Era il 24 aprile quando venne sequestrato in pieno giorno a Torino, richiesta di riscatto di tre milioni di euro. La vicenda dell’uomo rapito, risolta dalla polizia, è giunta a Palazzo di Giustizia. Quattro gli imputati, tre dei quali hanno rinunciato all’udienza preliminare e saranno processati in Corte d’Assise. Il quarto confessò la sua partecipazione e disse di aver subito minacce e intimidazioni perché non parlasse. Lui ha scelto il rito abbreviato. Il sequestrato è Ivan Napoli 29 anni, di Reggio Calabria, allora commerciante di auto in nero. Venne sorpreso all’uscita di un hotel a ore da uomini con false pettorine della polizia e fu condotto in un garage. Poi i rapitori lo rilasciarono dopo averlo ferito accidentalmente e lui presentò denuncia.
Lui , a torto, era sicuro di essere stato tradito e ora è in carcere per lesioni e maltrattamenti in famiglia. L’imputato è un tunisino di 34 anni arrestato nei mesi scorsi durante un’ aggressione alla compagna, italiana, che riportò lesioni guaribili in cinque giorni. Lei è dunque la persona offesa. Ma, ciononostante, oggi in tribunale i due si sono baciati, attraverso la feritoia del gabbiotto dove sono rinchiusi i detenuti. Il pm, ha chiesto 18 mesi, mentre l’avvocato difensore dell’uomo confida in una scarcerazione rapida e nella sospensione condizionale della pena.
Processo “Big bang”, condannati i capi ‘ndranghetisti
Aldo Cosimo e Adolfo Crea, capi della ‘ndrangheta torinese , sono stati condannati a 14 anni e 10 mesi e 10 anni e 4 mesi di carcere. La sentenza del Tribunale a Torino, conclude il processo ‘Big Bang’, sulle infiltrazioni della malavita organizzata nel territorio piemontese. 26 gli imputati, tutti condannati, come Luigi Crea, figlio di Adolfo, erede dalla famiglia. Questi, secondo l’accusa, aveva gestito gli affari del clan nel periodo di carcere del padre per la condanna del processo Minotauro. Luigi dovrà scontare 9 anni e 6 mesi.
A Palazzo di Giustizia a Torino la pm Rossella Salvati ha chiesto una pena di 4 anni e l’interdizione all’esercizio professionale per Germana Durando, medico di base e omeopata accusata di omicidio colposo. Per l’accusa la colpa dell’imputata è “grave, ostinata e inscusabile. Ha proposto alla sua paziente un percorso senza fondamenti scientifici, portandola alla morte”. Secondo l’accusa, l’imputata, seguace delle teorie del tedesco Hamer, che sostiene la medicina alternativa per la lotta contro i tumori, sarebbe la responsabile della morte , nel 2014, di una donna malata di cancro. La pm ha chiesto al giudice di applicare una sentenza esemplare che dimostri che “chi cura i malati con teorie strampalate e ne causa la morte, risponde di omicidio”.
Ilir Beti nel 2011 – a tutta velocità, contromano e ubriaco – sull’autostrada A26 provocò nell’ Alessandrino un incidente in cui perirono quattro giovani francesi e un quinto rimase ferito
Una sentenza esemplare che giunge nel pieno del dibattito sulle pene da infliggere a chi provoca incidenti stradali mortali. Condanna a 18 anni e 4 mesi di carcere per omicidio volontario inflitta all’albanese Ilir Beti, che nel 2011 – a tutta velocità, contromano e ubriaco – sull’autostrada A26 provocò nell’ Alessandrino un incidente in cui perirono quattro giovani francesi e un quinto rimase ferito. La Corte d’Assise d’Appello di Torino ha emesso la sentenza, mentre la Cassazione aveva annullato la precedente condanna per omicidio volontario. La procura generale aveva chiesto 14 anni e 8 mesi per omicidio colposo. la famiglia dei quattro giovani francesi morti ha accolto la decisione dei giudici, all’esterno del Palagiustizia piangendo e applaudendo.