

La comunità albanese a Torino e in Piemonte è molto forte e integrata pienamente da anni. Attraverso il nuovo link IL TIRANESE, il Torinese propone la pubblicazione di notizie, opinioni e servizi giornalistici incentrati sui rapporti tra il Piemonte e il Paese delle Aquile, nello spirito di amicizia e interscambio culturale e sociale
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La proposta dopo l’esclusione dell’Arabia Saudita per il mancato rispetto dei diritti umani
Invece dell’Arabia Saudita, come ospite d’onore al Salone del Libro 2016, ci sia l’Albania. La proposta è dell’Associazione radicale torinese Adelaide Aglietta. “Il ‘no’ all’Arabia – dicono Igor Boni, Silvja Manzi e Marco del Ciello – può essere l’occasione per voltare pagina, dopo una realpolitik perdente.Sui diritti umani non si fanno sconti. Esiste vicino a noi uno Stato a prevalenza musulmano laico, l’Albania, che ha alzato la testa dopo mezzo secolo di dittatura feroce. Un esempio virtuoso da valorizzare”.
La comunità albanese a Torino e in Piemonte è molto forte e integrata pienamente da anni. Attraverso questo
link del Torinese, IL TIRANESE, avviene la pubblicazione di notizie, opinioni e servizi giornalistici incentrati sui rapporti tra il Piemonte e il Paese delle Aquile, nello spirito di amicizia e interscambio culturale e sociale.



In questo progetto,Tirana può poi contare sul sostegno degli alleati occidentali come la NATO di cui fa parte dal 2009 e dell’Ue, con la quale i rapporti si stanno intensificando sempre di più. Di recente è iniziata la costruzione della “Trans-AdriaticPipeline” (TAP), gasdotto che passerà proprio per l’Albania e dietro al quale ci sono gli interessi militari, economici e politici degli Stati Uniti e diiverse analisi rivelano che solo nella fase della sua costruzione, la TAP porterà nelle casse albanesi 400 milioni di euro nei prossimi tre anni.All’inizio tale progetto non era dato per vincente, ma ha poi sbaragliato la concorrenza del “Nabucco” che avrebbe, invece favorito Belgrado. Il gas azero arriverà così in Europa avendo come terminali di smistamento proprio l’Albania, oltre a Grecia e Turchia. Da qui poi la preziosa risorsa sarà distribuita agli altri Paesi dei Balcani come Kosovo, Montenegro, BosniaErzegovina e Macedonia. In questo elenco, che è stato più volte citato dai rappresentanti istituzionali albanesi, manca, guardacaso, la Serbia, con la quale i rapporti non sono certo dei migliori e di consequenza sul caso sono sorti i soliti sospetti.
Tirana “ha una chiara prospettiva europea”. L’AnsaMed riporta le dichiarazioni del capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, che ha ribadito l’impegno dell’Unione dei 28 rispetto all’Albania, dopo l’incontro con il premier albanese, Edi Rama, svoltosi di recente a Bruxelles. Durante la riunione si è parlato degli sviluppi politici nel Paese delle Aquile e delle riforme che l’Albania sta adottando, soprattutto dopo aver ottenuto lo status di Paese candidato 
Parole infuocate. Un’intervista che ha fatto molto discutere, dal momento che l’Albania è candidata all’ingresso nell’UE, ma a quanto pare ancora interessata, insieme al Kosovo, a ricomporre la diaspora albanese nel sogno mai sopito della “Grande Albania”. Un’idea politica che risale alla pace “di Santo Stefano” tra Russia e ottomani del 1878, che non considerò l’esistenza di una nazione albanese e spartì i territori formalmente controllati dagli ottomani tra Serbia, Montenegro e Bulgaria. Anche durante il Congresso di Berlino emerse la stessa tendenza: il Kosovo e la Macedonia tornarono sotto il dominio turco, la Grecia ottenne alcuni territori a nord, mentre il Montenegro ricevette alcune terre del nord dell’Albania. La risposta albanese a questa tendenza fu la costituzione della Lega di Prizren. Questo movimento già in vista del Congresso di Berlino aveva avanzato alcune rivendicazioni, tra cui la difesa dei territori albanesi inseriti nei progetti di espansione di Serbia, Montenegro e Bulgaria, la creazione di istituti scolastici per l’insegnamento dell’albanese, l’uso della lingua albanese nei pubblici uffici, la possibilità di eleggere un’assemblea rappresentativa e la creazione di una entità autonoma che riunisse i vilayet di Kosovo, Yannina, Monastir e Scutari. L’ultimo punto del programma delinea in forma embrionale il progetto di “Grande Albania”, proponendo per la prima volta l’unificazione degli albanesi in una cornice istituzionale unitaria. Le rivendicazioni furono però stroncate, nel 1881, dalla repressione ottomana che seguì l’annuncio della creazione di un governo provvisorio ed indipendente a Prizren.
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La comunità albanese a Torino e in Piemonte è molto forte e integrata pienamente da anni. Inizia da oggi – attraverso il nuovo link del Torinese, IL TIRANESE – la pubblicazione di notizie, opinioni e servizi giornalistici incentrati sui rapporti tra il Piemonte e il Paese delle Aquile, nello spirito di amicizia e interscambio culturale e sociale.