ANDREA BIANCONI – FINO AL 30 SETTEMBRE La Spezia
Un caldo avviso ai “viaggiatori”. Ovverosia a quanti si avventureranno, armati di immaginazione senza fine, negli spazi del CAMeC (Centro Arte Moderna e Contemporanea) della Spezia, per visitare la suggestiva e coinvolgente mostra di Andrea Bianconi, classe ’74, vicentino di Arzignano, da tempo operante fra New York e Vicenza. Immaginazione, s’è detto. Tanta. Entusiasmo. Anche di più. E, del resto, proprio Andrea è stato di recente definito “ un pusher d’entusiasmo”. E poi, per i “viaggiatori” di cui prima, ecco l’avviso principe: seguire le “frecce”, elemento ricorrente nell’opera di Bianconi e che l’artista, dice bene Vittoria Coen, curatrice della mostra, “cambia a seconda del luogo”. Seguirle virtualmente, ma anche fisicamente. Pedibus calcantibus. Una o più di quelle raccolte nel mazzo che, simbolicamente, lungo le scale del Centro a salire, un uomo nero tiene in mano e che vogliono rappresentare una visione del mondo, in cui–secondo Bianconi– ciascun uomo è artefice del proprio destino, avendo in mano tutte le possibili scelte e direzioni (suggerite dalle “frecce” per l’appunto) che potrà intraprendere. Promossa dal Comune dell’estremo Levante ligure, la rassegna spezzina (che affianca un’altra dell’artista vicentino titolata “alfabeta” in corso a Milano e che fa seguito alla quinta “Biennale” di Mosca con una public performance fra la Piazza Rossa, il Cremlino e il Manege) vuole rappresentare un viaggio allegorico interiore che ciascun visitatore é chiamato a compiere attraverso gli stimoli prodotti dalla creatività dell’artista. Fonte di ispirazione è il viaggio descritto da Dante Alighieri ne “La Divina Commedia” attraverso i tre mondi ultraterreni: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Al pari del viaggio compiuto dal Sommo Poeta – che ha una duplice chiave di lettura, letterale e allegorica – anche questo “viaggio” ha un fine: che se per Dante è la purificazione, per Bianconi ( artista di notevoli capacità grafiche e profonda conoscenza dei materiali abilmente giocati di volta in volta in chiave op art o dada o attraverso singolari spaesamenti surreali) è “la scoperta dell’origine dell’immaginazione, elemento che alimenta e genera proprio la voglia stessa del mettersi in cammino”. Alla fine del percorso, lo spettatore si trova dinanzi a un grande muro con sopra disegnato un paesaggio ipotetico composto da frecce, per indicare che l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso sono un po’ ovunque e immediatamente raggiungibili prendendo una qualunque direzione, visitabili in un attimo o in una giornata. O in un tempo senza limiti. Carta bianca al “viaggiatore”. L’Inferno non è “gridato”: vi sono frecce disegnate su quadri neri, visibili solo da vicino, quasi a ironizzare e a giocare un po’ sulla presenza-assenza di predefinite direzioni. “La gabbia con lo specchio, simbolo di introspezione e riflessione molto caro a Bianconi, non poteva che trovare spazio in questo ‘mondo’, dove le domande, i conflitti e le prese di coscienza sono all’ordine del giorno”. L’artista compie, inoltre, un ulteriore viaggio attraverso un medley di brani sonori che narra tappe e momenti particolari della vita dell’artista, un modo per rivivere i propri ricordi attraverso le musiche ad essi legati, “come in un continuum – che sia armonico o no non è dato saperlo – in grado di generare o risuscitare qualunque tipo di emozione”. Un Inferno di colore nero ma che è, a tutti gli effetti, un Purgatorio e un Paradiso in potenza. Sono invece le gabbie sospese e vuote, il simbolo del Purgatorio, luogo per l’appunto sospeso, di transizione, dove non si sa esattamente cosa accadrà. Questo è l’unico “mondo” in cui sono presenti dei disegni e dove il colore predominante è il grigio. Il Paradiso di Bianconi è infine il luogo della creazione, dove predomina il bianco e l’armonia è riscontrabile su una tela piena di frecce, molte delle quali hanno l’aspetto di un fiore. Se per quest’opera l’artista è stato estremamente meticoloso, per l’altra che l’accosta, sempre raffigurante frecce e presente nella stessa sala, ha scelto invece la casualità, disegnando a occhi chiusi, “per far emergere e ribadire il concetto di perfezione intrinseco e connesso a quello di Paradiso”. La meta finale del viaggio si raggiunge in una stanza molto vicina a quella del Paradiso, completamente nera ed oscurata. Qui il motivo della freccia diventa simbolo di salvezza in un’installazione luminosa, che riporta lo spettatore verso un nuovo viaggio; “un percorso – scrive ancora la curatrice Vittoria Coen – che diventa catartico, verso una simbolica elevazione dello spirito” e che ognuno spera di terminare con la visione delle stelle. Proprio come Dante all’uscita dall’Inferno: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.
Gianni Milani
(Foto di Enrico Amici)
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“Andrea Bianconi. Fantastic Planet”
CAMeC (Centro Arte Moderna e Contemporanea), piazza Cesare Battisti 1, La Spezia; tel. 0187/727530 Fino al 30 settembre – Orari: dal mart. alla dom. 11/18, lunedì chiuso