è stata anche la prima donna in Italia a divenire Professore Ordinario di Patologia Vegetale

A Maria Lodovica Gullino il titolo di Fellow

Torinese,  Direttore di Agroinnova, è  la prima donna e prima italiana ad essere insignita del prestigioso titolo di Fellow dalla Società Internazionale di Patologia Vegetale (ISPP). Il riconoscimento è stato conferito nell’ambito del Congresso mondiale di Patologia Vegetale (ICPP2018) attualmente in corso a Boston (USA), per l’impegno ed i risultati conseguiti nella sua quarantennale attività di ricerca

 

Boston (USA), 3 agosto 2018

 

Maria Lodovica Gullino, Direttore di Agroinnova, il Centro di competenza per l’innovazione in campo agro ambientale dell’Università di Torino, è stata insignita oggi del prestigioso titolo di Fellow dalla Società Internazionale di Patologia Vegetale (ISPP). Si tratta della prima donna e della prima italiana a ottenere questo riconoscimento, conferito per «il costante impegno – si legge nella motivazione – e gli eccezionali risultati conseguiti nella sua lunga attività di ricerca».

 

Gullino è stata anche la prima donna in Italia a divenire Professore Ordinario di Patologia Vegetale e la prima donna e prima italiana a ricoprire l’incarico di Presidente dell’ISPP, oltre ad essere attualmente la prima donna a presiedere la Società Italiana di Patologia Vegetale (SIPAV).

 

«Come donna – ha commentato Maria Lodovica Gullino – non posso che rallegrarmi di questo riconoscimento. Pur non essendo una femminista militante, mi considero una “femminista in azione”!  Sono molto grata ai miei collaboratori che nel corso della mia carriera hanno lavorato con passione ed entusiasmo e soprattutto a quegli uomini intelligenti che mi hanno incoraggiata e spinta ad impegnarmi sempre di più per raggiungere i miei obiettivi, a cominciare da mio padre che ebbe la lungimiranza di farmi studiare l’inglese sin dall’età di cinque anni. Crescere e vivere in un contesto internazionale mi ha aiutato ad imparare a confrontarmi sempre con il mondo esterno, cogliendo le opportunità che derivano dalle collaborazioni internazionali. Sono convinta, oggi più che mai, che la ricerca possa dare i suoi miglior risultati solo lavorando nell’ambito di grandi reti, guardando oltre l’ambito ristretto della propria “comfort zone” o del proprio settore specifico di attività».