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“L’alchimista della Laguna”, il thriller storico di Lanzotti nella Venezia del ‘700

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Venezia, ottobre 1753. I demoni non sono gli avversari che Marco Leon è solito affrontare. Ma questa volta, il caso che gli viene proposto sembra proprio odorare di zolfo.

In una villa lungo la Riviera del Brenta – il luogo di villeggiatura preferito dai patrizi veneziani – muore un giovane nobilhomo di nome Enrico Albrizi. La morte è avvenuta in un luogo chiuso dall’interno. Apparentemente, quindi, si tratta di suicidio. Ma alcune circostanze fanno sospettare che il giovane, in realtà, sia rimasto vittima di una cerimonia satanica. L’inquisitore Alvise Benedetto Geminiani si trova alla villa e decide di far intervenire Marco, il suo uomo più fidato.

Nel frattempo, a Venezia, Leon s’imbatte quasi casualmente in una serie di strani disegni erotici. I disegni sono particolari e attraggono la sua attenzione. Decide quindi d’indagare. Ma la chiamata di Geminiani, che lo convoca a villa Zulian – il luogo in cui è morto Enrico Albrizi – lo costringe a lasciare il caso nelle mani dei suoi Angeli Neri e recarsi in Riviera, dopo lo attenderanno altri delitti e misteri che sembrano volerlo portare lontano. Forse addirittura oltre i confini del mondo terreno.

 

“L’alchimista della laguna” 

E’ il quarto volume di una serie, iniziata nel 2021, che vede come protagonista l’agente dell’Inquisizione di Stato Marco Leon, giovane patrizio decaduto, in una Serenissima, ormai al tramonto, che sta vivendo gli ultimi decenni della sua vita. Ad affiancarlo, gli Angeli Neri – un gruppo di agenti segreti, la cui esistenza è conosciuta da pochissimi –, il nobilhomo Alvise Geminiani e lady Marion Bentham Bell, la giovane inglese di cui Marco è segretamente innamorato. Un gruppo composito e variegato, alle prese con una serie di traversie che li porteranno da Venezia alle ville patrizie sul Brenta e che avranno ripercussioni anche sulla vita privata di alcuni di loro.

 

 

L’autore

Paolo Lanzotti è nato a Venezia nel 1952 e si è laureato in filosofia all’università di Padova. È stato per diversi anni insegnante di filosofia e poi d’italiano e storia, affiancando al suo lavoro anche un’attività di pubblicista. Ha scritto numerosi romanzi, pubblicati da editori quali Piemme, Mondadori e Tre60. Alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti e pubblicati all’estero. Ha vinto dei premi letterari di livello nazionale, tra cui il premio Città di Verbania, del Battello a Vapore, nel 1997, e più recentemente il premio Tedeschi, del Giallo Mondadori, nel 2016. Vive e lavora tra Venezia e Padova.

 

Contatti

Pagina FB – www.facebook.com/paololanzottiscrittore/

“Il mio nome è Cesare Lombroso” di Roberta Melli: la grafologia al servizio delle indagini

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Un romanzo accattivante e intrigante

L’AUTRICE 

II talento paga sempre. Ed è questo il caso della vicentina Roberta Melli, che pochissime settimane fa è tornata in libreria con il suo quarto romanzo, il thriller Il mio nome è Cesare Lombroso, edito dalla casa editrice brianzola Leone Editore, e che già sta facendo incetta di consensi, sia tra lettori che appassionati. Grafologa forense, esperta di insetti e appassionata di maratona, per scrivere le sue adrenaliniche pagine l’autrice ha tratto ispirazione dalla celebre e storica figura del medico antropologo padre della criminologia moderna: Marco Ezechia, detto Cesare Lombroso.

Preceduto dai romanzi “Senza tregua”, “In vetta al mondo” e “Possessione”8, tutti pubblicati da Leone Editore, quest’ultimo romanzo segna il ritorno della scrittrice dopo una lunga pausa: «In realtà non ho mai smesso di scrivere – spiega Melli – ho solo rallentato il ritmo per dare spazio ad altri impegni. Sono felice di essere tornata in libreria e che i lettori continuino ad apprezzare ciò che scrivo, tante sono le manifestazioni di apprezzamento che ricevo ogni giorno sui miei canali social, tramite mail e di persona.

Significa che sto facendo un buon lavoro, e che continuerò a farlo».

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IL LIBRO
Un romanzo accattivante e intrigante, che mostra una tecnica affascinante al servizio delle indagini: la grafologia. Roberta Melli ha una scrittura scorrevole, che regala dettagli suggestivi del luogo scelto come teatro degli eventi, accanto a elementi formativi della sua professione. Come grafologa forense, la Melli inserisce nella narrazione insegnamenti dell’interpretazione della grafia che non solo alimentano l’interesse, ma stuzzicano la curiosità e un po’ anche la fantasia. Nell’immaginario di molti, chi sa interpretare una scrittura rivelando caratteristiche e indole dell’autore, sembra quasi un mago, sapere invece che è una scienza codificata e riconosciuta, vederla applicata dai personaggi, è formativo, cattura l’interesse e dà un ulteriore pregio alla storia. Il protagonista è un discendente del famoso Cesare Lombroso, colui che è considerato il padre della criminologia. Il Lombroso storico, figura reale, era medico e antropologo, poi caduto in disgrazia, messo alla berlina dai suoi pari per le ricerche sulla fisiognomica, ovvero l’ipotesi che l’origine del comportamento criminale sia insita nelle caratteristiche anatomiche del reo.
Il romanzo si apre come un thriller, dove una morte improvvisa, violenta e misteriosa, porta Lombroso e la sua assistente a Sansego, una piccola isola della Croazia, dove vivono pochi residenti, ci si conosce tutti, ed esplode di vita e di gente nel periodo estivo. I nostri ci arrivano a maggio, quando ancora il turismo non c’è, dando al lettore un ambiente ristretto nel quale indagare. Ottima anche la costruzione dei personaggi secondari, che sono diversi, ben caratterizzati e suggestivi. “Il mio nome è Cesare Lombroso” cattura, intrattiene e insegna regalando informazioni tecniche unite a una trama affascinante. C’è tanto contenuto nel romanzo, espresso con una sintesi studiata, che non toglie nulla alla storia, ma, al contrario, la rende ancora più dinamica. Un romanzo da scoprire.
#recensione #consiglidilettura #consigliolibroso
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Il mio nome è Cesare Lombroso
di Roberta Melli
Edit: Leone
280 pagine
Genere: Gialli

Valutazione: 5/5

 

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LINK PER L’ACQUISTO 
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Carrieri, “La consapevolezza di un cavaliere templare”: legami invisibili che intrecciano l’esistenza

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“La consapevolezza di un cavaliere templare” è il titolo dell’ opera dello scrittore Nicola Carrieri, nato a Manfredonia ma residente a Caluso, titolare di uno studio di consulenza e formazione in materia di sicurezza sul lavoro, decreto 81.

Nel libro “La consapevolezza di un cavaliere templare”, l’autore analizza e interpreta eventi che a prima vista sembrano non avere alcun legame tra di loro, ma che invece secondo le sue osservazioni sono strettamente connessi. Attraverso la sua esperienza e la sua visione del mondo, l’autore mette in luce le relazioni nascoste che esistono tra fatti che possono apparire distanti e separati.
Attraverso una serie di analisi approfondite, Carrieri dimostra come la consapevolezza e la saggezza possano portare alla comprensione dei legami invisibili che intrecciano la nostra esistenza, offrendo una prospettiva unica e profonda sul significato della vita e dell’universo. Il libro “La consapevolezza di un cavaliere templare” affronta con profondità e originalità tematiche legate alla sfera animica della realtà, esplorando territori mentali e spirituali della nostra esistenza.
L’autore invita il lettore a riflettere su come spesso viva in una falsa realtà, imprigionato tra pareti di vibrazioni che lo limitano nella percezione di ciò che lo circonda. Da un punto di vista non convenzionale Carrieri interpreta i fatti alla luce di una consapevolezza più profonda, mettendo in discussione le certezze e aprendo nuovi orizzonti di comprensione.
Il libro si pone anche domande esistenziali sulla morte, esplorando il concetto di universi paralleli e spaziando in territori mentali dove la mente umana può appena affacciarsi. L’autore dimostra una grande apertura mentale nel farsi portavoce di tematiche di nicchia e spesso trascurate, esponendole con un ritmo incalzante e uno stile coinvolgente che tiene il lettore incollato alle pagine fino all’ultima parola. In definitiva, “La consapevolezza di un cavaliere templare” è un libro che apre la mente e il cuore del lettore a nuove prospettive, invitandolo a esplorare i confini della sua esistenza e a interrogarsi sul senso profondo della vita.

L’arte di Gabriele Doglietto nata da una profonda passione giovanile

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Gabriele Doglietto, sin dalla sua infanzia, ha sempre nutrito una profonda passione per l’arte e la cucina. Nato a Torino il 18 maggio del ’94, sono cresciuto in un piccolo paese del Canavese e le mie prime esperienze artistiche si sono manifestate attraverso schizzi  e disegni su qualsiasi superficie disponibile.

“L’arte mi ha da sempre attratto per la sua capacità di esprimere emozioni e storie – afferma Gabriele Doglietto – mentre la cucina mi ha permesso di esplorare la creatività attraverso i sapori, che culminano nella mia attuale carriera di cuoco.

Castelli di sabbia, 2023

Tuttavia è stato soltanto durante la pandemia del 2020 che ho pensato e deciso di dedicarmi seriamente alla pittura.

Sono un artista contemporaneo autodidatta e il mio percorso nella pittura astratta è iniziato  con la semplice curiosità e il desiderio di esprimermi visivamente. Senza una formazione accademica, ho esplorato diverse tecniche come acrilici e smalti, ammirando e facendomi ispirare dai lavori di grandi maestri come Pollock, Yayoi Kusama, ma anche Maurizio Cattelan e Anish Kapoor.

La mia prima tela intitolata “Mezzanotte” rappresenta un momento cruciale in cui ho capito che la pittura era il mio vero mezzo di espressione.

Mezzanotte, 2020

L’apprendimento autonomo mi ha permesso di sviluppare uno stile personale, libero dalle convenzioni accademiche, sperimentando e trovando ispirazione in tutto ciò che mi circonda. Nel corso degli anni il mio stile si è evoluto significativamente: oltre all’uso tradizionale dei pennelli, ho iniziato a sperimentare, con la sovrapposizione delle tele, un senso di profondità e tridimensionalità. Questo nuovo approccio ha arricchito le mie opere con una dimensione visiva unica. Ho inoltre integrato applicazioni materiali che conferiscono maggior carattere e tattilità ai miei quadri, trasformando i dipinti in una esperienza visiva e sensoriale.

“1989”, 2021

Oggi la mia pittura rappresenta un percorso di esplorazione e crescita. Ogni nuova opera è per me un’opportunità per comprendere e rappresentare meglio il mondo che mi circonda e il mio universo interiore.

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Sito: www.gabrieledoglietto.it

Instagram: @gabrieledoglietto_art

Mail: gd6582@gmail.com

 

Mara Martellotta

 

“Il Giardino magico” di Anja a Bardonecchia

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Quadri allegri con tanti o-minuscoli

Anja Langst, illustratrice e pittrice originaria di Monaco di Baviera, sviluppa la sua passione verso la pittura fin da bambina grazie al padre arredatore. Dopo aver frequentato il liceo scientifico e aver intrapreso gli studi di Pedagogia e Psicologia in Germania frequenta l’Accademia Albertina di Torino al seguito del professore artista Enrico Paolucci.

A Venezia, città in cui avviene l’incontro con il suo primo marito, diventa assistente del pittore Emilio Vedova presso la Giudecca. Dopo un periodo lavorativo trascorso tra Torino e Ginevra come illustratrice del Bureau International du Travail delle Nazioni Unite (1974 – 1983) e come illustratrice di libri e vignettista per Les Editions Soleil, la Suisse e Co-evolution, dal 1967 organizza  mostre in Germania, poi in Italia, in Svizzera e in Francia, sfoggiando uno stile originale di matrice sottilmente umoristica, oltre a temi e personaggi che scaturiscono dalla sua infanzia trascorsa ai margini dei boschi della Baviera: omini, elfi, fate, streghe e una natura animata.

 

Nel 1984 si trasferisce a Bardonecchia per supportare la figlia sciatrice, cittadina in cui nel ’93 apre il suo Anja’s Atelier, laboratorio di pittura e decorazione in cui tiene corsi di pittura e decorazione per adulti e bambini.

Tra gli anni Novanta e Duemila partecipa a diverse mostre umoristiche da Toronto a Taiwan vincendo anche prestigiosi premi nelle città di Bordighera, Tolentino, Ancona e Marostica.

Con il marito Benny Naselli, caricaturista, fumettista e ritrattista molto noto nella cittadina montana, scomparso nel 2023, Anja Langst ha condiviso percorsi di vita ed arte.

Dal 2003 al 2023 Anja ha organizzato mostre per Benny e per entrambi in Italia, in Francia e in Germania. Proprio con il marito Benny sposato nel 2013 a Torino ha organizzato due importanti mostre sull’isola di Ischia presso le antiche Terme comunali e il Vecchio Carcere. Benny è ancora presente. Spuntano spesso le sue opere, le sue piccole sculture, le fotografie, Benny sulla punta di una matita e sul simpatico coperchio di un portacappelli, chiaramente oltre ai divertenti libri da lui pubblicati.

Nella sua pittura l’ironia diventa la chiave per aprire le porte della serenità e dell’allegria, tipiche della sua terra nel Sud della Baviera.

Nelle sue opere spiccano pianeti lontani abitati da personaggi come elfi, cani, gatti e piccoli uccellini che contribuiscono con la loro purezza a creare una sorta di “carosello festoso” e una magica apoteosi dell’immaginazione. Anja apre le ali della sua fantasia al mondo dipingendo le sue belle e snelle sirenette incantatrici, a volte un po’ perse nell’altrove o nascoste dietro una foglia di verderame. A volte dietro delicati petali si nasconde un bimbetto, in altri dipinti candide corolle si aprono verso la luce del sole o quella pallida della luna, simpatiche macchie di colore possono trasformarsi in un leoncino, un elfo, in omini piccoli piccoli o piccole donne rotondette e sorridenti. Questa è la cifra di Anja Langst, i cui personaggi si lanciano sulle sue tele, si sparpagliano, si avvicinano gioiosi, ognuno con il suo carattere, l’allegro saper fare, il proprio essere. Proprio l’umorismo è il tema di una esposizione (“Sorrisi in rosa”)  organizzata nel 2005 presso il castello di Acaja a Fossano, patrocinata dalla Regione Piemonte, insieme ad altre due artiste. “Il Giardino magico” è il titolo di una tra le sue più importanti mostre che ha visto la luce nel 1999, per la durata di un mese, presso palazzo Scaglia di Verrua, in via Stampatori 4 a Torino, degna di citazione in virtù della sua riproposizione, a distanza di venticinque anni, in una mostra aperta al pubblico dal 3 al 31 agosto prossimi presso l’Atelier di Anja in piazza Europa 18 a Bardonecchia, dal titolo “Il Giardino magico”.

Anja Langst è molto legata alla città di Bardonecchia e il suo lavoro è ormai molto radicato sul territorio. Da Borgo Vecchio ha spostato in anni recenti il suo Atelier proprio in piazza Europa 18, luogo in cui, oltre all’organizzazione di mostre, tiene lezioni di pittura e decorazioni per tutte le fasce d’età dal venerdì alla domenica dalle 15 alle 19.

Per maggiori informazioni è possibile contattare l’artista al numero 3491256344 oppure all’indirizzo mail annamaria.charlottelangst@gmail.com

MARA MARTELLOTTA

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Qui regna il Colore, la Pazienza il Sorriso!

Mostra “ Il Giardino magico” Mostra di quadri di Anja

Con il ricordo di Benny

presso “Anja’s Atelier” piazza Europa 18, interno cortile Bardonecchia

apertura 1 – 31 agosto 2024

10.00 – 12.00 e dalle 15.00 -19.00 chiuso il lunedì

Inaugurazione sabato 3 agosto 2024 ore 17.00

Patrocinio Comune di Bardonecchia

Salvatore Di Costanzo: alla scoperta de “L’isola della grande magia”

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La vita di Maria è segnata dal dolore e dalla tristezza, ma tutto cambia quando, a ridosso delle festività natalizie, incontra Alessandro, un uomo dal passato enigmatico ma che sembra conoscere i misteri e le magie dell’isola. Alessandro introduce Maria a una leggenda locale su un folletto chiamato “munaciello” e le consiglia di mettere un bicchiere di birra sotto al letto ogni notte per placare gli spiritelli…

IL LIBRO

La storia segue le vicende di Maria, una fanciulla di undici anni che, dopo un tragico incidente automobilistico che ha portato alla morte del padre, si trasferisce con la madre a Buonopane, una pittoresca frazione di Barano d’Ischia. La vita di Maria è segnata dal dolore e dalla tristezza, ma tutto cambia quando, a ridosso delle festività natalizie, incontra Alessandro, un uomo dal passato enigmatico ma che sembra conoscere i misteri e le magie dell’isola. Alessandro introduce Maria a una leggenda locale su un folletto chiamato “munaciello” e le consiglia di mettere un bicchiere di birra sotto al letto ogni notte per placare gli spiritelli. Maria, inizialmente scettica, si apre alla magia quando il bicchiere si svuota misteriosamente ogni mattina.

Con l’aiuto di Alessandro, Maria esplora i segreti mistici dell’isola e si avvicina alla madre, Alina, che inizialmente disapprova l’amicizia tra la figlia e l’uomo misterioso. Tuttavia, Alessandro conquista la fiducia di Alina mostrandole un incredibile trucco di magia. Nel frattempo, Maria inizia a frequentare Tommaso, un ragazzo che prima faceva parte di un gruppo di bulli. Intanto Buonopane s’appresta a festeggiare “La Notte dell’Epifania”; che in questa piccola frazione è un vero e proprio culto.

La relazione tra Alina e Alessandro si approfondisce, mentre Maria si avventura in un incredibile viaggio nell’isola della grande magia; la terra di Agartha, guidata dalla befana, Stellino (il misterioso gatto di Alessandro) e un pettirosso. A questo gruppo si aggiungeranno due “munacielli” e Tommaso.

Durante il suo soggiorno ad Agartha, Maria apprende della possibilità di vedere le persone che non sono più nel suo mondo attraverso un fungo speciale chiamato “albogatto della vita”. Decide di raggiungere il castello del Santo nel regno di Zinn con i suoi nuovi compagni d’avventura. Lungo il lungo e fantastico viaggio, Maria deve rinunciare agli amici che la stanno accompagnando in questa incredibile esperienza, ma una volta arrivata al castello, scopre e accetta la verità su se stessa. Ora, libera dalle catene del passato, Maria può abbandonare il limbo in cui si trova e abbracciare la libertà.

L’AUTORE

Salvatore Di Costanzo è nato a Castellammare di Stabia il 26 ottobre del 1984. Quando aveva 4 anni i genitori, per motivi familiari, si trasferirono ad Ischia, dove ha trascorso tutta la sua infanzia e dove ancora oggi vive. È Diplomato in Ragioneria e, appena diciottenne, ha iniziato a lavorare come resident dj. Ha frequentato l’università di sociologia di Napoli ma non ha completato il corso per dedicarsi a tempo pieno alla sua passione per il cinema. A 24 anni scrive e dirige un lungometraggio di genere horror per una produzione indipendente italo-francese, intitolato “La Prigione Oscura”.

Nel luglio 2017 viene pubblicato il libro “Sette Rose per Sofia” col quale vince diversi premi letterari tra cui il “Diploma al Merito Narrativo” conferito dall’Associazione Artistica – Culturale Accademia degli Artisti di Napoli. Un anno dopo lavora nella Fiction “L’amica Geniale” come attrezzista durante le riprese degli episodi girati ad Ischia. Tra il 2020 e il 2022 vengono pubblicati diversi suoi racconti brevi e poesie, tra cui il suo secondo e terzo romanzo intitolati “Sognando Agartha” e “Unforgiven”. Il 6 Maggio 2024, la PubMe, nella collana Monna Lisa, edita il quarto manoscritto dell’autore, dal titolo: “L’isola della grande magia”.

Opere Letterarie:

ROMANZI

2018 – Sette Rose per Sofia (edito dal Gruppo Albatros il Filo)

2020 – Sognando Agartha (edito dalla GDS edizioni)

2020 – Unforgiven (edito dalla IVVI editore)

2024 – L’isola della grande magia (edito da PubMe per la collana Monna Lisa)

2024 – Il sogno di Natale (edito dalla Pinguino Libri) in fase di editing

POESIE

2020 – raccolta di 12 poesie presenti nella Collana Poetica Versus vol. 28 (edito dalla Dantebus Edizioni)

2022 – poesia CIELO SOPRA NAPOLI presente nel libro corale “Poesia Italiana – libro Bianco” (edito dalla IVVI editore)

RACCONTI

2020 – IL BACIO DELLA SOLITUDINE racconto presente nel libro corale “Le nostre quarantene” (edito dalla IVVI editore)

2020 – LETTERA A SOFIA racconto presente nel libro corale “Le parole che non ti ho detto” (edito dalla IVVI editore)

2020 – LA FAVOLA DI TIMMY racconto presente nel libro corale “Amici Gatti” (edito dalla IVVI editore)

LINKS UTILI

https://www.mondadoristore.it/L-isola-della-grande-magia-Salvatore-Di-Costanzo/eai979125458583/

https://www.amazon.it/Lisola-della-grande-magia-Monnalisa/dp/B0D3BZ2K8Q/?_encoding=UTF8&pd_rd_w=MKs8Z&content-id=amzn1.sym.bf6fe3d2-fa68-4799-94fa-dbe156d94924%3Aamzn1.symc.fddc876e-12b4-4705-b1ac-5d8fc5d10d1f&pf_rd_p=bf6fe3d2-fa68-4799-94fa-dbe156d94924&pf_rd_r=GRWSF27JQK8DBGDT0D6V&pd_rd_wg=kf7en&pd_rd_r=3375efdb-bcdc-4b8b-96c8-411c43c8ef89&ref_=pd_hp_d_atf_ci_mcx_mr_ca_hp_atf_d

 

Nel romanzo di Francesco Maugeri la storia di un gatto raccontata da lui medesimo

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“Coloro che sanno inchinarsi di fronte alla regalità dell’universo felino potranno scoprire in questo testo -da una prospettiva diversa- i profondi legami che possono instaurarsi tra un essere umano e un gatto, nei quali uno appartiene all’altro vicendevolmente, pur mantenendo ciascuno le proprie peculiarità e la propria fiera indipendenza”

“Io sono un gatto”

“Questa è la storia di un gatto raccontata da lui medesimo. Chi non ama il mondo felino non si avvicini per nulla a questo libro, lo lasci stare, perché in esso troverebbe solo un micio dall’apparenza altezzosa, pieno di sé, con l’ardire di rivolgersi direttamente al lettore dandogli del tu e trattandolo a volte con palese supponenza e disprezzo.

 

Coloro che invece sanno inchinarsi di fronte alla regalità dell’universo felino potranno scoprire in questo testo -da una prospettiva diversa- i profondi legami che possono instaurarsi tra un essere umano e un gatto, nei quali uno appartiene all’altro vicendevolmente, pur mantenendo ciascuno le proprie peculiarità e la propria fiera indipendenza. Ne esce una storia di condivisione -non sempre facile-, di affetti che stentano a nascere ma che poi diventano intensi, di tolleranza e accettazione del diverso. Il tutto condito da una buona dose di ironia, talvolta agrodolce, talaltra scanzonata, in cui è l’essere umano ad essere preso di mira come soggetto strano, incomprensibile, pieno di inconciliabili contraddizioni “.

L’autore:

Francesco Maugeri è nato a Roma il 25 ottobre 1979. Consulente grafologo diplomatosi presso la Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma (LUMSA) è laureato in lettere moderne e filologia moderna.

Vive nella provincia viterbese e lavora presso l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo.Ha pubblicato “Una vita (stra)ordinaria” (I edizione, ilmiolibro.it, 2019; II edizione arricchita, Independently published 2020);“L’incompiuta”, (I edizione, independently published 2020; II edizione,  independently published 2020“Stella Maris”, independently published 2020 “Italiano Lingua Viva – considerazioni e ipotesi sull’italiano contemporaneo”, independently published  2021

 

Palazzo Rosa, le stanze della Cosmetica

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“Palazzo Rosa prende il nome dall’abitazione della mia famiglia – spiega Carlo Rosa – ed io ho voluto fare lo stesso con la mia collezione di cosmetici, finalizzata a regalare a ogni donna l’emozione di entrare in un palazzo che è un vero e proprio tempio di bellezza. Il nome delle Stanze della Cosmetica è stato scelto per indicare la mia attività di produzione di cosmetici bio proprio perché in quelle stanze è avvenuto il miracolo della bellezza.

Nei bei cortili di Palazzo Rosa sono sempre state coltivate le rose antiche perché sono belle, sono contenute nello stemma di famiglia e nel cognome della casata.

Fu nel Seicento che Luis de la Rose sposò Geneviève du Puy per le sue virtù che non comprendevano l’effimera bellezza. Geneviève, poco più che bambina, attratta dal coloratissimo cinorrodo, il falso frutto della rosa, provò a passarselo tra le mani trovando un immediato sollievo. Ebbe la geniale intuizione di estrarne un olio miracoloso che, in breve tempo, di tre mesi lunari, la guarì dalla dermatite donandole quella bellezza del volto che non aveva mai avuto.

La ricetta fu tramandata di generazione in generazione fino all’Unità d’Italia.

Con l’Unità d’Italia entravano nel Palazzo le rose moderne con quei petali colorati, con quei boccioli ricchi e gonfi, con quei profumi paradisiaci che accarezzano tutti i sensi delle donne di famiglia.

Da quel momento è stato un continuo inventarsi profumi, essenze e lozioni”.

“In particolare Palazzo Rosa – aggiunge Carlo Rosa- deriva il suo nome dalla tradizione della Rosa Damascena, portata dall’Egitto e tanto amata dalla compianta madre Olga.

Fu proprio lei, Donna Olga, a volere per capriccio una Rosa Damascena nel roseto di Palazzo Rosa.

Nella propria casa di famiglia mia madre aveva un antico esemplare di Rosa Damascena portato in patria dall’Egitto da Bernardino Drovetti con le migliaia di oggetti che oggi costituiscono la collezione del Museo Egizio di Torino. Quando si trattò di trovare una profumazione per questi cosmetici tra le migliaia di rose, la scelta per me era quasi impossibile, considerata la varietà ampia della fragranza delle rose. Fu invece mia madre, senza esitazione, a scegliere quella della Rosa Damascena, perché ha mille virtù cosmetologiche e neurocosmetiche. Infatti, appena si percepisce la fragranza della rosa damascena, le preoccupazioni paiono dissolversi e un senso di serenità pervade l’anima”.

“La collezione di Palazzo Rosa è stata lanciata nel 2019. La mia vita è cambiata nel bello e nella bellezza. La mia vita, da quell’anno, è tutta rivolta allo studio della bellezza e a come donare la felicità alle persone, perché la bellezza salverà il mondo solo se il mondo salverà la bellezza. In quanto ultimo erede della casa decido di non disperdere questo antico sapere ereditato dalle donne della mia famiglia, e trovo un alleato nel mio carissimo amico Eduardo Guarneschella, famoso cultore della cosmesi naturale. Mettendo assieme le forze della creatività, abbiamo dato vita a questa line cosmetica alla rosa damascena, che è tradizionale ma anche innovativa, italiana e bio, naturale e sostenibile. Riesco a coniugare la tradizione e l’innovazione del culto del biologico nel modo più naturale possibile, usando antiche ricette, ma processando gli ingredienti naturali e bio con le ultime tecnologie, che permettono di non disperdere i preziosi elementi cosmetologici.

Nel nostro laboratorio escono prodotti di altissima qualità, concepiti, creati e prodotti in Italia. Usiamo solo materie prime selezionate e sicure. Palazzo Rosa investe in ricerche e sviluppo per proteggere la salute delle persone e migliorare il loro aspetto fisico. Palazzo Rosa non è solo un creatore di cosmetici, ma è anche un alleato prezioso per la bellezza e il benessere dei clienti. Noi vogliamo crescere con essi grazie alle loro richieste e necessità. Palazzo Rosa è un’azienda etica e offre la possibilità di provare in esclusiva nella propria abitazione la collezione di cosmetici bio.

Mara Martellotta

Gianni Spaterna, emozione acquerello

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Gianni Spaterna è nato a Perugia, si considera torinese di adozione in quanto ha frequentato il liceo scientifico e la facoltà di Architettura a Torino, dove svolge la sua attività professionale.

Il suo interesse per l’arte figurativa si è manifestato sin dall’infanzia e, nel 2016, ha deciso di frequentare un corso di pittura, con il pittore naturalista Lorenzo Dotti, per apprendere la particolare tecnica dell’acquerello, scoprendo che accanto all’interesse e alla capacità c’era una grande passione per questa tecnica, spesso sottovalutata, nel circuito dell’arte. Da allora ha realizzato ben 260 opere, partecipando a mostre collettive, mostre personali e concorsi nazionali e internazionali. Negli anni del Covid ha poi seguito un corso di pittura online della pittrice naturalista Cristine Girard.

La sua prima mostra personale risale al 2019 ed è stata allestita nello studio del fotografo Giancarlo Tovo, lo Studio 17, in via Cesare Battisti 17, a Torino. La seconda mostra, incentrata sugli animali (non domestici), risale al 2022. Per la terza mostra, intitolata “Torino” e presentata nel novembre 2023, ha scelto uno show room di arredamento, chiamato “Metroquadro”, in corso Matteotti 17/c, a Torino, durante la quale i suoi quadri, risultato di un lavoro di osservazione della città attraverso uno sguardo artistico e i suoi colori, sono stati molto apprezzati anche per l’inserimento di un contesto che non era quello della classica galleria d’arte ma di uno show room di arredamento contemporaneo.

Il soggetto scelto è stato la città di Torino, che l’ha accettato dal punto di vista umano e professionale, di cui ha dipinto luoghi noti ai torinesi e ai turisti. Ha esposto 34 acquerelli inediti che sono il risultato di una scelta sul campo di particolari fotografici, oltre ai primi schizzi a matita, finalizzati a far emergere la vivacità cromatica del notevole patrimonio architettonico e l’atmosfera della città mediante l’uso di colori decisi, meno diluiti in acqua, nel primo caso, e maggiormente nel secondo. Ha impiegato anche forti contrasti ed effetti chiaroscurali generati dalla luce, ricordando le parole dell’architetto Le Corbusier, che disse: “L’architettura è il gioco sapiente e rigoroso dei volumi sotto la luce”.

Spaterna ritiene che la persona creativa non sia una, ma una moltitudine di persone capaci di esprimere un’ampia gamma di emozioni, ed è anche per questo motivo che ha scelto di cimentarsi su soggetti diversi anziché prediligere un tema specifico ripetitivo, poiché limitante. Nel suo portfolio si possono ammirare acquerelli raffiguranti animali, persone, paesaggi terrestri, paesaggi marini, mezzi di trasporto, imbarcazioni e architetture.

Le sue opere, dal 2016, grazie a mostre collettive e personali, hanno toccato città come New York, Londra, San Pietroburgo, Charlotte, Figueres, Venezia, Milano, Sanremo e Arles.

Mara Martellotta

 

L’artista Maurizio D’Andrea, fondatore del “Movimento Artistico Introversico Radicale”

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L’artista internazionale Maurizio D’Andrea è nativo di Napoli e sin dalla sua giovane età ha dimostrato un vivo interesse per la psicologia, dedicandosi allo studio delle teorie di Jung e di Freud, riuscendo ad immergersi nelle profondità dell’inconscio e degli archetipi collettivi, plasmando la sua visione artistica.

L’avventura pittorica inizia molto presto, a soli sedici anni, dando vita a paesaggi mentali che altro non sono che il riflesso dell’interno della sua mente, permeata profondamente dall’inconscio. Molti sono stati gli strumenti artistici sperimentati da D’Andrea, quali pennelli, spatole, rulli e stracci, tutti capaci di esprimere la complessità dei suoi pensieri. Le sue opere sono caratterizzate da colori audaci e gesti pittorici intensi, talora descritti come nevrotici, segno di uno studio approfondito, da parte di D’Andrea, della pittura di Jackson Pollock, sulla quale si è concentrato sui suoi gesti liberi, e di Emilio Vedova, noto pittore astrattista italiano. L’arte del maestro Maurizio D’Andrea può essere classificata nell’ambito dell’astrattismo lirico-informale, in cui emozioni e sensazioni sono comunicate attraverso l’uso della forma, del colore e dei gesti. Le sue opere rappresentano un’immersione nell’inconscio e nell’esplorazione della mente umana.

 

“Il mio ‘viaggio artistico’- svela D’Andrea- scava nelle profondità nascoste della mente, un viaggio ispirato al lavoro pionieristico di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung. Questi visionari hanno illuminato il concetto di inconscio, un regno in cui risiedono strati di pensiero, desideri e esperienze umane condivise, capaci di manifestarsi attraverso simboli, miti e immagini ricorrenti. Nella mia arte utilizzo l’astrazione e ne faccio uno strumento di trasformazione. L’astrazione pura, nella sua essenza, cerca di distillare il nucleo di un oggetto o di un’idea, eliminando la rappresentazione diretta della realtà. Attraverso questa astrazione cerco di aggirare la superficie e di immergermi nell’inconscio, dove si trovano gli archetipi universali.

Archetipi che emergono nelle mie opere come forme e simboli ripetuti, forgiando un linguaggio visivo capace di trascendere le barriere linguistiche e culturali. Il mio viaggio creativo è plasmato da un ricco arazzo di influenze. Tra queste figura l’espressionismo astratto americano, in particolare la New York School, che ha lasciato un segno indelebile nella mia comprensione dell’arte astratta e della pittura gestuale: Jackson Pollock, Mark Rothko e Robert Motherwell hanno guidato la mia esplorazione della spontaneità, dell’espressione emotiva attraverso il colore e la trasmissione dei significati profondi attraversi i dipinti. Ciò che mi motiva è la ricerca dell’universale, ispirata al concetto di Platone della forma universale.

Cerco di catturare queste forme universali nella mia arte rivelando le profonde connessioni tra esperienze umane condivise. A Torino, culla dell’innovazione e della creatività artistica, ho fondato il “Movimento Artistico, Introversico Radicale”, che sostiene la purezza nell’interiorità dell’arte, incoraggiando la collaborazione, la sperimentazione e la liberazione dell’espressione creativa dai vincoli commerciali. Esso mira a coinvolgere gli spettatori in una relazione individuale e viscerale con l’arte, in cui l’artista, l’opera d’arte e lo spettatore si impegnano in un dialogo profondo.

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Il mio viaggio si estende oltre la pittura tradizionale per includere l’arte digitale, dove continuo a esplorare le profondità della mente umana. I miei lavori digitali approfondiscono vortici interiori, proiezioni mentali e spazialità geometriche. Attraverso il mio software “Artetc” creo fusione e sovrapposizione spaziale di forme, linee e archi, sbloccando le nuove dimensioni dell’espressione artistica. Ai miei occhi, il successo come artista si verifica quando il mio lavoro trascende l’espressione personale e diventa una fonte di connessione, contemplazione e ispirazione per gli altri. Si tratta di comunicare in modo efficace emozioni e concetti complessi attraverso l’arte, lasciando un impatto duraturo sugli individui e sulla società nel suo insieme.

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L’arte è uno specchio che riflette l’anima della società, un potente mezzo per l’espressione culturale, il commento sociale e l’esplorazione delle esperienze umane. Sfida le convenzioni, provoca discussioni e arricchisce le nostre vite promuovendo la creatività, il pensiero critico e le connessioni emotive. Preserva la nostra storia, documenta la nostra cultura e lascia un‘eredità senza tempo. Il mio obiettivo è condividere la mia arte con un pubblico globale, consentendo a persone provenienti da culture differenti di connettersi con il mio lavoro e di trovare un significato personale. Voglio trasmettere il linguaggio dell’inconscio e dimostrare che l’arte astratta può trascendere le barriere culturali e linguistiche, toccando le corde dell’umanità”.

L’artista sta dando un contributo notevole all’astrattismo internazionale contemporaneo. I suoi studi mirano ad arricchire e sostenere il linguaggio astratto e le sue molteplici astrazioni, con focus sulla psiche. Ha esposto in mostre collettive e private a New York, Tokyo, Parigi, Madrid, Bruxelles, Berlino, Barcellona, Amsterdam, Zurigo, Londra, Berna e in altre città.

Il primo agosto sarà a Vienna con una mostra personale nella famosa galleria Steiner. Maurizio D’Andrea è presente sui social con il profilo Facebook e il profilo Instagram, nei quali è possibile trovare anche le immagini delle sue opere d’arte.

 

Mara Martellotta