Coronavirus- Pagina 61

Al via il progetto di telemedicina “Vicini di salute”

Philips e Pfizer di nuovo insieme  per i pazienti cronici al tempo del Covid-19

In principio, per la gente, fu Coronavirus poi, a forza di parlarne, ha preso anche il cognome Covid e 19 (che sta per 2019) è diventato il soprannome. Vale a dire il suo anno di nascita o, meglio ancora di rinascita, perchè Covid muore e risorge diverso e più pericoloso di prima.

Covid porterà ad un nuovo approccio culturale e persino a bufale intorno ad esso, come quella che la tecnologia 5G dissemina Covid e fa venire il tumore!
Coranavirus è un disastro, non solo per la salute, ma anche per l’economia, ma sembra un ossimoro, qualche cosa di buono lo ha portato.Vale a dire una tregua per l’ambiente, l’unica che ne abbia beneficiato, almeno per il momento.

In questo nuovo modo di approcciare le esigenze della la vita scaturite dal virus è partita eHealth a cura di Philips e Pfizer, in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano, il progetto di telemedicina“Vicini di salute”, slogan che tanto ricorda un progetto per stare vicini alla gente “un pò più vicini”.

Semplicemente un punto d’ascolto per stare più vicino alle persone che hanno bisogno di una parola, di conforto, di supporto psicologico e di consiglio oppure semplicemente sapere, in tempi rapidi, se una notizia è vera oppure falsa. In questa corsa verso la conoscenza e del sapere come va la salute si inserisce questa iniziativa che sfrutta le tecnologie per fornire assistenza con un sostegno alla continuità assistenziale per i pazienti cronici e oncologici in un momento di forte pressione per le strutture sanitarie italiane.

Nel progetto sono coinvolti circa 300 pazienti e 6 strutture ospedaliere: USL Toscana Centro per i pazienti affetti da fibrillazione atriale, l’Azienda Ospedaliero Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino e il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma per il tumore alla mammella, l’Ospedale San Martino di Genova e l’Azienda Ospedaliero Universitaria Federico II Napoli per l’acromegalia e l’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma per la colite ulcerosa e l’artrite reumatoide i cui farmaci sono stati individuati nel tentativo di cura per il coronavirus.

A due mesi dall’avvio del progetto, resi noti i risultati preliminari: ingaggio positivo dei pazienti verso l’utilizzo del sistema con accessi in circa il 40% dei giorni e un’aderenza alle terapie pari al 95%.

Philips e Pfizer confermano il loro impegno nell’innovazione al servizio della salute, unendo le loro expertise rispettivamente in termini di innovazione tecnologica nel settore della salute e di know-how sulle patologie, per attivare per il secondo biennio consecutivo, il progetto “Vicini di Salute”, avviato nel 2018 utilizzando tecnologie innovative di telemedicina per supportare in maniera continuativa il paziente lungo tutto il percorso di cura.

“Le soluzioni di tele-assistenza e monitoraggio da remoto si stanno dimostrando lo strumento più evoluto ed efficace per consentire l’apertura di nuove opportunità verso sistemi sanitari sostenibili ed efficienti: lo evidenziavano lo scorso anno i risultati ottenuti dal progetto Vicini di Salute, lo impone oggi l’emergenza internazionale che siamo chiamati ad affrontare”, afferma Simona Comandè, General Manager di Philips Italia, Israele e Grecia.

La sintesi del progetto: basato sulla condivisione di informazioni e dati tra medico e paziente attraverso un dispositivo digitale, il programma di teleassistenza Philips-Pfizer permette ai pazienti di essere costantemente collegati con il medico e ricevere avvisi e promemoria rispetto all’aderenza alla terapia e al follow-up, alle richieste di monitoraggio dei parametri vitali, oltre a messaggi motivazionali.

Il medico è così in grado di avere sotto controllo le condizioni del paziente e può intervenire in caso di necessità, ma di pari passo c’è la responsabilizzazione del paziente che, grazie all’utilizzo di tecnologie innovative e integrate, migliora la propria esperienza di cura grazie alla vicinanza costante con il medico e a un maggior coinvolgimento nel proprio percorso di gestione della malattia.
Siamo lontani dal motto latino “Medice cura te ipse ( medico cura te stesso), ma ci siamo vicini!

Tommaso Lo Russo

Piemonte, riapertura dopo il confronto con il Ministero della Salute

Nei prossimi giorni le decisioni 

Il presidente della Regione Alberto Cirio e la giunta regionale  valuteranno la scelta delle date per la riapertura delle attività economiche ” dopo il confronto con il ministero della Salute nei prossimi giorni, alla luce dei dati del monitoraggio, in base ai quali  verranno stabilite le linee guida per la riapertura e le  regole per il Piemonte”.

Questo quanto ha detto la portavoce del governatore del Piemonte, nella videoconferenza  sull’andamento del contagio e delle iniziative della Regione in campo sanitario e terapeutico.

Ha dichiarato ieri il Professor Paolo Vineis, epidemiologo, consulente della Regione Piemonte:

«L’aggiornamento sugli indicatori giornalieri, l’andamento della curva epidemica, di R0 giornaliero a livello regionale e provinciale, e tutti i parametri che monitoriamo quotidianamente evidenziano che il Piemonte sta gradualmente uscendo dalla fase critica. In questo momento R0 è a 0,5, un livello migliore di altre regioni. I nostri indicatori oggi sono anche più dettagliati di quelli previsti dal Ministero della Salute. Ora stiamo mettendo a punto metodi per il riconoscimento precoce dei focolai. Fondamentale il tracciamento dei contatti».

I guariti sono oltre 9000. Ancora 28 morti e 113 contagiati

Il bollettino della Regione delle ore 17 di martedì 12 maggio

9.003 PAZIENTI GUARITI E 3.274 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 9.003 (+272 rispetto a ieri): 635 (+0) in provincia di Alessandria, 380 (+16) in provincia di Asti, 472 (+18) in provincia di Biella, 958 (+9) in provincia di Cuneo, 806 (+33) in provincia di Novara, 4.771 (+46) in provincia di Torino, 401 (+11) in provincia di Vercelli, 499 (+38) nel Verbano-Cusio-Ossola, 81 (+1) provenienti da altre regioni.

Altri 3.274 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.428

Sono 28 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 4 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di Crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.428 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 602 Alessandria, 204 Asti, 167 Biella, 300 Cuneo, 295 Novara, 1.536 Torino, 171 Vercelli, 120 Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 28.889 (+113 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.744 in provincia di Alessandria, 1.690 in provincia di Asti, 1.016 in provincia di Biella, 2.649 in provincia di Cuneo, 2.494 in provincia di Novara, 14.631 in provincia di Torino, 1.205 in provincia di Vercelli, 1.097 nel Verbano-Cusio-Ossola, 254 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 109 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 136 (+1 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.900 (-121 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 11.148.

I tamponi diagnostici finora processati sono 218.071, di cui 120.333 risultati negativi.

Coronavirus, in Piemonte riorganizzazione territoriale e protocolli di cura con il plasma

«Il Piemonte si prepara al graduale ritorno alla normalità, con un monitoraggio attento e puntuale di tutti gli indicatori previsti, con il potenziamento della medicina territoriale che oggi è in grado di tracciare i contatti e individuare i casi con tempestività, la programmazione dell’attività degli ospedali nel medio-periodo, il rafforzamento della diagnostica e della rete dei laboratori e con la fondata prospettiva che i nuovi protocolli farmacologici e le cure al plasma possano rappresentare una risposta terapeutica efficace ed utile per i malati».

Così l’assessore alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, in apertura della conferenza stampa convocata per fare il punto della situazione dopo la prima settimana di allentamento delle misure restrittive.

CONTROLLO DELLA CURVA EPIDEMICA E MEDICINA TERRITORIALE

Professor Ferruccio Fazio, coordinatore Gruppo di lavoro sulla Medicina territoriale

Il gruppo di lavoro coordinato dal professor Ferruccio Fazio ha messo a punto un dettagliato sistema di identificazione e tracciamento attivo dei contatti che vede coinvolti tutta una serie di soggetti: dalle Unità speciali di Continuità assistenziale (USCA), ai medici di medicina generale, ai sindaci dei Comuni, ai medici di pronto soccorso, al 118, ai Servizi di Igiene e Sanità pubblica, il cui obiettivo è identificare i casi che si presentano sul territorio.

“Qualora i casi siano sospetti, inizia il tracciamento attivo dei contatti e contenimento. L’indagine epidemiologica, entro 24 ore dalla segnalazione, prevede l’identificazione dei contatti stretti, con percorsi differenziati per i conviventi e i non conviventi.”

Professor Paolo Vineis, epidemiologo, consulente della Regione Piemonte

«L’aggiornamento sugli indicatori giornalieri, l’andamento della curva epidemica, di R0 giornaliero a livello regionale e provinciale, e tutti i parametri che monitoriamo quotidianamente evidenziano che il Piemonte sta gradualmente uscendo dalla fase critica. In questo momento R0 è a 0,5, un livello migliore di altre regioni. I nostri indicatori oggi sono anche più dettagliati di quelli previsti dal Ministero della Salute. Ora stiamo mettendo a punto metodi per il riconoscimento precoce dei focolai. Fondamentale il tracciamento dei contatti».

POTENZIAMENTO DIAGNOSTICA E RETE LABORATORI

Assessore Matteo Marnati

«Nel corso delle prime 10 settimane dell’epidemia siamo passati da 0 a 40.000 test molecolari Covid 19. La produttività massima teorica realizzabile è di circa 9.000 tamponi al giorno. Lavoriamo per la messa in rete e potenziamento dei laboratori che sono passati dai 2 iniziali a 21».

Previste nuove linee diagnostiche e attivazione di 2 nuovi laboratori nell’Asl Alessandria. Assunzione di nuovo personale in grado di estendere l’attività diagnostica h24, attivazione di 3 nuovi centri dedicati a Biella, Novara (in collaborazione con UPO) e La Loggia che diventerà il primo centro virologico ambientale regionale (in collaborazione con Arpa). Estensione del coinvolgimento dei laboratori privati, anche fuori regione.

FASE 2 IN OSPEDALE E RIMODULAZIONE DELLA RETE

Dottor Gian Alfonso Cibinel, coordinatore Area Dea Unità di Crisi

“I posti letto in terapia intensiva sono passati dai 287 del 27 febbraio ai 586 del 31 marzo. I posti letto in terapia sub-intensiva sono passati da 172 a 517. I ricoverati in terapia intensiva dopo aver raggiunto il picco di 450 persone a fine marzo, sono regolarmente scesi per raggiungere i 135 di ieri. In calo anche i ricoveri ospedalieri.”

Il piano per la fase 2 prevede: il riavvio delle attività ordinarie, diagnostica e visite ambulatoriali, con mantenimento delle prioritarie (classi U e B), la ripresa delle attività programmate a partire dai prenotati della fase1 che saranno contattati dalle Aziende sanitarie, la chirurgia elettiva programmata, l’uscita dallo status Covid e la risposta ad eventuale ripresa dell’emergenza Covid.

Dottor Giovanni Monchiero, coordinatore Gruppo riorganizzazione ospedaliera

“Entro 30 giorni sarà pronto il piano di rafforzamento della rete ospedaliera che terrà conto del Decreto in fase di emanazione da parte del Governo. Ci sarà un aumento dei posti letto, anche in terapia intensiva, che di fatto il Piemonte ha già attuato nella fase più acuta dell’emergenza.”

Fondamentale rimodulare la rete degli ospedali sul territorio, anche sulla base dei parametri di disponibilità eventuale previsti dalla normativa. Essenzialmente, ha anticipato, si tratterà di riconvertire strutture già presenti che negli ultimi anni sono state dismesse.

LE CURE CON IL PLASMA

Anna Maria Bordiga (Città della Salute di Torino), Gennaro Mascaro (AOU Novara) e Massimo Milan (Asl Città di Torino)

La cura con il plasma delle persone guarite dall’infezione da Sars-Cov-2, sperimentata all’Ospedale  di Novara dal 15 aprile, ha già dato importanti risultati: il plasma prelevato dal primo donatore e trasfuso a una persona che era in terapia intensiva ha funzionato fin dalla prima trasfusione e il paziente è potuto uscire dalla Rianimazione. La sperimentazione, seguendo un protocollo pensato al policlinico ‘San Matteo’ di Pavia, è stata avviata dal Servizio di medicina trasfusionale, diretto dal dottor Gennaro Mascaro, con la collaborazione della Direzione medica (in particolare il dott. Philippe Caimmi) e la Struttura di anestesia e rianimazione diretta dal professor Francesco Della Corte.

Al momento sono otto i guariti che hanno donato il loro plasma, che sarà utilizzato in altrettanti pazienti che dimostreranno compatibilità. A Novara si aggiungono ora gli studi e le sperimentazioni della Città della Salute e della Scienza di Torino, con il servizio di immunoematologia diretto dalla dottoressa Bordiga che coinvolge anche altre Aziende presenti sul territorio.

L’obiettivo dello studio di 18 mesi è valutare se l’infusione di plasma contenente anticorpi neutralizzanti anti SARS- Cov-2 o di plasma proveniente da donatori non venuti in contatto con Sars- Cov-2, in aggiunta al trattamento standard, sia più efficace del solo trattamento standard sul risultato di pazienti affetti da Covid-19, con recente sviluppo di insufficienza respiratoria acuta che necessita di supporto ventilatorio. Il protocollo prenderà avvio a Torino dal 1° giugno su un campione di pazienti selezionati in base alla loro compatibilità clinica.

Videoconferenza visibile sul sito della Regione Piemonte

https://www.facebook.com/regione.piemonte.official/

 

Mascherine illegali: scoperto giro d’affari per oltre 5 milioni di euro

 Sequestrati anche i medicinali arrivati in “aiuto” dalla Cina, nascosti in un magazzino di una società Alessandrina. Sequestrate oltre 40 carte di credito utilizzate per le attività illegali.

Dovevano servire per aiutare la popolazione italiana durante l’emergenza Coronavirus. Invece, centinaia di Medicinali arrivati dalla Cina erano nascosti nei magazzini di una società piemontese.

È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Torino al termine di un’operazione che ha portato alla denuncia di due persone e al sequestro di migliaia tra mascherine e medicinali.

Una vera e propria “montagna” di dispositivi medici non conformi tutti importati illecitamente e successivamente commercializzati in tutta Italia.

La base a Torino, nel quartiere di Porta Palazzo, dove aveva sede la società per azioni, amministrata da un cittadino cinese cinquantacinquenne, Z.Y. le sue iniziali residente nel capoluogo piemontese, dominus del sistema truffaldino. La sua società si ramificava su buona parte del territorio nazionale grazie anche alle quattro unità locali di Novi Ligure (AL), Cessalto (TV), Rozzano (MI) e Rignano sull’Arno (FI), tutte da poco perquisite dai Finanzieri.

Due gli imprenditori cinesi denunciati dai Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego Torino che hanno condotto le indagini coordinati dalla locale Procura della Repubblica.  I due, in concorso tra loro, hanno introdotto illecitamente in Italia containers di mascherine protettive (tipo FFP2 e/o chirurgiche) approfittando della situazione emergenziale connessa alla diffusione dell’epidemia da COVID 19.

Ed è proprio nei magazzini della società di Novi Ligure, nell’Alessandrino, che i Finanzieri hanno scoperto come dietro la rivendita di capi d’abbigliamento di lusso acquistati all’Outlet di Serravalle Scrivia (AL), si celava un deposito, all’interno del quale venivano occultate le mascherine importate illegalmente.

Qua, oltre ai dispositivi medici, 130.000 mascherine, sono state rinvenute una quarantina di carte di credito, “Gold” e “Platinum”, di diversi istituti di credito, carte queste ultime, utilizzate per l’attività illegale.

L’aspetto più grave della vicenda il ritrovamento, sempre presso la società alessandrina, gestita da P.C., trentaduenne residente a Novi Ligure, di centinaia di confezioni di medicinali utili al contrasto della diffusione epidemiologica; tutti i farmaci erano destinati alla popolazione italiana nell’ambito del progetto “Anti-Epidemic Supplies from Zhejiang to Italy”.

Sono ancora in corso le indagini dei Finanzieri per rintracciare l’amministratore dell’azienda torinese che frettolosamente ha fatto perdere le proprie tracce rifugiandosi in Cina ma anche per accertare le cause per le quali il materiale si trovasse nascosto nel magazzino dei “contrabbandieri” e non messo a disposizione dei servizi assistenziali italiani ai quali erano in origine destinati.

Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego di Torino hanno appurato un giro d’affari illegale di oltre 5.000.000 di euro: in tre mesi poche fatture d’acquisto ed un “fiume” di fatture di vendita, questo è il quadro d’insieme che le indagini hanno tristemente cristallizzato e che hanno “foraggiato” sistemi speculativi.

Lo “score” dell’operazione è di rilievo, soprattutto perché, oltre ad evitare che il flusso commerciale finale fosse dirottato su speculatori economici, l’enorme quantitativo di “mascherine”, circa 600.000, sarà destinato, grazie ai provvedimenti di requisizione del delegato dal Commissario per l’Emergenza Covid-19 sul territorio piemontese, agli Enti pubblici e/o assistenziali maggiormente in crisi in questo momento.

Le indagini sono ancora in corso e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Torino si raccomanda di porre la massima attenzione nell’acquisto dei dispositivi di protezione individuale; in questi giorni numerose aziende italiane hanno avviato delle produzioni lecite a prezzi concorrenziali che potranno garantire loro una ripartenza per il post emergenza.

 

(foto archivio)

Quando il macellaio è un amico

In tempo di crisi economica registriamo una valida iniziativa promossa dall’Associazione provinciale macellai di Torino e Ascom, con il supporto delle istituzioni locali e di alcune aziende 

A soli 5 euro 4 hamburger da un etto, due etti di prosciutto cotto, mezzo chilo di pasta, un barattolo di pelati, alle condizioni indicate nella locandina che vedete pubblicata.

“Il ruolo del macellaio – commenta il vicepresidente dell’associazione Pier Carlo Barberis – non è solo quello di commerciante. In particolare in questi momenti difficili la nostra professione diventa ancor di più servizio per il cliente”

 

Mascherine, la Regione: “Consegnato il 50 per cento del totale a Torino. Distribuzione in corso”

Prosegue la distribuzione delle mascherine della Regione Piemonte a tutti i Comuni piemontesi. Si è completata – scrive la Regione in una nota – la fornitura di tutti i comuni sotto i 3000 abitanti, mentre agli altri è stata consegnata una prima tranche.

In particolare, per quanto riguarda Torino, è stato consegnato il 50% delle mascherine previste condividendo con l’amministrazione comunale l’opportunità di non ingolfare la macchina distributiva ma di procedere con gradualità. Fin dall’inizio è stato infatti ritenuto opportuno non temporeggiare aspettando la produzione complessiva dei 5 milioni di dispositivi, ma si è scelto di procedere con tranches di consegne successive man mano che erano pronte.

A domenica 10 maggio, è stata coperta la metà del fabbisogno cittadino. Rispetto al timing iniziale si registra uno scarto di due giorni, dovuto alla tempistica di produzione. «Il dialogo tra la Regione Piemonte e il Comune di Torino è sempre stato costante sul tema mascherine – sottolinea l’assessore alla Protezione civile della Regione Piemonte Marco Gabusi – la collaborazione si è rivelata proficua ed in queste ultime settimane condivideremo anche gli ulteriori passaggi relativi al completamento delle consegne. La scelta di distribuzione capillare comporta maggiori oneri e dilazioni temporali, ma è certamente la più precisa. Ricordiamo che le mascherine “sociali” sono gratuite e utilizzabili più volte seguendo le istruzioni allegate ad ogni pezzo».

Torino, 67 detenuti positivi al covid 19

La relazione della vicesindaca Schellino in Sala Rossa / Il Consiglio comunale ha discusso nella seduta di ieri pomeriggio l’interpellanza generale sul tema della gestione della pandemia negli istituti penali cittadini; la questione è stata posta da tredici consiglieri comunali di minoranza (primo firmatario, Francesco Tresso). 

Per la Giunta è intervenuta la vicesindaca Sonia Schellino: “dalle informazioni pervenute dalla Direzione Penitenziaria sono risultati 46 detenuti ‘positivi’ al Coronavirus all’interno della Casa Circondariale; a seconda dei casi, sono stati predisposti isolamenti in camera di detenzione ed è stato dedicato un padiglione unico (E) per garantire spazi adeguati alle cure. Il padiglione D è usato invece per isolamenti sanitari dei soggetti asintomatici. Alla data del 5 maggio non risultavano ulteriori casi di positività. Per garantire la migliore assistenza sanitaria è previsto il passaggio quotidiano per le visite da parte di un infettivologo.

Secondo quanto comunicato dal dottor Minervini risulta un dato storico di 67 detenuti positivi al Covid19, di cui 13 presenti nella struttura. Riguardo il personale di polizia penitenziaria sono dieci le unità risultate positive al Coronavirus su 742 unità in servizio.

La vicesindaca ha ricordato che Il Comune ha un ruolo di ascolto riguardo al tema. La Garante dei diritti delle persone private della libertà di Torino, Monica Gallo, ad aprile aveva relazionato alla Città riguardo le possibili criticità di cui era venuta a conoscenza. L’Amministrazione comunale ha promosso la trattazione dei rilievi della Garante presso il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

La vicesindaca ha riepilogato le ulteriori informazioni pervenute da Minervini per garantire le migliori condizioni di sicurezza nella Casa circondariale al fine di aumentare il livello di prevenzione al contagio; le misure sono attive a partire dal 25 febbraio. La Città ha dato la propria disponibilità per reperire soluzioni abitative e percorsi a bassa valenza assistenziale a sei donne minorenni, pur sapendo che la copertura finanziaria garantita è di soli sei mesi e che la Città dovrò farsi carico della prosecuzione nei mesi successivi.

Riguardo il Ferrante Aporti, Schellino ha detto che al momento non sono rilevate criticità sanitarie riguardo l’emergenza sanitaria in atto; sono state interrotte le attività scolastiche, poi riprese con la formazione a distanza.

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Francesco Tresso (Lista civica per Torino) Sono contento che la situazione sia in miglioramento. Il fatto che si sia richiesto l’intervento a Medici senza Frontiere testimonia quanto la situazione fosse grave e quanto fossero fondate le nostre richieste di avere informazioni, già da settimane. E’ vero che la Città non ha competenza diretta sulla gestione dell’emergenza sanitaria in carcere ma la Città avrebbe potuto avere un ruolo propositivo, suggerendo dove allocare alcune persone, considerato che attorno alla struttura ruotano circa tremila persone.

Eleonora Artesio (La Sinistra) Ricordo come in occasione di alcune conferenze stampa il carcere sia stato considerato da questa Amministrazione un quartiere di Torino. Deve essere considerato tale anche quando si è chiamati a condividere questioni dolorose. La Città si è mossa in ritardo ignorando le potenzialità che avrebbe potuto attivare per intervenire sulla riduzione del sovraffollamento. La Città è stata attenta ad essere minimamente coinvolta.

La vicesindaca  Schellino ha replicato riguardo la dinamica del servizio di assistenza alle sei donne minorenni, motivando la scelta di sostenere un progetto in sintonia con le caratteristiche del servizio garantito dalla Città, senza lasciare delle persone prive di un percorso anche oltre il limite dei sei mesi del finanziamento nazionale.

(dall’ufficio stampa di Palazzo Civico)

Il turismo piemontese chiede aiuto alla Regione

Il settore turistico piemontese chiede un intervento di sostegno economico da parte della Regione Piemonte. A denunciarne lo stato di crisi, provocato dal Covid 19, è il CA.V.RE.P,  Comitato Agenti di Viaggi Regione Piemonte

Il turismo è certamente uno tra i settori maggiormente colpiti dalla crisi economica provocata dall’emergenza Covid 19, con pesanti ricadute prima di tutto sulle agenzie di viaggio ed i tour operator, ma anche sulle compagnie aeree, le guide turistiche ( in seguito alla chiusura di musei e mostre), le strutture ricettive e le compagnie di bus.

A denunciare la forte criticità in cui si è venuto a trovare improvvisamente il settore, anche in Piemonte,  è stato  il CA.V.RE.P ( Comitato Agenti di Viaggi Regione Piemonte), che riunisce nel territorio regionale oltre un centinaio di agenzie di viaggio, sia piccole sia medio piccole realtà, che possono affiancare alla presenza del titolare quella anche di dipendenti. In totale in tutto il Piemonte queste realtà sono 1300.

“Le agenzie di viaggio – precisa Marco Naso del Comitato CA.V.RE.P – sono state le prime ad essere colpite da questo tsunami, bruciando migliaia di euro, frutto del duro lavoro maturato nel corso del 2019 ed oggi trasformati in voucher, vale a dire strumenti che i clienti potranno utilizzare per una futura vacanza, ma che non potranno generare nuovi ricavi. A partire dalla fine di febbraio sono, infatti,  giunte le prime cancellazioni e le prime chusure da parte dei Paesi stranieri, primo tra tutti quello delle Mauritius, che ha avviato poi quella che sarebbe stata una vera e propria paralisi mondiale”.

“A distanza di sessanta giorni – prosegue Marco Naso del Comitato CA.V.RE.P – non abbiamo ancora ricevuto alcuna certezza su quali saranno i Paesi che apriranno i loro confini al turismo. L’Italia, certamente, sarà l’ultimo al quale accorderanno l’ingresso per i turisti, con una conseguente ripresa del settore non prima del 2021. Nel medesimo tempo le aziende devono cercare di rimanere aperte, pagare i costi previsti, ma con la prospettiva di zero incassi. Le agenzie di viaggio sono, inoltre, chiuse da due mesi e non sanno quando potranno riprendere la loro attività e ricominciare ad incassare.  Per questa ragione è fondamentale richiedere aiuti concreti ed immediati, con finanziamenti a fondo perduto, blocco delle tasse e cancellazione di tutti i tributi fino a fine del 2020, oltre alla promozione di campagne pubblicitarie di rilancio del settore turistico italiano, che è stato eccessivamente bypassato dalle potenti holding straniere, che vendono servizi sulle loro piattaforme online, portando i loro ricavi all’estero e non producendo, però, posti di lavoro nel nostro Paese”.

“La Regione Piemonte  – conclude  Marco Naso del Comitato CA.V.RE.P  – ha previsto aiuti consistenti in finanziamenti a fondo perduto per svariate categorie professionali ed artigianali che sono state colpite dalla crisi prodotta dall’emergenza Covid 19, tra cui ristoranti, bar, parrucchieri, centri estetici, solarium, sale da ballo, disoteche, ma non sono ancora stati previsti, al momento, aiuti a favore delle agenzie di viaggio”.

Uno spiraglio potrebbe, però, aprirsi in seguito al disegno di legge denominato “Riparti Piemonte”, approvato il 4 maggio scorso dalla Regione Piemonte, che mette in campo 808 milioni di euro per favorire la ripartenza dell’economia e della società con stanziamenti, molti dei quali a fondo perduto, per aziende, famiglie e lavoratori piemontesi.

Per il settore del turismo è previsto lo stanziamento di 34,1 milioni di euro, di cui 22,7 riservati all’offerta ricettiva e turistica per la ripresa post Covid in tutta la filiera, venendo ad interessare anche le professioni del turismo e le agenzie di viaggio; 9,4 milioni di euro verranno stanziati a favore della commercializzazione ( voucher, eventi e prodotti) e 2 milioni di euro per le campagne di comunicazione a favore del settore turistico regionale.

Mara Martellotta

Boc antivirus. Perchè no?

La grave crisi economica e finanziaria provocata dal Coronavirus è rapidamente passata dalle corsie degli ospedali alle sale operative delle banche e delle Borse mondiali, imponendo di trovare soluzioni per far ripartire l’economia.

Il governo e l’Europa hanno stanziato enormi risorse finanziarie per ridare ossigeno ad imprese e famiglie, ma tutti i progetti elaborati sono basati su un utilizzo esclusivo dell’arma del debito e, quindi, non fanno che rinviare di mesi o anni il “momento della verità”, cioè il giorno in cui i debiti accesi dovranno essere restituiti.

Giusto concedere fidi alle imprese garantite dallo Stato, giusto sospendere le rate dei mutui, giusto rinviare le scadenze delle bollette delle utenze, … e poi?

E poi bisognerà trovarli questi benedetti soldi, per restituirli a chi ce li ha prestati!

A livello nazionale ho già proposto su questo giornale di emettere un BTP “Tricolore” senza scadenza, un titolo di pura rendita che assicuri il pagamento in perpetuo delle cedole senza obbligo di restituire il capitale; ma sembra di parlare ai sordi. Un BTP del genere potrebbe raccogliere, in più emissioni, qualche centinaio di miliardi riducendo il debito e migliorando quindi il famigerato rapporto debito/PIL!

Propongo ora un altro strumento (anch’esso non è, come il precedente, una novità assoluta, ma sarebbe bene “risuscitarlo” perché è stato dimenticato da anni) che ha grande valore a livello ..

Mi riferisco ai BOC, i Buoni ordinari comunali, previsti dalla legge 23/12/94 n.724 (art. 35), per finanziare specifici investimenti d’interesse collettivo. Titoli che, a differenza dei BTP, non possono assolutamente coprire esigenze di spesa ordinarie (pagamento di stipendi o pagamento di interessi su prestiti precedenti), ma solo esigenze di spese pluriennali per investimenti in opere pubbliche (una scuola, una piscina, una rete ferroviaria locale, ecc.).

I BOC devono avere una vita minima di 5 anni e (fatto molto importante ai fini dell’equilibrio delle finanze comunali) possono prevedere la convertibilità in azioni di società possedute dagli enti locali emittenti. Il rendimento dei titoli può essere superiore di un punto rispetto a quello dei titoli di Stato (per compensare il maggior rischio implicito), e le cedole pagate scontano l’imposta agevolata del 12,50% (rispetto al 26% “ordinario”). Per facilitare la liquidità dei titoli è prevista la loro quotazione in Borsa.

Vediamo gli aspetti positivi dello strumento che attualmente giace dimenticato nei cassetti delle amministrazioni locali.

Un primo vantaggio è quello della possibilità di prevedere la convertibilità dei titoli in azioni della società che gestisce l’opera pubblica. Ad esempio, nel caso di un BOC per costruire un collegamento ferroviario o un impianto sciistico, l’obbligazionista, alla scadenza del prestito, potrà chiedere di diventare socio della S.p.A. Per invogliare la conversione (e quindi ridurre l’ammontare dell’esborso finale alla scadenza del BOC) si possono predisporre agevolazioni particolari che invoglino alla conversione i risparmiatori-cittadini (ad esempio abbonamento gratuito per i soci per lo sfruttamento dell’infrastruttura, deduzione fiscale del controvalore dell’acquisto delle azioni, ecc.).

Un altro vantaggio è la sollecitazione di un “senso civico” fra i residenti di un Comune, chiamati a creare la “loro” opera con i loro risparmi, facendo circolare il capitale all’interno del Comune.

Un ulteriore vantaggio è la realizzazione di una “indipendenza finanziaria” del Comune, che non deve elemosinare i fondi agli Enti territoriali superiori (Regione o Stato), ma può dotarsi di opere importanti per la collettività, facendo leva sul “patriottismo” dei cittadini.

Per i potenziali sottoscrittori i vantaggi sono di tipo reddituale (incasso di cedole superiori a quelle pagate dei titoli di Stato), di tipo fiscale (imposta sul reddito ad aliquota agevolata), di tipo sociale (beneficio di opere e servizi utili).

Vogliamo aggiungere una “chicca”?

Consentiamo ai possessori dei BOC di pagare le imposte locali consegnando i titoli al Comune! Il debito locale si trasformerebbe in capitale, tutti sarebbero felici e contenti, compresi i tanti “evasori fiscali in pectore” che pagherebbero sì le imposte, ma beneficiando nel frattempo di interessi e decidendo quando e per quale importo avvalersi della facoltà.

Volete approfondire l’argomento?

Leggete il mio ultimo libro RICOSTRUIRE LA FINANZA, in cui illustro con molti particolari non solo i BOC ma anche molti altri strumenti utili per uscire dalla crisi economica che ci sta strangolando; potete chiederla al 3356912075 o via mail a demarketing2008@libero.it

 

Gianluigi De Marchi