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dalle ore 09:00 alle ore 11.30
Saranno presentati i risultati del lavoro di 4 anni del progetto di ricerca BIOENPRO4TO – Smart Solutions for Smart Communities (POR/FESR Regione Piemonte), a cui partecipano 16 partner locali, di cui 4 grandi imprese, 5 PMI e 7 organismi di ricerca di tre Università piemontesi.
BioEnPro4TO ha realizzato un sistema tecnologicamente avanzato per la conversione dai residui della vita quotidiana di comunità di piccole dimensioni in bioenergia e bioprodotti, a zero impatto ambientale, zero waste, abbattendo drasticamente i tempi di conversione e con un ritorno di investimento mai visto prima. Il territorio di riferimento è costituito da 17 Comuni dell’area Torino Ovest.
Si potranno vedere dal vivo, insieme agli ingegneri che le hanno prodotte, le diverse unità tecnologiche che compongono il sistema, tra cui ‘Torello’, il piccolo ma potente impianto per produrre l’energia pulita ed economica in soli 15 minuti, pronto per la fase di sperimentazione sul territorio.
Saranno presenti:
Francesco Casciano sindaco della Città di Collegno
Jacopo Suppo vicesindaco Città metropolitana di Torino
Andrea Tronzano assessore allo Sviluppo Attività Produttive della Regione Piemonte
Mario Bonaccorso direttore del Cluster Spring – Una panoramica sulla bioeconomia in Italia
Vander Tumiatti fondatore di Sea Marconi – Dall’economia circolare all’economia granulare con BioEnPro4TO
Paola Dal Zovo project manager Reply Santer
Silvana Nicola docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino
Paolo Romano presidente SMAT SpA
Marco Scolaro amministratore delegato CIDIU SpA
Vander Tumiatti fondatore di Sea Marconi
Alessandro Perissinotto docente del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino – La comunicazione sociale e ambientale di BioEnPro4TO. Le favole di Bioeconomia
Nei giorni scorsi l’Assessora alla Mobilità Chiara Foglietta ha partecipato in assessorato a un seminario tecnico organizzato dalla Consulta Ambiente e Verde. Si è trattato di una prima occasione di confronto e di dibattito – era presente anche Claudio Cerrato, presidente della sesta commissione del Consiglio comunale competente nelle materie Ecologia, Ambiente e Verde Pubblico – sugli interventi che la Città può realizzare in tema di politiche della mobilità per ridurre l’inquinamento prodotto dal traffico veicolare, e in particolare sul progetto di città a 30 all’ora.
Quando utilizziamo uno dei nostri device come ilcomputer, lo smartphone, il tablet e ogni tipologia di dispositivo che rientra nella categoria ICT – Information Communication Technology – che permette di scambiare ed immagazzinare informazioni, non siamo in grado dipercepire la quantità di emissioni che questi strumenti possono produrre, non sentiamo infatti nessun odore, non vediamo alcun fumo o polvere che ci suggeriscanoche stiamo inquinando; le contaminazioni digitali sonodi fatto invisibili ma esistono ed impattanosignificativamente sull’ambiente contribuendo al riscaldamento globale, all’inquinamento e all’impoverimento di diverse risorse naturali. Questa riflessione , tuttavia, non è un invito a non far uso dellatecnologia, sarebbe impossibile considerando l’irreversibilità della “rivoluzione digitale” e i molteplici vantaggi che derivano dal suo impiego, ma è, al contrario, una chiamata al conseguimento di una maggiore consapevolezza dei benefici derivanti dal suo corretto utilizzo. Sfruttare nel modo giusto la tecnologia a nostra disposizione, infatti, contribuisce a rendere il pianeta, quello che generosamente ci ospita, più sostenibile e meno a rischio.
Quali sono i comportamenti digitali da adottare per scongiurare conseguenze negative sull’ecologia? Un decalogo della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, presieduta dal professor Stefano Epifani, ci aiuta a capire cosa fare e cosa evitare.
Cosa fare per inquinare meno con il digitale.
Usare con moderazione la banda internet, evitando di lasciare video in streaming se non li stiamo guardando o spegnendo il video durante una conferenza se non serve.
Spegnere i dispositivi che non stiamo usando.
Non sostituire i device ogni anno, come ci suggerirebbe la tendenza o la moda, e quando si acquistano i nuovi attuare lo smaltimento dei vecchi apparecchi come RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche); gli oggetti “smart” sono fatti con diversi materiali inquinanti e, soprattutto, molti di loro possono essere riciclati.
Eliminare i file inutili, spazzatura digitale, dagli account cloud.
Cosa fare per inquinare meno grazie al digitale
Installare uno smart meter per tenere sotto controllo i consumi elettrici ovvero risparmiare e inquinare meno.
Utilizzare le app per la programmazione intelligente del riscaldamento e per differenziare meglio i rifiuti.
Attraverso il navigatore satellitare scegliere i percorsi più ecologici.
Ordinare cibo a domicilio scegliendo applicazioni pensate per combattere gli sprechi alimentari.
Il punto n. 5 del manifesto della Fondazione per la Sostenibilità Digitale dice una cosa molto importante “la tecnologia non è buona o cattiva. Ciò non vuol dire che non produca effetti nell’una o nell’altra direzione. È fondamentale quindi interrogarsi sugli impatti negativi per minimizzarli e concentrarsi su quelli positivi per valorizzarli”.
MARIA LA BARBERA
sostenibilitàdigitale.it
La collina di Torino (includendo il Parco del Po), riconosciuta nel 2015 Riserva Uomo e Biosfera (MaB) dell’Unesco, conta oltre 900 ettari di boschi (circa un terzo di proprietà comunale) e una rete di sentieri che si estende per oltre 70 km. “Un capitale ambientale unico, dalle potenzialità in buona parte ancora inespresse, che l’Amministrazione ha intenzione di valorizzare – ha dichiarato l’assessore al Verde Pubblico e presidente del MaB UNESCO Collina Po, Francesco Tresso -. Il censimento aggiornato dei boschi di proprietà comunale, la redazione di un Piano Forestale Aziendale a cui è seguita nel 2022 la certificazione FSC (Forest Stewardship Council), sono tasselli di una strategia di valorizzazione della collina torinese nell’ottica di una gestione responsabile finalizzata all’incremento della produzione di benefici ambientali, i cosiddetti servizi ecosistemici, e a migliorare la fruizione di questi spazi da parte di tutti i cittadini”.
I lavori, il cui completamento è previsto per il prossimo autunno, comprendono interventi di miglioramento selvicolturale dei boschi, con operazioni di diradamento e di contenimento delle specie esotiche, di cura del patrimonio arboreo e degli arredi nei principali parchi collinari (Maddalena, Leopardi, Europa, San Vito), includendo anche le aree boschive (Panoramica) limitrofe alla viabilità collinare. Si interverrà inoltre su alcuni sentieri collinari molto frequentati (i numeri 16, 26, 29) con il ripristino del fondo, la rimozione di alberi morti o pericolanti presenti sui bordi e altre lavorazioni idonee a migliorarne la fruizione da parte di escursionisti, runner e ciclisti.
“Si tratta di un progetto articolato – aggiunge l’assessore Tresso – e auspico che gli interventi che stiamo realizzando possano innescare ulteriori risorse e azioni, e che anche altri enti proprietari di aree boschive, possano attivare iniziative simili”.
Alcuni dei sentieri che saranno oggetto degli interventi attraversano particelle private. In questi casi, qualora si riscontrassero alberi pericolosi, si procederà con il taglio (ai sensi dell’art. 22 comma 3 del Regolamento attuativo della L.R. 28 febbraio 2010 n.12) in un’ottica di salvaguardia della pubblica incolumità, con il rilascio del legname che potrà essere prelevato dai privati.
Le aree di cantiere saranno segnalate, delimitate e presidiate come da normativa, e in corrispondenza dei sentieri la percorribilità sarà temporaneamente limitata.
Con le stesse modalità si interverrà anche nel comune di Val della Torre, dove la Città di Torino è proprietaria di quasi 80 ettari di boschi.
Tutti gli interventi sono stati autorizzati dall’Ente di gestione delle Aree Protette del Po piemontese e dalla Commissione Locale per il Paesaggio.
Lo ha annunciato l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati, in chiusura del dibattito generale sul Piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani e di bonifica delle aree inquinate in Quinta commissione, presieduta da Angelo Dago.
Nella discussione sono intervenuti diversi consiglieri.
Tra le perplessità avanzate sul piano, Sean Sacco (M5s) ha sottolineato quella sulla “dimensione degli impianti che non sarebbe idonea a soddisfare la sola necessità piemontese e che darebbe spazio all’arrivo di rifiuti da altre regioni”.
Silvana Accossato (Luv) ha rimarcato la necessità di avere ingenti risorse per la bonifica dei siti orfani e ha ricordato la grande importanza della “diminuzione quantitativa dei rifiuti, perché migliora l’andamento delle altre filiere. Bisogna incidere maggiormente tenuto conto della diminuzione della popolazione”.
“Gli obiettivi del piano precedente non sono stati tutti raggiunti – ha affermato Giorgio Bertola (Ev) – e i nuovi non sono sufficientemente sfidanti, anche in relazioni alle performance dei diversi territori. Le pratiche più virtuose devono essere patrimonio comune”.
Il Partito Democratico, per voce di Domenico Ravetti e Domenico Rossi chiede “di condividere una battaglia politica per ottenere fondi che non abbiamo, va data particolare attenzione al caso Piemonte. Dobbiamo alzare i nostri obiettivi e pensare che gli impianti di termovalorizzazione si possono fare solo se veramente necessari”.
In chiusura l’assessore ha chiarito che il piano non comprende l’utilizzo di rifiuti provenienti da fuori regione e vuole affrontare anche la questione dei rifiuti speciali.
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L’assessore all’Ambiente Marnati: “I dati dimostrano che il lavoro che stiamo facendo insieme ai consorzi sta portando risultati sempre migliori. I miei complimenti ai piemontesi senza i quali non potremmo raggiungere queste importanti percentuali sempre in crescita”.
Nel corso del 2021 è stato raggiunto, e superato, l’obiettivo di raccolta differenziata del 65% ed è stata confermata la tendenza alla diminuzione dei rifiuti indifferenziati, che registrano complessivamente una contrazione di 1,5% rispetto all’anno precedente.
Continua dunque, in modo costante, la crescita in termini percentuali della raccolta differenziata che nel corso del 2021 ha guadagnato, rispetto al 2020, 1,4 punti percentuali passando così dal 64,5% al 65,9%.
Ogni cittadino piemontese, nel corso del 2021, ha separato con la propria raccolta differenziata circa 330 chilogrammi di rifiuti (nel 2020 erano stati 310).
L’indicatore più significativo per verificare l’efficacia della raccolta differenziata e delle attività di riduzione di rifiuti è il quantitativo pro capite di rifiuto indifferenziato prodotto: le province di Asti, Biella, Cuneo, Novara e Vco hanno raggiunto l’obiettivo di riduzione fissato a 159 chilogrammi per abitante.
“I dati ufficiali del 2021, dimostrano che il lavoro che stiamo svolgendo insieme ai consorzi sta portando risultati sempre migliori – afferma l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati – Ed è anche la dimostrazione, come spesso abbiamo dichiarato, che la raccolta differenziata ci permette di recuperare materiale da riciclare e quindi, da una parte avere un minore impatto sull’ambiente e dall’altra potenziare le filiere dell’economia circolare”. “Un ringraziamento e un plauso particolare ai piemontesi – conclude – senza i quali non potremmo raggiungere queste importanti percentuali sempre in crescita”.
Le frazioni maggiormente raccolte pro capite nel 2021 sono: carta (70 kg), frazione organica (65 kg), vetro (42 Kg), sfalci e potature (33 Kg), plastica (33 Kg).
A livello di province l’obiettivo del raggiungimento del 65% di raccolta differenziata, previsto dalla normativa nazionale e dal piano regionale dei rifiuti, viene superata da tutte le province ad esclusione di quella di Alessandria e della Città Metropolitana di Torino che si attestano, rispettivamente, sul 62,5% e 61,3% per Città Metropolitana.
A livello di comuni, quelli che nel 2021 hanno superato quota 65% di differenziata salgono a 679 (erano 637 nel 2020) pari al 57,5% dei comuni piemontesi, la maggior parte dei quali – circa l’85% – ha meno di 5mila abitanti.
Per quanto riguarda il dato di raccolta differenziata riferito ai comuni capoluogo, anche per il 2021, il primato spetta a Verbania (con il 78,85%), seguita da Biella (78,07%), Novara (73,73%), quindi Vercelli (73,29%), Cuneo (69,11%), Asti (67,24%). Chiudono la “classifica” Torino con 53,34% e Alessandria (46,84%).
A livello Consortile, per quanto riguarda la percentuale di raccolta differenziata, l’obiettivo del 65% è stato raggiunto, o superato, da 17 Consorzi su 21. Il podio spetta al Consorzio del Medio Novarese (con l’85%) seguito dal Chierese (82%), Basso Novarese e Albese-Braidese (entrambi con il 76%).
Restano al di sotto del 65% i consorzi Alessandrino, Area Vasta Torino, Acea Pinerolese e Canavesano.
È stato avviato ufficialmente al Politecnico di Torino, guidato dal professor Giorgio De Pasquale, il progetto MIMOSA (Multimaterial airframes based on 3D joints between AM metals and carbon-fiber composites) – finanziato dall’Unione Europea con il programma “Horizon Europe” – che nei prossimi tre anni porterà alla industrializzazione di una nuova tipologia di struttura aeronautica per i velivoli di nuova generazione. Il team che si occuperà del progetto, composto da sei aziende e due centri di ricerca, coordinato dal professor De Pasquale (docente dello Smart Structures and Systems Lab presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale-DIMEAS del Politecnico di Torino), comprende, oltre all’Ateneo piemontese, importanti aziende del panorama italiano come la multinazionale Leonardo, TÜV Italia, Bytest, la startup F3nice ed altri partner dei settori dell’industria meccanica e dei materiali. Il progetto MIMOSA ha l’obiettivo di preparare il terreno alle prossime generazioni di velivoli, che seguiranno necessariamente criteri di produzione a ridotto impatto ambientale e minor fabbisogno di materie prime. La riduzione dell’inquinamento e dell’impiego di sostanze nocive sarà un preciso target di progetto, non solo per quanto riguarda il volo, ma anche per tutta la filiera produttiva del velivolo e per il suo smantellamento a fine servizio. In quest’ottica è necessario ripensare alle modalità di produzione, trasporto e assemblaggio delle strutture che compongono il velivolo, cercando di ridurre il più possibile le fasi intermedie, integrare i processi e contenere la dispersione geografica delle forniture. Analogamente a fine vita, è necessario recuperare quanti più materiali possibili, rigenerarli e convertirli in nuove strutture. Questa esigenza, oltre che per motivi ambientali, sarà sempre più impellente anche per accrescere l’indipendenza da materie prime che potrebbero essere precluse da instabilità geopolitiche.
“Questi ambiziosi obiettivi necessitano di soluzioni tecnologiche innovative, che guardino a processi produttivi di nuova generazione e cerchino di integrarli in modo efficace, affidabile, economico e scalabile industrialmente – osserva il professor Giorgio De Pasquale – Proprio in questo senso, il progetto MIMOSA porterà alla produzione, sfruttando brevetti specifici del Politecnico, di strutture multi-materiale composte da leghe metalliche e materiali compositi senza elementi intermedi (adesivi o rivetti) mediante l’integrazione di manifattura additiva metallica, trattamenti superficiali al plasma e fibre di carbonio. A fine servizio, le strutture realizzate con la tecnologia MIMOSA potranno essere rigenerate grazie a un processo di “atomizzazione” che riduce gli scarti metallici in polvere a granulometria e composizione controllate, che diviene una materia prima “secondaria” per gli stessi processi di additive manufacturing.”
Essendo la normativa in ambito aeronautico molto severa, un particolare sforzo del consorzio sarà rivolto, oltre alla ottimizzazione tecnologica in sé, alla predisposizione di linee produttive idonee a soddisfare i requisiti per le forniture a livello internazionale. I processi speciali coinvolti sono ad oggi solo marginalmente regolamentati, e si prevede che MIMOSA potrà fornire un sostanziale contributo alla loro normazione.
Come avviene per ogni progetto di lungo periodo, le ricadute industriali saranno prevedibilmente di ampia portata anche per settori molto diversi da quello aeronautico e saranno proposte molte iniziative di disseminazione verso le realtà produttive dei territori.