Un elegante murales nella zona della Nuvola Lavazza. Lo scatto è di Mario Alesina
FERRAGOSTO AL MUSEO
Lunedì 14 agosto apertura straordinaria di GAM e MAO
Martedì 15 agosto i tre musei sono aperti con biglietto speciale
1€ per le collezioni e 1€ per le mostre di GAM, MAO e Palazzo Madama
Per chi trascorre il Ferragosto in città, la Fondazione Torino Musei propone l’apertura straordinaria di Palazzo Madama e l’ingresso speciale a 1€ alle collezioni e, aggiungendo 1€, alle mostre temporanee con biglietteria separata di GAM, MAO e Palazzo Madama: un’ottima occasione per conoscere e godere del patrimonio artistico della Città e trascorrere una giornata diversa dal solito.
ORARI E TARIFFE
Lunedì 14 e martedì 15 agosto GAM, MAO e Palazzo Madama saranno aperti dalle 10 alle 18.
Nella giornata di Ferragosto le collezioni e mostre in corso nei tre musei saranno a tariffa speciale di 1€ ed è previsto un ricco programma di visite guidate.
COSA SI POTRÀ VISITARE
Alla GAM | Oltre alle collezioni permanenti saranno visitabili con il biglietto unico a 1€ le mostre Ottocento. Collezioni GAM dall’Unità d’Italia all’alba del Novecento, Michele Tocca. Repoussoir in Wunderkammer e Giuseppe Gabellone Km2,6 in VideotecaGAM.
Aggiungendo 1€ si potrà visitare anche la mostra Viaggio al termine della statuaria. Scultura italiana 1940-1980 dalle Collezioni GAM.
Al MAO | Accesso con biglietto unico a 1€ alle gallerie delle collezioni permanenti, alle mostre in corso Metalli sovrani. La festa, la caccia e il firmamento nell’Islam medievale e Impetuosa nel t-space X MAO. Aggiungendo 1€ sarà possibile visitare la mostra Buddha10 Reloaded.
A PALAZZO MADAMA | Con il biglietto a 1€ il pubblico potrà accedere alle collezioni permanenti e all’esposizione In cammino. La porta di Torino: itinerari sindonici sulla via Francigena.
Aggiungendo 1€ si potrà visitare la mostra Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario.
LE VISITE GUIDATE DI FERRAGOSTO:
GAM | ore 10:30 e ore 15:00 – Visita Collezioni del ’900
ore 12:00 e ore 16:30 – Visita Mostra Ottocento
MAO | ore 10:30 – Visita galleria Paesi Islamici + mostra Metalli Sovrani
ore 12:00 – Visita mostra Buddha10 Reloaded
ore 15:00 – Visita collezioni Cina e Giappone
ore 16:30 – Visita collezioni Asia Meridionale, Regione Himalayana, Paesi Islamici dell’Asia
PALAZZO MADAMA | ore 10:30 e ore 15:00 – Da castello a museo (visita alle collezioni permanenti)
ore 12:00 e ore 16:30 – Visita Mostra Bizantini
Costo della visita guidata: 6€ a partecipante (10€ collezioni + mostra). Prenotazione obbligatoria.
Informazioni e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com
La tariffa a 1€ è valida per tutti i visitatori, compresi i possessori di Abbonamento Musei, le cui tessere non potranno essere registrate.
Ingresso gratuito: possessori di Torino Piemonte Card e aventi diritto.
ORARIO DI APERTURA: dalle 10 alle 18.
Le biglietterie chiudono alle 17.
Prenotazione consigliata ma non obbligatoria
al numero 011 5211788 o via mail a ftm@arteintorino.com
Sabato 12 agosto – Domenica 3 settembre 2023
OPEN ADA ,via Repubblica 6, Torre Pellice (To)
MOSTRA DI OPERE UNICHE E SERIGRAFIE DI BENY GIANSIRACUSA
DEDICATA ALLE GRANDI ICONE DELLA CINEMATOGRAFIA MONDIALE
A cura di Associazione Decima Arte
Con la collaborazione di AttiniArte
Supervisione al progetto: Monica Nucera Mantelli
Inaugurazione Sabato 12 agosto alle ore 17
Ospite: il Professore di Storia e Critica del Cinema Liborio Termine
BENY E IL CINEMA è una retrospettiva di opere bidimensionali – pezzi unici e serigrafie – di Beny Giansiracusa,in corso da Sabato 12 agosto a Domenica 3 settembre 2023 presso gli spazi OPEN ADA di via Repubblica 6 a Torre Pellice, dedicata ai ritratti di carismatici personaggi della cinematografia internazionale realizzati nell’ arco di un oltre un trentennio. Le sue rivisitazioni declinano, attraverso una carrellata immaginifica di quasi un centinaio di anni di storia del cinema, le icone più popolari e amate dei film: da Stan Laurel & Oliver Hardy a Charlie Chaplin, da Sophia Loren a Penelope Cruz, da Tina Pica a Marylin Monroe, da Audrey Hepburn a Brigitte Bardot.
Giorni e orari di apertura della mostra: nei fine settimana – i pomeriggi di sabato e domenica ore 15 – 18.Il venerdì su appuntamento (tel. 3479756902). L’ingresso è libero.
CONCEPT MOSTRA
Questo maker torinese, di origini siciliane, ha inventato quotidianamente surreali occasioni d’incontro tra celebrità di ogni tempo. Grazie alla sua ricchissima produzione di pezzi unici e multipli, sempre vicini al tema dei Miti e Star, Giansiracusa è divenuto una figura strategica non solo per ciò che riguarda il mondo della serigrafia, ma anche per la sua innata capacità di ripensare ai modelli archetipali che hanno fatto parte della nostra storia del costume e della società.
In occasione dell’apertura prolungata per la Notte Bianca del 12 agosto a Torre Pellice, l’ Associazione Decima Arte, il fotografo ed editore Antonio Attini e a la direttrice artistica di Open ADA Monica Nucera Mantelli aprono la mostra tematica dalle ore 15 sino alle ore 23.

L’OSPITE INAUGURALE
LIBORIO TERMINE
Docente di Storia e Critica del Cinema all’Università di Torino e Kore di Enna, Liborio Termine ha, tra l’altro, pubblicato: l’Estetica della Simulazione (Torino, 1976), Problemi di critica e metodologia del cinema (Torino 1979), Dentro l’immagine (Torino 1979), La scrittura fotografica (Firenze, 1987), Un eretico innocente (Palermo 1987), Pirandello D’Annunzio e il Cinema (Palermo 1988). Ha diretto unità di ricerche presso il Dipartimento DAMS. Ha svolto insegnamenti in Università straniere (Inghilterra, Spagna, Islanda, Francia). Ha partecipato a convegni nazionali e internazionali. E’ stato Preside della Facoltà di Lingue all’Università di Torino e ha ricoperto l’incarico di Preside nella Facoltà delle Arti e della Comunicazione dell’Università di Enna.Collabora con l’ Accademia di Teatro di Mario Brusa a Torino.
L’ARTISTA RESIDENTE PRESSO OPEN ADA
(20 marzo 1951 – 5 febbraio 2022)

Sacro e profano in mostra a Bricherasio
Domenica 27 agosto presso palazzo Conti di Bricherasio verrà esposta una collezione di statue tra “sacro e profano”
Domenica 27 agosto dalle 15 alle 18.30 si terrà presso il Palazzo dei Conti di Bricherasio un’esposizione dal titolo “Frati, suore e monaci… una collezione tra il sacro e il profano “. L’ingresso, comprensivo di visita della mostra e del parco, è di 10 euro.
“La collezione che sarà in mostra il 27 agosto – spiega Guigo Calleri di Sala, curatore del Palazzo dei Conti di Bricherasio nonché uno degli eredi – comprende raffigurazioni di preti, suore e monaci e apparteneva a mio padre Edoardo, che è stato un imprenditore e politico italiano, divenuto poco più che ventenne già sindaco di Bricherasio negli anni Cinquanta e primo Presidente della Regione Piemonte nel periodo compreso tra il 1970 e il 1973.
Di queste sculture ne abbiamo diverse centinaia che riguardano non soltanto semplici preti, ma anche vescovi e monaci, costituite di diversi materiali quali la ceramica, il vetro, il legno”.
“ Si tratta di una passione nata a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, originatasi dal suo legame con i salesiani e dal fatto che egli abbia sempre frequentato le loro scuole. Tanto che nel ’44 scappò dal collegio salesiano di Lanzo, all’età di diciassette anni, per andare a fare il partigiano, in seguito alla morte del fratello Alberto, ammazzato dai nazifascisti a Torre Pellice. Queste statue sono il frutto anche di acquisti durante i suoi viaggi di lavoro e privati e alcuni pezzi riguardano anche altre religioni”.
Per informazioni e prenotazioni si prega di scrivere a palazzocontidibricherasio@gmail.com
MATA MARTELLOTTA
“Impetuosa”
Fino al 24 settembre
La mostra “Impetuosa” (titolo al contempo inquietante e intrigante), ospitata al “MAO” di via San Domenico, a Torino, fino a domenica 24 settembre, è l’appuntamento conclusivo del “progetto t-space X MAO”. In gioco, l’incontro – scontro fra due artiste coetanee, molto diverse fra loro per background e linguaggio espressivo, ma “caratterizzate da un’affine spontaneità e da una forza impetuosa nel fare arte”. I loro nomi: Zhang Yimei ( Guiyang – Cina, 1990) e Giulia Ratti (Milano, 1992).
La prima vive e lavora oggi in Svizzera, a Locarno (Canton Ticino), dov’è direttrice artistica, dal 2022, de “La Rada- Spazio per l’Arte Contemporanea”. Nel 2016, fonda a Milano il “Fuzao Studio”, un’organizzazione no profit dedicata alla comunicazione artistica a livello internazionale, la cui collezione nasce dalla collaborazione con Case Editrici Indipendenti e con artisti che si “auto producono” . I più diversi, gli ambiti legati all’arte contemporanea, in cui si muove il “Fuzao”, dagli eventi espositivi alle residenze artistiche fino all’editoria e alla distribuzione di “libri d’artista”. “Anima inquieta, inarrestabile”, Zhang Yimei. Come l’atmosfera che volutamente si respira nel suo “Fuzao”, termine – 浮躁 (Fùzào) – che in lingua cinese significa letteralmente “l’uomo errante che si muove nell’assurdità”. Così, per la mostra al “MAO”, l’artista ha selezionato una serie di “libri di artisti” e di “editori indipendenti asiatici”, per lo più in edizione limitata, difficilmente reperibili in Occidente e che rimarranno esposti e fruibili dagli spettatori per tutta l’estate per poi, al termine della mostra, entrare a far parte della Biblioteca del “MAO”.
L’altra anima “impetuosa” che si va a conoscere, è Giulia Ratti, artista e illustratrice–fumettista (ha di recente pubblicato “Materia Degenere 3” con la torinese “Diabolo Edizioni”), che ha pensato, per “t-space”, un “Pantheon” (luogo ideale) del tutto personale, composto da “dieci stendardi” che fluttuano nella stanza come un’ode all’estetica giapponese del “mondo anime”, quello dei “cartoni animati” in onda sulle Tv private italiane degli anni ’90, di cui l’artista si è nutrita fin dalla tenera età e che ha fortemente influenzato la sua pratica creativa. Il grande affetto verso i personaggi di quei cartoons si è così rinforzato al punto da spingerla a creare “in proprio” storie e mondi personali. Ecco quindi che Sailor Venus e Andromeda dei “Cavalieri dello Zodiaco” si esibiscono come “cubisti avvolti dalle loro catene” e il tranquillo palazzo in cui abita l’artista esplode come in una scena di “Akira”.
“L’allestimento – dicono al “MAO” – è un incontro tra caratteri impetuosi che da anni lavorano nella scena dell’arte indipendente e che condividono con ‘t-space’ la necessità di portare avanti un’attività artistica sostenibile, sempre in bilico tra necessità creativa e interesse pragmatico”.
Gianni Milani
“Impetuosa”
MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it
Fino al 24 settembre
Orari: dal mart. alla dom. 10/18. Lunedì chiuso
Nelle foto:
– “Fuzao – Impetuosa”
– MAO: “Fontana per il tè” del “t-space”
Torino e l’acqua
Oltre Torino. Storie, miti, leggende del torinese dimenticato
Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce
***
Il fil rouge di questa serie di articoli su Torino vuole essere l’acqua. L’acqua in tutte le sue accezioni e con i suoi significati altri, l’acqua come elemento essenziale per la sopravvivenza delpianeta e di tutto l’ecosistema ma anche come simbolo di purificazione e come immagine magico-esoterica.
***
1. Torino e i suoi fiumi
2. La Fontana dei Dodici Mesi tra mito e storia
3. La Fontana Angelica tra bellezza e magia
4. La Fontana dell’Aiuola Balbo e il Risorgimento
5. La Fontana Nereide e l’antichità ritrovata
6. La Fontana del Monumento al Traforo del Frejus: angeli o diavoli?
7. La Fontana Luminosa di Italia ’61 in ricordo dell’Unità d’Italia
8. La Fontana del Parco della Tesoriera e il suo fantasma
9. La Fontana Igloo: Mario Merz interpreta l’acqua
10. Il Toret piccolo, verde simbolo di Torino
1. Torino e i suoi fiumi
Il fil rouge di questa serie di articoli vuole essere l’acqua. L’acqua in tutte le sue accezioni e con i suoi significati altri, l’acqua come elemento essenziale per la sopravvivenza del pianeta e di tutto l’ecosistema ma anche come simbolo di purificazione e come immagine magico-esoterica.
Il 71% del Pianeta Terra è coperto d’acqua.
Il corpo umano è costituito di acqua per il 60%; alla nascita, il peso corporeo di un bambino è costituito d’acqua per l’80%.
Eppure, per capire quanto tale elemento sia essenziale è necessario fare riferimento ad altre cifre: gli studi dell’Unicef sottolineano che ogni giorno circa 700 bambini muoiono a causa di malattie causate dall’utilizzo di acqua non pulita; 2,1 miliardi di persone non hanno accesso ad acqua potabile e almeno 263 milioni di individui impiegano più di 30 minuti per raccogliere dell’acqua pulita. Secondo altre statistiche ONU sono ben 3900 i bambini che decedono ogni giorno per scarsità idrica.
Cifre, queste, terrificanti e obbrobriose, che dovrebbero comparire nelle nostre menti tutte le volte che per un po’ di calore, per stanchezza o anche solo per capriccio, ci fermiamo con tranquillità e noncuranza ad abbeverarci ad una fontana.
La definizione del termine “acqua” sul dizionario dice “trattasi di un composto chimico di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, è inodore, incolore e insapore, costituente fondamentale degli organismi viventi, in natura si trova allo stato liquido, (fiumi laghi, mari), allo stato solido, (neve, ghiaccio), allo stato aeriforme, (vapore acqueo).”
Continuando a leggere ci si accorge di quanto sia presente tale parola nel linguaggio, sia che si tratti di argomenti scientifici, sia che ci si riferisca a modi di dire o frasi fatte; vi è poi anche il richiamo alle proprietà purificatrici attribuite all’acqua nelle diverse culture e religioni.
Si parla di “acqua corrente”, cioè disponibile grazie ad un dato sistema di condutture; “acqua minerale”, cioè contenente minerali, utili e necessari per il funzionamento dell’organismo; per i puntigliosi esiste l’ “acqua frizzante”, per alcuni sistemi chimici si utilizza l’ “acqua distillata”. Si differenzia l’ “acqua dolce” dall’“acqua salata”, diversa ancora da quel che si intende per “acqua morta”, cioè stagnante, ancora diversificabile a sua volta dalle “acque bianche” e dalle “acque nere”. Distaccandosi daisignificati più terreni, possiamo fare riferimento a quell’acqua utilizzata nelle funzioni religiose, per questo definita “santa”; se esiste poi una sorta di via di mezzo tra la terra e il cielo, per coloro i quali usano un approccio salutistico o olistico, nella lunga definizione del dizionario, sono presenti le tanto elogiate proprietà delle “acque termali”. In ultima analisi, per sottolineare quanto tale parola sia presente non solo nell’immenso ecosistema, ma anche nel complesso universo linguistico, proponiamo ad esempio alcuni modi di dire: “acqua in bocca”, “fare un buco nell’acqua”, ragazza “acqua e sapone” ecc.
La questione non si esaurisce solo in un lungo elenco di espressioni linguistiche e di statistiche geologiche, una “cosa” di tale arcana importanza e ancestrale essenzialità non può che essere portatrice di significati nascosti, interni ed esoterici. L’acqua è un simbolo ricco di significati, è presente, sotto tale accezione nella Bibbia e nel Nuovo Testamento, è, inoltre, uno dei quattro elementi principali, (acqua, aria, terra, fuoco), a cui tradizionalmente sono attribuite qualità di intuizione e adattabilità. L’acqua è associata alla sfera femminile e alla passività. In alchimia è l’elemento associato al numero 2, simboleggia le polarità in antitesi all’unità, (identificata con l’elemento fuoco). Quando l’acqua si trova allo stato liquido può insinuarsi ovunque e assumere svariate forme, portando al significato traslato di “unione tra spirito e materia”.
La religione cristiana associa l’acqua a Cristo, in quanto sorgente che disseta eternamente. L’acqua è anche purificatrice, utilizzata durante il battesimo, quando i bambini vengono bagnati con l’acqua santa. L’acqua, dunque, pulisce non solo a livello materiale ma anche spirituale, proprio per questo è elemento essenziale in quasi tutti i rituali di purificazione. Nella religione ebraica, l’acqua, viene associata a Dio, perché ritenuta come sua manifestazione all’inizio della creazione. L’elemento viene anche associato al concetto di “nascita” perché essa “dona la vita”, così come accade durante la gestazione, che vede il nascituro immerso per 9 mesi in un liquido. Sono molte le culture dell’antichità in cui l’acqua era considerata fonte di vita, principio cosmico femminile e Madre, proprio in quanto generatrice. Per gli antichi greci i mari, i fiumi, i laghi erano nati da Oceano, figlio di Urano e Gea; rimanendo sempre in ambito classico, si pensi poi al mito di Narciso, vicenda in cui l’acqua è lo specchio che permette di scoprire se stessi.
L’acqua ha anche un significato onirico: quando si sogna l’acqua, significa che l’inconscio richiama a sé significati di energia materna, legati all’ambito profondo e sentimentale, e può indicare stati emotivi diversi a seconda che l’acqua appaia limpida o torbida.
In alcune culture si parla di “prova dell’acqua”, momento importante per il cammino iniziatico, in cui si mette alla prova il candidato, chiamato a resistere ad una serie di difficoltà. La prova diventa metafora di una capacità di adattamento alle diverse condizioni di vita, che l’iniziato deve avere: o ci si adatta o si perisce.
Ma cosa centra il discorso dell’acqua con la nostra città? Ebbene, esso si collega al capoluogo piemontese più di quanto ci possa sembrare. Torino è posta alla confluenza di tre fiumi: il Po, la Dora Riparia e la Stura di Lanzo. Anche altre città sorgono vicino a dei corsi fluviali, ma il nostro è un caso particolare, infatti a Torino, città magica, città in cui si respira l’ascendenza egizia, si percepiscono le linee sincroniche, proprio i due fiumi, il Po e la Dora, assumono una particolare importanza. Analizzati in chiave esoterica, il primo rappresenta il Sole e la componente maschile, la seconda corrisponde alla Luna e alla parte femminile. Sui fiumi inoltre incidono correnti energetiche che, incrociandosi, generano un punto d’intersezione di peculiare forza. Chi si intende di esoterismo sottolinea che il castello del Valentino e il vicino Borgo Medievale simboleggiano forza e per questo si trovano in riva al Po. Il grande cimitero monumentale, invece, si situa sulle sponde del fiume più “notturno”, la Dora.
I due fiumi giustificherebbero dunque l’ambivalenza torinese: città solare e maschile, a cui fa da contraltare una città lunare, femminile, come una sorta di grande madre.
Non dimentichiamo, infine, che a specchiarsi sulle acque del Po c’è anche una chiesa assai particolare, la Gran Madre.
Tre sono i fiumi che bagnano Torino, ma due sono particolarmente cari alla cittadinanza, il Po e la Dora, i due corsi d’acqua diventano, infatti, protagonisti di un angolo di città, fissati in personificazioni statiche e solenni. Si tratta della piazzetta CLN, posta nel centro storico della città, appena dietro le due chiese gemelle di piazza San Carlo (Santa Cristina e San Carlo), lungo l’asse di via Roma in direzione di piazza Carlo Felice e dei giardini Sambuy. Prima del 1935 la piccola piazza era conosciuta come piazza delle due chiese.
L’aspetto attuale si deve alla ristrutturazione del 1935 prevista dal progetto di Marcello Piacentini, avvenuta in pieno periodo fascista, che riguardava il secondo tratto di via Roma e la zona circostante. Nel progetto erano comprese anche le statue di Benito Mussolini, Vittorio Emanuele III di Savoia e due fontane poste sul retro delle due chiese, con allegorie antropomorfe dei fiumi Po e Dora Riparia. Solo le ultime due statue vennero effettivamente realizzate e la piazza venne rinominata Piazza delle due Fontane, realizzate dallo scultore Umberto Baglioni nel 1973. Durante l’occupazione nazista la piazzetta si incupisce di un’ombra crudele ma purtroppo reale, e ospita il comando della Gestapo, ubicato presso l’albergo Nazionale. Alla fine della guerra, forse proprio per chiudere quella ferita storica, il nome della zona vene cambiato e dedicato al Comitato di Liberazione Nazionale costituitosi al termine del fascismo.
Il tempo scorre, proprio come l’acqua delle due fontane che guardano ieratiche il susseguirsi degli uomini e degli avvenimenti. Eppure anche loro hanno avuto delle peripezie da affrontare, nel1987 le fontane furono svuotate e messe fuori servizio a causa dell’usura della copertura della vasca e dell’impianto idrico.
Solo nel 2005, dopo un significativo restauro, vennero rimesse in funzione; nel 2013 altri lavori di ristrutturazione costrinsero la fontana del Po ad essere chiusa nuovamente, finché il 23 dicembre dello stesso anno vennero nuovamente inaugurate entrambe, con una cerimonia alla presenza dell’allora sindaco di Torino Piero Fassino.
Nel 2017 un pezzo di cornicione di marmo del retro della chiesa di Santa Cristina precipitò sulla fontana dedicata alla Dora Riparia, fortunatamente senza danni né alle perone né al monumento.
Infine, dopo varie vicissitudini, per il Po e per la Dora arriva il vero momento di gloria: la piazza venne scelta nel 1975 dal regista Dario Argento per alcune scene del film Profondo Rosso, rimanendo impressa per sempre sia in una delle pellicole cinematografiche più conosciute, sia nella mente degli appassionati dell’horror.
Alessia Cagnotto
9° edizione
Opera Viva, Luigi l’addetto alle affissioni
Terzo appuntamento:
Lunedì 7 agosto 2023
ore 18.30
Torino, Barriera di Milano, Piazza Bottesini
Per il terzo appuntamento dell’anno di Opera Viva Barriera di Milano, Il Manifesto, è Turi Rapisarda con l’opera Satiro (1990) a inaugurare il 7 di agosto alle ore 18.30 in Barriera di Milano a Torino.
Il progetto/opera di arte pubblica ideato nel 2015 da Alessandro Bulgini negli anni ha ospitato più di 50 artisti italiani e stranieri, interpreti dello spazio pubblico di 6×3 metri di Piazza Bottesini a Torino.
L’edizione 2023, intitolata “Opera Viva, Luigi l’addetto alle affissioni” si concentra sul concetto di ribaltamento: nessuna figura curatoriale, soltanto gli artisti e Luigi, l’addetto alle affissioni, che appenderà tutte le immagini capovolte.
Rapisarda per l’occasione presenta Satiro, uno ritratto fotografico realizzato nel 1990.
Il satiro è una figura mitica maschile, che abita nei boschi e sulle montagne, personificazione della fertilità e della forza vitale della natura, solitamente raffigurata come essere umano nudo e barbuto, comicamente orribile, dal viso ferino e naso camuso.
In questo ritratto appare evidente la ricerca che l’artista compie sul corpo e sulla sua relazione con lo spazio circostante. Quali significati celano le movenze dei nostri corpi, perchè scegliamo una postura piuttosto che un’altra, in che modo il corpo occupa lo spazio?
L’artista trae ispirazione dal teatro di Samuel Beckett, inserendosi da un lato in quell’indagine sulla perfezione della forma del fotografo Robert Mapplethorpe, dall’altro rendendosi interprete, anche per le origini siciliane, del cinema di strada dei registi palermitani Ciprì e Maresco dove il grottesco gioca sulla coincidenza degli opposti, di sacro e profano.
Una sperimentazione artistica sul corpo, quella di Rapisarda, tra austerità e malinconica comicità, connessa alla ricerca filosofica, all’immaginario scientifico dei primi anni Novanta e alla personale esperienza.
Ma anche l’opera di Rapisarda subisce il cambiamento che la vita stessa può portare: affissa al contrario dall’addetto Luigi, l’opera si ritrova ribaltata. Quali nuovi significati assume l’opera? Che valore ha l’intervento di Luigi? Quale relazione si instaura tra l’autore dell’opera e l’autore del ribaltamento? Tutti questi temi che legano arte e vita faranno parte di un dibattito al termine della rassegna, a Flashback Art Fair.
Vivono e lavorano a Torino gli artisti selezionati per l’edizione 2023, per sottolineare ancora una volta l’importanza del tessuto culturale e artistico della città di Torino: Sergio Cascavilla, Gianluca e Massimiliano De Serio, Luigi Gariglio, Turi Rapisarda, Pierluigi Pusole e Alessandro Bulgini.
Torino città floreale
La prima Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna che si tenne a Torino nel 1902 lanciò una nuova era, una rivoluzione nelle varie espressioni artistiche e nel design che segnò una vera e propria rottura con il passato. Il regolamento dell’evento fu molto chiaro, niente imitazioni, niente rievocazioni del passato, solo rinnovamento, originalità sia nelle forme che nei materiali. Questa nuova tendenza aveva come fonte d’ispirazione la natura ed è per questo che oltre ad “Arte Nuova“, Art Nouveau in Francia, Jungendstil in Germania o Modern Style in Gran Bretagna, si chiamò anche “Arte Floreale“. La vocazione di questa nuova espressione era la sua possibile declinazione nel quotidiano, non esistevano quindi soggetti e ambienti privilegiati o solo grandi opere, al contrario ogni oggetto presente nella vita di tutti i giorni in ceramica, in vetro o di stoffa poteva veicolarne la bellezza e lo stile. Torino, seppur in assenza di una vera e propria scuola o corrente propria, divenne un importante centro espressivo di questo movimento anticlassico e critico nei confronti dell’uniformità beneficiando, grazie alla vicinanza geografica, delle influenze francesi e belga. Tra le opere più note del Liberty a Torino abbiamo Casa Fenoglio-La Fleur, Villa Scott (set di Profondo Rosso di Dario Argento), Un intero Isolato, l’unico così grande in città, tra Via Papacino e Corso Matteotti, il Villino Raby . Girando per la città è possibile ammirare altri meravigliosi capolavori di Arte Floreale, itinerari ricchi di particolari, forme e colori che ci riportano in quel preciso periodo storico.
1. Borgo Crimea: partendo dal Ponte Umberto I abbiamo la Casa Camusso-Caselli a Corso Fiume 2, la meravigliosa Villa Crimea a Via Casteggio 2, Villa Scott a Corso Lanza 57, la Palazzina a Via Villa Quiete 1-3, Villino Guarlotti in Via Gatti 10 e al n.24 il Villino Antonietta, la Casa del Custode del Villino Filiberti a Corso Moncalieri 83.
2. Corso Francia, Cit Turin: Villino Raby a Corso Francia 8, Palazzina Fenoglio La Fleur in Via Principi d’Acaja 11, i bellissimi edifici di Via Duchessa Jolanda 17,19,21 – Via Collegno 44,45 – Via Susa 31,33 e il famosissimo Palazzo della Vittoria, con il portone decorato da Draghi, a Corso Francia 23.
3. San Donato: Casa dei Fratelli Padrini a Via Balbis 1, Casa Pecco tra Via le Chiuse e Via Cibrario, sempre a Via Cibrario ai civici 15 Casa Florio, 36 Casa Basso, 54 Casa Girardi, 62 Casa Enrieu. Le Palazzine a via Piffetti 3,5,7,10 e 12, Palazzina Ostorero a Via Beaumont 7.
4.Centro Città: la Palazzina – Via Bertola 20 e quella sull’angolo opposto a Via Monte di Pietà 26, sempre a Via Monte di Pietà al civico 4 la Casa della Zoppa, l’Isolato San Lazzaro – Via Pietro Micca 4, l’Isolato intero tra via Papacino e Corso Matteotti, l’Edificio di Via Revel 18 e 20.
5. Crocetta: la Palazzina a Via Sacchi 40/42, Casa Avezzano a Via Vico 2, Casa Pozzo in Via Massena 81, Casa Mussino in Corso Re Umberto 71, l’Isolato a mezzaluna in Largo Re Umberto 65, Casa Gamna a Corso Galileo Ferraris 78 e al civico 86 Casa Quadri, Palazzo Pellegrini in Corso Montevecchio 38 e al 50 Palazzo Maffei.
Torino è una vera e propria vetrina di splendori di Arte Nuova, una esibizione permanente a cielo aperto, una magnifica esponente di una arte che, come diceva Walter Benjamin, è “…un tentativo che mobilita tutte le risorse dell’interiorità….che si oppone al mondo circostante armato della tecnica”.
Maria La Barbera
In mostra, al “Palazzo Lomellini” di Carmagnola, “stanze” e “interni” raccontati attraverso cinque secoli di storia dell’arte
Fino al 30 luglio
Carmagnola (Torino)
La bellezza salverà il mondo. Con queste parole (citazione – mantra fin troppo abusata … ma pazienza!), messe in bocca dal “genio crudele” Dostoevsij al suo principe “idiota” Miskin, me ne uscivo nei giorni scorsi dalle Sale del quattrocentesco “Palazzo Lomellini” di Carmagnola – dal ’39 proprietà del Comune e sede della “Civica Galleria d’Arte Moderna” – dopo aver visitato l’enciclopedica Rassegna espositiva “Stanze da un altro secolo”, promossa dal Comune di Carmagnola, in collaborazione con l’Associazione “Amici di Palazzo Lomellini” e l’organizzazione e la curatela di Elio Rabbione, amico e critico d’arte, da alcuni anni organizzatore attento, competente e instancabile (mai come questa volta) di mostre ad alto tasso di gradevolezza. Come quella attualmente in corso, per l’appunto, nello storico Palazzo carmagnolese: una cavalcata attraverso cinque secoli di storia dell’arte, alla rincorsa di un soggetto neppure poi tanto praticato (Sei-Settecento a parte), come gli “interni”, le “stanze” di casa, botteghe d’arte, salotti borghesi o umili antri popolari o cucine con frutta ortaggi e pollame e selvaggina in bella vista o, ancora, squallide bettole con vogliosi “vecchiacci” intenti a corteggiare le giovani e generose bellezze di turno. Cinque secoli di storia, si diceva. Dal “Sei-Settecento” fino al “Contemporaneo”. Oltre 120 i pezzi esposti, un’ottantina abbondante gli artisti rappresentati. Chapeau a Rabbione! Ma impossibile dar conto di tutti. D’obbligo, per la pagina seicentesca menzionare la grande tela (immagine – guida della mostra) “La bottega dell’arte” appartenente al “secolo d’oro” dell’arte fiamminga e firmata da Jacques de Claeuw: gli alunni impegnati a lavorare di buona lena, il maestro che corregge gli errori di un giovane discepolo, busti e fogli sparsi a terra, una statua di classica fattura e una colonna dorica sullo sfondo che apre al plumbeo paesaggio esterno, in primo piano un mappamondo a rappresentare il potere della Repubblica olandese
dopo la “Guerra degli 80 anni”, che ne sancì l’indipendenza. E via fra cucine più o meno “importanti”, il rituale protetto dalle mura domestiche della “ricerca di pidocchi”, le tante oscure bettole con il ridanciano “brillo” che alza il calice a se’stesso o con il monaco (di Godgried Schalcken) che offre denaro alla ragazza abbondante “di petto”, fino al triplice susseguirsi degli ambienti raffinati e di minuta eleganza di Pieter de Hook e al “Gesù nella stanza del Fariseo” del nostro Michele Antonio Milocco. Passando all’Ottocento, che meraviglia (da starci davanti a tempo illimitato) quegli “Occhi severi” di Demetrio Cosola da San Sebastiano Po: gli occhi del padre (è proprio vero! Allora bastava uno sguardo), la mano pronta al ceffone della mamma e il sorriso bonario del nonno. Lui, il piccolo “furfantello”, cappellino in testa, occhi bassi, atteggiamento pentito da non lo faccio più. Olio godibilissimo. E poi nomi che non necessitano di presentazioni, dal “fiammingo piemontese” Giovanni Battista Quadrone, alla “Donna al focolare” del biellese Lorenzo Delleani, seguito dal più estroso e “moderno” Vittorio Cavalleri, via via fino alle stupende incisioni di Celestino Turletti e del francese Carl Albert Waltner. Una trentina di artisti ci regala il Novecento. Dagli ambienti intimi e famigliari di Nella Marchesini, allo studio d’artista (al lavoro) di Ottavio Mazzonis, fino all’inquietante “Sogno – Presagio” di Francesco Tabusso, alle incisioni di Mario Calandri, Vincenzo Gatti e Giacomo Soffiantino, accanto a quattro corpose sculture di Riccardo Cordero, alla magnifica donna immobile di “Tre palle un soldo” di Guido Bertello, fino a “L’odalisca” di Giulio Da Milano, alla nitida sincerità di Enrico Paulucci, all’esaltazione del colore di Gianni Sesia della Merla (di recente
scomparso e a cui la mostra al “Lomellini” è dedicata) e all’onirica evanescenza dell’“Autoritratto in studio” di Francesco Menzio. Due su tutti i contemporanei. Pippo Leocata con la poetica ma ingegnosa site-specific “Stanza dei ricordi” (legni e acrilici), separé dai blu profili umani e dalle “iconiche” skyline di cupole e santuari, memorie di storie e paesaggi lontani nel tempo e nello spazio, ma ben vive e presenti per l’artista – architetto di origini siciliane, che in mostra presenta anche un “Omaggio a Mollino”, suo indimenticato maestro. E, per ultimo, l’“Inside. La vita è lì dentro” di Luisella Rolle. Finestre accese nel buio della sera. In attesa di spegnersi per dare spazio alla notte. Scrive Rabbione: “E’ la rarefazione dell’intera mostra, per offrire in chiave moderna un panorama nuovo, solitario e anonimo, il respingimento, il ritratto del tempo che stiamo vivendo”.
Gianni Milani
“Stanze da un altro secolo. Gruppo di artisti in un interno”
Palazzo Lomellini, piazza Sant’Agostino 17, Carmagnola (To); tel. 011/9724220 o www.palazzolomellini.com
Fino al 30 luglio
Orari: dal giov. al sab. 15,30/18,30; dom. 10,30/12,30 e 15,30/18,30
Nelle foto: Jacques de Claeuw: “La bottega dell’arte”, olio su tela; Demetrio Cosola: “Occhi severi”, olio su tela, 1884; Guido Bertello: “Tre palle un soldo”, acrilico su tela, 1980; Pippo Leocata: “La stanza dei ricordi”, legni e acrilici, 2023
Il Presidente Alberto Cirio: «Importante segnale di attenzione del Governo verso il Piemonte»
L’Assessore Vittoria Poggio: «Abbiamo rafforzato il posizionamento di Torino nel segno dell’autonomia»
«L’inserimento dei musei reali di Torino tra quelli di prima fascia è un risultato importante per cui ringrazio il governo e in particolare il ministro Sangiuliano. Il confronto su questo tema era iniziato in occasione della visita del ministro Sangiuliano a Torino per l’apertura del salone del libro, quando il responsabile del dicastero della cultura aveva avuto la possibilità di visitare con i suoi occhi i nostri musei e apprezzarne il valore. Il fatto che in poche settimane quell’impegno sia diventato un atto concreto dimostra l’attenzione che questo governo ha per il Piemonte e per Torino che con questo riconoscimento si conferma meta culturale e turistica e di primo livello e potrà continuare a crescere con l’obiettivo di portare sempre più persone a visitare le bellezze architettoniche, culturali e paesaggistiche del nostro territorio».
Così il presidente della regione Piemonte Alberto Cirio dopo l’ingresso in prima fascia dei musei reali di Torino che saranno in compagni di altri Big come la Galleria Borghese; la Galleria degli Uffizi; la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma; le Gallerie dell’Accademia di Venezia; il Museo di Capodimonte; la Pinacoteca di Brera; la Reggia di Caserta. Musei appunto di «rilevante interesse nazionale» dotati di un regime di gestione autonomo dal punto di vista contabile e organizzativo.
«Un riconoscimento – ha aggiunto l’assessore alla cultura turismo commercio Vittoria Poggio – che rafforza ulteriormente il posizionamento del capoluogo piemontese nella classifica delle città di rilevante interesse culturale e turistico, un fatto tra l’altro dimostrato dal crescente interesse dei turisti verso Torino e il Piemonte che sono ormai una meta turistica inserita nei più importanti circuiti escursionisti europei ed extra europei. Questa certificazione equivale ad un diploma di laurea per uno dei luoghi meglio conservati e più visitati d’Italia che segna anche un momento importante nel segno dell’autonomia gestionale».