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Primark apre un nuovo negozio a Torino

Investimento pari a 10 milioni di euro

Primark, il retailer internazionale di moda, ha aperto ieri le porte del suo attesissimo nuovo punto vendita nell’urban district ‘To Dream’, a Torino. Con un investimento di 10 milioni di euro, questo negozio è il secondo di Primark in Piemonte, dopo ‘Shopville Le Gru’ di Grugliasco inaugurato nel 2022. L’apertura di questo nuovo store ha creato 150 nuove opportunità di lavoro a livello locale.

Con una superficie commerciale di oltre 4.500 metri quadrati su un unico livello, il nuovo negozio offre un’ampia gamma di prodotti, spaziando dagli articoli basic per tutti i giorni come la biancheria, ai divertenti articoli in licenza, passando per le ultime tendenze moda donna, uomo e bambino, nonché beauty, lifestyle e articoli per la casa. Tutto a prezzi sempre accessibili.

Inoltre, non manca anche una novità assoluta per Primark in Italia: questo nuovo punto vendita è dotato di casse self-service, oltre alle tradizionali casse. In questo modo, i clienti che hanno poco tempo o effettuano i loro acquisti tramite carta, potranno finalizzare i loro acquisti in autonomia alle case automatiche.

Parallelamente, Primark si impegna a offrire prodotti più sostenibili e accessibili a tutti. Attualmente, infatti, il 55% degli indumenti Primark è realizzato utilizzando materiali riciclati o provenienti da fonti più sostenibili, ma l’azienda si è già impegnata a raggiungere l’obiettivo del 100% entro il 2030.

A ciò si aggiunge il fatto che, appena lo scorso mese, Primark ha annunciato di ridurre i prezzi di centinaia di capi di abbigliamento e accessori basic per bambini, aiutando così le famiglie nella gestione del budget e nella creazione dei guardaroba estivi. Sono stati, infatti, introdotti prezzi più bassi su gamme selezionate per bambini, tra cui magliette, pantaloncini, costumi da bagno, ciabatte e cappellini da baseball in vista dell’aumento delle temperature e dell’inizio delle vacanze estive. Complessivamente, è già il secondo anno consecutivo che Primark si impegna nella riduzione dei prezzi dell’abbigliamento per bambini.

Luca Ciuffreda, Responsabile Primark Italia, ha dichiarato: “Aprire oggi il nostro nuovo negozio Primark all’interno dell’urban district ‘To Dream’ è per noi un momento davvero importante: siamo infatti profondamente orgogliosi di tutti i nostri team che, per renderlo possibile, hanno lavorato incessantemente. Oggi possiamo contare su 150 nuovi colleghi che si sono uniti alla famiglia di Primark Italia e non vediamo l’ora di far scoprire ai nostri nuovi clienti la fantastica gamma di prodotti Primark e offrire loro una fantastica esperienza di shopping”.

Paolo Chiavarino, Assessore al Commercio e ai Mercati del Comune di Torino, ha affermato: “È particolarmente apprezzabile l’offerta di articoli caratterizzati da un’alta percentuale rappresentata da materiali riciclati o realizzati attraverso fonti più sostenibili, coniugata con un’offerta che consente una accessibilità di acquisto per una vasta area della popolazione: sensibilità in linea con il rispetto delle risorse del Pianeta e nel contempo quale concreta risposta all’esigenza di risparmio delle famiglie in un periodo caratterizzato dall’aumento dei prezzi”.

L’anno scorso Primark ha riconfermato il proprio impegno nei confronti dell’Italia annunciando un investimento pari a 50 milioni di euro nella propria rete di negozi sul territorio. In questo contesto, il nuovo store all’interno dell’urban district ‘To Dream’ segna una pietra miliare nei piani di espansione di Primark in Italia, essendo il primo di questi nuovi negozi ad essere inaugurato, oltre a rappresentare il 16° store Primark nel Paese. Proprio la scorsa settimana, infine, Primark ha annunciato di aver firmato l’apertura di un nuovo punto vendita presso il centro commerciale ‘Parma Retail’, portando la sua offerta unica a sempre più clienti.

“Ayrton Senna forever”, la mostra al Mauto

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Dal 24 aprile al 13 ottobre 2024 la più grande e completa esposizione di vetture, memorabilia e libri, scatti fotografici mai realizzata. Nella ricorrenza dei trent’anni della scomparsa di Ayrton Senna, il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile dedica al pilota brasiliano una grande mostra che, della sua vita, intende approfondire due aspetti: la storia sportiva del campione e quella privata di un uomo che ha conquistato il cuore di milioni di appassionati in tutto il mondo.

Dalle esperienze sui kart fino alle monoposto di Formula 1, la mostra AYRTON SENNA FOREVER – in programma al MAUTO-Museo Nazionale dell’Automobile da mercoledì 24 aprile a domenica 13 ottobre 2024 – raccoglie le auto più significative guidate da Senna nel corso della sua carriera, dalla prima Formula Ford all’ultima Williams. Le vetture saranno corredate da documenti, pubblicazioni e memorabilia: tra questi, la più completa raccolta delle tute da corsa e dei caschi del pilota e un’ampia selezione di tutte le pubblicazioni uscite, nel mondo, su Ayrton Senna. Il filo rosso della carriera sportiva del pilota si arricchisce di elementi intimi e personali, restituiti al pubblico attraverso l’ampia documentazione riunita negli spazi del Museo dell’Automobile. Tra filmati in Super8 e installazioni audiovisive, spiccano le centinaia di fotografie scattate dai più grandi autori dell’epoca che contribuiscono a costruire un ritratto a tutto tondo di Ayrton Senna: dall’amico e fotografo Angelo Orsi a Keith Sutton, da Ercole Colombo a Bernard Asset, da Steven Tee a Rainer Schlegelmilch.

 

E sono già passati trent’anni. Ma il mito di Ayrton Senna è sempre più vivo. Lo riportiamo tra noi con una rilettura monografica di ampia visione curata da Carlo Cavicchi: la mostra, il testo, i talk. AYRTON SENNA FOREVER è un palinsesto narrativo appassionante e rigoroso, che proietta sul MAUTO la storia e le vicende di Ayrton Senna, grande brasiliano, straordinaria e inarrivabile figura, pilota eccezionale e fenomeno mediatico e popolare, divenuto intramontabile soprattutto dopo la sua tragica fine, che lo ha trasfigurato nell’epica icona di sé stesso, proiettandolo nel firmamento delle grandi star della nostra epoca”.

Benedetto Camerana, Presidente Museo Nazionale dell’Automobile

 

È molto emozionante vedere come il popolo italiano ricordi il pilota brasiliano con grande affetto e, oltretutto, gli renda un bell’omaggio come questo“.

Hadil da Rocha-Vianna, Console Generale del Brasile

 

Sono stati otto intensi mesi di lavoro ma il risultato finale credo che possa regalare ai visitatori della mostra un ricordo del grande asso brasiliano davvero esaustivo e coinvolgente. Lui, sempre esigente e pignolo, lo avrebbe voluto così, ed è stato il traguardo che abbiamo cercato sin dall’inizio”.

Carlo Cavicchi, curatore della mostra

 

“Ci auguriamo che questa mostra inedita, colma di oggetti personali, attrezzature e auto preservi la storia e tramandi l’eredità di Ayrton che fino a oggi è stato un’ispirazione sia per gli appassionati che lo hanno visto correre sia le nuove generazioni. Portare una mostra di queste dimensioni ai fan in Italia e nel mondo è una gioia per la nostra famiglia, che ha radici in Italia”.

Bianca Senna, CEO di Senna Brands e nipote del pilota

 

Il Sindaco di Torino Stefano Lo Russo sottolinea come la mostra “Ayrton Senna Forever”, ospitata dal Museo Nazionale dell’Automobile, sia un’occasione preziosa per torinesi e turisti di ripercorrere la storia di un campione che non ha mai abbandonato, anche dopo la sua tragica scomparsa, il cuore di tantissime appassionate e tantissimi appassionati. Il Sindaco ha inoltre ribadito come la mostra si inserisca pienamente nella grande storia di legami profondi tra la città e gli sport motoristici, aggiungendo un tassello ulteriore alla ricca programmazione culturale del Museo Nazionale dell’Automobile e dell’intero territorio.

 

L’ALLESTIMENTO E I MATERIALI ESPOSTI

Uno straordinario allestimento – progettato dall’architetto Francesco Librizzi – si sviluppa su una superficie di 1500 metri estendendosi anche alla Piazza del Museo nella quale campeggia una suggestiva installazione: la pelle vetrata diventa la bandiera del Brasile che sventola tra le mani di Senna dopo ogni vittoria. Il tema visivo che ha ispirato l’allestimento dello spazio dedicato alla mostra è invece quello della griglia di partenza. Le macchine schierate come un esercito di terracotta: possiamo immaginare – intorno a loro – i meccanici, le ombrelline, gli ospiti vip, le pubblicità. L’illuminazione è impattante, predominano fasci di luce bianchi e neri per accentuare la sensazione di partecipare a una gara, con riflessi sulle vetture studiati per farle apparire quasi in movimento come durante una corsa.

 

In esposizione tutte le vetture guidate da Senna: due kart degli esordi nel mondo delle corse (1978-1982); nove monoposto, dalla prima Van Diemen RF82-Ford del 1982 all’ultima Williams FW16-Renault del 1994; la strepitosa Mercedes 190 numero 11 con cui Senna nel 1984 vinse la Race of Champions davanti a Lauda; due showcar, perfette riproduzioni delle originali McLaren MP4/4-Honda e McLaren MP4/6-Honda posizionate fuori dall’ingresso della mostra. Tutte le tute, tutti i caschi, i sottocaschi, i cappellini e i guanti da lui indossati nelle gare di karting, F3 e F1; accessori e parti meccaniche delle sue auto, come pneumatici, flaps, motori, il volante Nardi della McLaren MP4/6 del 1991 e il piantone della Williams Renault del 1994; la moto a lui dedicata dalla Ducati e la bicicletta “Senna” della Carraro. Tra i moltissimi oggetti personali e altre curiosità anche il contratto tra Ayrton Senna e la squadra DAP nel 1978, lettere personali e di auguri, le bottiglie Magnum Moët & Chandon autografate, orologi, coppe, medaglie, il computer per la telemetria e il monitor Williams FW16.

 

L’esposizione prosegue con 114 fotografie, selezionate da Carlo Cavicchi e dal Direttore Lorenza Bravetta tra oltre 12 mila scattate dai più grandi fotografi dell’epoca: Angelo Orsi, Bernard Asset, Ercole Colombo, Martyn Elford, Rainer Schlegelmilch, Steven Tee, Keith & Mark Sutton, a cui si aggiungono quelle degli archivi di Autosprint, Motorsport Images e LAT Images.

 

E poi tutti i libri usciti nel mondo su Senna, in tutte le lingue e ancora 20 corner posizionati in ordine sparso all’interno degli spazi che rappresentano e raccontano episodi meno noti e importanti della vita di Senna, mai inseriti nelle sue biografie e per questo più curiosi, per fornire al visitatore anche un punto di vista sull’uomo e non solo sul campione sportivo.

 

Infine, ad accompagnare la mostra, un importante apparato visivo con 6 grandi pannelli che si articolano lungo tutto il percorso in cui vengono proiettati immagini spettacolari, di cui molte inedite, filmati in Super8, installazioni audiovisive e una multi-proiezione su grande schermo.

 

Una mostra che segna l’inizio di un nuovo corso, nel quale il Museo Nazionale dell’Automobile – che ha celebrato l’anno scorso 90 anni di attività, superando i 300.000 visitatori – intende consolidare il proprio ruolo a livello internazionale quale custode di una memoria storica della cultura automobilistica e istituzione all’avanguardia sui temi della ricerca e della contemporaneità. La mostra che presentiamo oggi, frutto di una lunga e accurata attività di progettazione e produzione, coniuga questi due intenti: rende omaggio a una figura mitica del motorismo sportivo, Ayrton Senna, e lo fa attingendo a una mole impressionante di contenuti e materiali e avvalendosi di un registro espositivo proprio di altri linguaggi, primo tra tutti quello dell’arte contemporanea. la sfida che abbiamo voluto mettere in campo è stata questa: parlare di un’icona pop restituendole, attraverso la curatela e l’allestimento, un’aura di magia e immortalità. Forever”.

Lorenza Bravetta, Direttore Museo Nazionale dell’Automobile

 

IL PUBLIC PROGRAM

Completa l’esposizione il ciclo di cinque appuntamenti di incontro e dibattito che coinvolge piloti, giornalisti, progettisti e amici, gli affetti e i rivali di sempre nella ricostruzione corale della vicenda sportiva e personale del campione.

 

Tra questi, lo speciale evento di mercoledì 1° maggio 2024 con un collegamento live streaming con l’Autodromo di Imola per partecipare alle celebrazioni commemorative sulla curva del Tamburello. Il racconto in diretta da Imola sarà intervallato nel corso dell’intera giornata da approfondimenti di giornalisti, tecnici, e piloti presenti al MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile.

 

Seguiranno i talk del 30 maggio, 20 giugno, 19 settembre e 10 ottobre. Quattro occasioni per ascoltare la storia di Ayrton Senna raccontata dalle voci più autorevoli del giornalismo sportivo, dai piloti che lo hanno conosciuto, dai dirigenti sportivi che lo hanno seguito oppure corteggiato: gli affetti e i rivali di sempre contribuiranno a disegnare un ritratto quanto più completo dell’indimenticato campione. Tante testimonianze di chi lo ha conosciuto e – a vario titolo – ha influito sulla sua strepitosa carriera: tra questi, Riccardo Patrese, Piero Martini, Paolo Barilla, Jean Alesi, Erik Comas, Emanuele Pirro e Andrea De Adamich, oltre a ex manager e ingegneri dei team di Formula 1 come Jo Ramirez, Daniele Audetto, Giancarlo Minardi, Giorgio Ascanelli e Antonio Ghini.

 

Al programma di talks – moderati da Carlo Cavicchi – si aggiungerà un ricco calendario di presentazioni editoriali, speciali visite guidate e le proiezioni su maxischermo delle date europee delle gare di Formula1.

 

Accompagnano la mostra un podcast in tre episodi realizzato da Chora Media e il catalogo Skira Arte con i contributi di Carlo Cavicchi, Emiliano Tozzi, Angelo Orsi e Paolo d’Alessio: un’ampia varietà di materiali e documenti storici e le immagini dei fotografi che l’hanno seguito lungo tutta la sua carriera.

‘Ayrton Senna Forever’, al Mauto la mostra che ricorda il grande campione brasiliano

Le auto, le tute e i caschi, tanti documenti, pubblicazioni e memorabilia, filmati Super8 e installazioni audiovisive e ancora centinaia di fotografie che contribuiscono a costruire un ritratto dell’uomo e non solo del pilota: c’è tutto Ayrton Senna – scomparso proprio trent’anni fa il 1° maggio 1994, dopo un incidente nel gran premio di San Marino di Formula 1 a Imola – nella mostra inaugurata oggi al Mauto.

Da domani e fino a domenica 13 ottobre gli appassionati di motori, ma non solo loro, che accederanno agli spazi del Museo dell’Automobile potranno ripercorrere la carriera di un pilota eccezionale e fenomeno mediatico e popolare, divenuto intramontabile soprattutto dopo la sua tragica fine, che lo ha trasfigurato nell’epica icona di sé stesso, proiettandolo nel firmamento delle grandi star della nostra epoca.

Un’occasione preziosa per consentire torinesi e turisti di ripercorrere la storia di un campione che non ha mai abbandonato, anche dopo la sua tragica scomparsa, il cuore di tantissime appassionate e tantissimi appassionati, secondo il Sindaco di Torino che ha anche ribadito come ‘Ayrton Senne Forever’ si inserisca pienamente nella grande storia di legami profondi tra la città e gli sport motoristici, aggiungendo un tassello ulteriore alla ricca programmazione culturale del Museo Nazionale dell’Automobile e dell’intero territorio.

Colma di oggetti personali e attrezzature, la mostra è il frutto di otto intensi mesi di lavoro e, secondo il curatore Carlo Cavicchi, potrà regalare ai visitatori un ricordo del grande asso brasiliano davvero esaustivo e coinvolgente e, secondo la nipote Bianca Senna, tramandare l’eredità di un pilota che fino a oggi è stato un’ispirazione sia per gli appassionati che lo hanno visto correre sia le nuove generazioni.

Una mostra che segna l’inizio di un nuovo corso nel quale il Museo Nazionale dell’Automobile intende consolidare il proprio ruolo a livello internazionale quale custode di una memoria storica della cultura automobilistica e istituzione all’avanguardia sui temi della ricerca e della contemporaneità, secondo il Direttore Lorenza Bravetta che non ha mancato di sottolineare la mole impressionante di contenuti e materiali a quali si è attinto insieme all’utilizzo di un registro espositivo proprio di altri linguaggi, primo tra tutti quello dell’arte contemporanea

Lo straordinario allestimento si sviluppa su una superficie di 1500 metri estendendosi anche alla Piazza del Museo nella quale campeggia una suggestiva installazione dove la pelle vetrata diventa la bandiera del Brasile che sventola tra le mani di Senna dopo ogni vittoria.

In esposizione, tutte le vetture guidate da Senna, tutte le tute, tutti i caschi, i sottocaschi, i cappellini e i guanti da lui indossati nelle gare, accessori e parti meccaniche delle sue auto, come pneumatici, flaps, motori, il volante Nardi della McLaren MP4/6 del 1991 e il piantone della Williams Renault del 1994; la moto a lui dedicata dalla Ducati e la bicicletta “Senna” della Carraro. Tra i moltissimi oggetti personali e altre curiosità anche il contratto tra Ayrton Senna e la squadra DAP nel 1978, lettere personali e di auguri, le bottiglie Magnum Moët & Chandon autografate, orologi, coppe, medaglie, il computer per la telemetria e il monitor Williams FW16.

L’esposizione prosegue con 114 fotografie, selezionate da Carlo Cavicchi e dal Direttore Lorenza Bravetta tra oltre 12 mila scattate dai più grandi fotografi dell’epoca: Angelo Orsi, Bernard Asset, Ercole Colombo, Martyn Elford, Rainer Schlegelmilch, Steven Tee, Keith & Mark Sutton, a cui si aggiungono quelle degli archivi di Autosprint, Motorsport Images e LAT Images.

E poi tutti i libri usciti nel mondo su Senna, in tutte le lingue e ancora 20 corner posizionati in ordine sparso all’interno degli spazi che rappresentano e raccontano episodi meno noti e importanti della vita di Senna, mai inseriti nelle sue biografie e per questo più curiosi, per fornire al visitatore anche un punto di vista sull’uomo e non solo sul campione sportivo.

Infine, ad accompagnare la mostra, un importante apparato visivo con 6 grandi pannelli che si articolano lungo tutto il percorso in cui vengono proiettati immagini spettacolari, di cui molte inedite, filmati in Super8, installazioni audiovisive e una multi-proiezione su grande schermo.

Completa l’esposizione il ciclo di cinque appuntamenti di incontro e dibattito che coinvolge piloti, giornalisti, progettisti e amici, gli affetti e i rivali di sempre nella ricostruzione corale della vicenda sportiva e personale del campione.

Tra questi, lo speciale evento di mercoledì 1° maggio 2024 con un collegamento live streaming con l’Autodromo di Imola per partecipare alle celebrazioni commemorative sulla curva del Tamburello. Il racconto in diretta da Imola sarà intervallato nel corso dell’intera giornata da approfondimenti di giornalisti, tecnici, e piloti presenti al MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile.

Al programma di talks – il 30 maggio, il 20 giugno, il 19 settembre e il 10 ottobre – si aggiungerà un ricco calendario di presentazioni editoriali, speciali visite guidate e le proiezioni su maxischermo delle date europee delle gare di Formula1.

Accompagnano la mostra un podcast in tre episodi realizzato da Chora Media e il catalogo Skira Arte con i contributi di Carlo Cavicchi, Emiliano Tozzi, Angelo Orsi e Paolo d’Alessio: un’ampia varietà di materiali e documenti storici e le immagini dei fotografi che l’hanno seguito lungo tutta la sua carriera.

Rock Jazz e dintorni a Torino: Depeche Mode e Roberto Vecchioni

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. All’Imbarchino il duo di elettronica Crystal Pussy. La PFM torna all’Alfieri nel tributo  a Fabrizio De Andrè.

Martedì. All’Alfieri la cover band Big One reinterpreta le musiche dei Pink Floyd. All’Osteria Rabezzana si esibiscono Tiziana Cappellino e Alberto Marsico. Al Colosseo canta Loredana Bertè. Al Fortino “Canti resistenti” con Mattia Martinengo e Anna Spray.

Mercoledì. Al Lambic si esibiscono i Tribot. All’Alfieri per 2 sere consecutive è di scena Levante. Al Colosseo Belinda Davids reinterpreta le canzoni di Whitney Houston. Al Blah Blah suonano i Black Violence.

Giovedì. L’Istituto Musicale di Rivoli presenta Tomasz Ignalski con Giulia Bi. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce Piotta. All’Hilton del Lingotto suona il quintetto del sassofonista Bobby Watson. Al Colosseo arriva Roberto Vecchioni. Al Blah Blah si esibisce King Salami & The Cumberland Three. Allo Spazio 211 è di scena Hannah Jadagu.

Venerdì. All’Audiodrome di Moncalieri si esibisce Fatboy Slim. Al Folk Club canta Norma Winston in quartetto. Al Concordia di Venaria per 2 giorni consecutivi si esibisce Giò Evan. Allo Ziggy suonano gli HypNOgeO e Blue Lies. Al Colosseo si esibiscono I Musici di Francesco Guccini. Allo Spazio 211 è di scena Jozef van Wissem. All’Hiroshima arriva Giancane. Al Blah Blah suona la chitarrista Sara Ardizzoni.

Sabato. Allo Ziggy sono di scena i Guineapig. All’Inalpi Arena sold out per i Depeche Mode. Al Bunker tecno con Skee Mask e Zenker Brothers. Al Magazzino di Gilgamesh si esibisce la vocalist JJ Thames. Al Magazzino sul Po suona il trio Lalalar.

Domenica. Al Blah Blah si esibiscono i Pom.

Pier Luigi Fuggetta

I primi 104 anni del signor Francesco

Classe 1920, due volte vedovo, amante del ballo liscio e della vita.

Il signor Francesco, ex operaio Fiat e marinaio per passione, ha spento ben 104 candeline sulla torna di compleanno. Per questo importante traguardo l’rsa Richelmy di Orpea Italia dove Francesco, residente ad Alpignano, vive da poco più di un mese, ha organizzato una grande festa.

Cappellino da baseball in testa e look giovanile, Francesco ha festeggiato con famigliari, amici, staff della residenza e due ospiti speciali: il Vice Sindaco Anna Maria Scrima e l’Assessore Rossana Peraccio della città di Alpignano.

Babbo Natale “poliziotto” in visita ai bimbi del Regina Margherita

Anche quest’anno, nell’ambito del progetto che vede le donne e gli uomini della Polizia di Stato vicini a chi ha bisogno di maggiori attenzioni, i poliziotti dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino si sono recati a far visita ai piccoli pazienti ricoverati presso l’Ospedale Infantile “Regina Margherita”. Insieme a loro, anche Babbo Natale, giunto a bordo della nuova Alfa Romeo Tonale in uso alla Polizia di Stato.


Il Questore della provincia di Torino, Dott. Vincenzo Ciarambino, ha voluto far pervenire attraverso i suoi Funzionari la propria vicinanza ai piccoli degenti, che hanno potuto godere di qualche istante di sorpresa e meraviglia alla vista di un Babbo Natale in divisa con sacchi colmi di doni tra cui giocattoli, decorazioni natalizie, cappellini della Polizia di Stato, e anche agli operatori sanitari che ogni giorno dedicano la propria vita a salvare quella degli altri.

La visita si è protratta per alcune ore e si è svolta alla presenza della Dott.ssa Silvana Barbaro, Direttore Sanitario del Presidio Ospedaliero, della Prof.ssa Franca Fagioli, Rettore del Dipartimento di Patologia e Cura del Bambino “Regina Margherita” e Direttore del Reparto di Oncoematologia Pediatrica della Città della Salute di Torino e del Direttore di Pneumologia Dott.ssa Irene Esposito.

Odontoiatria sociale: “Denti Fissi per Tutti”

Denti Fissi per Tutti” è un progetto di ODONTOIATRIA SOCIALE in cui 15 odontoiatri volontari aiuteranno pazienti che hanno bisogno di riabilitare una dentatura fissa su impianti all’interno del Master post universitario “Chirurgia Implantare, Rigenerativa e Implantoprotesi” di PgO UCAM (Università Cattolica di Murcia) rivolto a laureati in Odontoiatria iscritti all’Albo e abilitati a operare sul territorio nazionale.

PgO UCAM è una istituzione che patrocina centinaia di corsi di specializzazione e Master post-universitari, con migliaia di studenti in tutto il mondo: i percorsi didattici permettono ai medici di formarsi ad alto livello e contemporaneamente di offrire a costi ridotti cure di qualità eccellente ai pazienti seguiti nella parte pratica dei corsi. PgO UCAM a Torino ha scelto la Clinica dentale Cappellin come sede esclusiva per Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, affidando il ruolo di Direttore accademico al prof. Mario R. Cappellin (prof. a.c. di Ergonomia e Discipline odontoiatriche all’Università di Modena e Reggio Emilia). Le motivazioni di questa scelta sono il livello tecnologico e innovativo della struttura, l’esperienza didattica del prof. Cappellin e il progetto di odontoiatria sociale che la Clinica dentale Cappellin come Società benefit da anni offre a pazienti in difficoltà economiche.

Grazie al supporto di PgO UCAM, l’iniziativa “Denti Fissi per Tutti” diventa economicamente sostenibile su numeri molto più consistenti. Si prevede che nella prima edizione del Master (16 mesi) verranno erogate cure di Implantologia, Implantoprotesi e Rigenerazione Ossea a circa 600 pazienti con l’inserimento di circa 60 impianti per ogni odontoiatra partecipante (in totale circa 900), per un valore complessivo di oltre 2.000.000 di euro di cure erogate (ipotesi sul tariffario medio ANDI). – www.dentifissipertutti.it

Manca un’anima allo Scorsese di oggi e “Killers” s’inaridisce e si ripete

Sugli schermi “Killers of the flower moon” con DiCaprio e De Niro

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Arrivato al suo ventiseiesimo titolo in veste di regista – per tacere dei documentari e dei cortometraggi, degli abiti di produttore e delle sceneggiature scritte per sé e per altri, della sua faccia di italoamericano prestata agli amici (c’è di tutto, da Kurosawa ad Arbore) – Scorsese ha deluso. Certo anche prima, tra il 1967 e il 2019, ci sono stati titoli capolavoro (uno per tutti, “Quei bravi ragazzi”), titoli che ti sono rimasti fissati nella memoria e altri che di anno in anno sono scivolati via (uno per tutti, “Al di là della vita”, la presenza di Nicolas Cage non è mai una garanzia), titoli che forse non hanno aggiunto granché ad un ricordo o ad una convinzione. Adesso sforna sugli schermi “Killers of the flower moon”, un “filmone”, spettacolare, derivato dal romanzo/inchiesta di David Grann “Gli assassini della terra rossa”, pubblicato sei anni fa e ispirato a fatti realmente accaduti negli anni Venti americani, quelli che hanno definitivamente messo da parte “l’età dell’innocenza”), 206’ implacabili che dovrebbero tenere lo spettatore appiccicato alla poltrona del cinema. Per carità, Scorsese è e rimane sempre Scorsese, ma conduce le vicende non tanto con il piacere quanto con la caparbietà ossessiva del racconto, sì certo, illumina alcuni squarci che ne rimettono in gioco la vibrante personalità, affida con risultati discutibili ai suoi due attori monstre, De Niro e DiCaprio, la malvagità conclamata, rivestita di un bene chiamato a fare da paravento, e quella sottotono, impacciata, strisciante, debole, che intacca le fondamenta di un rapporto familiare giorno dopo giorno, senza via di fuga. E nella parte centrale del film, ampissima oltre ragionevolezza, l’attenzione langue, fino a rasentare la noia. È la sceneggiatura, scritta da Eric Roth oltre che dal regista, ad essere sbagliata, debordante, incredibilmente ripetitiva, incapace di tagliare gran parte di quelle piccole vicende di secondo piano che disturbano e ostacolano una narrazione che avrebbe la necessità di correre sulla limpidezza, quelle tante parole e dialoghi che ascolti in più occasioni in tutta la loro similarità, quei personaggi minori che non hanno uno sviluppo e ti cascano lì, senza preparazione, con il solo fine di non riuscire a memorizzarne contenuti e finalità.

Poi, nel finale che sa di cinema nel cinema, ma qui il cinema si chiama radio – magistrale a confronto di un sottofinale che sono le poche scene del processo, impoverite e senza spazio -, grandioso colpo d’ala, ti riappacifichi con l’autore, nella ricostruzione radiofonica di quanto ci è stato dato vedere nelle ore precedenti, tra stacchetti musicali, utilizzo di voci e finestre che si chiudono e sfrigolii e rumori di stoviglie rotte e bottiglie e tappi che saltano. La parola e il gesto più forti della immagine? Un mondo totalmente diverso (in cui fa capolino anche il regista) da quello violento che lo ha preceduto, una parte dedicata allo stermino e un’altra all’arrivo (finalmente) dell’FBI di Hoover di fresca nomina a cercare di far luce sulle tante uccisioni, le ultime scene per mostrare un’invenzione, un carattere antico, il solido svolgersi di certe leggi visive.

E allora che cosa, prima? La descrizione dello sterminio di un popolo, quello degli indiani Osage, nativi del Kansas e da lì trasferiti nelle terre dell’Oklahoma, una quarantina d’anni prima dei fatti narrati, cui la natura ha regalato i giacimenti dell’oro nero, di quel petrolio che li rende da un attimo all’altro tra le persone più ricche d’America. E allora ecco che sono case signorili, begli abiti e cappellini piumati, signore che scendono da eleganti auto aiutate da autisti bianchi che mal sopportano con il sorriso sulle labbra. Il malvagio William Hale, per tutti “the king”, proprietà al centro della pianura, intenzionato oltre misura ad accrescere il proprio patrimonio, che tende a fare il bello e il cattivo tempo nell’intero territorio, mal sopporta e all’arrivo nella natìa Fairfax del nipote Ernest, dal conflitto mondiale dove ha combattuto, inizia a tessere alla grande la sua tela, buttandolo alla scoperta di Mollie, indiana Osage, e della sua ricca famiglia: matrimoni e ammazzamenti, ereditiere e mariti bianchi pronti a ereditare, all’ombra d’un gufo che si mostra ad annunciare prossime morti. Gli omicidi diventano banalità quotidiana. Matrimonio e prole non tardano ad arrivare ma il cattivo non sta certo con le mani in mano: intesse agguati e omicidi, esplosioni, assoldando, o meglio facendo assoldare nell’intento di non sporcarsi in prima persona le mani, brutti ceffi che compiono appieno il lavoro di pulizia. Mentre lo Stato debolmente promette, prima del definitivo arrivo dei nostri, come nel vecchio West, il nipotino s’incanala nei disegni dello zio, cercando di accelerare l’agonia della moglie già sofferente di diabete. È in quella carneficina (che non tralascia neppure cervelli spappolati e mani ritrovate nell’incendio: certi particolari da horror film Scorsese li avrebbe messi in qualche suo passato gangster movie?) che il regista mostra le proprie maggiori debolezze, nel ripetersi senza alcun guizzo di uccisioni, di coltellate e di pistolettate sparate a bruciapelo, in un imbarazzante copiaincolla, in una faticosa sequenza di immagini che lasciano trasparire apertamente il loro esatto doppio poco oltre. E una cosa che, di conseguenza, Scorsese dimentica è quell’appropriarsi, da parte di un’autentica ”anima”, delle tante e differenti storie, da parte dell’anima del regista, di una concreta partecipazione, che altrove – nelle carneficine di “Goodfellas” e di “Gangs of New York”, nel ghigno del Nicholson di “Departed”, nei pugni di “Toro scatenato”, nella grandezza malefica di “Casinò” – ha avuto maggior peso. Pur nella descrizione di quello stesso male.

Pur nelle zone d’ombra, si respirano attimi di “Nascita di una nazione” o dei “Cancelli del cielo”, spruzzate del cinema di Sergio Leone e del “Petroliere” e del “Gigante”, tutti quanti a mostrarci crudeltà, arrivismo, avidità da sempre al centro dell’eterno “atomo opaco”. In questa sorta di traballamento generale e di scossoni positivi che non risolvono, De Niro è malvagissimo quando deve fare il malvagio, e soprattutto sa farlo, Di Caprio si stampa in viso la maschera dell’imbelle e non la lascia più, incarognendola ancor più con quel trucco alla “Padrino” di Marlon Brando, cotone tra gengive e guance e bocca che guarda in giù. Non aiuta certo la Mollie di Lily Gladstone, anima del Bene, ma troppo sottotono per reggere il peso della bontà e della vittoria.

“Stanze da un altro secolo. Gruppo di artisti in un interno”. Ultimo giorno

In mostra, al “Palazzo Lomellini” di Carmagnola, “stanze” e “interni” raccontati attraverso cinque secoli di storia dell’arte

Fino al 30 luglio

Carmagnola (Torino)

La bellezza salverà il mondo. Con queste parole (citazione – mantra fin troppo abusata … ma pazienza!), messe in bocca dal “genio crudele” Dostoevsij al suo principe “idiota” Miskin, me ne uscivo nei giorni scorsi dalle Sale del quattrocentesco “Palazzo Lomellini” di Carmagnola – dal ’39 proprietà del Comune e sede della “Civica Galleria d’Arte Moderna” – dopo aver visitato l’enciclopedica Rassegna espositiva “Stanze da un altro secolo”, promossa dal Comune di Carmagnola, in collaborazione con l’Associazione “Amici di Palazzo Lomellini” e l’organizzazione e la curatela di Elio Rabbione, amico e critico d’arte, da alcuni anni organizzatore attento, competente e instancabile (mai come questa volta) di mostre ad alto tasso di gradevolezza. Come quella attualmente in corso, per l’appunto, nello storico Palazzo carmagnolese: una cavalcata attraverso cinque secoli di storia dell’arte, alla rincorsa di un soggetto neppure poi tanto praticato (Sei-Settecento a parte), come gli “interni”, le “stanze” di casa, botteghe d’arte, salotti borghesi o umili antri popolari o cucine con frutta ortaggi e pollame e selvaggina in bella vista o, ancora, squallide bettole con vogliosi “vecchiacci” intenti a corteggiare le giovani e generose bellezze di turno. Cinque secoli di storia, si diceva. Dal “Sei-Settecento” fino al “Contemporaneo”. Oltre 120 i pezzi espostiun’ottantina abbondante gli artisti rappresentati. Chapeau a Rabbione! Ma impossibile dar conto di tutti. D’obbligo, per la pagina seicentesca menzionare la grande tela (immagine – guida della mostra) “La bottega dell’arte” appartenente al “secolo d’oro” dell’arte fiamminga e firmata da Jacques de Claeuw: gli alunni impegnati a lavorare di buona lena, il maestro che corregge gli errori di un giovane discepolo, busti e fogli sparsi a terra, una statua di classica fattura e una colonna dorica sullo sfondo che apre al plumbeo paesaggio esterno, in primo piano un mappamondo a rappresentare il potere della Repubblica olandese dopo la “Guerra degli 80 anni”, che ne sancì l’indipendenza. E via fra cucine più o meno “importanti”, il rituale protetto dalle mura domestiche della “ricerca di pidocchi”, le tante oscure bettole con il ridanciano “brillo” che alza il calice a se’stesso o con il monaco (di Godgried Schalcken) che offre denaro alla ragazza abbondante “di petto”, fino al triplice susseguirsi degli ambienti raffinati e di minuta eleganza di Pieter de Hook e al “Gesù nella stanza del Fariseo” del nostro Michele Antonio Milocco. Passando all’Ottocento, che meraviglia (da starci davanti a tempo illimitato) quegli “Occhi severi” di Demetrio Cosola da San Sebastiano Po: gli occhi del padre (è proprio vero! Allora bastava uno sguardo), la mano pronta al ceffone della mamma e il sorriso bonario del nonno. Lui, il piccolo “furfantello”, cappellino in testa, occhi bassi, atteggiamento pentito da non lo faccio più. Olio godibilissimo. E poi nomi che non necessitano di presentazioni, dal “fiammingo piemontese” Giovanni Battista Quadrone, alla “Donna al focolare” del biellese Lorenzo Delleani, seguito dal più estroso e “moderno” Vittorio Cavalleri, via via fino alle stupende incisioni di Celestino Turletti e del francese Carl Albert Waltner. Una trentina di artisti ci regala il Novecento. Dagli ambienti intimi e famigliari di Nella Marchesini, allo studio d’artista (al lavoro) di Ottavio Mazzonis, fino all’inquietante “Sogno – Presagio” di Francesco Tabusso, alle incisioni di Mario CalandriVincenzo Gatti e Giacomo Soffiantino, accanto a quattro corpose sculture di Riccardo Cordero, alla magnifica donna immobile di “Tre palle un soldo” di Guido Bertello, fino a “L’odalisca” di Giulio Da Milano, alla nitida sincerità di Enrico Paulucci, all’esaltazione del colore di Gianni Sesia della Merla (di recente scomparso e a cui la mostra al “Lomellini” è dedicata) e all’onirica evanescenza dell’“Autoritratto in studio” di Francesco Menzio. Due su tutti i contemporanei. Pippo Leocata con la poetica ma ingegnosa site-specific “Stanza dei ricordi” (legni e acrilici), separé dai blu profili umani e dalle “iconiche” skyline di cupole e santuari, memorie di storie e paesaggi lontani nel tempo e nello spazio, ma ben vive e presenti per l’artista – architetto di origini siciliane, che in mostra presenta anche un “Omaggio a Mollino”, suo indimenticato maestro. E, per ultimo, l’“Inside. La vita è lì dentro” di Luisella Rolle. Finestre accese nel buio della sera. In attesa di spegnersi per dare spazio alla notte. Scrive Rabbione: “E’ la rarefazione dell’intera mostra, per offrire in chiave moderna un panorama nuovo, solitario e anonimo, il respingimento, il ritratto del tempo che stiamo vivendo”.

Gianni Milani

“Stanze da un altro secolo. Gruppo di artisti in un interno”

Palazzo Lomellini, piazza Sant’Agostino 17, Carmagnola (To); tel. 011/9724220 o www.palazzolomellini.com

Fino al 30 luglio

Orari: dal giov. al sab. 15,30/18,30; dom. 10,30/12,30 e 15,30/18,30

Nelle foto: Jacques de Claeuw: “La bottega dell’arte”, olio su tela; Demetrio Cosola: “Occhi severi”, olio su tela, 1884; Guido Bertello: “Tre palle un soldo”, acrilico su tela, 1980; Pippo Leocata: “La stanza dei ricordi”, legni e acrilici, 2023

Rapina con coltello, fermato 22enne

Gli agenti del Commissariato di PS Dora Vanchiglia hanno fermato un cittadino italiano di 22 anni gravemente indiziato di aver commissione una rapina.

Il giorno precedente in via Cecchi, due ragazzi italiani di 15 anni sono stati avvicinati da un giovane maghrebino che, sotto la minaccia di un coltello e spalleggiato da altri ragazzi stranieri, ha sottratto loro i telefoni cellulari e a uno di essi il borsello, la cintura e un cappellino.

L’autore dei fatti, nell’allontanarsi, avrebbe detto ai due ragazzi che se avessero voluto indietro il maltolto avrebbero dovuto presentarsi il pomeriggio successivo, alle 15, nel medesimo posto e consegnare 300 €.

All’appuntamento in via Cecchi però non si presentava nessuno alle 15.

Nell’arco del pomeriggio, i due quindicenni, mentre si trovavano in compagnia dei rispettivi genitori, riconoscevano il ragazzo che avrebbe commesso la rapina. Era fermo alla pensilina del tram, in via Milano angolo Piazza della Repubblica, in compagnia di altri giovani.

Avvisati immediatamente gli operatori della Polizia di Stato, gli stessi giungevano tempestivamente sul luogo ed identificavano i componenti del gruppo, rinvenendo un cellulare, sapientemente avvolto nella carta stagnola per indebolire il segnale GPS, ed il borsello oggetto della rapina.

Soltanto il 22enne veniva riconosciuto dalle vittime e pertanto sottoposto a fermo a seguito del quale è stata disposta la misura dell’obbligo di presentazione alla P.G.