CRONACA- Pagina 1416

Libano: il “Nizza” alla guida di Italbatt

I dragoni del “Nizza Cavalleria” (1°) subentrano ai bersaglieri del 3° Reggimento.

 

AL MANSOURI (Libano) 23 febbraio 2021. Si è svolto nella base italiana di Al Mansouri, l’avvicendamento alla guida di Italbatt, la componente di manovra del contingente italiano in Libano nell’ambito della missione UNIFIL, la forza di interposizione delle Nazioni Unite schierata nel Libano meridionale.

 

Il Generale di Brigata Davide Scalabrin, Comandante del Sector West di Unifil, ha suggellato l’evento con il passaggio simbolico della bandiera delle Nazioni Unite tra il comandante cedente, Colonnello Carlo Di Pinto, Comandante del 3° Reggimento bersaglieri di Teulada, ed il subentrante Colonnello Paolo Scimone, Comandante del Reggimento “Nizza Cavalleria” (1°).

 

Alla presenza della Bandiera di Guerra del 3° Reggimento bersaglieri, la più decorata di tutto l’Esercito Italiano, e dello Stendando del “Nizza Cavalleria” (1°), custodite nell’ufficio del Comandante di Italbatt, il Generale Scalabrin ha voluto ringraziare il Colonello Di Pinto “per l’efficienza e la determinazione con la quale l’Unità ha raggiunto tutti gli obbiettivi della propria missione, assolvendoli in un contesto delicato e complesso come quello libanese, reso ancor più difficile a causa della situazione sanitaria”.

 

La task force italiana subentrante è interamente composta da personale della Brigata alpina “Taurinense”. L’Unità, alimentata con uomini e donne del Reggimento “Nizza Cavalleria” (1°), rinforzato dal Battaglione Alpini “Saluzzo” e dal battaglione logistico “Taurinense”, opererà per un semestre nel rispetto della risoluzione ONU 1701, assicurando giorno dopo giorno il monitoraggio e il controllo della cessazione delle ostilità, garantendo il rispetto del cessate il fuoco mediante posti di controllo e di osservazione, attraverso pattugliamenti nell’area costiera a sud della città di Tiro e lungo la “blue line”.  Altrettanto importante sara’ – considerata la situazione sanitaria in atto – l’attività di supporto alla popolazione attraverso la Civil-Military Cooperation (CIMIC), con numerosi progetti da portare a termine nelle 22 municipalità che si trovano all’interno dell’Area di Operazione di Italbatt.

In 1600 online per il primo convegno Stelline sulle biblioteche

LE BIBLIOTECHE? STRUMENTO DI BENESSERE E GARANZIA DI UN WELFARE
CULTURALE. MA SERVE INVESTIRE DI PIÙ.

Conclusa la prima tappa del Convegno Stelline. Venerdì la tavola rotonda con un’analisi
parziale dei dati della ricerca sull’impatto delle biblioteche pubbliche nella vita dei
cittadini

Si è concluso  il primo appuntamento del Convegno Stelline, il
principale evento nazionale di formazione e incontro dedicato ai bibliotecari, giunto
quest’anno alla sua ventiseiesima edizione e per la prima volta in 4 tappe, invece che nella
tradizionale sede al Palazzo delle Stelline a Milano. La prima, a Torino, si è svolta
completamente online per ragioni sanitarie e con ottimi risultati anche in termini di
partecipazione: ai 28 eventi proposti in un giorno e mezzo di convegno, hanno partecipato
1.620 persone. 200, in media, le iscrizioni ad ognuna delle sessioni principali, 50 in media a
workshop ed eventi collaterali, con punte fino a più di 100. 115 gli iscritti alla sessione
principale del Convegno scuola.
“Sono appuntamenti utili a porre all’attenzione di tutti la necessità di un piano nazionale
condiviso sul ruolo fondamentale che le biblioteche di pubblica lettura possono interpretare
in questa fase di progettazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, ha asserito in
apertura l’Assessora alla cultura del Comune di Torino Francesca Paola Leon.
Una necessità sottolineata a più riprese da Rosa Maiello, Presidente Nazionale Associazione
Italiana Biblioteche, che ha anche evidenziato l’urgenza di una rivisitazione del “tessuto
legislativo, ad oggi molto sfrangiato, sul tema delle biblioteche, che non sono scrigni ma
organizzazioni. Vanno rafforzate le competenze professionali anche alla luce delle
trasformazioni digitali, investendo innanzitutto sul percorso di formazione dei bibliotecari”
Il convegno si era aperto nel pomeriggio di giovedì con il filosofo David Weinberger, uno dei
più autorevoli studiosi degli impatti di Internet sulla società, che aveva posto l’accento sul
ruolo sociale delle biblioteche nell’era dell’Intelligenza Artificiale. È seguito un
approfondimento sull’utilizzo delle piattaforme digitali e dei dati nello sviluppo di servizi
rivolti agli utenti delle biblioteche, a cui hanno preso parte MAURIZIO VIVARELLI (Università
di Torino), MARCO MELLIA (SmartData Politecnico di Torino), GINO RONCAGLIA (Università
Roma Tre), ROSSANA MORRIELLO (Servizio Programmazione Sviluppo e Qualità, Politecnico
di Torino), coordinati da STEFANO PARISE, Direttore Area Biblioteche del Comune di Milano.
La mattina di venerdì 26, coordinata da MASSIMO BELOTTI, presidente dell’Asssociazionei
Biblioteche oggi, è stata dedicata a tratteggiare gli scenari e le prospettive delle biblioteche
pubbliche, partendo dall’esperienza torinese (CECILIA COGNIGNI, Biblioteche civiche
torinesi), con una lettura di quanto abbia inciso e che cosa possa insegnare per il futuro la
lezione del Covid (LUCA DAL POZZOLO, Direttore dell’Osservatorio Culturale del Piemonte),
come modelli fondati su integrazione e sinergie possano contribuire a realizzare delle vere e
proprie piattaforme collaborative, non solo in senso tecnologico (ALESSANDRO BOLLO,
Direttore del Polo del ’900), e quale contributo sociale rappresenti la biblioteca come spazio
complesso, dove trovare non soltanto libri, periodici e giornali, ma anche quei supporti e
quelle attività che attorno alla produzione culturale gravitano, in forma analogica e/o
digitale (SERGIO PACE, Referente del Rettore per i Servizi bibliotecari, archivistici e museali,
Politecnico di Torino) e con gli interventi in video di ANNALISA CICERCHIA (Economista della
cultura ISTAT e co founder CCW) ed ENRICA PAGELLA (Direttrice Musei Reali-Torino).
LA BIBLIOTECA PER TE: RICERCA E TAVOLA ROTONDA
Nel pomeriggio di venerdì, la tavola rotonda La biblioteca per te: utenti, stakeholder,
decisori (e bibliotecari) a confronto, ha avuto al centro la ricerca “La biblioteca per te”, la
più vasta indagine realizzata in Italia – quasi 60.000 persone raggiunte da dicembre ad oggi –
sull’impatto e il valore delle biblioteche pubbliche orientata al benessere e alla qualità della
vita dei cittadini. Frutto di un lavoro di condivisione e confronto crossover tra mondo della
ricerca, biblioteche e territorio, l’indagine ha visto impegnati il Coordinamento della Rete
delle reti e la Commissione Nazionale Biblioteche Pubbliche dell’AIB, con la supervisione
scientifica di BIBLAB – Laboratorio di biblioteconomia sociale e ricerca applicata alle
biblioteche dell’Università La Sapienza di Roma.
L’obiettivo, approfondire l’uso dei servizi bibliotecari, il ruolo delle biblioteche, i benefici
ricercati dalle persone e l’impatto generato dalla loro frequentazione in termini di
benessere e qualità della vita, fornendo così al contempo, a tutti i portatori di interesse, un
quadro chiaro sul loro posizionamento e sulle opportunità che offrono ai territori.
Ne emerge – sono dati ancora parziali, l’indagine termina il 31 marzo – il profilo di un utente
medio tra i 35 e i 54 anni, donna, con un titolo di studio alto e quello della biblioteca come
un luogo prossimo, vicino, familiare che offre importanti possibilità e opportunità di
crescita culturale sia per se stessi sia per la propria famiglia.
Di fronte alla chiusura delle biblioteche per l’emergenza Covid-19, ciò che è mancato, infatti,
è la grande opportunità che esse offrono di leggere gratuitamente, di poter intercettare
nuovi stimoli ed essere guidati da professionisti nella scelta, di condividere una passione con
altre persone, quindi le relazioni sociali che la frequentazione dallo spazio della biblioteca
contribuisce a nutrire.
A questo fattore contribuisce fortemente la prossimità fisica della biblioteca : il 66% dei
partecipanti all’indagine dichiara di impiegare meno di 15 minuti di tempo per
raggiungere la propria biblioteca Questo dato, insieme all’importanza attribuita alla
biblioteca e al ruolo che le viene riconosciuto, alimenta più di una considerazione: quando le
biblioteche ci sono, infatti, vengono percepite come “prossime” sono apprezzate e ritenute
fondamentali dai cittadini. Da qui, la necessità di investire nelle zone più depresse , dove le
biblioteche non ci sono e non funzionano e l’importanza di un forte investimento nella
formazione dei bibliotecari, percepiti dalla maggior parte dei partecipanti alla ricerca come
interlocutori preparati a cui chiedere consigli e con i quali confrontarsi . “Questa ricerca è
solo la più recente fra le numerose iniziative con le quali le biblioteche, fin dal primo
lockdown, si sono mostrate vitali e proattive, nonostante la chiusura totale o parziale dei
propri spazi, con l’obiettivo di mantenere vivo e attivo il contatto con le proprie comunità di
riferimento”, ha commentato Chiara Faggiolani, professore associato di archivistica e
biblioteconomia presso il Dipartimento di Lettere e culture moderne dell’Università La
Sapienza, dove dirige il Laboratorio BIBLAB e curatrice del Report sui risultati parziali della
ricerca, realizzato per la tavola rotonda tenuta oggi a Torino, durante la prima tappa del
Convegno: La biblioteca per te: utenti, stakeholder, decisori (e bibliotecari) a confronto.
La somministrazione dei questionari terminerà il 31 marzo pv e l’analisi dei dati raccolti
verrà presentata a settembre a Milano, nel corso dell’ultima tappa del Convegno Stelline
2002
Alla tavola rotonda di commento ai risultati parziali della ricerca, coordinata da ENZO BORIO
del Comitato esecutivo nazionale AIB, hanno partecipato CHIARA FAGGIOLANI, Università
La Sapienza di Roma, CHIARA LANARI, responsabile segreteria Assessorato alla Cultura della
Regione Toscana, ROSA MAIELLO, Presidente Nazionale AIB, FRANCESCA NAVARRIA,
responsabile Settore Biblioteche della Regione Toscana, PAOLO RAMBELLI, Commissione
Cultura ACRI (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio spa), PAOLA PASSARELLI,
Direttore generale Biblioteche e Diritto d’autore, Mibact, ALDO PATRUNO, Direttore
Generale del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio
della Regione, VINCENZO SANTORO, Responsabile Cultura ANCI, MARINO SINIBALDI,
Presidente CEPELL, GIANNI STEFANINI, Coordinatore Rete delle Reti, VITTORIA POGGIO,
Assessore Cultura, Turismo, Commercio di Regione Piemonte.
Ne è emersa la necessità di un dialogo più serrato e proficuo tra Istituzioni e biblioteche per
mettere a punto un vero e proprio sistema di welfare culturale, che ha sempre visto
coinvolte le biblioteche, come presidi culturali sul territorio. Si tratta ora, hanno sottolineato
i partecipanti, di non dimenticare questo ruolo fondamentale delle biblioteche, che nel
Piano Nazionale di ripresa e resilienza rischiano di essere marginalizzate. “Nel piano
Nazionale si parla – hanno fatto notare Rosa Maiello e Gianni Stefanini – di istituire Case
dell’innovazione e della cultura digitale. Queste case esistono già da tempo, sono le
biblioteche”. Ma per svolgere appieno il proprio ruolo, è stato osservato a più voci, le
biblioteche hanno bisogno di essere dotate, tutte, di strumenti digitali, che venga garantita
la formazione ai bibliotecari, che venga stimolata l’innovazione dei processi oltre che dei
prodotti.
In parallelo al programma principale, venerdì 26 si svolto il Convegno Scuola, dedicato alle
attività e ai servizi delle Biblioteche scolastiche in Italia, con un focus sull’esperienza
torinese e la presentazione del nuovo Manifesto IFLA, con approfondimenti sulla situazione
delle Biblioteche scolastiche nel mondo come centro di promozione culturale. Collegati al
convegno anche alcuni workshop tematici che hanno offerto occasioni di formazione agli
insegnanti sull’organizzazione di attività didattiche in biblioteca, l’educazione, il sapere
libero nella biblioteca scolastica, alla biblioteca digitale.
I prossimi appuntamenti: Napoli (22-23 aprile), Firenze (giugno), e il tradizionale
appuntamento di Milano al Palazzo delle Stelline, a fine settembre, a chiudere il percorso.

Arresti, Siulp: “la polizia deve adempiere sempre al proprio dovere”

Riceviamo e pubblichiamo la dichiarazione del Segretario Generale del Siulp di Torino Eugenio Bravo a proposito delle considerazioni dei magistrati area DG sulle forze dell’ordine in relazione ai troppi arresti derivanti dallo spaccio di droga, resistenza a pubblico ufficiale e reati minori.

Purtroppo, piaccia o non piaccia, le forze dell’ordine devono adempiere in modo esemplare al
loro dovere, che riguarda il perseguire i reati a prescindere dalla loro gravità. Alla luce di questo
dato assodato poiché la sicurezza dei cittadini, il contrasto alle attività illegali, tra le quali rientrano
sicuramente le attività antidroga con il contrasto allo spaccio che imperversa nella nostra città e
che non può considerarsi un reato minore, diventa impossibile per i poliziotti decidere
arbitrariamente quale tipologia di reati sia meglio perseguire.

Inoltre, se per i servizi antidroga la pianificazione e la meticolosa organizzazione risulta più
fattuale, molto più complesso è agire preventivamente in modo programmato su reati
estemporanei come le rapine e i furti. Tra l’altro la presenza nel territorio di circa 20 pattuglie a
turno, garantite con grandi sacrifici da parte di molti uffici di polizia che hanno dovuto ridurre
drasticamente il loro personale, e l’impiego degli RPC, è significativa sull’importante attività di
prevenzione che viene svolta.

Siamo assolutamente d’accordo sulle osservazioni dei magistrati di DG circa l’esagerato
accumulo di pratiche giudiziarie concernenti anche reati minori che, per questa ragione,
richiederebbero un reale aumento di organico anche per gli uffici giudiziari.

Poiché i servizi di polizia sono organizzati per contrastare l’attività criminale e garantire la
sicurezza dei cittadini, l’unica soluzione per evitare i continuativi arresti delle forze dell’ordine è
la depenalizzazione dei reati minori che, tuttavia, per quanto concerne lo spaccio di droga o la
resistenza a pubblico ufficiale sarebbero per il Siulp una scelta sconsiderata.

E proprio sugli arresti per resistenza rappresentati giornalisticamente come reati più o meno
discutibili, il Siulp di Torino si permette di rammentare il dato allarmante che ci ricorda come, in
Italia, ogni tre ore viene aggredito e ferito un appartenente alle forze dell’ordine che
rappresentano di certo, si spera, istituzioni che non possono essere considerate “minori…”; alla
luce di questo dato gli arresti per resistenza, per quanto ci riguarda, continua Eugenio Bravo, non
sono banali attività operative limitative della libertà delle persone, ma una inevitabile scelta
operativa dettata dalla necessità di assicurare alla giustizia una persona violenta che reagisce
contro i legittimi rappresentanti dello Stato.

In conclusione, il Segretario del Siulp della provincia torinese, ribadisce l’importanza di percorrere
la strada della deterrenza reale e non solo quella codificata della consumazione dei reati,
realizzabile solo attraverso la certezza di pene esemplari anche nei confronti di reati come lo
spaccio di droga e resistenza a pubblico ufficiale; pene che scoraggino i criminali a distribuire la
morte e ad aggredire violentemente ed impunemente le forze dell’ordine.

Motociclista muore nello scontro con auto

Incidente mortale nel  pomeriggio sulla statale Asti-Chivasso nei pressi di  di Sessant (Asti)

Si è verificato un frontale con un’auto, nel quale  un centauro è finito in un fosso dal quale è stato  estratto dai vigili del fuoco. Trasferito in codice rosso all’ospedale di Asti, è morto al pronto soccorso.

Torino, folla in centro nell’ultima domenica prima dell’ingresso in zona arancione

Nell’ultima domenica in zona gialla, complice anche la splendida giornata di sole con temperature intorno ai 15 gradi, migliaia di persone  si sono riversate nel centro cittadino

Molto affollati anche i parchi, i portici  e le piazze come  Piazza castello e Piazza Vittorio Veneto.

Qui sono stati effettuati controlli all’ingresso del mercato florovivaistico all’ingresso del quale  si sono formate lunghe code.

Presi d’assalto i bar e strapieni i dehors per gli ultimi aperitivi prima delle chiusure obbligate.

 

I vaccinati in Piemonte sono oltre 392 mila

9.782 VACCINATI CONTRO IL COVID OGGI IN PIEMONTE,

COMPRESI 6.514 ULTRAOTTANTENNI.

IL TOTALE È 392.228 (81,7% DELLE 480.150 DOSI DISPONIBILI)

Sono 9.782, tra cui 6.514 ultraottantenni, le persone che hanno ricevuto il vaccino contro il Covid comunicate oggi all’Unità di Crisi della Regione Piemonte (dato delle ore 17.35). A 240 è stata somministrata la seconda dose.

Dall’inizio della campagna si è quindi proceduto all’inoculazione di 392.228 dosi (delle quali 138.124 come seconda), corrispondenti all’81,7% delle 480.150 finora disponibili per il Piemonte.

Donna rischia di affogare nel Po per salvare il cane

Nei giorni scorsi all’interno del Parco del Meisino, la Polizia Municipale e i Vigili del Fuoco hanno tratto in salvo dalle acque del fiume Po una donna e il suo cane.

I due stavano passeggiando sul prato adiacente il fiume, quando a un tratto il cane, un Setter Irlandese di pelo fulvo, è scivolato in acqua. La donna, nel tentativo di soccorrere l’amico a quattro zampe è stata anch’essa trasportata dalla corrente del Po.

Un’amica della donna, non appena avvertita la gravità della situazione, ha immediatamente allertato i soccorsi e in pochi minuti sono arrivati sul posto gli uomini della Polizia Municipale, i Vigili del fuoco e l’Ambulanza della Croce Verde.

Grazie alla tempestività con la quale l’elicottero dei Vigili del Fuoco ha sorvolato la zona, si è evitato il peggio e sia la donna che l’animale sono stati subito individuati. Entrambi sono stati poi soccorsi da terra. Uno alla volta, prima la donna e successivamente il quadrupede, sono stati riportati in salvo sulla riva del fiume, in prossimità di via Nietzsche.

La donna, una quarantaduenne di nazionalità italiana, è stata trasportata in codice giallo all’Ospedale San Giovanni Bosco per accertamenti medici mentre il cane, anch’esso in buone condizioni salute, è stato affidato all’amica della donna che aveva dato l’allarme.

Via Reiss Romoli 122 sommersa dai rifiuti

 

Da area industriale e commerciale a discarica a cielo aperto: l’Amministrazione Appendino è assente, gli imprenditori della zona hanno posizionato di tasca propria telecamere di sicurezza. Senza esito le segnalazioni tramite app Junker da parte dei residenti di quest’area di Torino nord: chiediamo fototrappole, interventi di pulizia e misure efficaci, domani la mia interpellanza in Consiglio Comunale.
Sempre più simili a una discarica a cielo aperto: sono gli interni del civico 122 di via Reiss Romoli (Torino nord), dove hanno sede diverse imprese e attività commerciali. Dipendenti e clienti si trovano quotidianamente a dover evitare, nel loro passaggio, rifiuti di ogni tipo. Pare che i titolari di alcune delle aziende, dopo varie segnalazioni senza esito all’Assessorato, abbiamo provveduto di tasca propria a installare impianti di sorveglianza come elemento di deterrenza. Senza esito anche le numerose segnalazioni effettuate dai cittadini tramite la app Junker. La scarsa illuminazione (diversi sono i lampioni non funzionanti) peggiora la situazione. Chiediamo alla Giunta l’installazione di fototrappole per identificare i responsabili degli abbandoni non autorizzati e per risolvere il problema. Domani la discussione in Consiglio Comunale della mia interpellanza sul tema: mi aspetto risposte relative ai progetti dell’Amministrazione sull’area. Chiederò, inoltre, un intervento straordinario di pulizia.
Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

A Chieri campanile illuminato di verde per la «Giornata delle malattie rare»

Chieri aderisce alla campagna #UNIAMOleforze e illumina di verde il campanile di San Giorgio

 

Domenica 28 febbraio ricorre la «Giornata delle malattie rare», una data significativa dal momento che in Italia sono circa 2 milioni le persone colpite da queste patologie, e una su cinque è un bambino.

Anche il Comune di Chieri aderisce alla campagna lanciata da UNIAMO (Federazione delle Associazioni di Persone con Malattie Rare d’Italia), illuminando di verde il campanile di San Giorgio nella giornata di domenica 28 febbraio. «Chieri è la 5° città del Piemonte ad aderire all’iniziativa di Uniamo-commenta il Sindaco Alessandro SICCHIERO-e illuminando il campanile di San Giorgio vogliamo anche noi contribuire ad ‘accendere la luce’ sulle malattie rare».

Comitato Vittime Rsa, documentazione consegnata in Prefettura

La Fondazione promozione sociale onlus, animatrice del Comitato vittime nelle Rsa, e il Csa – Coordinamento sanità e assistenza tra i movimenti di base al quale aderiscono venti associazioni e organizzazioni che operano per la promozione e la tutela dei malati cronici non autosufficienti e delle persone con disabilità/autismo con limitata o nulla autonomia, hanno consegnato nei giorni scorsi  al Prefetto di Torino le proprie istanze in merito al sistema di presa in carico di malati e persone con disabilità non autosufficienti, anche in relazione alla redazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (cosiddetto Recovery Plan o #Next Generation Eu).

Le organizzazioni hanno chiesto formalmente al Prefetto di inviare al Governo le osservazioni consegnate, nelle quali è sottolineato che la pandemia ancora in corso ha dimostrato che il sistema di presa in carico dei più deboli fra i malati e le persone con disabilità non risponde alle loro esigenze di tutela della salute e ha subito – specie negli ultimi anni – tagli nel riconoscimento di diritti e delle risorse collegate, non accettabili. Nemmeno risponde alle loro esigenze di relazione – esigenze che sono come e anche più di quelle degli altri cittadini – l’attuale loro confinamento nelle strutture (per motivi di scarico di responsabilità, più che per precauzioni cliniche) oppure a casa (è il caso delle tantissime persone con disabilità lasciate illegittimamente senza le prestazioni dei servizi sanitari e socio-sanitari di cui sono titolari).

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è l’occasione per una inversione di rotta decisiva, a condizione che le risorse ad esso connesse siano orientate all’intervento sul fronte della riforma dei servizi territoriali e residenziali, così come all’istituzione di un sistema di cure domiciliari che non si limiti a sporadici passaggi di medici o infermieri (nell’ordine di qualche ora all’anno), ma costituisca una vera presa in carico sanitaria del malato nel suo contesto di vita. Oggi – stando alle bozze di Piano che sono circolate e al programma di azioni preannunciato al Parlamento dal Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi – non è così.

Da qui l’inquietudine delle organizzazioni, il pericolo ravvisato che la strage del Covid19 venga dimenticata, l’urgenza di far pervenire al Governo le proposte di intervento.

Le associazioni hanno consegnato al Prefetto i documenti, già inviati al Presidente del Consiglio e al Ministro della salute,  che riassumono le azioni indispensabili per affrontare il problema delle visite, della messa in sicurezza dei luoghi di cura, della priorità delle prestazioni domiciliari per chi è a casa ed ha necessità di un assegno di cura.

«Sosteniamo che oltre ad un obbligo giuridico di fornire le cure adeguate ai malati sancito dalla Costituzione e della legge istitutiva del Servizio sanitario, vi sia un debito morale del Paese nei confronti di quanti sono in tali condizioni, che va onorato subito – ha spiegato Maria Grazia Breda, Presidente della Fondazione promozione sociale – con la previsione di interventi innovativi e radicali che rispondano veramente alle esigenze dei pazienti nella gestione delle cure di lungo termine (LTC) e delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie erogate nelle strutture residenziali previste dai Livelli essenziali delle prestazioni (Lea)».

Per Vincenzo Bozza, presidente dell’UTIM – Unione per la tutela delle persone con disabilità intellettiva «le prestazioni Lea – servizi residenziali, comunità alloggio, centri diurni, cure domiciliari – non possono subire riduzioni. Le famiglie sono allo stremo, per questo abbiamo avviato una causa pilota per la riapertura completa dei Centri diurni: alle istituzioni spetta trovare gli spazi per i servizi, se quelli attuali non sono adeguati e nel frattempo garantire quanto meno le prestazioni domiciliari necessarie».

Le istanze riguardano:

–       La priorità nella somministrazione dei vaccini anti Covid per malati non autosufficienti e loro parenti, con l’obiettivo di riaprire alle visite in piena sicurezza e pur con tutte le tutele del caso;

–       L’inserimento nelle azioni di sviluppo dei servizi territoriali delle prestazioni sanitarie domiciliari di lungo termine (LTC): potenziamento dell’ospedalizzazione a domicilio e dell’Adi, con il riconoscimento – come Lea – di un contributo economico universalistico con oneri a carico del Servizio sanitario, così come già previsto in ambito Lea per i ricoveri convenzionati in Rsa;

–       Il riconoscimento delle Rsa accreditate come parte integrante della filiera delle strutture sanitarie del Servizio sanitario;

–       Una nuova programmazione di ospedali di territorio polifunzionali che non si fermi agli ospedali di comunità e al loro modello di ospedali «a tempo», senza collegamento con il sistema di continuità della presa in carico dei pazienti non autosufficienti;

–       L’avvio per le persone con disabilità intellettiva e/o autismo di un percorso innovativo di riconversione delle strutture residenziali e semiresidenziali socio-sanitarie, affinché siano previsti sin d’ora spazi per assicurare percorsi separati all’interno dei locali in caso di infezioni e/o epidemie, in modo da assicurare lo svolgimento regolare delle loro attività a pieno regime, anche in caso di epidemie.