ECONOMIA- Pagina 328

Il Piemonte sta lavorando per riaprire in sicurezza i negozi a dicembre

Non c’è ancora la certezza di una positiva retrocessione in zona arancione, ma la Regione si sta preparando per la riapertura dei negozi a dicembre. 

“Noi vogliamo riaprire – commenta il presidente della Regione Alberto Cirio – ma lo vogliamo fare per sempre: ormai non possiamo più correre rischi, ce lo chiedono gli operatori per primi. Per raggiungere questo obiettivo serve però una modalità di vita che cambia, con più regole e maggiore consapevolezza”. Sono allo studio le linee guida per la riapertura. Intanto il primo dicembre inizierà  una campagna studiata dall’assessorato regionale al Commercio per la promozione dei negozi di vicinato. “Per la riapertura – aggiunge il governatore – riteniamo ragionevole darci come obiettivo il periodo  intorno al 3-4 dicembre, in volata verso il lungo Ponte dell’Immacolata”.

Turismo, gli artigiani: “Chiediamo alle istituzioni di non compromettere il fatturato delle festività”

In Piemonte sono 14.271 le imprese artigiane che si occupano di attività legate al turismo con riduzione del giro d’affari fino all’80%. Giorgio Felici (Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte): “Per l’artigianato legato alla domanda turistica è importante riaprire gli impianti da sci del Piemonte”.

 

In Piemonte sono 14.271 le micro, piccole e medie imprese artigiane che si occupano di attività legate al turismo, quindi alle vacanze e allo svago, (trasporti, ristorazione, ricettività, benessere, abbigliamento, artigianato artistico, ecc.): gli effetti economici legati all’emergenza sanitaria comporterà una riduzione del giro d’affari fino all’80%, se non una chiusura della stessa attività.

 

A livello provinciale le imprese artigiane che svolgono attività legate al turismo sono così suddivise: Torino 7.402; Cuneo 1.913; Alessandria 1.775; Novara 1.044; Asti 670; Verbano 493; Vercelli 487 e Biella 487.

Trasporti, ricettività, ristorazione, agroalimentare, servizi turistici, benessere, intrattenimento, attività ricreative e culturali ma anche artigianato artistico, abbigliamento e calzature; circa il 12% delle circa 117mila realtà artigiane del Piemonte, è coinvolta, direttamente o attraverso l’indotto, nel mercato turistico regionale, e soddisfa le richieste di 15 milioni di presenze.

 

Sono questi i numeri chiave del dossier “Imprese e valore artigiano in Piemonte“, realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato, che ha analizzato i comparti piemontesi del turismo e dell’artigianato, attraverso i dati Istat e Unioncamere del 2019.

“Le imprese artigiane e le micro e piccole realtà legate direttamente o indirettamente al turismo sono molto preoccupate per l’incertezza del Governo rispetto alle possibili aperture in vista delle festività natalizie-commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte-Anzi, per dirla tutta, ci pare che la politica pensi più a chiudere che a riaprire. Le nostre imprese, già pesantemente penalizzate dallo scorso lockdown, dall’assenza di turismo, dalla cancellazione di tutti gli eventi, e ora dalle restrizioni della zona rossa, esprimono forte preoccupazione per la situazione in atto e per l’incertezza riservata ai prossimi giorni. Con il turismo fermo ai blocchi di partenza e con l’incognita dell’apertura degli impianti sciistici, le imprese vedono calare giorno dopo giorno il proprio fatturato proprio nella fase che normalmente dovrebbe essere di alta stagione. Parliamo dei trasporti, con bus e taxi, del benessere, con acconciatori ed estetiste, e ovviamente della ristorazione, degli eventi e della ricettività”.

“Chiediamo alle istituzioni -conclude Felici– di non compromettere il fatturato legato alle festività natalizie. Per l’artigianato legato alla domanda turistica è anche importante riaprire gli impianti da sci del Piemonte, per permettere una boccata di ossigeno alle tante imprese artigiane che si occupano di attività legate al turismo della neve. Inoltre, chiediamo maggiore rapidità decisionale rispetto alle prossime aperture, per permettere alle nostre imprese di riorganizzarsi in sicurezza e di poter gestire le attività stagionali. Chiediamo alla politica un impegno straordinario e una visione che tenga conto della sofferenza delle micro e piccole imprese, spesso a conduzione familiare, che vogliono solo riprendere a lavorare in sicurezza. I ristori sono solo un palliativo ma non rappresentano la cura per mantenere in vita le nostre imprese”.

 

Recovery Fund: En attendant Godot

Per chi non lo ricordasse, “En attendant Godot” è una bellissima commedia di Samuel Beckett i cui protagonisti, due vagabondi (Estragon e Vladimir), aspettano invano, sotto un albero, in una strada di campagna, un certo Godot, senza sapere chi sia veramente. Il nome è emblematico: God, in inglese Dio, dot, punto. L’atmosfera è reale, ma atemporale, dove spazio e tempo non hanno ragione d’essere.

Bene, se oggi il buon Samuel volesse riscrivere la commedia, potrebbe ambientarla in Italia, con due altri vagabondi (Conte e Gualtieri) che, da mesi, discutono di un fantomatico “Recovery fund”, di cui aspettano con ansia l’arrivo ma che dimostrano di non conoscere.

Vediamo perché, uscendo dalla metafora ed affrontando la dura realtà in cui siamo immersi.

Il Recovery fund (detto anche Next generation EU) consiste in fondi erogati dall’UE per la ripresa dei Paesi al fine di sostenere e potenziare l’economia del continente dopo i “buchi” creati dalla pandemia. Il pacchetto complessivo è fatto di due parti: quello composto dal bilancio pluriennale Ue dal 2021 al 2027 e quello del Recovery fund vero e proprio.
Secondo il progetto, il bilancio UE dovrà avere nei sette anni un volume pari a 1.074 miliardi di euro, da finanziare prevalentemente attraverso i contributi netti degli Stati membri dell’Unione. Il piano per la ripresa economica invece è pari a 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi verranno erogati sotto forma di sovvenzioni (che quindi non dovranno essere rimborsate dai Paesi destinatari) mentre 360 miliardi di euro verranno distribuiti sotto forma di crediti.

L’idea alla base del pacchetto non è solo quella di favorire il ritorno alla crescita economica dopo la crisi dovuta all’impatto della pandemia, ma anche quello di preparare i Paesi membri ad affrontare al meglio il futuro: difesa del clima, digitalizzazione, produttività, equità e stabilità macroeconomica, sanità, sostenibilità ambientale.
A questo scopo i singoli Paesi dovranno presentare dei piani di riforma in cui esporranno come utilizzare gli aiuti. I governi dovranno inviare alla Commissione europea i “Piani di ripresa e di resilienza” entro fine aprile 2021. Una volta presentato alla Commissione europea il Piano, Bruxelles avrà a disposizione fino a 8 settimane per esaminare e proporre al Consiglio Ecofin l’approvazione del Piano. L’Ecofin dovrà approvare quindi il piano a maggioranza qualificata entro 4 settimane. Dalla presentazione formale del piano potrebbero quindi passare mesi per l’approvazione che poi darà la possibilità di accedere subito al 10% del finanziamento globale. Fatti i conti, se tutto andrà liscio senza veti e rinvii, l’iter terminerà ad agosto, in piena estate…


La quota spettante all’Italia è imponente: al nostro Paese potranno essere erogati 81 miliardi in sovvenzioni e 127 miliardi in crediti. Il 70% è destinato a progetti 2021-2022, il resto è riferito agli impegni relativi al 2023. Per la prima volta è prevista una forma di condivisione del debito. La Commissione europea a tale scopo può emettere titoli comuni sui mercati finanziari. Gli Stati membri non devono erogare soldi, ma solo formalizzare una garanzia (ad esempio la Germania è garante per circa 200 miliardi di euro). Il debito complessivo di 750 miliardi di euro dovrà essere ripagato dall’Ue entro la fine del 2058, ma si inizierà a farlo a partire dal 2028, ricorrendo alle fonti “ordinarie” di finanziamento dell’UE: maggiori contributi nazionali degli Stati membri, una riduzione dei rispettivi bilanci oppure attraverso nuove entrate fiscali (ad esempio la “plastic tax” o la tassazione dei giganti del Web).
Bellissimo, un quadretto idilliaco, tutti i problemi sono risolti, abbiamo 208 miliardi di euro a disposizione, evviva, già cominciano furibonde discussioni e liti tra ministri per accaparrarsi la quota principale da destinare al proprio ministero da esibire come uno scalpo ai cittadini in vista delle elezioni…

Peccato, però, che tutto questo avvenga come descritto da Beckett: chiacchiere in attesa di qualcuno che non si conosce e chissà se arriverà…
Alcune riflessioni si impongono.

LA PRIMA: i soldi NON SONO DISPONIBILI! L’Italia potrà mettere le mani sul malloppo solo presentando i “compiti a casa”, cioè programmi seri, articolati, documentati, dimostrando di destinare i capitali ad opere effettivamente utili e capaci di generare ripresa. Niente provvedimenti ”a pioggia”, niente bonus, niente ristori, niente “mancette elettorali”. E qui casca l’asino: al momento non c’è una riga pronta, mentre Portogallo e Francia hanno già depositato il materiale!

Inoltre al momento manca una direttiva precisa che individui esattamente i settori da finanziare. La visione dei 208 miliardi ha scatenato gli appetiti di amministratori nazionali e locali, presidenti di enti più o meno inutili alla ricerca di quattro soldi per pavoneggiarsi. Qualche esempio?
Il ministro Di Maio propone di rifare il piazzale di marmo della Farnesina; la Pisano lancia l’idea di una Amazon all’italiana, Provenzano vuole un “acquario green” a Taranto. E ancora, la “Costellazione satellitare” per l’osservazione della Terra e il lancio di piccoli satelliti per il “monitoraggio dello spazio extra-atmosferico”.
Una lista di 557 progetti, ancora provvisoria, che da sola vale oltre 670 miliardi: più del triplo dei 208 miliardi che l’Italia potrà ottenere da Bruxelles.
La Francia ha presentato il suo piano di investimenti “France Relance” da 100 miliardi, di cui 40 finanziati dall’Europa, con un mese di anticipo. Le misure previste sono in tutto 70, divise in tre macro aree (transizione ecologica, competitività delle imprese e promozione dell’occupazione).

LA SECONDA: i fondi per l’Italia per 127 miliardi sono “a debito”, sia pure ad un tasso di interesse minimo: il che significa che in ogni caso contribuiranno (purtroppo) ad aumentare il livello del nostro indebitamento pubblico.

E allora, invece di stare sotto un albero aspettando Godot, Conte e Gualtieri farebbero bene a prendere il toro per le corna deliberando di seguire l’unica strada percorribile: emettere TITOLI IRREDIMIBILI (cioè senza obbligo di rimborso, pagando solo una rendita perpetua ai possessori).

Raccoglierebbero decine di miliardi di euro (si pensi che Intesa San Paolo ha emesso due tranche a fine agosto ottenendo richieste per oltre 6 miliardi; ed è una banca, non uno stato!), non incrementerebbero il debito (anzi lo ridurrebbero, se usassero lo strumento per rimborsare i BTP in scadenza nei prossimi mesi!) e, last but not least, potrebbero finalmente dedicare ingenti capitali “a fondo perduto” a beneficio del sistema produttivo.
Possibile che un’idea così semplice ed efficace non sia nemmeno messa in discussione in uno dei tanti consigli dei Ministri?
Adesso o mai più…

Gianluigi De Marchi

Il Recovery fund per il Piemonte verrà gestito da Roma?

Circa le richieste piemontesi sul Recovery Fund, l’assessore regionale al Bilancio Andrea Tronzano ha spiegato che rimangono ancora ampie incognite sulla modalità di gestione delle risorse, che potrebbe avvenire in modo centralizzato a livello nazionale. È quanto emerso nel corso della Prima Commissione di palazzo Lascaris, presieduta da Carlo Riva Vercellotti, dove è proseguita la discussione sul tema del Recovery Fund e sulle principali linee di intervento formulate dalla Giunta.

Oggi, ha chiarito Tronzano, entrare nel dettaglio delle schede dei singoli interventi sarebbe prematuro in quanto “Un vincolo che ci pone il Recovery Fund è quello di inserire progetti immediatamente cantierabili ed è su quelli che ci siamo concentrati all’interno delle singole schede. Si tratta però ancora di un lavoro provvisorio, perché rimane da capire come il Governo ripartirà le risorse e se, una volta definite le macroaree, le Regioni avranno libertà di manovra nel dettaglio o se la gestione sarà centralizzata da parte del Governo”.

Sanità e ambiente costituiscono le principali macroaree sulle quali si sono concentrate le numerose richieste di approfondimento da parte delle opposizioni, che hanno criticato invece un’eccessiva genericità dell’impostazione delle proposte. Il Pd, con Sergio Chiamparino, ha richiesto risorse specifiche per finanziare il settore strategico della ricerca sulle scienze della vita. Sul tema della mobilità e dello sviluppo sostenibile, i bus green, la qualità dell’aria, le bonifiche ambientali sono intervenuti vari consiglieri di M5s, mentre per lo stesso gruppo Francesca Frediani ha posto l’attenzione sull’urgenza di intervenire sulla didattica a distanza per guardare oltre all’emergenza e farla diventare uno strumento di accompagnamento e supporto alla didattica tradizionale. La riconversione del patrimonio edilizio delle Atc e il rinnovo della flotta di bus e tram di Torino sono due delle priorità messe al centro della discussione da Marco Grimaldi (Luv), mentre sempre dal gruppo Pd sono emerse riflessioni riguardo agli investimenti nella logistica, alla conversione “green” dei cicli produttivi, alla necessità di rafforzamento dei collegamenti infrastrutturali fra Piemonte e Lombardia e alla digitalizzazione della sanità.

Per la maggioranza il capogruppo della Lega, Alberto Preioni, ha sollecitato l’inserimento della problematica dell’alluvione dell’ottobre scorso nell’ambito degli interventi previsti sul rischio e il dissesto idrogeologico.

Tronzano ha anche specificato come la tutela dell’ambiente, in un’ottica di sviluppo e il rilancio della competitività del sistema produttivo piemontese sia la linea d’azione perseguita dalla Giunta. “Per dare sostanza a questa visione, oltre al Recovery Fund c’è però la programmazione dei fondi europei 2021-2027 e ritengo sarebbe proficua una discussione in merito, peraltro strettamente connessa anche al bilancio”, ha continuato Tronzano. Un tema quest’ultimo sul quale anche le opposizioni hanno manifestato disponibilità e interesse al confronto.

L’assessore ha infine proposto di verificare la disponibilità degli altri assessori competenti per un approfondimento, in primis su infrastrutture e ambiente all’interno del Recovery Fund, da svolgere nell’ambito dei lavori della Prima Commissione di questa settimana.

Recovery fund, la Regione chiede al Governo oltre 13miliardi

Ammontano a 13,14 miliardi di euro le richieste avanzate dalla Giunta regionale al governo sull’impiego delle risorse europee del Recovery Fund per il Piemonte.

La cifra è stata resa nota oggi pomeriggio, nel corso della discussione sul tema in prima Commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti. Le proposte regionali sono contenute nelle schede inviate dalla Regione lo scorso 5 novembre, scadenza fissata da Roma, e ora all’esame della Conferenza Stato-Regioni che sta discutendo proprio di Recovery Fund.
Le richieste riguardano alcune macroaree, sulla scorta delle linee guida della Commissione europea e del governo: circa 8 mld per la rivoluzione verde e la transizione economica, 1,7 miliardi per la salute, 1,34 mld per istruzione, formazione, ricerca e cultura, 1,22 per le infrastrutture per la mobilità, 736 milioni per la digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, 24 milioni per l’equità sociale e territoriale.
“Sono richieste che derivano dal nostro piano per la competitività e dal confronto con i territori”, ha spiegato l’assessore al bilancioAndrea Tronzano. “Parliamo di risorse molto importanti, che possono cambiare volto al Piemonte e permettergli di tornare a essere quella locomotiva che ha rappresentato nel passato”. Tronzano si è detto interessato al confronto con l’opposizione: “I tempi per la presentazione erano molto stretti, ma siamo ancora all’inizio. Le schede non sono la Bibbia, sono modificabili, migliorabili, per questo è utile confrontarsi”.
Dall’opposizione, che da tempo chiedeva di poter discutere sul Recovery Fund, sono state avanzate molte critiche. Per i consiglieri di Pd, M5s e Luv c’è assenza di visione, solo una pluralità di interventi che rischiano di spezzettare le risorse invece di orientarle su precise priorità capaci di rilanciare lo sviluppo. È stata anche contestata la disparità di trattamento di alcune province rispetto ad altre e l’assenza di alcuni temi importanti per la nostra regione.
Soddisfazione invece nella maggioranza, conAlberto Preioni (Lega) che ha anche annunciato la definizione di un pacchetto di misure per il VCO, tra cui la tangenziale di Verbania.
In prima Commissione si è parlato poi di alluvione e sostegno alle imprese vittime del maltempo. La proposta avanzata da Raffaele Gallo (Pd), attraverso un emendamento all’assestamento, di destinare 5 milioni di euro per contributi in conto interessi alle aziende colpite dall’ultima alluvione, sarà ripresa nel bilancio di previsione 2021-2023. L’assessore Tronzano ha mostrato attenzione e si è detto disponibile a cercare le risorse, al massimo un milione di euro, per finanziare la misura nel prossimo bilancio.
In precedenza l’assessore Maurizio Marroneaveva relazionato sulla situazione del protocollo con il Tribunale per l’applicazione della legge sul contrasto all’usura e il sostegno alle vittime.

la Regione propone di tassare le piattaforme di e-commerce. L’opposizione: “ennesimo annuncio”

Aumentare l’aliquota dal 3% al 15% sui fatturati delle grandi piattaforme di e-commerce e raddoppiarla fino al 30% per quelli maturati durante l’emergenza Covid-19, ma anche prevedere un risarcimento dell’80% del fatturato del 2019 per i negozi sottoposti alle limitazioni dell’attività a causa dell’emergenza sanitaria.

Questa in sintesi la proposta della Regione Piemonte che chiede di modificare la normativa nazionale in materia di Web Tax, “per garantire condizioni di parità commerciale tra i colossi delle vendite on line e i negozi penalizzati durante la pandemia”.

Il Piemonte propone anche la creazione di un fondo presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel quale far confluire il gettito delle maggiori entrate da destinare interamente alle attività commerciali di prossimità attraverso le Regioni.

La ratio è semplice, ovvero far partire tutti dallo stesso punto, in uno scenario in cui l’e-commerce nei primi mesi di quest’anno ha fatto registrare +31% anche grazie al fatto che i negozi erano chiusi a causa del Covid” ha spiegato il presidente della Regione Alberto Cirio, in una conferenza stampa con gli assessori al Commercio, Vittoria Poggio, ai Rapporti col Consiglio e agli Affari Legali, Maurizio Marrone e il vicepresidente, Fabio Carosso. “Si è creata una distorsione della libertà di concorrenza e dell’equilibrio del mercato – ha aggiunto il presidente Cirio -. Mentre con la legge che propone il Piemonte entrerebbero nelle casse dello Stato 2,5 miliardi di euro, contro i circa 700 milioni previsti con l’aliquota attuale al 3%Chiediamo che i ricavi della Web Tax Covid siano destinati interamente alle piccole attività commerciali, le botteghe artigiane, i nostri negozi di vicinato, colpiti duramente dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria. È una questione di giustizia economica e di rispetto della concorrenza”.

La legge proposta dal Piemonte ha come obiettivo le grandi piattaforme online con ricavi pari o superiori a 750 milioni di euro. In questo modo la Regione punta a garantire un sostegno alle attività commerciali colpite dalle chiusure, ma anche a chi è rimasto aperto danneggiato, però, dalla contrazione del mercato.

La Giunta ha annunciato anche l’avvio dal 1 dicembre fino a marzo 2021 di una campagna di comunicazione – attraverso spot tv e radio, redazionali e affissioni – per invogliare i consumatori a fare acquisti nei negozi tradizionali, in collaborazione con Ascom, Confcommercio, Uncem, Unioncamere Piemonte e Sistema Camerale, Confesercenti e Visitpiemonte.

Vogliamo tenere le luci accese di tante attività – ha detto l’assessore al Commercio, Vittoria Poggio – vogliamo tenere vivo il nostro tessuto produttivo che ha un valore attrattivo anche per il turismo. Una luce accesa è anche sinonimo di sicurezza nelle nostre città. Utilizzeremo dei testimonial per sensibilizzare i consumatori a fare acquisiti nei negozi tradizionali dove troviamo rapporti umani e di relazione che fanno bene alle persone”.

Non sappiamo quando arriveranno le ricadute del Recovery Plan – ha aggiunto l’assessore ai Rapporti col Consiglio e agli Affari Legali, Maurizio Marrone – ma siamo sicuri che il nostro obiettivo deve essere quello di arrivare vivi a quel momento e con le serrande alzate. Inizieremo presto con tutti i gruppi consiliari l’approfondimento necessario per arrivare a una approvazione che ci confermi prima Regione in Italia a presentare questo stimolo al Parlamento nazionale. Basta vantaggi per i giganti del web a discapito del nostro interesse nazionale e territoriale”.

Questa proposta vuole dare un segnale forte di attenzione ai nostri negozi che più di altri stanno pagando per il lockdown – aggiunge il vicepresidente Fabio Carosso -. I centri storici e i piccoli comuni restano vivi con la presenza delle attività commerciali che sono la linfa delle nostre comunità e che spesso sono riconosciute come eccellenze della Regione”.

LO SCENARIO ECONOMICO LOCALE

Un’indagine della Camera di Commercio di Torino sui consumi delle famiglie segnala nel primo semestre 2020 una contrazione ai livelli del 2015, con cali generalizzati soprattutto nei generi non alimentari (-7,8% rispetto al I semestre 2019) accanto a una contrazione del 5,3% della frequentazione di negozi di vicinato (dal 26,8% al 21,5%).

LO SCENARIO ECONOMICO DELL’E-COMMERCE

Nel periodo pandemico (considerando i primi 9 mesi del 2020) il comparto dell’e-commerce ha registrato a livello mondiale +31,3% di fatturato. Secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, il commercio elettronico in Italia vale circa 31 miliardi. Nel 2019, infine, circa la metà dell’utile ante imposte delle multinazionali di settore è tassato in Paesi a fiscalità agevolata: ciò ha permesso un risparmio fiscale cumulato, nel periodo 2015/2019, di oltre 46 miliardi a livello planetario.

 

A stretto giro di posta la  replica dei Presidenti dei Gruppi di Opposizione: Raffaele Gallo (Pd), Sean Sacco (M5S), Marco Grimaldi (Luv), Mario Giaccone (Lista Monviso), Silvio Magliano (Moderati)“Ennesimo annuncio a cui non seguirà un fatto concreto. Cirio si occupi del Piemonte”

“Ma quale tassa piemontese per Amazon. Ecco in scena ennesimo bluff. Cirio si occupi del Piemonte, e con i suoi poteri ordinari eviti nuovi lockdown. Evitiamo di prendere in giro i commercianti” dichiarano i Presidenti dei Gruppi di Opposizione in Consiglio regionale Gallo, Giaccone, Grimaldi, Magliano e Sacco

“Il Presidente Cirio lasci al livello nazionale gli interventi fiscali, anche perché la sua proposta di modifica alla web tax arriva davvero fuori tempo massimo, difficilmente applicabile retroattivamente a questo lockdown. Per fortuna il Governo sta già intervenendo nell’ambito di norme nazionali e europee, con la legge di Bilancio di quest’anno” precisano i Presidenti dei Gruppi di opposizione.

“La conferenza stampa della Giunta di centrodestra è l’ennesimo annuncio al quale non seguirà alcun risultato concreto e che, purtroppo genererà solo aspettativa. E’ un modo per spostare l’attenzione dai problemi del territorio piemontese, problemi che Cirio, invece, dovrebbe impegnarsi a risolvere” concludono i Presidenti.

 

Dehors gratuiti prorogati al 31 marzo per bar e ristoranti. Fino al 31 gennaio anche per altri negozi

Il Consiglio Comunale ha approvato una delibera, illustrata dall’assessore al Commercio, Alberto Sacco, grazie alla quale viene prorogato il piano straordinario di occupazione suolo pubblico per l’utilizzo dei dehor, approvato nel maggio scorso, e contenente misure temporanee e straordinarie, finalizzate ad accompagnare le attività economiche dopo il periodo di chiusura imposto dall’emergenza sanitaria.

Il piano è prorogato alla data del 31 marzo 2021 a favore degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, comprese le strutture alberghiere che svolgono attività di questo tipo.

La proroga è concessa invece fino al 31 gennaio 2021 anche alle altre categorie economiche allo scopo di consentire la possibilità di utilizzare tali spazi per l’esposizione di addobbi natalizi, consentire l’attesa ai clienti e l’eventuale confezionamento delle merci acquistate.

I dehor, per i quali sarà prevista la gratuità dell’occupazione, potranno essere riscaldati con impianti a gas o elettrici.

Con lo stesso atto viene confermata la procedura semplificata per l’occupazione del suolo pubblico da parte di titolari di pubblici servizi di somministrazione e di altre attività economiche, tramite una comunicazione attraverso la posta certificata (PEC).

La delibera è stata approvata grazie anche ad emendamenti proposti dalla consigliera Maria Grazia Grippo (PD) e del consigliere Andrea Russi (M5S).

Il Museo del Risparmio di Intesa Sanpaolo non si ferma

24 novembre: il seminario “Donne e cura del denaro” in collaborazione con l’INPS sugli strumenti e le modalità con cui le donne possono acquisire maggiore autonomia nella gestione delle loro finanze

26 e 27 novembre: il festival “Il mio posto nel Mondo” dedicato agli studenti delle scuole secondarie di II grado sull’importanza di investire sul proprio capitale umano ed essere imprenditori di sé stessi. Tema 2020: la creatività

 

 Le attività del Museo del Risparmio di Intesa Sanpaolo non si fermano, nonostante la chiusura come per tutti i musei in Italia a causa delle disposizioni governative per fronteggiare l’emergenza sanitaria Covid-19, ma continuano in forma digitale con una serie di appuntamenti rivolti ad adulti, famiglie e ragazzi anche nel mese di novembre, seguiti da un pubblico online sempre più numeroso.

Le iniziative del primo museo al mondo dedicato all’educazione finanziaria si inseriscono nell’ampio palinsesto annuale che presenta quest’anno importanti novità come la possibilità di visitarlo interamente da remoto, anche grazie a numerosi video, e di scaricare app innovative per familiarizzare con la complessa arte della gestione del denaro.

Martedì 24 novembre, ore 16.00 – Donne e cura del denaro – webinar

Un seminario promosso dal Museo del Risparmio con la collaborazione di INPS che intende favorire la riflessione sugli strumenti e le modalità con cui le donne possono acquisire maggiore autonomia nella gestione delle loro finanze. Per scaricare il programma e il link di accesso all’evento https://www.museodelrisparmio.it/donne-e-cura-del-denaro-webinar/

 

Giovedì 26 e venerdì 27 novembre – Festival “Il mio posto nel Mondo”

Ogni anno il Museo del Risparmio dedica il festival “Il mio posto nel Mondo” agli studenti delle scuole secondarie di II grado, per farli riflettere sull’importanza di investire sul proprio capitale umano e di divenire imprenditori di sé stessi. L’incontro è dedicato alla valorizzazione del capitale umano dei ragazzi delle scuole superiori e i temi di quest’anno sono le idee e la creatività, aspetti che possono contribuire a trovare la propria strada e di pensare “out of the box”. In collaborazione con Museo Lavazza e con l’Associazione Next Level, l’evento si svolgerà in formato esclusivamente digitale e sarà aperto agli studenti di tutte le scuole italiane, che potranno seguire in diretta le video interviste a testimonial d’eccezione (tra i quali il campione di bici Vittorio Brumotti, il vincitore del premio “Migliore insegnante del mondo 2020” Daniele Manni, lo chef stellato Federico Zanasi) e dialogare con loro.

Per maggiori informazioni sul programma del Festival: https://www.museodelrisparmio.it/il-mio-posto-nel-mondo-2020/

Il Museo del Risparmio è l’iniziativa di educazione finanziaria di Intesa Sanpaolo. È aperto dal 2012 ed è membro fondatore dell’International Federation of Finance Museums (IFFM), una rete internazionale di musei, privati e pubblici, dedicati al tema della finanza

Pagamenti delle imprese, gravi ritardi per il Covid

Secondo lo Studio Pagamenti di CRIBIS, aggiornato al 30 settembre, il Piemonte, con il 36,4% di imprese che pagano i propri fornitori alla scadenza, è 7° nel ranking italiano. Aumentano le imprese che effettuano i pagamenti con ritardi superiori ai 30 giorni: erano l’8,1% nel 2019, sono il 10,6% al 30 settembre. Fra le 20 province italiane le cui imprese, a confronto con il 2019, hanno registrato il maggior peggioramento nei pagamenti superiori a 30 giorni, 6 sono piemontesi: Asti è al 2° posto (+53,8%), Biella al 5° (+45,8%), Cuneo al 10° (+40,6%), Verbania all’11° (+39,7%), Novara al 15° (+36,5%), Alessandria al 17° (+36,3%).

La classifica delle province piemontesi vede in testa Biella (22°), seguita da Cuneo (26°), Verbania (29°), Novara (33°), Asti (34°), Vercelli (36°), Torino (48°) e Alessandria (52°). Rispetto al 2019, resta invariata la posizione di Cuneo, Torino ne guadagna una, Vercelli e Asti ne perdono 2, Novara 3, Verbania 5, Biella e Alessandria 8.

 

Continuano le ripercussioni economiche negative dell’emergenza Covid-19 sulla puntualità dei pagamenti delle imprese: a settembre 2020 il numero delle aziende italiane che pagano i propri fornitori con oltre 30 giorni di ritardo ha raggiunto il 12,7%, un dato di poco superiore a quello di fine 2016 (12,3%). È quanto emerge dallo Studio Pagamenti, aggiornato al 30 settembre 2020, realizzato da CRIBIS, società del gruppo CRIF specializzata nella business information.

Le regioni che hanno subito la variazione percentuale più elevata rispetto all’ultimo trimestre del 2019 sono la Valle d’Aosta (+40,4%), il Friuli-Venezia Giulia (+37,5%), il Veneto (+32,6%) e il Trentino – Alto Adige (+31,6%) che, nonostante questo, rimane la regione con meno ritardi gravi (6,7%) in assoluto. L’incremento dei ritardi oltre 30 giorni è invece più contenuto nelle regioni del Sud, che pur partono da un livello assoluto più elevato.

Rispetto al trimestre precedente, il Nord Est e il Nord Ovest del Paese hanno registrato l’incremento più elevato di ritardi gravi (rispettivamente 10,4% e 11,8%). Il Nord Est tuttavia si conferma ancora una volta l’area geografica più affidabile, con il 43% delle imprese che pagano alla scadenza, mentre al Sud e nelle Isole, dove le imprese puntuali sono solo il 22,6%, si evidenziano maggiori difficoltà.

“Dall’analisi dei dati – commenta Marco Preti, Amministratore Delegato CRIBIS – l’impatto negativo dell’emergenza sanitaria sulle nostre imprese è sempre più evidente. Adesso più che mai è fondamentale un’attenta gestione di fornitori o partner commerciali, per intervenire tempestivamente sulle situazioni in rapido deterioramento. Lo Studio – aggiunge Preti – rileva l’incremento più alto nei pagamenti superiori a 30 giorni rispetto a fine 2019 nel settore dell’industria, ma evidenzia anche lo stato di sofferenza dei settori più colpiti dal lockdown, quali bar e ristoranti, i servizi ricreativi e cinematografici, tutti agli ultimi posti nella classifica dei meno virtuosi nei pagamenti”.

A livello territoriale la Sicilia, con il 23,1%, mantiene il primato negativo di imprese che effettuano i pagamenti con oltre 30 giorni di ritardo, seguita dalla Calabria (22,9%) e dalla Campania (20,6%). Il Trentino Alto-Adige (6,7%) e le regioni più colpite dall’emergenza sanitaria, vale a dire Emilia-Romagna (8,1%) e Lombardia (8,4%), sono, invece, quelle che registrano meno ritardi gravi, nonostante il notevole incremento rispetto a dicembre del 2019.

L’indagine di CRIBIS evidenzia anche gli effetti della crisi generata dal Covid-19 sulle province del Nord: le imprese di Lodi (+55,7%), Asti (+53,8%), Pordenone (+50%) e Belluno (+50%) sono quelle che, a confronto con la fine del 2019, hanno registrato il maggior peggioramento nei pagamenti superiori ai 30 giorni.

Nonostante l’incremento causato dalla crisi del Covid-19, Brescia, Sondrio, Bergamo, Lecco e Trento si confermano le province più puntuali, mentre il podio delle meno virtuose vede Reggio Calabria scavalcare Trapani all’ultimo posto, seguita da Palermo, Enna (fra le province italiane che, rispetto alla fine del 2019, perdono più posizioni – 8 – nel ranking) e Crotone.

Per quanto riguarda i gruppi merceologici, il macrosettore che ha mostrato il maggiore incremento di ritardi oltre i 30 giorni è stata l’industria in cui il numero di aziende che pagano con grave ritardo è cresciuto del +25%, pur rimanendo in termini assoluti un settore con solo l’8,5% di aziende con questo profilo. Crescono molto i ritardi anche nel commercio all’ingrosso (+12,8% ritardi oltre 30 gg); il settore però con il maggior numero in termini assoluti rimane il commercio al dettaglio con il 17,2% di aziende che pagano con ritardi superiori ai 30 giorni.

In tour tra le vigne urbane

LUNEDÌ 23 NOVEMBRE CON IL WEBINAR “ENOTURISMO CULTURALE: ALLA SCOPERTA DELLE VIGNE IN CITTÀ”
Con il webinar “Enoturismo culturale: alla scoperta delle Vigne in Città” ci si appresta alla conclusione di Vendemmia a Torino-Grapes in Town – Portici Divini organizzata da Eventum Contrada e promossa da Regione Piemonte Camera di Commercio di Torino.

Nel webinair ideato dall’ATL Turismo Torino e Provincia si alterneranno live sulla pagina FB Vendemmia a Torino-Grapes in Town, lunedì 23 novembre alle ore 17, i responsabili di quattro importanti vigne urbane italiane (Venezia, Siena, Milano, Palermo) per presentare le loro vigne e il plus turistico di ciascuna accanto a quelle di Parigi e Avignone.

Il webinar ha infatti lo scopo di illustrare il potenziale turistico delle vigne urbane partendo da Torino che ha il privilegio come poche città italiane di possedere una vigna proprio in città, la Vigna della Regina accanto a Villa della Regina, Residenza Reale Patrimonio Unesco dal 1997.

Possedere un vigneto cittadino a pochi metri dal centro storico – sottolinea Marcella Gaspardone del Comitato Direttivo di Turismo Torino e Provincia – è sicuramente un valore aggiunto, un forte attrattore turistico; oltre a rappresentare un’importante operazione storica e ambientale per permettere che tali patrimoni sopravvivano e restino a disposizione della cittadinanza è un unicum dal forte richiamo turistico che va valorizzato facendo sinergie con le altre vigne urbane presenti in Italia e in Europa“.

Moderato dalla giornalista Rosalba Graglia, dopo i saluti istituzionali della Regione Piemonte, a seguire l’intervento di Luca Balbiano Presidente dell’Associazione delle Vigne Urbane, Urban Vineyards Association, oltre che protagonista della rinascita della Vigna della Regina.

La Urban Vineyards Association – U.V.A. – è stata fondata nel 2019 con l’intento di tutelare il patrimonio storico, enoico e paesaggistico rappresentato dalle vigne situate all’interno dei centri abitati, valorizzandole sotto il profilo culturale e turistico.

“Le Vigne Urbane sono dei tesori incastonati nei centri urbani, che noi vogliamo difendere e valorizzare– Spiega Luca Balbiano, fondatore e Presidente della Urban Vineyards Association – Ognuna di queste Vigne ha una propria storia da raccontare, fatta di persone che ci hanno creduto, di mani che hanno lavorato, di teste che hanno pensato e di sogni che si sono avverati. Quello che l’Associazione vuole fare è scrivere nuovi capitoli di queste storie, unendo le forze per continuare, tutti insieme, a promuoverne il prestigio, la cultura e la bellezza“.

Attualmente sono 9 le vigne urbane associate:

Vigna della Regina di Torino

Clos Montmartre di Parigi

Vigna di Leonardo di Milano

Vigneti della Laguna di   Venezia

San Francesco della Vigna di Venezia

Vigneti Senarum Vinea di Siena

Vigna del Gallo di Palermo,

Clos de Canuts di Lione e, ultima arrivata, Clos du Palais des Papes di Avignone.

Il webinar prosegue con l’intervento dei responsabili italiani dei Vigneti della Laguna (Venezia), Senarium Vinea (Siena), Vigna di Leonardo (Milano), Vigna del Gallo (Palermo) e con la vigna di Montmartre di Parigi, con la quale la Vigna della Regina è gemellata, e con la vigna del Palazzo dei Papi di Avignone.