AMBIENTE- Pagina 57

Una montagna sacra per il Gran Paradiso

Mille firmatari per una proposta che farà storia

Un progetto per far pace con la Natura

 

Il progetto sarà presentato e condiviso il 26 novembre alle ore 10 presso la Sala Stemmi del Museo nazionale della Montagna, Piazzale Monte dei Cappuccini 7 – Torino

Sono più di mille i primi firmatari del progetto “Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso”, e sono persone di radici e culture molto diverse: alpinisti, escursionisti, naturalisti, giornalisti, scrittori, artisti, montanari, frequentatori rispettosi di ogni vita e di ogni luogo che hanno condiviso con entusiasmo la proposta. Nessun conquistatore.

La filosofia del progetto

Il progetto nato dall’idea di Toni Farina e Antonio Mingozzi per onorare i cent’anni del Parco nazionale Gran Paradiso con un’azione di alto profilo, che si spingesse oltre la mera celebrazione, ha raccolto l’adesione di un qualificato ventaglio di sostenitori, in forma associativa e individuale, tra cui: il Club Alpino Italiano e l’Alpine Club di Londra, gli alpinisti Kurt Diemberger, Fausto De Stefani, Hervé Barmasse, Alessandro Gogna, Manolo, il climatologo Luca Mercalli, l’antropologo Duccio Canestrini, i giornalisti Paolo Rumiz, Michele Serra, Enrico Camanni, il regista Fredo Valla, i saggisti Guido Dalla Casa e Silvia Ronchey, gli scrittori Paolo Cognetti, Matteo Righetto, Tiziano Fratus, Daniela Padoan, Raffaella Romagnolo, gli attori Giuseppe Cederna, Lella Costa, Giovanni Storti.

In un’epoca avida di performance e povera di spirito, in una società segnata dalla competizione e dal dissennato consumo delle risorse naturali, i sostenitori del progetto auspicano che almeno su una cima – identificata con il Monveso di Forzo, l’elegante triangolo a cavallo tra la Valle Soana e la Valle di Cogne ci si astenga dalla “conquista” per riscoprire il significato del limite. Si tratta ovviamente di un atto simbolico: fermarsi sotto la cima lasciandola ai giochi del vento è scelta rivoluzionaria per una cultura antropocentrica e “padrona”.

Niente di confessionale: il termine “sacro” va inteso in senso laico, nel segno del rispetto e della contemplazione. E niente di costrittivo: la “Montagna Sacra” non sarà mai un luogo di divieti. Il progetto non prevede alcuna interdizione formale e nessuna sanzione pecuniaria. Molto più semplicemente, l’impegno a non salire sul Monveso è una scelta culturale, un libero ammonimento, un vivissimo auspicio, nella speranza che venga compreso e abbracciato dall’intera comunità.

www.sherpa-gate.com/la-montagna-sacra/

https://www.facebook.com/montagnasacra

Programma dell’incontro pubblico

26 novembre 2022, ore 10/13

Sala Stemmi del Museo Nazionale della Montagna

Piazzale Monte dei Cappuccini 7 – Torino

 

Saluto di Bruno Migliorati (CAI – Presidente Comitato Direttivo Gruppo Regionale Piemonte)

Saluto di Lorenzo Giacomino (Sindaco di Ronco Canavese)

 

Apertura Antonio Mingozzi e Toni Farina: “Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso”

 

Alessandro Gogna “La libertà del limite”

Guido Dalla Casa “La Montagna Sacra e l’ecologia profonda”

Riccardo Carnovalini “Cercando il Dio delle piccole cose”

Paola Loreto “Lo sguardo e la voce della poesia”

Ettore Champretavy “Corsa e contemplazione in montagna: l’apparente paradosso”

Daniela Padoan “Nello spirito della Laudato Si’”

Giuseppe Cederna “La bellezza, l’invisibile e il Pellegrino”

 

Conclusioni di Enrico Camanni

 

Coordina Rosalba Nattero

 

Sarà proiettato in anteprima il documentario di Alessandro Gogna e Achille Mauri “Montagna Sacra”

L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook “Una Montagna Sacra nel Gran Paradiso”

 

Rosalba Nattero

Presidente

Per contatti: nattero@inrete.it  

SOS Gaia – Piazza Statuto 15, 10122 Torino

www.sos-gaia.org  –  info@sos-gaia.org

Regioni e neutralità climatica, Piemonte a centro classifica

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Ranking Regioni 2022: il centro-sud Italia in testa nella corsa verso la neutralità climatica. Le regioni più ricche non investono abbastanza sulle energie rinnovabili

 

È quanto emerge dal Rapporto La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica” realizzato da Italy for Climate, il centro di ricerca sul clima della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in collaborazione con Ispra, che ha misurato e valutato le performance delle Regioni italiane in termini di impatto sul clima. Il Ranking ha individuato un gruppo di Regioni più virtuose tutte del centro-sud Italia: in testa Campania, Calabria e Lazio. In coda alla classifica il gruppo composto da Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna.

 

Il Rapporto è stato presentato  in occasione del Green&Blue Open Summit 2022.

 

Edo Ronchi Promotore Italy For Climate: “Le Regioni sono poco coinvolte nelle politiche e nelle misure di decarbonizzazione: è necessario un maggiore coinvolgimento perchè gli obiettivi climatici non possono essere raggiunti senza le amministrazioni locali”.

 Durante la Cop 27 di Sharm el-Sheikh in occasione del cosiddetto Solutions Day, è emersa l’esortazione per i governi nazionali e le organizzazioni internazionali a sostenere le autorità locali e regionali assegnando loro un ruolo formale nell’ambito dei negoziati sul clima e dell’attuazione dell’Accordo di Parigi.

Stimolare un forte coinvolgimento delle Regioni rappresenta ad oggi un elemento cruciale per il raggiungimento degli obiettivi climatici: le Regioni e le Amministrazioni regionali hanno importanti competenze in tutti i settori coinvolti dalle politiche climatiche, dalla programmazione energetica a quella dei trasporti, dai processi autorizzativi per le rinnovabili e le altre infrastrutture green all’organizzazione dei servizi pubblici.

Ed è proprio da questa consapevolezza che parte la seconda edizione di “La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica”, il Rapporto che ha misurato e valutato le performance delle Regioni italiane in termini di impatto sul clima, realizzato, in collaborazione con Ispra, da I4C – Italy for Climate, l’iniziativa promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con  Chiesi, Conou, Davines, Edison, Elettricità Futura, Erg, illy, H+K Strategies, Italian Exhibition Group, Terna, che si pone l’obiettivo di promuovere l’attuazione di una Roadmap climatica per l’Italia, aggregando imprese, associazioni, istituzioni e mondo della ricerca.

Anche questa nuova edizione del ranking conferma che tutte le Regioni devono fare di più: nonostante i cali generalizzati dei consumi e delle emissioni registrati a causa del Covid nel 2020, nessuna Regione può dirsi infatti in linea con gli obiettivi europei al 2030 e con quello della neutralità climatica. Ci sono delle Regioni più virtuose che registrano migliori performance climatiche, tutte appartenenti al centro-sud Italia: Campania, Calabria e Lazio in testa; in coda alla classifica, ancora molto lontane dal target europeo, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna. Nel mezzo troviamo invece il gruppo centrale composto da ben 10 Regioni: Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto.

La classifica ha misurato le performance delle Regioni su tre parametri chiave: le emissioni di CO2, i consumi di energia, e i consumi energetici soddisfatti da fonti rinnovabili. Per ognuno di questi tre parametri sono stati misurati sia i valori assoluti raggiunti nel 2020 (lo stato) sia i miglioramenti (o peggioramenti) registrati nel biennio 2018-2020 (il trend). In particolare, per quest’ultimi bisogna considerare le caratteristiche molto particolari del 2020 che, a causa della pandemia, si sono tradotte in riduzioni generalizzate sia dei consumi energetici che delle emissioni di gas serra, che scendono in 18 Regioni su 20.

“In alcuni casi le Regioni attivano ostacoli alla transizione energetica e solo una minoranza ha attivato un Piano energetico-ambientale regionale con obiettivi almeno al 2030 di riduzione delle emissioni di gas serra e di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. – ha spiegato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – Serve un Legge per il clima anche in Italia per dare certezza e stabilità ai target energetici e sulle emissioni al 2030 e alla via per la neutralità climatica, in linea con i target europei di attuazione dell’Accordo di Parigi, e per fissare una ripartizione vincolante – il c.d. burden sharing – di adeguati obiettivi energetici e climatici tra le Regioni”.

“Per rispondere agli obblighi dettati dalle norme europee e internazionali, ISPRA realizza ogni anno l’inventario nazionale delle emissioni – ha spiegato Stefano Laporta, Presidente Ispra -. Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno fissato per il nostro Paese un target di riduzione del 43.7% al 2030. Il settore su cui occorre lavorare maggiormente è quello dei trasporti, ad oggi il maggior emettitore. Per raggiungere obiettivi così sfidanti, serviranno uno sforzo e una collaborazione molto intensi tra il livello nazionale e quello regionale”.

La natura dell’iniziativa è emersa dalle parole di Andrea Barbabella, Coordinatore di Italy for Climate: “L’Italia non è ancora sulla strada che porta alla neutralità climatica e per rimettersi in carreggiata è necessario un maggiore coinvolgimento dei territori. Le Regioni hanno importanti responsabilità, ad esempio nelle politiche insediative, in quelle della mobilità ma anche dell’energia. Mettendole a confronto sulla crescita delle fonti rinnovabili e la riduzione dei consumi di energia e delle emissioni di gas serra è un modo per stimolare un dibattito sul ruolo che le Regioni devono avere nelle politiche climatiche nazionali”.

 

La Classifica generale

 

La classifica finale è stata stilata sulla base del numero di indicatori in cui ciascuna Regione presenta valori migliori della media nazionale.

In testa alla classifica si trova il gruppo costituito dalla Campania, prima, seguita da Calabria e Lazio. Tutte queste Regioni presentano buoni valori sia per le emissioni che per i consumi di energia, mentre la situazione è più articolata per le fonti rinnovabili con la Campania che fa meglio della media nazionale sia in termini di valori assoluti 2020 che di trend, mentre il Lazio, viceversa, presenta per entrambi valori sotto media.

Il gruppo centrale, in cui il numero di indicatori migliori e peggiori della media nazionale si equivale, è il più numeroso composto da ben 10 Regioni: Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto. Ad accomunare questo gruppo le buone performance sulle fonti rinnovabili: 8 Regioni su dieci nel 2020 hanno valori sopra la media e solo una ha fatto registrare una riduzione dei consumi da rinnovabili nell’ultimo biennio.

Il gruppo di coda, infine, è costituito dalle 7 Regioni in cui prevale il numero di indicatori con performance peggiori della media nazionale: Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna. Questo gruppo presenta performance particolarmente negative sulle fonti rinnovabili e, più in generale, andamenti negativi per tutti gli indicatori nel biennio analizzato (con un’unica eccezione, la Lombardia.)

Gli indicatori

 

L’indicatore delle emissioni di CO2 mostra che nel 2020 si è registrata una riduzione delle emissioni in ben 18 Regioni su 20 (ad eccezione di Valle d’Aosta e Abruzzo). Un dato interessante emerge inoltre se confrontiamo le emissioni pro capite della Campania, che si attestano a 2,1 tCO2eq con le 9 della Sardegna, a fronte di una media nazionale di 4,9 tonnellate.

Consumi di energia: l’indicatore dei consumi energetici è quello che mostra la maggiore polarizzazione geografica, con le Regioni settentrionali (unica eccezione la Liguria) tutte con consumi sopra la media nazionale, influenzati dal clima e anche dalla struttura economica. Si va da 1 tep consumato in un anno da un cittadino campano ai 2,7 di un residente in Emilia-Romagna. Come per le emissioni sull’andamento generale incide la singolarità rappresentata dal 2020: i consumi diminuiscono in tutte le Regioni con la sola eccezione della Basilicata.

Fonti rinnovabili: anche in questo caso si registra una grande differenza di performance: dalla Liguria, con appena l’8% dei consumi coperti da rinnovabili, alla Valle d’Aosta, con addirittura il 105%, che diventa quindi la prima Regione esportatrice netta di energia rinnovabile. La rappresentazione per aree macro-geografiche è eterogenea, con ottimi valori sia per Regioni settentrionali che meridionali.

Per quanto riguarda l’andamento un’Italia quasi divisa in due, con 11 Regioni che fanno segnare un aumento della quota di rinnovabili sui consumi e ben 9 in cui addirittura le rinnovabili diminuiscono (probabilmente sempre a causa del calo generalizzato dei consumi).

 

I Cluster

 

Sul fronte dell’utilizzo di fonti rinnovabili, gran parte delle regioni italiane è molto distante dall’obiettivo intermedio al 2030, con l’eccezione del gruppo delle Regioni definite «le rinnovabilissime» (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Calabria, Molise) con almeno il 40% di consumi coperti da rinnovabili.

Dal rapporto si scopre inoltre che 7 Regioni sono completamente “coal-free” (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Molise, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta) ossia hanno azzerato i loro consumi di carbone, mentre tre Regioni appena (Puglia, Sardegna e Lazio) da sole fanno quasi l’80% del consumo nazionale di carbone.

“Le piccole”: Il Ranking ha evidenziate che ad eccezione dell’Abruzzo, tutte le Regioni con meno di 1,5 milioni di abitanti (Basilicata, Molise, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta) presentano emissioni pro capite di CO2 sopra la media.

“La locomotiva d’Italia”: le 4 Regioni che insieme fanno oltre la metà del PIL nazionale presentano situazioni molto diverse, il Lazio si trova nel gruppo di testa, il Veneto in quello centrale mentre Emilia-Romagna e Lombardia in quello di coda, ma tutte sono bocciate sulle rinnovabili.

“Le auto-dipendenti”: un dato che allarma è quello relativo alla mobilità, l’Italia si conferma infatti uno dei Paesi europei con la più alta concentrazione di automobili, solo 7 Regioni hanno un tasso di motorizzazione sotto la media nazionale (666 autovetture ogni mille abitanti) con la Liguria ferma a 554 e Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta ben oltre un’auto per persona.

“Le solarizzate”: in Italia abbiamo 359 watt di fotovoltaico installato per abitante, ma Marche e Puglia ne hanno più del doppio, mentre la Sardegna è quella che è cresciuta di più nel 2020. Ma se guardiamo al solo fotovoltaico domestico, guidano la classifica Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Sardegna, Umbria e Trentino.

Con Conad Nord Ovest mille nuove alberi a Torino

Conad Nord Ovest ha svolto un’iniziativa concreta di tutela ambientale attraverso la piantagione di 1.000 alberi nel comune di Torino, settima tappa del progetto “Forestiamo insieme l’Italia”.

 

L’iniziativa “Forestiamo insieme l’Italia” è promossa dal Consorzio Nazionale Conad in occasione del sessantesimo anniversario dalla sua fondazione.

 

Conad Nord Ovest partecipa attivamente all’iniziativa “Forestiamo insieme l’Italia” attraverso un progetto di tutela ambientale nel comune di Torino, in collaborazione con Rete Clima, ente non profit che promuove azioni di Corporate Social Responsibility (CSR), di sostenibilità e di decarbonizzazione.

L’area oggetto della forestazione è il Parco Pietro Colletta, un parco periurbano della città di Torino di quasi 500.000 metri quadri. Il parco attuale è stato realizzato alla fine degli anni ottanta, recuperando una vasta area abbandonata e molto degradata. Il parco oggi copre la zona lungo il corso occidentale del fiume Po, tra la confluenza della Dora Riparia, a sud, e della Stura di Lanzo, a nord, dove inoltre confina con il parco della Confluenza.

La forestazione delle 1.000 specie avrà luogo in un grande prato, che ospiterà specie tipiche del querco-carpineto planizale, la formazione forestale della pianura pre-collinare. Tra gli esemplari arborei la farnia, il carpino bianco, l’acero campestre, il tiglio, il frassino maggiore, il pioppo, mentre tra gli arbusti la rosa canina, il ligustro, il corniolo, il biancospino. Ad assistere all’attività di piantagione Gianmichele Cirulli, responsabile unità operativa alberate della Città di Torino.

 

“È con piacere che, dopo le tappe di Aosta e Roma, Conad Nord Ovest, insieme a Rete Clima, continua il suo impegno anche a Torino. – Afferma Adamo Ascari, Amministratore delegato di Conad Nord Ovest – Sono per noi da sempre obiettivi importanti, quelli di tutelare la naturalità del territorio locale e la diffusione di una cultura sostenibile. Poter contribuire a rinaturalizzare il territorio italiano, grazie all’impegno di tutta la Cooperativa, col coinvolgimento diretto di Soci e collaboratori, ci fa sentire ancora di più parte del grande progetto, Sosteniamo il Futuro Conad, per noi così importante.”

 

“Siamo orgogliosi di poter fare questo bellissimo regalo al nostro territorio. Una dimostrazione concreta del nostro impegno per la crescita e il benessere della Comunità in cui operiamo. Noi Soci per primi conosciamo infatti molto bene l’importanza di ogni azione quotidiana per il domani e per questo vogliamo fare la nostra parte partecipando a questo progetto virtuoso. – Afferma Stefano Giallombardo Socio e Consigliere di Amministrazione Conad Nord Ovest, insieme ai Soci del territorio – Naturalmente ci preme ringraziare tutti i nostri clienti che hanno partecipato attivamente all’iniziativa presso i nostri punti di vendita contribuendo in maniera diretta ed efficace a questo progetto, attraverso l’acquisto di prodotti a marchio Conad. Poter prendere parte a questa iniziativa direttamente, con le nostre mani, è per noi motivo di grande orgoglio e senso di responsabilità.”

 

Francesco Tresso, Assessore al Verde della Città di Torino ha commentato: “Ringrazio Conad e tutti i suoi clienti per questa importante iniziativa, attraverso cui verranno messi a dimora 1000 alberi nel Parco Colletta, una delle aree verdi fluviali presenti in città. Interventi come questo sono un vero e proprio investimento sul futuro dei centri urbani. I servizi ecosistemici generati dalle foreste urbane, infatti, hanno importanti benefici per l’ambiente e la salute dei cittadini, mitigando l’inquinamento atmosferico, contrastando gli effetti dei cambiamenti climatici e contribuendo a mantenere e ad aumentare la biodiversità.”

 

“Le attività di forestazione Rete Clima – afferma Andrea Pellegatta, co-fondatore e responsabile dei progetti forestali di Rete Clima – prevedono la piantagione e la cura post impianto di piante autoctone, appartenenti a diverse specie arboree ed arbustive, tipiche dell’Ecoregione della Pianura Padana. Le piante sono coltivate nei vivai locali perché lo scopo dei progetti è anche quello di valorizzare la filiera florovivaistica italiana. Tutte le piante sono inoltre accompagnate da Passaporto fitosanitario, che garantisce il controllo, la tracciabilità e l’assenza di malattie, la cui diffusione potrebbe causare gravi danni economici ed ambientali”, conclude Pellegatta.

L’iniziativa “Forestiamo insieme l’Italia” è parte della campagna “Foresta Italia”, patrocinata dal Ministero della Transizione Ecologica e dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e prevede entro il 2023 la piantagione di 20.000 alberi su tutto il territorio nazionale – mille in ciascuna regione – grazie al prezioso aiuto delle Cooperative, dei Soci e dei clienti i quali hanno partecipato alla campagna di forestazione nei punti vendita lungo tutto il territorio nazionale attraverso l’acquisto di prodotti a marchio Conad.

Le attività di forestazione rientrano nella strategia concreta di sostenibilità di Conad “Sosteniamo il Futuro”, basata su tre dimensioni: Ambiente e Risorse, Persone e Comunità, Imprese e Territorio.

Conad Nord Ovest – Conad Nord Ovest è una delle maggiori imprese italiane della distribuzione associata, con un giro di affari di 4,35 miliardi di euro. I territori in cui opera con 381 soci imprenditori e oltre 18 mila addetti sono Piemonte e Valle d’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna (province di Modena, Bologna e Ferrara), Toscana, Lazio (province di Roma, Viterbo), Lombardia (provincia di Mantova) e Sardegna. Conad Nord Ovest conta 600 punti di vendita, in cui sono presenti tutti gli attuali format distributivi.

 

Rete Clima I.S. – ente non profit, da oltre 10 anni realizza progetti di nuova forestazione urbana nazionale, con finalità di rinaturalizzazione territoriale e come strategia di concreta attuazione della responsabilità ambientale delle Aziende. Questi progetti forestali, che prevedono la piantagione e la cura post impianto di alberi in Italia, generano molteplici benefici a livello ambientale, climatico, sociale e di salute pubblica.

 

Abbonamenti per incentivare l’uso dei mezzi pubblici

Mobilità sostenibile e qualità dell’aria, nuovo bando per incentivare l’uso dei mezzi pubblici per dipendenti di enti e imprese

La misura, che aprirà a breve, prevede il cofinanziamento regionale per l’acquisto di abbonamenti annuali, è rivolta a enti e imprese con sede sul territorio regionale, dotate di mobility manager e di un Piano spostamenti casa-lavoro. Marnati: «Incentivare la mobilità sostenibile per migliorare l’impatto sulla qualità dell’ambiente». Gabusi: «L’uso dei mezzi pubblici ha impatto positivo anche sulla viabilità e la sicurezza nel trasporto»

Incentivare l’uso dei mezzi pubblici per migliorare la qualità dell’aria e ridurre l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute: questi gli obiettivi principali del secondo bando, che sarà pubblicato a breve, che conterà su una dotazione finanziaria complessiva di 3 milioni e 224mila euro, per dipendenti di enti e imprese.

«Si tratta di iniziative che vanno nella direzione dell’incentivazione della mobilità sostenibile con un miglior impatto sulla qualità dell’ambiente e della riduzione delle emissioni in atmosfera – commenta l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati – Mi auguro che queste misure possano avere un ottimo riscontro da parte delle aziende e dei loro dipendenti in quanto considero l’incentivo particolarmente utile per spingere nella direzione dell’utilizzo dei mezzi pubblici che, considerando anche l’aumento dei costi del carburante, in un momento in cui l’inflazione è ormai arrivata a tassi a doppia cifra, rappresenta un’opportunità da sfruttare».

«Siamo consci che la Regione ha un ruolo chiave nei processi verso macro-cambiamenti – aggiunge l’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti, Marco Gabusi – L’uso dei mezzi pubblici ha un impatto positivo su più livelli: ambiente, viabilità, sicurezza nel trasporto, oltre a incentivare uno stile di vita meno sedentario. È nostro obiettivo promuovere con continuità queste iniziative, con un dialogo continuo con aziende e pendolari»

La misura, sulla falsa riga di quella avviata a maggio del 2022 e chiusa nel luglio successivo, è rivolta a enti e imprese che hanno sede sul territorio regionale, che siano dotate di mobility manager e di un piano spostamenti casa-lavoro.

Nella sostanza, per il dipendente di imprese o enti che rispondano ai requisiti citati e che aderiranno alla nuova misura che sarà messa in campo dalla Regione, la scelta di usufruire di un mezzo pubblico per recarsi al lavoro comporterà un risparmio di almeno il 50% sul costo dell’abbonamento annuale, derivato dal cofinanziamento regionale, nella misura del 30% e di almeno del 20% dell’impresa o dell’ente.

Si tratta di una misura che si inquadra nell’ambito delle azioni per il miglioramento della qualità dell’aria e delle politiche per la mobilità sostenibile e che si assomma a quelle già messe in atto, con la finalità di disincentivare l’utilizzo dell’auto privata specialmente nei mesi invernali quando le condizioni meteorologiche sono più favorevoli all’accumulo di inquinanti.

Mobilità e trasporti: firmato protocollo tra Regione e sindacati

Condividere iniziative e intenti su mobilità e trasporti. Questo l’obiettivo del protocollo sottoscritto  in conferenza stampa, tra l’assessore alle Infrastrutture, Trasporti e Opere Pubbliche Marco Gabusi e i rappresentanti delle tre sigle sindacali, rappresentati dai rispettivi segretari regionali Stefania Pugliese per la CGIL, Luca Caretti per la CISL e Chiara Maffè per la UIL.

«Abbiamo ritenuto fondamentale creare un tavolo di confronto con le rappresentanza sindacali su questo particolare tema – ha sottolineato l’assessore – Grazie al PNRR e alla programmazione europe la nostra Regione sta riuscendo a pianificare molti importanti interventi su infrastrutture e trasporti e ancora se ne possono programmare. Il confronto constante con chi tutti i giorni è a contatto e tutela i lavoratore è essenziale per comprendere come meglio investire i fondi e gestire le programmazione».

In Italia, come in Piemonte, il sistema dei trasporti e della logistica ha avuto un ruolo decisivo durante il periodo pandemico e rappresenta un elemento centrale per realizzare la ripresa, lo sviluppo ed il futuro dell’economia e dell’occupazione nel paese, anche in relazione alla realizzazione dei progetti previsti dal PNRR.

«È oggi più che mai necessario incrementare efficienza, velocità commerciale e capacità dei trasporti, con altissima attenzione sul piano della compatibilità ambientaleha spiegato Gabusi sottolineando gli obiettivi del Protocollo – Per farloè necessario un piano organico, di medio termine, che abbia tre ingredienti essenziali: infrastrutture e politiche di sistema, assetto industriale adeguato del settore, valorizzazione del lavoro».

Elementi senza i quali è imprescindibile raggiungere gli obiettivi dell’agenda europea per il 2030 e 2050.

Un protocollo fortemente voluto dalle organizzazioni sindacali regionali di CGIL, CISL e UIL che, hanno affermato in sede di conferenza stampa: «E’ l’inizio di un confronto importante sugli investimenti del PNRR in un settore così strategico per la nostra Regione, come quello dei trasporti. Riteniamo fondamentale un dialogo costruttivo e propositivo per migliorare l’erogazione dei servizi ai cittadini, ai lavoratori e alle imprese».

‘Marazzato’: “Cresciamo anche grazie a Ecomondo”

L’azienda leader nelle soluzioni per il pianeta esprime viva soddisfazione per la partecipazione alla Fiera ambientale di riferimento europea.

Esprime viva soddisfazione il Gruppo Marazzato’, 70 anni compiuti nel 2022, tra i grandi protagonisti della passata edizione, ai primi di novembre scorso, di ‘Ecomondo’, Fiera ambientale dedicata al green e all’ecosostenibilità di riferimento in Europa.

Al nuovo stand realizzato appositamente per l’occasione si è riversata un’ampia platea di pubblico, fra giornalisti, addetti ai lavori, tecnici e imprenditori del settore, approfondendo così più da vicino e in dettaglio l’ampia gamma di soluzioni offerte da un’impresa che ha saputo innovarsi e diversificare per crescere pur restando fedele a sé stessa, e ai valori che l’hanno resa celebre: lavoro, coraggio, successo.

Punta di diamante in termini di richiamo fra le proposte riminesi di ‘Marazzato’ l’importante convegno intitolato “Analisi dell’offerta di mercato del settore ambientale: focus sui rifiuti speciali”.

Un momento specifico dedicato alla condivisione dei dati emersi da WaStudy, indagine di mercato annuale commissionata dall’azienda a ‘Cerved Group’ per comprendere in misura approfondita i potenziali approdi del rifiuto industriale italiano. Fra gli interventi più apprezzati, quelli di Francesca Bergonzoni (Cerved), Andrea Prati (Assoreca) e di Daniele Gizzi, Presidente dell’ANGA (Albo Nazionale Gestori Ambientali).

La tavola rotonda è disponibile in streaming sulla piattaforma di Ecomondo e sul canale YouTube del ‘Gruppo Marazzato’.

Cresciamo anche grazie all’appuntamento annuale riminese”, chiosa Alberto Marazzato, Direttore Generale del Gruppo che porta il suo cognome. “Un meeeting in cui fare il punto insieme a tutti i soggetti coinvolti in ogni processo ambientale, in cui approntare anche nuove relazioni funzionali in grado di ampliare l’impatto e la presenza dell’azienda sul territorio, che hanno condotto alla stipula di importanti partnerships: quale, ad esempio, quella nata sotto il nome di Rinascenza Toscana nell’area di Piombino”.

Per poi concludere:Guardando con fiducia al futuro e al contempo con rispetto al passato, grazie alla possibilità che abbiamo voluto offrire ai visitatori di Ecomondo di tuffarsi, con l’ausilio di moderni visori a realtà aumentata, in uno spaccato rurale degli anni ’50 a bordo del numero uno della nostra collezione di mezzi storici aziendali, l’Isotta Fraschini D80”.

Tutte le informazioni sul sito www.gruppomarazzato.com.

#FAIperilclima, gli effetti del cambiamento

In occasione della COP27 sul cambiamento climatico

il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ha rilanciato la campagna di sensibilizzazione e attivazione

 

#FAIperilclima

Visite speciali nei Beni FAI a cura di esperti e guide d’eccezione per conoscere e toccare con mano

gli effetti del cambiamento climatico su ecosistemi, paesaggi e monumenti storici

 

Sabato 19 novembre alle ore 15, al Castello e Parco di Masino, Caravino (TO)
visita speciale su Montagna e sicurezza del territorio, a cura di Michele Freppaz,
docente presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino

ed esperto di neve e suoli d’alta quota

www.faiperilclima.it

Montagna, così il supercaldo logora i ‘giganti bianchi’ della Valle d’Aosta

A luglio nei ghiacciai già di fine estate, la Regione rafforza prevenzione

Aosta – Una tendenza evidente, che non accenna a diminuire e che mette in difficoltà sopratutto la montagna. “Il problema della situazione climatica attuale non è il singolo anno eccezionale, che potrebbe essere presente anche in momenti storici in cui il clima era meno preoccupante”. Lo dice Fabrizio Troilo, geologo e capo glaciologo della Fondazione Montagna Sicura di Courmayeur, che si occupa delle fragilità della montagna e dei ghiacciai. Troilo aggiunge: “C’è la tendenza ad avere un susseguirsi di annate sempre più calde”. La Valle d’Aosta è una delle “Terre alte” più colpite dai cambiamenti climatici che negli ultimi 15 anni hanno subito una brusca accelerazione. Le quote elevate, la presenza di un paesaggio fragile ed estremo, una quota media superiore ai 2.000 metri

rendono ogni cambiamento più evidente e veloce. La Regione è attrezzata da tempo per affrontare la sfida, che vedrà situazioni sempre più delicate: novità nell’approvvigionamento dell’acqua, nella convivenza con i ghiacciai in via di estinzione, nella fragilità dell’agricoltura eroica, negli eventi meteorologici sempre più difficili da prevedere. Dopo la tragedia della Marmolada, gli occhi di tutti sono finiti sui ghiacciai.

“Come Fondazione Montagna Sicura ci occupiamo dei ghiacciai per quanto riguarda i rischi glaciali- aggiunge Troilo- quest’anno abbiamo visto che le condizioni climatiche di quest’estate unite alle scarse precipitazioni dell’inverno passato hanno portato a una situazione mai vista perlomeno negli ultimi 30 anni”.Una novità da analizzare. “Questo ha destato preoccupazione- prosegue il glaciologo- e abbiamo fatto un sorvolo dell’intero territorio regionale coperto da ghiacciai già a luglio, cosa che di solito si fa a fine stagione, a settembre o ottobre. Ne abbiamo fatto uno straordinario perché le condizioni erano già praticamente di fine estate a luglio. Fortunatamente non abbiamo visto situazioni particolarmente critiche, nuovi laghi effimeri”.

Il confronto tra le immagini di inizio Novecento con le attuali è impietoso. Molti ghiacciai sono scomparsi, altri sono destinati a farlo a breve. Da anni, Regione e Fondazione tengono sotto controllo il ghiacciaio di Planpincieux, nella val Ferret di Courmayeur, la cui fronte rischia di crollare arrivando fino al centro abitato e alla strada comunale. Nella valle di Cogne, si forma quasi ogni anno un lago effimero sul ghiacciaio di Grand-Croux. L’osservato storico è il ghiacciaio della Brenva, che presenta una situazione simile a quello di Planpincieux, ma in una zona non antropizzata. “Per il ghiacciaio di Planpincieux continua il monitoraggio come negli ultimi anni, con gli strumenti che raccolgono dati 24 ore su 24. La dinamica del ghiacciaio è stata più calma rispetto a quella che abbiamo visto nel 2019 e nel 2020 in cui era stato particolarmente attivo” conclude Troilo.La Valle d’Aosta si è attrezzata da tempo per monitorare i suoi “giganti bianchi”. Una presenza che nella sua naturale evoluzione rappresenta un pericolo per le attività umane. Con i cambiamenti climatici, il loro rischio aumenta. “La Valle d’Aosta è una regione con un territorio molto particolare: il 52% della nostra superficie è al di sopra dei 2.000 metri di altezza e noi da soli abbiamo 184 ghiacciai”. Lo spiega Carlo Marzi, assessore al Territorio della Regione Valle d’Aosta. “Di fatto ci troviamo ad accogliere un terzo di tutti quanti I ghiacciai presenti in Italia- prosegue Marzi- e questo naturalmente esiste da tempo, ma il fatto di avere questa presenza così bella nella nostra regione ci ha obbligato quasi 30 anni fa a cominciare a farci delle domande. Perché come sappiamo i ghiacciai sono una sentinella dei cambiamenti climatici. Per cui, di fatto, quello che nel corso di questi 30 anni abbiamo istituito con la collaborazione di tutti è una squadra. Anche la commissione Ambiente del Senato, quando quest’estate è venuta a trovarci, quello che fondamentalmente ha riconosciuto in prima istanza, che è palese, è un sistema Valle d’Aosta che permette di fare che cosa? Di analizzare un pericolo, studiarlo e cercare attraverso tutta una serie di strumenti, di ricerca e amministrativi, di mitigarne le varie rappresentazioni di rischio”.

«Agenzia DIRE»

Fiumi e laghi più sicuri, sostenibili e riqualificati

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Regione Piemonte investe sulla lotta ai cambiamenti climatici e la riduzione del rischio idraulico dei nostri fiumi e laghi

Chiusa la quinta edizione del bando di riqualificazione di fiumi e laghi 2022. Undici i progetti ammessi al finanziamento. Tutto pronto per l’edizione 2023. L’assessore all’Ambiente, Marnati: «I progetti di piccola scala su base regionale sono fondamentali per attuare le politiche di contrasto ai cambiamenti climatici»

Dalla riqualificazione ambientale dell’ecosistema fluviale alla realizzazione di una scala di risalita dei pesci; dagli interventi di miglioramento delle condizioni idromorfologiche alla conservazione e riqualificazione degli habitat: 11 i progetti selezionati, e ammessi al finanziamento, da parte della Regione, per un importo di 2 milioni e 900mila euro sul bando 2022. Un bando, quello per la riqualificazione dei corpi idrici, che è giunto alla quinta edizione e che ha permesso, finora, di erogare circa 12 milioni di euro per finanziare 56 progetti lungo fiumi e laghi del Piemonte.

Intanto è tutto pronto per l’approvazione dell’edizione del bando 2023 che poggerà su una dotazione finanziaria di 3 milioni di euro e, novità, prevederà punteggi premiali per gli interventi di forestazione, anche urbana, legati alle politiche di diminuzione delle emissioni di CO2 in atmosfera.

«I progetti di piccola scala su base regionale sono fondamentali per attuare le politiche di contrasto ai cambiamenti climatici – ha affermato l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati – E proprio questo tipo di progetti, che abbiamo avviato 5 anni fa, dimostrano in anticipo che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta: occorre coinvolgere più enti e non singole realtà».

«Questo è quanto è emerso durante la nostra partecipazione a Cop 27 – la Conferenza delle Nazioni Unite 2022 – aggiunge l’assessore – Chi attua e scarica a terra i progetti sono Regioni, Province, Comuni e su questo stiamo lavorando e riponiamo grande fiducia. A questo si sommano poi i fondi della nuova programmazione dei fondi FESR 21-27 che saranno complementari a queste misure e ci permetteranno di intensificare e moltiplicare queste iniziative».

«Sono orgoglioso di comunicare che nel corso di quattro edizioni, dal 2018 al 2021 – sottolinea l’assessore – grazie a questi bandi abbiamo finanziato la piantumazione di 26mila arbusti e 77mila alberi. Questi importanti numeri certificano che queste misure sono strutturali nel tempo e ci permettono di beneficiare di una grande ricaduta in termini di miglioramento ambientale, di riduzione del rischio idraulico dei fiumi ma anche l’abbattimento degli inquinanti sia nelle acque che nell’aria».

«Questo – conclude Marnati – è il modello cui ci ispiriamo per replicare in futuro tutte le nostre iniziative. Uno degli obiettivi che abbiamo già raggiunto è quello di aver finanziato progetti che ci permettono di essere più resilienti alla luce di una situazione che, ancora oggi, nonostante siamo ad autunno inoltrato, dal punto di vista meteorologico desta ancora preoccupazioni per la scarsità di pioggia e neve».

Durante l’evento è stata presentata anche un’anticipazione delle prossime misure del Fesr dedicate alla realizzazione di infrastrutture verdi e blu. Inoltre sono stati illustrati in modo approfondito dai tre Enti, i tre progetti che, nella rosa degli 11 del bando 2022, hanno ottenuto la migliore valutazione.

– Città Metropolitana di Torino, con il progetto “Scala di risalita dell’ittiofauna nella traversa a valle del ponte della SP18, nel Comune di Ciriè”;

– Provincia di Alessandria, con il progetto “Riqualificazione ambientale dell’ecosistema fluviale lungo i torrenti Orba e Piota nell’alto Monferrato Ovadese (AL)”;

– Provincia del Verbano- Cusio – Ossola, con il progetto “Riqualificazione ecologica e naturalistica del Canale di Fondotoce, emissario del Lago di Mergozzo, compreso nella fascia peri-lacuale del Lago Maggiore”.

Politecnico e Iren, strategia green internazionale

È stato siglato  alla presenza del Rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, e del Presidente del Gruppo Iren, Luca Dal Fabbro, l’accordo di partnership tra l’ateneo e la multiutility per l’implementazione e la valorizzazione di progetti green anche in chiave internazionale. Gli obiettivi della collaborazione mirano a porre in evidenza il know how sul tema della transizione energetica all’estero e a diffondere le esperienze ad elevato contenuto tecnologico all’interno del tessuto locale.

L’accordo, dalla durata di tre anni, vuole infatti favorire una collaborazione continuativa, strutturata ed efficace tra le due realtà, puntando su alcune questioni cruciali per la transizione energetica quali la ricerca sull’idrogeno come vettore di energia green, le tecnologie di decarbonizzazione, la mobilità elettrica e il teleriscaldamento.

In particolare sul teleriscaldamento, Iren ed il Politecnico costituiranno un gruppo di lavoro congiunto per sviluppare ed integrare nuove soluzioni tecnologiche per l’integrazione delle fonti rinnovabili termiche nelle reti di distribuzione del calore con l’obiettivo di raggiungere entro il 2050 gli obiettivi di totale decarbonizzazione delle reti.

Ricerca scientifica, sviluppo tecnologico e formazione sono invece i driver della sinergia avviata tra Iren e il Politecnico di Torino. I due partner collaboreranno negli ambiti dell’ingegneria, dell’architettura e del design, con una forte spinta all’internazionalizzazione: tra gli obiettivi dell’intesa, infatti, vi è il potenziamento delle attività congiunte di partecipazione a bandi e programmi di ricerca, oltre che regionali e nazionali, europei e internazionali.

L’impegno per l’alta formazione e la didattica si concretizzerà in diverse iniziative come la realizzazione di tesi e progetti di laurea, l’organizzazione di conferenze, attività di tirocinio e il finanziamento, da parte di Iren, di borse di studio e dottorati di ricerca, oltre alla progettazione di Master universitari.

Favorendo uno scambio continuativo tra la ricerca universitaria promossa dal Politecnico di Torino e l’innovazione tecnologica e di processo realizzata da Iren nell’ambito delle proprie attività, si intende creare una cultura dell’innovazione diffusa che coinvolga studenti, ricercatori, tecnici e manager.

Altro punto qualificante dell’accordo, la conferma dell’insediamento di Iren negli spazi dell’Energy Center del Politecnico: una condivisione di spazi, ma anche di progetti e gruppi di ricerca congiunti.

Le azioni e le strategie verranno implementate da un Comitato Guida costituito dal Rettore e da un rappresentante di Iren e da un Comitato Tecnico di Coordinamento.

Questo accordo nasce dalla volontà di rafforzare il nostro impegno per la decarbonizzazione dei nostri asset e per la transizione e sicurezza energetica, stabilendo un’alleanza significativa e duratura con il mondo accademico e della ricerca, commenta Luca Dal Fabbro, Presidente di Iren. “Grazie alla sinergia con un’eccellenza come il Politecnico di Torino, con cui consolidiamo una partnership pluriennale, possiamo valorizzare congiuntamente le nostre best practice aziendali e quelle presenti nei dipartimenti dell’ateneo, con l’obiettivo di affiancare al lavoro sul territorio anche una forte spinta all’internazionalizzazione e alla innovazione”.

 

“La collaborazione su tematiche di grande attualità come l’energia, le fonti rinnovabili e la mobilità sostenibile con una grande azienda del settore come Iren rappresenta una ulteriore spinta alla ricerca in questi settori”, commenta il Rettore del Politecnico Guido Saracco. “Inoltre, la condivisione di spazi fisici nel nostro Energy Center garantisce una effettiva collaborazione su iniziative di ricerca e di divulgazione, nelle quali in nostro Ateneo intende essere sempre più punto di riferimento per le realtà del nostro territorio, anche in chiave internazionale”.