I tecnici di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS) e del Comune di Trofarello hanno effettuato una ricognizione nell’area individuata per la possibile realizzazione di un impianto fotovoltaico a servizio del sistema ferroviario nazionale.
L’incontro si è svolto in un clima di piena collaborazione istituzionale e ha permesso di verificare sul campo le caratteristiche dell’area, anche alla luce delle osservazioni formulate dall’amministrazione locale.
L’impianto si estenderà su una superficie compresa tra i 10 e i 15 ettari (non di 90 ettari come è emerso nei giorni scorsi su alcuni organi di stampa) e verrà individuata all’interno della più ampia zona oggetto delle ricognizioni tecniche preliminari. Ricognizioni svolte proprio per selezionare le aree di minor pregio e quelle abbandonate, anche tenendo conto delle indicazioni del Comune di Trofarello, con cui il confronto proseguirà nei prossimi mesi in spirito collaborativo, di trasparenza e attenzione al territorio.
Il progetto fotovoltaico rientra nel percorso di transizione energetica del Gruppo FS e contribuirà a:
- produrre energia rinnovabile a minor costo, a beneficio delle imprese ferroviarie e, indirettamente, dei cittadini che usufruiscono del servizio di trasporto;
- aumentare la resilienza della rete ferroviaria, grazie all’approvvigionamento energetico locale;
- migliorare la sostenibilità ambientale del trasporto ferroviario, riducendo l’impronta carbonica del settore.
Fu il governo Monti a bloccare il ponte sullo stretto di Messina che ora ha trovato nell’attuale governo chi intende riprendere il lavoro erroneamente interrotto. Queste polemiche sul ponte di Messina che si trascinano da tanti anni, rivelano una visione provinciale che condanna il Sud e la Sicilia a rimanere indietro ed isolata, sarebbe proprio il caso di dire. Sono stato ad Istanbul e i due ponti che collegano le sponde del Bosforo, opera di un’impresa italiana, sono elementi essenziali della vita della grande metropoli che lega Occidente e Oriente. In Turchia erano tanto più avanti di noi. Bloccare tutto perché potrebbe esserci la mafia ad approfittarne è un ragionamento obsoleto che offende in primis i siciliani. Non parliamo degli ambientalisti che vedono nel ponte colate di cemento destinate a distruggere la natura. Il cemento della speculazione edilizia può essere a volte delittuoso, ma il cemento per un’opera pubblica ciclopica come un ponte è cosa indispensabile. E’ persino un’ovvietà. Ci possono anche essere alcune obiezioni legittime perchè le aree sismiche interessate devono prevedere la massima cautela, come ci dimostra l’esperienza giapponese. Ma essere per principio contrari alle grandi opere è cosa non accettabile che ha gravemente penalizzato l’Italia in generale. C’è stato chi ha definito l’impresa del ponte “un vecchio modo predatorio di concepire il mondo“ . Il vecchio, insostenibile modo di bloccare tutto, ululando alla luna, ha ridotto l’Italia a non essere più da tempo al passo con la modernità. La decrescita felice deve finire una volta per tutte. Cominciamo dal ponte, ben sapendo che l’arretratezza italiana non è solo a Villa San Giovanni e a Messina.