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Fenomeno autostrade: tra vincoli e svincoli, al via un laboratorio permanente su logistica e trasporti

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A  100 anni dall’inaugurazione della prima arteria italiana

  • Convegno all’Unione Industriali Torino su storia, presente e futuro dei trasporti italiani
  • Presentato il progetto di un laboratorio permanente sulle infrastrutture stradali e non solo, il primo think tank sui temi della logistica e dei trasporti da Piemonte, Liguria, Veneto fino all’Europa
  • Paolo Manzone, autore del libro che dà il titolo al convegno aprirà il suo “cantiere” anche a studenti superiori e dell’università insieme al prof. Franco Gaboardi (Unito): “Vogliamo portare l’occupazione dei neolaureati da 67 a 80%” attraverso progetti di formazione ‘sul campo’ e contatto diretto con imprese e lavoro”

Torino, 27 ottobre 2022 – Comprendere la macchina burocratica che gestisce la rete autostradale italiana e migliorarla anche in chiave europea è l’ambizioso obiettivo degli organizzatori del convegno dal titolo “Fenomeno autostrade: tra vincoli e svincoli” svoltosi oggi, giovedì 27 ottobre alle ore 17,30 nella Sala Piemonte all’Unione Industriali Torino, in via Fanti 17 in collaborazione con Autostrada dei Fiori. Tra gli scopi principali c’è la volontà di aumentare l’occupazione dei neolaureati e le opportunità di crescita professionale degli studenti anche attraverso un laboratorio permanente che sappia far dialogare imprese e giovani alla ricerca di lavoro: il primo think tank sui temi della logistica e dei trasporti.

L’anno che sancisce il rapporto tra Stato e infrastrutture stradali come lo intendiamo oggi è il 1921. La prima autostrada italiana è stata inaugurata nel 1924: era la Milano-Laghi, l’attuale A8 e in quegli anni veniva chiusa al traffico la notte, in quanto non c’erano le esigenze di traffico attuali. Altre importanti strade di collegamento rapido sorsero nel decennio successivo lungo il triangolo economico del nord: dalla Torino-Milano (1932) alla Genova-Serravalle (1935).

“Fino al 1975, l’Italia era tra i primi 4 paesi europei per sviluppo della rete autostradale, un prestigio che si è andato a perdere nel corso del tempo – dichiara Paolo Manzone, autore del libro ‘Fenomenologia delle autostrade italiane: vincoli e svincoli’, presentato oggi nella sua nuova edizione, da cui è nata l’idea dell’incontro e del laboratorio permanente –. Conoscere la storia e il presente per migliorare il futuro, tenendo conto delle esigenze, sempre nuove, nel mondo dei trasporti è il punto di partenza della nostra ricerca e aprire questo ‘cantiere’ agli studenti e alle imprese coinvolte è il contributo che vogliamo fornire insieme al mio staff”.

Nell’incontro all’Unione Industriali si è analizzato lo stato di salute delle infrastrutture stradali, in particolare nel Nord-Ovest, tentando di tracciare gli scenari futuri delle arterie autostradali anche alla luce delle necessità, sempre maggiori, legate alla logistica portuale – Genova, Savona e Trieste -, e ai rapporti economici tra il Piemonte e la Liguria. Un convegno, un libro e ora anche per coinvolgere istituzioni, addetti ai lavori insieme a scuole e università come dimostrato dalla presenza di una settantina di studenti del corso di Laurea in Economia e Statistica per le organizzazioni (Unito) tra il pubblico presente oggi all’Unione Industriali.

“L’incontro di oggi è un primo passo verso il progetto di collaborazione tra imprese, scuola e università per sensibilizzare e informare, studenti e imprenditori, sui temi collegati alle nostre autostrade – spiegano gli organizzatori Paolo Manzone e il professor Franco Gaboardi, docente di Diritto ed Economia e Contabilità Pubblica presso il Dipartimento di Economia e Statistica Cognetti de Martiis e il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Torino – intendiamo ampliare l’attuale piano di ricerca con un nuovo progetto che si occuperà dell’intero sistema viario che collega i porti del mar Ligure al resto d’Europa, creando un’unica grande rete di scambi e collaborazioni tra gli utenti dei percorsi di terra e di mare: un sistema di cooperazione che si baserà principalmente sull’informazione e l’interrelazione, un vero e proprio think tank su logistica e trasporti”.

“Tra gli obiettivi principali – conclude Gaboardi – c’è il desiderio di contribuire ad aumentare le opportunità di lavoro e formazione di studenti e neolaureati, portando l’occupazione media dal circa il 67 all’80% dei giovani, proprio come nel caso di quelli presenti qui oggi, primi beneficiari del progetto”.

“100: 1922 – 2022. Dalla Marcia su Roma alla crisi delle democrazie”. Al “Polo del ‘900”

Un secolo di storia italiana. Dal “Ventennio” a un’attualità assai poco confortante

Dal 15 al 31 ottobre

L’immagine – guida del progetto è una proposta simbolica di alto impatto visivo ed emozionale, firmata da Silvio Giordano, celebre creativo e visual artist di origini potentine, che così la descrive: “Una colonna romana, simbolo di cultura e valori, di equilibrio e stabilità, che si infrange contro un urto quasi invisibile causato da una forza sconosciuta. La colonna bianca in questo caso è spezzata da un’altra forza nera. L’immagine è la metafora dell’arrivo a Roma del Partito Nazionale Fascista. Un evento eversivo che segnò Roma e l’Italia in maniera radicale. Un attacco frontale che non ha avuto paura di infrangere colonne portanti della democrazia e della non violenza”. 28 – 30 ottobre 1922: la “Marcia su Roma”, prologo della “rivoluzione fascista”, al termine della quale Vittorio Emanuele III diede l’incarico a Mussolini di formare un nuovo governo. Parte di qui, ma fa una lunga galoppata fino ai giorni nostri, il progetto speciale promosso, in occasione dei 100 anni dalla “Marcia su Roma”, dal torinese “Polo del ‘900”, su iniziativa della “Fondazione Carlo Donat Cattin”, e che si terrà fra il sabato 15 e il lunedì 31 ottobre prossimo. Patrocinato dal “Ministero della Cultura”, dal “Consiglio Regionale del Piemonte–Comitato Resistenza e Costituzione”, dal “Comune di Torino” e dall’“Ateneo” torinese, il progetto propone una serie di eventi ed iniziative, divisi in tre sezioni (Edu Stories, Cinematografo e Conferenze) per riflettere sul “Ventennio” e ha il pregio di aprirsi con uno sguardo attento e critico sull’attualità. Tutti gli eventi si svolgeranno al “Polo del ’900” (via del Carmine 14, Torino), mentre l’inaugurazione si terrà nell’Aula Magna della “Cavallerizza Reale” (via Giuseppe Verdi 9, Torino) di “UniTo”. Sette talk con importanti storici nella fascia oraria pomeridiana, un cineforum al mattino riservato alle classi quinte delle scuole secondarie di secondo grado e un cineforum preserale compongono un’offerta ricca e variegata rivolta ad un ampio pubblico. La serata di inaugurazione del programma (sabato 15 ottobre, ore 21, alla “Cavallerizza Reale”) è affidata ad Ezio Mauro, già direttore de “La Stampa” e de “La Repubblica”, che terrà una lectio intitolata “22, l’ultimo anno di libertà”.

Particolarmente dettagliata l’agenda delle “Conferenze” (tutte al “Polo del ‘900”, alle ore 18) attraverso un percorso ideale che, partendo dalla lectio “La marcia su Roma e gli inizi del fascismo in Italia” tenuta dal professor Marco Palla dell’“Università di Firenze”, approderà alla riflessione su “Crisi dei partiti e della partecipazione democratica” in un dialogo tra Valentina Pazè, dell’“Università di Torino”, con Lorenzo Pregliasco, fondatore di “YouTrend” (il portale italiano che racconta le tendenze socio-politiche del nostro tempo), passando per le “Interpretazioni del fascismo” con Rosalia Peluso, Marco Revelli e Marco Scavino, fino (solo per citarne alcune) alla tavola rotonda conclusiva “Crisi delle democrazie: consenso, rappresentanza e istituzioni” con Gianfranco Morgando, Dario Tosi, Cristopher Cepernich, Silvano Belligni, Francesco Lo Grasso e moderata da Alberto Sinigaglia, presidente del “Polo del ‘900”.

Per quanto riguarda la sezione Cinema, verrà proposto (sempre al “Polo del ‘900, alle 18) un percorso filmico su tre autentici capisaldi del cinema sul fascismo: “Dalla Marcia su Roma a piazzale Loreto” (19 ottobre), “Il delitto Matteotti” (22 ottobre) e “Cronache di poveri amanti” (29 ottobre) Il primo film, girato da Paolo Gobetti, si compone di due lezioni filmate sui cinegiornali fascisti, con l’inclusione di alcuni cinegiornali tedeschi e dell’intera sequenza del cadavere di Mussolini girata a Piazzale Loreto. “Il delitto Matteotti”, di Florestano Mancini, è la cronaca minuziosa del delitto del segretario del Partito Socialista Unitario e delle ricerche che non condurranno mai ai veri colpevoli.  Chiude il trittico selezionato “Cronache di poveri amanti” di Carlo Lizzani, premiato a Cannes e vincitore di due “Nastri d’argento”.

Due infine gli incontri pensati per il progetto scuole e che –  dopo la visione dei film “La marcia su Roma” di Dino Risi e “Fascisti su Marte” di Corrado Guzzanti a cura dell’“Ordine dei giornalisti del Piemonte”, dell’“Associazione Stampa Subalpina” e di Cgil, Cisl e Uil – avranno come oggetto della discussione “Le libertà”. Dalla libertà di stampa alla libertà di associazione e sindacale. Proprio Torino, il 18 dicembre del 1922, fu infatti teatro di un episodio fra i più efferati del regime con la tristemente nota “strage”, l’aggressione ad un gran numero di operai e sindacalisti (14 le vittime e 26 i feriti), l’assalto alla “Camera del Lavoro” cittadina – data alle fiamme, insieme al “Circolo Anarchico” dei ferrovieri e al “Circolo Carlo Marx” – e la devastazione della sede di “Ordine Nuovo”.

Per info e programma dettagliato: “Polo del ‘900”, via del Carmine 14, Torino; tel. 011/0883200 o www.polodel900.it o www.fondazionedonatcattin.it

g.m.

Ora serve la sinistra sociale

Non si deve vivere di nostalgia e nè, tantomeno, si può replicare banalmente il passato. Anche se nobile e glorioso

Ma è indubbio che di fronte ad una crescente e sempre più inquietante
disuguaglianza sociale e ad un tasso di povertà insopportabile per una società che si definisce
evoluta come la nostra, la politica non può fare la fine dello struzzo, cioè nascondere la testa nella
sabbia. Che, nel caso specifico, significa voltarsi dall’altra parte fingendo che il problema non
esiste. Ora, per molto tempo questo disagio sociale è stato intercettato e affrontato da alcuni
partiti politici. O meglio, all’interno di alcuni grandi partiti popolari e di massa da quelle
componenti che venivano comunemente definite come “sinistra sociale”. Su tutti spiccava la
sinistra sociale di ispirazione cristiana all’interno della Dc con la storica corrente di Carlo Donat Cattin, Forze Nuove.

Ma in quel partito, comunque, c’erano molti altri esponenti che su questo
versante apportarono negli anni un contributo di grande spessore e levatura politica ed
intellettuale: dal Ermanno Gorrieri a Tina Anselmi, da Franco Marini a Tiziano Treu a moltissimi altri
politici. Certo, anche in altri partiti popolari non mancava questa sensibilità politica e culturale. Ma
era meno accentuata e forse anche politicamente meno caratterizzata.

Comunque sia, al di là delle vicende del passato recente e meno recente, oggi quasi si impone la
presenza politica e culturale di una “sinistra sociale”. Di ispirazione cristiana o meno che sia, la
“sinistra sociale” è necessaria per ridare qualità alla nostra democrazia e credibilità alla stessa
azione politica. Una “sinistra sociale” che, nella desertificazione delle culture politiche che ha
segnato in profondità la decadenza della politica italiana in epoca di marcato populismo e
qualunquismo, si rende necessaria per incrociare le istanze e le domande sempre più impellenti
dei ceti popolari e dello stesso ceto medio impoverito. Domande a cui, adesso, va data una
risposta politica e legislativa senza attendere la prossima scomposizione e la ricomposizione della
geografia politica italiana. Si tratta, cioè, di far sì, come diceva Donat-Cattin appena insediatosi al
Ministero del Lavoro sulla fine degli anni ‘60, che “il dato politico nuovo deve consistere nel dare
alla politica sociale complessiva un ruolo non più subalterno ma primario per la vita dello Stato,
anche nella sua espressione politico/amministrativa”. Insomma, per Donat-Cattin, come per la
miglior cultura cristiano sociale, l’istanza sociale doveva “farsi Stato”. Trovare, cioè, piena ed
irreversibile cittadinanza ad ogni livello dell’organizzazione amministrativa e della gestione della
cosa pubblica.

Una concezione politica, cioè, che faceva del dato sociale, e quindi della “questione sociale”, il
nodo centrale di ogni progetto politico e soprattutto di governo. Una concezione, come ovvio e
scontato, che non individua nell’assistenzialismo becero dei populisti dei 5 stelle la soluzione più
credibile per una rinnovata e drammatica questione sociale scoppiata dopo la doppia emergenza
sanitaria e bellica. Ma, al contrario, una strategia di aiuto e di promozione concreta dei ceti
popolari e di una vera e propria inclusione nello Stato di diritto e nel pianeta produttivo. Per questi
motivi, oggi, serve di nuovo la “sinistra sociale” che abbia, però, una grande e feconda ricaduta
politica e legislativa. Non, quindi, una semplice testimonianza impolitica e puramente culturale ed
accademica ma un progetto politico e di governo che parte dai bisogni dei ceti popolari e sappia
tradursi in scelte concrete, reali e tangibili.

Giorgio Merlo

Al Folk Club con Gege’ Telesforo

VENERDÌ 7 OTTOBRE 2022 ORE 21.30
Radio Londra
presenta
DADO MORONI, ENZO ZIRILLI, RICCARDO FIORANTI
special guest
GEGÈ TELESFORO
Ingresso Intero 25 € | Ridotto Under 30 13 € | Streaming 5 €

Dopo gli strepitosi risultati di pubblico della scorsa stagione Radio Londra – alla tredicesima edizione – si conferma come la rassegna jazz più amata in città. Per l’apertura arriva per la prima volta al FolkClub il rinomato jazz vocalist, musicista, produttore, compositore, ma anche giornalista, autore, personaggio radiofonico e televisivo GeGé Telesforo, ospite speciale di un trio artistico strepitoso composto da musicisti sstraordinari: il sontuoso Dado Moroni al pianoforte, il solidissimo Riccardo Fioravanti al basso e l’eclettico Enzo Zirilli a batteria e percussioni nonché brillante ‘mente e anima’ della rassegna.

Nata per portare a Torino direttamente da quel crogiuolo di lingue, culture e arte unico e inimitabile quale Londra è, in concerti spesso unici per l’Italia, le testimonianze più significative di come la scena del jazz e dintorni evolve oltremanica, influenzando l’intero continente, RadioLondra si avvale di un eccezionale ‘speaker’: Enzo Zirilli, che ha vissuto stabilmente a Londra per oltre vent’anni, incontrando innumerevoli grandi artisti e collaborando con musicisti fantastici provenienti da tutto il mondo. Particolarmente significativa -quasi tautologica- la partecipazione a RadioLondra proprio di GeGé Telesforo, speaker da sempre di svariate trasmissioni televisive e radiofoniche grazie alle quali molti italiani hanno ascoltato e scoperto innumerevoli artisti di grande talento del panorama musicale mondiale.

Con Dado, Enzo e Riccardo ci siamo ritrovati l’estate scorsa in occasione delle master class che Dado organizza ad Albissola, e ci siamo lasciati con la promessa di trovare presto un’occasione per tornare a fare insieme il nostro gioco preferito. Apparteniamo a quella generazione di Musicisti che si sono formati e sono cresciuti, anche professionalmente, divorando i vinili dei grandi maestri del jazz, del soul, dell’R&B, strapazzando senza sosta i nostri strumenti, i nostri giocattoli preferiti.  Percorrendo strade diverse, abbiamo così appreso la disciplina dello swing, il potere del groove, e metabolizzato sul campo il linguaggio universale dell’improvvisazione, frequentando Musicisti di fama e giovani talenti.  Pur consapevoli di affrontare quotidianamente la difficile Arte del vivere di Musica, ancora oggi, dopo oltre 40 anni di avventure, abbiamo un obbiettivo comune, che è sempre lo stesso: divertirci. Il prossimo 7 Ottobre, al Folk Club di Torino, sarà un piacere, e un onore grande, tornare a giocare con questi cari amici, illustri colleghi che rappresentano l’eccellenza della nostra Musica nel Mondo. Non vedo l’ora”.

GeGé Telesforo. Cantante, strumentista, compositore, produttore musicale, A&R Groove Master Edition, Ambasciatore di Buona Volontà dell’UNICEF, ma anche giornalista, personaggio televisivo e radiofonico, GeGé Telesforo rappresenta una figura professionale poliedrica, il miglior esempio dell’attuale tradizione jazz in Italia. L’attività artistica di GeGé inizia 35 anni fa come batterista e cantante jazz, quando il suo incredibile talento viene scoperto da Renzo Arbore. Nel corso degli anni ha sviluppato un proprio personale stile di canto scat, rinnovando una particolare forma di improvvisazione vocale quasi dimenticata all’estero e che non è mai esistita in Italia. Dalla metà degli anni ’80, GeGé riunisce i migliori musicisti della scena Jazz e R&B italiana (Roberto Gatto, Danilo Rea, Antonio Faraò, Stefano Di Battista, Enzo Pietropaoli, Rita Marcotulli, Dario e Alfonso Deidda, Max Ionata, Giorgia Todrani, Marco Rinalduzzi, Marco Tamburini, Amedeo Ariano, Rossana Casale, Agostino Marangolo, Francesco Puglisi, Fabio Zeppetella, Marcello Surace, Alex Gwiss, Marco Siniscalco, Max Bottini, Rocco Zifarelli, Julian Oliver Mazzariello, Mia Cooper e altri), eseguendo con loro un rinnovamento dei vecchi standard jazz e delle sue composizioni originali utilizzando arrangiamenti mozzafiato ed emozionanti armonie.  Negli anni ’90, grazie al suo sodalizio con Ben Sidran, pianista, cantante, scrittore e produttore, GeGé registra per la Go Jazz Records in importanti studi (Skyline-NYNY; Paisley Park-Minneapolis) con i più riconosciuti musicisti internazionali e il suo indiscusso talento viene esportato in tutto il mondo mentre suona con The Go Jazz All Stars e si esibisce con ‘Maestri’ Jazz/Funk come Jon Hendricks, Dizzy Gillespie, Clark Terry, Tony Scott, DeeDee Bridgewater, Phil Woods, Bob Malach, Georgie Fame, Clyde Stubblefield, Mike Mainieri, Bob Rockwell,  Richard Davis, Phil Upchurch, Ricky Peterson, Frank McComb,….  Tornato in Italia, con band di spicco come PureFunkLive, Groovinators, So Cool 5tet, Telesforo concentra la sua evoluzione musicale sul suo originale stile vocale jazz-funk, in cui elementi jazz si fondono con la sua formidabile improvvisazione scat per formare un ritmo rigoroso e inconfondibile dominato dal groove. Ha prodotto diversi album per la sua etichetta indipendente -Groove Master Edition- e registrato 11 album come artista e compositore.  GeGé Telesforo sta vivendo un periodo particolarmente felice della sua carriera. Vincere il Jazzit Award per 6 anni consecutivi  (dal 2010 al 2015) come Miglior Cantante Maschile corona un momento importante segnato dall’uscita di CD di successo come “So Cool” (2010) “Nu Joy” (2012), “Fun Slow Ride” (2016) e un numero incredibile di prestigiosi concerti, tra cui la sua apparizione alla Shanghai World Expo Exhibition per “The Best of Italian Jazz in Shangai” con il suo quintetto, o come rappresentante dell’arte e della cultura italiana nel cartellone mondiale con Stefano Bollani, Danilo Rea, Paolo Fresu, Roberto Gatto.
Dalla loro uscita nel novembre 2012, “Nu Joy” e il singolo di successo “Last Goodbye” hanno raggiunto la posizione numero 1 sia nella classifica di vandita di iTunes che nella classifica Italiana dei singoli Jazz. “Nu Joy” è stato presentato ufficialmente in 9 esibizioni live sold-out quando la GeGé Telesforo Band si è esibita come ‘residente’ a Umbria Jazz Winter 2012. Come insegnante di canto e improvvisazione vocale, GeGé porta il suo ‘Vocal Jazz Concept’ in prestigiose scuole di musica, Conservatori e Festival Jazz in Italia e all’estero. Da settembre 2012 GeGé insegna Vocal Jazz e Improvisation alla Venice Voice Academy di Los Angeles (California-USA).
https://www.gegetelesforo.it/

Dado Moroni. Nato a Genova, è uno dei pianisti jazz italiani più richiesti in Europa e in America. Debutta a 17 anni con Tullio de Piscopo, Franco Ambrosetti e Franco Cerri col quale ancora oggi collabora. Nel 1987 viene chiamato, unico europeo, insieme ai pianisti Hank Jones, Barry Harris e Roland Hanna, a far parte della giuria del premio internazionale pianistico Thelonious Monk, svoltosi a Washington. Nel 1988 effettua un’importante tournèe in sette paesi africani con il sestetto di Alvin Queen per conto del Dipartimento di Stato americano. Collabora quindi con Clark Terry e George Robert alla tournèe mondiale organizzata dal governo svizzero per la celebrazione del settecententenario della Confederazione Elvetica. Nel 1991 il gruppo si esibisce in diversi paesi del mondo riscuotendo grande successo e incassando il pieno consenso della critica internazionale. Con il pianista classico Antonio Ballista dà vita nel 1995 al progetto Two Pianos One Soul, con il patrocinio di Ferrara Musica, ottenendo notevole successo in vari teatri nazionali e internazionali. Nel 1995 partecipa a un’incisione per l’etichetta discografica americana Concord e a un’importante tournèe in Giappone. A tutt’oggi ha inciso oltre 50 CD per importanti etichette discografiche quali Sony, Concord, Contemporary, Telarc, Mons, TCB Record, Enja.
Dado Moroni è uno dei pochissimi musicisti italiani la cui biografia è inserita nell’importante Biographical Enciclopedia of Jazz di Leonard Feather e Ira Gitler. Vanta prestigiose e continuative collaborazioni con le grandi star del jazz mondiale quali Dizzy Gillespie, Wynton Marsalis, Freddie Hubbard, Tom Harrel, Zoot Sims, James Moody, Johnny Griffin trio con Ron Carter, Ray Brown, Lewis Nash, Buster Williams, Billy Cobham, Grady Tate, Niels Pedersen e tanti, tantissimi altri. Dado è musicista di fortissima personalità che ha maturato una grande esperienza a livello internazionale. Dotato di particolare sensibilità musicale, tecnica, energia e creatività riesce a inserirsi brillantemente e con la massima naturalezza nei vari contesti musicali, esprimendo sempre grande classe, altissima professionalità e mirabile fantasia.

Enzo Zirilli è considerato uno dei batteristi/percussionisti più creativi e versatili delle ultime generazioni. Dotato di una grande musicalità, che lo ha portato ad assorbire e personalizzare ogni forma di musica contemporanea, e ad esibirsi e registrare come side man in tutto il mondo con grandi musicisti afro-americani, italiani ed europei del jazz, della world music e del pop, tra i quali: Dado Moroni, Enrico Pieranunzi, Bob Mintzer, Charlie Mariano, Steve Grossmann, Eddie Gomez, Antonio Forcione, James Moody, Tom Harrell, Ira Coleman, Rossana Casale, Marco Pereira, Ivan Segreto, Peppe Servillo, Flavio Boltro, Ares Tavolazzi, Larry Nocella, Randy Brecker, Gloria Gaynor, Fabrizio Bosso, Rosario Giuliani, Furio Di Castri, Emanuele Cisi e moltissimi altri. Dopo essere nato e cresciuto musicalmente a Torino, nel 2003 si trasferisce a Londra, dove in breve si impone come uno dei musicisti più richiesti e inizia a collaborare con alcune tra le icone musicali del jazz britannico e internazionale quali Jim Mullen, Stan Sulzmann, John Etheridge, Liane Carroll, Ian Shaw, Omar LyeFook ed Hamish Stuart (per 10 anni a fianco di Paul McCartney) e altri musicisti delle ultime generazioni come John Parricelli, Gilad Atzmon, Alex Garnett, Brandon Allen, Quentin Collins, Ross Stanley. È anche Docente di Batteria Jazz presso il Conservatorio di Torino.

Riccardo Fioravanti. Inizia a suonare il basso elettrico nel 1973 ed entra nella classe di contrabbasso al Conservatorio di Milano. La sua carriera si sviluppa su piani paralleli: il senso artistico, la grande versatilità e le altre capacità professionali lo portano a lavorare in ambito jazzistico con Giorgio Gaslini, Franco Cerri, Gianni Basso, Renato Sellani, Enrico Rava, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso, Stefano Bollani e molti altri mentre nel mondo del pop le sue collaborazioni sono innumerevoli, da Mina a Ennio Morricone, Mia Martini, Enzo Jannacci, Antonella Ruggiero, Fabio Concato, ecc… Ha collaborato con musicisti quali Tom Harrel, Bob Mintzer, Phil Woods, Lee Konitz, Clark Terry, Toots Thielemans, Charlie Mariano, Barney Kessel e moltissimi altri, e ha partecipato a concerti di Ray Charles, Chico Buarque de Hollanda, Gino Vannelli, Dee Dee Bridgewater, Elio e le Storie Tese e Stevie Wonder. Il suo suono preciso e corposo e le grandi doti di interpretazione ne hanno fatto nel tempo un valido collaboratore -in seminari e performances- di batteristi quali Joe la Barbera, Adam Nussbaum, Billy Cobham, Alivin Queen, Paul Wertico, Danny Gottilieb e tanti altri. Diversi i CD pubblicati a suo nome tra cui Duke’s Flowers, Note Basse, Bill Evans Project e Coltrane Project. Insegna jazz all’ Accademia del Suono di Milano e al Conservatorio di Piacenza, dove presiede la cattedra di Basso Elettrico Jazz.

“Emozioni d’Artista”. Collettiva a venti a “La Conchiglia” di Torino

 

Fino al 4 ottobre

Sono venti gli artisti – pittori e scultori di varia estrazione, tendenza e scrittura narrativa – assemblati nella vasta esposizione di opere (un’ottantina) accolte, in riapertura della nuova stagione espositiva, alla galleria d’arte “La Conchiglia” di via Zumaglia 13 bis a Torino, fino al prossimo 4 ottobre.

Collettiva di ampio respiro perfettamente fedele al titolo di presentazione (“Emozioni d’Artista”) e curata da Elio Rabbione, in collaborazione con l’Associazione “Amici di Palazzo Lomellini”di Carmagnola, la mostra vuole anche presentarsi come omaggio (doveroso!) agli 87 anni di recente compiuti dal grande Bruno Molinaro, i cui dipinti fanno da corposa entréealla collettiva. Rossi, gialli, bianchi, cespugli di fiori, distese di papaveri, macchie di glicine o angoli suggestivi di piccoli mercati: Molinaro gioca serioso fra fantasia e realtà creando con libero vigore sorprendenti mondi naturali affidati in toto alla forza e alla meravigliosa creatività di materia e colore Originali, di certosina, maniacale manualità (nell’intagliare, nel sovrapporre “legno a legno”, ritagli e profili di scarto) sono invece le sculture– architetture di Pippo Leocata.

 

In esse troviamo la classicità delle “cariatidi”, della “nike alata” e di “guerrieri a cavallo” magicamente scesi, a secoli di distanza e Fidia permettendo, dal cantiere del Partenone e così vicini ai mitici guerrieri in armi liberatori dell’Adrano (Adranon) di Pippo dalla dominazione siracusana. Di silenziosi e suggestivi paesaggi d’Africa, del deserto sahariano, con alte dune e carovane, cammelli e cammellieri dalle lunghe irreali ombre, ci parla poi  Guido Mannini, ultimamente attratto dal mistero di più intimi giochi astratti, al pari delle sculture e delle estrose armonie cromatiche di Giuseppe Manolio, seguite dalle geometrie (che bello “Forma e ruggine”, olio su lamiera del 2018!) di Paolo Pirrone. E, a seguire, i ricordi appesi al filo del tempo nelle “stanze vuote” di Eleonora Tranfo, dov’è la polvere a dominare vecchi pavimenti piastrellati, logori abiti appesi, pile di libri dimenticati a terra e sedie e assi abbandonati. Desolazione che sa di amara poesia. Tutt’altro rispetto alle luminose assolate, azzurro-vita bianchi travolgenti e verdastri marini, “giornate al mare” di Giacome Sampieri, dov’è trionfo di varia umanità in costume, borse a tracolla, asciugamani stesi sulla sabbia e ombrelloni aperti o chiusi e perfino la “vù cumprà” con vari cappelli (da rifilare o da far argine al sole) infilati in testa.

 

Dai  “Grandi caldi” ai “Grandi freddi”, di natura colta nelle proprie estreme variazioni climatiche ci parla anche Gian (Giancarlo) Laurenti. Ed è natura che invita a riflessioni. Le più varie. Ciascuno cerchi la sua. Per restare in tema, l’invito è di spostare lo sguardo alle larghe corpose campagne astigiane fermate da Claudio Fassio sotto la neve. Così come ai trasparenti acquerelli torinesi di Ines Daniela Bertolini o agli omaggi floreali, fra oli ed acquerelli, inni alla “joie de vivre” di Adelma Mapelli. Universi immaginifici trasfigurati e trasfiguranti, collocati in improbabili spazi dai forti colori accesi e inquietanti dominano, a seguire, le tele di Gabriella Malfatti che, pur in un linguaggio assolutamente personale, pare strizzare l’occhio ad un’onirica avvolgente gestualità d’impronta informale. La stessa, senza mezzi termini dichiarata, delle grumose policrome tavole di Martino Bissacco cui si contrappongono la narrazione astratta (di derivazione per certi versi futurista) dell’“aristocratica”pittura di Luciana Penna, così come i “vetri dipinti a gran fuoco” di Marina Monzeglio.

Magnifiche le donne- artiste celebrate da Andreina Bertolini e resuscitate dall’oblio “imposto” loro dai “grandi”: da Francoise Gilot (compagna di Picasso e l’unica donna ad aver avuto l’ardire di lasciare il Maestro e il suo “enorme ego”) alla giapponese Ya Yoi Kusama con i suoi “pois le zucche e il manicomio” dove Kusama vive dal ’77 per scelta personale. Deliziose altresì le bimbe, da favola felice, dipinte dallo scomparso Giacomo Gulloinsieme ai loro inseparabili fenicotteri rosa. Mistero e poesia, invece, nel volto femminile di rinascimentale bellezza che s’affaccia dalla cortina di pianeti sconosciuti o nelle calviniane“Città invisibili” di Angela Betta Casale. E, in chiusura, i fantasiosi immaginifici boschi e “pesci volanti” di Antonio Presti, contrapposti alla grezza impeccabile realtà scultorea di Maurizio Rinaudo, artefice di classici nudi femminili e di “rocciosi” busti, tormentati nel bronzo e concepiti fra sacro e laico. Autentiche, per l’appunto, “emozioni d’artista”.

Gianni Milani

“Emozioni d’Artista”

Galleria d’arte “La Conchiglia”, via Zumaglia 13 bis, Torino; tel. 011/6991415 o www.laconchiglia-to.com

Fino al 4 ottobre

Orari: dal mart. al ven. 15/19; sab. 10/12 – 15/19

Nelle foto:

–       Bruno Molinaro: “Mercato dei fiori di Nizza” olio su tela, 2011

–       Pippo Leocata: “Parata Cavalieri – Fidia, Partenone”, legni pallet recupero, 2022

–       Giacomo Sampieri: “Una giornata al mare”, olio su tela, 2022

–       Adelma Mapelli: “Nello stagno”, acquerello, 2011

 

 

“Morricone Film History” di scena a Stupinigi

Nella “Palazzina di Caccia” un’Orchestra di 30 elementi rende omaggio al genio della musica da film

Venerdì 10 giugno, ore 21

Stupinigi – Nichelino (Torino)

Un viaggio di profonda carica emozionale nella storia del cinema, che celebra l’intensità di un artista in continua evoluzione, sempre pronto a esplorare e a cercare la chiave musicale perfetta per ogni film. Questo vuole essere “Morricone Film History”, uno spettacolo musicale interamente dedicato al “Premio Oscar” Ennio Morricone, scomparso a Roma (dov’era nato il 10 novembre del 1928) il 6 di luglio del 2020. Nel Cortile d’Onore della “Palazzina di Caccia” di Stupinigi (piazza Principe Amedeo, 7) il prossimo venerdì 10 giugno (ore 21), il “Cinema Ensemble Grand Orchestra” composta da 30 elementi e diretta da Simone Giusto, ripercorrerà la carriera del grande compositore italiano attraverso le sue colonne sonore più famose e significative. Diplomatosi al “Conservatorio di Santa Cecilia” a Roma, prima in tromba e poi in composizione (sotto la guida del grande Goffredo Petrassi), Morricone ha scritto le musiche per più di 500 film e serie Tv, oltre che opere di musica contemporanea, sperimentando con successo un’ampia gamma di generi compositivi. Sicuramente fra i più importanti e prolifici compositori cinematografici di tutti i tempi, le sue opere sono state utilizzate come colonna sonora di oltre 60 film vincitori di premi. A volte ricordati più per le musiche che non per l’intreccio narrativo. Come giovane arrangiatore della casa discografica RCA Italiana, all’epoca attiva a Roma, ha contribuito anche a formare il sound degli anni Sessanta italiani, confezionando brani come Sapore di saleIl mondoSe telefonando e altri successi portati alla ribalta dai vari Edoardo VianelloDinoGianni Meccia e soprattutto Gianni Morandi. A partire dal 1946 ha composto più di cento brani classici, ma ciò che ha dato la fama mondiale a Morricone come compositore sono state le musiche prodotte per il genere del Western all’italiana, che lo hanno portato a collaborare con registi come Sergio Leone (suo compagno di classe alle elementari), Duccio Tessari, Franco Giraldi, Giulio Petroni, Sergio Solima e Sergio Corbucci, con titoli come “La Trilogia del dollaroUna pistola per RingoLa resa dei contiIl grande silenzioIl mercenario”, Il mio nome è Nessuno e “La Trilogia del tempo. Dagli anni Settanta, il suo nome diventa famoso anche nel cinema hollywoodiano e Morricone compone musiche per importanti registi americani come John Carpenter, Brian De Palma, Barry Levinson, Mike Nichols, Terence Malick, Oliver Stone, Roman Polànski e Quentin Tarantino. Sue le musiche per numerose pellicole candidate all’ “Academy Award” come “I giorni del cielo”, “Mission” e “The Untouchables – Gli Intoccabili”.

Nel 2007 riceve il “Premio Oscar onorario alla carriera. Il 28 febbraio 2016 ottiene il suo secondo “Oscar” per le partiture del film di Quentin Tarantino The Hateful Eight, per il quale si aggiudica anche il Golden Globe. E il palmarés si arricchisce anche di tre Grammy Awards, tre Golden Globe, sei BAFTA, dieci David di Donatello, undici “Nastri d’argento, due “European Film Awards, un Leone d’oro alla carriera e un Polar Music Prize, vendendo  più di 70 milioni di dischi. Il 26 febbraio 2016 gli è stata attribuita la “stella numero 2574” nella celebre Hollywood Walk of Fame. Il 27 dicembre 2017 riceve l’onorificenza di “Cavaliere di Gran Croce dell’ Ordine al merito della Repubblica italiana, il secondo grado in ordine d’importanza.

Una vita e una carriera straordinarie. Compositore geniale. Maestro di grande creatività e d’inarrivabile mestiere. Ma anche uomo artigiano e artista umile, semplice, capace  di trasformare, a mente, le note (pensate, sognate) in brani di eccelsa bellezza e poesia.

Nella serata alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi si ascolteranno brani tratti, tra gli altri, da “Metti una sera a cena”, “Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, “Giù la testa”, “Sacco e Vanzetti”, “Per qualche dollaro in più”, “Per un pugno di dollari”, “Il buono il brutto e il cattivo”, “C’era una volta il west”, “Il clan dei siciliani”, “The Hateful Eight”, “Nuovo Cinema Paradiso”, “Mission”, “C’era una volta in America” e “La leggenda del pianista sull’oceano”.

g. m.

Ph: F. Pucci e A. Casalini

A Saluzzo è tempo di Antiquariato…e non solo

Ritorna alla “Castiglia” la nuova edizione della “Mostra”, fra le più importanti a livello internazionale. Ricca agenda di appuntamenti per il fine settimana

Da venerdì 13 a domenica 22 maggio

Saluzzo (Cuneo)

“Saluzzo sarebbe il luogo ideale per l’università dell’Antiquariato”. Bella idea. E forse neppure così difficile da realizzare. Basterebbe volerlo! Come s’usa dire. In tutti i casi, ci spera proprio Franco Brancaccio, infaticabile e saggio antiquario saluzzese, cui si deve la curatela, per il quarto anno consecutivo, della “Mostra Nazionale dell’Antiquariato”, promossa dalla “Fondazione Amleto Bertoni”, giunta alla sua 45^ edizione e che si terrà da venerdì 13 a domenica 22 maggio prossimi, a “La Castiglia” (residenza privilegiata e fortificata dei marchesi di Saluzzo dal 1175 al 1548) in Salita del Castello (piazza Castello, 1). L’intento postosi, ancora una volta, dal curatore quello di “raccontare storie di antiquari e oggetti pregiati e antichi proseguendo, e anzi rilanciando, la scia del successo che la storica manifestazione saluzzese, anno dopo anno, ha saputo ottenere”. Fra le poche manifestazioni nazionali che è riuscita a realizzarsi sempre nonostante il periodo pandemico, la rassegna dedica e non a caso, quest’anno, un particolare pensiero alle gallerie bergamasche (presente in mostra la prestigiosa “Caravaggi”), le cui opere più preziose hanno potuto trovare un solido approdo proprio nell’antica capitale del Marchesato. Fra le meraviglie che il pubblico potrà ammirare (sabato e domenica dalle ore 10 alle ore 20, gli altri giorni dalle ore 15 alle ore 20) una “Madonna con Bambino” opera pre-riascimentale del Maestro senese, allievo di Jacopo della Quercia, Francesco di Valdambrino Domenico (1363 – 1435), una coppia di “Angioletti barocchi” di ambito berniniano, sorretti da basi a forma di nuvole, intagliati e dorati (XVI-XVII secolo), un “Comò piemontese” a “demilune” Luigi XVI, in legno finemente intagliato laccato e dorato. Ma la grande novità e vera chicca di questa 45^ edizione è l’“Antiquariato da giardino”, visitabile in uno spazio ricreato nel bellissimo cortile della “Castiglia”, realizzato e curato (con oggetti in pietra, marmo e ferro battuto) dall’architetto paesaggista Paolo Pejrone. Un nome una garanzia! In mostra, fra le varie opere, un “pozzo in marmo statuario” del 1480 circa ed una “fontana genovese in marmo bianco” del 1500.

Non meno interessante, sempre a Saluzzo, il programma del fine settimana. Sabato 14 maggio, dopo tre giorni di ricerche e lavoro, si concluderà la sfida fra il “Liceo Soleri Bertoni” e l’ “Istituto Denina” a colpi di design e costruzione, progettazione e realizzazione, pensando al territorio e al commercio diffuso: una proposta “Distretto del Commercio Terre del Monviso” teso a costruire un ponte tra progetti di territorio e studenti, chiedendo ai giovanissimi di realizzare uno studio e un prototipo di “elementi identitari” per vetrine ed esterni.

Sempre sabato 14 maggio, per tutto il giorno, nei giardini della Scuola “APM-Alto Perfezionamento Musicale” sita nell’antico “Monastero dell’Annunziata” si terrà “RI-USARE PER FAR SUONARE”: un intero weekend per giocare e divertirsi con installazioni sonore realizzate con oggetti riciclati e materiali naturali. Due stravaganti artisti/musicisti riempiranno i cortili della Scuola con le loro creazioni più

originali per far suonare e divertire adulti e bambini.

Da non dimenticare infine che, fino a domenica 22 maggio, sarà possibile visitare la “27^ Mostra di Arte Contemporanea di Saluzzo” per la prima volta “Powered by PARATISSIMA”. L’esteso progetto espositivo, a cura di Francesca Canfora, si articola nelle ampie sale del “Quartiere – Ex Caserma Musso” (piazza Montebello, 1) e coinvolge circa una trentina di artisti, impegnati nell’interpretare il tema del “Ri-abitare” attraverso le più varie tecniche e linguaggi espressivi. A fianco dei talenti emergenti più giovani, espongono artisti più noti e dal curriculum espositivo di lungo corso, tra cui Domenico BorrelliCarlo DoriaEnrico Iuliano e Walter Visentin“Il Cerchio e le Gocce” e  Davide “Boosta” Di Leo, che per l’occasione “ri-abiteranno” gli spazi del Quartiere con grandi sculture e installazioni di dimensione ambientale. Sempre nell’ambito della collaborazione con “Paratissima” il “Chiostro della Chiesa di San Giovanni” ospita Animal Soul” di Simone Benedetto, mostra in cui si racconta come la scultura possa animare e ri-abitare uno

spazio, reinterpretando poeticamente lo spirito di un luogo.

Per ulteriori infowww.startsaluzzo.it

g.m.

 

Nelle foto:

–       La Castiglia, Saluzzo

–       Francesco di Valdambrino Domenico: “Madonna con Bambino”, 1400 ca.

–        “Ri-usare per far suonare”

Flores d’Arcais e la pazzia della guerra

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Il prof. Pier Franco Quaglieni

L’ex parlamentare Pagliarulo come presidente dell’Anpi dice un’ovvietà storica: che la Resistenza italiana non è paragonabile con quella ucraina. La storia non si ripete mai e le condizioni storiche non sono confrontabili. E crea scandalo tra i suoi adepti. Non la penso come Pagliarulo su tante cose, forse egli  è in cerca di visibilità, dimenticando che non tutti nella sua associazione condividono le sue idee rifondarole proprie di chi votò, ad esempio,  contro il 10 febbraio giorno del ricordo. Ma almeno su questo sono concorde con lui e quindi non può poi curvare sui temi della guerra Ucraina il prossimo 25 aprile. I Partigiani non furono pacifisti, usarono le armi, in alcuni casi esagerarono anche. E il 25 aprile tutte le bandiere devono avere diritto di sventolare, in primis il Tricolore. Anche la CGIL ha detto sciocchezze sul tema della guerra, ma questi sindacalisti non conoscono la storia e parlano per slogan preconfezionati. Ma chi appare più stucchevole di lui è il “giacobino tagliateste” Paolo Flores d’Arcais, radical chic per antonomasia, rivelatosi acceso patriota filoucraino e guerrafondaio che sostiene la tesi secondo cui  la resistenza italiana fu come quella Ucraina. L’uomo che da molti è visto come sostenitore del giustizialismo illiberale e del potere assoluto dei giudici e creatore  dei ridicoli girotondi che rafforzarono il consenso a Berlusconi, adesso attacca l’Anpi ed esalta Biden suo quasi  coetaneo. Da non crederci. La guerra sta sconvolgendo le menti di molti , è umano e comprensibile perché il pericolo di un conflitto nucleare non è mai stato così vicino, ma gli effetti che ha prodotto su Flores sono davvero devastanti . Gli consiglierei di fare qualche girotondo attorno a casa, magari di corsa. A volte serve a schiarire le idee e a smaltire le sbornie ideologiche. Patriota  verso  tutti, ma naturalmente mai verso l’Italia. Mai una volta un pensiero verso gli eroi italiani dal Risorgimento in poi, un Risorgimento naturalmente  fallito come, ipse dixit, ha insegnato  l’oracolo Gramsci. Un vero “anti italiano” diventato ardente  partigiano ucraino.

scrivere a quaglieni@gmail.com

L’Albertina piange Sibona, docente di grande cultura e sensibilità

È prematuramente scomparso, a causa di una grave malattia che ha combattuto con tenacia, Fabrizio Sibona, apprezzato docente di Metodologia della Progettazione presso l’Accademia Albertina di Belle Arti.

Fabrizio Sibona, nato a Genova nel 1964, è stato un importante esponente della generazione post concettuale dell’arte italiana contemporanea, con un lavoro caratterizzato da uno stile eclettico, teso alla rivisitazione dei linguaggi dell’installazione e della pittura.

Formatosi a Torino, con docenti come Antonio Carena, Luigi Delleani e Mario Gallina, II° Liceo Artistico, e Giuseppe Mantovani, Gino Gorza, Eugenio Comencini e Giulio Paolini, Accademia Albertina.

Docente di Metodologia della progettazione all’Accademia Albertina di Torino ed all’Accademia di  Macerata; ha insegnato Pittura a Carrara, Torino, Sassari, Palermo, Catanzaro, Firenze e Napoli.

Ha vissuto e lavorato tra Torino e Calice Ligure.

Mostre e bibliografia: Equinozio artistico di primavera ’89, di A. Balzola, N. Casorati, R. Cavallo, E. Ghinassi, G. Mantovani, Chiostro di San Filippo, Torino, 1989; collaborazione con le gallerie Eva Menzio e Filippo Fossati di Torino; P. Magi, “Ratio Mediterranea”, in Tema Celeste, n.25, 1990; F. Poli, “Sandro de Alexandris, Andrea Busto, Fabrizio Sibona”, in Premio Marche Biennale Arte Contemporanea, 1990; F. Poli, “Fabrizio Sibona”, in Proposte V, Palazzo della Giunta Regionale, Torino, 1991; F. Tedeschi, “Spazio e tondino”, Il Giornale, 15 dicembre 1991; M. Bandini, “Fabrizio Sibona”, Proposte/confronto1992. Giovani artisti piemontesi a Sassari; Ibrido Neutro di L. Beatrice, C. Perrella, ex Convento di San Domenico, Spoleto, 1993; M. R. Rubinstein, Valeria Belvedere 1991-1993, Milano; Fabrizio Sibona, di F. Poli, Galerie Alessandro Vivas, Parigi, 1993; Junge Kunst aus Turin, di W. Gratz, Nassauischer Kunstverein, Wiesbaden, 1993; Forma italiana-individualità, di F. Poli, Galerie Alessandro Vivas, Parigi – Confini Arte Contemporanea, Cuneo, 1994; R. Daolio, Valeria Belvedere 1993-1995, Milano; Torino anni ’80. Ventitrè artisti, di C. Barbero, B. Merz, F. Poli, Unione Culturale Franco Antonicelli e Artifex, Torino 1994; T. Casapietra, “Fabrizio Sibona”, in Flash Art, n. 186, 1994; G. Paolini, “Fabrizio Sibona”, in Premio Internazionale “Grancia d’Argento” XIII edizione, Rapolano Terme, 1994; Il formaggio e i vermi, di M. Scotini, L. Vecere, Palazzo Casali, Cortona, 1996; M. Pozzati, in Viaggio in Italia, 1998-2000: Torino. Da Fontanesi a Casorati a…, di P. G. Castagnoli, R. Passoni, C. Pozzati, Casa del Mantegna, Mantova, 1998; bossiversoilmare: autoproduzione per Metropoli, di L. Legrenzi, Chiostro di Sant’Agostino, Bergamo Alta, 1998; L. Perlo. “Fabrizio Sibona”, in Costruire una collezione. Arte Moderna a Torino III Nuove acquisizioni 1994-1998, di Riccardo Passoni, Fondazione De Fornaris, Hopefulmonster Torino1999; Dietro agli occhi di nessuno, Galleria Studio44, 2006, Genova; Natività. I maestri e i giovani dell’Accademia Albertina interpretano il tema del nuovo inizio, di L. Beatrice, AlbertinaPress 2016; BAM90 anni novanta il decennio delle illusioni, di E. Di Mauro, Casa del Conte Verde, Rivoli 2018. Opere visibili su valeriabelvedere.tumblr.com

Nella fotoiFabrizio Sibona nella sua Aula che tanto ha amato, come ha amato la Scuola e gli Allievi e tutti noi dell’Accademia Albertina,  con generosità e fiducia.

I piccoli Comuni: “non solo soldi ai grandi”

Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo  che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.  (Cesare Pavese)

NON SOLO SOLDI PER I GRANDI MA ANCHE PER I PICCOLI COMUNI, LA CITTA’ METROPOLITANA COINVOLGA I PICCOLI NELLA PIANIFICAZIONE DEI FONDI PER IL PNRR

Dai giornali ho appreso la discussione sulla ripartizione dei fondi P.N.R.R. in capo alla Città Metropolitana di Torino.

Oggetto di tale discussione sembrerebbe essere la parte di fondi messa a disposizione per i comuni di grandi dimensioni. Dovrebbe trattarsi solo della parte di quanto verrà trasferito in seguito ai Comuni della ex Provincia di Torino , in questo caso i fondi riservati ai Comuni “grandi”, limite minimo dai 15.000 abitanti, mentre la tranche più corposa sarà attribuita a tutti i Comuni “piccoli” (inferiore ai 15mila).

La suddivisione di questi fondi sarebbe, comunque, avvenuta prima dell’insediamento del nuovo Consiglio della Città Metropolitana (insediatosi nella giornata del 12/01/2022). Detto questo, vista la nomina e la distribuzione delle deleghe, confido nella capacità amministrativa dei neo eletti, in maggioranza Sindaci che conoscono e vivono tutti i giorni le criticità dei paesi (sono rappresentanti di aree e Comuni che sconfinano da quelli di montagna a quelli di pianura, passando perquelli collinari). Mi auguro che riescano a lenire la spaccatura provocata dal nuovo ente metropolitano nato da una legge che, nell’attesa che qualcuno la riformi dopo la sentenza di anticostituzionalità pronunciata dalla Corte Costituzionale, ha provocato un evidente e innegabile Torino dipendenza.

Quando si intraprende un nuovo percorso, è d’obbligo l’ottimismo, ed è con questo spirito positivo che attendiamo riscontri e tutele nei confronti del cuore pulsante della Città Metropolitana: i Piccoli Comuni.

Ci aspettiamo, in conclusione, che il nuovo Sindaco Metropolitano e il nuovo Consiglio coinvolgano i piccoli comuni nella pianificazione territoriale e ci tengano informati dei fondi che dovrebbero arrivare in modo da predisporre per tempo i progetti per gli investimenti attesi dai territori.

Noi di Anpci come sempre rimaniamo aperti al confronto, ed al dialogo costruttivo, per il bene del nostro territorio e dei nostri abitanti.


Franco Cominetto Presidente Anpci

Città Metropolitana di Torino