CULTURA- Pagina 28

A Diagon Hall, nei Dialoghi tra prosa e poesia, protagoniste le isole

 

 

Diagon Hall ospiterà il 6 marzo prossimo alle ore 21.30 un evento letterario, il quarto appuntamento dei “Dialoghi tra prosa e poesia”incentrato sul tema delle isole, considerate gli antichi porti del mare, un’occasione di salvezza, in ognuna si scopre un diverso microcosmo a sé stante. Questo incontro chiude il trittico legato ai viaggi dell’uomo e alle connessioni di storie che mettono in relazione i diversi popoli. L’incontro è  tenuto da Gian  Giacomo Della porta e Jacopo Marenghi.

Partendo dal mito di Ulisse l’evento si dipanerà saltando tra le note isole dell’Odissea, ognuna di esse rappresentante un preciso simbolo, quali la solitudine, il pericolo,  il rifugio, la civiltà e la partenza.

Le isole protagoniste dell’incontro si avvolgono in un manto  mitico in cui la realtà si fonde e si confonde con l’immaginazionee diventa un sogno d’amore per Pablo Neruda o il rifugio onirico per il poeta Giuseppe Ungaretti, una storia di naufraghi che vedrà attivi grandi personaggi legati al mondo delle isole, come Robinson Crusoe di Defoe e il Morel di Bioy Casares.

Il prossimo ciclo di tre incontri  vedrà protagonisti i temi più  studiati e amati di scrittori e poeti tra i più importanti, da Kafka a Montale fino a Ginsberg.

 

Diagon Hall via San Domenico 47 Torino

 

Mara Martellotta

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

1-7 marzo 2024

 

 

VENERDI 1 MARZO

 

Venerdì 1 marzo ore 16

FERRO, CEMENTO, VETRO E COLORI: MATERIALI E TECNICHE NELLE COSTRUZIONI LIBERTY

Palazzo Madama – visita guidata

Liberty: nuovi modi di costruire e nuovi materiali da utilizzare per esprimere linee fluide e curve sinuose. Gli architetti di inizi Novecento utilizzarono in modo del tutto nuovo il vetro, il ferro, l’acciaio o materiali “altri” come il litocemento. Finalità assoluta: infondere sensazione di leggerezza.

Una visita di approfondimento ricca di informazioni pratiche per meglio comprendere le tecniche e le architetture degli edifici Liberty che si ammirano in città.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

SABATO 2 MARZO

 

Sabato 2 marzo ore 15

MUSHI NO KOE. “Voce di insetto”

MAO – Visita guidata alla collezione giapponese e intervento musicale – primo appuntamento

A cura di Theatrum Sabaudiae in collaborazione con Il Fauno Bianco

Come l’Occidente immagina l’Oriente?

In accordo con la narrazione musicale che si fa tramite dell’essenza poetica dei suoni degli insetti evocatori del trascorrere delle stagioni, elemento ricorrente nelle arti tradizionali giapponesi, e il cui senso di transitorietà emana dalle sculture di ispirazione buddhista, la visita guidata alla galleria del MAO dedicata al Giappone sarà orientata ad avvicinare i visitatori alla ricerca artistica e spirituale giapponese tramite una selezione delle opere in esposizione.

Segue l’intervento artistico-musicale de Il Fauno Bianco, sul modo in cui la musica contemporanea occidentale descrive il Giappone e sulle tematiche più care all’arte giapponese (l’incedere del tempo e delle stagioni e le creature che le abitano), attraverso la presentazione al pubblico di pagine musicali tratte dal repertorio europeo novecentesco e contemporaneo, come il ciclo Mushi no Koe, scritto su haiku di Bashō dal compositore Giorgio Colombo Taccani, per Danilo Pastore (controtenore) e Vanja Contu (arpista).

Prenotazione obbligatoria entro mercoledì 28 febbraio, l’iniziativa verrà attivata al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti fino ad esaurimento posti disponibili.

Informazioni e prenotazioni: 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30)

Costo: 38 € a persona

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo; ingresso gratuito per possessori di Abbonamento Musei.

Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio

 

Il Fauno Bianco è il frutto dell’incontro fra Danilo Pastore (controtenore) e Vanja Contu (arpista) e ha come scopo la ricerca di modalità espressive non convenzionali, attraverso l’approfondimento del repertorio musicale contemporaneo (con l’esecuzione di brani appositamente scritti per questa formazione o per i suoi membri) e la rilettura del repertorio musicale del ‘900 in una chiave inedita, data dal particolare accostamento fra l’arpa e la voce di controtenore. Il Fauno Bicorne, divinità romana a cui il duo deve il nome, è una creatura mitica, a metà fra realtà terrena e iperuranica. È il connubio fra l’apollineo (dimensione che l’accostamento fra arpa e voce formalmente richiama) e il dionisiaco (dimensione che questo progetto intende esplorare); la musica che ne scaturisce è dunque “bicorne”: duale, dicotomica, totipotente. Attualmente collabora con artisti dalle esperienze varie e diverse (Fabio Zammito, arti figurative; Andrea Leonessa e Francesco Parolo, arti visive), offrendo un’esperienza artistica fluida e totale. Ogni membro di questo gruppo si è distinto nel suo campo, partecipando a festival e rassegne artistiche nazionali e internazionali e vincendo bandi di progetto e residenze artistiche, fra cui: residenza artistica internazionale ArtOmi Music (New York), bando Ora X della Fondazione Compagnia di San Paolo (regione Piemonte), residenza artistica Invasioni Contemporanee (regione Marche). Attualmente, Il Fauno Bianco è artista in residenza presso il Museo d’Arte Orientale di Torino (MAO), dove è impegnato nel suo nuovo progetto Mushi no Koe (Voce di insetto), volto a indagare, tramite improvvisazioni e creazioni site-specific, le declinazioni più sottili dei rapporti tra musica e natura, con particolare riferimento al micro e macro-universo entomologico.

 

Sabato 2 e domenica 3 marzo ore 10 – 17

I COLORI DELL’INVERNO: BACCHE ELLEBORI E SEMPREVERDI

Palazzo Madama – workshop di acquerello botanico con Angela Petrini

Agrifoglio, pungitopo, edere ed ellebori saranno i soggetti del workshop dedicato alla flora che ravviva il quieto inverno. Rappresentare la lucentezza delle foglie coriacee dell’agrifoglio, la delicatezza dei fiori dell’elleboro saranno gli obiettivi che raggiungeremo attraverso lo studio attento del chiaroscuro e dei colori nella vasta gamma di tonalità sfoggiate dalla natura e proposte dalle varietà presenti nel giardino di Palazzo Madama.

Il corso ha una durata di 12 ore ed è accreditato per l’aggiornamento degli insegnanti (legge 170 del 21/03/2016 art. 1.5).

 

Angela Petrini, affermata acquerellista botanica, ha ottenuto il Diploma con lode in disegno e acquerello botanico dalla Society of Botanical Artists nel Regno Unito nel 2010, tra i suoi riconoscimenti più significativi la Golden Medal ricevuta dalla eminente Royal Horticultural Society al RHS London Orchid & Botanical Art Show 2018.

 

Materiale occorrente: acquerelli; pennelli tondi a punta fine numeri 4, 2, 0; matita HB; gomma morbida; carta liscia satinata 300 gr. formato 30×40 circa. A chi non avesse il materiale l’insegnante può fornire carta, pennelli e colori necessari per lo svolgimento del seminario al costo di 5 €. È necessario segnalarlo al servizio prenotazioni.

 

Costo: € 140 / ogni incontro

Posti disponibili per ogni appuntamento: 8
Prenotazione obbligatoria: tel. 011 4429629; e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

DOMENICA 3 MARZO

 

Domenica 3 marzo ore 16

HINA MATSURI, LA FESTA GIAPPONESE DELLE BAMBOLE

MAO – attività famiglie

L’appuntamento è dedicato alla ‘Festa delle bambole’ o ‘Festa delle Bambine’, Hina Matsuri, che ricorre ogni anno il 3 marzo. Dopo una passeggiata nella collezione giapponese del museo, scopriremo insieme il significato e le usanze di questa festa e realizzeremo un modellino in carta di soggetti a tema.

Consigliato dai 6 anni in su.

Costo: bambini € 7, adulti accompagnatori ingresso ridotto alle collezioni.

Prenotazione obbligatoria entro il venerdì precedente l’attività: t. 0114436927-8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

MERCOLEDI 6 MARZO

 

Mercoledì 6 marzo ore 18

GERANI E PELARGONI

Palazzo Madama – conferenza botanica a cura di Edoardo Santoro

Il colore rosso dei balconi cittadini fioriti è ormai una consuetudine grazie ai fiori sudafricani del Pelargonium, quello che d’abitudine chiamiamo geranio e che in realtà non ha quasi nulla a che fare con i gerani europei, numerosi e frequenti in prati e boschi dal mare alla montagna. Infatti è solamente a metà del 1700 che compare nelle serre reali il cosiddetto ‘Geranio zonale’ che oggi, grazie anche a inverni miti, trionfa fiorito in quasi ogni stagione. Per chi ha un giardino e non vuole correre rischi ci sono invece infinite possibilità di scelta coi Geranium rustici, riportati in auge da abili giardinieri che ne hanno fatto il piatto forte del giardino all’inglese.

La conferenza è l’ultima del ciclo Le piante nella storia del giardinovolto a svelare aspetti storici, botanici e ornamentali di piante che nei secoli hanno avuto un ruolo fondamentale in giardini, parchi e orti botanici.

Costo: €15

Prenotazione obbligatoria.

Info e prenotazioni: t. 011.4429629 (dal lun. al ven. 09.30 – 13.00; 14.00 – 16.00) oppure scrivere a madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.comhttps://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Al Mastio tra bombarde, falconi e cannoni

Dopo 15 anni di abbandono è tornato a casa sua, al Mastio della Cittadella, ma solo in parte, in piccolissima parte.

Lo storico Museo nazionale dell’Artiglieria verrà riordinato in una caserma torinese e si potrà visitare forse tra un anno o due. Per adesso bisogna accontentarsi, ed è già un bel vedere, dei pezzi esposti al Mastio che resterà la sede nobile del Museo. Lentamente Torino si riappropria di uno dei musei più significativi del suo patrimonio storico e culturale. Con oltre 12.000 pezzi il Museo è uno dei più antichi d’Europa e per ricchezza e varietà della raccolta è considerato uno dei più importanti istituti di storia e tecnologia militare del mondo. Fu costituito nel 1731 da Carlo Emanuele III di Savoia nei locali dell’Arsenale ma in seguito all’occupazione francese del 1798 le collezioni vennero disperse.
Venne ripristinato nel 1842 da re Carlo Alberto e nel 1893 trovò la sua definitiva sistemazione al Mastio della Cittadella. Nel 2008, con un trasloco imponente, le collezioni furono trasferite nella caserma Amione in piazza Rivoli per consentire la ristrutturazione del museo durata dieci anni. Grazie alla collaborazione dell’Esercito che lo gestisce è stato possibile riaprire al pubblico solo alcune sale del museo allestite con una preziosa vetrina di reperti che rappresenta una minima parte della ricca collezione composta da armi bianche e da fuoco d’epoca, raccolta di uniformi e bandiere, una biblioteca con oltre 10mila volumi, un archivio storico e uno fotografico.
Al Mastio della Cittadella una cinquantina di pezzi raccontano l’evoluzione della tecnologia militare, dal neolitico al cannone rigato. Si vedono bombarde e bombardelle del XV secolo, cannoni del Cinquecento, alcuni dei quali riprodotti nell’Ottocento, gli smerigli della Repubblica di Venezia con l’immagine di San Marco e il leone alato, falconetti di bronzo del XV secolo, mortai del 1800 e obici del Settecento, fucili del ‘500, il moschetto per le Guardie del Re del 1891. E ancora mitragliatrici e pistole dell’Ottocento, modellini di obici, di cannoni e di colubrine, cannoni da campagna e da montagna fine 700, un modello di catapulta del Duecento, corazze ottocentesche, spade del ‘400 e ‘500, una corazza medievale persiana, un’armatura medievale europea, un elmo di bronzo con pugnale e cuspide di lancia del V secolo a.Cristo. I ritratti di re Carlo Alberto e del generale Vincenzo Morelli di Popolo, comandante dell’Artiglieria del Regno di Sardegna che fondò il museo nel 1842, chiudono la vetrina. Il Museo può contare ora su due sedi, quella storica, il Mastio e il deposito della caserma Amione in piazza Rivoli che verrà poi trasferito nella caserma Dabormida, un tempo sede del distretto militare di corso Unione Sovietica.
Negli ampi spazi della Dabormida vedremo nuovamente, prima o poi, l’intero Museo nazionale di Artiglieria che spazia dai reperti preistorici a uno dei giganteschi cannoni ottomani, del peso di 15 tonnellate, che abbatterono le mura di Costantinopoli nel 1453 fino ai missili della guerra fredda, dal diario di Carlo Alberto al carro funebre che portò la bara di Umberto I al Pantheon dopo il regicidio di Monza nel 1900. La bombarda turca del Quattrocento usata durante l’assedio di Bisanzio è uno dei pezzi più straordinari e interessanti del museo (era esposta nel giardino davanti al Museo) insieme a un’antica bombarda di ferro del Trecento proveniente dal castello di Morro d’Alba (Ancona), a un falconetto del Quattrocento, a un cannone a retrocarica in ghisa e a numerosi pezzi della “Fonderia di Torino” di fine Ottocento. Il Museo è visitabile con ingresso gratuito tutti i giorni (9,30-19,30) dal lunedì alla domenica, al Mastio della Cittadella, in corso Galileo Ferraris angolo via Cernaia a Torino. È possibile effettuare visite su prenotazione al numero 011-56033124. L’attuale deposito museale alla caserma Amione in piazza Rivoli è chiuso al pubblico.                             Filippo Re 

Vino e Donna, una storia millenaria

Un libro recentissimo, un titolo che richiama una storia antica: nel volume “Vino è Donna – da baccante a sommelier” pubblicato da Edizioni Pedrini, l’autrice Maria Luisa Alberico, giornalista, sommelier, per anni presidente dell’Associazione Donna Sommelier Europa, nella sua ventennale esperienza volta alla valorizzazione dell’impegno femminile nelle professioni legate al mondo del vino e alla cultura del saper bere, si interroga sul significato profondo che in questi ultimi decenni registra un significativo ritorno della donna verso attività che coinvolgono la Natura e che si ricollegano al vino. Si tratta di un affascinante e originale viaggio nel mondo della conoscenza e della pratica del vino dall’antichità ad oggi, attraverso il filo invisibile dell’indissolubile legame che unisce il nettare degli dei e la figura femminile, in compagnia di una divinità privilegiata, Dioniso, dio del vino e “dio delle donne”.

Il Nume, che ha in sé principi femminili e maschili ed è ad un tempo perturbante e gioioso, trasgressivo e simbolo dell’energia vitale, nella sua vicenda mitologica assegna alle donne, alle sue sacerdotesse e seguaci, le baccanti, un ruolo prioritario, in sintonia con la natura femminile per la quale prevede una libertà, un’ autonomia impensabili in civiltà tanto lontane da noi. E lo stesso suo dono, il vino, gioia dei mortali, esprime caratteri del femminile. Nasce dalla terra, elemento femminile per eccellenza, è un dono liquido, e come i liquidi è in stretta armonia con quell’acqua generativa da cui siamo nati, è in simbiosi con il calore e l’ardore alcolico e ne stempera l’eccesso.

Al termine di un suggestivo percorso che intreccia vari ambiti di riflessione, storia, antropologia, mito, l’autrice giunge dunque ad affermare che il vino è, in modo originale e speciale, arcaicamente/archetipicamente donna.

Quale oggi il rapporto donne e vino? Nel contemporaneo, le donne mettono in gioco componenti quali empatia, cura, accoglienza e consapevolezza del proprio autonomo impegno, ribaltando stereotipi che nei secoli hanno sottoposto il rapporto donna-vino ad una costante limitazione, tanto che per l’autrice l’odierna sommelier rappresenta l’erede di una tradizione millenaria, colei che sa contemperare la piacevole ebbrezza con il rigore professionale del saper bere affinchè il vino non divenga eccesso ma condivisione. Non si tratta di suggerire preminenze sessiste o di genere, la conoscenza e il piacere del vino superano tali distinzioni, ed anzi proprio la riscoperta di una storia così antica e affascinante permette di costituire una nuova “alleanza” in cui donne e uomini siano uniti nella comune difesa dei frutti della terra, e del vino come privilegiata bevanda di eccellenza.

La presentazione del libro in anteprima rientra nel calendario degli appuntamenti de “La Vendemmia a Torino – Grapes in Towne si svolgerà Venerdì 1 marzo alle ore 17 presso Agenzia Viaggi Gattinoni – Via Cesare Battisti 1.

In dialogo con Maria Luisa Alberico interverrà Mara Antonaccio, giornalista, direttore editoriale del Pannunzio Magazine. A seguire brindisi a cura

dell’Associazione le Donne del Vino del Piemonte. (Cortese conferma entro 28/2 al 3281269629)

 

 

Domenico Capotorto: «La solitudine del pianista», un romanzo nella musica classica

Informazione promozionale 

Nel suo terzo romanzo, lo scrittore/musicista Domenico Capotorto abbandona il genere giallo per regalarci un’appassionante storia di un pianista ed un soprano, dalla loro infanzia sino al successo.


Cosa succede dietro il sipario dell’opera? Come si arriva a calcare i più grandi palcoscenici del mondo? L’autore vi trasporterà dietro le quinte della musica classica, facendovi entrare nel mondo degli artisti, vivendo i loro sforzi e sacrifici, scoprendo la loro passione e le opere che fanno parte del patrimonio culturale mondiale da secoli, attraverso i destini di una coppia di musicisti eccezionali e le loro sorprendenti vicende.

Arturo Monacelli, pianista di fama mondiale, ritorna a Venezia, dove ha trascorso i suoi anni da studente, per presentare il recital di un suo allievo, Luca von Grüber, al quale vuole evitare il percorso tortuoso e estenuante dei concorsi. Gli stessi concorsi che ha dovuto affrontare durante la sua adolescenza e che lo hanno trascinato sempre più nella sua solitudine, dove c’era spazio solo per la sua musica. La solitudine lo ha portato al successo ma, allo stesso tempo, gli ha fatto perdere tutti gli affetti e l’amore della sua gioventù: Maria Lascal.

Anche in questa opera, l’arte (nello specifico la musica classica) è il filo conduttore. Nei due precedenti romanzi, però, l’autore si serviva dell’arte come pretesto per trattare temi sensibili: nel primo romanzo, “The Hype” (Robin&sons), Capotorto metteva la rock band irlandese, chiaramente ispirata agli U2, al centro di un intrigo di spionaggio internazionale per parlare degli attentati che hanno rivoluzionato il 21o secolo (da New York a Parigi).   Nel secondo, “La pace del lago” (Robin edizioni), il pittore Marc Syfes mentre era alle prese con un serial killer d’artisti, si confrontava con illustri critici e professori  sulla morte dell’arte e il baratro che separa gli introiti tra grandi e piccoli artisti, ma soprattutto con il disimpegno dei governi di tutto il mondo negli investimenti per l’educazione.

Ne “La solitudine del pianista” invece, non ci sono secondi fini evidenti: a parte la critica sul sistema dei concorsi e sull’invecchiamento del pubblico appassionato dalla musica classica, Capotorto ci trasporta con il suono del pianoforte di Arturo (Benedetti Michelangeli?) e con la voce di Maria Lascal (anagramma di Callas?). La loro storia, è raccontata sin dall’infanzia, insieme a quella di Manrico, melomane autodidatta e personaggio chiave del romanzo, un testimone quasi invisibile sempre presente nei momenti chiave dei due artisti. Dopo aver posato, con calma, le basi della trama, è inevitabile affezionarsi ai personaggi e, a partire dalle vicende di Luca, staccarsi dal libro.

Durante la lettura, la voglia di ascoltare i brani e le opere citate sarà irrefrenabile.

Pianista concertista, titolare di cattedra a Vallée Sud, nella regione parigina, compone ed esegue le musiche per “America!America!” al Lincoln Center, per “A provincial painter” e “Three eyes on Pinocchio” di Dacia Maraini, a New York. Ha collaborato con diversi registi cinematografici ed ha realizzato le musiche per il cortometraggio “The incredible journey of Margaux” e il film “L’invention de l’année 2016” (entrambi premiati in numerosi festival internazionali). Artista eclettico, ha studiato jazz e suonato in rock, pop e blues band. Scrive e recita in inglese la commedia “Cabaret Opera” presso la Demo Hall di New York. Il suo primo CD con composizioni originali, “Crossing Pathsè uscito nel 2017. Nel 2018 è stato pubblicato il suo primo romanzo “The Hype” (Robin&sons edizioni) e nel 2021 “La pace del lago” (Robin Edizioni) selezionato dai Robinson di Repubblica. Le sue musiche sono state interpretate nel disco “A provincial painter moods” (Rusty records 2018). Nel 2016 si è trasferito da Parigi a Berlino dove insegna nella sua scuola di pianoforte (Klavierschule im Salon) e presso la Deutsch-Französische Musikschule. Si esibisce come solista con orchestra e in diverse formazioni di musica da camera in Italia, Francia, Germania, Stati Uniti e Giappone. Attualmente è professore di pianoforte presso il conservatorio N. Piccinni di Bari.

Dove ordinarlo:

https://www.robinedizioni.it/nuovo/la-solitudine-del-pianista/

https://www.ibs.it/solitudine-del-pianista-libro-domenico-capotorto/e/9791254676615

https://www.amazon.it/solitudine-del-pianista-Domenico-Capotorto/dp/B0CT6CW2NB/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=PMYCYE9NYAJD&keywords=la+solitudine+del+pianista&qid=1707222417&sprefix=la+solitudine+del+pianista%2Caps%2C70&sr=8-1

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Nella foto Domenico Capotorto in concerto alla Philharmonie di Berlino

Scurati il Commendatore

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni
Il prof. Quaglieni

Anch’io nel lontano 1987 venni nominato dal presidente Cossiga commendatore dell’ordine della Repubblica, ma nessuno allora disse o scrisse che quella nomina avesse un qualche rapporto con la mia carriera di docente e di studioso e che desse ad essa una qualche autorevolezza aggiuntiva. Poi mi  promossero con onorificenze più importanti, ma nessuno pensò che esse mi dessero titoli scientifici maggiori. Anzi qualcuno mi prese un po’ in giro su un giornale  perché solo chi non ha titoli più importanti si fregia di queste titoli che Vittorio  Emanuele II non negava a nessuno insieme ad un sigaro. Vi racconto queste piccole annotazioni personali perché in Liguria c’è stata una presentazione di uno dei soliti libri faziosi di Antonio Scurati presentato  come commendatore della Repubblica e Ambrogino d’Oro. I titoli scientifici non ci sono perché  Scurati è un romanziere che si è proposto di scrivere libri pseudo-storici, avrebbe detto Croce, contro l’odiato Mussolini contro cui conduce una sua crociata personale. Scurati non sa che la storia non è mai giustiziera e che ascolta, anzi deve ascoltare anche l’altera pars. Forse non ha neppure studiato il latino e quindi il commendatore non sa di cosa stia parlando. Non citiamo neppure Renzo De Felice che ha dedicato la vita a studiare il fascismo e Mussolini e che il romanziere non deve avere mai aperto perché considerata da Nicola Tranfaglia un’opera da mettere all’indice dell’antifascismo. Una volta si ironizzava sui ricchi commendatori con tanto di pancia che erano protagonisti  di barzellette spesso sconce. Scurati che non ha la pancia e scrive libri, non suscita ilarità né barzellette. Lui è un reduce dell’antifascismo che combatte una battaglia che invece di creare nuovi adepti rischia di incrementare le truppe della Meloni. Senza voler  esibire  un pizzico di cultura elitaria, è proprio il caso di parlare  di “eterogenesi dei fini”. Detto più semplicemente, il libro raggiunge scopi diversi, anzi opposti, da quelli che si proponeva.

Ecco la nuova “GAM” dell’era Bertola

Alla presenza delle Istituzioni, la nuova direttrice della “GAM” di Torino, Chiara Bertola, ha presentato un ricco pacchetto di “riflessioni” sul futuro del Museo di via Magenta

Da Venezia a Torino. Nuova direttrice, dall’ottobre 2023 della “GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea” di Torino (succeduta alla direzione di Riccardo Passoni), Chiara Bertola, nata a Torino (classe ’61) ma, da tempo residente e operante a Venezia (dove, fra i tanti incarichi, è curatrice del progetto di arte contemporanea “Conservare il futuro” alla veneziana “Fondazione Querini Stampalia” dal 1999 ad oggi), ha presentato alla Città, presente il sindaco Stefano Lo Russo, le linee guida del suo mandato, la sua “visione per il futuro” del Museo ed il ricco e variegato programma espositivo del 2024. All’incontro presenziava anche il presidente della “Fondazione Torino Musei” Massimo Broccio, con il quale sono stati delineati i primi interventi della “revisione degli spazi”, in previsione del prossimo “concorso progettuale” che interesserà l’intero edificio progettato nel 1959 da Carlo Bassi e Goffredo Boschetti. “Con la nomina di Chiara Bertola – ha sottolineato Massimo Broccio – non solo prende avvio la sua nuova visione per il Museo e il suo ricco programma 2024 ma anche il percorso di riqualificazione dell’edificio. Entro l’anno sarà infatti esperito il Concorso internazionale di progettazione, ma annunciamo oggi come assoluta novità quello che abbiamo chiamato il ‘Lotto zero’, ovvero mirati interventi di temporanea rivisitazione dei locali, propedeutici al futuro cantiere, condotti nel foyer e al primo piano, a cui si accompagna la importante riapertura del ‘secondo piano’, dove troverà collocazione anche un ‘Deposito vivente’, in cui le opere saranno visibili dal pubblico attraverso uno sguardo dal di dentro, da dietro le quinte, così come sono abituati a vederle gli addetti ai lavori. La nomina di Chiara Bertola e le altre novità che riguardano l’edificio sono il primo concreto passo per una trasformazione attesa e necessaria, che investe sia il progetto culturale del Museo sia la sua architettura, tracciando un ponte tra una storia ormai antica e la consapevolezza degli orizzonti culturali futuri che ne modificheranno il ruolo”. Il futuro è dunque importante “trasformazione”, deciso cambio di passo, per la “GAM”. Culturale e strutturale. Molteplici, in questo senso, le principali “riflessioni” appuntate sul taccuino “GAM del Futuro”, su cui lavorerà la nuova direttrice. Da “La ‘GAM’ come organismo sapiente e accogliente”(Museo aperto all’intera comunità) fino all’ideazione di uno “Spazio nuovo”(“ripulendo le stratificazioni successive alle origini per denudare lo scheletro dell’edificio iniziale”), il tutto passando attraverso un prezioso “Lavoro di rete” con le altre istituzioni culturali del territorio, riconoscendo il valore di “due anime”, entrambi essenziali come il “rigore” verso la più nobile storicità dell’arte ma anche l’apertura al “deragliamento” verso “un’anima sperimentale, vitale e gioiosa, in sintonia con i giovani fruitori, con i nuovi artisti e le nuove creatività”. Grande attenzione alle preziose “Eredita’” acquisite dal Museo, non meno che alle “nuove progettazioni”. Su questa linea si muoveranno il “Programma Primavera– Estate 2024” (in primo piano, dal 24 aprile al 15 settembre, la grande retrospettiva dedicata a “Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte”)  e la “Prima Risonanza Autunno 2024”, sotto la direzione di Chiara Bertola, dal 16 ottobre 2024 al 15 marzo 2025.

Punto chiave del tutto, il Capitolo “Un Museo verso il Futuro. La nuova Gam 4.0”. Ancora il presidente Broccio: “ Si tratta del grande progetto – supportato dalla ‘Fondazione Compagnia di San Paolo e dalla sua partecipata, la ‘Società Prisma’ – di rigenerazione della prima Galleria Civica di arte nata in Italia e dell’avveniristica sede in cui è ospitata, attraverso principi di sostenibilità ambientale e risparmio energetico, innovazione architettonica e tecnologica e nuovi modelli di fruizione museale, che sappiano coinvolgere e attrarre il pubblico di domani. Entro il prossimo mese di maggio la ‘Fondazione’ pubblicherà il bando per la selezione del gruppo di professionisti a cui affidare la progettazione dell’intervento, con l’obiettivo di aggiudicare il concorso entro la fine del 2024”.

“L’obiettivo – conclude Chiara Bertola – è creare un’Istituzione in grado di mettersi in relazione con il mondo, dentro e fuori dalle proprie mura. Mi piacerebbe che la ‘GAM’ si trasformasse il più possibile in un luogo complesso, vivo e inclusivo, che riuscisse ad accendere e riattivare le opere e le idee del patrimonio ereditato, proponendole sotto una nuova luce e riposizionandole in una nuova costellazione di senso”.

Gianni Milani

Nelle foto: Chiara Bertola e GAM esterni

I tesori dell’Accademia delle Scienze

Un’altra meraviglia nel cuore di Torino.

Nel pieno centro della nostra meravigliosa città si trova un bel palazzo seicentesco originariamente progettato per ospitare un collegio gesuitico e trasformato, in seguito, nella prestigiosa sede dell’Accademia delle Scienze.

Sebbene tra le carte ufficiali non ve ne sia traccia, la paternità di questo edificio è stata a lungo attribuita a Guarino Guarini. A supporto di questa tesi, o che Guarini ebbe un coinvolgimento nei lavori quantomeno parziale, vi è la certezza che l’architetto in quel periodo fu impegnato nel cantiere di Palazzo Carignano che si trova proprio a due passi dall’Accademia; sono visibili, inoltre, chiari influssi dello stile di cui Guarini era uno dei massimi esponenti, il barocco piemontese, che si possono osservare in diverse parti dell’edificio, ma soprattutto ammirando il magnifico scalone.La prima pietra fu posata nel 1679 da Maria Giovanna di Savoia di Nemours, l’idea di costruire il palazzo fu del gesuita Carlo Vota mentre l’urbanista Michele Garove diresse i lavori. Nel 1773 l’ordine dei gesuiti venne abolito e, dopo che la proprietà del palazzo diventò sabauda, il palazzo fu concesso alla neo costituita Accademia delle Scienze.

L’entrata è arricchita da due figure allegoriche femminili: Veritas, rappresentata da una donna appoggiata sul globo, e Utilitas, ritratta con cornucopia e il bastone alato con due serpenti, le statue sono divise tra loro dallo stemma coronato dei Savoia.

Sono diversi i tesori custoditi all’interno di questo luogo prezioso, ma certamente i più importanti e unici si trovano nel cuore dell’edificio, il piano nobile, nella Sala dei Mappamondi che prende il nome, appunto, dai due straordinari globi realizzati dal cartografo veneziano Vincenzo Maria Coronelli. Entrambi hanno un diametro di 110 cm e rappresentano, il primo, la cartografia terrestre e l’altro quella celeste. Le decorazioni della sala, realizzate nel 1787, sono di Giovannino Galliari.

I particolari da non lasciarsi sfuggire negli angoli della volta sono davvero molti tra cui una bussola, un astrolabio un compasso, un coccodrillo e un termometro, mentre il timpano riporta le iniziali di Re Vittorio Amedeo III che istituì l’Accademia. Sopra la porta che conduce alla Sala lettura troviamo i ritratti di Euclide e Pitagora mentre all’interno di questo spazio, colmo di edizioni prestigiose accolte all’interno di ricche librerie, spiccano immagini ornitologiche e tondi con suggestive figure di animali. L’ultima sala, dalla forma stretta e lunga, ospita gli schedari storici, le pubblicazioni periodiche dell’Accademia e i repertori bibliografici per agevolare la consultazione delle opere.

Un’altra ricchezza torinese, un altro pezzo di storia che conferma quanto il patrimonio culturale di questa città, sede di memorie ed eredità culturali, sia di straordinario valore.

MARIA LA BARBERA


Per richieste di informazioni generiche su eventi e iniziative: info@accademiadellescienze.it

Fonte:

Accademia delle Scienze di Torino

Liberi si nasce e liberi si resta!

UN INCONTRO SULLA LIBERTÀ E LA TIRANNIA

 

Un appuntamento culturale di rilievo è in programma venerdì 16 febbraio alle ore 18:30 al Circolo dei Lettori di Via Bogino 9 a Torino. Si terrà infatti, la presentazione con lettura e dibattito di “Il Contr’uno remix o della servitù volontaria”, adattamento di Fabrizio Odetto del saggio epocale sulla tirannia e la servitù dei popoli, scritto intorno alla metà del XVI secolo dal giovane filosofo francese Étienne de La Boétie. Il libro è edito da Lisianthus.

Nell’odierno clima culturale, pieno di contraddizioni, questo breve saggio ci ricorda che la libertà e il libero arbitrio sono tesori dal valore inestimabile; beni così preziosi che, una volta perduti, sono capaci di spogliare l’uomo della sua stessa umanità.

Il celebre “Discorso sulla servitù volontaria” è ritenuto uno dei più grandi testi mai scritti contro la tirannia, in difesa dei diritti naturali dell’uomo. Una lucida visione che proviene da un remoto passato, diretta verso un lontano futuro, che rischia di diventare un eterno presente.

“Non occorre che il tiranno lo scacciate con la forza” scrive Étienne de la Boétie, “non serve buttarlo giù dal trono: basta smettere di sostenerlo e, simile a un gran colosso a cui si tagliasse via la base, eccovelo a terra, cadere sotto il proprio peso, e andare in mille bricioli!”

L’attore Fabrizio Odetto ha rielaborato e adattato la prima versione italiana a cura di Pietro Fanfani e al Circolo Lettori ne porterà viva testimonianza attraverso la sua interpretazione.

L’incontro sarà moderato da Riccardo Cristiani.

 

L’ingresso è gratuito, è gradita la prenotazione.

Per informazioni contattare il numero 0118904401 o scrivere un’e-mail: info@circololettori.it

 

Mara Martellotta