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Moncalieri si candida: Capitale Italiana della Cultura 2028

Moncalieri, 21 ottobre 2025 – Oggi  è stato presentato ufficialmente il Dossier “Moncalieri
2028. La periferia al centro”, progetto di candidatura a Capitale Italiana della Cultura
2028. Un documento che racconta la visione di una città che ha scelto di fare della
rigenerazione culturale dei margini urbani il proprio orizzonte di sviluppo, capace di
tenere insieme produzione, educazione e cittadinanza attiva.
Non un “grande evento” ma un cantiere aperto, un percorso di lungo periodo in cui la
comunità si riconosce e si rinnova.
La città si presenta forte di una doppia identità. Da un lato il passato illustre: il Castello
sabaudo patrimonio UNESCO, le Fonderie Limone rinascimentate a polo di produzione e
ospitalità creativa, un tessuto di istituzioni e imprese culturali che dialoga con Torino e con
l’area metropolitana. Dall’altro un presente che ha imparato a mettere al centro quartieri,
frazioni, borgate e spazi di confine, intesi non come “estremi” ma come riserve di
possibilità. La candidatura nasce esattamente su questa soglia: dove finisce la retorica
della periferia e comincia il progetto condiviso.

Il dossier
La strada verso il dossier non è spuntata dal nulla. Dal 2022 Moncalieri ha avviato un lavoro
di city branding per dare una voce riconoscibile alla città, ma soprattutto per dotarsi di uno
strumento di coprogettazione, sotto un cappello che porta il nome di “Visit Moncalieri”: un
invito rivolto non solo ai visitatori, ma anche alla comunità residente e al territorio
circostante. Il brand, in questo senso, ha funzionato come una chiave inglese, sviluppando
un nuovo dialogo tra uffici, associazioni, scuole, operatori culturali, commercianti.
Su questa base si è innestato, dal 2024, il cantiere della candidatura: mappature dei luoghi
e delle pratiche, tavoli di ascolto con comunità e soggetti del terzo settore, incontri con il
sistema educativo e con il mondo produttivo, una stagione di progetti pilota che ha
sperimentato format diffusi (dal centro storico alle borgate), verificando accessibilità,
sostenibilità e impatto. La scrittura del dossier è arrivata dopo – non prima – ed è stata la
traduzione in obiettivi, azioni e governance di ciò che il territorio aveva già messo in moto.
Il documento, consegnato il 25 settembre 2025, racconta una città che ha scelto la
continuità: non un “grande evento” calato dall’alto ma un calendario evolutivo dove festival,
rassegne, residenze artistiche, pratiche di cittadinanza attiva e valorizzazione del commercio
di prossimità dialogano tra loro. È stato dato spazio alla dimensione educativa, alla
produzione (non solo alla programmazione) e alla cura dei beni comuni, con i Patti di
collaborazione come strumento per responsabilizzare chi vive i quartieri. Anche dati come
affluenze, partecipazione, accessi e indotto sono entrati nel racconto come bussola di
monitoraggio, perché la cultura conti anche quando si misura.

La candidatura organizza le proprie energie in cinque aree strategiche, concepite come
cerchi concentrici. Ogni area è necessaria alle altre, e tutte sono convergenti verso
l’obiettivo comune di dimostrare che la periferia può davvero fare centro:

– Design e Trasformazione
– Rigenerazione urbana e dei Beni Comuni
– Empowerment giovanile
– Inclusione e Parità di genere
– Cultura e Innovazione sociale.

Questa architettura concentrica consente a Moncalieri di operare su livelli diversi ma
integrati, generando un effetto moltiplicatore che fa della città un laboratorio di creatività
diffusa, coesione sociale e rigenerazione culturale.
Sul sostegno della Regione intervengono Alberto Cirio, Presidente della Regione
Piemonte, e Marina Chiarelli, Assessore alla Cultura della Regione Piemonte. “La
candidatura di Moncalieri a Capitale Italiana della Cultura 2028 è una splendida notizia e
dimostra, ancora una volta, quanto il Piemonte sia una terra viva, ricca di idee, progetti e
realtà culturali che sanno fare rete e guardare al futuro. Il dossier presentato dalla Città è di
grande qualità e mette al centro due temi fondamentali come l’inclusione e la parità di
genere: valori attuali e necessari, che ben rappresentano una visione della cultura aperta,
accessibile e capace di generare impatto positivo sul territorio. Moncalieri ha una storia
importante, un patrimonio artistico di grande valore e una vitalità culturale che la rende
protagonista, oggi, di un rinnovamento intelligente che unisce tradizione e innovazione. Il
Piemonte si conferma così come un sistema culturale diffuso, dove ogni territorio
contribuisce con le proprie specificità a un progetto comune. Come Regione, seguiremo da
vicino questa candidatura: crediamo che Moncalieri possa avere tutte le carte in regola per
concorrere per un titolo così prestigioso che renderà questo territorio ancora più conosciuto
e attrattivo”.

Perché Moncalieri si è candidata
La candidatura di Moncalieri a Capitale Italiana della Cultura 2028 è un passo naturale di un
percorso già avviato.
Negli ultimi anni la città ha investito in progetti di rigenerazione urbana e culturale che hanno
restituito spazi, risorse e opportunità alle persone. Dalle Fonderie Limone (oggi polo di
produzione e ospitalità creativa) al Castello Reale, patrimonio UNESCO e cuore del sistema
culturale, fino alle borgate e ai quartieri che hanno ritrovato centralità grazie a festival diffusi,
patti di collaborazione e percorsi di cittadinanza attiva.
“Moncalieri ha scelto di candidarsi perché ha imparato che la cultura può cambiare davvero
la geografia di una città” dichiara Paolo Montagna, Sindaco di Moncalieri. “Abbiamo
costruito un modello che mette insieme il centro e i margini, le istituzioni e le persone, la
memoria e l’innovazione. Questa candidatura è la tappa di un percorso collettivo, un invito a
guardare ai nostri luoghi con occhi nuovi.”
Nel 2028 Moncalieri celebrerà anche gli 800 anni dalla propria fondazione, avvenuta nel
1228 quando un gruppo di abitanti trovò rifugio sulla collina per difendersi da incursioni ostili.
Da borgo di confine a città metropolitana, Moncalieri ha costruito nei secoli una vocazione al
dialogo e alla trasformazione: il ponte sul Po, che per secoli fu l’unico accesso a Torino per
chi proveniva da sud, è diventato nel tempo una metafora della sua identità, quella di una
comunità che unisce e attraversa.
L’area metropolitana torinese sta ripensando il proprio modello culturale dopo anni di
innovazioni e crisi; la città di Moncalieri in questo contesto porta in dote una dimensione
“ponte”: sufficientemente grande per incidere, sufficientemente prossima per
sperimentare.

Un viaggio che continua
Il Dossier non è solo un progetto, ma la sintesi di una pratica già in corso.
Dal 2024 Moncalieri ha sperimentato nuovi format diffusi – festival, residenze artistiche,
laboratori, percorsi formativi e progetti di rigenerazione – che hanno unito produzione
culturale e partecipazione civica.
Le esperienze avviate hanno mostrato che la cultura può diventare motore di sviluppo
economico, sociale e territoriale, creando occupazione qualificata, valorizzando i saperi
artigiani e favorendo nuove alleanze tra pubblico e privato.
Il 2028 per Moncalieri non è un traguardo ma un orizzonte: un’occasione per consolidare
politiche, coordinare risorse e offrire alla città un’identità culturale riconoscibile e condivisa.
La candidatura rappresenta quindi un patto che la città intende rinnovare, con o senza titolo,
perché la credibilità di una candidatura si misura nella sua capacità di migliorare la vita
delle persone.

“La leva è la rigenerazione culturale delle periferie, intese non come estremi, ma come
soglie porose tra funzioni, generazioni e comunità” aggiunge Antonella Parigi, Assessora
alla Cultura. “Demarginalizzare significa rendere la cultura accessibile e generativa, creare
spazi di scambio dove la vita quotidiana incontra l’arte, l’impresa, la scuola, il volontariato.
Moncalieri è pronta a diventare un laboratorio nazionale di questa nuova idea di capitale.”
La candidatura di Moncalieri a Capitale Italiana della Cultura 2028 è dunque un progetto
corale, che nasce dall’amore per la città e dalla convinzione che i margini possano diventare
il centro rinnovato e ritrovato di una nuova geografia culturale italiana.

Afghanistan, una tragedia dimenticata

GAZA MA NON SOLO 

Fra le iniziative di solidarietà e di richiesta di attenzione alle numerose tragedie dovute alle guerre, alle dittature, alle repressioni  una di particolare urgenza e gravità ha riguardato la realtà odierna all’Afghanistan. Una testimonianza intensa e commovente continua ad arrivarci dall’impegno della associazione International Help. I responsabili di questa benemerita realtà ci hanno ricordato recentemente che  

 Più di 40 milioni di  Afghani, sono ostaggi di una teocrazia medievale violenta e discriminante soprattutto nei confronti delle donne. La componente femminile  del popolo afghano è sottoposta a più di venti decreti che ne impediscono quasi ogni attività, a partire dal diritto allo studio. Incredibilmente un recente provvedimento impedisce anche la lettura di libri scritti da donne.

Purtroppo questa tragedia epocale non pare scaldare i cuori del mondo occidentale. Non si vedono cortei a favore delle donne afghane. Né striscioni o università occupate. Noi di International Help abbiamo cogestita per quindici anni una Clinica nel Distretto 13 di Kabul. Circa 500.000 persone ne hanno usufruito .Purtroppo il ritorno dei Talebani nel 2021 ne ha decretato la chiusura. La nostra associazione ha però deciso di non abbandonare lo scenario afghano. Da più di un anno sosteniamo una scuola nella città di Ghazni ove decine di studentesse riescono a studiare sfidando I divieti degli integralisti. In questa città siamo anche pronti a finanziare, se si potrà, la locale clinica. Ma soprattutto siamo determinati a proseguire, insieme a chi ci vuole sostenere, nella denuncia della situazione di tragica discriminazione delle donne afghane. Abbiamo iniziato a farlo lo scorso 9 ottobre presso il Centro Culturale Dar al Hikma, con un importante dibattito,  che – con nostro grande conforto e apprezzamento – ha visto la fondamentale partecipazione del Comitato dei Diritti Umani della Regione Piemonte, con un saluto del suo Presidente Davide Nicco e un intervento del suo vice presidente Giampiero Leo. Nell’occasione ci hanno comunicato che, proprio con l’intenzione di non fare cadere nel dimenticatoio situazioni terribili – anche se trascurate sia dai governi che dalle “piazze” – come quella del Afghanistan, del Sudan, della Nigeria, del Myanmar, del Venezuela ecc. – la Giornata mondiale del 10 dicembre sarà proprio dedicata alle “Resistenze dimenticate”.

Minacciano i controllori GTT con una pistola giocattolo

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Alcuni controllori  GTT sono stati aggrediti e minacciati da due passeggeri con una pistola, poi  rivelatasi un giocattolo. E’ accaduto in via XX Settembre, su un tram della linea 4. Gli addetti Gtt avevano chiesto  il biglietto ma i passeggeri hanno estratto la pistola, hanno minacciato i dipendenti e  sono scesi in via Bertola. I controllorihanno però avvisato una vigilessa e la Polizia, che ha arretato i malviventi  in un supermarket.

Schianto tra auto e moto: muore 57enne

Un uomo di 57 anni  è morto questa mattina  mentre viaggiava in sella sua motocicletta a Cambiano, nello scontro con una vettura. Sul posto ii Carabinieri della compagnia di Chieri e il  118. Si sta verificando la dinamica dell’incidente.

Agente aggredito in carcere a Torino

Ieri sera, intorno alle ore 21:30, durante una perquisizione straordinaria presso la 5ª sezione del padiglione B finalizzata al contrasto dell’introduzione di oggetti non consentiti, si è verificato un grave episodio di violenza. Due detenuti di nazionalità marocchina, ubicati in una cella della sezione, hanno reagito con violenza all’intervento degli agenti, dando in escandescenza. Uno di loro ha colpito con una violenta testata alla tempia un agente della Polizia Penitenziaria, che è stato prontamente accompagnato in ospedale per ricevere le cure necessarie. A dare notizia è il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria per voce del Segretario Vicente Santilli.

“Nonostante l’aggressione, gli operatori hanno portato a termine la perquisizione con grande determinazione e senso del dovere, rinvenendo un telefono cellulare, sostanza stupefacente e grappa artigianale”, prosegue il sindacalista, che esprime “il proprio plauso per la professionalità, il sangue freddo e la dedizione dimostrata dagli agenti coinvolti, che hanno gestito una situazione critica con fermezza e rispetto delle procedure. Episodi come questo confermano l’importanza del lavoro quotidiano svolto dalla Polizia Penitenziaria, spesso in condizioni difficili, a tutela della sicurezza e della legalità all’interno degli istituti”.

Questa è, purtroppo, la quotidianità operativa con cui hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria del Piemonte“, commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che pur riconoscendo un cambiamento nel clima politico attuale – “dobbiamo dare atto che, rispetto al passato, l’attuale governo e l’Amministrazione Penitenziaria hanno mostrato maggiore ascolto e sensibilità nei confronti delle criticità del settore” – auspica “uno sforzo ulteriore, più deciso e strutturale, perché non bastano le buone intenzioni: occorrono atti concreti e urgenti, come dotare le donne e gli uomini del Corpo di strumenti utili a garantire la loro stessa incolumità fisica”.

Il leader del SAPPE rinnova l’appello del Sindacato alle istituzioni politiche: “E’ necessario rivedere l’organizzazione delle carceri, classificandoli in tre livelli: massima sicurezza, media sicurezza e custodia attenuata, atteso il fallimento degli attuali circuiti. Attraverso tale differenziazione si potrebbe differenziare anche la formazione del personale e prevedere un differente impiego di forze e di professionalità: in quelli di massima sicurezza più Polizia Penitenziaria, negli altri meno polizia e più educatori e assistenti sociali“. Il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo richiama un concetto fondamentale: Sicurezza e diritti sono un binomio inscindibile anche quando si affronta la complessa realtà del sistema penitenziario, perché, salvi i casi più gravi, la doverosa esecuzione della pena deve costituire il presuppostoper il ritorno alla vita civile del detenuto. In questa ottica, è necessario attivare al più presto i ruoli tecnici del Corpo: medici e psicologi nell’immediato e nel prossimo futuro anche quelli socio pedagogici. Professionisti del trattamento, evitando inutili commistioni e false illusioni, su un possibile ruolo della Polizia Penitenziaria in un compito che non è il suo, conclude.

Al Piemonte l’Albero della Legalità di Falcone

Il Piemonte è la prima regione italiana a ricevere lAlbero di Giovanni Falcone, simbolo della lotta per la legalità e la protezione dellambiente. La consegna è avvenuta ieri nella Sala Trasparenza – dove lalbero verrà custodito – da parte dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità di Pieve Santo Stefano (AR). Il gesto rappresenta un’importante donazione da parte dei Carabinieri Forestali alla Regione, come segno di vicinanza e di sostegno a tutte le azioni che promuovono il rispetto della legalità e la salvaguardia del territorio piemontese.

La pianta nasce dalle talee del famoso Ficus che cresce nei pressi della casa del giudice assassinato nel 1992 dalla mafia, che sono state prelevate grazie alla collaborazione fra Carabinieri, Fondazione Falcone, Comune e Soprintendenza di Palermo e duplicate nel Centro Nazionale Carabinieri per la biodiversità forestale (Pieve Santo Stefano, Arezzo)che è uno dei più avanzati in Europa nello studio e nella conservazione delle specie forestali autoctone.Lidea è nata dallincontro tra lassessore alla Cultura Marina Chiarelli e il Centro Nazionale Carabinieri per la biodiversità avvenuto durante la Giornata delle famigliealla Reggia di Venaria.

Alla consegna, erano presenti per la Regione il presidente Alberto Cirio, lassessore alla Cultura Marina Chiarelli, lassessore alle Politiche sociali, usura e beni confiscati Maurizio Marrone e lassessore al Bilancio Andrea Tronzano:

«Siamo molto orgogliosi di essere la prima Regione dItalia a ricevere questo albero che custodiremo nella nostra Sala della Trasparenza dichiara il presidente CirioAvere qui lalbero di Falcone per noi ha un significato enorme perché ci dice che ogni giorno dobbiamo continuare a lavorare per la legalità, ma anche seminare buoni simboli di legalità. Eanche uno stimolo ulteriore a ricordarci del sacrificio dei nostri eroi e a chi ogni giorno dà la vita per difendere lo Stato e la giustizia. Nel rispetto del loro ricordo, lo cureremo ogni giorno, bagnandolo e potandolo, ma anche lavorando bene come amministratori pubblici, mettendocela davvero tutta per garantire efficienza sempre associata alla legalità».  

«Siamo profondamente onorati di essere la prima Regione italiana ad accogliere allinterno della propria sede istituzionale una talea del ficus di Giovanni Falcone, lalbero simbolo della lotta alla mafia, piantato davanti alla sua casa a Palermo e diventato nel tempo un luogo della memoria e dellimpegno civileaffermano gli assessori Chiarelli, Marrone e Tronzano. Questa pianta non è solo un albero. È un simbolo vivo della legalità, del coraggio e del sacrificio di chi ha dato la propria vita per difendere lo Stato e i valori della giustizia. Portarlo qui, nel cuore delle istituzioni piemontesi, significa riaffermare ogni giorno il nostro impegno contro ogni forma di criminalità organizzata e per la promozione di una cultura della legalità, della trasparenza e della responsabilità. Siamo orgogliosi che il Piemonte possa fare da apripista in questo gesto altamente simbolico: non solo per ricordare il giudice Giovanni Falcone, ma anche per trasmettere alle nuove generazioni un messaggio forte e concreto di legalità e rispetto dellambiente».

A consegnare lalbero sono stati il Colonnello Alberto Veracini, Comandante del Reparto Carabinieri Biodiversita di Pieve Santo Stefano (AR); l’Appuntato scelto qualifica speciale Vittorio Paceschi (raggruppamento Pieve Santo Stefano – AR) e il Colonnello Valerio Cappello del comando della Regione Carabinieri Forestale Piemonte.

«Facciamo questa donazione come gemma di legalità: perché è importante prevenire i reati rafforzando la legalità spiega il colonnello Veracini – . Andiamo sopratutto nelle scuole ed è la prima volta che consegniamo questo albero in un ente Regione».

«Siamo particolarmente lieti partecipare a un’iniziativa che è unespressione di affermazione di legalità di cultura di ambiente e che ci identifica pienamentesottolinea il comandante della Regione Carabinieri Forestale Piemonte Valerio Cappello – Questo momento rafforza ulteriormente i rapporti con la Regione già solidi, ma è che immaginiamo ancora di più verranno rafforzati in futuro».

Liniziativa prende vita dal progetto nazionale Un albero per il futuro, promosso dal Ministero dellaTransizione Ecologica e realizzato dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, e si ponecome uniniziativa di sensibilizzazione ed educazione ambientale e alla legalità rivolta alle scuole italiane.Lobiettivo è duplice: da una parte sensibilizzare le giovani generazioni sullimportanza del verde e in particolare degli alberi per la salute del pianeta, il contrasto ai cambiamenti climatici e la tutela della biodiversità; dallaltra, promuovere la cultura della legalità attraverso simboli vivi e riconoscibili. Avviato nel 2020, il progetto ha previsto la donazione e la messa a dimora di circa 500 mila piantine su tutto il territorio nazionale, coinvolgendo a oggi oltre 900 istituti scolastici. Ogni piantina dellAlbero di Falcone viene georeferenziata, dotata di un QR code e inserita in una piattaforma digitale nazionale che consente di monitorarne la posizione, la crescita e la quantità di anidride carbonica assorbita.

La Regione Piemonte è impegnata nella promozione della trasparenza e della legalità come strumenti fondamentali per unamministrazione pubblica etica ed efficace. Questo avviene in particolare con il Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO), le azioni rispetto allamministrazione trasparente e la formazione dei dipendenti pubblici. A questo si aggiungono numerose iniziative che la Regione ha organizzato a sostegno della cultura della legalità, in particolare con listituzione della «Giornata regionale della gratitudine alle forze dell’ordine per il contrasto alle mafie».

In Piemonte nuova ricerca di portalettere

Anche in Piemonte Poste Italiane è alla ricerca di portalettere da inserire con contratto a tempo determinato che si occuperanno del recapito postale (pacchi, lettere, buste, raccomandate, etc.) nell’area territoriale di propria competenza.

Per candidarsi è sufficiente inserire, entro mercoledì 22 ottobre, il proprio curriculum vitae sulla pagina web del sito posteitaliane.it, nella sezione “Carriere” dedicata a “Posizioni Aperte” in cui sono indicati i requisiti per partecipare alla selezione. In fase di candidatura, sarà possibile indicare l’area territoriale di preferenza.

I requisiti richiesti per la candidatura sono il possesso di un diploma di scuola media superiore con votazione minima 70/100 o diploma di laurea, anche triennale, è inoltre richiesta la patente di guida, in corso di validità, idonea alla conduzione dei mezzi aziendali. Non è richiesta alcuna conoscenza specialistica pregressa, il patrimonio di competenze ed esperienze che ognuno porta con sé è infatti per Poste Italiane un valore chiave.

Il Gruppo, che vede nella sua presenza capillare sul territorio uno dei propri asset strategici, rappresenta una realtà di primo piano nel panorama nazionale grazie anche all’attenzione che rivolge a temi di impatto sociale determinanti quali la sostenibilità, l’innovazione digitale e la coesione nazionale.

Arte, valore e diritto: quando la collezione incontra il diritto

In un momento in cui il mercato dell’arte vive una trasformazione profonda, dove le transazioni sempre più complesse richiedono competenze che vanno ben oltre la semplice conoscenza del diritto civile, Torino si appresta a ospitare un dialogo che promette di gettare luce su uno dei settori più affascinanti e meno conosciuti della pratica legale contemporanea. Mercoledì 29 ottobre, alle 15.30, Sant’Agostino Casa d’Aste, in corso Alessandro Tassoni 56, a Torino, ospiterà la XII edizione di Art&Law Conversation, un appuntamento che riunisce attori chiave del panorama artistico, legale e finanziario nazionale.

L’evento, organizzato con il coordinamento dello Studio Legale Tributario Morabito, con forte vocazione in diritto dell’arte e pianificazione patrimoniale, rappresenta uno spazio di riflessione raro nel panorama italiano e un’occasione in cui artisti, collezionisti, professionisti del diritto e esperti di mercato si incontrano per discutere su questioni che definiscono il presente e il futuro del patrimonio culturale. Il titolo di questa edizione, “Arte, Diritto e Valore: nuove regole e nuove ricchezze”, cattura perfettamente il senso di una transizione in corso, dove le tradizionali categorie giuridiche incontrano le sfide poste da un mercato in costante  evoluzione.

Tra i relatori figurano nomi di spicco della comunità legale italiana specializzata nel settore. Francesco Fabris e Mattia Pivato porteranno la loro prospettiva su temi dove la competenza tecnica si intreccia necessariamente con questioni di sensibilità culturale e patrimoniale. Paolo Turati, direttore del Lab. Finanza Decentralizzata e docente di Saa Torino, affronterà la crescente finanziarizzazione degli investimenti in opere d’arte, un fenomeno che ha trasformato il collezionismo in uno strumento sofisticato di gestione del patrimonio.

L’evento è arrivato alla dodicesima edizione soprattutto grazie alla presenza di Simone Morabito, avvocato e presidente della Commissione di diritto dell’Arte dell’associazione scientifica BusinessJus e cofondatore di ArtLawyers, Morabito, figura ormai consolidata nel panorama nazionale del diritto dell’arte, che interverrà sul tema della successione e trasmissione del patrimonio artistico, argomento che tocca il cuore della questione: come il collezionista deve porsi di fronte a questioni che riguardano beni il cui valore non è solo economico, ma anche e soprattutto culturale e storico.

I professionisti (avvocati, commercialisti e specialisti del mercato dell’arte) insieme al pubblico, “converseranno” sul necessario approccio consapevole che il settore dell’arte richiede sempre di più. Non si tratta semplicemente di applicare norme giuridiche a operazioni commerciali: si tratta di comprendere le implicazioni che ogni transazione, ogni consulenza, ogni consiglio legale e fiscale comporta per il patrimonio culturale stesso. In una città come Torino, che ha profonde radici nella storia dell’arte e dell’antiquariato, questa sensibilità rappresenta un elemento distintivo.

L’agenda dell’evento spazia su tematiche di straordinaria attualità. Dalla questione dell’autenticità e della certificazione delle opere, con la necessaria rigorosità scientifica, alla conservazione e valorizzazione delle collezioni, passando per i profili tributari della successione del patrimonio artistico illustrati dalla dottoressa Marta Tosi. Ogni intervento contribuisce a costruire un quadro articolato e complesso di quello che significa, oggi, possedere, trasmettere, proteggere e valorizzare beni d’arte.

Particolarmente rilevante appare il contributo di Montani Tesei, che affronterà le nuove forme di partenariato pubblico-privato per il futuro della cultura, indicando una strada possibile per la contemporanea gestione del patrimonio artistico in un’epoca di risorse pubbliche ridotte. La presenza di Vanessa Carioggia, moderatrice dei lavori, garantirà una prospettiva attenta ai profili trasversali che collegano i diversi aspetti affrontati durante l’incontro.

Quello che distingue Art&Law Conversation dai convegni tradizionali è proprio questo: non si limita a illustrare lo stato dell’arte della normativa, ma tenta di comprendere come il diritto, il fisco e la pratica legale possano stare al passo con un mercato e una società che cambiano più velocemente di quanto i codici riescano a prevedere. È un esercizio di prospettiva, di visione, di responsabilità condivisa verso la preservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale.

Per chi opera nel settore artistico, sia da collezionista sia da professionista, per chi gestisce patrimoni e si interroga su come preservarli e trasmetterli, per chi semplicemente desideri comprendere meglio i meccanismi legali e finanziari che sottendono il mercato dell’arte contemporanea, questo appuntamento rappresenta un’occasione che difficilmente si ripete con questa qualità di contributi e con questa concentrazione di expertise.

La registrazione all’evento è aperta a chi desidera approfondire questi temi in compagnia di esperti riconosciuti a livello nazionale. Gli interessati possono contattare gli organizzatori all’indirizzo eventi@studiomorabito.eu  o info@santagostinoaste.it . L’accreditamento avviene attraverso la piattaforma Riconosco per gli avvocati. I dottori commercialisti possono registrarsi in loco. L’iniziativa gode del supporto del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torino che sarà presente con l’avvocato Stefano Tizzani e del Consiglio dell’Ordine dei Commercialisti: entrambi condividono l’impegno verso l’eccellenza nella comprensione e nella gestione del patrimonio artistico incarnato nella XII Art&Law Conversation.

Una nota finale merita di essere segnalata: in una fase in cui sempre più spesso il collezionismo privato si interseca con questioni pubbliche di preservazione culturale, il ruolo dell’avvocato specializzato in diritto dell’arte acquista una dimensione nuova. Non è più semplicemente un consulente legale, ma un professionista che deve possedere una comprensione profonda dei valori in gioco, della complessità delle operazioni, della responsabilità che accompagna ogni decisione. La comunità torinese ha la fortuna di poter contare su professionisti di questa levatura che dedicano la loro pratica a questi temi.

Art&Law Conversation rappresenta così non solo un momento di aggiornamento professionale, ma un’occasione per riflettere collettivamente su come vogliamo che il diritto accompagni la cultura nel nostro Paese.

Mara Martellotta

Dumsedafe ospita il direttore dell’Asl di Torino Carlo Picco

 

Al via il trittico di incontri dedicato al territorio

Lunedì 27 ottobre 2025, alle ore 12.30, nelle sale storiche dell’Unione Industriali di Torino, Dumsedafe incontrera’ il dottor Carlo Picco, direttore generale dell’ASL Città di Torino, per un appuntamento dal titolo “PNRR socio-sanitario a Torino, un’occasione straordinaria per il territorio”. Con questo incontro si apre un trittico dedicato al territorio, ideato e organizzato da Dumsedafe di Piero Gola, realtà ormai riconosciuta per la qualità e l’interesse delle sue iniziative di approfondimento culturale e sociale.

Piero Gola

Durante l’incontro, il dottor Picco illustrerà l’impatto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sul sistema sanitario torinese, concentrandosi sui circa quaranta interventi previsti in città.
Un numero che dà la misura della portata delle trasformazioni in corso e consente di mantenere il focus sul livello locale, evitando dispersioni sul più ampio e complesso quadro nazionale.

L’attenzione sarà rivolta in particolare all’edilizia sanitaria, ambito strategico per il miglioramento delle strutture e dei servizi destinati ai cittadini.
La scelta di concentrare l’analisi sulla realtà torinese permette di comprendere meglio i processi in atto e di valorizzare l’impatto concreto del PNRR sul territorio.

Carlo Picco è medico e dirigente sanitario con una lunga esperienza nella gestione dei servizi pubblici di salute.
Dopo aver diretto per diversi anni l’ASL di Alessandria e successivamente quella di Asti, nel 2020 è stato nominato direttore generale dell’ASL Città di Torino, ruolo nel quale ha affrontato le sfide della pandemia e promosso una serie di progetti di riorganizzazione e potenziamento delle strutture sanitarie locali. La sua attività si distingue per l’attenzione al territorio, la promozione della medicina di prossimità e l’integrazione dei servizi socio-sanitari, in coerenza con gli obiettivi strategici del PNRR.

Ancora una volta, Piero Gola e la sua creatura si confermano promotori di momenti di dialogo e conoscenza di alto livello, capaci di unire attualità, competenza e attenzione concreta ai bisogni del territorio.

1ª Giornata regionale dell’ascolto. Un impegno concreto contro la solitudine e l’abbandono sociale

Si è tenuta oggi, nella Sala Viglione di Palazzo Lascaris, la conferenza di presentazione della 1ª Giornata regionale dell’ascolto per la prevenzione e il contrasto alla solitudine e all’abbandono sociale, istituita con la Legge Regionale n. 14 del 24 luglio 2025, sottoscritta dal Consigliere regionale Sergio Bartoli, Presidente della V Commissione Ambiente del Consiglio Regionale del Piemonte.

Alla presentazione hanno preso parte il Presidente del Consiglio regionale Davide Nicco, il Consigliere Silvio Magliano, promotore dell’iniziativa legislativa, insieme a rappresentanti delle istituzioni, del mondo del volontariato e del Terzo Settore, tra cui la Caritas, Telefono Amico Torino e l’Associazione La Tazza Blu.

La nuova legge sancisce l’impegno della Regione Piemonte nel promuovere politiche di prevenzione della solitudine e del disagio relazionale, istituendo una giornata regionale – da celebrarsi ogni anno il 21 ottobre, in concomitanza con la Giornata mondiale dell’ascolto – e un Osservatorio regionale per l’ascolto e il contrasto all’abbandono sociale, che coordinerà le attività dei soggetti pubblici e privati impegnati in questo ambito.

“L’ascolto è la prima forma di cura – ha dichiarato Sergio Bartoli –. In un tempo in cui l’indifferenza rischia di isolare le persone più fragili, questa legge rappresenta un segnale importante: la Regione Piemonte riconosce il valore dell’ascolto come strumento di coesione sociale e di prossimità umana. È un passo avanti verso una comunità più attenta, solidale e capace di non lasciare indietro nessuno.”

La Giornata regionale dell’ascolto sarà anche l’occasione per valorizzare le tante realtà del territorio che operano silenziosamente accanto a chi vive momenti di solitudine, creando una rete di solidarietà tra istituzioni, volontariato e cittadini.