Per ora solo grandi consensi per Enrico Letta.
Nel suo discorso d’insediamento, mi pare che abbia volato alto. Formatosi alla scuola politica di Beniamino Andreatta, sinistra democristiana. Professore di Economia ed esponente della cultura sociale cattolica.
Persino il fin troppo polemico Carlo Calenda apre una (piccola) linea di credito verso il Pd.
Forse è solo un caso , ma Enrico Letta incontrerà ‘ prima Matteo Salvini e poi i cinque stelle. Garantite le bordate a Salvini. Magari, forse, il Pd riprende nel fare iniziativa politica. Ed un grazie a Nicola Zingaretti, senza le sue dimissioni il tutto non sarebbe stato possibile. Già…. come si dice…. se son rose fioriranno. Chi non ride è il PD torinese. Preso in mezzo alla sua destra ed alla sua sinistra. Sinistra sbrindellata che non gli perdona di aver bruciato Mauro Salizzoni. La sinistra della sinistra, più sinistra sbrindellata ci riprovano e vogliono fare la propria lista. A destra i civici come De Giuli civettano con Damilano ed addirittura la capa di Italia Viva, on. Fregolent propone al civico ( centro destra) , sempre Damilano un caffè. Anche qui se sono rose fioriranno , impossibile non pensare che dietro tutto questo non ci sia il Toscanaccio ( Renzi) che tra una capatina in Arabia Saudita e l’altra, ha anche il tempo di candidare Gualtieri , giusto per la cronaca del PD, a Sindaco di Roma.
Poi il grande ritorno di Alberto Nigra. Ha anticipato la Bonino uscendo dai Più Europa ed ora guida Azione. Non ha dubbi: a Torino Azione deve andare per la sua strada. Il resto verrà di conseguenza. Caretta, segretario provinciale è preoccupato. Venerdì ci sarà un tavolo ( ora si chiama così ) tra PD e possibili alleati. Possibili perché ci potranno essere ulteriori defezioni. Ed a questo, oramai sgangherato Pd locale, gli rimane l’opzione Cinquestelle. Diciamocelo, tremano i polsi. Ma i capataz del partito non sentono ragione: accordi in tutta Italia. Unica condizione non nella mia città. Sono fatti così. La sola grande sponsor dell’ accordo è Chiaretta ( Appendino) che probabilmente andrà a far danni da qualche altra parte. Tutto in movimento? Qualcosa di molto più negativo, termine appropriato: stagnante. Quasi una sola certezza: le primarie non si faranno, e prima o poi il tutto finirà sul tavolo di Enrico Letta. Si è ripromesso di girare tutta l’Italia e, magari una capatina a Torino la farà. Intanto, per molti, Damilano è incompatibile tra il suo ruolo di imprenditore e di Sindaco. Le sue fortune imprenditoriali dipendono dalle acque minerali. Le concessioni dipendono dalle Regione. Dunque? Sarebbe condizionabile da chi governa in Regione. Ammesso e non concesso che in Regione qualcuno se ne accorga. Opposizione se ci sei batti un colpo.
E la maggioranza ha le sue gatte da pelare, tra Sanità e tanti galli nel pollaio tra Fratelli d’Italia e Leghisti. In Regione Piemonte non ci sono più consiglieri regionali pentastellati. Ultima cosa: sarebbe ” carino ” che Mario Draghi dedicasse 10 minuti del suo preziosissimo tempo alla Tav. Sostituendo l’attuale Commissario e nominandone uno nuovo. In verità la nomina è del Presidente della Repubblica su proposta del ministro. In valle Susa tutto è fermo. Ci sono solo i soliti che la Tav non la vogliono. Un nuovo commissario vorrebbe dire un cambio di passo. Prefetto di Torino capacissimo, ma ha altre cose da fare. Sarebbe il minimo sforzo per un importante, anzi importantissimo obbiettivo. Infrastrutture.
Unico che a Torino parla di questa occasione è Bartolomeo Giachino che , se abbiamo ben capito, alle amministrative si presenterà da solo Concludendo: ad oggi siamo a 5 o 6 candidati a Sindaco di Torino. Come si vede tanta offerta politica, ma anche tanta confusione e poche idee come rianimare la nostra boccheggiante città.
Patrizio Tosetto