AMBIENTE- Pagina 107

Smog, livello arancio: stop ai Diesel Euro 5 dalle 8 alle 19

Torino con i valori alti per quanto riguarda la circolazione dei veicoli e lo stagnare delle polveri sottili.

L’Arpa lo ha rilevato nel fine settimana per la prima volta dal primo ottobre scorso, data in cui sono entrati in vigore i provvedimenti per il miglioramento della qualità dell’aria.Le limitazioni del traffico più inquinante passa al livello arancio.
La concentrazione delle polveri sottili nell’aria di Torino ha, infatti, superato i 50 microgrammi al metro cubo, mantenendosi sopra tale soglia per più di quattro giorni consecutivi.
Da domani, martedì 17 novembre, per il trasporto persone alle limitazioni permanenti già in vigore si aggiungono i blocchi sui veicoli diesel fino a Euro 5 e sui veicoli benzina fino a Euro 1, dalle 8 alle 19. Per il trasporto merci (categorie N1, N2, N3) scatta invece il divieto di circolazione dei veicoli diesel con omologazione Euro 3 e Euro 4, dalle 8 alle 19 (nei giorni festivi dalle 8.30 alle 14 e dalle 16 alle 19).
Attenzione alle multe quindi.Oltre al divieto di circolazione Covid,senza validi motivi di lavoro,salute ed assoluta necessità,c’è d’aggiungere anche questo.

Vincenzo Grassano

“In piena emergenza la Regione chiede di riaprire la caccia”

Riceviamo e pubblichiamo / Anche in questo momento difficile in cui tutte le attività si chiudono, la giunta regionale del Piemonte chiede il via libera all’attività venatoria in zona rossa

E’ con sgomento e incredulità che il Tavolo Animali & Ambiente, costituito dalle maggiori sigle animaliste e ambientaliste, apprende la richiesta al governo di autorizzare in zona rossa l’attività venatoria.
La richiesta, in iniziativa congiunta con la Lombardia, è stata inviata dall’assessore Marco Protopapa e dal collega lombardo Fabio Rolfi (entrambi Lega), giustificandola con la motivazione che “l’attività venatoria potrebbe essere svolta in totale sicurezza e nel pieno rispetto delle restrizioni imposte da Roma”. Nella nota congiunta i due assessori inoltre equiparano la caccia all’attività sportiva all’aperto.
Non solo: secondo l’assessore Protopapa sospendere la caccia rischia di avere impatti negativi sul fronte ambientale perché “consente di contenere la proliferazione della fauna selvatica che tanti danni sta generando sia all’agricoltura che alle persone”.
Il Tavolo Animali & Ambiente rifiuta categoricamente l’equiparazione della caccia all’attività sportiva. Togliere la vita ad esseri viventi e senzienti solo per il divertimento non può in alcun caso essere considerato uno sport.
Inoltre, la proliferazione della fauna selvatica riguarda la specie cinghiale, la cui causa è dovuta proprio all’attività venatoria, come i recenti studi dimostrano. Per le altre specie la caccia è causa di estinzione.
Il Tavolo Animali & Ambiente dichiara: “non ci spieghiamo come sia possibile che in questo momento difficile, con l’emergenza in atto e in cui tutte le attività si chiudono, la giunta regionale chieda il via libera alla caccia in zona rossa. Sembra l’ennesimo favore fatto ai cacciatori, giustificandolo con dubbie motivazioni ambientali”.
Del resto, non è certo la prima volta che la giunta regionale di centrodestra si schiera a favore dei cacciatori: nei mesi scorsi ha approvato una nuova legislazione sull’attività venatoria, ampliando il numero delle specie cacciabili.
Il Tavolo Animali & Ambiente si augura che la richiesta di Protopapa e Rolfi non venga presa in considerazione dal governo.

Per il Tavolo Animali & Ambiente:
Rosalba Nattero
Presidente SOS Gaia

Il teleriscaldamento di Rivarolo: una risorsa da sviluppare

ENGIE Italia consolida il rapporto con la Città di Rivarolo Canavese e acquisisce un lotto della rete di Teleriscaldamento

 

 ENGIE Italia, player globale dell’energia con l’ambizione di accelerare un’economia carbon neutral, investe ancora per la decarbonizzazione del territorio di Rivarolo Canavese (Torino)acquistando il lotto di proprietà privata della rete di teleriscaldamento cittadina.

L’intera rete, realizzata nel 2006, si sviluppa, con un lotto di proprietà del Comune di Rivarolo Canavese che trasporta il calore agli edifici pubblici e, con un lotto, di proprietà privata, che trasporta il calore dal centro della città verso Nord, a un bacino di utenze prevalentemente private.

A partire dal 2016, la rete è alimentata dalla centrale a biomasse di ENGIE e soddisfa il fabbisogno di 7GWh di energia termica, su un bacino di 60 utenti.

La centrale di cogenerazione a biomassa di ENGIE, situata nell’ex cotonificio Vallesusa, produce energia rinnovabile, assicurando, con l’attuale produzione, un abbattimento delle emissioni, rispetto ai sistemi tradizionali, di 18mila tonnellate all’anno di CO2, equivalenti a una riduzione di 12.000 auto circolanti ogni anno.

La centrale è alimentata da biomassa di legna vergine proveniente dalle manutenzioni boschive e agricole locali, dalle colture dedicate alla rotazione dei terreni agricoli e dai residui di lavorazione del legno non sottoposto a trattamenti chimici.

ENGIE ha perfezionato nei giorni scorsi l’acquisto del lotto privato della rete del teleriscaldamento della Città di Rivarolo. Attualmente fornisce 4GWh di energia termica a un totale di 40 utenze e si sviluppa prevalentemente nel centro cittadino raggiungendo anche alcuni edifici di prestigio come il Palazzo del Comune.

La proprietà della rete consentirà ad ENGIE di garantire ai cittadini connessi una maggiore efficacia e sicurezza di continuità nell’erogazione del servizio e, di rendere sempre più efficiente e decarbonizzante il sistema di produzione energetico della città, grazie al suo potenziale di sviluppo su un numero sempre più ampio di utenti.

Il Sindaco di Rivarolo Alberto Rostagno ha commentato il passaggio di proprietà della rete privata del teleriscaldamento di Rivarolo:

“Il passaggio ad ENGIE del lotto privato della rete di teleriscaldamento cittadina va nella direzione da noi auspicata di una maggiore cogenerazione. ENGIE ha manifestato l’intenzione di voler ampliare la rete, è un fatto positivo. È un nuovo punto di partenza a cui l’amministrazione comunale presta la massima attenzione”.

 

“Siamo fieri di consolidare ulteriormente il nostro rapporto con la città di Rivarolo Canavese, attraverso questa acquisizione. Il Teleriscaldamento è una soluzione efficiente contro l’inquinamento atmosferico e vogliamo svilupparlo a Rivarolo” – dichiara Matthieu Bonvoisin, District Heating & Power Director di ENGIE Italia. “ENGIE conta oltre 320 reti di teleriscaldamento attive in tutto il mondo. In Italia, si posiziona quale terzo operatore di mercato, con la gestione di 12 reti. Siamo, quindi, onorati di poter mettere la nostra competenza al servizio anche della città di Rivarolo che beneficerà di un calore 100% green, efficiente e sicuro.”

Una nuova azienda leader nel settore della e-Mobility

Fiat Chrysler Automobiles e ENGIE EPS progettano di unire le forze in una joint venture 

  • Le due aziende uniranno le forze per entrare nella nuova era della mobilità sostenibile con soluzioni e servizi innovativi, pensati per consentire a tutti di accedere alla mobilità elettrica in maniera semplice e conveniente
  • La joint venture offrirà in tutta Europa una gamma completa di prodotti e soluzioni – come infrastrutture di ricarica e pacchetti di energia verde – per tutti i clienti di veicoli elettrici
  • La nuova realtà sarà un’azienda tecnologica italiana di e-Mobility, con accesso a un portafoglio di oltre cento brevetti, un solido team di progettisti elettrici e di sistemi e con una consolidata esperienza nell’industria automobilistica

 FCA Italy S.p.A.(“FCA”), società interamente controllata da Fiat Chrysler Automobiles N.V., ed ENGIE EPS, player tecnologico italiano dell’Energy Storage e dell’e-Mobility, hanno stipulato un Memorandum d’Intesa volto a costituire una joint venture per creare un’azienda leader nel panorama europeo della e-Mobility che potrà avvalersi delle risorse finanziarie e della consolidata esperienza industriale di FCA e del know-how tecnologico e del portafoglio di proprietà intellettuale di ENGIE EPS. Le due società uniranno le forze per entrare nella nuova era della mobilità sostenibile con soluzioni e servizi innovativi pensati per consentire a tutti di accedere alla mobilità elettrica in maniera semplice e conveniente.

La nuova società offrirà ai clienti europei di veicoli elettrici una gamma completa di prodotti e soluzioni, come infrastrutture di ricarica residenziali, commerciali e pubbliche e pacchetti di energia verde che consentiranno ai clienti di ricaricare il proprio veicolo a casa, o in qualsiasi punto di ricarica pubblico di tutta Europa, con un semplice abbonamento a canone mensile fisso.

L’accordo darà quindi vita a un nuovo player tecnologico italiano dell’e-Mobility, con accesso a un portafoglio di centinaia di brevetti e segreti industriali, un solido team di progettisti elettrici e di sistemi, e con una consolidata esperienza industriale automobilistica. La joint venture beneficerà infatti del contributo di entrambe le parti in termini di proprietà intellettuale, di risorse umane e finanziarie, e si concentrerà su soluzioni rivoluzionarie per il mercato europeo dell’e-Mobility. L’operazione prevista rappresenterà un’importante evoluzione strategica dei portafogli di prodotti dei due Gruppi e un importante passo avanti verso l’eliminazione delle barriere che ostacolano la transizione all’e-Mobility in Europa.

La firma di questo Memorandum d’Intesa è il frutto di tre anni di proficua collaborazione tra le due aziende, collaborazione che ha consentito di realizzare progetti rivoluzionari, come la easyWallbox realizzata in esclusiva per FCA – un’unità di ricarica plug-and-play estremamente intuitiva – il progetto pilota V2G lanciato di recente e gli innovativi pacchetti energetici dedicati ai clienti” ha dichiarato Mike Manley, Amministratore Delegato di Fiat Chrysler Automobiles. “La joint venture che abbiamo concepito potrà consentire un coinvolgimento ancora maggiore di entrambe le parti per ampliare la portata dell’attuale cooperazione e sviluppare ulteriormente prodotti e servizi innovativi che favoriscano e sostengano una transizione priva di ostacoli alla mobilità elettrica nell’area europea.

L’elettrificazione rappresenta un trend inevitabile destinato a rivoluzionare la mobilità urbana e, soprattutto, un cambiamento di paradigma inarrestabile del sistema energetico globale. La firma di questo Memorandum d’Intesa è la testimonianza dell’impegno comune volto ad accelerare questa trasformazione verso un futuro più sostenibile” ha commentato Carlalberto Guglielminotti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di ENGIE EPS. “L’Italia ha lasciato un segno profondo nella storia con le sue eccellenze nel settore automotive e nello sviluppo di tecnologie innovative per il settore energetico. La joint venture è l’occasione per consolidare questo patrimonio e allo stesso tempo delineare la strada da percorrere verso una mobilità a zero emissioni”.

La transazione sarà soggetta alle condizioni standard previste per questo tipo di operazioni e a tutte le necessarie comunicazioni e approvazioni da parte delle autorità e delle istituzioni competenti.

Le due parti prevedono di firmare l’intera serie di accordi entro la fine dell’anno e di costituire la joint venture nel primo trimestre del 2021.

Smog, trasporti, rifiuti e rete idrica: la ricerca di Legambiente

Ecosistema Urbano 2020 / Ecco l’Italia delle città che tentano di pianificare trasformazioni urbane in chiave green e che qua e là raggiungono l’eccellenza

 

Trento, Mantova e Pordenone in testa alla classifica dei capoluoghi italiani per performance ambientali. Ultime in graduatoria: Pescara, Palermo e Vibo Valentia

 

Smog, trasporti, rifiuti e rete idrica: andamento lento nelle performance ambientali delle metropoli. Tra le grandi città Milano si conferma centro urbano in crescita. Premiate anche 17 Best Practices.

 

Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta: “Il Piemonte rispecchia i chiaroscuri nazionali. Sulla Mobilità nei capoluoghi si è tracciato un percorso. Si vada fino in fondo”

Un’Italia a due velocità: la prima più dinamica e attenta alle nuove scelte urbanistiche, ai servizi di mobilità, alle fonti rinnovabili, alla progressiva restituzione di vie e piazze ai cittadini, alla crescita degli spazi naturali. La seconda, più statica con un andamento troppo “lento” nelle performance ambientali delle metropoli soprattutto sul fronte smog, trasporti, raccolta differenziata e gestione idrica. È questa la fotografia scattata da Ecosistema Urbano 2020, il report annuale sulle performance ambientali dei capoluoghi italiani stilato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ore, che racconta quel lento cambiamento green in atto nella Penisola. A testimoniarlo in primis le città di Trento, Mantova, Pordenone, Bolzano e Reggio Emilia in vetta alla classifica generale di Ecosistema Urbano 2020 che si basa sui dati comunali relativi al 2019, quindi ad un contesto pre-pandemia. Trento e Mantova mantengono come lo scorso anno il primo e il secondo posto in graduatoria con buone performance complessive, seguite da Pordenone che, dopo una lenta scalata, conquista il terzo posto superando così Bolzano che scende al quarto posto. Quinta la città di Reggio Emilia protagonista di una rincorsa alla top ten costante negli ultimi anni. In fondo alla graduatoria troviamo invece: Pescara (102esima), Palermo (103esima) e Vibo Valentia (104esima). Tra le grandi città, dove nel complesso si registra un andamento lento nelle performance ambientali legate soprattutto a smog, trasporti e gestione idrica, si conferma la crescita di Milano (29esima) sempre più attenta alla vivibilità urbana. A completare il quadro di Ecosistema Urbano, le 17 Best Practices premiate oggi per raccontare anche quelle esperienze virtuose in campo e che meritano di essere replicate sul territorio nazionale. Tra queste c’è Cosenza che sull’esempio di Pesaro ha realizzato la Ciclopolitana, una rete ciclabile lunga più di 30 Km che sarà ultimata entro fine 2020. Prato che vanta un complesso residenziale (il NzeB di San Giusto), un mix di alta efficienza energetica con bassi costi di costruzione, pensato per il fabbisogno di famiglie in difficoltà economiche. Benevento che punta a realizzare una rete di quasi 25 chilometri di piste ciclabili integrate con i mezzi del trasporto pubblico e ferroviario per migliorare la mobilità urbana e sviluppare il turismo.

I dati di Ecosistema Urbano sono stati presentati oggi nel corso del webinar, trasmesso in diretta streaming sulle pagine fb di Legambiente, La Nuova Ecologia e sul sito del Sole 24 ore, moderato dal giornalista Giacomo Bagnasco del Sole 24 ore, che ha visto la partecipazione di Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, Mirko Laurenti, Responsabile rapporto Ecosistema Urbano, Lorenzo Bono, Ambiente Italia. Tra gli altri interventi quello della ministra delle infrastrutture e trasporti Paola De Micheli, della vicepresidente Anci e sindaco di Torino Chiara Appendino, del sindaco di Brescia Emilio Del Bono, di Paolo Zanella, Ass. transizione ecologica, mobilità e beni comuni, Trento, del Direttore Generale ISPRA Alessandro Bratti e del Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani che si sono confrontati sul futuro delle città e sulle sfide urbane legate all’emergenza coronavirus, consapevoli che i centri urbani devono essere il fulcro della ripartenza post Covid.

A tal riguardo un altro dato interessante che emerge da Ecosistema Urbano 2020 è che la propensione al cambiamento in ambiti specifici caratterizza qua e là anche centri urbani che non sempre occupano posizioni di vertice in graduatoria come Ferrara insieme a Pordenone e Mantova per la gestione dei rifiuti, Treviso che depura tutti i suoi reflui come Bolzano e contiene lo spreco di acqua come Pordenone e Trento. C’è poi chi mette al centro del proprio agire l’aumento dello spazio urbano dedicato alle bici come Reggio Emilia o Mantova.

“L’Europa – dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente –  ha destinato al nostro Paese 209 miliardi di euro, una cifra molto importante che non potrà non riguardare le aree urbane, utili anche per il raggiungimento degli obiettivi Onu sullo sviluppo sostenibile al 2030. È qui infatti che si gioca una partita fondamentale per fronteggiare le tre crisi attuali – l’emergenza sanitaria, economica e climatica – e per vincere la sfida della modernizzazione del Paese. I dati contenuti in questa edizione di Ecosistema Urbano, relativi al 2019 e quindi ad una situazione pre-pandemia, ne sono la testimonianza più evidente.  L’Italia non può mancare questa occasione irripetibile per rendere le nostre città più moderne, sostenibili e sicure. Dopo decenni di discussioni, analisi dei problemi e definizione della loro soluzione come abbiamo fatto con questo rapporto annuale, ora abbiamo la possibilità di risolverne una gran parte grazie alle risorse europee. Le soluzioni da adottare le ritroviamo a macchia di leopardo in diversi capoluoghi di provincia. Noi col Rapporto Ecosistema Urbano le raccontiamo annualmente per rendere merito agli amministratori più smart e coraggiosi e farle copiare da quelli meno innovativi e temerari, perché le buone idee non hanno copyright”.

“Il Piemonte rispecchia i chiaroscuri nazionali – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – con due capoluoghi in top ten (Biella e Verbania) e uno alla 15esima posizione generale (Cuneo). Decisamente male le altre città regionali ed Aosta, con Novara alla 42esima posizione e le altre tutte oltre la metà classifica. Pessima la situazione di Torino (80esima) e Alessandria (addirittura 93esima). Pesano senza dubbio una pessima qualità dell’aria ed una raccolta differenziata in entrambi i casi sotto il 50%. Negli ultimi mesi si è molto investito su ciclabilità e mobilità alternativa, tanto da fare del capoluogo regionale una città riferimento a livello nazionale e da rientrare (insieme a Milano) nelle 17 best practices individuate in Ecosistema Urbano con la sharing mobility. Si è tracciato un percorso. È necessario andare fino in fondo, con decisione e determinazione”.

Classifica generale: Trento, prima in classifica, migliora i valori medi complessivi sia per quel che concerne il biossido di azoto (NO2) che per le Pm10. Cresce la percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato: Trento sfiora l’83% nel 2019, era poco sopra l’81% nel 2018, e si conferma tra le città migliori in questo parametro (è sesta). A completare il quadro c’è il decrescere dei rifiuti prodotti che calano dai 465 chili per abitante/anno dell’anno passato, agli attuali 462. Crescono i passeggeri trasportati dal servizio di TPL (da 185 viaggi per abitante annui del 2018 ai 190 del 2019), ma cala lo spazio destinato alle infrastrutture dedicate alla ciclabilità. Si registra un costante miglioramento del capoluogo trentino nell’indice dedicato al consumo di suolo che si ferma a 8,20/10 (lo scorso anno era a 7,40/10, due anni fa a 6,25) e lascia Trento appena fuori dalla top ten: è undicesima. Anche Mantova, capoluogo lombardo, mantiene buone performances. Scendono di poco i consumi idrici, peggiorano le perdite della rete, che però rimangono appena al di sopra del 15%, settimo capoluogo assoluto in questo indice. Sale la produzione totale di rifiuti (da 513 Kg pro capite all’anno, a 531 quest’anno), ma continua a crescere la raccolta differenziata dove Mantova è la terza assoluta (dopo Ferrara e Pordenone), con una percentuale di 85,6% di differenziata.

Pordenone, terza in classifica, quarta lo scorso anno e sesta due anni fa, deve il raggiungimento del podio a un miglioramento generale visibile già negli indici legati all’inquinamento atmosferico dove abbatte le concentrazioni dell’NO2, peggiora di poco, rimanendo comunque nei limiti, per le polveri sottili e addirittura quasi dimezza i giorni di superamento dell’ozono rispetto all’anno precedente. Si registrano quasi ovunque lievi miglioramenti come nei consumi idrici (da 168 a 162 litri per abitanti al giorno da un anno all’altro), o nelle perdite della rete idrica dove la città friulana è quella che spreca meno in assoluto: solo l’11,3% dell’acqua immessa in rete non arriva ai rubinetti. Bene la raccolta differenziata dei rifiuti, Pordenone è la seconda assoluta con l’86,1%, dietro solo a Ferrara, nel consumo di suolo il capoluogo friulano quasi raddoppia il suo indice rispetto all’anno passato: da 3,95 su 10 all’attuale 6/10. Unica nota negativa, il lieve calo dei passeggeri trasportati dal servizio di TPL (che scendono dai 62 del 2018 agli attuali 58 viaggi per abitante all’anno) o alla produzione di rifiuti dove si passa dai 514 chili pro capite dell’anno dello scorso anno agli attuali 521.

Anche Bolzano, quarta, e Reggio Emilia, quinta, confermano buone performance ambientali. La prima mantiene, ad esempio, una buona qualità dell’aria con tutti e tre gli indici entro i limiti, ma peggiorando lievemente nei giorni di superamento dei limiti per l’ozono. Sale di poco la percentuale di acque disperse dalla rete (poco più del 31% nel 2018, poco oltre il 32% quest’anno), ma scendono i consumi idrici. Cresce ancora il monte rifiuti prodotti (512 kg/abitanti/anno nel 2018, 524 quest’anno), ma aumenta la raccolta differenziata che si attesta al 67%. Migliora di pochissimo anche nell’indice del consumo di suolo che vede Bolzano tra le migliori in assoluto: è sesta con 9,40 su 10 (era a 9,35 l’anno passato).

Reggio Emilia ha buoni numeri dei tre indici legati all’inquinamento atmosferico, stabili i consumi idrici e le energie rinnovabili. Peggiora nel totale dell’acqua potabile dispersa (era poco sotto il 22% lo scorso anno, sale al 25,2% quest’anno) e nel monte di rifiuti prodotti che cresce dai 695 chili pro capite all’anno, agli attuali 699. Migliora però in quasi tutto il resto: cresce la raccolta differenziata che oltrepassa l’80% (82,9%) e fa del capoluogo reggiano la quinta assoluta nell’indice; salgono i passeggeri trasportati dal servizio di trasporto pubblico (dagli 87 viaggi per abitante all’anno dell’anno scorso agli attuali 100); aumenta lo spazio per i pedoni e quello dedicato alla ciclabilità dove Reggio Emilia si conferma di gran lunga la migliore in assoluto. Da segnalare però l’arretramento del capoluogo emiliano-romagnolo nell’indice che misura il consumo di suolo, dove scende da 7,05 su 10 dello scorso anno, a 6/10 quest’anno.

Non può mancare uno sguardo alle grandi città. Nella classifica generale di Ecosistema Urbano 2020 in ripresa Torino 80 esima in graduatoria (lo scorso anno era 88esima) e Bari 84esima (lo scorso anno era 87esima), lieve calo in graduatoria invece per Bologna 16esima (lo scorso anno era 13esima) e Venezia 27esima (lo scorso anno era 16esima). In generale i grandi centri faticano a dare risposte alle criticità che le attanagliano. A confermarlo i numeri sempre più elevati delle concentrazioni di biossido di azoto o dei giorni di superamento dei limiti dell’ozono a Torino, il crescente numero di auto circolanti per Torino e Roma (Torino a 64 auto ogni 100 abitanti, Roma a 62) e l’immobilismo nei numeri del trasporto pubblico ancora a Roma. L’imbarazzante 19,2% della raccolta differenziata a Palermo o il 36,2% fatto registrare da Napoli (il 35% era l’obiettivo normativo da raggiungere nel 2006), oppure il 3,60 su 10 che Venezia raggiunge nell’indice dedicato al suolo consumato (era a 3,90/10 lo scorso anno), così come il fatto che a Bari quasi il 50% dell’acqua potabile immessa in rete va sprecata (il 49%, era il 48,8% lo scorso anno). Fa eccezione Milano, sempre più attenta negli ultimi anni alla mobilità sostenibile e intermodale, alla rigenerazione urbana e all’uso efficiente di suolo.  In particolare il capoluogo lombardo ha invertito la proporzione tra crescita del consumo di suolo e variazione abitanti residenti. Inoltre è l’unica grande città ad avere una rete idrica che perde molto meno del 25% dell’acqua immessa in rete: quarta assoluta con appena il 13,7% di perdite (era 15,2% lo scorso anno).

In fondo alla classifica generale si trovano Pescara, Palermo e Vibo Valentia. Il capoluogo abruzzese, terz’ultimo in graduatoria, non risponde da due anni alle domande di Legambiente. Anche Vibo Valentia, ultima in classifica, colleziona una enorme quantità di ‘nd’. L’unica nota positiva, il dato sulla raccolta differenziata che passa dal 26% segnalato negli ultimi anni al 46,3%, ed il contestuale calo del monte rifiuti prodotto che vale al capoluogo calabrese il quarto posto assoluto nell’indice dedicato con 395 kg/ab/anno. Palermo, penultima in graduatoria, oltre alla raccolta differenziata che si attesta al 19,2%, registra un calo dei passeggeri trasportati dal trasporto pubblico, scende la superficie dedicata alle infrastrutture per la ciclabilità, facendo del capoluogo siculo uno dei peggiori del Paese con poco più di un metro equivalente ogni 100 abitanti. La città sicula arretra anche nell’indice dedicato al suolo consumato dove si ferma solo a 7,60 su 10 mentre lo scorso anno faceva registrare un più confortante 8,25/10.

In allegato la scheda con i dati riguardanti le performance ambientali specifiche su inquinamento, raccolta differenziata, rete idrica, trasporto pubblico, mobilità, fonti rinnovabili.

Il rapporto di Ecosistema Urbano è scaricabile su www.legambiente.it

Una nuova città in Cina, sarà progettata dal Politecnico

La proposta presentata dal team formato da Politecnico e South China University of Technology classificata al terzo posto del concorso internazionale indetto per progettare la città

 

Il concorso internazionale di Urban Design “Future ShanShui City: Dwellings in Lishui Mountains”, è stato indetto dalla Municipalità di Lishui insieme al Shanghai One-Tenth Art Space per individuare il futuro masterplan di un’area di 152 chilometri quadrati della città – Torino ne misura 130 – distribuiti lungo il fiume Ou.

Il Politecnico di Torino, selezionato lo scorso luglio tra i 10 finalisti, ha vinto il terzo premio su 93 candidature internazionali, rientrando pertanto tra i tre gruppi che nei prossimi anni affiancheranno l’amministrazione nel definire le direzioni urbanistiche e architettoniche della nuova città.

La proposta presentata, elaborata insieme alla South China University of Technology e premiata da una giuria composta, tra gli altri, dal maestro dell’architettura cinese Cui Kai, dal professore di Yale Alan Plattus, dall’archistar Ma Yansong (MAD) e dal Premio Pritzker Ryue Nishizawa, diventerà anche un grande plastico che sarà esposto nel Museo della Città di Lishui.

L’Ateneo torinese ha partecipato con il DAD Dipartimento di Architettura e Design come capofila e con il DIST Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio: i 44 docenti, ricercatori, dottorandi e studenti che hanno lavorato al progetto fanno capo ai gruppi di ricerca della China Room (DAD e DIST) e dell’Istituto di Architettura Montana del DAD.

La proposta è stata illustrata attraverso 277 tavole grafiche ed è partita dal presupposto che la valle al centro dell’area rappresenta oggi uno dei pochi spazi agricoli ancora disponibili nella Provincia dello Zhejiang e che per questo vada salvaguardata e valorizzata.

Il progetto – dal titolo “Prosperous Lishui” – ha definito due spazi complementari: al centro, la grande valle, dove ad una produzione agricola intensiva si affiancano centri logistici e di ricerca, collegati da trasporti via acqua (per le persone) e aerei (per i prodotti agricoli); sulla pendice delle montagne circostanti è stata progettata una città lineare, dove i nuovi insediamenti residenziali e le infrastrutture si integrano lungo i fianchi delle montagne.

Questo sistema, incorniciato da una grande riserva naturale, è basato su mobilità lenta, corridoi ecologici e la conservazione delle strutture insediative esistenti. La ricerca di un rinnovato equilibrio tra città e campagna, non solo nelle “forme” del paesaggio ma anche sul piano economico e sociale, è stata la sfida principale del concorso: una visione che corrisponde alla nuova direzione che il Governo Cinese ha intrapreso sui temi dell’urbanizzazione.

Il Rettore Guido Saracco ha così commentato il prestigioso riconoscimento: “Questo premio consolida ancora di più la reputazione del nostro Ateneo in Cina, dove siamo di fatto un punto di riferimento istituzionalmente riconosciuto. Per poter ampliare ulteriormente le collaborazioni e il nostro impatto sul territorio cinese stiamo progettando insieme a Fondazione Links una Legal Entity a Pechino, che ci consentirà di sfruttare al meglio le tante occasioni di ricerca applicata e di mercato che offre questo Paese”

Fiumi, dal Poli un progetto per ambiente ed energia

Il progetto europeo RIBES, coordinato dal Politecnico di Torino, ricercherà soluzioni innovative per rendere la produzione di energia idroelettrica più compatibile con la salvaguardia della biodiversità fluviale

 

Torino, 3 novembre 2020 – Incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili, come l’idroelettrico, preservando al contempo la biodiversità dei corsi d’acqua: l’Unione Europea indirizza la ricerca verso l’esigenza di coniugare queste due prospettive, spinta da una parte dalla preoccupazione per la continua perdita di biodiversità e dalla conseguente ricerca di misure urgenti per la salvaguardia degli habitat acquatici, e dall’altra impegnata nell’incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. Due posizioni contrastanti che però possono trovare un punto di accordo grazie a soluzioni tecniche innovative per rendere maggiormente compatibili dighe e sbarramenti idroelettrici, responsabili dell’interruzione della continuità dei corsi d’acqua con un conseguente significativo impatto sull’ittiofauna e sugli ecosistemi fluviali.

È questa la sfida raccolta dal progetto europeo (finanziato per oltre 4 milioni di euro nell’ambito dell’azione Marie Skłodowska-Curie) “RIBES – RIver flow regulation, fish BEhaviour and Status”, coordinato da Claudio Comoglio, docente del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino: l’obiettivo scientifico sarà comprendere la risposta dell’ittiofauna a diversi fattori di disturbo antropici connessi alla presenza di strutture in alveo, in modo da poter identificare innovative soluzioni per il ripristino della continuità fluviale. Una particolare attenzione sarà rivolta all’individuazione di soluzioni tecniche (e dei relativi criteri di progettazione e monitoraggio) che rendano maggiormente efficaci i “passaggi per pesci”, dispositivi volti a consentire alle diverse specie ittiche, ciascuna caratterizzata da diversi comportamenti, capacità natatorie e tempi di migrazione nell’arco dell’anno, di avere accesso alle porzioni d’alveo in cui sono presenti habitat fondamentali per il loro ciclo vitale, rese però inaccessibili dagli sbarramenti.

Come previsto dalla struttura dei progetti UE Marie Curie, il progetto RIBES prevede percorsi formativi rivolti a 15 giovani ricercatori e ricercatrici nell’ambito dei corsi di Dottorato in 8 Università (Italia, Svezia, UK, Germania, Estonia e Belgio) in cui ciascuno di loro svilupperà un progetto di ricerca individuale all’interno di un network europeo di Università, enti pubblici, società di consulenza e produttori idroelettrici.

Presso il Politecnico di Torino hanno iniziato ieri il percorso di Dottorato di Ricerca due giovani ricercatori, Usama Ashraf e Gloria Mozzi, che sotto la supervisione scientifica dei professori Claudio Comoglio, Costantino Manes, Paolo Vezza e Daniel Nyqvist, studieranno la risposta delle specie ittiche autoctone alle variazioni delle condizioni idrodinamiche indotte dagli sbarramenti attraverso l’utilizzo innovativo di una canaletta idraulica sperimentale che, tramite il MovingLab, il laboratorio mobile sviluppato dal DIATI nell’ambito del progetto cambiamenti_climatici@polito, sarà direttamente utilizzata in campo lungo i corsi d’acqua piemontesi.

 

Questo innovativo programma di formazione e ricerca sarà realizzato in un network europeo multidisciplinare e intersettoriale, che comprende esperti ed esperte di biologia dei pesci, ecologia fluviale, meccanica dei fluidi ambientali e ingegneria idraulica, con l’obiettivo scientifico di chiarire il legame tra locomozione dei pesci e risposta comportamentale ai disturbi antropogenici, promuovendo lo sviluppo di nuove soluzioni per il ripristino della libera migrazione delle specie ittiche lungo i corsi d’acqua. Grazie alle attività che svilupperemo presso il Politecnico ci attendiamo sia di migliorare significativamente lo stato delle conoscenze scientifiche su diverse specie ittiche autoctone che di identificare soluzioni tecniche che contribuiscano ad interrompere l’attuale trend di rapido declino delle relative popolazioni” dichiara il responsabile del progetto Claudio Comoglio.

“Non vogliamo gabbie più grandi, vogliamo gli orsi liberi”

Riceviamo e pubblichiamo/ Queste sono le parole di Barbara Nosari e Stefania Sbarra che dal 21 settembre hanno iniziato lo SCIOPERO DELLA FAME.
Cosa sta succedendo in Trentino?
Negli ultimi anni stiamo assistendo alla persecuzione degli orsi, scomparsi, uccisi e imprigionati, nella regione del Trentino. Tutto è cominciato nel 1999 attraverso il Progetto Life Ursus che si poneva, come obiettivo primario, la tutela degli orsi promuovendo una politica di ripopolamento. Ma in pochi anni, il Trentino, si ritrova a fare i conti con il fatto che gli orsi non sono semplici attrazioni turistiche e il progetto per la loro tutela si trasforma in persecuzione. L’orso così diventa improvvisamente un problema da eliminare. Ad oggi trenta orsi sono stati uccisi mentre tre orsi sono detenuti al Casteller vivendo in condizioni indecenti per il loro benessere, dal momento che in natura un orso può percorrere fino a 20 chilometri al giorno.
Grazie alla campagna #Stopcasteller ideata da Assemblea Antispecista, grazie al supporto del Centro Sociale Bruno, molti attivisti si sono riuniti davanti alla prigione del Casteller il 18 ottobre, mentre due attiviste stanno mostrando la loro disapprovazione attraverso lo sciopero della fame, dal 21 settembre, purtroppo nell’indifferenza dei Media.
Vogliamo mostrare tutta la nostra solidarietà per il coraggio di queste due donne che stanno mettendo a rischio la loro salute per la liberazione degli orsi.
Riportiamo qui le loro parole:

Mi chiamo

Barbara Nosari

Mi chiamo Stefania Sbarra, siamo donne, viviamo in Italia.

Dal 21 settembre siamo in sciopero della fame, a protestare contro la classe politica italiana che sta portando avanti una crudele persecuzione contro gli orsi della bellissima montagna del Trentino.
Ogni volta che viene disegnata una nuova pista da sci, si crea un nuovo pascolo e si crea una nuova impresa per produrre profitti, viene lanciato un nuovo attacco sul territorio naturale degli orsi, distruggendo o riducendo drasticamente il loro habitat.
La rimozione del loro habitat significa la morte di Daniza, KJ2, Jj1 o Bruno, Jj3, Kj2G1, e molti altri, e la cattività in gabbia di tutti gli altri.
In questo momento ci sono tre orsi catturati in una prigione in Trentino chiamata Casteller.
Sono M49, M57 e Dj3.
Uno di loro M49, noto come Papillon, è famoso perché è riuscito a fuggire due volte dalla prigione di Casteller.
Il Guardiano ha scritto di questo orso, che ora è chiuso in un bunker, e siccome non può essere libero, sceglie di morire rifiutando il cibo.
Il secondo orso, M57 è giovane, è stato catturato ad agosto e la gabbia lo fa impazzire.
La terza orsa, femmina, sopravvive in condizioni disperate, si nasconde ed è diventata l’ombra della bellezza che era, dopo essere stata in gabbia da 9 anni.
JJ4, femmina, sta ancora aspettando la sentenza della Corte di giustizia che deciderà la sua vita. È accusata di proteggere i suoi cuccioli dalla presenza di due cacciatori.
In Trentino ci sono al momento 63 orsi, ma il loro numero è considerato eccessivo dalle autorità.
Non vogliamo gabbie più grandi o più belle per gli orsi.
Vogliamo gli orsi liberi e la fine della loro persecuzione nella regione del Trentino.
Se questo non è possibile, allora chiediamo al nostro paese, l’Italia, di dichiarare il fallimento del progetto ′′ Life Ursus ′′ e far finta che i soldi ricevuti dall’Europa siano utilizzati per trasferire gli orsi in un territorio NON ostile.
Gli orsi non hanno chiesto di essere deportati dalla Slovenia per sovvenzionare un progetto milionario finanziato anche con il denaro dei cittadini europei.
Nel nostro paese viviamo in un clima di ′′ terrore mediatico ′′ e continua ′′ caccia agli orsi ′′ prodotto da mero interesse economico e pura avidità.
Siamo in sciopero della fame dal 21 settembre, la classe politica italiana lo sa e ci ignora, ma non ci fermiamo!
La classe politica italiana commette un doppio crimine, contro gli animali e contro gli umani.
A seguito di quanto emerso dalla recente ispezione CITES al Casteller, lo sciopero della fame sarà rivolto ai seguenti punti:
– chiusura immediata della prigione di Casteller
– uscita degli orsi chiamati M49 (Papillon) – M57 – Dj3
– annullamento definitivo dell’ordinanza di cattura per l’orso JJ4;
– eliminazione dei futuri interventi PACOBACE contrassegnati come ′′ J ′′ e ′′ K ′′ che,
Praticamente significano morte e carcere di orsi.
Qualsiasi tipo di supporto e condivisione sarà molto apprezzato, grazie.
I migliori saluti
Vi invitiamo a tenervi aggiornati sui loro profili facebook, di condividere, di riportare quello che sta accadendo:

Il calore del termovalorizzatore raggiunge anche le reti di Rivoli, Collegno e Grugliasco

Con questo intervento si amplia ulteriormente la più grande rete di teleriscaldamento interconnessa a livello italiano

Iren, attraverso la propria controllata Iren Energia, ha esteso la fornitura di calore per il teleriscaldamento erogato dal termovalorizzatore di Torino Gerbido verso i Comuni limitrofi di Collegno, Grugliasco e Rivoli realizzando così la più grande rete metropolitana interconnessa esistente a livello italiano.
Infatti dopo i collegamenti con Torino e con Beinasco, il calore prodotto dal termovalorizzatore raggiunge ora i 5,2 milioni di metri cubi dei quartieri già teleriscaldati dei Comuni di Grugliasco, Rivoli e Collegno interconnessi così dalla rete metropolitana torinese che ha raggiunto i 71,2 milioni di metri cubi.
A tal fine, sono stati completati in questi giorni i lavori di realizzazione della dorsale di collegamento (in doppia tubazione della lunghezza di oltre 4 km) tra il termovalorizzatore e la centrale termica collocata presso la Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Torino a Grugliasco. Qui è stata inoltre realizzata la sottostazione di scambio termico della potenza di 40MW della centrale stessa da cui parte la rete sovracomunale.
Questa connessione consente di sfruttare ulteriormente l’assetto cogenerativo del termovalorizzatore di Torino, che produce contestualmente energia elettrica e termica per teleriscaldamento. La disponibilità di questo calore consente di ridurre l’utilizzo delle caldaie di integrazione e riserva installate presso la centrale termica di Grugliasco e del ciclo combinato cogenerativo installato presso la centrale di via Genova a Rivoli, riducendo quindi le emissioni complessive
“Questo ulteriore intervento dimostra il costante impegno di Iren per iniziative volte alla transizione energetica del territorio – ha dichiarato il Presidente di Iren Renato Boero – e rientra pienamente nella strategia di multicircle economy avviata con il Piano Industriale 2020-2025. Inoltre, il teleriscaldamento si conferma come una delle eccellenze del Gruppo e tra le migliori tecnologie per migliorare la qualità ambientale dei territori serviti”.

Mobilità sostenibile, aperto il bando per i cittadini

Dal 28 la presentazione delle domande di contributo ai cittadini piemontesi per l’acquisto di veicoli, ciclomotori, motocicli, a basso impatto ambientale, velocipedi e incentivi alla rottamazione senza l’obbligo di acquisto di un altro veicolo.

La Regione ha stanziato un milione e 660mila euro. Marnati: “Obiettivo: velocizzare il rinnovo del parco veicoli per migliorare la qualità dell’aria”

Aperto alle 9 del  28 ottobre lo sportello per la presentazione delle domande di contributo per lo sviluppo della mobilità sostenibile dedicato, per la prima volta, a privati, ovvero cittadini residenti in Piemonte o dipendenti di aziende con una sede operativa in Piemonte. Il bando, che ha una dotazione di 1.661.725,80 stanziati dalla Regione e che prevede la concessione di un contributo per la sostituzione di vecchi veicoli con nuovi a basso impatto ambientale, è articolato su quattro tipologie:

-acquisto di veicoli per il trasporto di persone, a fronte di rottamazione di veicoli a benzina fino a Euro 3 incluso, e diesel fino a Euro 5 incluso

-acquisto di ciclomotori o motocicli a trazione elettrica per il trasporto di persone, a fronte di rottamazione fino alla categoria Euro 3

-acquisto di velocipedi (biciclette e biciclette cargo anche a pedalata assistita)

– sostegno per la rottamazione di veicoli senza obbligo di acquisto di altro veicolo, benzina o diesel fino a Euro 3 incluso.

I contributi sono a fondo perduto e cumulabili con altri incentivi. Per l’acquisto di auto vanno da 2.500 euro a 10.000 euro, calcolati sulla base delle emissioni; per i ciclomotori o motocicli elettrici da 2.000 a 4.000 euro. Per quanto riguarda i velocipedi i contributi vanno da 150 euro per una bicicletta a 1.000 euro per bicicletta cargo per trasporto persone a pedalata assistita. Ammonta invece a 250 euro il contributo per la rottamazione, senza ulteriore acquisto di altro veicolo.

Un bando che ha la precipua finalità di  “velocizzare il rinnovo del parco veicoli piemontese – spiega l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati – per migliorare le emissioni in atmosfera”.

Per presentare le domande, coloro che intendono richiedere il contributo devono essere in possesso del certificato di identità digitale (Spid) o della carta di identità elettronica o di un certificato digitale. Le domande possono essere inviate via internet a partire dalle 9 del 28 ottobre e fino alle 12 del 30 aprile 2021, salvo comunicazioni di chiusura o sospensione connesse con la disponibilità delle risorse assegnate, compilando il modulo telematico disponibile sul sito www.sistemapiemonte.it/cms/privati/attivita-economico-produttive/servizi/861-bandi-2014-2020-finanziamenti-domande