CULTURA- Pagina 53

Il ponte del 25 aprile alla Fondazione Torino Musei

FESTA DELLA LIBERAZIONE ALLA FONDAZIONE TORINO MUSEI

Apertura straordinaria lunedì 24 aprile per GAM e MAO

Martedì 25 aprile ingresso a tariffa speciale a € 1

 

In occasione del lungo ponte della Festa della Liberazione la GAM, il MAO e Palazzo Madama propongono nella giornata di lunedì 24 aprile l’apertura straordinaria di GAM e MAO.

Martedì 25 aprile i musei saranno visitabili con ingresso a tariffa speciale di 1€ per le collezioni permanenti e le mostre collegate. Aggiungendo € 1 si potranno visitare anche le due mostre temporanee Buddha10 al MAO e Viaggio al termine della statuaria alla GAM

ORARI E MOSTRE

 

GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna

Lunedì 24 aprile aperto 10 – 18

Martedì 25 aprile Festa della Liberazione 10 – 18 – ingresso a tariffa speciale a € 1 per le collezioni permanenti e mostre collegate + € 1 per la mostra temporanea Viaggio al termine della statuaria

La biglietteria chiude un’ora prima

 

Mostre in corso
VIAGGIO AL TERMINE DELLA STATUARIA. Scultura italiana 1940-1980 dalle Collezioni GAM

OTTOCENTO. Collezioni GAM dall’Unità d’Italia all’alba del Novecento

ALBERTO MORAVIA. Non so perché non ho fatto il pittore

MAO Museo d’Arte Orientale

Lunedì 24 aprile aperto 10 – 18

Martedì 25 aprile Festa della Liberazione 10 – 18 – ingresso a tariffa speciale a € 1 per le collezioni permanenti e mostre collegate + € 1 per la mostra temporanea Buddha10

La biglietteria chiude un’ora prima

Mostre in corso

BUDDHA10

LUSTRO E LUSSO DALLA SPAGNA ISLAMICA

MONOGATARI (t-space X MAO)

 

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

Lunedì 24 aprile aperto 10 – 18

Martedì 25 aprile Festa della Liberazione 10 – 18 – ingresso a tariffa speciale a € 1 per le collezioni permanenti e mostre collegate

La biglietteria chiude un’ora prima

Mostre in corso

I COLORI DELLA LIBERTÀ

Il cantiere di Palazzo Madama si svela: visite gratuite a 28 metri di altezza

Prime visite guidate il 22 aprile, poi ogni terzo sabato del mese

• Per la prima volta si potranno osservare da vicino le decorazioni in marmo, i capitelli e i fregi juvarriani, oltre alle quattro monumentali statue di Giovanni Baratta appena restaurate e consolidate
• Fondazione Torino Musei apre a tutti il cantiere di restauro e consolidamento del primo lotto di lavori interamente finanziato dalla Fondazione CRT con 2,4 milioni di euro

 

Partiranno sabato 22 aprile 2023, alle ore 9.30, le prime visite guidate gratuite al cantiere di restauro e consolidamento della facciata juvarriana di Palazzo Madama e alle monumentali statue di Giovanni Baratta riportate al loro antico splendore con il contributo straordinario della Fondazione CRT, che ha stanziato 2,4 milioni di euro per l’intera operazione.

 

Tramite l’ascensore di cantiere accessibile anche alle persone con disabilità, i visitatori saranno guidati dai restauratori lungo uno spettacolare percorso sui ponteggi sino a quota 28 metri dal suolo, in corrispondenza del terrazzo soprastante la facciata.

 

La balconata attrezzata per la movimentazione a terra delle quattro statue allegoriche del “Buon Governo” – Giustizia, Liberalità, Magnanimità e Abbondanza – appena restaurate, offrirà una prospettiva privilegiata e inedita della città e del territorio circostante fino alla corona alpina, abbracciando a 360° le principali architetture di Torino: Palazzo Reale, la cappella della Sindone, la Real chiesa di San Lorenzo, la Mole Antonelliana, Palazzo Carignano, Superga.

 

Sulla sommità del ponteggio compaiono in primo piano le parti superiori delle due torri romane della porta decumana, rimaneggiate nel Medioevo. Alcune immagini fotografiche, qui collocate, mostrano come si presentava il luogo nell’Ottocento e nei primi anni del secolo scorso. Un disegno in grande dimensione rivela il progetto completo preparato da Filippo Juvarra per la facciata di Palazzo Madama, rimasta incompiuta.

 

I visitatori potranno osservare gli interventi in corso per il restauro delle decorazioni in marmo e il consolidamento strutturale della trabeazione, con l’inserimento delle strutture in acciaio, in fase di montaggio nelle tre “camere cieche” ricavate da Juvarra durante la costruzione, all’interno del cornicione.

 

A un livello intermedio, dietro al grande telone che ricopre i ponteggi, sarà possibile ammirare i grandi capitelli delle colonne che decorano il corpo centrale della facciata: qui, a tu per tu con il gigantismo della monumentale architettura barocca, saranno visibili le fasi di restauro delle colonne, con gli artigiani scalpellini che stanno ponendo in opera i tasselli in marmo sui fusti delle colonne e nel fregio dell’architrave. I restauratori illustreranno i procedimenti adottati per risanare il deterioramento dei marmi e “ricucire” le lesioni, i danni di guerra e il degrado che aveva intaccato cornici, sculture e ornamenti.

 

Un piccolo, ma affascinante brano sulla storia di un’architettura storica monumentale, che rivelerà i segreti impiegati nelle antiche tecniche per l’edificazione di un palazzo divenuto simbolo di Torino nel mondo.

 

La visita sarà integrata da un racconto del professor Giovanni Carlo Federico Villa sulla storia millenaria di Palazzo Madama: da porta romana a castello medievale, da capolavoro del Barocco europeo a sede del Senato, oggi Museo Civico d’Arte Antica con oltre 70.000 opere di pittura, scultura e arti decorative dal periodo romano all’Ottocento.

 

Cittadini e turisti, a partire dalle persone con disabilità, potranno vivere in maniera partecipata e inclusiva lo straordinario restauro di Palazzo Madama: un’operazione resa possibile dalla Fondazione CRT per far rinascere la Grande Bellezza di un luogo simbolo di storia, arte, cultura che appartiene a tutti”, dichiara il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia.

 

L’apertura delle visite anche alle persone con disabilità è un passo avanti per creare una società per tutti – spiega Giovanni Ferrero, direttore della Consulta per le Persone in difficoltà –. Crediamo che questo approccio di Fondazione CRT e Fondazione Torino Musei debba diventare uno stimolo e una modalità di coinvolgimento condivisa da tutto il mondo culturale, in linea con lo spirito che anima l’Agenda della Disabilità, quale modello di inclusione partecipato”.

 

Il cantiere costituisce una sfida dal punto di vista metodologico e tecnico-operativo, per la peculiarità dei materiali impiegati e per l’arditezza di Juvarra – commenta Lisa Accurti, Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino –. In particolare, si è rivelato di grande fascino e di estrema complessità lo studio del sistema strutturale di ancoraggio del rivestimento lapideo alle retrostanti strutture murarie, la cui articolazione ha nei secoli prodotto problematiche di non poco conto. Lo studio condotto per ‘gestire’, nell’ambito dell’attuale consolidamento, gli interventi pregressi ha richiesto particolari competenze ingegneristiche, ma ha anche consentito di comprendere la genialità delle soluzioni adottate nei restauri tra XIX e XX secolo, a loro volta degni di tutela quali documenti di altissimo valore testimoniale dell’avanzamento della tecnica del costruire applicata al restauro dei monumenti antichi“.

 

L’apertura al pubblico del cantiere di Palazzo Madama – afferma il Presidente della Fondazione Torino Musei, Massimo Broccio – è un ulteriore passo nella direzione della piena condivisione dell’edificio che da due millenni incarna il ruolo di Torino nella storia italiana ed europea. La scoperta di nuovi punti di vista, spazi e potenzialità saranno una piacevole e interessante sorpresa anche per i torinesi. Siamo profondamente grati alla Fondazione CRT per l’importante atto di mecenatismo che, insieme al fondamentale ruolo istituzionale svolto dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, ha consentito lo stanziamento di un fondo aggiuntivo, rendendo possibile il completamento del restauro dell’intera facciata”.

Lo straordinario restauro di Palazzo Madama è una importante valorizzazione del patrimonio della Città di Torino. La possibilità di poter condividere i lavori con la visita al cantiere è un elemento di partecipazione attiva per i cittadini e per i turisti condividendo l’avanzamento dei grandi interventi che coinvolgeranno la città in questi anni“, sottolinea Michela Favaro, Vicesindaca di Torino.

INFO VISITE

 

Date: sabato 22 aprile20 maggio17 giugno,16 settembre21 ottobre 2023
Orari: 9.3011.3014.3016.30
Durata: 1 ora
Visita gratuita con prenotazione obbligatoria dal venerdì al mercoledì antecedenti alla data
In caso di maltempo la visita sarà annullata e riprogrammata
Al momento della prenotazione saranno forniti il regolamento di accesso al cantiere e la modulistica da compilare.
Posti limitati

 

CONCLUSO IL RESTAURO DELLE STATUE DI GIOVANNI BARATTA
È stato ultimato il restauro delle quattro monumentali statue allegoriche della Giustizia, della Liberalità, della Magnanimità e dell’Abbondanza, realizzate dallo scultore carrarese Giovanni Baratta (1670-1747) su incarico di Filippo Juvarra, a completamento della balaustra del corpo centrale di Palazzo Madama.

 

L’intervento, iniziato nell’autunno del 2022, è stato eseguito dall’équipe della restauratrice Cristina Arlotto per conto della ditta Denimo S.r.l. all’interno di un apposito padiglione eretto dinanzi alla facciata di Palazzo Madama in piazza Castello. I lavori, per circa 160.000 euro, sono stati interamente finanziati dalla Fondazione CRT.

 

Il restauro si è rivelato particolarmente complesso per le problematiche condizioni di conservazione delle statue e per l’avanzato stato di degrado del delicato marmo delle antiche cave di Brossasco, usato per scolpirle. Ogni figura è composta da cinque blocchi separati e sovrapposti. Decine di staffe e perni in ferro fissati con piombo, molti aggiunti nel corso dei secoli, trattengono tra loro le singole parti e le molte lesioni che avevano causato il distacco di grossi frammenti scultorei. L’intera superficie risultava erosa a causa degli agenti atmosferici e dell’aggressività dei gas inquinanti.

 

È stato effettuato un preventivo trattamento di pulizia con più cicli di biocida per eliminare l’attacco microbiologico di muffe e funghi, che ricoprivano quasi interamente tutte le superfici; è seguita una fase di lavaggi e di rimozione delle muffe e delle croste nere, causate principalmente dai depositi atmosferici saturi di gas di combustione, depositi tenaci concentrati soprattutto nelle zone non soggette a dilavamento e tra le pieghe dei panneggi.

 

Dopo l’asportazione delle vecchie stuccature incongrue e il controllo di tutte le staffe antiche per verificarne lo stato di efficienza, sono state rimosse le lunghe aste metalliche in ferro posteriori, risultate obsolete e non efficienti dal punto di vista statico. Contestualmente, per settori, sono stati inseriti alcuni elementi e perni in acciaio inox e fasce in fibra di carbonio per stabilizzare le parti in precario stato e suturare alcune lesioni importanti.

 

La stuccatura con malte selezionate e polvere di marmo, in corrispondenza dei giunti e delle lesioni e a copertura delle vecchie staffe metalliche, ha preceduto l’intervento di ritocco cromatico per ridurre le interferenze più evidenti lungo le linee di sovrapposizione dei blocchi principali, con applicazione finale di un protettivo superficiale idrorepellente.

 

Le statue saranno posizionate su cavalletti provvisori per consentire di rimuovere i perni ossidati inseriti nei piedistalli e sostituirli con nuovi elementi in acciaio inox conformati, che permetteranno in futuro più agili operazioni di traslazione ed esposizione.

 

L’AVANZAMENTO DEI LAVORI DI RESTAURO DELLA FACCIATA
Il restauro della facciata juvarriana di Palazzo Madama – su progetto affidato allo Studio Arch. Gritella & Associati, con la direzione dei lavori dell’arch. Gianfranco Gritella, coadiuvato per le opere strutturali dall’ing. Franco Galvagno –, è iniziato a marzo 2022 e ha raggiunto circa il 50% di avanzamento.

 

Il cantiere sta entrando in una nuova fase significativamente più impegnativa, con l’aggiunta di nuovi lavori determinati dalla necessità di intervenire anche su alcune strutture interne allo scalone che hanno rivelato problematiche strutturali impreviste. Questo elemento, unitamente alla volontà di utilizzare tutte le somme disponibili per migliorare alcune criticità su parti della facciata non incluse nel primo lotto, portano a stimare l’ultimazione dei lavori del corpo centrale nel 2024.

 

Sono stati completati il ciclo di pulizia dell’intera facciata, lo smontaggio e il successivo rimontaggio delle scaglie e dei frammenti lapidei – oltre un centinaio – in precaria stabilità strutturale, e sono in corso le operazioni di stuccatura che interessano una superficie di circa 800 metri quadrati.

 

Una squadra di restauratori e tecnici specializzati si sta occupando del restauro e dell’integrazione dei tasselli di marmo sulle diverse parti della facciata: circa 180 pezzi di differente forma e dimensione, lavorati a incastro e debitamente sagomati sul posto, tutti ricavati da blocchi di recupero dello stesso materiale, provenienti dalle antiche cave di Chianocco in bassa Valle di Susa.

 

In questo scenario si affianca la necessità di dare corso a due nuovi interventi. Una maggiore complessità delle lavorazioni è prevista per il restauro e il risanamento dei capitelli delle colonne principali, che, rimuovendo le malte applicate in più strati nel corso dei secoli, hanno rivelato il profondo degrado delle sculture, in particolare delle foglie e delle volute, molte delle quali sorrette da staffe in ferro inserite in profondità nel marmo e risultate completamente corrose. Il consolidamento avverrà mediante l’inserimento di barre filettate in acciaio inox e l’impiego di nastri adesivi in fibra di carbonio.

 

Anche la struttura costituente la fodera in pietra dei tre grandi pilastri del piano terra, a lato dei tre archi dell’ingresso principale, ha rivelato dei cedimenti più o meno concentrati in corrispondenza dell’architrave dei tre balconi del piano nobile, lesioni e scagliature dei blocchi in pietra oggi occultati al di sotto degli scialbi e degli intonaci novecenteschi a base di malte cementizie. Con l’asportazione di queste malte seguiranno i lavori di rifacimento degli intonaci e di consolidamento dei blocchi in pietra delle arcate principali a piano terra e delle grandi mensole scolpite con teste di leoni coronati: queste operazioni saranno eseguite mediante imperniaggi in acciaio inox fissati ai basamenti delle colonne principali.

 

L’interesse della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, guidata dall’architetto Lisa Accurti, è tentare di risolvere anche le problematiche strutturali derivanti dalla presenza del solaio in calcestruzzo armato, costruito negli anni 1947-48 al di sopra della volta juvarriana dello scalone. Questa struttura, di circa 500 metri quadrati, è costituita da una serie di travi in cemento sorreggenti una copertura piana inclinata, che sostituisce un precedente tetto settecentesco a falde in coppi su travi lignee, andato distrutto da un bombardamento nel 1943. Per migliorare le problematiche strutturali dell’opera, assolvendo nel contempo alle normative in materia antisismica, si prevede di sostituire il solaio esistente con una struttura reticolare in acciaio che, in futuro, potrebbe divenire anche praticabile per un utilizzo pubblico. In tale senso è già stato presentato un progetto definitivo per il quale sono in corso le valutazioni tecnico economiche di fattibilità e il reperimento dei fondi necessari, nell’ipotesi di attuare l’opera nell’ambito delle tempistiche previste per il II lotto di lavori.

 

Alle lavorazioni in corso, cui si aggiungerà a breve il cantiere di restauro dei grandi serramenti vetrati che partirà a maggio 2023 per una durata di 9 mesi, si affiancherà il secondo lotto dei lavori, finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali attraverso il Segretariato Regionale per il Piemonte, che concerne il restauro delle ali laterali del palazzo e alcuni interventi accessori, il cui importo è di circa 1.800.000 euro.

Divas – Dog Portraits, ritratti di cani nelle loro case. Pergolesi in mostra a Villa della Regina

Ha inaugurato ieri Divas – Dog Portraits la prima mostra ospitata dalla Residenza Sabauda Villa della Regina. Quaranta scatti del fotografo Francesco Pergolesi magistralmente dialoganti con le maestose ed eleganti sale della Villa gioiello seicentesco. Ogni scatto è il ritratto di un cane in un “interno”, la sua casa, della quale è protagonista assoluto.

Francesco Pergolesi realizza in ogni foto un “teatro privato”, imbastisce un canovaccio con le costellazioni di oggetti che trova in ogni stanza, li reinventa, ne riplasma forme e colori, talvolta li trasfigura, altre volte aggiunge elementi scenografici inventati apposta, seguendo una suggestione artistica sempre dotta e attraverso il ritratto del cane – ed il dialogo con gli oggetti – ricostruisce un meta-ritratto del compagno umano in una scenografia tutta concettuale.

Anche i titoli delle opere sono, talvolta, citazioni.

Così “Il Casellante”, richiama il titolo di un libro di Andrea Camilleri, caro al fotografo, e ritrae un pastore tedesco che osserva trenini e locomotive d’epoca, disposti a mimare stazioni e strade ferrate e sembra regolarne il flusso.

Il bagnante”, invece, è un delizioso pastore maremmano quasi sorpreso dall’occhio dell’artista (ed io immagino nel prima di questa “scena” un “ma dov’è finito?” pronunciato in corridoio) nella stanza da bagno accanto alla vasca e ad una nuvola di schiuma e i bagliori dell’acqua versata per terra.

L’ispirazione, dichiarata dall’artista, va al ritratto di Jean Auguste Ingres de “La bagnante di Valpinçon”, di cui riprende, scrive la curatrice Carla Testore, “la delicatezza cromatica, l’atmosfera intima e riservata delle proporzioni. Un’interpretazione in chiave ironica avendo inserito al posto del nudo femminile un esemplare di maremmano maschio dal temperamento incontenibile ed una corporeità imponente.”

Così, “L’Armadio”, attraverso il delizioso chihuahua quasi nascosto tra le borse, immaginiamo il ritratto della “sua” signora.

Non lascia dubbi su chi sia il vero signore e padrone del “Kingdom”: un Cavalier King, ci guarda tronfio dall’alto di una scala, dalla quale domina soprattutto il cuore dei suoi amati umani. Non a caso, su di lui campeggia una coloratissima installazione “LOVE”.

In “Eden”, liberamente ispirato al “Cacciatore di Farfalle” di Carl Spitzweg, un cane da caccia è raffigurato col naso all’insù rivolto verso uno sciame di farfalle dalle quali è affascinato. Le farfalle sono realtà o “artificio”? Poco importa perché Pergolesi ci trasporta sempre in una dimensione ludica quasi onirica.

Difficile fermarsi qui, tanto questi ritratti sono seduttivi, anche e soprattutto nel dialogo con la Villa, luogo eletto e fortemente voluto dalla curatrice Carla Testore che ne ha intuito la forte sinergia con le fotografie di Pergolesi. Un piccolo presagio che fosse il luogo giusto per la sua mostra, la curatrice, ci racconta, di averlo scoperto facendo un sopralluogo nel parco dove fa bella mostra di sé proprio la statua di un cane. L’itinerario, quasi una caccia al tesoro, tra gli interni e gli esterni, guida il visitatore attraverso la residenza che eccezionalmente ha aperto al pubblico il Padiglione dei Solinghi e alcune parti del Giardino, oggi curato dai giardinieri della Reggia di Venaria, come ci mostra la direttrice della Villa, dottoressa Chiara Teolato.

Il vecchio e il nuovo, la Villa gioiello barocco e l’arte contemporanea, un’occasione per far conoscere la residenza ad un pubblico più ampio.

E proprio qui, nel Padiglione in cui il Cardinale, poi divenuto Principe, Maurizio riuniva i dotti filosofi e scienziati dell’Accademia dei Solinghi, da lui fondata, troviamo i ritratti più “intellettuali”. Un bassotto è fieramente issato su uno sgabello dinnanzi ad una libreria colma di libri, spartiti che piovono dal soffitto. Un contrappunto tra ritratto e meta-ritratto, cane e compagno umano; questa mostra mira proprio ad indagare il rapporto tra l’animale e l’uomo, che si fa oggi sempre più intenso, quasi più “antropizzato”.

I cani hanno le loro ludoteche, spazi in cui si recano per socializzare, veri e propri “asili”, hanno dei dog-sitter, c’è una grande attenzione alla nutrizione, alla cura e alla terapia, si sono creati veterinari specialisti (cardiologi, ortopedici, oncologi, etc.), esattamente come i medici.

Il cane è, a tutti gli effetti, un membro della famiglia, anzi, un vero padrone di casa, come dimostrano queste fotografie nelle quali ciascuno di essi assume posture ed atteggiamenti che ne fanno, inequivocabilmente, dei “divas”.

Un ultimo cenno va all’associazione “The Others”, a Paola Rampini e Roberto Casiraghi, che hanno reso possibile la realizzazione, l’allestimento e la comunicazione di questa mostra.

Trovare un po’ di tempo per una visita, vale la pena, tanto per la mostra di Francesco Pergolesi, davvero sorprendente, quanto per visitare quel gioiello seicentesco, patrimonio dell’Unesco, che fu la dimora preferita di Anna d’Orleans, consorte di Vittorio Amedeo II, di qui l’appellativo Villa della Regina ed i suoi giardini, con le fontane, i giochi d’acqua restaurati e la bellissima vigna, una delle poche vigne metropolitane al mondo.

IRMA CIARAMELLA

Dal 20 aprile, al 25 giugno 2023

Orari di visita:

giorni feriali dalle ore 10:00 alle 18:00; prefestivi e festivi dalle ore 10:00 alle 19:00.

Chiuso lunedì, martedì e mercoledì.

Villa della Regina, Strada Comunale Santa Margherita 79, Torino

Nel Salone d’Ercole del Castello di Racconigi “Storie dal mondo”

STORIE DAL MONDO IN CASTELLO
NUOVI INCONTRI

Castello di Racconigi, 20 aprile – 25 giugno 2023

COMUNICATO STAMPA

Racconigi (CN), 20 aprile 2023 – Da giovedì 20 aprile a domenica 25 giugno, nel Salone d’Ercole del Castello di Racconigi, all’interno del consueto percorso di visita, è allestita l’esposizione Storie dal mondo in Castello. Nuovi incontri. Si presentano così al pubblico 8 manufatti inediti, selezionati dalla raccolta di armi e oggetti etnografici custodita nel deposito Armeria, uno dei segmenti inediti e più sorprendenti del patrimonio conservato nella residenza. I beni esposti provengono da diverse parti del mondo – India, Persia, Sudan, Congo, Giappone, Impero ottomano – e coprono un arco cronologico che si muove tra il Settecento e il primo quarto del Novecento. Si tratta di doni ricevuti da Vittorio Emanuele III e dall’ultimo re d’Italia Umberto II, in occasione di viaggi all’estero o visite diplomatiche legate alle relazioni internazionali intrattenute da Casa Savoia.

Dopo la mostra che si è svolta nel 2021, l’esposizione delinea un nuovo capitolo per il racconto del progetto di scoperta, comprensione e cura di questa straordinaria raccolta etnografica, un focus sulle attività di studio e valorizzazione condotte negli ultimi due anni. In vista dell’apertura di un percorso di visita permanente in programma per il 2024, è stata completata l’attività di schedatura e sono proseguiti gli interventi conservativi, eseguiti in parte dallo staff del Laboratorio di restauro della Direzione regionale Musei e in parte da restauratori esterni. In particolare i manufatti esposti sono stati restaurati grazie al contributo di Intesa Sanpaolo, da sempre in prima linea nel sostegno alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale, e della Fondazione Cecilia Gilardi che ha erogato una borsa di studio nell’ambito dell’attività portata avanti dal 2010 per promuovere l’eccellenza nei mestieri d’arte, sostenendo i talenti più meritevoli negli anni della formazione e dell’ingresso nel mondo del lavoro.

Seppur in un numero contenuto di pezzi, il nucleo di manufatti scelto apre un affaccio suggestivo verso altri mondi, con testimonianze di pregio che celebrano tradizioni storiche e artistiche diverse, rimandano a specifici usi e riti sociali e narrano il fascino di civiltà lontane nel tempo e nello spazio.

Tra gli oggetti esposti spicca, ad esempio, la rotella dhal, scudo di ambito indiano in acciaio brunito e intagliato, probabile omaggio a Vittorio Emanuele III da parte della missione persiana giunta al Castello di Racconigi nell’estate 1911. Ma non solo. Di grande interesse risultano pure il raro pugnale haladie di manifattura sudanese, a imitazione di prototipi persiani, dal fodero ricoperto di conchiglie e perline colorate, e i piccoli tamburi giapponesi, utilizzati nel teatro Noh, che furono verosimilmente donati, sempre a Vittorio Emanuele III, da una delle delegazioni nipponiche ricevute nella residenza a inizio Novecento. Il valore identitario dei singoli oggetti, indagato guardando al background di provenienza, restituisce tuttavia un intreccio di connessioni, un filo rosso che attraversa la storia materiale, simbolica, collezionistica e ricostruisce i legami esistenti tra la raccolta, la residenza e i personaggi di Casa Savoia. Connessioni che intersecano anche il ricco patrimonio di fotografie storiche di ambito extraeuropeo custodito nel Castello, complemento naturale dell’Armeria.

In concomitanza con l’apertura dell’esposizione viene messa online la versione digitale della mostra tenutasi nel 2021, raggiungibile tramite il sito web della Direzione regionale Musei Piemonte.

Per scaricare le immagini degli oggetti esposti cliccare sul seguente link: https://bit.ly/3GTOSjH

Storie dal mondo in Castello

Nuovi incontri

CASTELLO DI RACCONIGI

via Francesco Morosini, 3 – Racconigi (CN)

20 aprile – 25 giugno 2023


Orario: giovedì visite accompagnate dalle 10.00 alle 18.00 (ultimo ingresso 17.00) con partenza alle 10.00, 11.00, 12.00, 14.00, 15.30, 17.00; venerdì, sabato, domenica e festivi visite libere a ingresso contingentato dalle 9.00 alle 13.00 (ultimo ingresso 12.00) e dalle 14.00 alle 19.00 (ultimo ingresso 18.00).

Chiuso: da lunedì a mercoledì.

Biglietti: intero € 8,00; ridotto € 2,00 dai 18 ai 25 anni; gratuito per minori di 18 anni; gratuito per docenti delle scuole italiane pubbliche e private paritarie con presentazione della certificazione del proprio stato di docente; studenti delle facoltà di Architettura, Lettere e Filosofia; titolari di Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card; personale MiC; membri ICOM; giornalisti muniti di tessera professionale; persone con disabilità e accompagnatori.

Prenotazione: fortemente consigliata per visitatori singoli; obbligatoria per i gruppi con servizio di guida incluso. Il servizio di prenotazione è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 15.00: racconigi.prenotazioni@cultura.gov.it (la richiesta sarà evasa entro 24 ore dall’invio. La prenotazione è da ritenersi effettuata previa mail di conferma da parte dell’ufficio prenotazioni del Castello di Racconigi). Per verificare la disponibilità si consiglia di contattare il numero 0172 84005.

Arte, poesia e musica a Rivarolo

Domenica 30 aprile – ore 16.00 –

Liceo Musicale di via Sant’Anna 1 – Rivarolo Canavese

Presentazione dell’Antologia Poetica “INQUIETUDINE”

Curata da Giuliana Reano

Arte, poesia e musica: questi gli ingredienti del pomeriggio culturale presso il Liceo Musicale di via Sant’Anna a Rivarolo Canavese(To). Infatti, nei giardini dell’Istituto, intorno alle 16 avrà inizio l’appuntamento culturale organizzato dall’Associazione Luci di Ivrea, il Circolo del Calamaio, il Liceo Musicale e le Edizioni Pedrini. Il palinsesto prevede la visita guidata all’esposizione “Terre Fertili”, curata da Anna Tabia con opere di Sandra Baruzzi e Guglielo Marti, a seguire la presentazione del volume di poesie “Inquietudine”, curata da Giuliana Reano. Sono previste letture in presenza con Rosanna Frattaruolo, Sandra Balducci, Piera Giordano, Giovanni Ponzetti, Giuliana Reano, Alessio Canale Clapetto, solo per citare qualche nome. Durante l’evento saranno eseguiti interventi musicali curati dagli allievi dell’Istituto Musicale Rivarolese. Il sipario si alza anche per Oreste Valente. Interpreterà alcuni brani dedicati alla vita di Italo Calvino in occasione del centenario della nascita. I primi versi sono intorno alle 16 e l’ingresso e libero fino ad esaurimento posti disponibili. La kermesse si effettuerà anche in condizioni di tempo avverso.

Informazioni – Associazione Luci – telefonando al 393 9988875.

La libertà raccontata a colori

Nella Corte Medievale di “Palazzo Madama”, le immagini di quattro giovani illustratori italiani in occasione di “Biennale Democrazia 2023”

Fino all’8 maggio

Quali sono i colori – e le forme – della “libertà”? E come può la “libertà” essere raccontata attraverso i linguaggi, i più vari, dell’arte visiva? Di certo non esistono, né sono mai esistiti, cliché univoci per trasmettere il concetto di “libertà”. L’arte è di per sé stessa “libertà”. Avventura senza regole, né dogmi prestabiliti. Fatto salvo l’abbicci di base. “La pittura – diceva Picassoè più forte di me; mi costringe a dipingere come vuole lei”. Per il romantico Delacroix, “libertà” era la sua iconica Marianne (“La libertà che guida il popolo”) dai seni scoperti, fra le mani il Tricolore e il fucile, alla guida del popolo e simbolo della Rivoluzione francese; per la contemporanea artista americana Calida Garcia Rawles, “libertà” è lo splendido luccichio delle sue acque, del suo mare in cui l’artista di Los Angeles ama immergere i corpi delle sue donne e dei suoi uomini afroamericani. Varie dunque e totalmente libere e singolari le interpretazioni.

Le forme. I colori. Su questo principio si muove la collettiva “I colori della libertà”, ospitata fino a lunedì 8 maggio, nella Corte Medievale di “Palazzo Madama” a Torino, in occasione di “Biennale Democrazia 2023” (dal titolo quest’anno “Ai confini della libertà”) di cui il Museo di piazza Castello ospiterà quattro degli oltre cento incontri. E di qui l’idea di commissionare a quattro giovani illustratori italiani, di profilo artistico internazionale, una serie di opere realizzate intorno al percorso tematico “Immaginare la libertà”, declinato secondo i quattro elementi naturali comuni a tutte le cosmogonie: aria, acqua, terra e fuoco. Su questo comune fil rouge, troviamo così esposte, in ordine, le illustrazioni del bolognese (oggi residente a Roma) Manfredi Ciminale – autore per Einaudi, Il Saggiatore, L’Espresso, Il manifesto e Linus – del molisano di Matrice Antonio Zeoli – illustratore e fumettista per Rai, Mondadori, Rizzoli Lizard, Feltrinelli, Sergio Bonelli Editore – del bergamasco (residente a Milano) Luca Font – artista per la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Galleria Campari – e di Elisa Talentino – tra i cui principali committenti vi sono The New Yorker, The New York Times, The Washington Post e Corriere della Sera. Quattro artisti per “suggerire l’avvio di un percorso – dicono i responsabili – che possa stimolare il visitatore a una riflessione sulla rappresentazione della libertà nelle arti, dalla letteratura alla musica, dal cinema alla televisione, dalla pittura alla scultura e all’architettura”. Ad affiancare le loro opere, altre 11 illustrazioni, in un allestimento che riprende in parte quanto commissionato nel 2022, in occasione della sessione annuale del “Comitato Interministeriale per gli Affari Esteri” a Torino, con il progetto “Europa. L’illustrazione italiana racconta l’Europa dei popoli”. Ecco allora la “Libertà” illustrata da Camilla Falsini, il “Rispetto della dignità umana” da Elisa Seitzinger, l’“Uguaglianza” da Andrea Serio, la “Democrazia” da Anna Parini, il “Rispetto dei diritti umani” da Irene Rinaldi e lo “Stato di diritto” da Francesco Poroli. Per proseguire con “Palazzo Madama”, disegnato da Matteo Berton, che sottolinea come l’edificio interpreti più di ogni altro, con i suoi duemila anni di storia, l’identità europea – da sede del Senato del Regno d’Italia, che nel 1861 fa l’Italia, per ospitare cent’anni più tardi la firma della “Carta Sociale Europea” – e poi la “Torino” multiculturale, culla del Risorgimento e dell’indipendenza nazionale nel lavoro di Francesco Bongiorni e il “Piemonte”positivista dell’alessandrino Riccardo Guasco.

Due opere, infine, chiudono il percorso: la “Cultura”, nell’interpretazione di Emiliano Ponzi, e la “Pace” nella lettura di Bianca Bagnarelli. “Due opere necessarie– sottolineano ancora i responsabili –  a sviluppare un progetto che avrà una funzione didattica per gli istituti comprensivi di Torino e del Piemonte, oltre a integrare ‘L’aula che vorrei’– l’innovativo programma di Palazzo Madama che trasferisce l’aula in Museo – e stimolare ulteriori cicli di conferenze, incontri a tema e laboratori quali eventi collaterali di questa operazione, che vede un museo civico divenire committente di giovani illustratori italiani di fama internazionale, costruendo un dialogo tra la sua storia millenaria e il linguaggio grafico dell’illustrazione”.

Gianni Milani

“I colori della libertà”

Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it

Fino all’8 maggio

Orari: lun. e da merc. a dom. 10/18; mart. chiuso

Nelle foto:

–       Illustrazioni di Luca Font “Libertà della terra”, Antonio Zeoli “Libertà dell’acqua, Elisa Talentino “Libertà del fuoco”, Manfredi Ciminale “Libertà dell’aria”

–       Matteo Berton: “Palazzo Madama”

–       Riccardo Guasco: “Piemonte”

Museo nazionale del Cinema, Enzo Ghigo: “Tanti progetti e un nuovo allestimento della Mole”

RITRATTI TORINESI

Presidente della Giunta regionale piemontese dal 1995 al 2005, appassionato di ciclismo tanto da essere eletto presidente della Lega del Ciclismo Professionistico e, dal novembre 2019, Presidente del Museo del Cinema di Torino: Enzo Ghigo – torinese doc classe 1953 – è uno dei piemontesi più riconosciuti e apprezzati in Italia.

La sua ultima carica è proprio il segno della stima per  il lavoro svolto per la Regione Piemonte. Grazie al suo intervento, il Museo dei Cinema ha registrato un boom di ingressi, facendolo schizzare tra le attrattive più visitate in Italia. Per questo abbiamo voluto sapere quali siano state le strategie usate e anche qualche curiosità sulla sua precedente carriera da politico.

Dagli ultimi report turistici, il Museo del Cinema di Torino ha superato- per indice di gradimento dei visitatori (90,9%)- il Museo Egizio e attrattive nazionali come il Colosseo e l’Arena di Verona. Come avete fatto a raggiungere questi risultati?

Le ragioni non sono ascrivibili ad un’unica considerazione, ma ad una molteplicità di fattori: un ruolo chiave è stato giocato dai festival e dalle masterclass. Quest’ultime hanno coinvolto degli artisti internazionali, come Tim Roth, Christopher Nolan e Kevin Spacey. Grazie, soprattutto, a quest’ultimo le televisioni di tutto il mondo hanno parlato del Museo e, di conseguenza, hanno avvicinato molti turisti alla Mole. Il Museo ha saputo modificare la sua immagine, facendone salire il gradimento.

Si nota anche dal numero di visitatori in costante crescita, come registrano i dati di gennaio 2023.

Il trend è estremamente positivo, anche nei primi giorni di aprile. Poi ci sarà la mostra di Tim Burton, che ci permetterà di raggiungere ottimi risultati anche nell’ultima parte dell’anno. Dopo il Covid si è registrato un forte incremento dei visitatori nei musei, dato che è in contrasto con quelli dei cinema: i visitatori ricercano un’esperienza unica, mentre sono meno interessati a vivere un’esperienza visiva in modo differente. Stiamo lavorando anche su questo aspetto ed io faccio il tifo affinché il pubblico torni in sala.

Quali sono, alla luce di questi successi, i prossimi obiettivi?

E’ questa la vera scommessa. Stiamo pensando al nuovo allestimento del Museo che è un’impresa davvero interessante, perché il fatto di essere ospitati all’interno della Mole, è sicuramente un’ottima garanzia. Prima di tutto vogliamo lavorare sull’aspetto tecnologico, in quanto-a differenza di un museo tradizionale- raccontiamo un’arte che è ancora in evoluzione. Vogliamo dare voce a quello che piace al pubblico di oggi e alle nuove generazioni. Un progetto del genere richiederà almeno 4 o 5 anni.

Le mostre hanno avuto sempre una grande importanza per il Museo. Qual è stata quella di maggior successo?

Probabilmente sarà quella dedicata a Tim Burton che, pur avendo un pubblico molto ben connotato, ha interpretato molti generi e piacerà a tipologie differenti di spettatori. Ci sarà anche una sezione dedicato alla serie “Mercoledì” e questo sarà un aspetto unico perché nella medesima mostra in Malesia non era presente.

La Mole è la sede del Museo del cinema. Ma qual è il legame personale che ha con questo monumento simbolo?

Io sono nata a febbraio del 1953 e mia madre mi raccontava che mentre era in giro con me nei miei primi mesi di vita  era caduta la guglia della Mole. Anche quando nel 2000, con la Giunta di cui ero allora Presidente, decidemmo di trasferire la sede del Museo qui e questa si rivelò un’ottima scelta.

Ha fatto riferimento al suo precedente mandato da Presidente della Regione Piemonte. Quali sono le differenze rispetto all’attuale mandato?

Sicuramente le responsabilità. Prima avevo una gestione molto più “ampia” anche solo in termini territoriali, mentre qui lo spazio d’azione è circoscritto. Sicuramente l’esperienza precedente mi ha lasciato molto perchè grazie a quel ruolo, spero, di poter svolgere al meglio questo.

Il Cinema è diventato, dal 2019, al centro del suo lavoro. Ma quali sono i suoi film del cuore?

Posso dirle che il film italiano che mi ha particolarmente colpito è  il capolavoro di Fellini “Amarcord”, mentre a livello internazionale mi è piaciuto molto “Il grande Lebowski” per la particolarità della trama.

Valeria Rombolà

***

Ha partecipato alla realizzazione del progetto editoriale

Spazio 44, due donne protagoniste dell’arte: Angela Calcagni e Claudia Converso

RITRATTI TORINESI

A Torino, nel cuore di Borgo Nuovo

 

Le donne e l’arte sono un connubio spesso vincente e a dimostrarlo sono due artiste che hanno aperto, alla fine dello scorso anno 2022, uno spazio artistico vitale, lo Spazio 44, sito in via Maria Vittoria 44, in pieno Borgo nuovo.

Sono Angela Calcagni e la socia Claudia Converso, che hanno desiderato creare uno spazio che non fosse solo espositivo delle opere degli artisti più interessanti appartenenti al panorama nazionale e internazionale, ma anche un luogo che potesse diventare di contaminazione tra le diverse espressioni artistiche, figurative, il teatro, un mix tra antico e moderno concentrato nel cuore di Torino, in cui alla sezione espositiva si potessero accompagnare il laboratorio e il bookshop.

La prima mostra che hanno ospitato è stata quella delle opere di Bruno Zanichelli. Spazio 44, inaugurato venerdì 2 dicembre scorso, ha voluto recuperare un locale da tempo inutilizzato per rivitalizzare l’ambiente artistico torinese, nella convinzione che l’arte possa migliorare la qualità di vita, creare un fil rouge con altre espressioni artistiche come la musica e il cinema, diffondendo sensazioni nuove.

La prima mostra presso la galleria è stata quella dedicata a Bruno Zanichelli e inaugurata alla presenza di Edoardo di Mauro, Presidente dell’Accademia Albertina di Belle Arti.

Figura di spicco nella pratica artistica degli anni Ottanta, grazie a una straordinaria capacità di azzerare la differenza presente tra gli elementi culturali alti e quelli bassi, Bruno Zanichelli ha dato il via a una serie di mostre che vedranno anche la partecipazione di Angela Calcagni quale artista protagonista.

Angela Calcagni e Claudia Converso hanno quindi da subito rivolto la loro attenzione alla ricerca underground, realizzando proposte artistiche originali e conformi e ottenendo un immediato e duraturo successo.

La scelta dell’ultimo artista in mostra, il primo di questa sezione di esposizioni primaverili, nasce dall’amore delle galleriste per i personaggi legati alla mitologia di Angelo Barile che, dopo gli studi tecnici, si è dedicato pienamente all’arte, concentrandosi sul tema della nevrosi dell’universo infantile all’interno della società, spesso oggetto dell’egoismo e delle nevrosi degli adulti.

I bambini di Angelo Barile comunicano una tenerezza disarmante, tanto da averlo reso, nel giro di pochi anni, uno dei più noti e stimati artisti del Surrealismo pop, che indaga sul mondo degli adulti, estrapolandolo e portandolo sulle tele.

Sono piaciute molto alle galleriste Angela Calcagni e Paola Converso sia lo stile raffinato e tecnicamente ineccepibile, con cui l’artista ha realizzato i volti, uniti dall’enfasi dell’uso degli occhi come specchio dell’anima, sia l’utilizzazione di cornici finto-barocche. Queste cornici hanno rappresentato un sistema molto efficace per esprimere un messaggio forte e diretto su quei miti e quei riti che la contemporaneità ha reso più deboli.

Angela Calcagni e Claudia Converso con questa scelta dell’esposizione personale di Angelo Barile hanno reso il loro Spazio 44 un nuovo ambiente polivalente nel cuore di Torino, rivolgendo la ricerca allo sguardo underground e a proposte artistiche originali.

MARA MARTELLOTTA

Successo a Torino Comics della raccolta di racconti “De rebus brevi” di Mark Mc Candy

Torino Comics è stata la cornice entusiasmante della prima presentazione della raccolta di racconti di Mark Mc Candy, pseudonimo di Marco De Candia, giunto alla sua terza pubblicazione, dal titolo “De rebus brevi”, alla presenza anche di Marco Tomasello di Torino Comics. Luca Occhetti è  stato il vincitore  del Cover Contest ideato da Edizioni Radici Future e da Torino Comics per la realizzazione della copertina del libro. Tra decine di proposte arrivate dalla comunità di illustratori è  stata scelta la sua e, in occasione della presentazione del libro al Saloneinternazionale del Libro, il 19 maggio alle 20, Luca Occhetti sarà  presente per realizzare delle cover personalizzate per i lettori interessati.

Il libro, intitolato “De rebus brevi” edito da Edizioni Radici Future, reca la copertina realizzata da Luca Occhetti e che si ispira al mondo romano. L’autore viene raffigurato come l’imperatore Nerone su di una clessidra, che scandisce un tempo che, dopo il periodo Covid, ha assunto un nuovo valore e ritmo. “Considero la mia raccolta di racconti – spiega l’autore Marco De Candia – un libro ‘caleidoscopio’, che consente un  certo tipo di visione a seconda del modo in cui viene letto”.

Si tratta di una carrellata di situazioni brevi, spesso brevissime,incentrate intorno ai tempi difficili che la società contemporanea sta attraversando e sugli usi e costumi che si evolvono, sugli amori inespressi, talvolta traditi dalle mascherine. Molteplici gli argomenti affrontati con particolare ironia, come la firma digitale che genera un equivoco tra moglie e marito.

“De Rebus brevi” si può  considerare un libello prezioso per cogliere le mille sfaccettature della società post Covid; una serie di racconti che disvelano il carattere di personaggi tra i più vari, coinvolti in episodi che vedono i protagonisti impegnati tra casse di supermercati, strade statali, spiagge e ambienti tra i più  vari.

Non manca neanche l’acuto sguardo dell’osservatore-autore su fenomeni nuovi quali il metaverso, la blockchain e il bitcoin, colti tutti con arguzia e quella leggerezza calviniana che risultano davvero indispensabili in questa epoca post Covid. Il libro saràanche presentato presso il Caffè Fiorio a Torino il 27 aprile, evento promosso dall’Associazione “Vitaliano Brancati”.

MARA MARTELLOTTA