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Emergenza climatica al centro della seduta del Consiglio regionale

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Emergenza ecoclimatica e obiettivo della riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2030”.Questi i temi al centro del Consiglio regionale aperto a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, associazioni ambientaliste, Atenei piemontesi, organizzazioni sindacali  e di categoria.

Ad aprire la seduta, il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia “Il Consiglio di oggi, il secondo sull’argomento dal 2019, ci dà l’occasione di confrontarci nuovamente in maniera approfondita su un tema cosi attuale e cruciale. La gravità della situazione ambientale è infatti sotto i nostri occhi. Siamo chiamati a dare il nostro contributo nella consapevolezza che esso potrà produrre i suoi frutti solamente se misure di rispetto dell’ambiente e della riduzione delle emissioni clima alteranti verranno prese da tutti gli attori in campo. Ben venga quindi un dibattito informato e costruttivo – proprio a partire da quest’Aula – che inviti a non abbassare la guardia e coinvolgere tutti gli attori a fare sinergia  nel trovare soluzioni efficaci e non più procastinabili per il futuro del nostro pianeta”.

“La Regione  – ha dichiarato Alberto Cirio, presidente della Giunta regionale – è fortemente consapevole che il cambiamento climatico sia una sfida di portata mondiale che mostra i propri effetti e impatti anche sul nostro territorio. Oggi però siamo anche di fronte ad una nuova consapevolezza, non solo da parte dei decisori politici, ma anche dei cittadini, così come delle imprese. L’evolversi della situazione ambientale, sociale ed economica, rende a oggi ancora più urgente un’azione in grado di garantire coordinamento e coerenza sui diversi fronti di impegno regionale e nello stesso tempo il coinvolgimento e l’impegno di tutti i soggetti della società civile piemontese in percorsi attivi e partecipati, verso un modello di sviluppo carbon free e più resiliente agli effetti del cambiamento climatico. Investire sul verde – conclude –  rappresenta sicuramente solo una parte dell’azione necessaria per contribuire alla mitigazione del fenomeno del Cambiamento Climatico, ma rappresenta un investimento che consente di migliorare la qualità del nostro territorio su tanti altri aspetti dati i tanti servizi ecosistemici forniti dalla componente verde”.

Delle tante azioni messe in campo, anche nei due anni di pandemia ha invece parlato Matteo Marnati, assessore regionale all’ambiente “Nonostante la pandemia, non ci siamo mai fermati, abbiamo avviato azioni concrete i cui effetti si vedranno nel medio e lungo termine. Abbiamo messo mano alla riforma alla  legge sui rifiuti che spinge su bioeconomia ed economia circolare, approvato il piano tutela delle acque, il nuovo piano energetico regionale, aderito al progetto Urban forestry (progetti di ripresa e resilienza che metteranno a disposizione 500 milioni di euro per l’ambiente), aderito alla strategia dell’idrogeno di cui siamo capofila a livello europeo;  promosso il patto dei sindaci per la transizione energetica, avviato la strategia di sviluppo sostenibile, lavorato al Piano Energetico Ambientale regionale, costruiremo l’Osservatorio regionale sul Cambiamento Climatico. La transizione ecologica  – ha concluso – deve avere una sua sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Non è più il momenti della protesta, certamente utile a mobilitare le masse e le coscienze,  ma è il momento di  passare alla fase della concretezza

Per Ruggero Reina di “Extinction Rebellion”, una delle associazioni che ha richiesto il Consiglio straordinario sul clima, questo appuntamento “rappresenta un fallimento, ottenuto dopo uno sciopero della fame, in cui si ridiscute della emergenza deliberata dallo stesso Consiglio due anni fa. Nel frattempo cosa è successo?” Per Reina è necessario che la risposta all’emergenza climatica venga messa nella responsabilità dei cittadini, che su questo, a differenza delle istituzioni, non sono sufficientemente informati. “I cittadini per far sentire la loro voce, hanno necessità di dati. E’ necessario che il governo informi tutti i cittadini sulla situazione reale, è a rischio il futuro della nostra specie”. Reina ha proposto la costituzione di assemblee di cittadini deliberative.

Il senso della proposta è stato spiegato da Rodolfo Lewanski, un ex professore universitario. Si tratta di assemblee di cittadini che soppesano le diverse ipotesi in campo, e sono scelti a sorteggio su un campione rappresentativo dei diversi strati sociali: “Non è fantapolitica, se ne occupano da anni organizzazioni come l’Ocse,cui partecipa anche l’Italia. In Francia c’è la Convention pour le clima, voluta da Macron, altre esperienze ci sono nel mondo”. Per Lewanski “la democrazia rappresentativa è in affanno. Questo è un modo per affrontare la crisi democratica, una risposta efficace che già funziona in molti paesi”.

Luca Sardo, coordinatore di “Friday for future”, ha sostenuto che le difficoltà che si hanno nel far assumere alla politica un impegno prioritario sul clima sono dovute a due atteggiamenti: “In molti c’è un negazionismo, non si vuole riconoscere che l’emergenza climatica è conseguenza dell’inquinamento dell’uomo. In altri c’è il tentativo di scaricare su altri, la Cina e l’India, la responsabilità dell’inquinamento. La responsabilità è invece anche del mondo occidentale. Non possiamo pensare che lo sviluppo tecnologico ci salverà, occorre intervenire subito, anche perché a pagare di più saranno i più poveri. Noi non smetteremo di mobilitarci per arrivare a risposte reali e concrete”.

“L’obiettivo della Commissione europea, attraverso l’approvazione del Green deal- ha sottolineato Tiziana Beghin, parlamentare europea- è quello di rendere l’Europa il primo continente climaticamente neutro. Si tratta di un insieme di provvedimenti e finanziamenti che prevedono la revisione del piano di legislazione corrente e nuove iniziative regolatorie che vadano nella direzione della riduzione 55% del CO2 entro il  2030. La commissione europea sta poi lavorando alla revisione  dello scambio delle quote di CO2, ad una tassa CO2 alla frontiera, da far pagare non alle imprese europee ma dai competitor internazionali, alle nuove normative sui veicoli affinché si restringano i parametri massimi consentiti per le emissioni CO2, per arrivare a veicoli a emissioni zero.  La transazione climatica è qualcosa che non va lasciato alle dinamiche di mercato ma occorre avviare schemi di supporto anche per le  piccole aziende. Rispetto al passato c’è un approccio più costruttivo ma non ancora abbastanza veloce”.

Per la senatrice Virginia Tiraboschi, si tratta di un argomento di importanza costituzionale perche riguarda risvolti di carattere socioeconomico, non a caso  è  trasversale a molti ministeri (sviluppo economico, transazione digitale, comparto agricoltura, turismo). Una  sfida epocale che cambierà il volto del mondo intero. Sono molti i provvedimenti arrivati al Parlamento attraverso le Commissioni che richiedono riforme complesse perché cambiano meccanismi di anni  e, per questo, l’approccio  deve essere obiettivo e  non ideologico. Mi auguro che in quest’ottica i partiti tornino a svolgere ruolo di cerniera tra cittadini e istituzioni, legandosi al panorama europeo”.

Mauro Barisone, vicepresidente dell’Anci Piemonte ha sottolineato le difficoltà dei Comuni “che sono gli enti più vicini ai cittadini, ma vivono una condizione drammatica, perché gestiscono un patrimonio che si depaupera sempre di più per gli aumenti dei costi”. Per Barisone, sull’emergenza climatica va bene la partecipazione dei cittadini e l’ascolto dei giovani, “ma le forze politiche, a tutti i livelli, devono mettere da parte le divisioni continue e i particolarismi. Solo l’unione, la volontà di convergere, permetteranno di raggiungere risultati su un tema così importante”.

 

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priconosciuto

Siamo un PO nella m… Attivisti di Extinction Rebellion appesi al ponte della Gran Madre

Riceviamo e pubblichiamo

Due attivisti di Extinction Rebellion hanno aperto degli striscioni con scritto: “Siamo un PO nella merda” ed “Emergenza Climatica ed Ecologica”. Nel frattempo, alcune attiviste si sono sedute a terra in mezzo al traffico, rallentandolo.

 

È una normale domenica mattina. Torino si prepara al Consiglio Regionale aperto del 21 febbraio sullo stato di emergenza ecoclimatica, in cui potranno finalmente intervenire diversi esperti di rilievo regionale e nazionale e diverse associazioni della città. 

 

Alle 11 di questa mattina, due attivisti di Extinction Rebellion si sono calati con gli imbraghi dal ponte della Gran Madre, in centro città, per stendere uno striscione che recita “Siamo un PO nella merda”. Poco dopo, altre attiviste si sono sedute in mezzo al traffico, reggendo dei cartelli con su scritte le proprie paure rispetto alle possibili conseguenze del collasso climatico di cui la comunità scientifica avverte i governi da decenni. Nonostante l’intervento delle forze dell’ordine, nessun attivista ha deciso di porre fine alla sua azione. Il traffico del centro città è così andato in tilt, tra il sostegno e la disapprovazione degli automobilisti.

L’obiettivo dell’azione di oggi è quello di informare i cittadini rispetto al Consiglio Regionale aperto che si terrà domani, ottenuto grazie allo sciopero della fame di Ruggero, un attivista di Extinction Rebellion” affermano gli attivisti. “Un consiglio regionale per discutere quali azioni concrete la regione dovrà mettere in atto per affrontare in modo serio la crisi climatica ed ecologica Piemontese”, afferma Delfina, una delle attiviste sedute in mezzo al traffico. 

 

L’azione di oggi rappresenta simbolicamente l’umanità appesa ad un filo, di fronte al rischio imminente di un collasso annunciato da decenni. Siamo un PO nella merda è infatti una frase che, con ironia, vuole mettere in evidenza che anche qui in Piemonte, e a Torino, stiamo già vivendo gli effetti disastrosi di questa emergenza. L’assenza di precipitazioni invernali significative sta causando una grave fase di siccità che comporterà grandissimi rischi per l’agricoltura. Tempeste e alluvioni hanno già colpito il territorio regionale [1, 2]. La temperatura in Piemonte è già aumentata mediamente di 2,1°C per quanto riguarda le temperature massime e di 1,5°C per le minime. Siccità e incendi continuano a mettere a rischio l’agricoltura e la vita stessa dei cittadini piemontesi [3]. 

In questo scenario, l’attuale giunta regionale non ha mai approvato la Strategia regionale sul cambiamento climatico [4] che la Regione Piemonte ha elaborato cinque anni fa e, ad oggi, non ha un piano concreto per azzerare davvero le emissioni climalteranti e arrestare la distruzione degli ecosistemi e la perdita di biodiversità. 

 

Extinction Rebellion torna quindi in azione, per la terza volta in questa settimana [5, 6], nelle strade del centro città con lo scopo di invitare tutta la cittadinanza a raggiungere il presidio convocato per il 21 febbraio di fronte Palazzo Lascaris, in cui verrà proiettata pubblicamente la diretta della seduta del Consiglio Regionale aperto. L’appuntamento è quindi lunedì 21 febbraio alle ore 9, di fronte a Palazzo Lascaris, per una conferenza stampa iniziale con Claudio Cassardo (Università degli studi di Torino), Alberto Poggio (Politecnico di Torino) e Roberto Mezzalama (Comitato Torino Respira). 

È il momento di restituire la voce alla comunità scientifica che per anni è stata denigrata e ignorata dal mondo politico. Chiediamo insieme il cambiamento necessario” concludono gli attivisti.

 

Extinction Rebellion Torino

Il cammino di don Bosco

SABATO 26 FEBBRAIO -VILLA SIMEOM – ANDEZENO (Torino)

IL “CAMMINO DI DON BOSCO” UNA RISORSA PER IL TERRITORIO

Presentazione degli “Anelli” del Cammino

 

Il “Cammino di Don Bosco” è un itinerario escursionistico dedicato ai luoghi legati alla vita di San Giovanni Bosco sulle direttrici lungo le quali il fondatore dei Salesiani portava i suoi ragazzi a camminare, meditare e pregare, attraverso le colline del torinese, chierese ed astigiano.

“Compare allora un giovane sacerdote con una lunga veste nera, i capelli castani e ondulati. Prende i ragazzi per mano, li mette in fila ordinata, controlla che abbiano cibo ed acqua a sufficienza, li osserva mentre iniziano a camminare davanti a lui, pochi istanti dopo si unirà al gruppo per chiuderlo” (Da Memorie dell’Oratorio di Giovanni Bosco).

Il percorso parte dal Santuario di Maria Ausiliatrice al Valdocco di Torino e conduce al Colle di Don Bosco, proponendo tre alternative di percorso (per complessivi 165 km): il Cammino alto (della Superga-Crea, tocca la Basilica di Superga e l’abbazia di Vezzolano), il Cammino medio (del Lago di Arignano) ed il Cammino basso (di San Domenico Savio, tocca l’Eremo dei Camaldolesi). Queste tre alternative, ed altre due varianti, possono essere collegate a formare “Anelli” di diversa lunghezza, che consentono agli escursionisti di conoscere ed apprezzare le bellezze storico-culturali, ambientali, paesaggistiche ed enogastronomiche dei territori interessati.

Il “Cammino di Don Bosco” è stato ideato e realizzato a partire dal 2011 dall’associazione sportiva dilettantistica Nordic Walking Andrate, all’interno del progetto “Strade di Colori e Sapori”, che coinvolge la Città Metropolitana di Torino e 14 Comuni, con Chieri capofila. È stata anche realizzata una cartina del Cammino e una guida escursionistica.

Ai fini della registrazione del “Cammino di Don Bosco” nella Rete Escursionistica Regionale della Regione Piemonte, è stato siglato un protocollo d’intesa che coinvolge tutti i 21 Comuni attraversati dall’itinerario (Albugnano, Arignano, Baldissero Torinese, Buttigliera d’Asti, Castelnuovo Don Bosco, Chieri, Cinzano, Gassino Torinese, Marentino, Mombello di Torino, Moncucco Torinese, Montaldo Torinese, Moriondo Torinese, Pavarolo, Pecetto Torinese, Pino d’Asti, Pino Torinese, Riva presso Chieri, San Mauro Torinese, Sciolze e Torino), la Città Metropolitana di Torino e la Provincia di Asti, l’Ente di Gestione delle Aree protette del Po Piemontese, l’Ispettoria Salesiana Piemonte e Valle d’Aosta, il CAI Piemonte, la Pro Natura Torino e l’ASD Nordic Walking Andrate.

Sabato 26 febbraio, Villa Simeom ad Andezeno (Corso Vittorio Emanuele 16) ospita un incontro pubblico, organizzato da “Strade di Colori e Sapori”, Città Metropolitana di Torino e Nordic Walking Andrate, con il patrocinio del Comune di Andezeno, in occasione del quale saranno presentati gli “Anelli” del Cammino di Don Bosco.

 

«Questa iniziativa vuole valorizzare ulteriormente il “Cammino di Don Bosco”, presentando i vari “Anelli”, ovvero varianti dell’itinerario che sono incentrate sui singoli Comuni-spiega l’assessora allo Sviluppo e promozione del territorio e al Turismo del Comune di Chieri Elena COMOLLO-Il “Cammino” rappresenta un’importante risorsa per i nostri territori, è nostra intenzione dare vita ad un sito web specifico per rendere più accessibili i percorsi, costruendo un’offerta turistica di qualità che veda protagonisti i vari operatori e che sappia intercettare l’interesse di quei turisti che apprezzano camminate e biciclettate in luoghi piacevoli come le nostre colline».

 

Questo il programma della mattinata:

 

ore 10.00   Strade di Colori e Sapori e Cammino di Don Bosco, un binomio vincente

                   Elena di Bella, Dirigente Sviluppo Montano e Rurale – Città Metropolitana di Torino

ore 10.15   Il Cammino di Don Bosco, una risorsa per il territorio delle Strade di Colori e Sapori

Elena Comollo, Assessora agricoltura, attività produttive, commercio, mercati e fiere,

sviluppo e promozione del territorio, turismo del Comune di Chieri

ore 10.30   Presentazione delle degli Anelli del Cammino Don Bosco, una proposta per territorio

Claudio Baldi, ASD Nordic Walking Andrate

ore 11.15   Conclusioni

Sonia Cambursano, Consigliera delegata allo Sviluppo Economico e Turismo

Città Metropolitana di Torino

ore 11.30   AndezenAperitivo

Alle 13.30  CamminANDEZENO (ritrovo Piazza Italia, davanti al Municipio)

Escursione guidata sull’Anello del Bric Andio – Battaglia del Barbarossa e nel centro

storico a cura dell’ASD Nordic Walking Andrate. Al termine consegna ai partecipanti

della Merenda sinoira escursionistica.

 

(Info: obbligo di Green Pass rafforzato,

conferme di partecipazione al 334 6604498 – scuolanordicwalkig@viviandrate.it

Misure Antismog, continuano le sole limitazioni permanenti

I dati previsionali di PM10 forniti  da Arpa Piemonte confermano il livello bianco del semaforo antismog.

Fino a lunedì 21 febbraio compreso, prossimo giorni di controllo, rimarranno pertanto in vigore le sole misure permanenti di limitazione del traffico.

L’elenco completo delle misure, delle esenzioni e dei percorsi stradali esclusi dai blocchi sono disponibili alla pagina: www.comune.torino.it/emergenzaambientale.

Non piove più. Gli ultimi inverni in Piemonte tra i più secchi da decenni

Il mese di gennaio appena trascorso è stato il quarto gennaio più secco degli ultimi sessantacinque anni e il secondo più caldo, con un’anomalia di temperatura compresa fra +1 e +3 C° rispetto al clima del periodo 1991-2020. Allo stato attuale non si registrano precipitazioni all’orizzonte nei prossimi giorni e il Piemonte deve fare i conti con una siccità diffusa su tutto il territorio regionale.

Questi alcuni dei dati salienti illustrati dal direttore dell’Arpa Angelo Robotto, ascoltato in Commissione Ambiente, presieduta da Angelo Dago.

Significativi i numeri emersi: le precipitazioni nel mese di gennaio 2022 ammontano a 4,8 mm medi su tutto il bacino piemontese con un deficit tra il 90% e il 95%, mentre sono sessantotto i giorni trascorsi dall’ultima volta che la nostra regione ha visto cadere qualche millimetro in più di pioggia, ovvero l’ 8 dicembre 2021.

La situazione del periodo è complessa ma non la peggiore in termini di anomalia di precipitazione: si colloca infatti al dodicesimo posto come periodo secco (pioggia sul Piemonte < 5 mm) più lungo negli ultimi sessantacinque anni, mentre l’inverno 2021-2022 al momento è al terzo posto nello stesso periodo considerato.

Un altro dato importante riguarda le riserve di neve, ovvero la stima del quantitativo di acqua immagazzinato nel manto nevoso. A fronte di un quantitativo medio del periodo di circa 1700 milioni di metri/cubi oggi si stimano, sul bacino del Po chiuso alla confluenza col Ticino, poco più di 614 milioni di metri/cubi di acqua, con un deficit quindi di circa il 64%.

Anche la portata media mensile d’acqua di alcuni bacini registra alcuni scarti significativi rispetto al valore medio mensile storico: ad esempio la portata media mensile di gennaio 2022 alla sezione di chiusura del Po piemontese (stazione di Isola S. Antonio), pari a circa 169 mc/s risulta al terzo posto tra le più basse dopo il gennaio 2002 e 2016 dove era stata di circa 130 mc/s.

Quanto al volume invasato nel Lago Maggiore, è inferiore ai 100 milioni di metri/cubi, circa un terzo del valore medio per il periodo, mentre quello relativo agli invasi regionali nel mese di gennaio è stimabile in circa 133 milioni di metri/cubi, pari al 34% circa della capacità massima teorica complessiva e rappresenta uno scarto negativo di – 35% rispetto alla media.

Al termine della presentazione sono intervenuti con alcune domande i consiglieri Marco Grimaldi (Luv), che fra i vari temi ha sottolineato la necessità di un confronto fra Regione, Arpa, sindaci e prefetti per garantire la tempestività nella gestione della situazione, Sean Sacco (M5s) sulla situazione delle falde idriche e la previsione di interventi sugli scarichi industriali, Alberto Avetta (Pd) sulle conseguenze della siccità su agricoltura e qualità dell’aria.

I consiglieri Valter Marin e Paolo Demarchi (Lega) hanno richiamato l’attenzione sulle problematiche che si verificheranno a breve per l’irrigazione in agricoltura e sulla necessità di valutare un piano di invasi per affrontare queste esigenze, mentre Sarah Disabato (M5s) ha chiesto se esistano dati in merito al danno prodotto dalla siccità sulla biodiversità dei sistemi fluviali e lacustri.

Robotto ha ribadito che per quanto i dati evidenzino anomalie significative da monitorare “non siamo ancora in stato di emergenza”. Il direttore Arpa ha precisato infatti che l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico del Po ha delineato per il distretto del Po uno scenario di severità idrica bassa (gialla) e di severità media (arancione) per l’intero territorio piemontese. “Sull’approvvigionamento idropotabile siamo ancora lontani da particolari criticità, anche se è bene prepararsi ad affrontare un quadro complesso. A questo scopo a breve l’Osservatorio sarà riconvocato”. Dallo scorso lunedì Arpa ha intensificato l’emissione dei suoi bollettini con un aggiornamento settimanale del monitoraggio degli afflussi e dei deflussi e delle previsioni di precipitazione.

In chiusura di seduta il presidente Dago ha riconosciuto come le ripercussioni della siccità perdurante su agricoltura e ambiente dovranno essere affrontate a breve con gli assessori competenti per materia in una commissione congiunta.

Misure antismog, cala la concentrazione di PM10,  via libera ai diesel Euro 5

In base ai dati previsionali di PM10 forniti oggi da Arpa Piemonte, da  martedì 15 febbraio le misure di limitazione del traffico passeranno al livello bianco del semaforo antismog.

Torneranno pertanto in vigore le sole misure permanenti: fermi tutto il giorno (festivi compresi) gli autoveicoli per il trasporto persone e merci Euro 0 e Euro 1 (tutte le alimentazioni), Euro 2 (solo benzina e diesel), i ciclomotori e motocicli Euro 0 e Euro 1. Per i veicoli diesel Euro 3 e Euro 4 lo stop è invece in vigore dal lunedì al venerdì con orario 8-19.

Sono nuovamente valide le esenzioni ai blocchi per i veicoli dotati del dispositivo “Move-In”.

Si ricorda che eventuali variazioni del semaforo antismog in vigore, con le relative misure di limitazione del traffico, vengono comunicate ogni lunedì, mercoledì e venerdì, giorni di controllo sui dati previsionali di PM10, ed entrano in vigore il giorno successivo.

L’elenco completo delle misure antismog, delle esenzioni e dei percorsi stradali esclusi dai blocchi sono disponibili alla pagina: www.comune.torino.it/emergenzaambientale.

Una maggiore tutela per gli animali d’affezione

Dopo trent’anni dalla sua emanazione, è evidente la necessità di apporre alcuni correttivi a una legge importante come la 281/91 – in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo – testimoniata dal verificarsi ancora di carenze applicative e di problemi irrisolti in quasi ogni regione.

È quanto è emerso in occasione del convegno in videoconferenza promosso e organizzato dall’ufficio del Garante regionale per i diritti degli animali.

Ai lavori è intervenuto il presidente della Giunta regionale Alberto Cirio: “Il Piemonte è una Regione all’avanguardia per quanto riguarda la prevenzione del randagismo e la tutela degli animali”. Ha quindi anticipato che la Regione a breve interverrà con uno specifico provvedimento per la gestione della custodia dei cani con la catena.

“Fra le problematiche da risolvere c’è quella delle convenzioni al ribasso fino a livelli incompatibili, stipulate per la gestione dei canili e dei rifugi per gli animali, allo scopo di garantire il rispetto delle condizioni degli animali, e un’altra criticità è quella del controllo di queste strutture, laddove i Comuni attuano convenzioni con privati cittadini. Inoltre si è diffusa l’abitudine di acquistare animali per vie non controllate sostenendo di fatto traffici di cani provenienti da paesi esteri in assenza di controlli a tutela della salute dei cani” ha sottolineato più volte il Garante Enrico Moriconi.

Il convegno, moderato dalla giornalista Rosalba Nattero di “Sos Gaia”, ha voluto fare luce sulla situazione e lanciare una proposta per il futuro.

La consigliera nazionale dell’Enpa Anna Maria Procacci (Ente nazionale Protezione animali), al tempo deputata firmataria della legge 281, ha spiegato come in quegli anni si sia potuti arrivare ad una legislazione così evoluta per l’epoca, che imponeva di non uccidere i cani randagi o vaganti.

Ilaria Innocenti della Lav (Lega Anti vivisezione)  e Cristina Cellerino veterinaria dell’ Asl Città di Torino, hanno illustrato la situazione generale italiana e piemontese per quanto riguarda i cani identificati, i canili presenti, gli animali nei canili e le problematiche del commercio internazionale dei cuccioli che sovente si svolge tramite contatti su internet.

Con gli interventi di Sara Turetta, presidente e fondatrice di Save the Dogs, e di Alessandro Ricciuti, presidente di Animal Law, il convegno ha approfondito altre problematiche specifiche come i ritardi nel controllo della popolazione canina in alcune regioni, le strutture con gran numero di ospiti e i principali esiti delle vicende giudiziarie.

Marco Francone, responsabile torinese della Lav, ha infine cercato di individuare alcuni punti programmatici che dovrebbero essere considerati per una modifica legislativa sia a livello nazionale sia locale.

Legambiente: “Servono impianti di recupero materia, non nuovi inceneritori”

DAL PIEMONTE 

Riceviamo e pubblichiamo 


Novi Ligure: Il capogruppo della Lega annuncia l’incarico per uno studio preliminare per la realizzazione di un nuovo termovalorizzatore.

Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta: “Costruire impianti di incenerimento laddove non si raggiungono nemmeno i modesti obiettivi previsti dal Piano Regionale è una scelta miope che allontana dall’obiettivo di una gestione virtuosa dei rifiuti.

La Provincia di Alessandria nemmeno si avvicina agli obiettivi di raccolta differenziata e produzione rifiuti previsti dalle norme nazionali e regionali.

Si investa, da subito sul raggiungimento degli obiettivi (modesti) del vigente piano regionale. Ed eventualmente su impianti di recupero materia, laddove necessari

 

L’amministrazione di Novi Ligure ha annunciato di voler incaricare Acos SpA (società a partecipazione pubblica che si occupa di energia, acqua e servizi ambientali) di uno studio preliminare per la realizzazione di un nuovo inceneritore di rifiuti sul territorio comunale, a servizio dell’area vasta.

La pianificazione impiantistica è in capo alla Regione Piemonte e, in assenza di una posizione ufficiale dell’Ente regionale, non si comprende come un Comune possa fare una fuga in avanti di questo genere.

 

Secondo gli ultimi dati ufficiali pubblicati a fine 2021, la Regione Piemonte (unica regione del Nord Italia con Valle d’Aosta e Liguria) ancora non raggiunge gli obiettivi di raccolta differenziata (65%) fissati per il 2012 ed è decisamente lontana dagli obiettivi di produzione (455 kg di rifiuti/anno pro capite, 159 kg/anno di rifiuto indifferenziato) che essa stessa si era prefissata per il 2020 con il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti licenziato nel 2016. La Provincia di Alessandria, dove si vuole costruire il nuovo impianto, con il suo 61% di raccolta differenziata (45% nel capoluogo) e i suoi 209 kg/anno pro capite di rifiuti indifferenziati prodotti (311 nel capoluogo) nemmeno si avvicina agli obiettivi di raccolta differenziata previsti per il 2012 dalla norma nazionale e successivamente dal piano regionale per il 2020.

Se il Piemonte raggiungesse gli obiettivi del suo Piano Regionale al 2025 ci troveremmo a gestire 520.000 tonn/anno di RSU, per i quali sarebbe ampiamente sufficiente l’impianto del Gerbido.

Obiettivi regionali che, come denunciato da Legambiente alla sua approvazione sono comunque molto timidi e comunque inferiori ai risultati già ottenuti nel 2019 da Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.

 

“Nella situazione in cui ci troviamo – dichiara Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – sembra francamente poco previdente pensare a un nuovo, ventilato, impianto di incenerimento da affiancare a quello del Gerbido e da posizionare nel territorio dell’alessandrino. Sarebbe il secondo totem all’inefficienza di un sistema di gestione che graverebbero per decenni sull’ambiente e sulla salute dei piemontesi, zavorrando lo sviluppo di una gestione sostenibile dei rifiuti, proprio là dove ci sarebbe bisogno di un’ulteriore spinta verso l’implementazione di sistemi di raccolta differenziata efficienti ed efficaci. E, dati i dieci anni in media necessari per la costruzione di un impianto in Italia, arriverebbe ampiamente fuori tempo massimo.

In epoca di lotta ai cambiamenti climatici, inoltre, la costruzione dell’impianto prima e il funzionamento dello stesso in un secondo tempo, rappresenterebbero una fonte di CO2 aggiuntiva con un impatto estremamente significativo sul bilancio delle emissioni, contrariamente a quanto richiesto dalle norme europee e nazionali che puntano ad una decarbonizzazione veloce. L’inceneritore del Gerbido, ad esempio, è la prima fonte di emissioni di CO2 della città di Torino”.

 

“I tre anni che ci separano dalla presunta emergenza – continua Giorgio Prino – vengano utilizzati per lavorare, in accordo con la normativa europea, su riduzione, riuso e raccolta differenziata. Lo stesso Piano Regionale Di Gestione Dei Rifiuti indica al 2025 come obiettivo il 70% di raccolta differenziata ed una produzione di 420 kg per abitante all’anno. E come sempre si tratta di obiettivi minimi. In quattro anni, volendolo fare, si può andare ben oltre e lo stesso Piano regionale indica chiaramente la strada per perseguire risultati di eccellenza: raccolta porta a porta e tariffazione puntuale. La metodologia che, anche secondo AGCM (IC 49 2016), garantisce risultati di eccellenza in termini di performances ambientali, economiche e occupazionali”.

 

Il Piemonte punta sull’energia pulita e vuole diventare “capitale dell’ idrogeno”

 Il presidente Cirio: “L’idrogeno è uno dei nostri progetti bandiera sul Pnrr, puntiamo a esserne una delle capitali internazionali”

L’assessore Marnati: “Una grande opportunità e una grande sfida per l’attuazione di concrete politiche di sviluppo di questo nuovo vettore energetico pulito”

Il Piemonte accelera sull’idrogeno ed entra, prima regione italiana, nell’associazione Hydrogen Europe, la principale organizzazione europea, con sede a Bruxelles, che raggruppa le più importanti aziende europee ma anche gli attori pubblici intenzionati a muoversi verso una vera transizione ecologica.

«L’idrogeno è uno dei nostri progetti bandiera sul Pnrr – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – Puntiamo a esserne una delle capitali internazionali».

«Con questo atto, deliberato dalla Giunta – commenta l’assessore regionale alla Ricerca e Innovazione Matteo Marnati – il Piemonte conferma il suo ruolo di primo piano nel panorama nazionale ed internazionale di sviluppo della tecnologia dell’idrogeno sia per contribuire a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del sistema energetico, industriale e dei trasporti al 2050, sia per sostenere le filiere industriali e i punti di forza presenti sul nostro territorio. Il Piemonte è una regione con un potenziale straordinario e rappresenta, in questo settore tecnologico, la regione italiana con l’offerta più completa di spazi, dotazioni ed intelligence a servizio delle imprese nazionali, oltre ad essere un territorio di eccellenza di livello europeo».

«Entrare a far parte di Hydrogen Europe, al momento come unica regione italiana e al fianco dei più importanti player industriali europei – aggiunge Marnati – rappresenta per noi una grande opportunità e una grande sfida per l’attuazione di concrete politiche di sviluppo di questa tecnologia, finalizzata alla sostenibilità ambientale ma che contempo permetterà di creare opportunità per lo sviluppo imprenditoriale e occupazionale del nostro territorio».

Regione Piemonte da tempo sta lavorando su questo tema ed è tra le poche regioni in Italia ad aver costruito e sostenuto la creazione di una filiera idrogeno che ha consentito di creare e consolidare un sistema di ricerca e innovazione connesso alle reti europee e un sistema di imprese attive nel campo dell’idrogeno.

«L’adesione a Hydrogen Europe – conclude l’assessore – è un ulteriore tassello del percorso già avviato in Piemonte con l’adesione al gruppo “Idrogeno”, attivato nell’ambito dell’iniziativa per la Macroregione alpina Eusalp e al partenariato “European Hydrogen Valleys. Abbiamo inoltre aderito all’avviso pubblico con il quale il Ministero per la Transizione Ecologica ha avviato, nell’ambito del PNRR, un’iniziativa di sostegno agli investimenti per la produzione di idrogeno verde nelle aree industriali dismesse e stiamo effettuando una mappatura delle aree potenzialmente idonee».

Il Piemonte continua a scegliere l’energia del sole

Elmec Solar presenta la quarta edizione del Barometro del Fotovoltaico in Italia che tratteggia l’ulteriore crescita nell’adozione di impianti fotovoltaici nel terzo trimestre del 2021

Accanto allo sviluppo del solare si inserisce il nuovo trend emergente basato sulla condivisione dell’energia pulita: lo sviluppo delle comunità energetiche. Le regioni protagoniste di questo nuovo fenomeno sono la Sardegna, la Puglia e la Sicilia

 Il terzo trimestre del 2021 vede un cambiamento nelle posizioni di vertice della classifica delle province italiane che hanno maggiormente adottato il fotovoltaico: Padova, Brescia e Roma conquistano le prime tre posizioni prendono il posto di Roma, Brescia e Treviso, le tre province più solari del primo trimestre del 2021. Questa è la prima evidenza che emerge nella quarta edizione del Barometro del Fotovoltaico di Elmec Solar,  l’azienda di Brunello (VA) del gruppo Elmec che si occupa di progettare, realizzare e manutenere impianti fotovoltaici residenziali e industriali chiavi in mano.  Oltre a stilare la classifica delle 10 province italiane che hanno registrato il maggior incremento di impianti fotovoltaici nei mesi di luglio, agosto e settembre 2021, Elmec Solar, vuole porre l’attenzione su un nuovo fenomeno, ancora in fase embrionale, ma che porterà ulteriori vantaggi in termini di approvvigionamento sostenibile: lo sviluppo delle comunità energetiche sul territorio italiano.

“Un incontro tra Nord e Sud quello presentato con questa quarta edizione del Barometro del Fotovoltaico che vuole mettere in luce come la scelta di modelli di approvvigionamento sostenibili per gestire il proprio fabbisogno energetico sia un fenomeno che, con il passare dei mesi, sta convincendo un numero di italiani sempre più elevato” afferma Alessandro Villa, AD di Elmec Solar“A settembre 2021 sono 989.687 gli impianti fotovoltaici installati nel Bel paese e, risultati altrettanto incoraggianti, sono attesi nella prossima edizione del Barometro del Fotovoltaico”.

Secondo la rielaborazione da parte di Elmec Solar dei dati pubblicati da Italia Solare, complessivamente, sono 10 le province d’Italia che hanno registrato il maggior incremento di impianti fotovoltaici nei soli mesi di luglio, agosto e settembre 2021. Le 10 province sono rispettivamente: Padova (+860 impianti), Brescia (+804 impianti) , Roma (+790 impianti) , Venezia (+781 impianti), Treviso (+662 impianti), Torino (+590 impianti) , Vicenza (+572 impianti) , Bergamo (+557 impianti) , Milano (+549 impianti)  e Varese ( +418 impianti). Facendo un confronto con la terza edizione del Barometro del Fotovoltaico, nei soli mesi di luglio, agosto e settembre 2021, in Italia c’è stato un incremento di 20.984 impianti in più, rispetto all’aumento registrato nel secondo trimestre del 2021, pari a 18.655 impianti.

Di seguito la classifica delle 10 province italiane che hanno registrato il maggior incremento di impianti fotovoltaici nei mesi di luglio, agosto e settembre 2021.

CLASSIFICA PROVINCIA Numero di impianti in più da giugno 2021 a settembre 2021
1 Padova + 860
2 Brescia + 804
3 Roma + 790
4 Venezia + 781
5 Treviso + 662
6 Torino + 590
7 Vicenza + 572
8 Bergamo + 557
9 Milano + 549
10 Varese + 418

*La classifica completa di tutte le province italiane è disponibile in calce alla nota stampa.

Da non dimenticare è il dato sul potenziale fotovoltaico che, anche in questa quarta edizione del Barometro del Fotovoltaico, vuole mettere in luce le province con maggiore potenziale in termini di numero di impianti fotovoltaici realizzabili. Le aree a maggior potenziale (inespresso) di adozione del fotovoltaico sono state individuate analizzando la percentuale di edifici privi di impianti solari sul totale di quelli a 1,2,3 e 4 piani, ovvero di quelli che hanno facilmente l’ opportunità di installare un impianto fotovoltaico. Sul podio Verbano Cusio Ossola, Palermo e Genova.

Di seguito la classifica delle 10 province italiane con maggiore potenziale fotovoltaico nei mesi di luglio, agosto e settembre 2021.

CLASSIFICA PROVINCIA TASSO DI ADOZIONE POTENZIALE (edifici non dotati di impianti solari sul totale degli edifici disponibili)
1 Verbano Cusio Ossola 97,40%
2 Palermo 97,19%
3 Genova 97,05%
4 Napoli 96,97%
5 Imperia e Isernia 96,79%
6 Reggio di Calabria 96,77%
7 Messina 96,75%
8 Crotone 96,69%
9 Enna 96,62%
10 Sassari 96,44%

Il fenomeno nascente delle comunità energetiche

Una comunità energetica, detta anche CES, è un modello energetico diffuso basato su autoproduzione autoconsumo e condivisione di energia da fonti rinnovabili, elettriche e termiche, che si integra con i più grandi impianti a tecnologie pulite, in grado di contribuire alla lotta contro l’emergenza climatica. Secondo i dati di Legambiente[1], ad oggi, sono 2 le comunità energetiche realizzate in Italia: la prima, chiamata “Comunità energetica e solidale di Napoli Est” sorge nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, in provincia di Napoli, mentre la seconda, denominata “City Hall”, si trova a Magliano Alpi, in provincia di Cuneo. Altre 16 comunità energetiche sono in  fase di progettazione e, altre 7, in movimento, ovvero ancora nelle primissime fasi preliminari che vedono coinvolti Comuni, imprese e cittadini.
Stando alle previsioni di Legambiente, il 2022 sarà quindi l’anno decisivo per l’implementazione delle comunità energetiche in Italia che vede in prima linea, per la difesa dell’ambiente, Sardegna Puglia e Sicilia, le tre regioni in cui stanno prendendo il via la maggior parte di questi progetti.

 

“Lo sviluppo delle comunità energetiche costituisce il segno di un’importante presa di coscienza da parte degli italiani della convenienza delle energie rinnovabili. Grazie a questa nuova modalità di approvvigionamento energetico infatti, il fotovoltaico, non resta più confinato alle iniziative di un singolo utente o di una singola azienda ma diventa una valida alternativa da pianificare e adottare per una intera comunità o territorio”conclude Alessandro Villa, AD di Elmec Solar.

Di seguito un elenco completo delle comunità energetiche nascenti nelle regioni di Sardegna, Puglia e Sicilia.

REGIONE NOME DELLA COMUNITÁ ENERGETICA
Sardegna Comunità energetica rinnovabile di Ussaramanna
Sardegna Comunità energetica rinnovabile di Villanovaforru
Sardegna Le 3 case dell’energia di Serrenti
Puglia Comunità energetica rinnovabile di Biccari
Puglia PAN – Puglia Active Network
Puglia Comunità energetica rinnovabile di Roseto Valfortore
Sicilia Comunità energetica rinnovabile “Common light”
Sicilia Comunità Energetica di Ragusa

*CLASSIFICA COMPLETA DELLE PROVINCE

CLASSIFICA REGIONE PROVINCIA TOTALE EDIFICI UTILIZZATI TOTALE IMPIANTI GIUGNO 2021 TOTALE IMPIANTI SETTEMBRE 2021 INCREMENTO DA GIUGNO A SETTEMBRE POTENZA TOTALE 2021
1 Lazio ROMA 454749 38818 39608 790 504,73
2 Lombardia BRESCIA 258139 31357 32161 804 544,64
3 Veneto TREVISO 218209 31326 31988 662 393,49
4 Veneto PADOVA 215374 29135 29995 860 391,12
5 Veneto VICENZA 216709 25577 26149 572 345,63
6 Piemonte TORINO 384198 24533 25123 590 476,91
7 Lombardia BERGAMO 202300 22132 22689 557 362,21
8 Veneto VERONA 192147 22063 22620 557 422,86
9 Lombardia MILANO 279574 21142 21691 549 384,93
10 Veneto VENEZIA 180409 21315 22096 781 242,7
11 Friuli Venezia Giulia UDINE 173042 20027 20326 299 322,55
12 Trentino Alto Adige TRENTO 140099 18348 18708 360 202,98
13 Emilia Romagna BOLOGNA 142362 18501 18884 383 374,29
14 Puglia LECCE 348483 17689 18059 370 710,89
15 Emilia Romagna MODENA 136272 17782 18150 368 297,73
16 Umbria PERUGIA 171635 17180 17477 297 371,57
17 Puglia BARI 198112 15964 16352 388 527,53
18 Piemonte CUNEO 200054 15410 15740 330 589,92
19 Lombardia VARESE 186567 15626 16044 418 167,48
20 Emilia Romagna RAVENNA 102172 12332 12546 214 403,63
21 Emilia Romagna REGGIO EMILIA 109589 12188 12436 248 191,47
22 Sicilia CATANIA 258487 11744 12021 277 239,51
23 Friuli Venezia Giulia PORDENONE 97612 11498 11720 222 178,69
24 Sardegna SASSARI 319316 11138 11371 233 247,67
25 Calabria COSENZA 228602 10935 11257 322 268,7
26 Emilia Romagna FORLI’ 95884 10833 11072 239 245,49
27 Marche ANCONA 94773 10294 10491 197 310,05
28 Sardegna SUD SARDEGNA 146879 10049 10155 106 204,57
29 Lombardia MANTOVA 105206 10107 10335 228 250,46
30 Lombardia MONZA E DELLA BRIANZA 123881 9909 10156 247 124,21
31 Campania NAPOLI 330226 9746 9999 253 195,07
32 Lombardia COMO 135890 9701 9909 208 109,56
33 Campania SALERNO 233060 9578 9796 218 274,03
34 Lombardia CREMONA 81714 9489 9736 247 258,97
35 Lazio LATINA 137850 9237 9406 169 268,93
36 Trentino Alto Adige BOLZANO 90910 9030 9139 109 264,1
37 Campania CASERTA 198304 8974 9144 170 272,96
38 Sicilia PALERMO 313961 8629 8826 197 192
39 Lombardia PAVIA 155888 8618 8914 296 203,4
40 Toscana FIRENZE 160530 8065 8232 167 125,77
41 Emilia Romagna PARMA 102658 8035 8244 209 212,91
42 Emilia Romagna FERRARA 99727 7846 7979 133 207,52
43 Sardegna CAGLIARI 84623 7732 7892 160 246,65
44 Toscana AREZZO 87790 7436 7579 143 179,47
45 Marche PESARO E URBINO 88851 7405 7567 162 262,91
46 Puglia TARANTO 153472 7413 7567 154 386,42
47 Emilia Romagna RIMINI 74578 7437 7628 191 102,91
48 Lazio VITERBO 82267 7319 7481 162 485,24
49 Sicilia SIRACUSA 133134 7308 7463 155 212,62
50 Abruzzo CHIETI 117033 7197 7319 122 241,72
51 Marche MACERATA 81277 7236 7344 108 320,59
52 Sardegna NUORO 85997 7066 7152 86 141,53
53 Piemonte ALESSANDRIA 145244 6989 7111 122 277,66
54 Toscana PISA 94658 7047 7210 163 107,32
55 Piemonte NOVARA 91760 7017 7177 160 113,8
56 Sicilia MESSINA 215680 6868 7008 140 71,45
57 Sicilia AGRIGENTO 177994 6818 6944 126 232,06
58 Sicilia TRAPANI 182771 6801 6926 125 165,59
59 Sicilia RAGUSA 134456 6790 6966 176 225,77
60 Toscana LUCCA 150162 6548 6736 188 75,11
61 Lazio FROSINONE 164843 6409 6546 137 189,68
62 Puglia BRINDISI 143834 6277 6395 118 503,88
63 Abruzzo TERAMO 78898 6301 6436 135 255,73
64 Calabria CATANZARO 119778 6174 6296 122 143,62
65 Calabria REGGIO DI CALABRIA 195875 6194 6328 134 79,56
66 Basilicata POTENZA 126318 6070 6163 93 196,23
67 Emilia Romagna PIACENZA 84558 6132 6283 151 200,19
68 Puglia FOGGIA 134664 5938 6032 94 626,45
69 Campania AVELLINO 137624 5721 5825 104 93,67
70 Abruzzo L’AQUILA 129312 5396 5481 85 174,64
71 Veneto BELLUNO 79846 5205 5266 61 53,39
72 Veneto ROVIGO 78696 5100 5220 120 330,85
73 Piemonte ASTI 76861 4973 5062 89 95,42
74 Lombardia LECCO 69950 5024 5141 117 59,95
75 Sardegna ORISTANO 77389 4510 4554 44 142,83
76 Friuli Venezia Giulia GORIZIA 34636 4539 4611 72 44,67
77 Campania BENEVENTO 91121 4453 4505 52 70,92
78 Lombardia LODI 40342 4493 4616 123 134
79 Toscana LIVORNO 58750 4383 4494 111 81,67
80 Lombardia SONDRIO 76672 4294 4363 69 56,4
81 Abruzzo PESCARA 68018 4282 4404 122 96,85
82 Sicilia CALTANISSETTA 102543 4203 4284 81 99,41
83 Umbria TERNI 56296 4161 4227 66 139,06
84 Toscana PISTOIA 77094 3887 3947 60 44,66
85 Toscana GROSSETO 58407 3862 3912 50 87,56
86 Marche ASCOLI PICENO 43860 3721 3799 78 126,31
87 Toscana SIENA 60054 3637 3715 78 79,15
88 Molise CAMPOBASSO 80598 3359 3418 59 138,12
89 Piemonte BIELLA 61627 3262 3314 52 97,77
90 Liguria GENOVA 110928 3222 3275 53 31,99
91 Piemonte VERCELLI 56184 3211 3276 65 93,39
92 Marche FERMO 42410 3223 3278 55 112,23
93 Lazio RIETI 71965 3192 3251 59 29,83
94 Basilicata MATERA 49624 3032 3101 69 189,66
95 Toscana MASSA CARRARA 66961 2957 3000 43 26,33
96 Puglia BARLETTA-ANDRIA-TRANI 61656 2846 2929 83 178,31
97 Liguria SAVONA 68207 2777 2825 48 34,83
98 Calabria VIBO VALENTIA 71284 2724 2755 31 43,48
99 Valle d’Aosta AOSTA 51352 2650 2698 48 25,94
100 Sicilia ENNA 75483 2516 2548 32 77,43
101 Liguria LA SPEZIA 54385 2440 2476 36 26,64
102 Toscana PRATO 50385 2384 2415 31 84,02
103 Friuli Venezia Giulia TRIESTE 35809 2200 2224 24 31,45
104 Calabria CROTONE 65185 2097 2156 59 39,54
105 Liguria IMPERIA 64147 2020 2057 37 30,57
106 Piemonte VERBANO-CUSIO-OSSOLA 67162 1711 1747 36 19,99
107 Molise ISERNIA 38408 1222 1233 11 41,58