|
|
|
|
|
|
Un perfetto connubio di morbidezza e friabilita’, semplice e irresistibile.
***
Ingredienti
1 confezione di pasta sfoglia pronta quadrata
500ml. di latte fresco intero
4tuorli
100gr. di zucchero
40gr. di maizena
1 bustina di vanillina
1 limone
Zucchero a velo
***
Preparare la crema pasticcera. Portare ad ebollizione il latte aromatizzato con la buccia di limone grattugiata, lasciar intiepidire e filtrare. Lavorare i tuorli con lo zucchero, unire la vanillina, versare il latte a filo sempre mescolando. Cuocere la crema a bagnomaria per circa 10 minuti. Lasciar raffreddare, aggiungere il succo di ½ limone senza mai smettere di mescolare. Disporre una base di sfoglia su un piatto da portata, coprire con la crema pasticcera, mettere la seconda sfoglia, ricoprire con la crema. Disporre l’ultima sfoglia, spolverizzare di zucchero a velo, guarnire a piacere. Servire fresca.
Paperita Patty
La bontà solidale dei prodotti alimentari
Le delizie prodotte in Fattoria, nel contesto del progetto di agricoltura sociale ideato e realizzato da Fondazione Paideia, saranno disponibili a Eataly Torino Lingotto, dal 24 al 27 gennaio, in occasione del Mercato Solidale di Eataly. Fattoria Sociale Paideia avrà infatti uno spazio all’interno del progetto che Eataly, in occasione del suo 18esimo compleanno, vuole dedicare alle realtà del terzo settore che favoriscono l’inclusione sociale, offrendo loro uno spazio di vendita gratuito. |
|
Presso il banco di Fattoria Paideia i visitatori potranno trovare il miele da filiera a ciclo chiuso, cioè dalla nascita dell’ape regina e fino all’invasettamento, e tanti altri prodotti alimentari artigianali: dal sugo di pomodoro alla vellutata di zucca e patate, dallo sciroppo di fiori di sambuco al nettare di more. Tutti prodotti realizzati a Baldissero Torinese dallo staff di Fattoria Paideia con l’aiuto di giovani con disabilità che beneficiano di progetti socio-occupazionali, di avvicinamento al contesto e alle mansioni della fattoria e di inserimento lavorativo.
Il Mercato Solidale prevede inoltre momenti didattici gratuiti. Il 26 gennaio alle 10.30 l’operatore della didattica di Fattoria Sociale Paideia proporrà ai piccoli visitatori e alle loro famiglie un laboratorio manuale durante il quale i partecipanti impareranno a creare una candela profumata naturale e biologica con la vera cera d’api. Per informazioni e prenotazioni Dal miele alla candela! Sala 200 26/1/2025 | Eataly |
Non si può non parlare dei dolci piemontesi, non si può non raccontare delle prelibatezze che deliziano il palato di chi vive in questa splendida regione, ma anche di chi la visita e la conosce
Quando ti siedi al ristorante e vedi che nella lista dei dolci c’è il Bonèt sei sicuro che sarà una deliziosa esperienza culinaria, quando entri nelle pasticcerie che dilettano questa terra e trovi le Bignole e gli altri dolci tipici sai che la felicità è lì, ad un passo, e ti cambierà la giornata.
Vediamo quali sono i più conosciuti, i più amati, i più graditi, i dolci che conferiscono al Piemonte l’etichetta di dolce regione di meravigliose prelibatezze.
Il Bonèt, dolce al cioccolato tipico delle Langhe e del Monferrato, è molto simile ad una crème caramel. Un tempo fatto col fernet, oggi sostituito spesso dal rhum, è arricchito da nocciole e caffè. Il nome bonet è in realtà un cappello un po’ tondeggiante che si indossa ovviamente a fine pasto, dopo aver mangiato il dolce, prima di andare via. Dulcis in fundo.
Il Cri Cri, un cioccolatino avvolto da carta colorata e da piccole sfere di zucchero, prendendo così la forma di una caramella, ha una storia davvero romantica, quella di Cristina una ragazza appassionata di moda a cui il fidanzato portava questi dolcetti. La commessa della pasticceria chiedeva se i cioccolatini fossero per Cri e il suo moroso rispondeva: “sì per Cri”. La storia d’amore per questa squisitezza appassionata continua!
Le buonissime Bignole in passato non si glassavano ma si spennellavano semplicemente con lo zucchero. Si deve la loro apparizione in Piemonte ad un frate, Pasquale de Baylon,
che le preparava per rallegrare le merende Torinesi. Al cioccolato, al caffè, allo zabaglione, alla nocciola sono riconoscibili per la loro glassa colorata che le rende bellissime alla vista. Graziose e ghiotte.
I Bicciolani sono dei semplicissimi biscotti di pasta frolla resi speciali dall’aggiunta di varie spezie: il coriandolo, la cannella, i chiodi di garofano, la noce moscata. Tipici di Vercelli, questi buonissimi frollini, hanno anch’essi una antica tradizione e la loro comparsa risale ai primi anni del 1800 quando il proprietario di una bottega, Vittorio Rosso, con una ricetta che pare essere ancora segreta, diede loro vita. Sembra che grazie alla loro compattezza arrivino, in caso di spedizione, comunque e sempre integri. «Patrimonio unico e irrinunciabile della tradizione cultural-gastronomica piemontese».
Ricordano i baffi di Vittorio Emanuele II i Krumiri, i gustosi dolcetti di Casale Monferrato nati nel 1878, anno della sua morte. Appartengono ai P.A.T. – prodotti agroalimentari tradizionali – e furono paragonati, per la loro forma curva, secondo le voci dell’epoca, a coloro che a schiena bassa disertavano gli scioperi operai, divenendo così per i colleghi, vicini, in maniera servile, alla borghesia industriale. Ovviamente questa connotazione negativa, legata agli eventi storici dell’epoca, non ne ha alterato la percezione positiva e gradevole. “Ai dolci gustosi Krumiri eleganti dei bimbi golosi s’allietan i canti”, scriveva Ottavio Ottavi.
Maria La Barbera
Che l ‘Epifabnia tutte le feste si porta via è detto è fatto. Ma non può passare il giorno della Befana senza dolcetti e la tipica Fugassa.
In Piemonte la Fugassa dla Befana è come il Panettone a Natale. La focaccia lievitata con canditi e uvetta che si preparava soprattutto nella zona di Cuneo ma ha contaminato tutta la regione ha forma di una bella margherita, con tanti “petali” disposti a cerchio. Prodotto di pasticceria artigiana ,per farla servono farina, latte, zucchero e vaniglia, ma anche una fave che verrà mischiata al composto: chi la troverà dovrà pagare da bere a tutti, in segno di buon auspicio.
Gabriella Daghero
Lo storico locale torinese prosegue una vecchia tradizione, a chiusura delle festività, con il taglio di un gianduiotto gigante offerto alla cittadinanza, con le maschere Gianduja e Giacometta della Famija Turinèisa.
L’appuntamento è previsto per lunedì 6 gennaio (giorno dell’Epifania), alle 15.00,
in Piazza della Consolata 5 a Torino.
Un’ Epifania d’eccezione al Caffè Al Bicerin di Torino che, proseguendo una vecchia tradizione a chiusura delle festività natalizie, offrirà alla cittadinanza un gianduiotto gigante da 10 chili. Saranno anche presenti le maschere Gianduja e Giacometta della Famija Turinèisa.
L’iniziativa intende celebrare i 262 anni di attività dello storico locale.
Un traguardo straordinario per il Caffè Al Bicerin, affacciato su Piazza della Consolata, di fronte al Santuario, che conserva intatto il suo fascino con un’atmosfera ed un’accoglienza tipica delle cioccolaterie ottocentesche.
Il bicerin, la storica bevanda torinese composta da cioccolata, caffè e crema di latte, è nata proprio in questo caffè che ne porta il nome e ne conserva gelosamente la ricetta originale, tramandata di generazione in generazione in grande riservatezza.
Al Bicerin, nella sua lunga storia, è stato punto di riferimento di grandi personalità: da Cavour a Soldati, da Pina Bausch a Susan Sarandon, da Merz alla Famiglia Agnelli, senza dimenticare la regina Maria Josè e Umberto II, solo per citarne alcuni.
Ha fatto inoltre da set cinematografico per molte produzioni nazionali e internazionali, ed è stato protagonista di un’importante pagina della storia piemontese e della narrativa italiana.
Il grande semiologo e scrittore Umberto Eco ha ambientato alcune pagine del famoso romanzo “Il Cimitero di Praga” proprio al Bicerin.
Un mondo intatto, preservato con grande cura grazie a Maritè Costa, prematuramente scomparsa nel 2015, che ha sviluppato un minuzioso lavoro di archeologia del cioccolato e dell’accoglienza Sabauda avviando anche un’importante opera di restauro delle strutture e degli arredi originali.
Da sempre in mani femminili, oggi il Caffè Al Bicerin è gestito, nel segno della continuità, dalla famiglia di Maritè Costa che, in quasi mezzo secolo di gestione, si è impegnata perché il suo valore venisse riconosciuto a livello nazionale e internazionale.
Anche per il 2025 la Guida dei Bar d’Italia del Gambero Rosso ha attribuito al Caffè il prestigioso punteggio di “3 tazzine e 2 chicchi”.
Questo prestigioso riconoscimento è l’ultimo di una lunga serie di premi come il Diploma d’onore dei Caffè Storici Europei del 2004, il premio del Gambero Rosso. Che nella prima edizione della Guida ai Bar, nominò nel 2001 il Caffè Al Bicerin come Miglior bar d’Italia del 2000.
Più di recente Maritè Costa, nel 2013, ha vinto il Premio Bogianen, il riconoscimento con cui il centro congressi della Camera di Commercio “Torino incontra” premia i piemontesi che più si sono distinti nella vita o nella carriera.
Il Caffè Al Bicerin è infine membro di prestigiose Associazioni nazionali e internazionali come l’Associazione dei Locali Storici d’Italia e Association des Cafés Historiques et Patrimoniaux d’Europe ed è presente nelle guide più autorevoli, rimanendo per la Città di Torino un punto di riferimento irrinunciabile per cittadini e turisti.
Mara Martellotta
Nel tempo, abbiamo imparato a conoscere i due unici rimedi contro il dolore, la tristezza e le piaghe del cuore umano : essi sono la cioccolata e il tempo. L’amore ormai diviene sopravalutato. Biochimicamente non è diverso da una scorpacciata di cioccolato.
Eh si, il cioccolato è essenziale, è un mondo a 360° capace di soddisfare il gusto della maggior parte della più golosa popolazione che lo fa diventare il suo gioco perfetto.
Esso è un alimento completo, tanto sano quanto buono, un benefico compensatore del gusto più curioso.
Ma come tutti gli alimenti d’eccellenza fabbisogna di una qualità elevata capace di plasmarsi con la più eclettica delle fusioni.
La pasticceria molecolare, dove la scienza del gusto diviene eccellenza nel palato, può benissimo divenire la sua musa ispiratrice.
La parola “molecolare” diviene per molti golosi un grande interrogativo, quasi minaccioso…
Convinti che la gastronomia molecolare sia legata a chissà quale trasformazione o meglio trasfigurazione degli alimenti, in un periodo in cui si sta diffondendo una filosofia che crea un connubio tra naturalezza , semplicità e minimalismo culinario, non è altro che la scienza della perfezione, capace di mettere in equilibrio gli alimenti più esclusivi come in questo caso il cioccolato.
Sfatando quindi le leggende che sfocano il valore della cucina molecolare , si può assolutamente affermare che la stessa rappresenti oggi un’importantissima conquista nell’Alta ristorazione come in questo caso nella pasticceria, capace di farla arrivare ad elevatissimi livelli di eccellenza, creando oltretutto stelle nascenti dall’incredibile talento, come in questo caso il giovane Alessandro Spegis, pastry chef chocolatier.
Lui, specialista ormai dell’arte della cioccolateria contemporanea nazionale e internazionale, che con il suo stile eclettico riesce a donare al “suo” cioccolato un’inaspettato contrasto di sapori e magici abbinamenti, si identifica come un artigiano munito di grande estro e originalità , ma foriero di accurate conoscenze fisiche e chimiche degli alimenti, di come essi possano interloquire fra loro, con il protagonismo di una maniacale perfezione capace di generare risultati davvero inaspettati e sorprendenti, sposando le eccellenti qualità delle materie prime.
La fisica, la chimica, la struttura dei materiali e delle molecole creano nella sua arte dolciaria un vera e propria alchimia, dove la ricerca, il gusto, il suo senso estetico e la sua passione, caratterizzano la sua produzione con un risultato davvero eccellente.
Allievo dei grandi maestri dell’arte dolciaria comincia la sua gavetta con Fabrizio Galla, Iginio Massari, Carlo Cracco, Alessandro Va da Paco Torreblanca (ormai cavaliere onorario dell’alta pasticceria mondiale) , accorpando poi la sue grandi capacità collaborando anche con El Bulli di Ferran Adrià, Al Piccolo Lago di Marco Sacco, Il Cambio – Matteo Baronetto, Quique Dacosta e in ultimo, per oltre 10 anni , lavora con Guido Gobino, fino alla decisione di aprire una bottega tutta sua.
Un giovane talentuoso quindi Alessandro Spegis, una mente oltre capace di generare una sperimentazione dotta dai risultati eleganti, eclettici e delicati.
Un lungo tempo dedicato al cioccolato, ma anche una vita di sacrifici, di studio e di lavoro, di fatica e di rinuncia.
Una storia quella di Alessandro che inizia a soli 15 anni, ancora con i lacci delle scarpe un po’ slacciati e con la mente imbrattata dalle fantasie più disparate di un’età assai bizzarra.
Fu suo padre che lo spronò ad intraprendere questa professione (se pur lui non avesse ancora le idee molto chiare se non una spasmodica passione per la fisica) a trovargli un piccolo impiego estivo alla pasticceria Bonfante di Chivasso. Da li si aprì un mondo.
Come sempre si dice : da cosa nasce cosa….cominciò così ad alimentare una passione sempre più elevata per il cioccolato e la sua lavorazione, accompagnandosi con ricerche molto approfondite a riguardo, dallo studio della fisica (per la quale si diplomò) , della chimica, all’approfondimento delle materie prime capaci di generare risultati davvero soddisfacenti.
Una ricerca continua e instancabile la sua, fatta di innumerevoli quesiti e risoluzioni sempre più evolutive.
Una stimolazione autentica, generata da un’umiltà senza confini, che non vuole arrampicarsi all’apparenza esosa di un risultato generato soprattutto da una buona comunicazione, ma che semplicemente pretende da se stessa la risoluzione eccelletnte di una ricerca assolutamente qualificata, approfondita dal desiderio di soddisfare non solo il gusto strabiliante dei sapori, ma che disegna un mondo quasi filosofico, dettato da un credo capace di generare il lusso della competenza e dell’unicità di nicchia.
Per questo lui sceglie di non creare e di non vendere un prodotto di massa troppo commerciale, ma dipinge un prodotto plasmato da un’arte capace di incantare innanzitutto il gusto e il desiderio di chi davvero lo sa apprezzare a sua misura e piacimento.
Alessandro Spegis ama la concorrenza ma solo se affiancata alla garanzia di qualità ,suo stimolo principale capace di migliorarlo .
Per questo le sue creazioni si limitano nella loro quantità, vestendosi di un’ecletticità capace di generare un’artigianalità davvero sorprendente.
La sua ultima novità è il “gianduiotto scartato” , cioccolatini rigorosamente creati con cacao Criollo peruviano, colati con il sac à poche e tagliati al coltello : una vera chicca!
Una storia che sa di buono la sua, con un proseguo che porta non solo il marchio dell’eccellenza, ma che sussurra anche amore e anima nei confronti di un lavoro artigianale che purtroppo va sempre più scemando in questo mondo dove la qualità e la ricerca di materie prime incontaminate, sta diventando un optional e non certo una dottrina, un’etica dovuta nei confronti di una tradizione dolciaria che non deve mai degenerare, ma che al contrario deve essere in grado di sostenere i dettami dell’arte dolciaria, innalzando i sensi del gusto come carezza per una qualità incapace di deludere ma solo in grado di sorprendere.
Oggi, Alessandro Spegis, con sua moglie Francesca, hanno fatto nascere la bottega dei desideri in via Monferrato 20 a Torino, una piccola bomboniera ma dalle innumerevoli sorprese, dove lo spirito del piacere prende forma nel suo cioccolato, balsamo prezioso per un gusto esplosivo.
Entriamo quindi dal civico 20, inebriamoci di quel profumo intenso e proviamo a capire oltre che ad assaggiare e gustare….chissà, forse ognuno di noi diverrà un vero e proprio intenditore!
Monica di Maria Chiusano
Il ragu’ di coniglio e’ un sugo rustico, gustoso e profumato perfetto per condire i paccheri. Un’idea fiziosa per riciclare in modo creativo gli avanzi di coniglio arrosto.
***
Ingredienti
Avanzi di carne di coniglio arrosto
1 piccola cipolla
1 spicchio di aglio
1 carota
1 gambo di sedano
Polpa di pomodoro q.b.
Olio, sale q.b.
***
Spolpare bene gli avanzi di coniglio, sminuzzare la carne con il coltello. In un tegame soffriggere con due cucchiai di olio la cipolla, l’aglio, la carota ed il sedano tritati, unire la carne di coniglio con l’eventuale sugo avanzato e lasciar cuocere a fuoco basso. Aggiungere la polpa di pomodoro, aggiustare di sale e lasciar cuocere per trenta minuti. Cuocere i paccheri, scolarli al dente e farli insaporire bene nel ragu’ di coniglio. Servire cosparsi di abbondante parmigiano grattugiato.
Paperita Patty
Farcito con crema al mascarpone ricoperto di cioccolato fondente
Natale e’ passato, e anche il nuovo anno è arrivato,ma non e’ Natale senza una fetta di panettone, il dolce natalizio per eccellenza. Vi propongo un “peccato di gola” , un dolce goloso, ricco e scenografico da servire ai vostri ospiti per rendere il panettone della tradizione una originale e squisita sorpresa. Un panettone farcito con crema al mascarpone ricoperto di cioccolato fondente, semplicemente divino !
***
Ingredienti :
1 Panettone da 750gr.
400gr. di mascarpone
2 uova
2 cucchiai di zucchero a velo
1 bicchierino di liquore all’arancia
100gr. di cioccolato fondente
Latte q.b.
***
Tagliare la calotta del panettone, asportare la parte interna lasciandone uno strato di almeno un centimetro sia ai lati che sul fondo. Tagliare a dadini la parte asportata. In una ciotola montare i tuorli con lo zucchero sino a renderli spumosi, aggiungere delicatamente il mascarpone e il liquore, mescolare con cura. Montare a neve ferma gli albumi, unirli al composto di uova e aggiungere i dadini di panettone. Mescolare e riempire il panettone. Coprire con la calotta. Sciogliere il cioccolato con poco latte e versare sulla calotta. Riporre in frigo. Prima di servire decorare a piacere. A tutti voi un sereno anno nuovo.
Paperita Patty
È possibile trovare un angolo di Sicilia, o meglio di Catania, restando a Torino? Sì, se ci si spinge fino al n.122 di Piazza Carducci. A Picciridda è un’avventura familiare piuttosto recente, aperta nel 2020, poco prima del lockdown che ci costrinse chiusi a casa per una pandemia. Proprio qui un tempo c’era La Mela Stregata.
Ora in piazza Carducci è arrivato il sole caldo della Sicilia. È stata Laura insieme alla sua famiglia a creare un ristorante con annesso servizio di pasticceria e gastronomia d’asporto, una realtà sicula caratterizzata da una cucina curata nei minimi dettagli. L’ennesima ambizione per lei che di locali in città ne ha già rilanciati parecchi, ma il segreto è sempre lo stesso: “Tutto quello che è difficile noi dobbiamo pensarlo facile e soprattutto dobbiamo pensare al problema come se lo avessimo già risolto”.
Dalle variopinte e floreali maioliche che decorano i piatti alla materia prima, dalla carta dei vini al design di arredi e vettovaglie tra cinema, specchi e cornici che evocano l’isola del Gattopardo: qui tutto parla di Sicilia e nulla è lasciato al caso. Persino il menu stesso parla siciliano, come la proprietaria ci spiega con un divertente aneddoto: “É capitato più di una volta che i clienti ci chiedessero di portare loro un menu scritto in italiano, ma loro mica erano stranieri anche perché la traduzione in inglese c’è!”.
La prima tappa del nostro tour culinario è un trionfo di antipasti misti tra cui un carpaccio di tonno accompagnato da frutto della passione e agrumi, insalata di polpo in umido con pomodorini secchi e olive, alici olio e limone e le immancabili panelle, quadrotti a base di farina di ceci fritti e serviti ancora caldi. A rendere ancora più decisi i sapori dei piatti è il vino, un bianco Planeta rigorosamente made in trinacria.
Un morso dopo l’altro, decidiamo per sazietà di rinunciare alla Federico II, una pasta al nero di seppia con tripudio di molluschi e crostacei che porta il nome del nipote dello chef a cui è dedicata, ma di non sottrarci al più classico piatto della tradizione, la pasta alla Norma. Pomodoro, basilico, ricotta salata e una melanzana fritta così sottile da risultare leggerissima. Tutto è preparato sul momento e ci arriva al tavolo da una cucina a vista, tempio e simposio di chef Roberto.
Ultima e doverosa tappa, l’appuntamento con il dolce: una selezione di paste di mandorla al pistacchio, cannoli e un bicchiere di passito, un Ben Ryé Donnafugata.
Ad accogliere la clientela è Laura stessa, padrona di casa e della sala: “Chi viene da A Picciridda deve sentirsi in famiglia – dice avvicinandosi al tavolo con tre diversi digestivi, pistacchiello, meloncello e zibibbo – Organizziamo catering, feste, abbiamo avventori occasionali ma tantissimi sono abituali. Serviamo tanti avvocati, notai ma soprattutto medici”. Complici gli appena 400 metri di distanza, A Picciridda è infatti una certezza e una salvezza per tutto il personale ospedaliero delle Molinette e non solo. “Mix di arancini, 6 porzioni di pasta alla norma, 6 porzioni di caponata”, recita uno degli ultimi ordini arrivati via WhatsApp, un pranzo d’asporto destinato al personale del settore 2C dell’ospedale San’Anna. Così un arancino o un cannolo possono essere anche un sollievo durante i lunghi turni in corsia, una coccola prima di affrontare un intervento e sicuramente una valida alternativa al solito trancio di pizza!
E pensare che c’è anche chi sceglie A Picciridda come rito propiziatorio: “C’è un importante imprenditore nel settore dell’automotive che è un nostro cliente e tutte le volte che deve fare un’inaugurazione ci chiama per il servizio catering. Se per qualsiasi motivo non ci siamo o non possiamo, posticipa l’apertura! Gli portiamo il cibo ma anche fortuna”.
Lori Barozzino
Chiara Surano