Ieri sera inDuomo a Torino la Veglia di preghiera guidata dal cardinale Roberto Repole in memoria di Papa Francesco, in presenza di numerosi fedeli e autorità.
(Foto Massimo Massone – La Voce e il Tempo)
Ieri sera inDuomo a Torino la Veglia di preghiera guidata dal cardinale Roberto Repole in memoria di Papa Francesco, in presenza di numerosi fedeli e autorità.
(Foto Massimo Massone – La Voce e il Tempo)
Dopo le frane e le esondazioni del 18 aprile, Coldiretti conta 130 aziende agricole danneggiate
Sono già 130 le aziende agricole che hanno segnalato danni agli uffici di Zona di Coldiretti a seguito delle esondazioni e frane che hanno colpito il territorio il 18 aprile. I danni riguardano coltivazioni, terreni e infrastrutture produttive. Una prima stima effettuata dagli uffici di Coldiretti indica una perdita complessiva di circa 3 milioni di euro.
In valle di Susa risultano coinvolte circa quindici aziende, tra cui una a Susa che ha visto i propri locali di lavorazione completamente sommersi. Nel Pinerolese sono una ventina le imprese agricole danneggiate, una trentina tra l’area del Chivassese e la zona nord della cintura torinese. Altre due nel basso Canavese e circa settanta tra l’Eporediese e l’Alto Canavese.
I danni più gravi sono stati registrati nei Comuni situati lungo il corso della Dora Baltea, a valle di Ivrea. Il Comune più colpito è Strambino, dove sono state danneggiate undici aziende agricole.
Proprio in questa area, Coldiretti ha organizzato un sopralluogo nella mattinata di ieri, alla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura, Paolo Bongioanni, per incontrare direttamente gli agricoltori colpiti.
Erano presenti anche il presidente provinciale di Coldiretti, Bruno Mecca Cici, il direttore di Coldiretti Torino, Carlo Loffreda, i sindaci di Vische, Borgomasino e Vestignè, e i segretari di Zona Coldiretti Giuseppe Cutrò e Massimo Ceresole.
Durante il sopralluogo, l’assessore ha potuto osservare da vicino la gravità della situazione: coltivazioni sommerse, perdita dello strato superficiale fertile del terreno, presenza di solchi e dislivelli che ostacolano l’irrigazione. Inoltre, cereali vernini e loietto sono stati erosi o coperti dal fango, compromettendo la fienagione e causando perdite parziali del raccolto. In molti casi, il ripristino della fertilità del suolo potrebbe richiedere due o tre anni.
Coldiretti ha anche informato l’assessore dei danni subiti da cascine, stalle, attrezzature e delle frane che hanno coinvolto le zone collinari e montane, distruggendo pascoli, campi coltivati e antichi vigneti.
L’assessore Bongioanni ha garantito l’intervento immediato della struttura regionale per attivare le procedure necessarie all’accesso ai fondi del Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali. «La cosa più urgente – ha detto Bongioanni – è comunicare tutti i danni ai Comuni perché, a loro volta, li possano trasmettere alla Regione. In questo modo potremo avere la perimetrazione dei fondi colpiti, quantificare i danni effettivi e inoltrare al governo le richieste di risarcimento».
L’evento calamitoso ha inoltre riportato all’attenzione il tema cruciale della prevenzione.
«Gli agricoltori di queste zone hanno sempre convissuto con gli eventi alluvionali – ricorda Mecca Cici – Ma oggi ci dicono che le piene sono sempre più improvvise, veloci e con volumi di acqua che un tempo erano eccezionali e oggi sono la normalità. Soprattutto ci parlano di alvei pieni di ghiaia e sabbia che non ce la fanno a smaltire apporti sempre più irruenti di acqua e detriti. Ci riferiscono anche che il superamento o la rottura delle protezioni spondali arriva in modo regolare in punti nuovi degli alvei, segno che si devono rivedere gli schemi delle opere di difesa e di contenimento delle piene. Dobbiamo, quindi aprire una volta per tutte, una vertenza per la protezione dell’agricoltura e del territorio dagli effetti del cambiamento climatico. Questi terreni lungo i fiumi sono i più fertili e spesso sono anche gli unici coltivabili. Dobbiamo difenderli a tutti i costi se vogliamo continuare a produrre cibo».
Coldiretti sottolinea anche la necessità di un aggiornamento del sistema assicurativo agricolo. «Gli agricoltori non hanno a disposizione un sistema assicurativo adeguato agli effetti del cambiamento climatico. Servono prodotti assicurativi alla portata degli agricoltori. Il nostro è un comparto strategico e i campi non si possono ricollocare come i capannoni industriali».
Bongioanni ha infine annunciato l’intenzione di portare queste istanze alla prossima Conferenza Stato-Regioni sull’agricoltura, prevista nei prossimi giorni a Genova.
Presso l’ufficio postale di Carmagnola, Poste Italiane ha voluto rendere omaggio allo storico portalettere della zona, Giuseppe Giordano in occasione del suo centesimo compleanno. Una delegazione composta dai rappresentanti territoriali dell’azienda hanno voluto festeggiare la ricorrenza di uno tra i portalettere più longevi d’Italia che per tanti anni è stato un punto di riferimento per la comunità locale.
Hanno partecipato ai festeggiamenti anche una delegazione di postini del Centro di distribuzione della zona che hanno testimoniato come il lavoro oggi come allora si basa sulla conoscenza del territorio, sulla dedizione, sullo spirito di servizio e sulla qualità per rispondere alle nuove esigenze dei cittadini e delle aziende.
Oggi nel Centro lavorano circa 30 portalettere che consegnano corrispondenza e pacchi non solo nel Comune di Carmagnola ma anche nei vicini Comuni di Carmagnola, Isolabella, Poirino, Pralormo, Carignano, Castagnole Piemonte, Lombriasco, Osasio, Pancalieri, Piobesi Torinese e Virle Piemonte. Le consegne sono sempre più veloci anche grazie all’introduzione di mezzi sempre più all’avanguardia e di una dotazione tecnologica – il palmare di cui sono dotati tutti i postini della zona – che aiuta lo svolgimento delle attività quotidiane.
Un secolo di vita quello del signor Giordano, e un servizio, quello postale, che pur attraversando tanti cambiamenti, rimane a disposizione del Paese e delle sue comunità.
“La Regione Piemonte non chiude ospedali e DEA. Anzi, questo governo regionale riattiva le sale operatorie a Lanzo, acquisisce l’ospedale di Settimo Torinese, ristruttura il DEA di Ovada e a Novara acquista un immobile adiacente all’ASL per ampliare l’area della libera professione. Quattro esempi in altrettanti quadranti piemontesi, di tante azioni messe in campo per l’incremento della sanità nei territori. Sono stati assegnati 102 milioni di euro per investimenti alle ASR ed entro il 2027 saranno assegnati altri 110 milioni di euro per il potenziamento della sanità pubblica. Questi sono i fatti, il resto sono fantasiose ricostruzioni sicuramente suggestive e apparentemente prolifiche per chi cerca un facile consenso ma che nulla hanno a che vedere con la realtà.
In ogni caso, nei prossimi giorni con l’avvio delle audizioni per il nuovo piano socio-sanitario si vedranno chiaramente le nostre intenzioni che, partendo dai dati e dall’analisi dei bisogni, puntano a migliorare la nostra sanità. La Giunta regionale dunque pensa ai grandi ospedali (domani la firma del contratto per la concessione in appalto del Parco della Salute con il commissario Corsini) ma anche ai territori come nessuno ha saputo fare negli anni scorsi. Anzi, oggi la critica arriva da chi, ha voluto e votato la Dgr 1/600 del 2014 che in Piemonte ha chiuso centinaia di strutture complesse: noi, proprio partendo da quell’esempio abbiamo deciso di fare l’esatto contrario, riaprire dove gli altri chiudono e portare la sanità dove gli altri l’avevano negata.
Mi riferisco alla capogruppo Pentenero che attacca in maniera scomposta e smodata credendo forse di far ridere: ma i piemontesi ancora piangono per i tagli e le decisioni assunte quando l’attuale consigliera faceva parte della Giunta regionale. ”
Federico Riboldi
assessore alla Sanità della Regione Piemonte
In un momento storico in cui, secondo il Rapporto Italia 2024 dell’Eurispes, più della metà degli italiani fa fatica ad arrivare a fine mese (57,4%), il fenomeno del sovraindebitamento sta diventando sempre più attuale, anche in Piemonte. Ma qual è l’identikit della persona sovraindebitata nella regione? Torinese, uomo, sposato, di 50 anni, con un debito medio di circa 28mila euro, pari al livello nazionale di 28mila euro. È quanto emerge da Finsight, l’osservatorio sull’indebitamento di Go Bravo, fintech che opera nell’ambito della gestione e liquidazione dei debiti privati.
L’analisi, basata su un ampio campione di oltre 8.000 italiani (di cui oltre 600 piemontesi) che hanno incontrato difficoltà nel ripagare i propri debiti (prestiti personali, carta di credito, fido), vede una netta prevalenza maschile, con il prestito personale che si conferma la forma di debito più diffusa.
Qual è il profilo della persona sovraindebitata in Piemonte?
Dall’indagine emerge come il fenomeno riguardi soprattutto gli uomini sui 50 anni, il più delle volte sposati e con un debito medio pari a circa 28mila euro. Circa di 1 su 5 (22%) ha inoltre un debito superiore a 40mila euro. Il 66% è uomo mentre le donne rappresentano, invece, il 34%.
Per quanto riguarda il livello di istruzione, il 48% delle persone sovraindebitate ha un diploma di liceo, mentre il 17% ha terminato la scuola secondaria di primo grado. Il 27% del campione ha un diploma di istituto tecnico o professionale, mentre i laureati (triennale o magistrale) rappresentano il 7%. In generale, si osserva una correlazione tra il livello di istruzione e il grado di indebitamento, con quest’ultimo che tende ad aumentare al crescere del titolo di studio. Chi ha completato il ciclo di istruzione primaria (scuola elementare) è indebitato di 17mila euro, chi ha la licenza media e chi ha conseguito il diploma di scuola secondaria superiore presenta un debito medio di 27mila euro, mentre il debito medio dei laureati è il più alto (32mila euro).
Quali sono le differenze a livello di città piemontesi e territoriale?
Passando alle differenze geografiche tra città, in cima alla classifica delle città con il debito medio più alto troviamo Novara (circa 31mila euro), Biella (30mila euro), Vercelli e Torino (entrambe circa 29mila euro). Seguono Alessandria (28mila euro) e Cuneo (27mila euro). In fondo, invece, Verbano-Cusio-Ossola e Asti (più di 26mila euro ciascuna).
Per quanto riguarda, invece, il numero di casi di sovraindebitamento, si rileva una netta prevalenza di casi nelle città più popolose: Torino guida la classifica con il 45% dei casi, seguita da Alessandria e Cuneo (entrambe al 12%).
PROVINCIA | MEDIA DI DEBITO | PERCENTUALI CASI |
Novara | 30.995 € | 13% |
Biella | 30.281 € | 4% |
Vercelli | 29.516 € | 4% |
Torino | 28.605 € | 45% |
Alessandria | 28.385 € | 12% |
Cuneo | 27.367 € | 12% |
Verbano-Cusio-Ossola | 26.422 € | 3% |
Asti | 26.127 € | 7% |
Il commento di Go Bravo
“L’analisi condotta attraverso Finsight, il nostro Osservatorio, evidenzia un potenziale allarme, quello del sovraindebitamento. Si tratta di un fenomeno in crescita e che coinvolge fasce di popolazione sempre più ampie anche in Piemonte, rendendo necessarie azioni di supporto verso chi si trova in difficoltà – dichiara Daniel Martinez, Co-Country Manager di Bravo in Italia. In questo contesto, il ruolo di Go Bravo è fondamentale nel fornire soluzioni concrete e nell’aiutare le persone a ristrutturare i propri debiti e a ritrovare la stabilità economica. Forti degli oltre 15 anni di esperienza su diversi mercati, ci impegniamo ogni giorno per offrire supporto e strumenti efficaci per uscire dal sovraindebitamento. Ma si può fare ancora di più. Un elemento chiave per contrastare questo fenomeno è l’educazione finanziaria, che aiuta a prevenire situazioni critiche e a promuovere una gestione più consapevole del credito.”
Go Bravo è un’azienda leader nel settore della gestione e ristrutturazione del debito personale, il cui obiettivo è offrire una seconda opportunità a chi si trova in difficoltà finanziaria. Grazie a un programma personalizzato di estinzione dei debiti, Go Bravo aiuta privati e famiglie a negoziare le proprie posizioni debitorie, riducendo l’importo complessivo e garantendo soluzioni sostenibili nel lungo periodo. Con oltre 15 anni di esperienza e una presenza consolidata in sei sedi tra Europa e America Latina, Go Bravo ha già aiutato più di 500.000 persone a riprendere il controllo della propria situazione economica. Solo in Italia, l’azienda ha gestito oltre 12.000 clienti, portando a termine più di 6.000 negoziazioni e contribuendo all’estinzione di oltre 60 milioni di euro di debiti.
cs
“Un atto di generosità gratuito”: così Luciana Littizzetto ha definito la scelta di donare gli organi. Un messaggio forte e sentito che l’attrice e comica torinese ieri mattina ha voluto portare in prima persona all’Anagrafe Centrale di Torino, dove – accompagnata dall’assessore Francesco Tresso – ha incontrato le persone in attesa del rilascio della carta d’identità. Un momento importante, in cui ogni cittadino maggiorenne può esprimere la propria volontà in merito alla donazione di organi e tessuti dopo la morte.
L’impegno della Littizzetto su questo tema nasce anche da un’esperienza personale, come ha raccontato lei stessa: “Tutto è cominciato con una cara amica, in attesa di un trapianto di fegato. Ho vissuto con lei gli anni difficili, e quando finalmente è avvenuto il trapianto e lei è stata meglio abbiamo subito deciso di impegnarci per sensibilizzare le persone sull’importanza di questo gesto. Da lì è nato lo spot che ha iniziato a circolare on line e sui social e che oggi viene trasmesso anche nelle anagrafi”. Dall’11 aprile, Giornata Nazionale per la Donazione degli organi, il video della campagna promossa da AITF (Associazione Italiana Donatori di Fegato) è infatti in loop sugli schermi degli uffici anagrafici torinesi. Con il suo consueto humour e con un linguaggio diretto, Littizzetto invita i cittadini a “Dichiararsi Donatore di Organi”, sottolineando l’importanza di compiere una scelta consapevole e di grande valore.
“Ringrazio la Città di Torino per questa collaborazione – ha aggiunto l’attrice torinese – oggi è un’ulteriore conferma del valore di questo progetto. Sono felice di essere qui, nel luogo in cui ciascuno di noi può decidere se esprimere il proprio consenso alla donazione degli organi. Capisco che il pensiero della morte faccia paura, spesso non ci si esprime e semplicemente si rimanda la scelta, perché non è una priorità in quel momento. Ma per chi ha vissuto certe esperienze, posso dire con forza che invece si tratta di una scelta importantissima. Prendersi questa responsabilità in vita, inoltre, significa anche non lasciare questo peso a chi resta”.
L’assessore Tresso ha aggiunto: “Donare è un atto di responsabilità, parte di un processo culturale che dobbiamo contribuire ad attivare. Con un semplice gesto possiamo salvare una vita. Per questo stiamo formando il personale dell’Anagrafe, affinché ponga la domanda nella maniera più adeguata nel momento del rilascio del documento di identità. Stiamo anche predisponendo nuovo materiale informativo, collaborando con tutte le associazioni impegnate sul tema. Inoltre, stiamo lavorando a un protocollo di intesa con la Città della Salute, che coinvolgerà tutte le realtà attive nella promozione della cultura della donazione”.
In occasione dell’80 esimo della Liberazione ho deciso di pubblicare una lettera inedita di Nuto Revelli comandante partigiano cuneese, reduce di Russia, che Revelli mi scrisse il 25 aprile 1988. Credo che emergano elementi di riflessione validi anche per il presente. A farmela tornare alla mente sono gli articoli del figlio Marco Revelli almeno apparentemente così distanti dalle cose scritte dal padre. Ecco il testo:
“Gentilissimo Pier Franco Quaglieni, Le scrivo subito perché se rimando… Le scrivo il più vivo compiacimento per l’articolo “Troppa polvere sul 25 aprile” su “La stampa” di oggi. E’ un articolo bello, serio, onesto e mi auguro che siano molti a leggerlo. Da trent’anni chiedo un 25 aprile non di celebrazioni burocratiche. Un 25 aprile come momento di confronto sui problemi d’oggi, guardando oltre. Un 25 aprile vivo, non imbalsamato, non prigioniero della solita retorica. Ma avverto di essere un bastian contrario, per non dire un guastafeste. Con molta cordialità.” 25 aprile 1988 NUTO REVELLI
Per l’Università di Torino é arrivato il momento di eleggere il suo nuovo Magnifico Rettore, un evento significativo che può influenzare i molteplici e variegati aspetti della vita accademica e amministrativa dell’Ateneo ma che rappresenta anche una sfida tra candidati le cui derivazioni – scientifiche e umanistiche – sono portatrici inevitabilmente di sensibilità e orientamenti diversi in un contesto accademico che con i suoi 27 Dipartimenti appare molto complesso e sempre più articolato.
Le elezioni per il nuovo Rettore, indette dal Prorettore vicario Pier Giuseppe Monateri per il sessennio 2025-2031, si svolgeranno nel 2025 e vedono scendere in lizza tre candidati: Raffaele Caterina, già direttore del Dipartimento di Giurisprudenza che ha scelto Paola Sacchi, dal Dipartimento di Veterinaria, come prorettrice; Cristina Prandi, attuale vicerettrice per la ricerca scientifica, che ha individuato come prorettore lo storico Gianluca Cuniberti e Laura Scomparin Docente di giurisprudenza e vicerettrice uscente, che propone quale prorettore Luca Brazzi , direttore della scuola di specializzazione in anestesia, rianimazione e terapia intensiva.
In un momento in cui tutte le Università italiane sono chiamate a rispondere a sfide globali sempre più pressanti, la scelta del nuovo rettore sarà cruciale per il futuro della comunità accademica e studentesca torinese e fondamentale per orientare nei prossimi anni le scelte dell’Ateneo che non possono prescindere da una maggiore efficienza organizzativa e dall’impulso che verrà dato allo sviluppo della didattica e della ricerca.
I temi che riflettono questa crucialità sono al centro dei programmi elettorali, dei confronti e delle assemblee che coinvolgeranno i candidati prima del voto di maggio 2025: Riforma della governance dell’Ateneo con la proposta di riscrittura dello Statuto per snellire le procedure decisionali, ridefinire compiti di Senato e Consiglio di Amministrazione potenziando contestualmente gli strumenti di partecipazione collegiale; apertura e mantenimento di canali di confronto e dialogo regolari e costruttivi con le rappresentanze degli studenti anche alla luce delle recenti difficoltà manifestate nella gestione delle occupazioni di alcune sedi universitarie, nel rispetto del diritto di protesta e delle regole di convivenza della comunità studentesca; promozione di misure di contrasto a molestie e discriminazioni, volte a garantire un ambiente di studio e lavoro più sicuro; sviluppo dei progetti di intervento edilizio e tecnologico – Città delle Scienze e Parco della Salute in primis – intesi a rafforzare l’attrattività dell’Ateneo e le collaborazioni con gli ospedali e i centri di ricerca presenti sul territorio cittadino.
Suggestioni, Prospettive, problemi e, forse anche suggestioni, che riflettono comunque la volontà diffusa di rimodellare l’Università di Torino come spazio inclusivo, trasparente e soprattutto determinato a proseguire nella sua traiettoria di innovazione e modernità. E in tal senso la partecipazione consapevole della comunità accademica sarà fondamentale per scegliere la visione che si riterrà più solida e coerente con i valori e i fondamenti iscritti nel patrimonio genetico di un Ateneo plurisecolare.
Francesca Berutti
In data 15 aprile la Polizia di Stato, costantemente coordinata dalla Procura della Repubblica di Torino, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 5 persone, gravemente indiziate del reato di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, con l’aggravante della finalità dello sfruttamento della prostituzione.
L’attività investigativa è stata avviata nel settembre 2024, quando la Squadra Mobile di Torino ha scoperto una rete di cittadini di nazionalità brasiliana, presenti nel territorio di questa provincia, dedita alla tratta di connazionali transessuali che, fatti giungere dal Brasile con la falsa promessa di un lavoro regolare, erano poi costretti a prostituirsi.
L’indagine, supportata dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, ha permesso di raccogliere elementi utili a identificare le vittime dei reati nonché a ricostruire i ruoli svolti dai singoli compartecipi dell’associazione delittuosa.
Nel corso delle investigazioni, è emersa l’attività di reclutamento delle vittimi effettuata direttamente in Brasile ad opera di persone diverse dagli odierni indagati ma a loro collegate. Molto utile, in tal senso, è stata l’attività di cooperazione internazionale avviata da parte del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, con il supporto fornito dal collaterale di polizia brasiliano, nell’ambito del progetto Interpol “EL PAcCTO 2.0”, cui partecipa altresì personale del Servizio Centrale Operativo.
In Italia, l’attività di prostituzione dei transessuali giunti dal Brasile veniva gestita da due coniugi brasiliani, promotori ed organizzatori dell’attività criminale.
Costoro procuravano alle vittime degli alloggi nei quali farle stabilire e controllarle, pretendendo la corresponsione di un canone di locazione nonché il pagamento del “posto” in strada nel quale erano costrette a prostituirsi, oltre al versamento integrale di tutti i guadagni del meretricio.
Il padre di uno dei due coniugi aveva il compito di provvedere all’acquisto di generi alimentari e vestiario per le transessuali, nonché provvedeva ad accompagnarle dalle abitazioni al luogo di prostituzione e, al termine del “turno”, si faceva consegnare le somme di denaro guadagnate.
Sua moglie si preoccupava a preparare i pasti per le transessuali il cui corrispettivo veniva detratto dai proventi.
Ancora, l’indagine ha disvelato il ruolo decisivo attribuito dall’associazione ad una delle transessuali che aveva il compito di controllare senza sosta le vittime che si prostituivano in strada con lei, ricevendo dai vertici dell’organizzazione le “istruzioni” da impartire alle altre e intervenendo – ove necessario – anche con violenza.
Le parti offese, inconsapevoli del destino al quale sarebbero andate incontro, accettavano di trasferirsi dal Brasile in Italia ma, una volta giunte a Torino, veniva loro sottratto il passaporto – con la promessa di restituzione al saldo del proprio debito – ed erano costrette a prostituirsi, perdendo ogni margine di libertà di scelta, movimento e autodeterminazione.
Contestualmente all’esecuzione del provvedimento, sono state effettuate, su disposizione della Procura di Torino, perquisizioni personali e domiciliari, che hanno consentito di recuperare i passaporti delle vittime nonché di sequestrare migliaia di euro in contanti, computer e smartphone sui quali saranno svolti accertamenti tecnici.
Il procedimento penale versa nella fase delle indagini preliminari e pertanto vige la presunzione di non colpevolezza a favore degli indagati, sino alla sentenza definitiva; pur tuttavia, gli elementi raccolti dagli investigatori sono stati ritenuti, dall’A.G. procedente, sufficienti a costituire gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei destinatari dei provvedimenti restrittivi.
Un uomo di 79 anni è morto ieri dopo un incidente stradale presso frazione Boschetto di Chivasso, nel Torinese.
L’anziano viaggiava in sella a una moto da enduro, con il nipote di 17 anni, quando ha sbandato schiantandosi contro il muro di un’abitazione. L’uomo è morto sul colpo e il ragazzo ha riportato una frattura al polso.