal martedì al sabato con orario 19.30 – 22.30, chiuso domenica e lunedì. Per maggiori informazioni: www.eragoffi.it

Che buono lo spritz alla maniera torinese!

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I LIQUORI DELLE DISTILLERIE SUBALPINE DIVENTANO SPRITZ “SUBALPINI”

Realizzati all’interno del nuovo opificio urbano, da poco inaugurato dal Gruppo Affini a Chieri, i liquori delle distillerie subalpine diventano un ingrediente intrigante per una nuova proposta di Spritz in stile piemontese, grazie alla visione e all’estro del bar manager Michele Marzella

 

Offrire una proposta rigorosamente “handcrafted”, di qualità certificata e assolutamente piemontese. Partendo da questi principi, Affini presenta la nuova carta degli Spritz Subalpini, che si possono assaporare accompagnando l’innovativo aperitivo in barattolo o in un intrigante food pairing presso i tre locali torinesi del Gruppo: 100 Vini e Affini (presso Green Pea), Affini San Salvario Riv.1 (Via Belfiore 16C) e Affini Porta Palazzo Riv.2 (Piazza della Repubblica 3).

Base degli “Spritz Subalpini” sono alcuni dei liquori di punta di Distillerie Subalpine, storico brand torinese rilanciato sul mercato nel 2020 dal Gruppo Affini, grazie all’intuizione e all’impegno di Davide Pinto e Michele Marzella. La ricetta dei liquori è già stata studiata nella sua creazione con la finalità di essere “sprizzata” con diluenti frizzanti diversi dal solito Spumante.

 

Sono quattro le proposte di “Spritz Subalpini” attualmente in menù.

Il Nuvola in cui il liquore Nuvolari si incontra con la birra. Una bevanda che può prendere direzioni e gusti differenti a seconda della tipologia di birra scelta per l’abbinamento.  Una bevanda pensata per chi ama i gusti a tendenza leggermente amara e citrica e per gli appassionati del classico aperitivo italiano. Ideale per una merenda sinoira, per accompagnare i taglieri di formaggi e salumi, fantastico insieme alla pizza. Suggerito anche l’accompagnamento con il “barattolo” di Affini a base di pulled pork, mele e mezcal.

Il Wizard è invece frutto dell’incontro tra l’Elixir Le Masche e il sidro di mele del Birrificio Baladin con l’aggiunta di profumo di fieno. Uno spritz per chi ama l’eleganza e vivere delle sensazioni “floreali”. Perfetto per un aperitivo estivo leggero a base di bruschette e insalatine, ma anche in accompagnamento a un buon primo piatto vegetariano o a una macedonia di stagione. Suggerito l’accompagnamento con il “barattolo” di Affini a base di insalata russa.

L’ApeRegina celebra il matrimonio tra il liquore Green Bee e la soda di miele fermentato “meadlight” con l’aggiunta di sciroppo di cedrata e gocce di lime. Pensato per chi ama i gusti agrumati ed aromatici, delicatamente piccanti. Consigliato in accompagnamento con tartine, toast o tramezzini, da assaporare spiluccando noccioline o patatine. Il suo “barattolo” ideale di accompagnamento è il baccalà mantecato con cipolle caramellate.

Valentino ultimo arrivato nella lista “Spritz Subalpini”, rappresenta l’incontro tra il liquore Ascari, il liquore alla pesca e il liquore “Affino”. Pensato per chi ama i gusti fruttati ed aromatici. Consigliato in abbinamento e “a contrasto” dei gusti sapidi e decisi, come la carne salada che da Affini viene servita con il gelato alla robiola di capra, chicca gastronomica dell’Agrigelateria San Pè di Poirino

A partire da luglio, la grande famiglia dei liquori e degli spritz si allargherà con due nuove “invenzioni di Michele Marzella, il Susa Libre e il Lady Nuvolari.

I liquori delle Distillerie Subalpine nascono presso il nuovo Opificio urbano inaugurato dal Gruppo Affini a Chieri (Via Vittorio Emanuele 23). Un luogo dove prendono vita liquori storici e nuovi distillati, grazie alla fusione di creatività e competenze diverse: da una parte l’arte miscelatoria di Michele Marzella, bar manager del Gruppo Affini, dall’altra quella distillatoria, incarnata dall’aromatiere e distillatore Alfredo La Cava.

Tutta la produzione dell’Opificio urbano di Distillerie Subalpine è rigorosamente house made e punta a valorizzare le materie prime del territorio.

Tra alambicchi, provette e macchinari più moderni, ogni fase della lavorazione viene curata dal team di Affini, a partire dalla raccolta delle erbe e alla loro macerazione fino all’imbottigliamento.

Una filiera cortissima che si riflette anche in una serie di collaborazioni con realtà artigianali del territorio, perché secondo la filosofia del Gruppo Affini in questo momento storico nessuno basta a sé stesso e il modo giusto per ripartire è farlo tutti insieme, unendo le forze e condividendo competenze, materie prime ed eccellenze.

Attualmente all’interno dell’Opificio urbano vengono prodotti i primi liquori del brand Distillerie Subalpine come lo storico Fernet, il Nuvolari (da cui nasce il Nuvola) e l’Ascari (da cui nasce il Valentino), due dei cocktail di punta di Affini trasformati in liquori per l’aperitivo, l’aromatico Green Bee (ingrediente principale dello spritz Ape Regina) e il misterioso e intrigante Elixir Le Masche (base per il Wizard), nato in collaborazione con il ristorante stellato torinese Casa Vicina.

Cioccolatitaliani, la catena di store dall’anima piemontese ha aperto a Torino

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L’inaugurazione in Via Sant’Ottavio

Vincenzo Ferrieri, Ceo: “7 nuove assunzioni per l’apertura, ma a regime nei nostri store ne lavorano 20”Il genio italiano delle fontane di cioccolato che ora sono in tutto il mondo, l’abbiamo trovato proprio qui in Piemonte”

Cioccolatitaliani ha aperto a Torino, una delle città chiave per la catena di store, sede di importanti fornitori e che ha dato origine all’idea delle famose fontane di cioccolato.

Nata nel 2009 dall’intuizione della famiglia Ferrieri, in meno di 8 anni, Cioccolatitaliani diventa uno dei maggiori retailer di cioccolato in Italia e all’estero operando in 8 differenti mercati per un totale di 49 punti vendita. Oggi il gruppo, con l’apertura di via Sant’Ottavio, vuole celebrare la città dalla quale ha avuto tanta innovazione e dare un segno di positività e di crescita con l’assunzione di personale, nonostante il Covid. Tra i fornitori Gobino, Silvio Bessone (il primo grossista di cioccolato della catena), e la Selmi Group di Pollenzo come azienda produttrice delle fontane di cioccolato.

Torino rappresenta l’eccellenza del cioccolato in Italia – racconta Vincenzo Ferrieri CEO di Cioccolatitaliani – e per noi aprire qui è un traguardo ambizioso e allo stesso tempo un ringraziamento alla città che ci ha ispirato e che speriamo di soddisfare con la nostra proposta. Al Piemonte dobbiamo parte della nostra storia, è qui che abbiamo sviluppato le nostre iconiche fontane di cioccolato, con Selmi Group. Per questa apertura abbiamo al momento assunto 7 collaboratori, ma nei nostri store a pieno regime ne lavorano 20: non appena la situazione si normalizzerà, contiamo di procedere come abbiamo fatto negli altri locali”.

Il concept dello store è stato ideato e realizzato dal Designer Fabio Mennella, in collaborazione con la direzione creativa dell’agenzia Antitetico Lab di Milano che ha saputo creare spazi ad hoc in pieno stile “Chocology: la filosofia di Cioccolatitaliani (che si traduce nell’arte di rendere protagonista il cioccolato mixandolo con il gelato, il caffè, la pasticceria e la cucina). Le pareti sono inoltre decorate con una suggestiva carta da parati azzurra con fave di cacao realizzata e progettata dalla Designer Serena Viganotti per suscitare le tipiche sensazioni di felicità e serenità che lo store emana.

 

“In Cioccolatitaliani abbiamo coniato l’espressione Chocology, cioè la filosofia di mixare il cioccolato con la gelateria, la caffetteria, la pasticceria e anche con la cucina” – continua Ferrieri -. “I nostri chocolate bar sono amati da una clientela molto ampia, dall’intenditore al bambino che vuole un gelato al cioccolato, anche se offriamo molto di più. I clienti apprezzano sia i nostri prodotti sia la nostra capacità, tramite il cioccolato, da sempre comfort food per eccellenza, di regalare un momento di gioia ad ognuno di loro”.

Vincenzo Ferrieri, CEO del Gruppo, 11 anni fa ha deciso con il padre di scommettere su un’idea innovativa, e dall’apertura del primo store a Milano, Cioccolatitaliani è diventato il primo format italiano completamente dedicato al mondo del cioccolato, dalla colazione al dopocena.

Ad oggi, il gruppo è presente in Italia, in tutto il Medio Oriente con store in Qatar, Kuwait, Arabia Saudita, Marocco e Bahrein, Albania e Kosovo con 12 punti vendita diretti e 32 in franchising.

Cioccolatitaliani fa parte del gruppo Gesa Srl, ed espande il suo concetto di food retail con il brand PIE (Pizzeria Italiana Espressa), un format dedicato alla personalizzazione della pizza.

A Torino arriva la Pizza Italiana Espressa

Apertura il 21 Maggio in Piazza Aldo Moro, Torino

 

A modo tuo: il nuovo concept di pizzeria che interpreta la tradizione napoletana in modo contemporaneo. Assunti 6 giovani under 25 anni, a regime lo staff arriverà a 20 dipendenti

Impasto a lunga lievitazione realizzato solo con farine poco raffinate biologiche o integrali macinate a pietra, ingredienti freschi e di qualità che rispettano la stagionalità per creare accostamenti di sapori dai più tradizionali ai più particolari

Qualità, rispetto della tradizione, freschezza e stagionalità il tutto in un contesto cool, conviviale e moderno: sono questi i tratti distintivi del format di PIE (Pizza Italiana Espressa), la giovane catena di pizzerie che permetterà anche ai torinesi di gustare un prodotto “fai da te” con ingredienti scelti direttamente da loro. PIE sarà in Piazza Aldo Moro, si tratta del 6 locale aperto in Italia, il primo a Torino.

Mangiare una pizza da PIE significa vivere un percorso esperienziale dove i clienti si rivolgono direttamente ai pizzaioli che preparano la pizza soddisfacendo al momento le singole richieste di personalizzazione per impasto e farcitura. Il gusto rimane l’ingrediente fondamentale: infatti Pizza Italiana Espressa utilizza un impasto napoletano a lunga lievitazione, da farine poco raffinate, biologiche o integrali, macinate a pietra, oltre ad una vasta scelta di ingredienti di alta qualità. Questo consente un numero potenzialmente infinito di combinazioni, per accontentare qualsiasi esigenza alimentare, dalle intolleranze, alle diete religiose fino a quelle vegetariane.

Siamo orgogliosi di aprire il nostro nuovo store in un contesto così dinamico come Torino, riconosciuta come una delle città più innovative d’Europa”, commenta Vincenzo Ferrieri CEO di PIE. “Apriamo oggi nel cuore della zona universitaria, dove crediamo che il nostro concept possa essere apprezzato da un target giovane. I nostri store rappresentano infatti l’evoluzione della classica pizzeria, introducendo un nuovo format che si basa su un concetto di rendere il cliente attivo nella realizzazione della propria pizza”.

Punto di forza di PIE è il coinvolgimento delle persone dall’ingresso del locale fino alla cottura della pizza. Infatti il cliente segue un percorso che lo conduce direttamente davanti ad un pizzaiolo che prepara al momento la pizza desiderata davanti ai suoi occhi. Poi mentre il cliente arriva alla cassa, la pizza viene infornata e poco dopo servita al tavolo.

Quello che offriamo è un prodotto semplice, della tradizione napoletana, buono e genuino perché creato con ingrediente scelti e di altissimo livello qualitativo”, aggiunge Ferrieri

 

Ad oggi abbiamo assunto 6 persone: gli operatori sono sotto i 25 anni. A regime contiamo di portare il nostro staff a più di 20 persone. Dal 2016 sono 6 le pizzerie aperte sotto l’insegna PIE. I locali si distinguono per un design moderno cool e allegro/conviviale. Nei prossimi mesi, l’Azienda prevede di espandersi ulteriormente con aperture nazionali e internazionali.

Il bambù a tavola

TREND FOOD & BENESSERE: CON LE RICETTE DEI GRANDI CHEF

 

Dal germoglio ai prodotti da forno, come grissini e taralli, fino ai prodotti freschi come il caciocavallo, senza dimenticare the ed estratti: il bambù Alma Italia al centro dell’alta cucina con le ricette di Imma Ferraro

 

Classificato fra i primi 5 superfood al mondo, il bambù è considerato uno dei cibi del futuro poiché a basso contenuto di grassi, buona fonte di fibre, proteine e di aminoacidi. In primavera prende il via la produzione del germoglio di bambù, ricco di sostanze nutritive, per il trend food & benessereDalla terra alla tavola, oltre 60 ettari di bambuseti Alma Italia portano il bambù al centro delle nostre tavole, con le ricette di Imma Ferraro.

Sono oltre 200 le specie di bambù commestibili a fronte delle oltre mille esistenti da ricordare anche in occasione della giornata mondiale della biodiversità del 22 maggio. Tra queste, è la Phyllostachys edulis, più conosciuta come bambù gigante o Moso, la specie scelta per la coltivazione delle oltre 72 mila piante di bambù dell’azienda torinese leader nel settore della green economy Alma Italia, sparse fra Piemonte, Emilia Romagna e Puglia.

Dalla terra alla tavolaAlma Italia porta i prodotti biologici di bambù derivati dalle proprie colture – rigorosamente senza utilizzo di pesticidi e agenti chimici nei campi – direttamente nelle nostre cucine grazie a Bambùbio, il ramo dell’azienda specializzato nella filiera alimentare dei prodotti.

Un alimento che si inserisce sempre di più nelle nuove tendenze food verso un’alimentazione che unisce al gusto, il mangiare sano. Un trend sempre più diffuso anche sui social, come citato anche nell’articolo di BBC che indica quanto gli asiatici abbiano instagrammato e fotografato ricette a base di bambù nel 2020, con un aumento del 4.850 %, proprio nel periodo di pandemia globale da Covid.

Bambubio porta così il bambù al centro delle ricette degli chef come Imma Ferraro, che sceglie la farina di bambù e il suo elevato apporto di silicio organico per i tanti prodotti da forno, dalla ricetta della pizza alle malelingue, ma anche per grissini e taralli, oltreché per le farciture con prodotti freschi di formaggi vaccini derivati dalla coltivazione di bambù come il caciocavallo, fino agli sfiziosi dessert con la ricetta del “Bambùdino” guarnito, che al posto del caramello, è guarnito di golosissima e salutare confettura di ciliegie e bambù. Che sia fritto, stufato, saltato, sott’olio o aggiunto all’impasto, il sapore neutro del bambù, dalla consistenza croccante e simile all’asparago o al carciofo, apporta infatti una consistenza gradevole al palato, senza modificare il gusto, così da valorizzare tanti piatti e ricette, ricco di diverse interpretazioni.

Definito dalla Punjab University, in India, come uno dei cibi del futuro, è in particolare il germoglio di bambù ad essere una valida risorsa in cucina a livello nutrizionale che, oltre ad essere ricco di proteine, carboidrati, amminoacidi, minerali, fibre, potassio, calcio, zinco e vitamine (A, B6, E), si adatta a tutti i tipi di cottura e conservazione.

È in primavera che prende il via la raccolta del germoglio di bambù: per soli due mesi l’anno, da Marzo a Maggio, si interviene sui campi con una piccola zappa in modo da non rovinare l’habitat della pianta (rizoma) e senza danneggiare il resto della coltivazione. Si raccoglie tutti i giorni, per ripetute settimane, stimando all’incirca 1 kg di prodotto per metro quadro. Un ettaro di un bambuseto maturo può infatti produrre ogni anno oltre 8000 kg di germogli freschi.

Nei restanti mesi, la stessa tipologia di bambù dalla foglia commestibile dà vita anche a  tisane, essenze, estratti. Fra i tanti altri prodotti da consumare tutto l’anno, oltre ai germogli sott’olio, le confetture, la farina di bambù per grissini e taralli, anche i prodotti freschi come caciocavallo e cacioricotta, fino a brindare con il bambù, grazie alla birra artigianale a bassa gradazione alcolica e bassa gasatura, rifermentata in bottiglia, che presenta un sapore avvolgente grazie all’utilizzo di bambù, note di mango e maracuja.

Domenico Fortunato, Socio Fondatore del Gruppo Alma afferma: “Il bambù è da sempre apprezzato in Oriente, la cucina asiatica fa infatti quotidianamente largo uso del bambù. In occidente, abbiamo assaporato il bambù nelle lunghe cotture al vapore dei ristoranti cinesi, conosciuto i germogli o “cuori di bambù” nei ristoranti giapponesi grazie alla zuppa di miso, fino alla foglia di bambù utilizzata come guarnizione ornamentale per servire il sushi. Il bambù è però un alimento salutare e interessante, non solo per dare un tocco d’Oriente ai propri piatti. Da qui nasce l’idea di pensare il bambù al centro dei piatti dei grandi chef e nell’alta cucina. Dopo numerosi studi e approfondimenti – aggiunge Domenico Fortunato  –  oltre a favorire le funzioni antibatteriche naturali, antivirali e antiossidanti del nostro organismo, il bambù è un alimento dall’alto valore nutrizionale, considerato un baluardo per le ossa in quanto ricco di calcio, ferro, zinco e per l’elevata quantità di silicio organico, un valido alleato alla lotta contro l’invecchiamento della pelle. Ha un basso contenuto di grassi, buona fonte di fibre, proteine e di aminoacidi (8 dei quali essenziali per il nostro organismo). Un toccasana per la salute, adatto ai nuovi trend food & benessere.”

 

Per la prima volta in Italia, un concorso dedicato ai grandi lievitati salati artigianali

Per la prima volta in Italia, un concorso dedicato ai grandi lievitati salati artigianali.

 

Giovedì 20 maggio, si terrà a Torino il primo contest gastronomico nazionale incentrato sui grandi lievitati salati. Il concorso è aperto a tutti i Pastry Chef lievitisti italiani che vogliano mettersi in gioco, presentandosi davanti ad una giuria tecnica di grande di prestigio per sfoggiare la propria creatività.

 

Il panettone salato è noto come la versione più adatta per essere consumata come aperitivo o antipasto. Si tratta di prodotti lievitati salati che possono presentare una leggera nota dolce, come la pasta brioche, da servire con un bicchiere di bollicine o in abbinamento a formaggi, salumi e salmone affumicato. È una soluzione intrigante che apre anche ad usi alternativi del lievitato all’interno di un menù completo oppure da utilizzare come amouse-bouche, canapè o base per tramezzini e toast.

 

Con l’ideazione di questo concorso, Dettagli, agenzia di eventi torinese, famosa per i suoi appuntamenti culinari, ambisce a decontestualizzare il panettone dal periodo natalizio, stravolgendone la dolcezza e avvalendosi dell’estro dei pasticceri italiani, che vengono così spronati a valorizzare le eccellenze dei prodotti dei loro territori. Le condizioni necessarie per partecipare sono: non trascurare mai il rituale della lievitazione e una selezione di materie prime solo di altissima qualità.

 

Il concorso verrà ospitato nella sale del prestigioso Hotel Principi di Piemonte, dove la giuria tecnica, composta da grandi protagonisti del panorama food italiano, lavorerà per giudicare le proposte dei Maestri lievitisti che, da tutta Italia, presenteranno a Torino le loro creazioni.

 

In giuria: Giovanni Dell’Agnese, presidente Associazione di categoria EPAT, vice presidente ASCOM di Torino e provincia, lievitista e titolare di pasticceria; Massimiliano Prete, ristoratore, lievitista, docente presso CAST ALIMENTI, presso l’Università della Pizza e presso l’Università di scienze gastronomiche, di Pollenzo; Alessandro Mecca, Chef stellato del ristorante SPAZIO 7, ospitato all’interno della Fondazione Sandretto; Leo Risier, giornalista di Repubblica, responsabile eventi Slow Food per Piemonte e Valle d’ Aosta e Nadia Afragola, giornalista, copywriter, Social Media Manager e Digital Pr, già collaboratrice tra gli altri di: Italia a Tavola, Italian Gourmet e Il Panificatore.

 

 

La Rocca di Arignano torna a vivere dopo 700 anni

A giugno La Rocca aprirà le porte al pubblico, dopo un restauro durato 6 anni. Al suo interno un ristorante guidato dall’executive chef Fabio Sgrò, con la consulenza dello chef 1 Stella Michelin Ugo Alciati, una Scuola di Cucina, uno spazio eventi, sei intime camere, con un’area benessere dedicata, un percorso sensoriale e un’opera d’arte dell’illustre scultore Arnaldo Pomodoro

“Vogliamo che la Rocca torni a splendere, che diventi una destinazione e che si riappropri di quella vita che le è stata rubata secoli fa”. Esordiscono così Luca Veronelli ed Elsa Panini, i proprietari della Rocca di Arignano – lui erede di una famiglia imprenditoriale e consulente aziendale, lei biologa con la passione per la cucina – che da giugno riaprirà le porte, a 20 km da Torino, dopo un importante lavoro di restauro.

All’interno vi saranno uno spazio ristorativo, La Locanda della Rocca, con la consulenza dello chef 1 Stella Michelin Ugo Alciati e la presenza dell’executive chef Fabio Sgrò, la Scuola di Cucina guidata dalla direttrice creativa Elsa Panini, un piano dedicato agli eventi, di lavoro e di piacere, e un ultimo riservato a sei esclusive camere, i cui ospiti avranno la possibilità di accedere a un’area benessere riservata. A fare da anteprima all’esperienza che attenderà loro ci saranno il percorso sensoriale, un cammino da vivere con tutti i propri sensi, e, collocata all’ingresso, una scultura di Arnaldo Pomodoro: un parallelepipedo di bronzo e fibra di vetro, emblema dello stile inimitabile e originale dell’artista che tutto il mondo ci invidia.

IL PROGETTO
Alla base di tutto, prima ancora del progetto, c’è il sogno di una famiglia, quella di Luca Veronelli e di Elsa Panini, che da sempre condividono un desiderio comune: vivere e lavorare a contatto con la natura, in un contesto che abbia quel gusto del vissuto che dona a tutto un sapore diverso. Luca Veronelli, classe 1966, proveniente da una famiglia di imprenditori, consulente aziendale, appassionato di giornalismo e di teatro. “Enogastronomia, antichità e desiderio di benessere, in attesa che un giorno, ad apprezzare questo progetto di vita – e non di puro investimento – ci saranno i nostri eredi”. Elsa Panini, anch’essa proveniente da una famiglia di imprenditori, biologa per formazione e cuoca per passione, con un passato nel controllo qualità, è a capo della Scuola di Cucina, a cui è affidato il compito di portare il concetto della sana alimentazione al di là delle mura, grazie ai corsi aperti a tutti, che animeranno il palinsesto durante l’anno. “Il nostro è un vero e proprio progetto di vita, più che di lavoro, che mi ha permesso di apprezzare ancora di più il valore della bellezza e delle cose fatte bene e con amore. È un sogno che si realizza, fatto di amore e mattoni vecchi di mille anni, benessere e cibo”.

L’ARCHITETTO CHE HA CURATO IL RESTAURO
Il progetto di restauro è stato curato dall’Architetto Massimo Raschiatore, con la supervisione della Soprintendenza Archeologica, data la natura storica dell’opera. “Fin da subito era evidente che la sfida non sarebbe stata delle più semplici. Per capirlo bisogna guardare le foto dell’avanzato stato di abbandono in cui si trovava la Rocca. Per questo sono felice che la proprietà abbia deciso di dedicare un’ala della struttura alla memoria storica dei lavori fatti”. L’edificio è composto da tre livelli di edificazione, uno del 1000, uno del 1200 e uno del 1300, epoca in cui è stato eretto il corpo di fabbrica centrale, interno rispetto ai bastioni, quello dove attualmente si trovano tutti gli ambienti abitati, che all’epoca però non fu mai ultimato. Ci sono molti indizi che raccontano di una storia interrotta. Come gli inviti delle due torri angolari, ben visibili dalla passeggiata sui bastioni, che sembrano una rimanenza a seguito di un abbattimento, ma che in realtà sono la testimonianza di un’interruzione. “A differenza di tutti gli altri edifici medievali che troviamo in Piemonte la Rocca è rimasta dormiente dal 1400. In questo è uno dei più rari esempi di architettura medievale incontaminata dal passaggio dei secoli”.  I nuovi volumi sono stati studiati in modo tale da integrarsi nell’impianto architettonico, seguendo un filo conduttore comune dell’originalità e del recupero.

L’OPERA DI POMODORO
Prima di poter ammirare il Monferrato dai piani alti della Rocca, prima di poter accedere agli spazi interni che la caratterizzano – dalla Scuola di Cucina alle Camere, passando lo spazio dedicato agli Eventi – gli ospiti rimarranno ammaliati dalla vista di un’opera dal valore impareggiabile. Si tratta di “Soglia: a Eduardo Chillida”, una scultura realizzata dal riconosciuto artista classe 1926 Arnaldo Pomodoro in passato donata al MASI da Credit Suisse in occasione della celebrazione dei 150 anni della banca e, successivamente, collocata nell’Agorà di LAC Lugano Arte e Cultura. È un grande parallepipedo in bronzo e fibra di vetro che cattura subito l’attenzione all’ingresso, superato il Giardino dei Semplici sulla destra, negli spazi antistanti l’accoglienza. I neofiti sapranno apprezzare l’unicità dell’elemento, gli intenditori la coerenza con gli altri capolavori di uno dei più grandi scultori contemporanei italiani, molto noto anche all’estero. Non si può rimanere indifferenti di fronte al suo stile, unico. Le sue opere, infatti, si rompono e si frammentano davanti agli occhi che, nelle geometriche forme, non apprezzano la perfezione dell’estetica esterna ma bensì il cuore della struttura. Un insieme di linee ed elementi grafici che riconducono a ingranaggi o alle note di una composizione musicale.

LE CAMERE
Sei saranno le stanze dove gli ospiti potranno accomodarsi e vivere l’esperienza della Rocca di Arignano. Riposare in questi ambienti, che non hanno avuto abitanti per secoli, guardare da quelle finestre, che per 700 anni sono rimaste serrate, sembra impossibile. In ogni camera l’equilibrio dei materiali è affidato ai mattoni che rivestono le generose altezze, ai materiali di recupero, alle vecchie ceramiche, al legno, ai velluti, ai portoni borchiati che sanno di storia, al ferro grezzo, alla lana cotta e al lino dei tessuti. Il linguaggio è lontano e contemporaneo allo stesso tempo. Fiori all’occhiello della struttura sono la suite della Camera della Guardia con accesso privato, che prende il nome proprio dalla sentinella che qui riposava al termine della ronda, e la Camera della Trinità, la suite a doppia altezza con vasca idromassaggio, che culmina con il terrazzo privato che si trova a 30 metri di altezza. Da qui si può godere di un panorama che lascia senza fiato, fatto di dolci colline, di borghi e di natura. E che presto si potrà ammirare da altre nove stanze.

LA LOCANDA DELLA ROCCA
A firmare la carta del Ristorante La Locanda della Rocca, lo chef 1 Stella Michelin di Guido Ristorante, Ugo Alciati. Chiamato a coordinare il progetto ristorativo, ha scelto come executive chef Fabio Sgrò, dopo aver instaurato con lui un rapporto umano prima ancora che lavorativo. “Pur non avendo mai lavorato fianco a fianco con Fabio, sono certo che si rivelerà la persona giusta per questo progetto, è un condensato di esperienze di spessore in ristoranti di livello, anche a livello internazionale”. La filosofia di cucina è stata costruita a 4 mani, grazie a studi che arrivano fino all’epoca medievale, portati a termine attraverso libri e ricettari. Il risultato è una proposta culinaria singolare: da un lato in grado di richiamare gli usi di un tempo e dall’altro la contemporaneità. Locale, stagionale ed etica sono le tre caratteristiche imprescindibili per la selezione delle materie prime, al fine di creare una linea di continuità con il territorio e in sintonia con il panorama naturale. La presenza dello chef Alciati alla Rocca sarà contingentata a lezioni di cucina, nella Scuola, orchestrata dalla Direttrice Creativa Elsa Panini, a eventi eno-gastronomici e a occasioni speciali.

L’EXECUTIVE CHEF FABIO SGRÒ
A guidare la cucina del ristorante La Locanda della Rocca ci sarà l’executive chef Fabio Sgrò. Classe 1985, originario di Montà d’Alba (CN), dopo la Scuola Alberghiera a Barolo, inizia il suo percorso tra i più importanti alfieri della ristorazione locale: Massimo Camia, 1 Stella Michelin; Davide Palluda al Ristorante L’Enoteca di Canale; la Locanda del Pilone di Alba; il ristorante Marcelin di Montà dove a 20 anni è già Sous Chef. È il 2005-06 quando raggiunge L’Albereta di Erbusco (BS) per uno stage, quando vi è ancora – seppur non come Executive Chef – Gualtiero Marchesi. Nel 2011 ritorna al Marcelin di Montà in qualità di Executive Chef e tre anni dopo si imbarca per Hong Kong alla chiamata di Umberto Bombana per prendere in mano la brigata del ristorante italiano La Piola. Sempre in terra asiatica, in qualità di Corporate Executive Chef del ristorante fusion di stampo italo-giapponese Lai Sun, riesce a far entrare il suo locale nella lista dei 100 migliori ristoranti asiatici per il South Morning China Post a soli 6 mesi dall’apertura. Dopo tre anni lontani dall’Italia, a fine 2017 decide di fare ritorno. A fine 2020 riceve la proposta da parte di Ugo Alciati che oggi lo incorona executive chef de La Locanda della Rocca. “È un onore immenso essere stato scelto per guidare la brigata di un progetto così eccezionale nella sua unicità. Lavorare fianco a fianco con Alciati è per me motivo di arricchimento personale”.

 

LA SCUOLA DI CUCINA
Nello stesso piano della cucina e della sala del ristorante si troverà la Scuola di Cucina, dove la direttrice creativa Elsa Panini illustrerà la sua filosofia di alimentazione sana e genuina con le proprie lezioni. L’anima della scuola è il grande tavolo centrale, che non solo ospiterà i suoi corsi, ma sarà anche il palcoscenico su cui si muoveranno le mani esperte di cuochi e professionisti. Qui prenderanno vita i lievitati, le paste e le creazioni pasticcere che si potranno degustare alla tavola del ristorante. Le parole chiave sono stagionalità, tradizione, territorio, ritorno alla terra, circolarità, genuinità, salute e benessere. Parole che restano solo teoria, se non sono seguite da una pratica coerente. Ed è esattamente quello che succede all’interno della scuola, al centro di uno degli ambienti più evocativi del castello, dove un calendario fitto di lezioni animerà il palinsesto durante tutto l’anno.
Tra le docenze confermate quella di Petunia Ollister, la creatrice dei #bookbreakfast; di Frollemente, il progetto nato tre anni fa dall’amore per la fotografia e la cucina di Lucia e dalla creatività e passione per la tecnologia di Claudio; dello chef * Stella Michelin, Ugo Alciati e di Carol Choi e Francesco Scarrone, anime del Rantan, l’agriturismo in Val Chiusella immerso nella natura ma dal respiro internazionale, dove scoprire il vero sapore delle materie prime.

L’ORTOLANO
L’orto della Rocca sarà affidato al classe 1987 Paolo Gilardi. Fin dall’avvio della sua attività, coltiva nella collina di Pino Torinese tutto ciò che gli altri contadini hanno scelto di non produrre: zucchine gialle, pomodori provenienti da tutte le fasce climatiche del mondo, rabarbaro e rafano bavaresi solo per fare qualche esempio illustre. Lo fa da sei anni, con la sua azienda agricola Badola dove mette in pratica le tante nozioni apprese nelle esperienze olandese e tedesca, importando dall’Inghilterra, e non solo, i semi di ‘verdure alternative’ ed elaborando, sul terreno che un tempo era appartenuto al nonno, le teorie del visionario Pascal Poot. “Lo stress idrico fa bene alle piante, perché permette al seme di sviluppare una resistenza alla siccità dalla generazione successiva”. La sua ricerca ha colpito la proprietà della Rocca di Arignano, che ha individuato in lui la persona giusta a cui affidare gli orti privati, naturale motore de La Locanda della Rocca e della Scuola di Cucina stessa, sia come produzione che come didattica. “Questo incarico alla Rocca mi permette di chiudere in qualche modo il cerchio, dando delle coordinate precise del mio metodo di lavoro, del mio approccio, della mia offerta e del racconto che ne verrà fatto. Il tutto sarà assolutamente in linea con l’ecosistema della Rocca di Arignano, da rispettare e valorizzare”.

IL PERCORSO SENSORIALE
Si tratta di un cammino che prende origine alla base del pendio su cui si erge il Castello. Un percorso fatto di suoni, di colori e di profumi che culmina in cima alla terrazza panoramica. Durante la passeggiata, la Rocca si presenta in punta di piedi tra le fronde degli alberi. Ed è solo quando si raggiunge il Giardino dei Semplici che si percepisce l’esatta grandezza della struttura. Un giardino medievale, dove ogni specie botanica è stata messa a dimora sia con scopi didattici che gastronomici (sono molte le piante edibili), e dove svetta l’imponente Cedro del Libano che da trecento anni si contende il primato in altezza con il torrione principale. Il percorso prosegue poi all’interno, dove lo scalone che collega tutti i livelli, conduce fino alla passeggiata dei bastioni, per concludersi poi con l’estasi finale della grande terrazza panoramica, dove tutto sembra inchinarsi alla maestosità della Rocca stessa. Da qui il punto di vista sul paesaggio è unico, e incanta per l’abbraccio che la natura riserva agli ospiti.

L’AREA BENESSERE
Quando Elsa Panini e Luca Veronelli hanno scoperto la stanza attualmente adibita allo spazio benessere durante il restauro, non hanno avuto dubbi su cosa sarebbe dovuta diventare. La sua posizione strategica, di raccordo fra le camere e il piano sottostante, e la speciale atmosfera che hanno respirato sin dal primo momento, non ha fatto percepire loro alcune alternative e così è stato. Negli spazi attualmente dedicati al wellness gli ospiti delle camere potranno prenotare alcune ore di relax, di decompressione dal mondo esterno e dalla quotidiana routine della settimana, per dedicarsi a sé stessi. Fra massaggi e trattamenti, realizzati con soli prodotti naturali per la cura del corpo – oli ed essenze, tessuti naturali, legni e pietra – in base alle richieste della clientela, rigenerarsi sarà immediato. Per chi vorrà vivere un’esperienza di benessere a 360° vi sarà anche la possibilità, su prenotazione, di partecipare agli yoga retreats che si terranno nella terrazza panoramica con le indicazioni dell’insegnante Clara Vigasio.

LO SPAZIO EVENTI
Anniversari, cerimonie, meetings aziendali, seminari, team buildings o avvenimenti privati, tutti gli spazi interni ed esterni saranno versatili e adattabili alle esigenze delle persone che intenderanno vivere la Rocca. Sarà possibile riservare un solo livello, un solo ambiente, come la sala del Dongione o la terrazza panoramica che domina la Rocca, oppure tutta la struttura. Mentre lo spazio ideale per le presentazioni sarà la sala meeting al primo piano, dotata di impianto audio e video, chi vorrà organizzare un light lunch o un aperitivo dovrà preferire la terrazza principale al quarto piano. A disposizione per una festa privata vi saranno anche tutti gli ambienti esterni, dalla passeggiata dei bastioni, al giardino dei semplici, fino all’orto; cornici perfette per una festa privata. A disposizione anche le cucine della Locanda della Rocca, che realizzeranno un menu su misura, oppure diventeranno il palcoscenico per un team building a sfondo culinario.

IL CONTESTO E I DINTORNI
La Rocca è posizionata nella parte più alta di Arignano, là dove si sviluppa il nucleo medievale, nel cui centro la Piazza della Parrocchia dell’Assunzione di Maria Vergine è il punto d’unione tra l’architettura barocca della chiesa di settecentesca memoria, e la Rocca stessa. Nelle giornate limpide lo sguardo dalle terrazze panoramiche si perde tra le colline del Monferrato. Sullo sfondo la Basilica di Superga suggerisce che al di là della collina torinese, si sviluppa la città. Tutto intorno la cornice è quella delle Alpi, testimoni silenziose della vita che scorre su queste dolci alture. Completano lo splendido paesaggio di contorno al castello medievale il lago di Arignano – esemplare testimonianza di natura incontaminata – l’Abbazia di Vezzolano – una fra le realtà, situata nel comune dell’astigiano Albugnano, di stile romanico e gotico più importanti dell’intera regione – e la città di Chieri, conosciuta come la città delle cento torri della nobiltà, che ancora oggi conserva il suo impianto medievale e i suoi edifici trecenteschi e quattrocenteschi: l’Arco di Trionfo, il Duomo e le chiese Barocche.

Gli asparagi di Santena a Eataly Lingotto

Una grande eccellenza del Piemonte sarà protagonista a Eataly Lingotto: con la primavera arriva infatti l’Asparago di Santena, in vendita nel Mercato ma anche al centro di una cena a tema, in collaborazione con l’Associazione dei Produttori dell’Asparago di Santena, che ne tutela la produzione.

A causa della chiusura prolungata dei ristoranti, i produttori di asparagi si sono trovati per il secondo anno di seguito in difficoltà nella vendita. La collaborazione tra Eataly Lingotto e l’Associazione dei Produttori è così un’occasione di ripartenza in più per far conoscere questi asparagi di grande qualità e dare sollievo alla filiera produttiva.

Gli asparagi di Santena d’altronde sono un prodotto d’eccellenza della tradizione italiana e piemontese. Santena, la città di Camillo Cavour, il principale artefice dell’Unità d’Italia, da secoli è specializzata nella coltivazione di questo germoglio, al quale è riconosciuta la qualifica di PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale). Il segreto della sua bontà sta nel saper fare dell’agricoltore, nell’attenta raccolta e soprattutto nel consumo a tempo zero. L’ingrediente principale è proprio la freschezza: trattandosi di un tenero, delicato e dolce germoglio, il tempo trascorso tra la raccolta e il consumo fa la differenza.

E allora asparagi freschissimi da Santena arriveranno in vendita a partire dalla prossima settimana sui banchi del Mercato di Eataly Lingotto, da portare direttamente a casa. E poi martedì 11 maggio alle ore 19.30 un appuntamento a tavola da segnare in agenda: la Grande Cena degli Asparagi, nell’ampia Terrazza al primo piano di Eataly. Sarà una serata per conoscere meglio questo ortaggio, grazie anche alla presenza del Presidente dell’Associazione Produttori, Gino Anchisi, che ne racconterà peculiarità e curiosità, e gustarlo in tante preparazioni, dai grandi classici ai piatti più originali, a cura dell’Executive Chef Patrik Lisa. La materia prima sarà ovviamente a km 0 e a tempo 0: gli asparagi, infatti, verranno raccolti a Santena il giorno stesso della cena, in modo da garantirne la freschezza e preservarne tutti i sapori e gli aromi. La cena è proposta al pubblico al prezzo di € 40, con posti limitati ed è su prenotazione, su www.torino.eataly.it

Menu:

Crudi in insalata con estratto di asparagi, turioni e pecorino

Tempura di asparagi con salsa di miele, senape e soia

Ravioli di asparagi con brodetto al Parmigiano Reggiano e prosciutto crudo Ruliano 20 mesi

Asparagi al forno con uovo pochè, salsa olandese e bottarga di gallina

Sorbetto agli asparagi, cioccolato bianco e fragole disidratate

Abbinamento vini

Acqua

Caffè