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BAROMETRO SULL’AFFITTO DI CASE PER VACANZA IN ITALIA

CRESCE LA VOGLIA DI VIAGGIARE: L’87% DEGLI INTERVISTATI HA FATTO UNA VACANZA DI ALMENO 4 NOTTI, CON UN INCREMENTO DEL +12% RISPETTO AL 2018

 

In un mercato sempre più fluido, nascono precisi profili dei viaggiatori moderni – gli alternativi e gli esclusivisti – con diversi comportamenti e attitudini di spesa. Chi sceglie le case vacanza genera un impatto economico sul territorio pari a 2,9 miliardi di euro

  HomeAway®, esperto globale delle case per vacanza, e CISET, Centro Internazionale sull’Economia Turistica fondato da Università Ca’ Foscari di Venezia e Regione Veneto, presentano i dati della seconda edizione del barometro sull’affitto di case per vacanza in Italia*.

Emerge in generale un cauto ottimismo rispetto alla propensione di viaggio degli italiani che sembrano disposti a viaggiare di più. L’87% della popolazione – tra i 18 e i 65 anni – ha infatti potuto godere di una vacanza lunga, superiore alle 4 notti, in aumento rispetto a quanto registrato nel 2018 sul periodo aprile 2016-2018.

Ottimistiche anche le previsioni di vacanza per il 2019, anno in cui l’89% degli italiani ha in programma almeno un soggiorno fuori casa tra aprile e dicembre.  Di questi, il 43% opterà sicuramente per unalocalità dove sia garantita un’offerta di case vacanza, altrimenti cambierà destinazione.

In questo scenario generale, che sottende ad un mercato sempre più fluido in cui anche il turista si sente “residente temporaneo” del luogo scelto per le proprie vacanze, si inserisce l’indagine commissionata da HomeAway che, quest’anno, presenta un’importante novità. Sono stati infatti tracciati il profilo dell’utente italiano che sceglie la casa vacanza e il profilo di coloro che invece prediligono l’hotel, analizzandone per la prima volta i diversi comportamenti in termini di abitudini di viaggio e di spesa. L’analisi ha portato a delineare così precisi segmenti di viaggiatori: gli “alternativi” (chi utilizza sia case per vacanza che hotel) e gli “esclusivisti”, che includono sia coloro che utilizzano solo case per vacanza sia coloro che utilizzano solohotel.

“Gli alternativi”, chi sono?

I dati più interessanti di questo studio emergono proprio dal campione di indagine di chi sceglie sia case per vacanza che hotel. Questo segmento è composto per la maggior parte da giovani (il 40% ha < 34 anni) e adulti (il 23% ha 35-44 anni), risiede soprattutto al Nord (il 45%) o al Sud (24%) e ha uno status socioeconomico medio-alto, sia in termini di istruzione che di ceto sociale. Rispetto agli altri profili ha una maggiore propensione al viaggio: quasi l’80% di loro ha fatto almeno 2 vacanze lunghe e 2 short break negli ultimi due anni e, tra le due tipologie di alloggio (case per vacanza e hotel), il 56% di loro valuta e sceglie la prima.

Dove, come, quando, perché e con chi viaggiano gli alternativi?

Dove? Le destinazioni preferite da questo segmento di viaggiatori sono in assoluto le località balneari, che registrano il 47% delle preferenze, seguite dalle città d’arte (22%) e dalla montagna (11%). L’appartamentoè la tipologia di alloggio più gettonata, scelta dal 52% degli intervistati, seguita dalla casa indipendente/villetta (25%). Le altre tipologie di alloggio legate alla vacanza scelta (ad es. bungalow per le vacanze al mare, baita per la montagna, etc.) contano per il 20%.

Quando? L’estate è senza dubbio la stagione prediletta, in particolare il periodo giugno-agosto è preferito dal 56%, con un picco ad agosto (25%). L’autunno, e in particolare settembre, è scelto dal 16%, seguito dalla primavera, in particolare maggio (15%) e infine dall’inverno (gennaio soprattutto), che chiude con il 13%.

Perché? Gli alternativi amano viaggiare soprattutto per rilassarsi ed evadere dallo stress quotidiano (voto 4 su 5), godersi il meritato riposodivertirsi con i compagni di viaggio (voto 3,8 su 5) e infine per conoscere nuovi luoghi (voto 3,7 su 5) e nella scelta della destinazione, danno importanza anche all’offerta della stessa (enogastronomia 3,6, risorse culturali 3,5, naturali 3,3).

Con chi? Il gruppo è formato in media da 3 persone, con la maggioranza che decide di viaggiare in famiglia(partner e figli) o in coppia (entrambi al 36%). A seguire troviamo i gruppi numerosi, formati da partner/famiglia e parenti o amici (12%), gruppi di amici (11%) e infine chi sceglie di viaggiare da solo (2%).

Dove prenotano e come scelgono una casa per vacanze?

Le piattaforme online specializzate in affitti turistici sono il principale canale di informazione e prenotazione (37%), seguito dalle OTA e dai portali delle destinazioni turistiche, che registrano il 32% e il 30% delle preferenze, rispettivamente. Il passaparola tradizionale è ancora scelto dal 29% degli intervistati, mentre il 13% è un repeater (sceglie, cioè, sempre lo stesso alloggio). Chiudono le agenzie di viaggi (8%) e le agenzie immobiliari (7%).

La prima caratteristica presa in considerazione in fase di valutazione dell’alloggio è la posizione e il prezzo(voto 4 su 5), seguito dall’ambiente e i dintorni della casa (voto 3,8 su 5) e infine le recensioni su internet e il contatto diretto con i proprietari e i gestori di case vengono valutati con un voto di 3,6 su 5.

“In Italia il mercato degli affitti ad uso turistico è in crescita costante ed è uno dei più attivi in Europa, sia dal lato dell’offerta che della domanda, grazie alla diffusione di piattaforme e siti web specializzati in affitti – ha sottolineato Valeria Minghetti, Chief Senior Researcher di CISET -Da qualche anno a questa parte la figura del viaggiatore si è evoluta: la vacanza di stampo tradizionale esiste sempre di meno e ormai è pensata come esperienza per vivere i luoghi. In un mercato sempre più fluido e mutevole, abbiamo individuato quindi una tipologia di turista ‘ibrido’, che cambia le sue scelte e i suoi comportamenti in base alle sue molteplici individualità”.

 

“Gli esclusivisti”, chi sono?

E gli altri due segmenti? La ricerca ha tracciato anche il profilo degli esclusivisti. Coloro che hanno scelto di soggiornare solo in case per vacanza sono per la maggior parte adulti o maturi (il 47% ha più di 45 anni) e risiedono in prevalenza nel Nord Italia (57%). La loro vacanza ideale è tradizionale, prevalentemente al mare (45%) e in montagna (14%). Amano viaggiare in famiglia (42%) o in gruppi numerosi (15%) e in gruppo di amici (13%) per la prenotazione utilizzano sia le piattaforme specializzate in affitti brevi (32%) sia le OTA e altri intermediari (30%).

Diverse invece sono le abitudini di chi sceglie solo l’hotel; il target di riferimento ha un’età media più elevata (il 51% ha > 45 anni) e risiede un po’ in tutta Italia, ma con una maggiore concentrazione al Centro. Viaggia soprattutto in coppia (44%) o in famiglia (27%) e opta per una tipologia di vacanza più eterogenea: il 39% sceglie un soggiorno nelle città d’arte, mentre il 32% va al mare. Le cosiddette “bed banks” (i portali specializzati nella prenotazione di camere) sono il tool di riferimento per il 50% degli intervistati, seguiti dai portali delle località turistiche (27%).

 

Spese extra e impatto economico, i target a confronto

 

Ma veniamo alle spese extra: il barometro HomeAway/CISET indica che gli “alternativi” spendono in media € 573 per l’affitto e una cifra più che doppia in spese extra – € 1.165 Euro – per tutto il soggiorno, per un totale di € 1.738. Delle spese extra, la maggior parte è destinata alla ristorazione (40,4%).

Tra gli “esclusivisti”, sono i sostenitori delle case vacanza a spendere di più, non tanto in termini di affitto, quanto in attività da svolgere durante il proprio soggiorno, con un miglior indotto per il territorio (€ 766contro € 664 sostenuto da chi alloggia solo in hotel), dato un gruppo di viaggio più numeroso e una maggiore durata del soggiorno.

In generale, il fatturato generato da chi utilizza case per vacanza (esclusivisi e alternativi) si aggira intorno ai € 2,9 miliardi, di cui poco meno di € 1 Mld è dovuto alle spese di affitto e € 1,9 Mld sono le spese extra a destinazione.

A chiusura della presentazione dei risultati, Gualberto Scaletta, Country Manager Italy Vrbo, ha così commentato: “Siamo contenti di aver rinnovato anche quest’anno la nostra collaborazione con il CISET per la realizzazione di questo studio che quest’anno si è ulteriormente arricchito di importanti novità, Questa seconda edizione, infatti, fornendo diversi profili e comparandoli tra loro, ci offre molti dettagli interessanti per conoscere meglio, e per la prima volta, in maniera così dettagliata, quelli che abbiamo definito “Gli alternativi”, un profilo di turista, più fluido, consapevole e che sceglie sia l’hotel che la casa per vacanze, confermandoci ancora una volta quanto oramai siano due soluzioni di alloggio a tutti gli effetti complementari. In un contesto, anche se lieve, di ripresa economica – aggiunge il manager – in cui il viaggiatore diventa sempre più esigente e quindi più “fluido”, credo sia strategico ascoltarne più attentamente i bisogni e ad anticiparne le esigenze e per farlo è sempre più utile realizzare indagini come questa, che ci aiutano a tracciarne un profilo preciso, al passo con i tempi e non limitativo”.

* Definizione generica non corrispondente ad alcuna definizione legale

**Metodologia di analisi

  • Indagine CAWI condotta da SWG su un panel di 60.000 persone rappresentative della popolazione italiana
  • Intervistati Italiani 18 – 65 anni che hanno fatto almeno 1 vacanza/breve soggiorno (almeno 1 notte fuori casa) in Italia nel corso degli ultimi 2 anni (marzo 2017-aprile 2019)
  • Periodo: prima metà di aprile 2019
  • I campioni intervistati:

– Turisti in case per vacanza: 1.300 interviste a persone che negli ultimi 2 anni hanno trascorso almeno 1 notte in un alloggio in affitto e che hanno utilizzato anche altre tipologie di alloggio (hotel)

– Turisti in hotel, che NON utilizzano case per vacanza: 600 interviste a persone che negli ultimi 2 anni hanno trascorso almeno 1 notte in hotel, ma non in un alloggio in affitto

La generosità delle "Vitamine Jazz" all’ospedale S. Anna

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Mobilitazione senza precedenti degli artisti torinesi a favore del S. Anna di Torino. Raggiunti in 18 mesi 100 appuntamenti delle “Vitamine Jazz”, rassegna parte del progetto “Vitamine musicali”, il più ampio e longevo programma al mondo di esecuzioni dal vivo realizzate in un ospedale (oltre 265 incontri dal 2016), varato all’ospedale S. Anna dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus in collaborazione con l’AVO-Associazione Volontari Ospedalieri. Oltre 200 generosi artisti si sono esibiti, in alleanza della cura, al day hospital oncologico durante le cure chemioterapiche, hanno dato il benvenuto alla vita nei reparti maternità e cambiato il tempo dell’attesa nelle sale d’aspetto. Un’operazione richiesta dal personale sanitario, alla quale gli artisti hanno risposto generosamente. Un’esperienza di arricchimento personaleFesteggiamenti il 20 marzo alle ore 12 in all’Aula Dellepiane, Via Ventimiglia 3, Presidio Ospedaliero S. Anna, con la partecipazione di molti fra i jazzisti delle “Vitamine Jazz” che daranno vita ad una Jam Session.La chiamata di Raimondo Cesa – regista teatrale ed esperto in arti performative – rivolta nell’estate 2017 alla Comunità degli Artisti Jazz di Torino di esibirsi all’Ospedale S. Anna si è tradotta in una straordinaria gara di solidarietà.Il 20 marzo, nell’Aula Dellepiane del Presidio Ospedaliero S. Anna – Via Ventimiglia 3 Torino, si celebra il 100mo appuntamento delle “Vitamine Jazz“, che con il coinvolgimento di oltre 150 artisti sta generando una adesione valoriale con una mobilitazione collettiva, a titolo gratuito, senza precedenti.

Le più diverse compagini, composte da musicisti di fama internazionale, sono scese in campo su richiesta del personale, per accompagnare le Donne durante le chemioterapie, cambiare la percezione del tempo dell’attesa nelle aree ambulatoriali, dare il benvenuto alle nuove vite. L’ospedale si rivela una “grande scuola di empatia” e gli appuntamenti, presentati in un programma reso pubblico ogni mese sul sito della fondazione e nei reparti, sono attesi da pubblico, personale e dagli stessi musicisti, come momenti di arricchimento per tutti.”Le note rimangono nell’aria, cambiano i paesaggi mentali e relazionali“, “la paziente con patologie oncologiche ritrova il suo essere persona, si risvegliano risorse interne“, “la musica dà significato a ciò che pare non averne, dà espressione all’inesprimibile” come emerge dai focus group di valutazione dell’impatto condotti dall’Università IULM con il Personale impegnato nel compito di “prendersi cura dell’altro“.

La rassegna fa parte del più ampio e longevo programma di musica dal vivo mai realizzato a livello internazionale in un ospedale: le “Vitamine musicali“, ideate nel 2016 dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna al S. Anna, che coinvolgendo oltre 13 istituzioni culturali veleggiano intorno ai 270 incontri. Il progetto è parte dell’inedita piattaforma di ricerca-azione sulla relazione virtuosa tra “Cultura e Salute” varata dall’Ente dai suoi esordi, agli inizi degli anni 2000, in cui si confrontano istituzioni culturali e cognitive, medici, esperti nelle scienze sociali, economisti della cultura che porta in Ospedale esperienze pilota esportabili in altri contesti.Le nuove frontiere della ricerca scientifica continuano ad approfondire le potenzialità degli effetti del suono sull’organismo, dimostrando che la musica è anche in grado di stimolare la produzione di endorfine (gli ormoni del “buon umore”) e il sistema immunitario.

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“L’arte ha indubbiamente la capacità di rendere gli spazi pubblici ambienti di vita più vicini e accoglienti per tutti noi.” dichiara il prof. Gianmaria Ajani, Rettore dell’Università di TorinoIl progetto “Vitamine Jazz” promosso all’’Ospedale S. Anna, eccellenza europea per ricerca e cura per la ginecologia e l’ostetricia, dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna, raggiunge oggi un traguardo straordinario, non solo per il numero delle esecuzioni musicali e la grande partecipazione di artisti, ma anche perché dimostra che un ambiente artisticamente e culturalmente stimolante interviene sul miglioramento del percorso di accoglienza e cura. Un contributo essenziale al futuro della medicina universitaria, che rientra a pieno titolo negli obiettivi strategici di responsabilità sociale nei confronti dei territori nei quali l’Ateneo opera.

“Siamo orgogliosi di questo traguardo delle 100 Vitamine Jazz all’insegna dell’umanizzazione delle cure e dell’ospedale. Nell’ottica della presa in carico delle pazienti, non solo dal punto di vista medico sanitario, ma soprattutto dal punto di vista della persona a 360°” afferma il Dott. Silvio Falco, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino. “Questo progetto vuole essere a sostegno delle donne, affinché la loro quotidianità in ospedale non si trasformi in isolamento, ma soprattutto diventi un sostegno. Ringraziamo tutti gli artisti, la Fondazione e tutte le Istituzioni che hanno permesso questa iniziativa senza precedenti in Italia“. “Questo progetto conferma la Dott.ssa Grace Rabacchi Direttore Sanitario del Presidio Ospedaliero S. Anna rappresenta un valido esempio di buona prassi per l’obiettivo di umanizzazione delle cure nel nostro Ospedale Ostetrico-Ginecologico” L’Arte, come dimostrano le Vitamine musicali e innumerevoli evidenze cliniche, è un alleato al percorso di cura” afferma la Prof.ssa Chiara Benedetto, Presidente della Fondazione Medicina a Misura di Donna e Direttore della Struttura Complessa Universitaria Ginecologia e Ostetricia 1, Presidio Ospedaliero Universitario S. Anna. “Siamo riconoscenti agli Artisti, alle Istituzioni che rappresentano, agli organizzatori che hanno sposato la missione del nostro Ente che da dieci anni lavora a fianco dell’Università e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria per supportare la ricerca, l’adozione di tecnologie sempre più avanzate, la formazione dei professionisti e per far sì che cure e ambienti rispondano sempre più e sempre meglio ai desideri e alle aspettative delle pazienti e delle loro famiglie.I risultati di un lavoro collettivo, che unisce Scienza e Arte, sono leggibili in Ospedale e hanno ispirato altre realtà“. Oggi l’Ospedale S. Anna, ambiente multiculturale per definizione, con i nuovi ambienti ristrutturati in dialogo con l’Arte, le performance musicali e la collaborazione con Abbonamento musei, è una carta d’identità della Torino della Cultura che pensa alla qualità della vita delle persone.Alla vigilia del Festival Jazz (il cui Direttore Artistico Diego Borotti, anche lui protagonista di una “Vitamina Jazz”, sarà presente in Aula Dellepiane) la programmazione in ospedale è in continuo divenire. I musicisti ritornano, portano amici in un passaparola. “La musica è conversazione, comunicazione in armonia. Il jazz in particolare è condivisione continua. Dall’interazione fra musicista e spettatore nascono le successive improvvisazioni”, afferma con orgoglio Raimondo Cesa che cura la rassegna e presidia ogni incontro nel quale è frequente vedere le pazienti unirsi nel canto, leggere lo stupore sul volto dei bambini. “E’ arrivato al S. Anna, a favore delle donne, il grande patrimonio della tradizione jazzistica del territorio, di umanità, che proviene dal dialogo di molte culture che creano l’inedito. Composizioni originali e improvvisazioni, nelle quali le sonorità jazzistiche si alternano ad atmosfere mediterranee e sudamericane, portano le menti verso altri immaginari, fuori dalle mura ospedaliere. Assistiamo ad una invasione pacifica di artisti che con il loro contributo confermano l’importanza di questa musica nella storia culturale della nostra città”. Il Trio di Janeiro con la voce di Sabrina Mogentale, Fabrizio Forte alla chitarra e Maurizio Murgia alle percussioni saranno i protagonisti della centesima Vitamina nei reparti dell’Ospedale. A loro si uniranno in una Jam session in Aula Magna tanti altri Jazzisti in rappresentanza della feconda produzione creativa torinese che è approdata nel più grande ospedale d’Europa dedicato alle Donne.

 

Che meraviglia i luoghi del cuore

La carica dei 2.227.847 italiani che hanno votato per dare un futuro ai luoghi a loro cari

Una straordinaria dimostrazione di impegno civico e coesione sociale 

· al 1° posto il Monte Pisano, Calci e Vicopisano (PI)
· al 2° posto il Fiume Oreto, Palermo
· al 3° posto l’Antico Stabilimento Termale di Porretta Terme (BO)
· al 4° posto il Santuario della Madonna della Cornabusa, Sant’Omobono Terme (BG)
· al 5° posto il Borgo di Rasiglia, Foligno (PG)

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Tra i luoghi votati in Piemonte:

Scuola Allievi agenti Polizia di stato di Alessandria
Santuario della visitazione di S. Elisabetta, Colleretto Castelnuovo (TO
Chiesa di nostra signora del Suffragio e di Santa Zita, Torino
Santuario di Sant’Ignazio, Pessinetto (TO)

 

2.227.847 voti, oltre 37.200 luoghi oggetto di segnalazione, 6.412 Comuni coinvolti (l’80,6% dei Comuni italiani): tre numeri eccezionali che raccontano la forza dirompente de “I Luoghi del Cuore”, il censimento promosso dal FAI – Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo, che chiude trionfalmente la nona edizione, attiva dal 30 maggio al 30 novembre 2018

Nel 2003, in occasione della prima edizione dell’iniziativa, i voti raccolti furono 24.200; oggi, a distanza di sedici anni e con oltre il 9.100 % di voti in più, il censimento del FAI è diventato uno degli strumenti di coesione sociale più sorprendenti del nostro Paese. Un rito collettivo in grado di convogliare le speranze, l’impegno e la voglia di riscatto di tanti singoli cittadini e comunità intorno a piccole e grandi bellezze d’Italia da salvare perché in pericolo o fortemente compromesse, da proteggere perché in degrado o semplicemente da far conoscere perché poco note ai più. Quello che ne emerge è una preziosa mappatura spontanea di luoghi tanto diversi tra loro quanto amati, fatta di paesaggi e di palazzi storici, di chiese e di fiumi, di castelli e di borghi, di ville e di botteghe storiche, di giardini e di sentieri, che rende “visibile” il sentimento profondo che lega le persone ai territori dove vivono o dove hanno vissuto esperienze importanti della loro vita. Territori molto spesso pesantemente feriti o in attesa di rilancio, per i quali essere inseriti tra “I Luoghi del Cuore” rappresenta a volte l’unica possibilità di un futuro migliore.

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Gli oltre due milioni e duecentomila voti pervenuti alla Fondazione nel 2018 – il 41,6% in più rispetto alla precedente edizione – sono lo specchio dell’aumento della sensibilità verso l’iniziativa da parte degli italiani, sempre più consapevoli dei meccanismi virtuosi che ne possono scaturire. Partecipare al censimento non è solo un gesto simbolico ma permette di dare piena attuazione al principio di sussidiarietà, regolato dall’articolo 118 della Costituzione Italiana. Il voto del singolo infatti, se sommato a quello di altre migliaia di persone, si tramuta in un’azione di grandissimo impatto sociale e, in alcuni casi, in concreti interventi di recupero e valorizzazione: da quando esiste “I Luoghi del Cuore” infatti il FAI, grazie alla partnership con Intesa Sanpaolo, ha promosso e sostenuto ben 92 progetti a favore di luoghi d’arte e natura in 17 regioni, cui si sommano i tanti interventi resi possibili grazie all’interessamento di Istituzioni e privati a seguito della visibilità offerta dal censimento.

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Puglia, Toscana, Sicilia e Lombardia sono state le regioni con il maggior numero di voti, i votanti – di età media 50 anni – sono stati al 59,5% donne e al 40,5 % uomini mentre la tipologia dei luoghi più votati è quella delle chiese, seguita da aree naturali, aree urbane/piazze e coste/aree marine/spiagge. Nel cuore degli italiani dunque non ci sono solo monumenti: nel 2018 si è registrata una maggiore presa di coscienza dell’importanza dei beni paesaggistici e ambientali, soprattutto quelli a rischio o danneggiati da calamità naturali e incuria, particolarmente presenti quest’anno tra le prime posizioni della classifica. La nona edizione del censimento è stata caratterizzata anche dall’entusiasmo e dalla determinazione di 241 comitati, associazioni già consolidate di cittadini, amministrazioni comunali, parrocchie, scuole e ancora gruppi di amici che hanno deciso di darsi da fare per i luoghi a loro cari con un unico obiettivo: raccogliere il maggior numero di segnalazioni per ottenere un buon piazzamento e far giungere a istituzioni e media il proprio desiderio di veder protetti e salvati per le generazioni future i tanti tesori nascosti di cui è costellata l’Italia. Al primo posto della classifica 2018, con il record assoluto di 114.670 voti, c’è il Monte Pisano situato nel territorio dei Comuni di Calci e Vicopisano (PI), colpito il 24 settembre scorso da un disastroso incendio, probabilmente doloso, che ne ha mandato in fumo oltre 1200 ettari, di cui 200 di coltivazioni, e che per miracolo ha risparmiato la Certosa di Calci, seconda classificata al censimento 2014. Una tragedia che ha smosso gli animi di un territorio già molto sensibilizzato per “I Luoghi del Cuore”: grazie al passaparola lanciato dal Comitato Insieme per Monte Pisano, in poco più di due mesi è stato raggiunto questo incredibile risultato.

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I primi stanziamenti – circa 2 milioni di euro – sono stati utilizzati per le operazioni di spegnimento, il mantenimento delle squadre forestali e lo smaltimento dei rifiuti bruciati, ma i danni stimati ammontano a 15 milioni di euro e saranno necessari decenni per ottenere una piena rinaturalizzazione dell’area. Al secondo posto con 83.138 voti il Fiume Oreto a Palermo, corso d’acqua a carattere torrentizio la cui sorgente si trova nella Conca d’Oro, che per parte della sua lunghezza si estende su un sito di interesse comunitario di grande valore naturalistico. Purtroppo il fiume, che sfocia nel Mar Tirreno dopo aver attraversato la città, risulta particolarmente inquinato per la presenza di numerosi scarichi fognari abusivi e perché viene spesso utilizzato come discarica a cielo aperto. Da vent’anni si parla dell’istituzione di un parco, mai concretizzata. Il Comitato Salviamo l’Oreto vuole quindi attirare l’attenzione sullo stato di degrado del fiume e ne chiede la rivalutazione come bene paesaggistico e culturale. Un primo risultato è già arrivato: dopo decenni di oblio, si sta infatti lavorando alla costituzione di un “Contratto di fiume” con azioni condivise da tutti gli stakeholder. Segue al terzo posto con 75.740 voti l’Antico Stabilimento termale a Porretta Terme (BO) situato nell’Appennino, alle pendici del Monte della Croce, lungo il greto del Rio Maggiore, in abbandono da vent’anni. All’interno del complesso si trova un capolavoro liberty: la Sala Bibita, detta anche “Grottino Chini”, le cui pareti sono rivestite di migliaia di piastrelle in maiolica realizzate a inizio Novecento da Galileo Chini.

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L’obiettivo della raccolta voti, guidata dal Comitato SOS Terme Alte, era quello di segnalare lo stato di forte degrado del bene, proprietà di un gruppo privato, auspicandone il recupero e una destinazione d’uso compatibile con la sua storia. La raccolta voti è diventata l’occasione per cementare i legami tra tutti i Comuni del territorio e per pensare a progetti di rilancio dell’intero Appennino bolognese. Al quarto posto con 47.936 voti il Santuario della Madonna della Cornabusa a Sant’Omobono Terme (BG) il più importante tra i molti santuari della bergamasca, incastonato a mezza costa sul versante destro della Valle Imagna. L’origine risale alle lotte tra Guelfi e Ghibellini tra il 1350 e il 1440: per sfuggire alle violenze alcuni abitanti della zona si nascosero in una “corna busa”, che in dialetto significa cavità naturale, portando con sé la statuetta lignea della Madonna che si racconta sia stata lì dimenticata e nel secolo successivo fu al centro di un miracolo. In loco fu edificato il santuario dedicato al culto della Madonna della Grotta, poi Madonna della Cornabusa. Il comitato che ha raccolto i voti per il sito, che necessita di continui interventi di manutenzione, vorrebbe anche che diventasse un punto di riferimento per tutta la comunità della Valle Imagna. E ancora, al quinto posto con 32.120 voti il Borgo di Rasiglia frazione montana di Foligno (PG). Un intreccio di vicoli e vie d’acqua, su cui si affacciano edifici in pietra che un tempo furono mulini, lanifici e tintorie, cuore di un distretto preindustriale, perfettamente conservato. Già noto nel XII secolo e fiorente per secoli, vide interrompersi la sua vita produttiva nella prima metà del Novecento, quando i lanifici si trasferirono nella vicina Foligno. Il terremoto del 1997 ha ulteriormente contribuito alla marginalizzazione del luogo, che sta però rinascendo grazie ad attività di valorizzazione dell’Associazione Tessere insieme, promotrice già nel 2016 della partecipazione del borgo al censimento del FAI per reperire i fondi necessari per migliorarne l’accessibilità e completare i restauri dei macchinari antichi.

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Scorrendo la lunga classifica dei “luoghi del cuore” tante sono le storie che colpiscono.
Stupisce la capacità degli italiani di reagire e unire le forze di fronte a emergenze ed eventi calamitosi, che – come nel caso del vincitore, o del Parco delle Rimembranze a Napoli, chiuso a fine ottobre a causa delle decine di alberi caduti a seguito di una bufera di vento, o ancora dei Serrai di Sottoguda (BL), straordinario canyon in Veneto devastato da piogge e vento – ha permesso in poche settimane di raccogliere decine di migliaia di voti. Lodevole la caparbietà con cui alcuni comitati che avevano già partecipato a scorse edizioni del censimento, ben consapevoli della bontà dell’iniziativa, si sono riattivati e sono riusciti nell’intento di far votare nuovamente, e con risultati migliori, luoghi già segnalati in passato: ne sono esempio, oltre al Borgo di Rasiglia, la duecentesca Abbazia di Lamoli (PU), la Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Calvizzano (NA) e la Chiesa Rupestre del Crocifisso a Lentini (SR), e ancora Villa Durazzo Pallavicini a Genova e Villa Grock a Imperia. Curiosamente anche due dei principali corpi armati dello Stato hanno voluto partecipare all’iniziativa: la Marina Militare ha raccolto moltissimi voti per il Castello Aragonese di Taranto, sua sede aperta al pubblico dal 2005, mentre la Polizia di Stato è presente con la Scuola Allievi Agenti di Alessandria.  Grande successo per i “luoghi d’acqua”, a cui era dedicata una classifica speciale in parallelo con la campagna #salvalacqua promossa dal FAI.

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Tra questi i Laghi di Monticchio, grandioso monumento naturale nel Vulture, e il Trabocco Turchino a San Vito Chietino, scelto come emblema delle macchine da pesca lignee che caratterizzano la costa abruzzese, rispettivamente il “luogo del cuore” più votato di sempre in Basilicata e in Abruzzo, e ancora il Lago d’Orta in provincia di Novara, che necessita di una bonifica solo parzialmente realizzata. La filiale di Intesa Sanpaolo che ha raccolto più segnalazioni è quella di Cefalù (PA), con 2.957 voti a favore della Chiesa del Santissimo Crocifisso a Montemaggiore Belsito a cui sarà destinato un contributo di 5.000 euro con cui realizzare un progetto di tutela o valorizzazione. Ora, dopo la presentazione al pubblico dei risultati, inizia la fase progettuale che tradizionalmente segue il censimento. I primi tre classificati, in qualità di vincitori, riceveranno un contributo di 50.000 euro il primo, 40.000 euro il secondo e 30.000 euro il terzo, se ne avranno i requisiti e a fronte della presentazione di un progetto da concordare. Inoltre i referenti dei luoghi che hanno ottenuto almeno 2.000 voti potranno candidare al FAI, attraverso il bando che verrà lanciato a marzo 2019, una richiesta di restauro e valorizzazione, legata a progetti concreti, attuabili in tempi certi e dotati di un cofinanziamento che assicuri un sostegno reale dai territori di riferimento. Come nelle edizioni scorse, FAI e Intesa Sanpaolo selezioneranno entro il mese di novembre i luoghi vincitori in collaborazione con i Segretariati regionali del Ministero per i beni e le attività culturali. Il FAI si farà inoltre portavoce di tutte le segnalazioni ricevute e, anche attraverso l’azione capillare delle sue Delegazioni presenti su territorio nazionale, solleciterà le Istituzioni preposte affinché diano attenzione ai luoghi, sensibilizzando in particolare i Sindaci di tutti i 6.412 Comuni coinvolti e le Regioni.

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Dal 2004 Intesa Sanpaolo affianca il FAI in questa iniziativa a favore della tutela e della valorizzazione delle bellezze artistiche e naturali del Paese, ambito che vede il Gruppo impegnato in prima persona. A questo si aggiunge la capillare diffusione sul territorio italiano che asseconda la presenza ben distribuita della Banca in tutte le regioni italiane, rappresentata dalla raccolta delle segnalazioni presso le filiali. Il Luogo che risulta maggiormente votato in filiale riceve il Premio Speciale Intesa Sanpaolo, un contributo di 5.000 euro da destinare a un progetto di recupero. Il sostegno di Intesa Sanpaolo a “I Luoghi del Cuore” del FAI rappresenta una delle numerose iniziative di sostegno del Gruppo alla vita culturale del Paese. Il censimento è stato realizzato con il Patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali e dell’Anno europeo del patrimonio culturale 2018.

 

 

Al via la distribuzione di indumenti per gli indigenti

INTESA SANPAOLO, GOLDENPOINT, CARITAS TORINO E COMITATO S-NODI INSIEME PER DISTRIBUIRE INDUMENTI INTIMI ALLE FAMIGLIE

Entro il 31 dicembre distribuiti 36.000 capi intimi a bambini, donne e uomini. Persone in difficoltà coinvolte nella realizzazione di circa 9 mila kit di indumenti destinati ad altre persone in stato di disagio

 Intesa Sanpaolo promuove il progetto Golden Links, un’iniziativa per distribuire 36.000 capi intimi entro fine 2018 a persone bisognose attraverso un’azione di sistema che mette in rete le migliori esperienze delle istituzioni partner profit e non profit. Tra i bisogni primari delle persone indigenti in Italia vi è il reperimento di indumenti intimi, operazione difficoltosa anche per le organizzazioni non profit specializzate nella raccolta e distribuzione di capi di vestiario. Il primo evento di comunità è organizzato dall’Opera Barolo giovedì 13 dicembre, ore 16,30, presso Housing Giulia via F. Cigna 14/L e vede coinvolte associazioni di volontariato ed enti caritativi.

Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Comitato Promotore S-nodi e Caritas Torino, ha coordinato un intervento che vede impegnate donne migranti nella realizzazione di circa 9 mila kit di indumenti intimi messi a disposizione da Goldenpoint.  L’attività di confezionamento è stata curata della Pastorale Migranti e dalle organizzazioni non profit appartenenti alla rete del Distretto Barolo di Torino. I kit saranno distribuiti da organizzazioni non profit a famiglie in stato di marginalità economica e sociale in Piemonte e in Veneto. La consegna dei kit avverrà durante momenti aggregativi ed eventi comunitari che coinvolgono la cittadinanza durante i quali le famiglie beneficiate potranno ampliare la propria rete di legami sociali.

La Banca promuove quindi una nuova iniziativa a sostegno di chi si trova in condizioni di difficoltà, un impegno reso più forte dalle azioni previste nel Piano d’impresa 2018-2021. Tra queste il programma “Sistema di Solidarietà Nazionale degli indumenti”, ideato e sviluppato dalla struttura della Banca denominata Valorizzazione del Sociale e Relazioni con le Università. Il progetto è stato presentato oggi a Torino presso il grattacielo Intesa Sanpaolo, con interventi di Cristina Balbo, Direttore Regionale Piemonte Valle D’Aosta e Liguria Intesa Sanpaolo, Elena Jacobs, Responsabile Iniziative per il Sociale Intesa Sanpaolo, Marco Demarie, Direttore pianificazione, studi e valutazione Compagnia di San Paolo, Francesco Marsico, Responsabile Programma Azioni di Sistema Caritas Italiana, Tiziana Ciampolini, AD S-nodi – Caritas Innovazione contro la povertà, Federica Altieri, Coordinatrice azioni di comunità, Pastorale Migranti Diocesi di Torino, Nicoletta Liliù, Progetti di Innovazione Tessile, San Vincenzo Torino.

“Intesa Sanpaolo è impegnata da anni nel sostegno non solo finanziario ma sociale delle comunità in cui opera, con il supporto finanziario a circa 1300 iniziative sociali lo scorso anno, oltre agli interventi creditizi finalizzati del Gruppo. Con 8 milioni di poveri di cui cinque in povertà assoluta, il nostro impegno civile a favore della crescita del Paese si rappresenta in concreto anche con questo progetto. Esso risponde a bisogni forse meno noti che toccano però, oltre al benessere fisico, la dignità stessa delle persone”, dichiara Cristina Balbo, Direttore Regionale Piemonte, Valle D’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo.

“La sfida oggi è come prendersi cura dei più deboli e contemporaneamente come dare vita a spazi civili per promuovere laboratori di innovazione sociale che siano di reale impatto sulla povertà, con ricadute riconoscibili nei modi in cui ci si prende cura. L’innovazione della forma è determinante per valorizzare la dignità delle persone: salvaguardare la dignità significa dare l’opportunità alle persone deboli per irrobustirsi e per non essere stigmatizzate in modo irreversibile” sostiene Pierluigi Dovis, Direttore della Caritas Diocesana di Torino.

A Cesar Hidalgo il premio Lagrange 2018

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Le reti motore dello sviluppo

” L’assenza di reti o il rinunciare alle reti di collegamento, grandi infrastrutture o reti culturali, è un impedimento allo sviluppo socio-economico. La valutazione di questi investimenti deve andare al di là delle mere valutazioni di breve periodo con le quali oggi si vuole decidere”. Proprio alla fine della presentazione del vincitore dell’11esima edizione del Premio Lagrange, rispondendo a una domanda di un giornalista , il segretario generale della influente Fondazione CRT , Massimo Lapucci, ha fatto entrare nella bella , ovattata sala ,ricca di boiserie, di via XX settembre a Torino, un argomento quanto mai esplosivo ,con un chiaro rifermento al dibattito in corso sul Tav . Un ulteriore messaggio a chi deve decidere del futuro di Torino. Il vincitore del Premio Lagrange è un giovane scienziato di origine cilena , che insegna al MIT di Boston, Cesar Hidalgo: esperto di quella ” scienza dei sistemi complessi” che intreccia economia, scienza dei dati e visualizzazione dei dati , creando piattaforme che rendono accessibili i grandi volumi di dati necessari per chi deve fare analisi e prendere decisioni sia a livello privato che di governo. Il prof Hidalgo, è detto nella motivazione del premio , adegua approcci matematici e di scienza delle reti allo studio dello sviluppo economico e crea strumenti informatici software per facilitare l’apprendimento nelle organizzazioni da cui emergono contributi rivoluzionari per la comprensione dei meccanismi con i quali i gruppi, le organizzazioni, le città e le nazioni imparano.” “La scienza dei sistemi complessi è strettamente legata al nostro domani”, ha detto il prof Mario Rasetti, presidente e fondatore di Fondazione ISI( Fondazione per l’Interscambio Scientifico) che con la Fondazione Crt organizza il premio. “Il Premio Lagrange –Fondazione CRT si rivolge a quei giovani ricercatori che in tutto il mondo stanno aprendo nuove strade, spesso seguendo un approccio multidisciplinare e sviluppando modelli innovativi.” Nel presentare il vincitore , il Presidente di Fondazione CRT , Giovanni Quaglia, ha annunciato l’apertura , nel 2019 alle OGR di Torino, di un innovativo centro di ricerca dedicato ai Data Science for Good, la Scienza dei Dati per il Sociale, in collaborazione con Fondazione ISI. Le attività comprenderanno la messa a punto di nuovi indicatori per la valutazione dell’impatto sociale, lo sviluppo di nuovi strumenti fondati sulla logica del pay by result, il supporto per campagne di raccolta fondi e crowdfunding e, in generale, il sostegno all’intero settore filantropico. César Hidalgo è nato nel 1979, laureato in fisica all’Universidad Catolica de Chile, con PhD a Notre Dame (Indiana, USA) e postdoc a Harvard, César Hidalgoè professore associato di Media, Arts and Sciences presso il Massachusetts Institute of Technology di Boston, dove dirige il gruppo di ricerca Collective Learning. Nel 2014è stato co-autore di The Atlas of Economic Complexity: Mapping Paths to Prosperity, un volume che misura la situazione economica di 128 Paesi e la presenta attraverso un innovativo kit di mappe e visualizzazioni (una versione online è ospitata suatlas.media.mit.edu). Il suo ultimo libro L’evoluzione dell’ordine. La crescita dell’informazione dagli atomi alle economie(Bollati Boringhieri, 2016) è stato tradotto in oltre dieci lingue. A Hidalgo si devono alcune popolari piattaforme di “data visualization”(The Observatory of Economic Complexity, DataViva, Pantheon, Immersion, DataUSA, DataAfrica, DataChile), che hanno ricevuto oltre 100 milioni di contatti e numerosi riconoscimenti. Lo scienziato cileno è anche tra i fondatori di Datawheel LLC, società specializzata nella creazione di motori per la visualizzazione dei grandi dati che si propone l’obiettivo di “rendere l’informazione del mondo accessibile e comprensibile per il beneficio della collettività.

 

 

#WHOSARTFOR: per chi è l’arte?

Un progetto di R-set | Tools for cultural workers in collaborazione con Rete al Femminile

DOMENICA 11 NOVEMBRE 2018, ORE 17.00 – 19.00 Isola – via Goito 15, Torino

Partirà venerdì 8 novembre 2018 la campagna di crowdfunding #WHOSARTFOR, sulla piattaforma Eppela(con il supporto di Fondazione CRT Risorse +). Una campagna lanciata per raccogliere € 7.000 e sostenere la ricerca sulle condizioni di lavoro nel mondo dell’arte, da una prospettiva femminile. Un’idea nata da una riflessione condivisa tra il progetto R-set | Tools for cultural workers e l’associazione Rete al Femminile, per incoraggiare l’empowerment professionale e l’inclusione sociale anche in ambito artistico.  R-set | Tools for cultural workers è un progetto di Impasse che promuove il confronto fra professionisti e organizzazioni culturali per la discussione di strategie di sussistenza attraverso la formazione peer-to-peer. Rete al femminile è l’associazione nazionale dedicata alle donne che lavorano in proprio come libere professioniste, freelance o imprenditrici. La Campagna sarà presentata, subito dopo il lancio on line, domenica 11 novembre nel corso di un aperitivo, da Isola in Via Goito 15 a Torino (dalle 17.00 alle 19.00). Con i fondi raccolti sarà realizzato un libro che presenti il lavoro di 7 artiste e 7 ricercatrici sui temi dell’economia dell’arte e della cultura e delle politiche culturali. I saggi e i case studies si accompagneranno a opere grafiche, fotografiche e performative (in forma di documentazione). L’invito a partecipare per autrici e artiste avverrà attraverso una open call internazionale. I criteri di selezione saranno improntati all’inclusione e alle pari opportunità in materia di provenienza geografica, sociale e di caratteristiche personali. Il momento della selezione dei contributi per la pubblicazione sarà occasione, per la commissione selezionatrice, per un laboratorio di pensiero sulla trasparenza, la qualità e le linee guida dei criteri di valutazione dei progetti culturali. “Attraverso il premio vogliamo promuovere progetti, ma anche istituzioni, fondazioni e imprese virtuose che abbiano sviluppato un atteggiamento responsabile nei confronti dei lavoratori dell’arte, per quanto riguarda la loro remunerazione, e nei confronti del  pubblico, per quanto riguarda la ricaduta dei benefici generati dai progetti stessi”, racconta Nicoletta Daldanise, curatrice. Le artiste e le ricercatrici lavoreranno sui temi dell’equa retribuzione del lavoro artistico e culturale, la creazione di valore condiviso, l’impatto sul territorio, la responsabilità d’impresa, i modelli economici e normativi della scena indipendente, la partecipazione democratica di tutte le fasce sociali alle attività artistiche proposte, raccogliendo saggi, modelli di contratti, esempi di buone pratiche, contributi artistici. Infine, conclude Irene Pittatore, artista “Attraverso la distribuzione del libro e la premiazione delle artiste e delle autrici selezionate, prevista per la primavera 2019 a Torino, estenderemo i risultati della riflessione a vantaggio di altri professionisti, organizzazioni indipendenti, istituzioni e di tutti coloro che fruiscono abitualmente del lavoro artistico, presentando alcuni dei case studies presi in esame e riconoscendone pubblicamente la buona pratica messa in atto”.

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R-set | Tools for cultural workerscome responsabilità, ricerca, retribuzione. Il progetto promuove il confronto fra professionisti e organizzazioni culturali per la discussione di strategie di sussistenza attraverso la formazione peer-to-peer. È sviluppato dall’associazione culturale Impasse a partire dal 2014 attraverso un manifesto in progress e una serie di campagne di sensibilizzazione organizzate in collaborazione con le fiere d’arte e design a Torino (F(r)ee to be a cultural worker, 2015 e Who’s afraid of paying art&design workers?, 2016). Il pubblico e gli addetti ai lavori sono stati invitati a prestare il proprio volto e a diventare testimonial delle iniziative, indossando il merchandising progettato in collaborazione con DAD – Dipartimento Architettura e Design del Politecnico di Torino, Ferrino e Print Club Torino. R-set è tra i progetti vincitori della call Hangar Point di Hangar Piemonte, un servizio di incubazione di organizzazioni culturali dell’Assessorato alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte. www.r-set.it

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Rete al femminile è l’associazione nazionale dedicata alle donne che lavorano in proprio come libere professioniste, freelance o imprenditrici. www.retealfemminile.com

Salute mentale: torna l’(H)-Open day di Onda

In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, il 10 – 11 ottobre in oltre 120 ospedali su tutto il territorio nazionale, Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere, organizza la quinta edizione dell’(H)-Open day. Saranno offerti gratuitamente servizi informativi dedicati alle donne che soffrono di ansia, depressione, disturbi dell’umore e del sonno, psicosi e disturbi del comportamento alimentare Iniziativa promossa da Onda, con il patrocinio della Società Italiana di Psichiatria, della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia e della Società Italiana di Psichiatria Geriatrica

 

Giovedì 11 ottobre 2018 dalle ore 8,30 alle ore 13,30, presso l’Aula Dellepiane dell’ospedale Sant’Anna di Torino (via Ventimiglia 3), si terrà il convegno – corso “Il Dolore al femminile”, con Grace Rabacchi, Vincenzo Villari, Chiara Benedetto, Riccardo Torta. La salute mentale è parte integrante della salute generale, indispensabile per il funzionamento individuale e sociale. I disturbi psichici rappresentano il 30% di tutte le disabilità ed hanno un impatto pesante sulla quantità di vita e sulla sua qualità con gravi ripercussioni sul piano personale, affettivo – familiare, socio – relazionale e lavorativo. Portano spesso a isolamento e solitudine. Per questo è importante intervenire il prima possibile. Chiedere aiuto rappresenta il primo fondamentale passo per affrontare il problema: consente di condividere le proprie difficoltà, impostare tempestivamente le cure più appropriate e migliorare la qualità della vita. I disturbi psichici sono curabili, non tutti sono guaribili. E là dove non sia ottenibile la guarigione, possono essere adottati interventi efficaci in grado di ridurre l’intensità, la durata dei sintomi e le conseguenze. Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere torna a parlare di salute mentale lanciando la quinta edizione dell’(H)-Open day dedicato alle donne che soffrono di disturbi psichici, neurologici e del comportamento, in occasione della Giornata Mondiale della salute mentale, che si celebra il 10 ottobre. Le oltre 120 strutture aderenti al progetto su tutto il territorio nazionale apriranno le porte alla popolazione femminile con consulenze, colloqui, conferenze e info point dedicati alla salute mentale.

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L’obiettivo è sensibilizzare la popolazione sull’importanza della diagnosi precoce e favorire l’accesso alle cure, aiutando a superare pregiudizio, stigma e paure legate alle malattie psichiche. I servizi offerti sono consultabili a partire dal 26 settembre sul sito www.bollinirosa.it dove sarà possibile visualizzare l’elenco dei centri aderenti con indicazioni su date, orari e modalità di prenotazione. “Un recente studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità”, afferma Francesca Merzagora, Presidente Onda. “rileva che un dollaro investito per migliorare il trattamento delle più comuni patologie psichiche, quali ansia e depressione, porta un ritorno di 4 dollari in termini di salute e migliori capacità di lavoro. Onda, propone la 5a edizione di un Open day legato alla salute mentale che coinvolgerà oltre 120 ospedali italiani per sensibilizzare la popolazione sulle principali patologie legate alla mente ed avvicinarla agli strumenti ed ai servizi di cura presenti sul territorio. Visite specialistiche gratuite, consulti, conferenze, test di valutazione ed info point presso gli ospedali aderenti all’iniziativa, offriranno lo spunto per affrontare le patologie mentali con minore stigma e paura nell’interesse del singolo e della collettività. L’obiettivo di questa iniziativa, che lo scorso anno ha consentito l’offerta di oltre 500 servizi gratuiti, è proprio avvicinare alle cure i pazienti”.

“I disturbi mentali”, continua Claudio Mencacci, Presidente Comitato Tecnico Scientifico di Onda, “sono in aumento nelle nuove generazioni: le trasformazioni sociali e l’ipertecnologizzazione, l’aumento degli stimoli, hanno un impatto forte nell’amplificare l’esposizione a stress emotivi ed affettivi. Il cervello delle nuove generazioni, perennemente stimolato da immagini ed informazioni, oltre a ricevere opportunità ed apprendimenti, può anche sentirsi sotto attacco. Fondamentale l’attività di prevenzione per i giovani che hanno genitori o familiari con disturbi bipolari e depressione per un adeguato screening, monitoraggio e supporto a stili di vita sani durante il periodo dell’adolescenza e della transizione alla vita adulta. Bisogna che i giovani che mostrano segni di sofferenza psichica possano essere aiutati per tempo con competenza e passione”.

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Per maggiori informazioni visitare il sito www.bollinirosa.it o inviare una e-mail a segreteria@bollinirosa.it

 

Una proposta contro il degrado urbano

Le foto scattate dal vicepresidente del Gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale riguardano gli ex mercati generali  del Lingotto, la presenza dei senza fissa dimora in piazza San Carlo e la sporcizia in via Roma.
Si tratta di soli tre esempi del degrado che caratterizza molti luoghi di Torino, abbandonati all’incuria assoluta. Una situazione che riguarda non solo il capoluogo, ma molti centri del Piemonte ed  è spesso collegata alla presenza di senza fissa dimora. “Una realtà – commenta Tronzano – che vede come primi danneggiati gli stessi senza tetto, ai quali la società, attraverso le istituzioni , non riesce evidentemente a garantire diritti e dignità”. “I casi si degrado urbano comportano non solo implicazioni sociali – osserva il consigliere regionale- ma anche  problemi di sicurezza. Poi, naturalmente, non è’ trascurabile l’impatto negativo che i turisti riscontrano nel vedere giacigli improvvisati nelle piazze e sotto i portici storici cittadini”.
Per Tronzano “le questioni decoro e sicurezza non vanno disgiunte. Per dare risposte alle problematiche relative agli homeless si inizi dal coordinare realmente ogni azione attraverso una regia tra le istituzioni, il mondo del volontariato, delle associazioni caritatevoli. Ma non solo: si interessi anche il mondo del privato,  delle imprese e dei costruttori per cercare soluzioni tecniche e abitative in accordo con le istituzioni, si razionalizzi l’uso degli edifici del demanio per trovare spazi per i senza tetto”
A Torino nel 2010 risultavano senza fissa dimora  699 persone di cui 25 donne e nel  2011, secondo i dati della Fondazione Rodolfo Debenedetti erano circa 1400 . In Piemonte si occupano degli homeless per il 39,2% organizzazioni private, per il 37,3% organizzazioni private finanziate con fondi pubblici, il 23,5% dal pubblico che è tra le quote più alte in Italia.
” Torino ha sperimentato l’uso della vecchia stazione di Porta Susa per accudire i senza dimora nel periodo invernale – dice Tronzano – e ha proposto la sperimentazione di un contributo mensile per chi ospita in casa a i senza tetto. Non dico si tratti di scelte inutili, ma sono un palliativo. Il fenomeno è da esaminare in modo organico grazie  ad un confronto più ampio con tutti i soggetti potenzialmente coinvolti. In alcuni casi, non escluderei l’arresto per evitare che qualcuno muoia al freddo o per ragioni di salute pubblica.”
“L’approccio al problema è spesso quello emergenziale – aggiunge il vicepresidente del gruppo di Forza Italia – mentre necessitano soluzioni organizzative definitive e, aspetto non meno importante, una azione preventiva che intercetti situazioni di disagio sociale ed economico, anticamera della perdita di una casa. In questa direzione sarebbe importante dialogare con le altre Regioni, per un confronto sulle politiche dell’emergenza abitativa e sui casi si criticità sociale”.
“Per quanto riguarda la Regione, essa ha il compito di sviluppare  progetti nel campo della sicurezza e forme di collaborazione con le forze di polizia, considerando che spetta all’ente regionale istituire la Conferenza regionale sulla sicurezza integrata, sede di valutazione e di confronto in merito alle politiche locali per la sicurezza integrata. E proprio in riferimento alla legislazione piemontese sulla sicurezza integrata – conclude Tronzano – suggerisco alla giunta regionale di predisporre un Regolamento che valga per Torino ma anche per i centri delle città piemontesi, che tenga in conto delle questioni legate al decoro urbano, alla sicurezza dei cittadini e ad una dignitosa assistenza ai senza tetto. Il regolamento regionale, che dovrà prendere spunto dalla legge 48/2017, avrà tra i suoi punti cardine anche quello di sancire la responsabilità oggettiva ( per esempio: paga chi è colpevole di deturpare il decoro urbano)”.
Ecco alcuni degli aspetti più significativi che dovrebbero essere contenuti nel regolamento regionale proposto da Tronzano:
– un maggiore coordinamento tra regioni e enti locali per la promozione della sicurezza integrata, che comprende la riqualificazione urbana e il decoro, utilizzando la polizia locale che tra l’altro avrà un aggiornamento professionale costante
– patto tra prefetti e sindaci con accordo sancito in conferenza Stato- città e autonomie locali; il patto contiene prevenzione e sicurezza nelle aree a maggior degrado per dissuadere da ogni forma di condotta illecita e di turbativa del libero utilizzo degli spazi pubblici
– nel regolamento ci sarà spazio anche per i sensori del territorio come gli amministratori di condominio e i volontari 
– individuare nel regolamento anche le aree urbane che devono essere tutelate
– ordinanze per situazioni di grave incuria e degrado e vivibilità urbana
 “All’interno del regolamento  – conclude Tronzano – saranno comprese anche le sanzioni che non sono più di natura penale ma multe per chi imbratta i muri. Il modello è il ripristino a cura dell’ente e la fattura a chi è stato beccato o si è reso responsabile di un fatto. Il tema è  dunque quello della responsabilità oggettiva: chi imbratta deve pagare i danni.” 

Quanto vale il Salone? 29 milioni di euro

Le ricadute della rassegna sull’economia del territorio

 

 

Le ricadute economiche dirette sull’economia del territorio del 30° Salone Internazionale del Libro di Torino sono state stimate in circa 14,2 milioni di euro. E se si guarda l’impatto moltiplicatore con i suoi effetti anche indiretti, si parla di valori medi fra i 29,494 e i 29,586 milioni di euro. Sono fra i risultati che emergono da uno studio sulla valutazione economica e sociale della scorsa edizione della manifestazione svolto dall’Università di Torino e presentato al 31° Salone domenica 13 maggio. Sono intervenuti Mario Montalcini, già presidente della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, Germano PainiPiervincenzo BondonioGiovanna SegreMarcello Bogetti eGiuseppe Tipaldo, dell’Università di Torino, e Francesca Leon, assessore alla Cultura della Città di Torino.«Il fatto che il 60% del pubblico sia fidelizzato vuol dire che il Salone ha un valore economico significativo – ha commentato Mario Montalcini – e stiamo cercando di organizzare una collaborazione stretta, di medio lungo-termine, con il mondo delle università».

 

Il lavoro è stato condotto da tre gruppi di ricerca coordinati dal professor Germano Paininell’ambito del Progetto innovazione e competitività, e facenti capo rispettivamente al Centro interdipartimentale di Studi Urbani e sugli Eventi Omero, che si è occupato della valutazione del profilo dei visitatori e dell’impatto economico; a LabNet – Laboratorio di Applied Network Science della Scuola di Amministrazione Aziendale, che si è occupato della valutazione dei sistemi relazionali della filiera editoriale e dei profili di fruizione da parte delle utenze professionali; e a Quaerys, che ha analizzato gli Users Generated Content, ossia i contenuti social generati dagli utenti. Per il Centro Omero la supervisione della ricerca è stata svolta da Piervincenzo Bondonio e Giovanna Segre con la collaborazione di Enrico Bertacchini e degli studenti del corso di Laurea Magistrale in Economia dell’ambiente, della cultura e del territorio; per LabNet la supervisione è stata svolta da Marcello Bogetti; per Quaerys da Sergio Scamuzzi Giuseppe Tipaldo.

  
Il profilo del visitatore

La ricerca si è basata sui risultati della somministrazione di 2.140 questionari ai visitatori del Salone 2017 nelle 5 giornate di apertura. I principali risultati ottenuti dal punto di vista del profilo dei visitatori permettono di evidenziare che il 37,2% dei visitatori afferma di partecipare al Salone del Libro da oltre 7 anni (mentre il 23,8% degli intervistati dichiara di essere alla prima edizione, rappresentando un dato in crescita rispetto a quanto registrato in passato); che l’88% degli intervistati dichiara di essere molto soddisfatto dalla visita fatta (in particolare il 54,5% soddisfazione massima, il 33,5% dichiara soddisfazione quasi massima); che il 91,6% degli intervistati dichiara di essere intenzionato a tornare alla prossima edizione del Salone del libro (in particolare il 75% risponde assolutamente sì); che i visitatori del Salone provengono per il 56% dall’area metropolitana di Torino e per il 44% da luoghi fuori da essa (in particolare nel 31,2% dei casi arrivano da altre regioni, senza contare gli studenti giunti al Salone in gita scolastica); e che oltre l’86% di coloro che arrivano da fuori l’area metropolitana di Torino viene in città esclusivamente per visitare il Salone.

 
L’impatto economico del Salone

Per quanto riguarda la stima dell’impatto economico, le elaborazioni, integrate quando necessario da stime, le ricadute economiche dirette sull’economia locale del 30° Salone del Libro di Torino sono ammontate a circa 14,2 milioni di euro.Applicando i moltiplicatori pertinenti si ottengono stime dell’impatto economico sul territorio che variano tra un minimo di 28,018 milioni di euro circa (ottenuto sommando i valori per i moltiplicatori minimi) e un massimo di 31,062 milioni circa (ottenuto sommando i valori per i moltiplicatori massimi): è ragionevole quindi ritenere che la stima dell’impatto si possa collocare entro i valori medi di 29,494 e 29,586 milioni di euro.

 
Il Salone come luogo di sviluppo di reti

La ricerca svolta da LabNet, basata su un questionario on-line inviato via mail ufficiali del Salone del Libro di Torino e di Tempo di Libri.

(foto: il Torinese)

Com’è cambiato il reddito dei piemontesi?

Com’è cambiato negli ultimi dieci anni il reddito dei piemontesi e in che misura si sono modificati i bisogni delle famiglie? E ancora: quali strumenti di contrasto alla povertà sono stati adottati a livello locale e quali i risultati prodotti? A queste domande dovrà dare risposta lo studio conoscitivo su contrasto alla povertà, inclusione sociale e inserimento lavorativo che Ires Piemonte sta mettendo a punto e sul quale ha presentato un primo focus in un incontro con la terza Commissione e il Comitato per la qualità della normazione e la valutazione delle politiche, presieduti rispettivamente da Raffaele Gallo e Marco Grimaldi. In Piemonte la crisi ha determinato una diminuzione dei redditi per tutte le classi sociali, ma per le fasce più deboli, 200mila famiglie, che corrispondono al 10 per cento della popolazione, è diminuito del 15 per cento. Sono 7800 i nuclei con sfratto che chiedono di accedere a prestazioni agevolate, oltre 32mila quelli con Isee nullo e 34mila con Isee che non supera i 3mila euro; i dati sull’occupazione registrano oltre 100mila persone disoccupate che hanno perso il lavoro e 31 mila disoccupati di lungo periodo. E secondo una stima di Ires, le famiglie in condizioni di povertà assoluta sarebbero passate da 80 a 115mila. In questo quadro Regione, Comuni, enti gestori delle funzioni socio-assistenziali e Centri per l’Impiego garantiscono una risposta diversificata che riguarda servizi di assistenza e integrazione monetaria, politiche attive del lavoro e interventi abitativi, che risultano però disomogenei sul territorio e instabili nel tempo. Dal 2007 al 2017 gli interventi statali di contrasto alla povertà sono aumentati, e quindi anche la spesa pubblica, con l’introduzione di misure sperimentali che tengono conto della composizione del nucleo famigliare, come il sostegno per l’inclusione attiva (SIA), sostituito dal 1° gennaio 2018 dal reddito di inclusione (REI) e le nuove indennità di disoccupazione, la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI) e la recente Dis-coll per i lavoratori con contratto di collaborazione. A livello locale, invece, a fronte di un aumento della domanda,  la spesa per il sociale è diminuita per la contrazione dei conti di Regione e Comuni, e gli enti gestori hanno dovuto rivedere le condizioni di accesso alle prestazioni; è stato avviato il nuovo calcolo Isee, che documenta la situazione economica del nucleo famigliare per poter avere accesso a prestazioni sociali agevolate; sono proseguiti i cantieri di lavoro, i tirocini e gli interventi per l’emergenza abitativa. Si tratta ora di capire se tutte queste misure avranno un impatto positivo nel contrasto alla povertà e per farlo sarà importante uscire dalla mera analisi di aggregati statistici e riuscire ad avere dati reali, ma anche ragionare su come mettere a sistema i servizi erogati, in modo da avere un monitoraggio puntuale di quanti nuclei accedono alle prestazioni e quanti ne sono esclusi e colmare le lacune. E’ quanto è emerso in sintesi dagli interventi di Elvio Rostagno e Paolo Allemano (Pd), Gianluca Vignale (Mns), Paolo AndrissiMauro Campo e Francesca Frediani (M5s).

 

LM  www.cr.piemonte.it