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Adolescenti: aumento dei passaggi in Pronto soccorso e dei tentativi di suicidio. Il webinar di Città della Salute

12 dicembre 2020: webinar “PROGETTO UN PONTE TRA OSPEDALE E TERRITORIO valutazione e indici di efficacia del programma di reinserimento sociale adolescenti con psicopatologia complessa”

L’emergenza psichiatrica in preadolescenza e in adolescenza “è in esplosione”. Le linee Guida  della Società di Neuropsichiatria infantile per emergenza urgenza psichiatrica  riportano che  gli accessi in Pronto soccorso tra 10 e 17 anni sono aumentati di circa il 30% negli ultimi anni. Crescita dei ricoveri ordinari tra 12 e 17 anni dell’8% dal 2004. Le giornate di degenza sono aumentate in media di 47 giorni. Ciò testimonia un aggravamento del disagio adolescenziale.

Negli ultimi 10 anni la Neuropsichiatria infantile dell’ospedale Regina Margherita della Città della Salute di Torino (diretta dal professor Benedetto Vitiello) ha registrato che:

  • i ricoveri per Tentativi Suicidio (TS) sono passati da 7 nel 2009 a 35 nel 2020
  • nello stesso periodo (2009-2020), nel Day hospital psichiatrico, l’ideazione suicidaria è passata dal 10% all’80% dei pazienti in carico
  • nel 2014 è stata aperta all’interno del DH psichiatrico terapeutico una sezione per il post ricovero (nella logica della “stepped care”), in cui il 30-40% dei pazienti ha effettuato ricovero in NPI per un tentativo di suicidio.

Nell’ambito della emergenza-urgenza psichiatrica (10-17 anni) anche sul territorio dell’Asl Città di Torino (NPI SUD, diretta dal dottor Orazio Pirro) il trend è in vertiginoso aumento. Nel  periodo  2009 -2019  il ritiro sociale è aumentato di ben 28 volte, i disturbi depressivi di 26 volte, i disturbi bipolari di 12 volte, i disturbi della condotta alimentare di 9 volte e quelli della condotta di 1 volta e mezza.

Questi dati trovano una risonanza nella letteratura internazionale e nazionale: in USA il suicido in adolescenti  (15-19 anni) è aumentato da circa 13 su 100.000 maschi nel 2000, a 18 su 100.000 nel 2017. Nelle femmine, da 2,5 nel 2000 a 5,5 su 100.000 nel 2017. In Italia su dati fino al 2016, i numeri sono 1,71 nei maschi e 0,65 nelle femmine, sempre su 100.000 adolescenti.

L’impatto dei disturbi neuropsichici (burden of disease), secondo un articolo del 2016 (Jama Ped, 2016), per disturbi neuropsichici (DALY) sale progressivamente dall’11% (1-4 anni), al 24 (5-9), al 36 (10-14), al 40% in adolescenza.

La recente pandemia da Covid 19 ci ha proiettati in uno scenario nuovo con le misure di confinamento dentro casa ed il distanziamento sociale. Studi recenti, che si riferiscono a ricerche in continua espansione, esplorano gli effetti dell’isolamento forzato (lockdown), della quarantena e del distanziamento sociale. Una review recente (J Am Acad Child Adolesc Psychiatry 2020;59(11):1218–1239.) dice che i bambini e gli adolescenti hanno probabilmente maggiori probabilità di sperimentare alti tassi di depressione e molto probabilmente ansia durante e dopo la fine dell’isolamento forzato. Questo può aumentare man mano che l’isolamento forzato continua. Dalla letteratura emerge inoltre un aumento della violenza domestica ed un maggior rischio di suicidi/tentativi di suicidio (JAMA August 18, 2020 Volume 324, Number 7; Gunnel D., 2020). I suddetti lavori raccomandano che i servizi clinici offrano un supporto preventivo ed un intervento precoce, dove possibile, ed essere preparati all’aumento dei problemi di salute mentale.

Antonella Anichini ed Orazio Pirro intervengono su questi temi e presentano il Progetto pilota “Un ponte tra ospedale e territorio”, che propone un programma integrato di cura che punta alla ripresa evolutiva degli adolescenti con psicopatologia complessa. Il progetto, avviato nel 2009 e sostenuto fin dall’inizio dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, è implementato da una partnership che vede la Neuropsichiatria universitaria dell’ospedale Infantile Regina Margherita, l’ASL Città di Torino, l’Associazione CasaOz, la Cooperativa Mirafiori Onlus, la Scuola in Ospedale (SIO) e l’Istruzione domiciliare (ID). Nel 2017 è stato stipulato il Protocollo d’intesa tra i partners fondatori, l’Ufficio scolastico regionale, l’UTS-NeS.

Un recente Protocollo d’intesa ha inoltre rafforzato la collaborazione con le reti artistiche cittadine (Museo Nazionale del Cinema di Torino).

Il lavoro di misurazione circa la valutazione e gli indici di efficacia (SROI) del programma di reinserimento sociale adolescenti con psicopatologia complessa sarà un tema importante dell’evento. Il Progetto Ponte, infatti, si rivela essere un forte moltiplicatore di risorse, a dimostrazione che l’effetto complessivo di una progettualità è molto più della mera somma delle singole attività.

Il Ponte sostiene e valorizza le “risorse” degli adolescenti (resilienza), offre l’opportunità di una casa ambiente (CasaOz) che funziona da area intermedia durante o dopo un ricovero in neuropsichiatria infantile. CasaOz promuove le relazioni e la socializzazione tra pari, consentendo ai ragazzi di fare esperienze nella propria età e di ritornare gradualmente alla normalità. I gruppi/laboratori a mediazione artistica (Cooperativa Mirafiori) e le attività didattiche (docenti Scuola ospedaliera) si svolgono “in rete” con gli interventi multidisciplinari istituzionali e facilitano il transito dall’azione espressiva alla funzione riflessiva.

Il modello del Ponte è di tipo integrato, caratterizzato dall’incontro tra culture professionali capaci di dialogare tra loro, si basa quindi sulla multidisciplinarietà e sull’interistituzionalità. Vede la centralità del gruppo come setting specifico per la riabilitazione della psicopatologia in adolescenza e come strumento di formazione degli operatori.

Ad oggi hanno beneficiato delle attività del Ponte oltre 200 adolescenti tra 14 e 20 anni.  Il bilancio è positivo: il 90% dei ragazzi seguiti grazie alle attività in rete è riuscito a diplomarsi, si è inserito in una rete solidale di coetanei, ha mantenuto una buona compliance alle cure, con netto abbassamento del rischio NEET.  Nel 7% dei casi è stato effettuato un intervento “a ponte” con i Servizi di salute mentale dell’adulto, anche attraverso attività di ri-orientamento, stage lavorativi e formativi. Nel tempo, il Ponte ha saputo espandere le sue reti e creare importanti spazi di dialogo tra Sanità e Scuola, in interazione con tutta la Comunità.

Nonostante l’emergenza sanitaria, il Progetto Ponte non si è fermato. La sfida posta dalla pandemia da Covid-19 ha portato a ripensare, reinventare e ricostruire un nuovo “Ponte sul Ponte”, attraverso la telemedicina, nuovi progetti artistici e gruppi sperimentali di supporto ai docenti nelle scuole. Con le parole dell’ultimo progetto “Insieme ri-usciamo!” si intende rilanciare un messaggio di speranza, con la convinzione che le sinergie generano nuove energie e consentono di affrontare meglio gli ostacoli attuali, mantenendo aperto ed efficace il percorso di cura dei ragazzi. Marco Canta e Luca Cordaro illustreranno le prospettive di sviluppo del progetto.

 

Tiziana Catenazzo affronterà il rapporto tra Scuola e Salute illustrando il Servizio di scuola in ospedale (SIO) ed istruzione domiciliare (ID). Con le nuove Linee di indirizzo del MIUR la Scuola in ospedale sostiene la costruzione di “un ponte” con le Scuole di appartenenza, restituisce un progetto di futuro, nella direzione di una ritrovata normalità.

Infine, il tema della valutazione sarà affrontato anche da Daniele Biondo che interverrà proponendo strumenti originali di valutazione per valutare in termini quantitativi e qualitativi l’impatto dei progetti rivolti ad adolescenti difficili. Questa esperienza decennale è racchiusa nel suo ultimo libro “Gruppo Evolutivo e Branco” (Biondo D., 2020, Franco Angeli). In questo libro Biondo presenta un inedito strumento: la “Griglia Gruppo-Branco”, che fornisce un sistema di valutazione lineare basato su precisi parametri valutativi per analizzare il funzionamento di un gruppo di adolescenti e valutarne il percorso evolutivo.

Per partecipare al webinar non è richiesta la preiscrizione.
È sufficiente collegarsi il 12 dicembre alle 9.30.

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Password d’accesso per tutti: 12dicembre.

 

Ritorno a scuola e protocolli di sicurezza: cosa ne pensano i bambini?

In occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia,  SOS Villaggi dei Bambini diffonde l’indagine Ipsos sulle nuove consapevolezze degli italiani in materia di povertà educativa e divario digitale, cibo e alimentazione a casa e a scuola.

In Piemonte, a ottobre l’86% di bambini e ragazzi era contento di ripartire e il 52% ha affrontato con “entusiasmo” il ritorno tra i banchi. Quasi 8 su 10 i ragazzi piemontesi che si sentono “molto” o “abbastanza” al sicuro in classe, e il 73% dimostra piena comprensione e adesione verso i protocolli di sicurezza e l’uso dei DPI a scuola. 

Alla ripresa dell’anno scolastico, in Piemonte il 53% degli studenti di elementari e medie usufruiva del servizio mensa, ben 10 punti in più della media nazionale (43%). Un servizio essenziale per molti: in più di 1 caso su 10 in Italia la disattivazione della refezione scolastica comporta la mancanza di un pasto giornaliero ben bilanciato, che la famiglia fa fatica a garantire a causa delle difficoltà economiche.

 

Cresce rapidamente l’attenzione degli italiani per quelle che saranno le scelte del Governo sulla Scuola, con conseguenze che vanno oltre la funzione educativa. Guardando al dato nazionale, in Italia i ragazzi sono stati contenti di tornare a scuola (90%), un rientro affrontato con entusiasmo (50%), nonostante le stringenti misure di sicurezza, verso le quali c’è stata una sostanziale adesione e comprensione (70%).

Più preoccupati i genitori, i cui timori per il rischio di contagi (25%) supera quello per i possibili problemi di apprendimento legati alla didattica a distanza (14%). Mentre il pasto consumato a scuola si conferma un elemento fondamentale nella vita familiare, sotto l’aspetto organizzativo ma soprattutto nutrizionale, laddove per molti ragazzi esso rappresenta l’unico pasto veramente completo della giornata (11%).

Sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio “Nutrire l’Infanzia. Povertà educativa, divario digitale”[1], realizzato da Ipsos per conto di SOS Villaggi dei Bambini per indagare, alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Infanzia, le dinamiche all’interno delle famiglie italiane dopo la ripresa dell’anno scolastico in questa nuova fase pandemica. Attraverso questa indagine, l’Organizzazione intende intervenire e sensibilizzare il grande pubblico sul fondamentale ruolo della Scuola nel garantire ai bambini e ai ragazzi la possibilità di costruirsi un solido bagaglio di competenze e di conoscenze, con un’attenzione specifica a quanti vivono in condizioni di fragilità e di marginalità.

È stato un ritorno tra i banchi tra luci e ombre – spiega Samantha Tedesco, Responsabile Programmi e Advocacy di SOS Villaggi dei Bambini – tra la paura del contagio e la consapevolezza del ruolo insostituibile dell’istruzione. Abbiamo scelto di divulgare questi dati in occasione del 20 novembre, anniversario dell’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’Infanzia, per celebrare il protagonismo dei bambini e invitare i Governi a rinnovare i loro impegni per i diritti dei più piccoli, primo fra tutti quello allo studio, riconosciuto anche dal quarto Obiettivo di Sviluppo delle Nazioni Unite (“Fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento eque per tutti”, ndr). La profonda crisi globale che stiamo vivendo rischia di sospingere i temi dell’Infanzia ai margini dell’agenda. Per questo – conclude Tedesco – oggi è più importante che mai, per SOS Villaggi dei Bambini, rivendicare il diritto dei più giovani a partecipare ai processi che incidono, o incideranno, sulla loro vita”.

A SCUOLA IN TEMPI DI PANDEMIA: L’ENTUSIASMO DEI FIGLI, LE PAURE DEI GENITORI

9 genitori su 10 dichiarano che il proprio figlio era molto (53%) o abbastanza (37%) contento di rientrare a scuola (86% in Piemonte), indipendentemente dal ciclo di studi o classe frequentata. 1 genitore su 2 parla di “entusiasmo” come stato d’animo prevalente nei figli che hanno affrontato il rientro a scuola. Il 16% dei genitori ritiene invece che il proprio figlio abbia affrontato il rientro con incertezza su ciò che avrebbe potuto aspettarsi, e l’8% dei genitori parla addirittura di un rientro con paura.

Guardando al ciclo scolastico/classe frequentata, maggiore l’entusiasmo riconosciuto ai più piccoli (58% per i bambini di prima e seconda elementare), a fronte di un maggior senso del dovere dei più grandi (dalla terza elementare alle medie).

Più di 7 genitori su 10 ritengono che il proprio figlio si senta molto (14%) o abbastanza (62%) sicuro a scuola. Tra quelli invece che ritengono che il proprio figlio non si senta abbastanza sicuro (1 su 4), il 55% attribuisce l’insicurezza alla paura che i compagni non rispettino le misure precauzionali (soprattutto nelle scuole medie), il 27% lamenta misure di prevenzione e, in generale, di organizzazione poco chiare (specie nelle elementari) e il restante 18% crede che il proprio figlio tema di non poter rispettare le misure previste (soprattutto in prima e seconda elementare).

Per quanto concerne protocolli e misure, 7 genitori su 10 pensano che i propri figli stiano rispettando le regole con entusiasmo. L’impossibilità di organizzare gite e uscite scolastiche rappresenta la restrizione che più infastidisce bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie (67%). Seguono: il distanziamento sociale, che non permette la socializzazione con i compagni (63%); l’impossibilità di scambiarsi oggetti coi compagni (58%); l’uso delle mascherine (52%). Decisamente meno impattanti l’utilizzo dei gel disinfettanti, gli ingressi e le uscite scaglionati, il lavaggio delle mani e la misurazione della temperatura corporea.

Meno sereni dei ragazzi sembrano essere i genitori: la totalità di mamme e papà in Italia lamenta almeno una preoccupazione. Tra questi, il 25% (il 32% in Piemonte) dichiara di essere preoccupato per il rischio di contagio all’interno degli istituti e il 17% (12% in Piemonte) negli assembramenti fuori (specialmente i genitori dei ragazzi delle medie). In misura minore si temono possibili problemi di apprendimento collegati all’attivazione della DAD (14%), che con il nuovo anno scolastico ha assunto la veste di Didattica Digitale Integrata (DDI).

4 genitori su 10 riportano della scoperta di effettivi casi di Covid-19 nella scuola del proprio figlio, di più tra i genitori con figli frequentanti le scuole medie piuttosto che le elementari (47% vs il 37%). Alle scuole medie troviamo anche una maggior quota di genitori che riporta più di un caso per scuola (28% a fronte di un 19% delle elementari). Guardando invece alla presenza di casi Covid-19 nella classe del proprio figlio, la quota di genitori che riporta di almeno un caso si riduce al 14% (di cui 8% con più di un caso positivo).

Secondo mamme e papà, il 75% dei ragazzi di elementari e medie ha vissuto tale evento con preoccupazione (molta o moderata). Dal punto di vista dell’organizzazione familiare, le quarantene hanno generato difficoltà per quasi 8 famiglie su 10, prevedibilmente con maggiore impatto per i genitori degli alunni delle elementari.

 

NUTRIRE L’INFANZIA: L’IMPORTANZA DEL PASTO A MENSA

In Italia quasi 6 genitori su 10 hanno dichiarato che nel periodo di rilevazione il proprio figlio non stava fruendo del servizio mensa, o per scelta (20%) o perché non previsto dalla scuola (37%). In Piemonte questa la percentuale di quanti usufruivano del servizio era più alta però di ben 10 punti (53%) rispetto alla media nazionale.

Il pasto a scuola rappresenta un aiuto valido, talvolta indispensabile: in poco più di una famiglia su dieci (12%) la disattivazione del servizio di refezione comporta l’incapacità di garantire ai ragazzi un pasto giornaliero ben bilanciato in termini nutrizionali (7%) o addirittura la mancanza del principale pasto giornaliero (5%) a causa delle difficoltà economiche in cui versa la famiglia.

L’assenza del servizio mensa ha comportato anche altri problemi per le famiglie: doversi organizzare affinché il figlio torni a casa per pranzo (44% dei casi), la necessità di trovare il tempo per preparare il pranzo al sacco da portare a scuola (23%), il disagio che il figlio debba pranzare a casa da solo (13%).

In generale, la valutazione del pasto a scuola e del suo ruolo per la famiglia è positiva. I due terzi dei genitori intervistati lo considerano tutto sommato equilibrato (66%); al pasto consumato nella mensa scolastica viene inoltre attribuita una funzione educativa (64%), in quanto utile ad abituare i figli a una alimentazione sana e completa. Allo stesso tempo la maggioranza dei genitori riconosce un buon livello di qualità (57%) ai pasti serviti nella scuola (il 29% li considera addirittura di ottima qualità). E per buona parte del campione i pasti serviti nella mensa scolastica possono essere anche fonte di ispirazione (56%) per imparare a equilibrare l’alimentazione del proprio figlio.

LA DIDATTICA A DISTANZA

Prima della suddivisione dell’Italia in regioni rosse, gialle e arancioni, fra gli intervistati di tutta Italia, 1 studente su 4 ha sperimentato la Didattica Digitale Integrata; in un caso su 10 come unica modalità di didattica.

Ripensando al lockdown della scorsa primavera, il 66% dei genitori valuta positivamente l’esperienza dei propri figli con la DAD, modalità di didattica attivata nella quasi totalità delle scuole. 9 studenti su 10 avevano avuto la possibilità di seguire le lezioni online in modo regolare, seppur con alcune differenze legate alla classe frequentata: inferiore la quota di bambini di prima e seconda elementare che hanno frequentato le lezioni online in modo regolare durante il lockdown di primavera (79% vs quasi il 90% dei bambini più grandi). Tra chi non aveva potuto seguire regolarmente le lezioni, i principali impedimenti erano stati problemi di connessione internet e strumentazione inadeguata/scarsa/assente.

La DAD si conferma molto impattante rispetto al coinvolgimento dei genitori: quasi 9 intervistati su 10 dichiarano di aver aiutato il proprio figlio con le lezioni online, durante il lockdown di primavera e/o al momento della rilevazione, “spesso” in quasi 4 casi su 10. Non manca però, anche se largamente minoritario, il segmento di genitori privi di educazione tecnologica e quindi incapaci di aiutare il proprio figlio con la didattica a distanza: 1 famiglia su 10.

 

ALTRI ASPETTI ORGANIZZATIVI: ORARI E TRASPORTI

A settembre, il 63% degli studenti di elementari e medie avevano ripreso la didattica secondo l’orario canonico, in termini sia di numero di ore sia di fascia oraria (7 su 10 gli studenti di 1a e 2a elementare. Invece, tra le famiglie che hanno subito una modifica, parziale o totale, dell’orario scolastico, il 74% ha dovuto fronteggiare problemi legati principalmente alla necessità di accompagnare e riprendere i figli a scuola.

Infatti, tra i mezzi di trasporto, il più utilizzato al momento dell’indagine risultava l’automobile (per più di 1 studente su 2)In Piemonte più di un terzo degli studenti (36%) si recava a scuola a piedi o in bici, dato più alto rispetto alla media nazionale (29%). Invece, il trasporto pubblico è utilizzato in modo marginale (solo dal 6% degli studenti di elementari e medie) e il trasporto scolastico in circa 1 caso su 10. Nel dettaglio, era pari al 46% la quota di ragazzi delle medie che raggiungevano la scuola accompagnati in macchina; minoritario, infine, il ricorso al trasporto pubblico (2%) per i bambini delle prime classi elementari.

Mascherine: quali caratteristiche devono avere?

MASCHERINE “GENERICHE” (DI COMUNITÀ): DA UNI ENTE ITALIANO DI NORMAZIONE E POLITECNICO DI TORINO I REQUISITI E I METODI DI PROVA

Sono state pubblicate oggi le UNI/PdR 90:2020 frutto della collaborazione tra UNI Ente Italiano di Normazione e il Politecnico di Torino per la definizione dei requisiti prestazionali e dei metodi di prova delle mascherine generiche. Ora e molto probabilmente anche nei prossimi mesi, le mascherine di comunità continueranno a ricoprire un ruolo fondamentale nella quotidianità di tutti per il contenimento del COVD-19.

Fino ad oggi non esisteva alcun riferimento utile a valutarne le prestazioni filtranti e la respirabilità, ecco perché UNI insieme all’Ateno torinese hanno messo a punto in tempi brevi le due nuove prassi di riferimento sulle maschere di comunità “Parte 1 – Requisiti, classificazione e marcatura”, che fornisce i requisiti prestazionali, inclusi gli elementi utili per una loro classificazione e marcatura e indicazioni relative alla valutazione di conformità e  “Parte 2 – Metodi di prova”, con le indicazioni per l’uso di un metodo innovativo per misurarne le prestazioni filtranti mediante due prove distinte, ovvero l’efficienza di rimozione delle particelle e la resistenza all’attraversamento dell’aria.

Questi due documenti avranno un impatto diretto su tutte le mascherine – monouso o lavabili, anche autoprodotte – che utilizzeremo nella cosiddetta “fase tre” di convivenza con il COVID-19.

Le Prassi di Riferimento rappresentano inoltre uno dei pilastri portanti del documento europeo CWA 17553:2020 ‘Community face coverings – Guide to minimum requirements, methods of testing and use’ (clicca qui), che raccoglie le esperienze fatte in vari Paesi Europei, inclusa l’Italia. La delegazione di esperti italiani, infatti, ha partecipato attivamente all’elaborazione del documento prenormativo, portando al tavolo europeo l’esperienza fatta con la UNI/PdR 90, e contribuendo così alla definizione di un primo approccio condiviso a livello europeo alla progettazione, produzione e la valutazione della performance delle maschere di comunità.

Ad eccezione delle categorie di lavoratori che hanno bisogno di dispositivi medici o di protezione individuale, tutti i cittadini possono utilizzare le mascherine di comunità, così come indicato nel DPCM del 26 aprile 2020, considerate una misura indispensabile per contenere la diffusione del virus, pur non avendo le caratteristiche di dispositivo medico UNI EN 14683 “Maschere facciali ad uso medico”, né di dispositivo di protezione individuale UNI EN 149 “Semimaschere filtranti antipolvere”.

La normazione tecnica mai come in questo momento ha un’estrema utilità sociale: la pubblicazione con il Politecnico di Torino delle due Prassi di Riferimento sulle mascherine di comunità ha lo scopo di fornire linee guida sui requisiti che soddisfino le indicazioni del Decreto Cura Italia e offrire – con spirito di servizio – ai produttori e agli utilizzatori, riferimenti certi per garantire la conformità alle finalità di tutela della salute a cui le mascherine di comunità sono indirizzate”  dichiara il Presidente UNI Piero Torretta.

“Le prime misure su filtri per aria effettuate nel Laboratorio di Tecnologia degli Aerosol e Filtrazione Aria che fu diretto da nomi illustri come i professori Codegone e Anglesio e che fa capo oggi al professor Paolo Tronville del Dipartimento Energia del Politecnico risalgono a 85 anni fa. Negli ultimi 30 anni abbiamo contribuito a sviluppare norme internazionali per molteplici applicazioni e collaborato con UNI e il CTI per portare l’Italia ai vertici nel settore della normazione nel campo della filtrazione dell’aria. Siamo molto soddisfatti di avere messo a disposizione di tutti il nostro bagaglio di conoscenze, ancora di più in questo periodo di difficoltà. I metodi di prova proposti nelle Prassi di Riferimento appena pubblicate sono frutto della nostra esperienza e offrono uno strumento affidabile e flessibile per fare fronte alle esigenze attuali e future per questa importante applicazione” afferma il Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco.

Le due prassi di riferimento UNI/PdR 90:2020 possono essere liberamente scaricate dal sito UNI ai seguenti indirizzi:

–          UNI/PdR 90.1:2020 https://tinyurl.com/y6wm9dvf

–          UNI/PdR 90.2:2020 https://tinyurl.com/ybn96lrv

 

Cosa sono le prassi di riferimento

Le prassi di riferimento sono documenti che definiscono prescrizioni tecniche o modelli applicativi di norme tecniche, elaborati con un rapido processo di condivisione ristretta, e costituiscono una tipologia di documento para-normativo nazionale che va nella direzione auspicata di trasferimento dell’innovazione e di preparazione dei contesti di sviluppo per le future attività di normazione, fornendo una risposta tempestiva a una società in cambiamento. Tutte le prassi di riferimento sono gratuitamente scaricabili dal sito www.uni.com accedendo alla sezione “Catalogo”.

L’Ente Italiano di Normazione – UNI (www.uni.com) è un’associazione privata senza scopo di lucro, i cui soci, oltre 4.000, sono imprese, liberi professionisti, associazioni, istituti scientifici e scolastici, pubbliche amministrazioni.

Dal 1921 svolge attività di normazione tecnica in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario ad esclusione di quello elettrico ed elettrotecnico. Le norme sono documenti che definiscono le caratteristiche (prestazionali, ambientali, di sicurezza, di organizzazione ecc.) di un prodotto, processo, servizio o professione, secondo lo “stato dell’arte” e sono il risultato del lavoro di decine di migliaia di esperti in Italia e nel mondo. In estrema sintesi, sono documenti che definiscono “come fare bene le cose” garantendo sicurezza, rispetto per l’ambiente e prestazioni certe. Il ruolo dell’UNI, quale Organismo nazionale italiano di normazione, è stato riconosciuto dal Decreto Legislativo 223/2017 sulla normazione tecnica. UNI partecipa, in rappresentanza dell’Italia, all’attività di normazione internazionale ISO ed europea CEN.

Il Politecnico di Torino (www.polito.it) è stato fondato nel 1906 e trae origine dalla Scuola di Applicazione per gli Ingegneri sorta nel 1859. È accreditata dai ranking internazionali come una delle principali università tecniche in Europa, con circa 37.500 studenti, il 16% dei quali sono stranieri, provenienti da oltre 100 paesi.

Il Politecnico si propone come un centro di eccellenza per la formazione e ricerca in Ingegneria, Architettura, Design e Pianificazione con strette relazioni e collaborazioni con il sistema socio-economico.  È infatti una Research University a tutto tondo, dove formazione e ricerca si integrano e fanno sistema per fornire una risposta concreta alle esigenze dell’economia, del territorio e soprattutto degli studenti  in un’ottica di forte internazionalizzazione delle attività didattiche, di ricerca e di trasferimento tecnologico, con collaborazioni con le migliori università e centri di ricerca nel mondo e accordi e contratti con i grandi gruppi industriali internazionali, ma anche con le aziende del territorio, dove si propone come punto di riferimento per l’innovazione.

GiovedìScienza: in fondo al lago c’è la storia del clima

Uno scrigno di informazioni sul passato del clima e il suo futuro

Giovedì 5 dicembre  Ore 17.45

Teatro Colosseo – Via Madama Cristina, 71, Torino

 

Con Antonello Provenzale, Golden Badge Award della European Geophysical Society, professore invitato all’Ecole Normale Supérieure e all’Université Curie di Parigi, all’Università del Colorado e alla Ben Gurion University in Israele. Coordinatore del progetto europeo H2020 “ECOPOTENTIAL”, Laura Sadori, Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università Sapienza di Roma e Giovanni Zanchetta, geochimico all’Università di Pisa e responsabile di progetti sullo studio delle variazioni climatiche nel bacino del Mediterraneo e in Sudamerica.

Il nostro Pianeta è inequivocabilmente di fronte ad una grave emergenza climatica. Ce lo dicono a chiara voce oltre 11000 scienziati da tutto il mondo e le innumerevoli associazioni che combattono quotidianamente con questa minaccia. Lo gridano Greta Thunberg all’Onu e i giovani del Friday for Future nelle piazze… A GiovedìScienza è tempo di parlare di cambiamento climatico: capire come è cambiato il clima nel passato è necessario per metterci in una giusta prospettiva sulla situazione presente. In questo lavoro di ricerca, i laghi e i sedimenti accumulati sul loro fondale costituiscono preziosi archivi naturali di indicatori biologici e geochimici, attraverso i quali è possibile comprendere meglio le variazioni climatiche in corso e le loro cause.

Il prossimo 5 dicembre al Teatro Colosseo di Torino i protagonisti saranno tre importanti scienziati italiani – Antonello Provenzale, Laura Sadori e Giovanni Zanchetta – coinvolti in un progetto di ricerca internazionale nell’ambito dell’International Continental Scientific Drilling Program.

Una perforazione profonda 568 metri nel lago di Ohrid, tra Macedonia del Nord e Albania, il più antico d’Europa, ci permette di fare un viaggio indietro nel tempo di 1,4 milioni di anni per studiare le variazioni del clima nel Mediterraneo. Un percorso affascinate alla scoperta di pollini e di altri indicatori ambientali antichissimi che molto hanno da raccontare sull’emergenza attuale.

I relatori:

Antonello Provenzale

Dirige l’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR. La sua attività di ricerca riguarda le interazioni clima-geosferabiosfera e la dinamica degli ecosistemi. Golden Badge Award della European Geophysical Society, professore invitato all’Ecole Normale Supérieure e all’Université Curie di Parigi, all’Università del Colorado e alla Ben Gurion University in Israele, è coordinatore del progetto europeo H2020 “ECOPOTENTIAL”. È inoltre coordinatore della GEO Global Ecosystem Initiative, oltre che autore di 150 articoli su riviste scientifiche, nonché di libri e articoli divulgativi.

Laura Sadori

Laureata in Scienze Naturali, lavora presso il Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università Sapienza di Roma. Svolge ricerche paleoecologiche, dedicandosi a lavori intesi a ricostruzioni paleoambientali e paleoclimatiche nel bacino del Mediterraneo, alla valutazione dell’impatto

antropico e alle modifiche indotte dal clima utilizzando il polline fossile conservato nei sedimenti. E’ vicepresidente di IFPS (International Federation of Palynological Societies) e di INQUA (International Union for Quaternary Research) e autrice di oltre 150 articoli scientifici e capitoli di libro.

Giovanni Zanchetta

Nato a Lucca nel 1965, si iscrive a Geologia per diventare archeologo della preistoria. Laureatosi a Pisa in Geologia del Quaternario, ha lavorato all’Università di Glasgow e all’Osservatorio Vesuviano di Napoli. Da archeologo mancato, oggi è professore ordinario presso l’Università di

Pisa in geochimica. È responsabile di progetti sullo studio delle variazioni climatiche nel bacino del Mediterraneo e in Sudamerica. Ha firmato 200 lavori scientifici citati più di 6000 volte.

 

 

GIOVEDÌSCIENZA 34a EDIZIONE

La Scienza in diretta settimana per settimana

Torino. 14 novembre 2019 – 5 marzo 2020

La scienza è per tutti. Non quella delle formule matematiche incomprensibili ma quella delle scoperte mediche rivoluzionarie, degli studi che tutelano il pianeta, dei viaggi straordinari alla scoperta dei misteri dello spazio.

La trentaquattresima edizione di GiovedìScienza, sarà, ancora una volta, il luogo dove pubblico e protagonisti della ricerca scientifica si incontreranno, per approfondire e dibattere sui grandi temi di attualità e le principali tappe del progresso scientifico. Dal passato che ci racconta l’emergenza climatica dei nostri giorni al calo demografico in atto nel nostro Paese, dalle neuroscienze alla cardiochirurgia, dalla chimica del cibo allo sconfinato mondo dei microrganismi sulle piante. Dalla storia della scuola veterinaria piemontese, la più antica in Italia, a una storia fatta di macchine, uomini e buone idee: l’informatica nata a Ivrea.

11 le conferenze in programma, più due appuntamenti dedicati alle scuole. Tre le sedi che ospiteranno la rassegna: il Teatro Colosseo, l’Aula Magna della Cavallerizza Reale dell’Università di Torino e l’Aula Magna “Giovanni Agnelli” del Politecnico di Torino.

 

Giovedì 14 novembre si terrà la prima conferenza aperta al pubblico, “Italiani poca gente”. Antonio Golini, il più autorevole demografo italiano, affronterà le prospettive del futuro demografico italiano, europeo e mondiale dal punto di vista sociale, statistico e finanziario. Per celebrare i 250 anni della prima scuola veterinaria italiana, giovedì 21 novembre Domenico Bergero, Marco Galloni e Paola Sacchi illustreranno al pubblico i progressi della medicina veterinaria, una storia ricca di scoperte e scienziati importanti e poco noti. Giovedì 28 novembre il Teatro Colosseo di Torino ospiterà Gérard Mourou, premio Nobel per la fisica 2018, con la conferenza “Il laser a luce estrema”. La ricerca di Mourou sull’amplificazione dei laser comincia negli anni ’80 fino al riconoscimento del Premio Nobel, vinto nel 2018 assieme alla canadese Donna Strickland. Antiche informazioni che potrebbero essere molto utili per prevedere il futuro climatico che ci attende arriveranno giovedì 5 dicembre con Antonello Provenzale, Laura Sadori e Giovanni Zanchetta.

Ad aprire il 2020, giovedì 16 gennaio, Dario Bressanini, chimico e divulgatore scientifico, accompagnerà il pubblico attraverso i processi chimici e fisici che si innescano durante la preparazione dei nostri piatti preferiti con la conferenza “Scienza in cucina”. La vincitrice del Premio Nazionale GiovedìScienza 2019, Edwige Pezzulli, astrofisica e divulgatrice scientifica, esplorerà le galassie più primitive con la conferenza “I primi buchi neri dell’Universo” giovedì 23 gennaio. “Bambini da conoscere meglio”, giovedì 30 gennaio, è la conferenza con cui Laura Cancedda ci racconterà dei meccanismi alla base dello sviluppo neurologico e responsabili dicondizioni genetiche come la sindrome di Down in un interessante viaggio all’interno del cervello umano. “L’Italia dell’informatica” storie di macchine, uomini e buone idee si intrecciano il 6 febbraio. Dal primo congresso di informatica del 1840 svoltosi a Torino fino ai gloriosi anni di Olivetti, insieme a Filippo Demonte, Gastone Garziera e Angelo Raffaele Meo. Giovedì 20 febbraio, Mauro Rinaldi, il cardiochirurgo presente al primo trapianto di cuore in Italia parlerà al pubblico del futuro della ricerca in cardiochirurgia con la conferenza “Una nuova vita”. Federico Nati, astrofisico sperimentale, condividerà con il pubblico, giovedì 27 febbraio, la sua avventura glaciale e le sfide nel costruire Blast, un telescopio capace di osservare il cielo sorvolando il polo Sud, appeso a un pallone. Ultimo appuntamento della 34esima edizione, giovedì 5 marzo, Paola Bonfante, biologa vegetale tra le ricercatrici più citate al mondo e Renato Bruni, docente e divulgatore, analizzeranno il complesso e continuo rapporto tra esseri umani e lo sconfinato numero di microrganismi per noi invisibili che non ci lasciano mai veramente soli.

 

Speciale Scuole

Di misteri e opportunità nel mondo dei videogiochi all’alba del 2020 parleranno, giovedì 7 novembre alle ore 10, Marco Mazzaglia e Daniele Biolatti agli studenti del triennio della scuola superiore di II grado con uno Speciale GiovedìScienza per il Festival della Tecnologia. Le innovazioni e le possibilità di carriera offerte dal mondo dei videogame, con particolare attenzione alla gestione dei dati condivisi in rete e del loro valore per le aziende di settore. Giovedì 6 febbraio, alle ore 10, verrà presentata agli studenti della scuola secondaria di I grado, la LIS (Lingua dei Segni Italiana), imprescindibile strumento, di tutti e per tutti, di comunicazione, integrazione, identità e cultura. In questo viaggio gli studenti saranno accompagnati da 4 relatrici sorde: Valentina Bani, Giusy Corvino, Chiara Di Monte e Valentina Foa.

 

Alla costante ricerca di nuovi modi per parlare di scienza al pubblico, GiovedìScienza sperimenta una diversa modalità di incontro: la conferenza partecipativa. Grazie alla preziosa collaborazione con la rete delle Biblioteche Civiche Torinesi, GiovedìScienza esce dalle sedi tradizionali per approdare alle biblioteche di quartiere con il programma GiovedìScienza Biblio_Tour. 5 incontri dal 12 dicembre 2019 al 13 maggio 2020. La presentazione degli appuntamenti che tratteranno i temi previsti dall’Agenda 2030 sarà il 12 dicembre alle 17.45 alla Biblioteca Civica Centrale.

Confermata anche quest’anno la traduzione in LIS (Lingua dei Segni Italiana) di alcune conferenze con un’importante novità: il coinvolgimento di alcune sedi regionali ENS Ente Nazionale Sordi, dove le conferenze saranno trasmesse in diretta live. Ai partecipanti sarà messo a disposizione un numero WhatsApp che consentirà loro di porre alcune domande al relatore nella parte finale della conferenza come è nella consuetudine degli incontri in sala.

 

Un’edizione quella di quest’anno che guarda sempre di più ai nuovi pubblici, anche distanti geograficamente. Finestre sulle attività dell’Associazione sono il sito internet, la diretta streaming delle conferenze sul canale YouTube, l’archivio on demand degli incontri in italiano, in inglese e in LIS. La newsletter digitale e la condivisione quotidiana di approfondimenti su tutti i canali social garantiscono una dimensione partecipativa e democratica e consentono il superamento dei limiti della dimensione fisica dell’evento. Quella di GiovedìScienza è una vera e propria comunità di appassionati in continua interazione.

 

Nell’ambito della trentaquattresima edizione si svolgerà la nona edizione del Premio Nazionale GiovedìScienza, il riconoscimento per la divulgazione scientifica rivolta ai ricercatori Under 35. Per il nono anno consecutivo verrà indetta una call per i ricercatori di tutta Italia, con un occhio attento anche all’imprenditorialità e all’innovazione – con i premi GiovedìScienza Futuro e Industria 4.0 – e il Premio speciale “Elena Benaduce” per le ricerche dedicate alla persona e al miglioramento della qualità della vita. (Per info: premio@centroscienza.it)

La 34a edizione di GiovedìScienza è ideata e organizzata dall’Associazione CentroScienza Onlus, promossa da Regione Piemonte e Comune di Torino, con il sostegno della Compagnia di San Paolo e il contributo di: Fondazione CRT, Banca d’Alba, Camera di commercio di Torino, UniCredit Spa. In collaborazione con: Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Accademia delle Scienze di Torino, Città metropolitana di Torino, Ce.Se.Di Centro Servizi Didattici, Biblioteche Biviche Torinesi, Ambasciata di Francia – Institut Français. L’iniziativa si svolge nell’ambito del Sistema Scienza Piemonte. Social Media Partner: Torinoscienza. Partner tecnico: Acuson Srl Sistemi integrati multimediali. Supporter: Teatro Colosseo, TopiXi,. Associazione volontari Solidarietà Insieme2010.  Per le traduzioni in LIS un particolare ringraziamento a: ENS Ente Nazionale Sordi, alla Città di Torino – Infoma disAbile, servizio per sordi e Exar.

www.giovediscienza.it

Iren motore di innovazione e crescita sostenibile in Italia

Presentato lo studio di The European House – Ambrosetti 

 

  •  Iren è la 25esima azienda del comparto industriale italiano per ricavi nel 2018 (4 miliardi di euro)
  •  Il contributo al PIL nazionale da parte di Iren è pari a 2,5 miliardi di euro
  •  Nel periodo 2014-2018:
    • il titolo Iren in Borsa è cresciuto del 128%
    • gli investimenti sono cresciuti del 71%
    • gli occupati sono cresciuti del 56%
  •  Il Gruppo ha attivato oltre 28 mila posti di lavoro in Italia, tra effetto diretto, indiretto e indotto
  •  Rispetto alla media nazionale:
    • nelle reti idriche gestite da Iren le perdite (34,8%) sono inferiori di 13 punti percentuali
    • la percentuale di raccolta differenziata (64,3%) nei territori serviti è superiore del 9 punti percentuali
  •  Iren è il primo operatore nazionale nel teleriscaldamento e produce l’87% di energia elettrica da fonti rinnovabili o assimilate (media nazionale 35%)
  • ü Iren ha emesso 3 Green Bond negli ultimi 3 anni, per un valore totale di 1,5 miliardi di euro

 Iren è la 25esima azienda industriale italiana per ricavi nel 2018, genera un contributo al PIL Nazionale di 2,5 miliardi euro e, grazie alla propria attività, consente l’attivazione di 28mila posti di lavoro in Italia.

Sono solo alcuni dei principali dati emersi dalla ricerca “Il ruolo di Iren come motore di innovazione e crescita sostenibile in Italia” realizzata da The European House – Ambrosetti che, in collaborazione con Iren, ha organizzato l’incontro “Orientati al futuro 2. Strategie di sviluppo e valorizzazione dei territori” cui hanno partecipato, tra gli altri, David Gann, Professor of Technology and Innovation Management presso l’Imperial College di Londra, Juan Alayo, Professore Digital Trends and Tools for the City, IE School of Architecture and Design; già Direttore, Planning and Development, Bilbao Ria 2000, Mario Calderini, Professore Ordinario presso la School of management del Politecnico di Milano, Massimiliano Tellini Responsabile Circular Economy, Innovation Center, Intesa Sanpaolo, Stefano Venturi, Presidente e Amministratore Delegato, HPE Italia, Valerio De Molli Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti, Renato Boero e Massimiliano Bianco, rispettivamente Presidente e AD del Gruppo Iren.

The European House – Ambrosetti ha applicato a Iren il proprio modello, cosiddetto dei “4 Capitali” – (economico, ambientale, cognitivo e sociale), di misurazione e valutazione multidimensionale del valore creato da un’impresa e il suo contributo allo sviluppo del territorio e del Paese.

Per quanto riguarda il contributo alla crescita del Capitale economico, Iren rappresenta una realtà industriale di primaria importanza a livello nazionale, posizionandosi – con un fatturato 2018 di 4 miliardi di euro – 25esima tra tutte le aziende del comparto industriale italiano, 6a nel proprio settore di riferimento e 3a tra i comparable, con un tasso di crescita dei ricavi dell’8,6% tra il 2014 e il 2018 rispetto a una media del +1% del settore.

Un Gruppo che ha generato un contributo al PIL nazionale pari a 2,5 miliardi di euro tra Valore aggiunto diretto, indiretto e indotto che ha realizzato, in un contesto nazionale di investimenti pubblici e privati decrescenti, una crescita degli investimenti nel periodo 2014-18 del 71% (1,6 miliardi complessivi) e prevede un piano di investimenti al 2024 di 3,3 miliardi di euro, di cui 350 milioni in digitalizzazione come fattore abilitante per erogare servizi innovativi, sicuri ed efficienti.

Nell’ambito dell’innovazione, Iren offre servizi volti al miglioramento degli spazi urbani e alla creazione di città smart e sostenibili focalizzando i propri investimenti sulla rigenerazione urbana attraverso la riqualificazione di edifici e l’efficientamento dell’illuminazione pubblica, sull’evoluzione nei modelli e nelle scelte di consumo attraverso il new downstream (prodotti e servizi per efficientare i consumi e far progredire i comportamenti degli utenti) e sulla mobilità elettrica e la relativa infrastruttura abilitante. Interventi che generano un impatto diretto in termini di minori consumi energetici, pari a un risparmio annuo di circa 1.000 euro a famiglia per la riqualificazione energetica degli edifici e di circa 980 euro per la razionalizzazione dei consumi domestici.

Anche la crescita del titolo Iren in Borsa ha generato valore economico per le amministrazioni territoriali che rappresentano i maggiori azionisti del Gruppo alla luce di un incremento del 128% tra il 2014 e il 2018. A ciò si aggiungono i dividendi distribuiti ai Comuni azionisti: 213 milioni di euro cumulati nel periodo 2014-2018, cresciuti in modo costante nel periodo.

Sul fronte del Capitale ambientale, il Gruppo genera l’87% del totale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e assimilate, una quota superiore rispetto alla media delle aziende comparable (57%) e a quella del Paese (35%). Grazie al teleriscaldamento, in cui è il primo operatore nazionale, ha evitato nel 2018 l’emissione di 1 mln di tonnellate di CO2.

Iren investe inoltre in importanti progetti di efficientamento energetico ed è attore di rilevanza sistemica anche per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, settore nel quale ha raggiunto una quota di raccolta differenziata (64,3%) superiore alla media italiana (55,5%) e in costante crescita.

Nel settore idrico, dove è il 3° operatore italiano, le perdite da rete idrica (34,8%) sono inferiori di 13 punti percentuali rispetto alla media del Paese (48%). Tra il 2012 e il 2019 Iren ha ampliato la rete fognaria gestita del 20,3% e gli impianti di acque reflue del 24,1% e prevede di ridurre le perdite di rete idrica a livelli inferiori al 30% al 2024.

Gli ambiti sopracitati – la crescita della raccolta differenziata, gli interventi nel servizio idrico integrato, l’estensione della tariffazione puntuale, l’incremento del recupero di materia attraverso impianti che trasformano il rifiuto in un nuovo prodotto finito e la valorizzazione energetica di rifiuti non recuperabili, attraverso l’allacciamento dei termovalorizzatori alle reti di teleriscaldamento cittadine – sono i pilastri della visione di Economia Circolare che è uno dei paradigmi della crescita del Gruppo nei prossimi anni.

Iren prevede 2 miliardi di euro di investimenti in progetti sostenibili al 2024. Crescita economica e crescita sostenibile vengono coniugate anche attraverso l’emissione di Green Bond per complessivi 1,5 mld € negli ultimi 3 anni, pari al 19% delle emissioni delle società italiane quotate.

Con riferimento al contributo alla crescita del Capitale cognitivo, Iren attiva filiere di Ricerca e Sviluppo su scala internazionale, che coinvolgono un totale di 375 partner per progetti di ricerca provenienti da 31 Paesi consentendo di importare nel nostro Paese know-how, competenze e conoscenza, al diretto servizio di cittadini, imprese e territori.

Con l’iniziativa IrenUp, Iren si afferma inoltre come uno dei principali finanziatori di Venture Capital italiani, stanziando 20 milioni di euro in 3 anni, il 10% del totale dei fondi di Corporate Venture Capital erogati in Italia.

Iren investe infine in maniera significativa in attività di formazione, sia interna, sia esterna all’azienda. Internamente, nel periodo 2016-2018, sono cresciute del 35% le ore di formazione erogate ai dipendenti, coinvolgendo il 95% del totale. Sul fronte esterno, negli ultimi tre anni sono stati coinvolti all’interno del progetto EduIren oltre 260mila persone dei territori di riferimento.

Iren contribuisce al Capitale sociale dei territori in cui opera innanzitutto sotto il profilo occupazionale in quanto è un employer sempre più rilevante con circa 7.000 dipendenti a fine 2018 (già cresciuti a 8.100 ad agosto 2019) e una crescita degli occupati del 56% tra il 2014 e il 2018 a fronte delle progressive aggregazioni societarie e delle nuove assunzioni avviate nel periodo.

A questo impatto occupazionale diretto si aggiungono gli occupati indiretti e indotti, sostenuti da Iren attraverso l’attivazione delle filiere di fornitura e subfornitura e l’effetto sui consumi: per ogni persona occupata da Iren si attivano 3 ulteriori posti di lavoro nell’economia per un totale di circa 28.000 occupati tra effetto diretto, indiretto e indotto.

L’offerta di lavoro di Iren aiuta ad affrontare i rilevanti squilibri sociali del Paese: fragilità occupazionale giovanile, condizione femminile e precarietà. A oggi infatti il 72% dei neo-assunti in Iren è under 30. La quota di occupazione femminile è a sua volta cresciuta attestandosi al 25,7% con una presenza femminile nel CDA del 46% contro una media nazionale del 30%.

Infine, Iren privilegia rapporti di lavoro di lungo periodo: il 99% degli occupati è assunto a tempo indeterminato o con contratto di apprendistato. Dal 2014 al 2018 Iren ha ottenuto il 1° tasso di crescita degli occupati tra le aziende comparable e il 3° tra le principali aziende industriali italiane.

Per quanto riguarda le ricadute sociali esterne all’azienda, Iren contribuisce al settore della cultura con un valore cumulato dei contributi aziendali negli ultimi 5 anni di 40,3 milioni di euro.

Renato Boero, Presidente Iren, ha dichiarato: “nel 2018 Iren ha servito complessivamente 405 Comuni in 11 Regioni per un totale di 4.260.405 abitanti, oltre il 7% della popolazione italiana. Sono numeri che fotografano l’importanza a livello nazionale di un Gruppo di rilevanza sistemica sotto il profilo dimensionale ed economico. Oggi Iren ha l’ambizione di essere un attore chiave a livello nazionale per abilitare lo sviluppo dei territori serviti aiutandoli ad affrontare le sfide di transizione energetica, di economia circolare e i nuovi scenari di innovazione nei servizi”.

Massimiliano Bianco, A.D. Iren:La continua crescita registrata negli ultimi anni ha consentito a Iren di essere sempre più pronta a cogliere le sfide del settore per rispondere alle quali il Gruppo prevede di investire 3,3 miliardi nei prossimi 5 anni, di cui la maggior parte in digitalizzazione e sostenibilità. Il futuro si giocherà sulla capacità di dare risposte alle nuove sfide delle città italiane come la competitività, la sicurezza, l’inquinamento, la mobilità, il consumo di risorse, l’inefficienza infrastrutturale e i servizi integrati. In questo scenario, Iren vuole giocare un ruolo da attore protagonista”.

Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti: Dal nostro osservatorio, come primo Think Tank privato e indipendente in Italia, abbiamo approfondito gli scenari di sviluppo sostenibile e della digi-circolarità nel settore delle multiutility, individuando 8 sfide per il futuro delle città. Iren, attraverso una traiettoria di crescita che l’ha portata a superare i 4 miliardi di euro di ricavi, contribuisce a rispondere concretamente a queste sfide, ponendosi come motore di innovazione e crescita sostenibile, grazie a una visione distintiva di economia circolare, all’uso della finanza d’impatto e all’innovazione nei prodotti e servizi per la Smart City del futuro”.

 

 

 

BAROMETRO SULL’AFFITTO DI CASE PER VACANZA IN ITALIA

CRESCE LA VOGLIA DI VIAGGIARE: L’87% DEGLI INTERVISTATI HA FATTO UNA VACANZA DI ALMENO 4 NOTTI, CON UN INCREMENTO DEL +12% RISPETTO AL 2018

 

In un mercato sempre più fluido, nascono precisi profili dei viaggiatori moderni – gli alternativi e gli esclusivisti – con diversi comportamenti e attitudini di spesa. Chi sceglie le case vacanza genera un impatto economico sul territorio pari a 2,9 miliardi di euro

  HomeAway®, esperto globale delle case per vacanza, e CISET, Centro Internazionale sull’Economia Turistica fondato da Università Ca’ Foscari di Venezia e Regione Veneto, presentano i dati della seconda edizione del barometro sull’affitto di case per vacanza in Italia*.

Emerge in generale un cauto ottimismo rispetto alla propensione di viaggio degli italiani che sembrano disposti a viaggiare di più. L’87% della popolazione – tra i 18 e i 65 anni – ha infatti potuto godere di una vacanza lunga, superiore alle 4 notti, in aumento rispetto a quanto registrato nel 2018 sul periodo aprile 2016-2018.

Ottimistiche anche le previsioni di vacanza per il 2019, anno in cui l’89% degli italiani ha in programma almeno un soggiorno fuori casa tra aprile e dicembre.  Di questi, il 43% opterà sicuramente per unalocalità dove sia garantita un’offerta di case vacanza, altrimenti cambierà destinazione.

In questo scenario generale, che sottende ad un mercato sempre più fluido in cui anche il turista si sente “residente temporaneo” del luogo scelto per le proprie vacanze, si inserisce l’indagine commissionata da HomeAway che, quest’anno, presenta un’importante novità. Sono stati infatti tracciati il profilo dell’utente italiano che sceglie la casa vacanza e il profilo di coloro che invece prediligono l’hotel, analizzandone per la prima volta i diversi comportamenti in termini di abitudini di viaggio e di spesa. L’analisi ha portato a delineare così precisi segmenti di viaggiatori: gli “alternativi” (chi utilizza sia case per vacanza che hotel) e gli “esclusivisti”, che includono sia coloro che utilizzano solo case per vacanza sia coloro che utilizzano solohotel.

“Gli alternativi”, chi sono?

I dati più interessanti di questo studio emergono proprio dal campione di indagine di chi sceglie sia case per vacanza che hotel. Questo segmento è composto per la maggior parte da giovani (il 40% ha < 34 anni) e adulti (il 23% ha 35-44 anni), risiede soprattutto al Nord (il 45%) o al Sud (24%) e ha uno status socioeconomico medio-alto, sia in termini di istruzione che di ceto sociale. Rispetto agli altri profili ha una maggiore propensione al viaggio: quasi l’80% di loro ha fatto almeno 2 vacanze lunghe e 2 short break negli ultimi due anni e, tra le due tipologie di alloggio (case per vacanza e hotel), il 56% di loro valuta e sceglie la prima.

Dove, come, quando, perché e con chi viaggiano gli alternativi?

Dove? Le destinazioni preferite da questo segmento di viaggiatori sono in assoluto le località balneari, che registrano il 47% delle preferenze, seguite dalle città d’arte (22%) e dalla montagna (11%). L’appartamentoè la tipologia di alloggio più gettonata, scelta dal 52% degli intervistati, seguita dalla casa indipendente/villetta (25%). Le altre tipologie di alloggio legate alla vacanza scelta (ad es. bungalow per le vacanze al mare, baita per la montagna, etc.) contano per il 20%.

Quando? L’estate è senza dubbio la stagione prediletta, in particolare il periodo giugno-agosto è preferito dal 56%, con un picco ad agosto (25%). L’autunno, e in particolare settembre, è scelto dal 16%, seguito dalla primavera, in particolare maggio (15%) e infine dall’inverno (gennaio soprattutto), che chiude con il 13%.

Perché? Gli alternativi amano viaggiare soprattutto per rilassarsi ed evadere dallo stress quotidiano (voto 4 su 5), godersi il meritato riposodivertirsi con i compagni di viaggio (voto 3,8 su 5) e infine per conoscere nuovi luoghi (voto 3,7 su 5) e nella scelta della destinazione, danno importanza anche all’offerta della stessa (enogastronomia 3,6, risorse culturali 3,5, naturali 3,3).

Con chi? Il gruppo è formato in media da 3 persone, con la maggioranza che decide di viaggiare in famiglia(partner e figli) o in coppia (entrambi al 36%). A seguire troviamo i gruppi numerosi, formati da partner/famiglia e parenti o amici (12%), gruppi di amici (11%) e infine chi sceglie di viaggiare da solo (2%).

Dove prenotano e come scelgono una casa per vacanze?

Le piattaforme online specializzate in affitti turistici sono il principale canale di informazione e prenotazione (37%), seguito dalle OTA e dai portali delle destinazioni turistiche, che registrano il 32% e il 30% delle preferenze, rispettivamente. Il passaparola tradizionale è ancora scelto dal 29% degli intervistati, mentre il 13% è un repeater (sceglie, cioè, sempre lo stesso alloggio). Chiudono le agenzie di viaggi (8%) e le agenzie immobiliari (7%).

La prima caratteristica presa in considerazione in fase di valutazione dell’alloggio è la posizione e il prezzo(voto 4 su 5), seguito dall’ambiente e i dintorni della casa (voto 3,8 su 5) e infine le recensioni su internet e il contatto diretto con i proprietari e i gestori di case vengono valutati con un voto di 3,6 su 5.

“In Italia il mercato degli affitti ad uso turistico è in crescita costante ed è uno dei più attivi in Europa, sia dal lato dell’offerta che della domanda, grazie alla diffusione di piattaforme e siti web specializzati in affitti – ha sottolineato Valeria Minghetti, Chief Senior Researcher di CISET -Da qualche anno a questa parte la figura del viaggiatore si è evoluta: la vacanza di stampo tradizionale esiste sempre di meno e ormai è pensata come esperienza per vivere i luoghi. In un mercato sempre più fluido e mutevole, abbiamo individuato quindi una tipologia di turista ‘ibrido’, che cambia le sue scelte e i suoi comportamenti in base alle sue molteplici individualità”.

 

“Gli esclusivisti”, chi sono?

E gli altri due segmenti? La ricerca ha tracciato anche il profilo degli esclusivisti. Coloro che hanno scelto di soggiornare solo in case per vacanza sono per la maggior parte adulti o maturi (il 47% ha più di 45 anni) e risiedono in prevalenza nel Nord Italia (57%). La loro vacanza ideale è tradizionale, prevalentemente al mare (45%) e in montagna (14%). Amano viaggiare in famiglia (42%) o in gruppi numerosi (15%) e in gruppo di amici (13%) per la prenotazione utilizzano sia le piattaforme specializzate in affitti brevi (32%) sia le OTA e altri intermediari (30%).

Diverse invece sono le abitudini di chi sceglie solo l’hotel; il target di riferimento ha un’età media più elevata (il 51% ha > 45 anni) e risiede un po’ in tutta Italia, ma con una maggiore concentrazione al Centro. Viaggia soprattutto in coppia (44%) o in famiglia (27%) e opta per una tipologia di vacanza più eterogenea: il 39% sceglie un soggiorno nelle città d’arte, mentre il 32% va al mare. Le cosiddette “bed banks” (i portali specializzati nella prenotazione di camere) sono il tool di riferimento per il 50% degli intervistati, seguiti dai portali delle località turistiche (27%).

 

Spese extra e impatto economico, i target a confronto

 

Ma veniamo alle spese extra: il barometro HomeAway/CISET indica che gli “alternativi” spendono in media € 573 per l’affitto e una cifra più che doppia in spese extra – € 1.165 Euro – per tutto il soggiorno, per un totale di € 1.738. Delle spese extra, la maggior parte è destinata alla ristorazione (40,4%).

Tra gli “esclusivisti”, sono i sostenitori delle case vacanza a spendere di più, non tanto in termini di affitto, quanto in attività da svolgere durante il proprio soggiorno, con un miglior indotto per il territorio (€ 766contro € 664 sostenuto da chi alloggia solo in hotel), dato un gruppo di viaggio più numeroso e una maggiore durata del soggiorno.

In generale, il fatturato generato da chi utilizza case per vacanza (esclusivisi e alternativi) si aggira intorno ai € 2,9 miliardi, di cui poco meno di € 1 Mld è dovuto alle spese di affitto e € 1,9 Mld sono le spese extra a destinazione.

A chiusura della presentazione dei risultati, Gualberto Scaletta, Country Manager Italy Vrbo, ha così commentato: “Siamo contenti di aver rinnovato anche quest’anno la nostra collaborazione con il CISET per la realizzazione di questo studio che quest’anno si è ulteriormente arricchito di importanti novità, Questa seconda edizione, infatti, fornendo diversi profili e comparandoli tra loro, ci offre molti dettagli interessanti per conoscere meglio, e per la prima volta, in maniera così dettagliata, quelli che abbiamo definito “Gli alternativi”, un profilo di turista, più fluido, consapevole e che sceglie sia l’hotel che la casa per vacanze, confermandoci ancora una volta quanto oramai siano due soluzioni di alloggio a tutti gli effetti complementari. In un contesto, anche se lieve, di ripresa economica – aggiunge il manager – in cui il viaggiatore diventa sempre più esigente e quindi più “fluido”, credo sia strategico ascoltarne più attentamente i bisogni e ad anticiparne le esigenze e per farlo è sempre più utile realizzare indagini come questa, che ci aiutano a tracciarne un profilo preciso, al passo con i tempi e non limitativo”.

* Definizione generica non corrispondente ad alcuna definizione legale

**Metodologia di analisi

  • Indagine CAWI condotta da SWG su un panel di 60.000 persone rappresentative della popolazione italiana
  • Intervistati Italiani 18 – 65 anni che hanno fatto almeno 1 vacanza/breve soggiorno (almeno 1 notte fuori casa) in Italia nel corso degli ultimi 2 anni (marzo 2017-aprile 2019)
  • Periodo: prima metà di aprile 2019
  • I campioni intervistati:

– Turisti in case per vacanza: 1.300 interviste a persone che negli ultimi 2 anni hanno trascorso almeno 1 notte in un alloggio in affitto e che hanno utilizzato anche altre tipologie di alloggio (hotel)

– Turisti in hotel, che NON utilizzano case per vacanza: 600 interviste a persone che negli ultimi 2 anni hanno trascorso almeno 1 notte in hotel, ma non in un alloggio in affitto

BAROMETRO SULL’AFFITTO DI CASE PER VACANZA IN ITALIA

CRESCE LA VOGLIA DI VIAGGIARE: L’87% DEGLI INTERVISTATI HA FATTO UNA VACANZA DI ALMENO 4 NOTTI, CON UN INCREMENTO DEL +12% RISPETTO AL 2018

 

In un mercato sempre più fluido, nascono precisi profili dei viaggiatori moderni – gli alternativi e gli esclusivisti – con diversi comportamenti e attitudini di spesa. Chi sceglie le case vacanza genera un impatto economico sul territorio pari a 2,9 miliardi di euro

  HomeAway®, esperto globale delle case per vacanza, e CISET, Centro Internazionale sull’Economia Turistica fondato da Università Ca’ Foscari di Venezia e Regione Veneto, presentano i dati della seconda edizione del barometro sull’affitto di case per vacanza in Italia*.

Emerge in generale un cauto ottimismo rispetto alla propensione di viaggio degli italiani che sembrano disposti a viaggiare di più. L’87% della popolazione – tra i 18 e i 65 anni – ha infatti potuto godere di una vacanza lunga, superiore alle 4 notti, in aumento rispetto a quanto registrato nel 2018 sul periodo aprile 2016-2018.

Ottimistiche anche le previsioni di vacanza per il 2019, anno in cui l’89% degli italiani ha in programma almeno un soggiorno fuori casa tra aprile e dicembre.  Di questi, il 43% opterà sicuramente per unalocalità dove sia garantita un’offerta di case vacanza, altrimenti cambierà destinazione.

In questo scenario generale, che sottende ad un mercato sempre più fluido in cui anche il turista si sente “residente temporaneo” del luogo scelto per le proprie vacanze, si inserisce l’indagine commissionata da HomeAway che, quest’anno, presenta un’importante novità. Sono stati infatti tracciati il profilo dell’utente italiano che sceglie la casa vacanza e il profilo di coloro che invece prediligono l’hotel, analizzandone per la prima volta i diversi comportamenti in termini di abitudini di viaggio e di spesa. L’analisi ha portato a delineare così precisi segmenti di viaggiatori: gli “alternativi” (chi utilizza sia case per vacanza che hotel) e gli “esclusivisti”, che includono sia coloro che utilizzano solo case per vacanza sia coloro che utilizzano solohotel.

“Gli alternativi”, chi sono?

I dati più interessanti di questo studio emergono proprio dal campione di indagine di chi sceglie sia case per vacanza che hotel. Questo segmento è composto per la maggior parte da giovani (il 40% ha < 34 anni) e adulti (il 23% ha 35-44 anni), risiede soprattutto al Nord (il 45%) o al Sud (24%) e ha uno status socioeconomico medio-alto, sia in termini di istruzione che di ceto sociale. Rispetto agli altri profili ha una maggiore propensione al viaggio: quasi l’80% di loro ha fatto almeno 2 vacanze lunghe e 2 short break negli ultimi due anni e, tra le due tipologie di alloggio (case per vacanza e hotel), il 56% di loro valuta e sceglie la prima.

Dove, come, quando, perché e con chi viaggiano gli alternativi?

Dove? Le destinazioni preferite da questo segmento di viaggiatori sono in assoluto le località balneari, che registrano il 47% delle preferenze, seguite dalle città d’arte (22%) e dalla montagna (11%). L’appartamentoè la tipologia di alloggio più gettonata, scelta dal 52% degli intervistati, seguita dalla casa indipendente/villetta (25%). Le altre tipologie di alloggio legate alla vacanza scelta (ad es. bungalow per le vacanze al mare, baita per la montagna, etc.) contano per il 20%.

Quando? L’estate è senza dubbio la stagione prediletta, in particolare il periodo giugno-agosto è preferito dal 56%, con un picco ad agosto (25%). L’autunno, e in particolare settembre, è scelto dal 16%, seguito dalla primavera, in particolare maggio (15%) e infine dall’inverno (gennaio soprattutto), che chiude con il 13%.

Perché? Gli alternativi amano viaggiare soprattutto per rilassarsi ed evadere dallo stress quotidiano (voto 4 su 5), godersi il meritato riposodivertirsi con i compagni di viaggio (voto 3,8 su 5) e infine per conoscere nuovi luoghi (voto 3,7 su 5) e nella scelta della destinazione, danno importanza anche all’offerta della stessa (enogastronomia 3,6, risorse culturali 3,5, naturali 3,3).

Con chi? Il gruppo è formato in media da 3 persone, con la maggioranza che decide di viaggiare in famiglia(partner e figli) o in coppia (entrambi al 36%). A seguire troviamo i gruppi numerosi, formati da partner/famiglia e parenti o amici (12%), gruppi di amici (11%) e infine chi sceglie di viaggiare da solo (2%).

Dove prenotano e come scelgono una casa per vacanze?

Le piattaforme online specializzate in affitti turistici sono il principale canale di informazione e prenotazione (37%), seguito dalle OTA e dai portali delle destinazioni turistiche, che registrano il 32% e il 30% delle preferenze, rispettivamente. Il passaparola tradizionale è ancora scelto dal 29% degli intervistati, mentre il 13% è un repeater (sceglie, cioè, sempre lo stesso alloggio). Chiudono le agenzie di viaggi (8%) e le agenzie immobiliari (7%).

La prima caratteristica presa in considerazione in fase di valutazione dell’alloggio è la posizione e il prezzo(voto 4 su 5), seguito dall’ambiente e i dintorni della casa (voto 3,8 su 5) e infine le recensioni su internet e il contatto diretto con i proprietari e i gestori di case vengono valutati con un voto di 3,6 su 5.

“In Italia il mercato degli affitti ad uso turistico è in crescita costante ed è uno dei più attivi in Europa, sia dal lato dell’offerta che della domanda, grazie alla diffusione di piattaforme e siti web specializzati in affitti – ha sottolineato Valeria Minghetti, Chief Senior Researcher di CISET -Da qualche anno a questa parte la figura del viaggiatore si è evoluta: la vacanza di stampo tradizionale esiste sempre di meno e ormai è pensata come esperienza per vivere i luoghi. In un mercato sempre più fluido e mutevole, abbiamo individuato quindi una tipologia di turista ‘ibrido’, che cambia le sue scelte e i suoi comportamenti in base alle sue molteplici individualità”.

 

“Gli esclusivisti”, chi sono?

E gli altri due segmenti? La ricerca ha tracciato anche il profilo degli esclusivisti. Coloro che hanno scelto di soggiornare solo in case per vacanza sono per la maggior parte adulti o maturi (il 47% ha più di 45 anni) e risiedono in prevalenza nel Nord Italia (57%). La loro vacanza ideale è tradizionale, prevalentemente al mare (45%) e in montagna (14%). Amano viaggiare in famiglia (42%) o in gruppi numerosi (15%) e in gruppo di amici (13%) per la prenotazione utilizzano sia le piattaforme specializzate in affitti brevi (32%) sia le OTA e altri intermediari (30%).

Diverse invece sono le abitudini di chi sceglie solo l’hotel; il target di riferimento ha un’età media più elevata (il 51% ha > 45 anni) e risiede un po’ in tutta Italia, ma con una maggiore concentrazione al Centro. Viaggia soprattutto in coppia (44%) o in famiglia (27%) e opta per una tipologia di vacanza più eterogenea: il 39% sceglie un soggiorno nelle città d’arte, mentre il 32% va al mare. Le cosiddette “bed banks” (i portali specializzati nella prenotazione di camere) sono il tool di riferimento per il 50% degli intervistati, seguiti dai portali delle località turistiche (27%).

 

Spese extra e impatto economico, i target a confronto

 

Ma veniamo alle spese extra: il barometro HomeAway/CISET indica che gli “alternativi” spendono in media € 573 per l’affitto e una cifra più che doppia in spese extra – € 1.165 Euro – per tutto il soggiorno, per un totale di € 1.738. Delle spese extra, la maggior parte è destinata alla ristorazione (40,4%).

Tra gli “esclusivisti”, sono i sostenitori delle case vacanza a spendere di più, non tanto in termini di affitto, quanto in attività da svolgere durante il proprio soggiorno, con un miglior indotto per il territorio (€ 766contro € 664 sostenuto da chi alloggia solo in hotel), dato un gruppo di viaggio più numeroso e una maggiore durata del soggiorno.

In generale, il fatturato generato da chi utilizza case per vacanza (esclusivisi e alternativi) si aggira intorno ai € 2,9 miliardi, di cui poco meno di € 1 Mld è dovuto alle spese di affitto e € 1,9 Mld sono le spese extra a destinazione.

A chiusura della presentazione dei risultati, Gualberto Scaletta, Country Manager Italy Vrbo, ha così commentato: “Siamo contenti di aver rinnovato anche quest’anno la nostra collaborazione con il CISET per la realizzazione di questo studio che quest’anno si è ulteriormente arricchito di importanti novità, Questa seconda edizione, infatti, fornendo diversi profili e comparandoli tra loro, ci offre molti dettagli interessanti per conoscere meglio, e per la prima volta, in maniera così dettagliata, quelli che abbiamo definito “Gli alternativi”, un profilo di turista, più fluido, consapevole e che sceglie sia l’hotel che la casa per vacanze, confermandoci ancora una volta quanto oramai siano due soluzioni di alloggio a tutti gli effetti complementari. In un contesto, anche se lieve, di ripresa economica – aggiunge il manager – in cui il viaggiatore diventa sempre più esigente e quindi più “fluido”, credo sia strategico ascoltarne più attentamente i bisogni e ad anticiparne le esigenze e per farlo è sempre più utile realizzare indagini come questa, che ci aiutano a tracciarne un profilo preciso, al passo con i tempi e non limitativo”.

* Definizione generica non corrispondente ad alcuna definizione legale

**Metodologia di analisi

  • Indagine CAWI condotta da SWG su un panel di 60.000 persone rappresentative della popolazione italiana
  • Intervistati Italiani 18 – 65 anni che hanno fatto almeno 1 vacanza/breve soggiorno (almeno 1 notte fuori casa) in Italia nel corso degli ultimi 2 anni (marzo 2017-aprile 2019)
  • Periodo: prima metà di aprile 2019
  • I campioni intervistati:

– Turisti in case per vacanza: 1.300 interviste a persone che negli ultimi 2 anni hanno trascorso almeno 1 notte in un alloggio in affitto e che hanno utilizzato anche altre tipologie di alloggio (hotel)

– Turisti in hotel, che NON utilizzano case per vacanza: 600 interviste a persone che negli ultimi 2 anni hanno trascorso almeno 1 notte in hotel, ma non in un alloggio in affitto

La generosità delle "Vitamine Jazz" all’ospedale S. Anna

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Mobilitazione senza precedenti degli artisti torinesi a favore del S. Anna di Torino. Raggiunti in 18 mesi 100 appuntamenti delle “Vitamine Jazz”, rassegna parte del progetto “Vitamine musicali”, il più ampio e longevo programma al mondo di esecuzioni dal vivo realizzate in un ospedale (oltre 265 incontri dal 2016), varato all’ospedale S. Anna dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus in collaborazione con l’AVO-Associazione Volontari Ospedalieri. Oltre 200 generosi artisti si sono esibiti, in alleanza della cura, al day hospital oncologico durante le cure chemioterapiche, hanno dato il benvenuto alla vita nei reparti maternità e cambiato il tempo dell’attesa nelle sale d’aspetto. Un’operazione richiesta dal personale sanitario, alla quale gli artisti hanno risposto generosamente. Un’esperienza di arricchimento personaleFesteggiamenti il 20 marzo alle ore 12 in all’Aula Dellepiane, Via Ventimiglia 3, Presidio Ospedaliero S. Anna, con la partecipazione di molti fra i jazzisti delle “Vitamine Jazz” che daranno vita ad una Jam Session.La chiamata di Raimondo Cesa – regista teatrale ed esperto in arti performative – rivolta nell’estate 2017 alla Comunità degli Artisti Jazz di Torino di esibirsi all’Ospedale S. Anna si è tradotta in una straordinaria gara di solidarietà.Il 20 marzo, nell’Aula Dellepiane del Presidio Ospedaliero S. Anna – Via Ventimiglia 3 Torino, si celebra il 100mo appuntamento delle “Vitamine Jazz“, che con il coinvolgimento di oltre 150 artisti sta generando una adesione valoriale con una mobilitazione collettiva, a titolo gratuito, senza precedenti.

Le più diverse compagini, composte da musicisti di fama internazionale, sono scese in campo su richiesta del personale, per accompagnare le Donne durante le chemioterapie, cambiare la percezione del tempo dell’attesa nelle aree ambulatoriali, dare il benvenuto alle nuove vite. L’ospedale si rivela una “grande scuola di empatia” e gli appuntamenti, presentati in un programma reso pubblico ogni mese sul sito della fondazione e nei reparti, sono attesi da pubblico, personale e dagli stessi musicisti, come momenti di arricchimento per tutti.”Le note rimangono nell’aria, cambiano i paesaggi mentali e relazionali“, “la paziente con patologie oncologiche ritrova il suo essere persona, si risvegliano risorse interne“, “la musica dà significato a ciò che pare non averne, dà espressione all’inesprimibile” come emerge dai focus group di valutazione dell’impatto condotti dall’Università IULM con il Personale impegnato nel compito di “prendersi cura dell’altro“.

La rassegna fa parte del più ampio e longevo programma di musica dal vivo mai realizzato a livello internazionale in un ospedale: le “Vitamine musicali“, ideate nel 2016 dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna al S. Anna, che coinvolgendo oltre 13 istituzioni culturali veleggiano intorno ai 270 incontri. Il progetto è parte dell’inedita piattaforma di ricerca-azione sulla relazione virtuosa tra “Cultura e Salute” varata dall’Ente dai suoi esordi, agli inizi degli anni 2000, in cui si confrontano istituzioni culturali e cognitive, medici, esperti nelle scienze sociali, economisti della cultura che porta in Ospedale esperienze pilota esportabili in altri contesti.Le nuove frontiere della ricerca scientifica continuano ad approfondire le potenzialità degli effetti del suono sull’organismo, dimostrando che la musica è anche in grado di stimolare la produzione di endorfine (gli ormoni del “buon umore”) e il sistema immunitario.

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“L’arte ha indubbiamente la capacità di rendere gli spazi pubblici ambienti di vita più vicini e accoglienti per tutti noi.” dichiara il prof. Gianmaria Ajani, Rettore dell’Università di TorinoIl progetto “Vitamine Jazz” promosso all’’Ospedale S. Anna, eccellenza europea per ricerca e cura per la ginecologia e l’ostetricia, dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna, raggiunge oggi un traguardo straordinario, non solo per il numero delle esecuzioni musicali e la grande partecipazione di artisti, ma anche perché dimostra che un ambiente artisticamente e culturalmente stimolante interviene sul miglioramento del percorso di accoglienza e cura. Un contributo essenziale al futuro della medicina universitaria, che rientra a pieno titolo negli obiettivi strategici di responsabilità sociale nei confronti dei territori nei quali l’Ateneo opera.

“Siamo orgogliosi di questo traguardo delle 100 Vitamine Jazz all’insegna dell’umanizzazione delle cure e dell’ospedale. Nell’ottica della presa in carico delle pazienti, non solo dal punto di vista medico sanitario, ma soprattutto dal punto di vista della persona a 360°” afferma il Dott. Silvio Falco, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino. “Questo progetto vuole essere a sostegno delle donne, affinché la loro quotidianità in ospedale non si trasformi in isolamento, ma soprattutto diventi un sostegno. Ringraziamo tutti gli artisti, la Fondazione e tutte le Istituzioni che hanno permesso questa iniziativa senza precedenti in Italia“. “Questo progetto conferma la Dott.ssa Grace Rabacchi Direttore Sanitario del Presidio Ospedaliero S. Anna rappresenta un valido esempio di buona prassi per l’obiettivo di umanizzazione delle cure nel nostro Ospedale Ostetrico-Ginecologico” L’Arte, come dimostrano le Vitamine musicali e innumerevoli evidenze cliniche, è un alleato al percorso di cura” afferma la Prof.ssa Chiara Benedetto, Presidente della Fondazione Medicina a Misura di Donna e Direttore della Struttura Complessa Universitaria Ginecologia e Ostetricia 1, Presidio Ospedaliero Universitario S. Anna. “Siamo riconoscenti agli Artisti, alle Istituzioni che rappresentano, agli organizzatori che hanno sposato la missione del nostro Ente che da dieci anni lavora a fianco dell’Università e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria per supportare la ricerca, l’adozione di tecnologie sempre più avanzate, la formazione dei professionisti e per far sì che cure e ambienti rispondano sempre più e sempre meglio ai desideri e alle aspettative delle pazienti e delle loro famiglie.I risultati di un lavoro collettivo, che unisce Scienza e Arte, sono leggibili in Ospedale e hanno ispirato altre realtà“. Oggi l’Ospedale S. Anna, ambiente multiculturale per definizione, con i nuovi ambienti ristrutturati in dialogo con l’Arte, le performance musicali e la collaborazione con Abbonamento musei, è una carta d’identità della Torino della Cultura che pensa alla qualità della vita delle persone.Alla vigilia del Festival Jazz (il cui Direttore Artistico Diego Borotti, anche lui protagonista di una “Vitamina Jazz”, sarà presente in Aula Dellepiane) la programmazione in ospedale è in continuo divenire. I musicisti ritornano, portano amici in un passaparola. “La musica è conversazione, comunicazione in armonia. Il jazz in particolare è condivisione continua. Dall’interazione fra musicista e spettatore nascono le successive improvvisazioni”, afferma con orgoglio Raimondo Cesa che cura la rassegna e presidia ogni incontro nel quale è frequente vedere le pazienti unirsi nel canto, leggere lo stupore sul volto dei bambini. “E’ arrivato al S. Anna, a favore delle donne, il grande patrimonio della tradizione jazzistica del territorio, di umanità, che proviene dal dialogo di molte culture che creano l’inedito. Composizioni originali e improvvisazioni, nelle quali le sonorità jazzistiche si alternano ad atmosfere mediterranee e sudamericane, portano le menti verso altri immaginari, fuori dalle mura ospedaliere. Assistiamo ad una invasione pacifica di artisti che con il loro contributo confermano l’importanza di questa musica nella storia culturale della nostra città”. Il Trio di Janeiro con la voce di Sabrina Mogentale, Fabrizio Forte alla chitarra e Maurizio Murgia alle percussioni saranno i protagonisti della centesima Vitamina nei reparti dell’Ospedale. A loro si uniranno in una Jam session in Aula Magna tanti altri Jazzisti in rappresentanza della feconda produzione creativa torinese che è approdata nel più grande ospedale d’Europa dedicato alle Donne.

 

Che meraviglia i luoghi del cuore

La carica dei 2.227.847 italiani che hanno votato per dare un futuro ai luoghi a loro cari

Una straordinaria dimostrazione di impegno civico e coesione sociale 

· al 1° posto il Monte Pisano, Calci e Vicopisano (PI)
· al 2° posto il Fiume Oreto, Palermo
· al 3° posto l’Antico Stabilimento Termale di Porretta Terme (BO)
· al 4° posto il Santuario della Madonna della Cornabusa, Sant’Omobono Terme (BG)
· al 5° posto il Borgo di Rasiglia, Foligno (PG)

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Tra i luoghi votati in Piemonte:

Scuola Allievi agenti Polizia di stato di Alessandria
Santuario della visitazione di S. Elisabetta, Colleretto Castelnuovo (TO
Chiesa di nostra signora del Suffragio e di Santa Zita, Torino
Santuario di Sant’Ignazio, Pessinetto (TO)

 

2.227.847 voti, oltre 37.200 luoghi oggetto di segnalazione, 6.412 Comuni coinvolti (l’80,6% dei Comuni italiani): tre numeri eccezionali che raccontano la forza dirompente de “I Luoghi del Cuore”, il censimento promosso dal FAI – Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo, che chiude trionfalmente la nona edizione, attiva dal 30 maggio al 30 novembre 2018

Nel 2003, in occasione della prima edizione dell’iniziativa, i voti raccolti furono 24.200; oggi, a distanza di sedici anni e con oltre il 9.100 % di voti in più, il censimento del FAI è diventato uno degli strumenti di coesione sociale più sorprendenti del nostro Paese. Un rito collettivo in grado di convogliare le speranze, l’impegno e la voglia di riscatto di tanti singoli cittadini e comunità intorno a piccole e grandi bellezze d’Italia da salvare perché in pericolo o fortemente compromesse, da proteggere perché in degrado o semplicemente da far conoscere perché poco note ai più. Quello che ne emerge è una preziosa mappatura spontanea di luoghi tanto diversi tra loro quanto amati, fatta di paesaggi e di palazzi storici, di chiese e di fiumi, di castelli e di borghi, di ville e di botteghe storiche, di giardini e di sentieri, che rende “visibile” il sentimento profondo che lega le persone ai territori dove vivono o dove hanno vissuto esperienze importanti della loro vita. Territori molto spesso pesantemente feriti o in attesa di rilancio, per i quali essere inseriti tra “I Luoghi del Cuore” rappresenta a volte l’unica possibilità di un futuro migliore.

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Gli oltre due milioni e duecentomila voti pervenuti alla Fondazione nel 2018 – il 41,6% in più rispetto alla precedente edizione – sono lo specchio dell’aumento della sensibilità verso l’iniziativa da parte degli italiani, sempre più consapevoli dei meccanismi virtuosi che ne possono scaturire. Partecipare al censimento non è solo un gesto simbolico ma permette di dare piena attuazione al principio di sussidiarietà, regolato dall’articolo 118 della Costituzione Italiana. Il voto del singolo infatti, se sommato a quello di altre migliaia di persone, si tramuta in un’azione di grandissimo impatto sociale e, in alcuni casi, in concreti interventi di recupero e valorizzazione: da quando esiste “I Luoghi del Cuore” infatti il FAI, grazie alla partnership con Intesa Sanpaolo, ha promosso e sostenuto ben 92 progetti a favore di luoghi d’arte e natura in 17 regioni, cui si sommano i tanti interventi resi possibili grazie all’interessamento di Istituzioni e privati a seguito della visibilità offerta dal censimento.

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Puglia, Toscana, Sicilia e Lombardia sono state le regioni con il maggior numero di voti, i votanti – di età media 50 anni – sono stati al 59,5% donne e al 40,5 % uomini mentre la tipologia dei luoghi più votati è quella delle chiese, seguita da aree naturali, aree urbane/piazze e coste/aree marine/spiagge. Nel cuore degli italiani dunque non ci sono solo monumenti: nel 2018 si è registrata una maggiore presa di coscienza dell’importanza dei beni paesaggistici e ambientali, soprattutto quelli a rischio o danneggiati da calamità naturali e incuria, particolarmente presenti quest’anno tra le prime posizioni della classifica. La nona edizione del censimento è stata caratterizzata anche dall’entusiasmo e dalla determinazione di 241 comitati, associazioni già consolidate di cittadini, amministrazioni comunali, parrocchie, scuole e ancora gruppi di amici che hanno deciso di darsi da fare per i luoghi a loro cari con un unico obiettivo: raccogliere il maggior numero di segnalazioni per ottenere un buon piazzamento e far giungere a istituzioni e media il proprio desiderio di veder protetti e salvati per le generazioni future i tanti tesori nascosti di cui è costellata l’Italia. Al primo posto della classifica 2018, con il record assoluto di 114.670 voti, c’è il Monte Pisano situato nel territorio dei Comuni di Calci e Vicopisano (PI), colpito il 24 settembre scorso da un disastroso incendio, probabilmente doloso, che ne ha mandato in fumo oltre 1200 ettari, di cui 200 di coltivazioni, e che per miracolo ha risparmiato la Certosa di Calci, seconda classificata al censimento 2014. Una tragedia che ha smosso gli animi di un territorio già molto sensibilizzato per “I Luoghi del Cuore”: grazie al passaparola lanciato dal Comitato Insieme per Monte Pisano, in poco più di due mesi è stato raggiunto questo incredibile risultato.

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I primi stanziamenti – circa 2 milioni di euro – sono stati utilizzati per le operazioni di spegnimento, il mantenimento delle squadre forestali e lo smaltimento dei rifiuti bruciati, ma i danni stimati ammontano a 15 milioni di euro e saranno necessari decenni per ottenere una piena rinaturalizzazione dell’area. Al secondo posto con 83.138 voti il Fiume Oreto a Palermo, corso d’acqua a carattere torrentizio la cui sorgente si trova nella Conca d’Oro, che per parte della sua lunghezza si estende su un sito di interesse comunitario di grande valore naturalistico. Purtroppo il fiume, che sfocia nel Mar Tirreno dopo aver attraversato la città, risulta particolarmente inquinato per la presenza di numerosi scarichi fognari abusivi e perché viene spesso utilizzato come discarica a cielo aperto. Da vent’anni si parla dell’istituzione di un parco, mai concretizzata. Il Comitato Salviamo l’Oreto vuole quindi attirare l’attenzione sullo stato di degrado del fiume e ne chiede la rivalutazione come bene paesaggistico e culturale. Un primo risultato è già arrivato: dopo decenni di oblio, si sta infatti lavorando alla costituzione di un “Contratto di fiume” con azioni condivise da tutti gli stakeholder. Segue al terzo posto con 75.740 voti l’Antico Stabilimento termale a Porretta Terme (BO) situato nell’Appennino, alle pendici del Monte della Croce, lungo il greto del Rio Maggiore, in abbandono da vent’anni. All’interno del complesso si trova un capolavoro liberty: la Sala Bibita, detta anche “Grottino Chini”, le cui pareti sono rivestite di migliaia di piastrelle in maiolica realizzate a inizio Novecento da Galileo Chini.

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L’obiettivo della raccolta voti, guidata dal Comitato SOS Terme Alte, era quello di segnalare lo stato di forte degrado del bene, proprietà di un gruppo privato, auspicandone il recupero e una destinazione d’uso compatibile con la sua storia. La raccolta voti è diventata l’occasione per cementare i legami tra tutti i Comuni del territorio e per pensare a progetti di rilancio dell’intero Appennino bolognese. Al quarto posto con 47.936 voti il Santuario della Madonna della Cornabusa a Sant’Omobono Terme (BG) il più importante tra i molti santuari della bergamasca, incastonato a mezza costa sul versante destro della Valle Imagna. L’origine risale alle lotte tra Guelfi e Ghibellini tra il 1350 e il 1440: per sfuggire alle violenze alcuni abitanti della zona si nascosero in una “corna busa”, che in dialetto significa cavità naturale, portando con sé la statuetta lignea della Madonna che si racconta sia stata lì dimenticata e nel secolo successivo fu al centro di un miracolo. In loco fu edificato il santuario dedicato al culto della Madonna della Grotta, poi Madonna della Cornabusa. Il comitato che ha raccolto i voti per il sito, che necessita di continui interventi di manutenzione, vorrebbe anche che diventasse un punto di riferimento per tutta la comunità della Valle Imagna. E ancora, al quinto posto con 32.120 voti il Borgo di Rasiglia frazione montana di Foligno (PG). Un intreccio di vicoli e vie d’acqua, su cui si affacciano edifici in pietra che un tempo furono mulini, lanifici e tintorie, cuore di un distretto preindustriale, perfettamente conservato. Già noto nel XII secolo e fiorente per secoli, vide interrompersi la sua vita produttiva nella prima metà del Novecento, quando i lanifici si trasferirono nella vicina Foligno. Il terremoto del 1997 ha ulteriormente contribuito alla marginalizzazione del luogo, che sta però rinascendo grazie ad attività di valorizzazione dell’Associazione Tessere insieme, promotrice già nel 2016 della partecipazione del borgo al censimento del FAI per reperire i fondi necessari per migliorarne l’accessibilità e completare i restauri dei macchinari antichi.

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Scorrendo la lunga classifica dei “luoghi del cuore” tante sono le storie che colpiscono.
Stupisce la capacità degli italiani di reagire e unire le forze di fronte a emergenze ed eventi calamitosi, che – come nel caso del vincitore, o del Parco delle Rimembranze a Napoli, chiuso a fine ottobre a causa delle decine di alberi caduti a seguito di una bufera di vento, o ancora dei Serrai di Sottoguda (BL), straordinario canyon in Veneto devastato da piogge e vento – ha permesso in poche settimane di raccogliere decine di migliaia di voti. Lodevole la caparbietà con cui alcuni comitati che avevano già partecipato a scorse edizioni del censimento, ben consapevoli della bontà dell’iniziativa, si sono riattivati e sono riusciti nell’intento di far votare nuovamente, e con risultati migliori, luoghi già segnalati in passato: ne sono esempio, oltre al Borgo di Rasiglia, la duecentesca Abbazia di Lamoli (PU), la Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Calvizzano (NA) e la Chiesa Rupestre del Crocifisso a Lentini (SR), e ancora Villa Durazzo Pallavicini a Genova e Villa Grock a Imperia. Curiosamente anche due dei principali corpi armati dello Stato hanno voluto partecipare all’iniziativa: la Marina Militare ha raccolto moltissimi voti per il Castello Aragonese di Taranto, sua sede aperta al pubblico dal 2005, mentre la Polizia di Stato è presente con la Scuola Allievi Agenti di Alessandria.  Grande successo per i “luoghi d’acqua”, a cui era dedicata una classifica speciale in parallelo con la campagna #salvalacqua promossa dal FAI.

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Tra questi i Laghi di Monticchio, grandioso monumento naturale nel Vulture, e il Trabocco Turchino a San Vito Chietino, scelto come emblema delle macchine da pesca lignee che caratterizzano la costa abruzzese, rispettivamente il “luogo del cuore” più votato di sempre in Basilicata e in Abruzzo, e ancora il Lago d’Orta in provincia di Novara, che necessita di una bonifica solo parzialmente realizzata. La filiale di Intesa Sanpaolo che ha raccolto più segnalazioni è quella di Cefalù (PA), con 2.957 voti a favore della Chiesa del Santissimo Crocifisso a Montemaggiore Belsito a cui sarà destinato un contributo di 5.000 euro con cui realizzare un progetto di tutela o valorizzazione. Ora, dopo la presentazione al pubblico dei risultati, inizia la fase progettuale che tradizionalmente segue il censimento. I primi tre classificati, in qualità di vincitori, riceveranno un contributo di 50.000 euro il primo, 40.000 euro il secondo e 30.000 euro il terzo, se ne avranno i requisiti e a fronte della presentazione di un progetto da concordare. Inoltre i referenti dei luoghi che hanno ottenuto almeno 2.000 voti potranno candidare al FAI, attraverso il bando che verrà lanciato a marzo 2019, una richiesta di restauro e valorizzazione, legata a progetti concreti, attuabili in tempi certi e dotati di un cofinanziamento che assicuri un sostegno reale dai territori di riferimento. Come nelle edizioni scorse, FAI e Intesa Sanpaolo selezioneranno entro il mese di novembre i luoghi vincitori in collaborazione con i Segretariati regionali del Ministero per i beni e le attività culturali. Il FAI si farà inoltre portavoce di tutte le segnalazioni ricevute e, anche attraverso l’azione capillare delle sue Delegazioni presenti su territorio nazionale, solleciterà le Istituzioni preposte affinché diano attenzione ai luoghi, sensibilizzando in particolare i Sindaci di tutti i 6.412 Comuni coinvolti e le Regioni.

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Dal 2004 Intesa Sanpaolo affianca il FAI in questa iniziativa a favore della tutela e della valorizzazione delle bellezze artistiche e naturali del Paese, ambito che vede il Gruppo impegnato in prima persona. A questo si aggiunge la capillare diffusione sul territorio italiano che asseconda la presenza ben distribuita della Banca in tutte le regioni italiane, rappresentata dalla raccolta delle segnalazioni presso le filiali. Il Luogo che risulta maggiormente votato in filiale riceve il Premio Speciale Intesa Sanpaolo, un contributo di 5.000 euro da destinare a un progetto di recupero. Il sostegno di Intesa Sanpaolo a “I Luoghi del Cuore” del FAI rappresenta una delle numerose iniziative di sostegno del Gruppo alla vita culturale del Paese. Il censimento è stato realizzato con il Patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali e dell’Anno europeo del patrimonio culturale 2018.

 

 

Al via la distribuzione di indumenti per gli indigenti

INTESA SANPAOLO, GOLDENPOINT, CARITAS TORINO E COMITATO S-NODI INSIEME PER DISTRIBUIRE INDUMENTI INTIMI ALLE FAMIGLIE

Entro il 31 dicembre distribuiti 36.000 capi intimi a bambini, donne e uomini. Persone in difficoltà coinvolte nella realizzazione di circa 9 mila kit di indumenti destinati ad altre persone in stato di disagio

 Intesa Sanpaolo promuove il progetto Golden Links, un’iniziativa per distribuire 36.000 capi intimi entro fine 2018 a persone bisognose attraverso un’azione di sistema che mette in rete le migliori esperienze delle istituzioni partner profit e non profit. Tra i bisogni primari delle persone indigenti in Italia vi è il reperimento di indumenti intimi, operazione difficoltosa anche per le organizzazioni non profit specializzate nella raccolta e distribuzione di capi di vestiario. Il primo evento di comunità è organizzato dall’Opera Barolo giovedì 13 dicembre, ore 16,30, presso Housing Giulia via F. Cigna 14/L e vede coinvolte associazioni di volontariato ed enti caritativi.

Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Comitato Promotore S-nodi e Caritas Torino, ha coordinato un intervento che vede impegnate donne migranti nella realizzazione di circa 9 mila kit di indumenti intimi messi a disposizione da Goldenpoint.  L’attività di confezionamento è stata curata della Pastorale Migranti e dalle organizzazioni non profit appartenenti alla rete del Distretto Barolo di Torino. I kit saranno distribuiti da organizzazioni non profit a famiglie in stato di marginalità economica e sociale in Piemonte e in Veneto. La consegna dei kit avverrà durante momenti aggregativi ed eventi comunitari che coinvolgono la cittadinanza durante i quali le famiglie beneficiate potranno ampliare la propria rete di legami sociali.

La Banca promuove quindi una nuova iniziativa a sostegno di chi si trova in condizioni di difficoltà, un impegno reso più forte dalle azioni previste nel Piano d’impresa 2018-2021. Tra queste il programma “Sistema di Solidarietà Nazionale degli indumenti”, ideato e sviluppato dalla struttura della Banca denominata Valorizzazione del Sociale e Relazioni con le Università. Il progetto è stato presentato oggi a Torino presso il grattacielo Intesa Sanpaolo, con interventi di Cristina Balbo, Direttore Regionale Piemonte Valle D’Aosta e Liguria Intesa Sanpaolo, Elena Jacobs, Responsabile Iniziative per il Sociale Intesa Sanpaolo, Marco Demarie, Direttore pianificazione, studi e valutazione Compagnia di San Paolo, Francesco Marsico, Responsabile Programma Azioni di Sistema Caritas Italiana, Tiziana Ciampolini, AD S-nodi – Caritas Innovazione contro la povertà, Federica Altieri, Coordinatrice azioni di comunità, Pastorale Migranti Diocesi di Torino, Nicoletta Liliù, Progetti di Innovazione Tessile, San Vincenzo Torino.

“Intesa Sanpaolo è impegnata da anni nel sostegno non solo finanziario ma sociale delle comunità in cui opera, con il supporto finanziario a circa 1300 iniziative sociali lo scorso anno, oltre agli interventi creditizi finalizzati del Gruppo. Con 8 milioni di poveri di cui cinque in povertà assoluta, il nostro impegno civile a favore della crescita del Paese si rappresenta in concreto anche con questo progetto. Esso risponde a bisogni forse meno noti che toccano però, oltre al benessere fisico, la dignità stessa delle persone”, dichiara Cristina Balbo, Direttore Regionale Piemonte, Valle D’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo.

“La sfida oggi è come prendersi cura dei più deboli e contemporaneamente come dare vita a spazi civili per promuovere laboratori di innovazione sociale che siano di reale impatto sulla povertà, con ricadute riconoscibili nei modi in cui ci si prende cura. L’innovazione della forma è determinante per valorizzare la dignità delle persone: salvaguardare la dignità significa dare l’opportunità alle persone deboli per irrobustirsi e per non essere stigmatizzate in modo irreversibile” sostiene Pierluigi Dovis, Direttore della Caritas Diocesana di Torino.