TRIBUNA- Pagina 4

Clean Air Dialogue, Legambiente: “Le misure fin qui adottate non sono state sufficienti”

Il Governo scommetta su un Piano nazionale contro l’inquinamento che abbia davvero al centro la mobilità sostenibile, la rigenerazione urbana, l’innovazione, l’efficienza energetica e la riconversione sostenibile dell’autotrazione, dell’industria e dell’agricoltura”

Per Legambiente sul fronte delle politiche antismog arrivano timidi passi avanti: se da una parte il protocollo Aria Pulita sottoscritto da ministeri di – Ambiente, Economia, Sviluppo Economico, Infrastrutture e trasporti, Politiche agricole, Salute – con le Regioni e le Province autonome rappresenta in parte una buona notizia per l’ambiente, dall’altra parte le risorse pianificate fin qui non sono, però, sufficienti per ridurre le emissioni inquinanti, migliorare la qualità dell’aria e renderle le città più vivibili. Quello che manca è una strategia complessiva fondata su risorse certe che metta davvero al centro le aree urbane, dove oggi si concentra una sfida importante e decisiva soprattutto nella lotta ai cambiamenti climatici, e che punti sulla mobilità sostenibile, sulla rigenerazione urbana, sulla riconversione sostenibile dell’autotrazione e dell’industria, sulla riqualificazione edilizia, il riscaldamento con sistemi innovativi. Senza dimenticare che il settore agricolo e il trasporto marittimo devono dare il proprio contributo alla risoluzione di quest’emergenza. Per questo l’associazione ambientalista oggi da Torino – nel corso del flash mob che ha organizzato in occasione della due giorni di Clean Air Dialogue italiano – ha rilanciato le sue proposte antismog che riguardano il trasporto pubblico, privato e commerciale, il settore dell’energia, quello del riscaldamento domestico, dell’agricoltura e dell’urbanistica, ribadendo che l’urgenza di definire una strategia e un piano nazionale contro l’inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro che siano in grado di coinvolgere tutte le città e i territori d’Italia. Tra gli interventi che l’associazione chiede e propone c’è ad esempio quello di: ripensare l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città creando ampie “zone 30” e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani, potenziare il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare, prevedere rete ciclabili che attraversino nelle diverse direttrici i centri urbani; ma anche ripensare il proprio stile di vita in una chiave più ecofriendly. E poi introdurre politiche di Road Pricing e Ticket pricing e zone a basse emissioni nelle aree urbane più popolate, vietare l’uso di combustibili fossili inquinanti nel riscaldamento degli edifici; diffondere nuove tecnologie e sistemi (come le pompe di calore e il district heating), stabilire nuovi strumenti per rilanciare gli interventi di riqualificazione energetici.

“Oggi il premier Conte ha ribadito che l’aria è un bene di tutti e che c’è la volontà e l’impegno dell’Italia di allinearsi alle direttive Ue. Parole – commenta il Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – alle quali devono seguire fatti concreti di lungo termine, per questo chiediamo all’Esecutivo di avere il coraggio di imprimere su questo fronte un cambiamento davvero concreto attraverso politiche antismog più efficaci e coraggiose che si integrino con quelle regionali e metropolitane, perché le misure adottate fino ad oggi non sono state a nostro avviso sufficienti. In questi anni l’emergenza inquinamento atmosferico è stata affrontata in maniera disomogenea ed estemporanea.A quasi nulla sono serviti i piani anti smog in nord Italia scattati il primo ottobre 2018 con il blocco, parziale, della circolazione per i mezzi più inquinanti. Gli interventi di cui abbiamo bisogno devono avere al centro un diverso modo di vivere e pensare le città e devono essere in grado di portare un complessivo cambiamento degli stili di vita e della mobilità dei cittadini, incentivando la pedonalità, dando più spazio alla ciclabilità e alla micromobilità, potenziando il trasporto pubblico con nuove risorse, puntando su innovazione ed efficienza energetica, senza dimenticare che in questa partita sono coinvolti anche settori come quello agricolo e industriale. Misure e interventi chiesti più volte anche dall’Europa, che è stato spesso un vero salvagente per tanti Paesi e soprattutto per l’Italia, che si è più volta pronunciata in merito chiedendo alla nostra Penisola, sulla quale gravano diverse procedure di infrazione, un impegno serio e concreto su questo fronte per tutelare non solo l’ambiente ma anche la salute dei cittadini. Ora è giunto il momento di dimostrarlo spostando una parte dei 19 miliardi di euro di sussidi alle fonti fossili per una concreta lotta allo smog e alla crisi climatica”.

“Le misure finora adottate in Piemonte sono state evidentemente insufficienti per rispondere all’emergenza ambientale e sanitaria in corso – dichiara Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Per questo chiediamo al neo presidente della Regione Cirio, partendo dal nuovo Piano regionale per la Qualità dell’Aria e di concerto con i presidenti delle altre regioni del Nord Italia, politiche più coraggiose nel settore dei trasporti, primo imputato della grave situazione di inquinamento che vive la nostra regione. È prioritario promuovere in modo efficace la mobilità sostenibile e disincentivare in parallelo l’uso dell’auto privata, coinvolgendo e condividendo il più possibile le scelte strategiche con le associazioni e la cittadinanza tutta. Per incentivare spostamenti casa-scuola-lavoro sostenibili occorre però che la nuova Giunta parta da un piano per la completa riattivazione delle linee ferroviarie tagliate in tutto il Piemonte nel 2011/2012”.

Legambiente ricorda infine che in questa partita svolge un ruolo importante il piano energia e clima. L’Italia è ancora in tempo per dotarsi di un Piano Energia e clima più ambizioso ed in linea con la soglia critica di 1.5°C. Quello di cui abbiamo bisogno è un piano nazionale coerente con l’Accordo di Parigi, che punti ad un futuro energetico al 100% rinnovabile e sull’efficienza energetica per ridurre consumi e importazioni; che acceleri la transizione fuori dalle fonti fossili (cancellando gli assurdi sussidi diretti e indiretti previsti), che renda davvero possibile l’uscita dal carbone al 2025. 

 

Legambiente Piemonte

“CITTA’ DELLA SALUTE PERDE 5 MILIONI DI EURO AL MESE”

Una delibera del giugno 2018 conferma questo dato preoccupante che crediamo sia peggiorato nell’ultimo anno NurSind esprime forte preoccupazione per i servizi e per il personale e chiede alla nuova Giunta Regionale garanzie e tempestività

A fronte della forte, necessaria e non più rinviabile necessità di nuove assunzioni di personale addetto alla cura e all’assistenza, Infermieri, medici , oss, siamo fortemente preoccupati dalla situazione economica in cui versa l’Azienda dichiara Francesco Coppolella, Segretario Regionale del NurSind, il principale sindacato infermieristico. Il rischio è che in assenza di provvedimenti urgenti e tempestivi la situazione inciderà negativamente sui servizi erogati e sulla qualità dell’assistenza. Infatti, solo lo scorso mese di giugno e la situazione sembra essere peggiorata, la deliberazione numero 76 del 29 giugno 2018 l’Azienda sanitaria Città della Salute rendeva necessario, al fine di evitare l’esecuzione forzata delle somme che garantiscono i servizi pubblici essenziali, l’impignorabilità delle somme e degli importi corrispondenti agli stipendi del personale dipendente e convenzionato e quelli necessri all’erogazione dei servizi pubblici essenziali, secondo il disposto del dl 9 del 1993 , convertito in Legge n 67 Nella delibera si legge che Il fabbisogno di cassa mensile ammonta a 76.200.000 milioni di euro per stipendi , bene e servizi sanitari e non. I trasferimenti di cassa ammontano a 64.000.000 milioni di euro e che le entrate proprie dell’azienda ammontano a sole 7000.000 milioni di euro, insufficienti a colmare il restante fabbisogno mensile. E’ facile intuire, leggendo la delibera come secondo questo inquietante prospetto l’azienda ha una pedita mensile di 5 milioni di euro . Ci pare abbastanza improbabile che la situazione possa essere affrontata e migliorata tagliando ancora sul personale del quale ce ne assoluto bisogno affermma Coppolella. Secondo il NurSind non è pensabile neanche pensare ad ulteriori tagli dei servizi giàperpetrati in questi anni. Abbiamo bisogno di risorse urgenti e strategie che la classe politica deve assumersi l’impegno di portare avanti.

 

SEGRETERIA REGIONALE NurSind Piemonte

Torino a sostegno della ricerca: in scena i Promessi Sposi dei Varallo's

Torino sostiene la ricerca che l’IRCCS Fondazione Stella Maris effettua sulle malattie rare (Sindrome di Melas), grazie al team del Laboratorio di Medicina Molecolare per le Malattie Neurodegenerative diretto dal Prof Filippo Santorelli. E lo fa grazie all’impegno della Compagnia Teatrale che venerdì 7 giugno alle ore 21 presso il Teatro Agnelli di via Paolo Sarpi 111, porta in scena I Promessi Sposi in una (libera) rielaborazione di Carla Aiassa. Si tratta di una commedia il cui intero ricavato sarà devoluto alla ricerca sulle malattie rare. Rare sono le malattie mitocondriali, nel loro insieme rappresentano le più frequenti malattie genetiche nell’uomo: circa 1 caso ogni 5000. 
Le malattie mitocondriali sono patologie che possono insorgere sia nel bambino che nell’adulto, con presentazioni cliniche molto varie. Il sospetto di malattia mitocondriale viene posto in pazienti che presentino vari sintomi in organi apparentemente non correlati, con prevalente compromissione neuromuscolare e con decorso progressivo. 
La diagnosi clinica viene confermata mediante esami di laboratorio, che comprendono test genetici ed, in alcuni casi, la biopsia muscolare. Sul fronte terapeutico, cocktail antiossidanti permettono di ridurre i sintomi come l’affaticamento e l’intolleranza allo sforzo. 
Logopedia, riabilitazione possono essere utili per preservare o migliorare la funzionalità e la mobilità dei pazienti. Nuove molecole sono attualmente in corso di sperimentazione. Nell’ambito della ricerca, si sviluppano protocolli sperimentali per identificare nuovi geni e nuovi biomarcatori, in collegamento con i maggiori centri italiani ed internazionali specializzati in patologie rare della produzione di energia. Grazie agli amici torinesi PAOLO E ALBINA E AI VARALLO’S, la ricerca su queste patologie ha nuovi alleati. Grazie Torino. 
IRCCS Fondazione Stella Maris. E’ una istituzione di rilevanza nazionale nell’alta specialità della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. E’ l’unico Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) con sede in Toscana e il solo in Italia dedicato esclusivamente all’assistenza e ricerca nell’ambito della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. Stella Maris è un punto di riferimento all’’avanguardia che coniuga i migliori livelli di cura con un’elevata qualità della ricerca scientifica nell’ambito delle neuroscienze dell’età evolutiva. Ricovera circa 3200 bambini ed effettua oltre 40000 visite ambulatoriali all’anno. I bambini provengono da tutta Italia. L’organizzazione interna è suddivisa in branche ultra-specialistiche. Rilevanti, tra gli altri, i servizi di emergenza psichiatrica in adolescenza e pre-adolescenza, l’unità per la riabilitazione delle gravi disabilità in età evolutiva, il laboratorio di medicina molecolare, la risonanza magnetica a 7T, la prima e l’unica in Italia, i servizi ospedalieri per l’autismo e per i disturbi alimentari, il centro ambulatoriale per la cura dei disturbi della condotta sociale, il centro per la prevenzione dei disturbi psichici nell’infanzia. 

Torino a sostegno della ricerca: in scena i Promessi Sposi dei Varallo’s

Torino sostiene la ricerca che l’IRCCS Fondazione Stella Maris effettua sulle malattie rare (Sindrome di Melas), grazie al team del Laboratorio di Medicina Molecolare per le Malattie Neurodegenerative diretto dal Prof Filippo Santorelli. E lo fa grazie all’impegno della Compagnia Teatrale che venerdì 7 giugno alle ore 21 presso il Teatro Agnelli di via Paolo Sarpi 111, porta in scena I Promessi Sposi in una (libera) rielaborazione di Carla Aiassa. Si tratta di una commedia il cui intero ricavato sarà devoluto alla ricerca sulle malattie rare. Rare sono le malattie mitocondriali, nel loro insieme rappresentano le più frequenti malattie genetiche nell’uomo: circa 1 caso ogni 5000. 

Le malattie mitocondriali sono patologie che possono insorgere sia nel bambino che nell’adulto, con presentazioni cliniche molto varie. Il sospetto di malattia mitocondriale viene posto in pazienti che presentino vari sintomi in organi apparentemente non correlati, con prevalente compromissione neuromuscolare e con decorso progressivo. 
La diagnosi clinica viene confermata mediante esami di laboratorio, che comprendono test genetici ed, in alcuni casi, la biopsia muscolare. Sul fronte terapeutico, cocktail antiossidanti permettono di ridurre i sintomi come l’affaticamento e l’intolleranza allo sforzo. 
Logopedia, riabilitazione possono essere utili per preservare o migliorare la funzionalità e la mobilità dei pazienti. Nuove molecole sono attualmente in corso di sperimentazione. Nell’ambito della ricerca, si sviluppano protocolli sperimentali per identificare nuovi geni e nuovi biomarcatori, in collegamento con i maggiori centri italiani ed internazionali specializzati in patologie rare della produzione di energia. Grazie agli amici torinesi PAOLO E ALBINA E AI VARALLO’S, la ricerca su queste patologie ha nuovi alleati. Grazie Torino. 
IRCCS Fondazione Stella Maris. E’ una istituzione di rilevanza nazionale nell’alta specialità della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. E’ l’unico Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) con sede in Toscana e il solo in Italia dedicato esclusivamente all’assistenza e ricerca nell’ambito della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. Stella Maris è un punto di riferimento all’’avanguardia che coniuga i migliori livelli di cura con un’elevata qualità della ricerca scientifica nell’ambito delle neuroscienze dell’età evolutiva. Ricovera circa 3200 bambini ed effettua oltre 40000 visite ambulatoriali all’anno. I bambini provengono da tutta Italia. L’organizzazione interna è suddivisa in branche ultra-specialistiche. Rilevanti, tra gli altri, i servizi di emergenza psichiatrica in adolescenza e pre-adolescenza, l’unità per la riabilitazione delle gravi disabilità in età evolutiva, il laboratorio di medicina molecolare, la risonanza magnetica a 7T, la prima e l’unica in Italia, i servizi ospedalieri per l’autismo e per i disturbi alimentari, il centro ambulatoriale per la cura dei disturbi della condotta sociale, il centro per la prevenzione dei disturbi psichici nell’infanzia. 

SERAFINO DI LORETO (SDL): “USURA E ANATOCISMO BANCARI, POSSIBILE CAUTELARSI”

L’efficacia di strumenti legali ancora poco conosciuti per chiamarsi fuori da critiche situazioni economiche di difficile gestione.

Negli ultimi 11 anni, a partire dal disastroso default americano del 2008, anche in Italia assistiamo piuttosto tristemente e ricorrentemente a episodi di cronaca che vedono protagoniste, loro malgrado, le banche: ree di aver letteralmente polverizzato i risparmi di migliaia e migliaia di connazionali, attraverso l’operato infausto di management a dir poco disastrosi, determinando anche il crollo degli istituti di credito stessi. E la crisi versione 2019 non sembra tantomeno agevolare di certo una già di per sé complicata e difficile situazione.Da qui, il fenomeno per lo più tutto italiano di una serie di fusione a catena fra gruppi diversi per cercare di stare a galla. E ripartire, spesso e volentieri, grazie ai soldi dello Stato, o per mezzo di consistenti operazioni di ricapitalizzazione condotte soprattutto attraverso nuove richieste di fiducia in denaro proprio a quegli stessi correntisti–azionisti: ai quali, invece, andrebbero fatte mille e più scuse, e restituite somme cospicue.A partire dal 1999, e più precisamente da quando Piero Calabrò, famosissimo e stimato Magistrato, ottenne in tribunale la prima pronuncia storica in materia di anatocismo e usura bancaria, per i sempre più numerosi e onesti consumatori italiani si è aperto uno scenario nuovo grazie al quale poter ottenere giustizia dalle banche.

Un’attività, questa, che ha fatto della celebre società bresciana ‘SDL Centrostudi SPA’ il punto di riferimento indiscusso nel nostro Paese per quanto riguarda la verifica dei possibili vizi usurari e anatocistici che spesso inquinano la bontà e la salute dei conti correnti.Fondata nel 2010 dal geniale Serafino Di Loreto, in passato stimato avvocato e tuttora imprenditore di successo, l’azienda offre ai consumatori preanalisi gratuite dei loro conti correntu: e persino una polizza che, in caso di soccombenza in tribunale, copre l’intero importo delle spese legali sostenute.A oggi, ‘SDL Centrostudi SPA’ (www.sdlcentrostudi.it) si è rivelata un partner efficace ed efficiente nella gestione anche di altre problematiche di primaria importanza connesse all’avanzare della crisi: tra queste, in primis, il cosiddetto ‘sovraindebitamento,’ alias il superamento delle pendenze economiche sostenibili da consumatori e imprese che sono alla base della cosiddetta ‘morte civile’, recuperando nel complesso dei primi nove anni di attività oltre 250 milioni di euro indebitamente sottratti alle tasche delle fasce deboli, tra cui cittadini, correntisti, famiglie, privati, consumatori e piccole e medie imprese.

Il progetto Casa Base per l'affido familiare

A quei minori le cui famiglie attraversano difficoltà tali da non riuscire più ad occuparsene, l’affido offre un ambiente di cura e affetto che li aiuti a crescere per un periodo di tempo limitato o fino all’età adulta

 
Che cos’è l’affido familiare? Proviamo a spiegarvelo noi di Casa Base.  Il Progetto Casa Base nasce dalla collaborazione fra Cooperativa Paradigma e Fondazione Paideia. Le nostre due comunità residenziali, con sede a Chieri e Avigliana, ospitano in questo momento 20 minori in situazioni di difficoltà, che crescono aiutati da educatori e volontari. Il percorso comunitario dura in media due anni, ma al suo termine non tutti i bambini e ragazzi hanno la possibilità di rientrare presso le proprie famiglie: per questo a Casa Base ci impegniamo costantemente a promuoverne l’affido. Se tutti i nostri ospiti prima o poi devono salutare la vita di comunità, gli educatori e i tanti amici, per alcuni di loro la strada da percorrere rimane ancora in salita. E noi continuiamo a pedalare al loro fianco. A quei minori le cui famiglie attraversano difficoltà tali da non riuscire più ad accuparsene, l’affido offre un ambiente di cura e affetto che li aiuti a crescere per un periodo di tempo limitato o fino all’età adulta, potendo contare su figure di riferimento in grado di supportarli. Figure che gli permettano di continuare quello che definiamo il loro “viaggio verso il futuro”.  Per diventare affidatari non ci sono requisiti prestabiliti: possono offrire la loro disponibilità coppie sposate, conviventi, singole persone, senza limiti di età. L’affido ovviamente è un’opportunità importante che può funzionare solo se si lavora insieme per assicurare a bambini e ragazzi un futuro vincente; per questo noi di Casa Base garantiamo alle famiglie affidatarie vicinanza e sostegno durante il percorso, un aiuto competente volto a fare di questa esperienza un’occasione di crescita per il minore e per la famiglia. In questo momento stiamo cercando degli affidatari per una nostra ospite in particolare: si chiama SerenaSerena ha 14 anni, vive in comunità da due perché i suoi genitori hanno delle difficoltà nel prendersi cura di lei; è una ragazzina silenziosa, dolce e affettuosa. All’inizio si mostra un po’ riservata, ma ha stretto facilmente amicizia con tutti i suoi compagni di scuola. Sta ormai per terminare il suo primo anno di Superiori e le piace molto il cinema. Spesso si chiede cosa le riserverà il futuro. Per lei cerchiamo una risposta a quella domanda: una famiglia che possa accompagnarla nel suo percorso di crescita, regalandole la possibilità di diventare grande con tutto l’affetto di cui una ragazza di quell’età ha bisogno. Per maggiori informazioni, il nostro telefono è sempre acceso: 349.70097900.

www.progettocasabase.it

 
 

Il progetto Casa Base per l’affido familiare

A quei minori le cui famiglie attraversano difficoltà tali da non riuscire più ad occuparsene, l’affido offre un ambiente di cura e affetto che li aiuti a crescere per un periodo di tempo limitato o fino all’età adulta

 

Che cos’è l’affido familiare? Proviamo a spiegarvelo noi di Casa Base.  Il Progetto Casa Base nasce dalla collaborazione fra Cooperativa Paradigma e Fondazione Paideia. Le nostre due comunità residenziali, con sede a Chieri e Avigliana, ospitano in questo momento 20 minori in situazioni di difficoltà, che crescono aiutati da educatori e volontari. Il percorso comunitario dura in media due anni, ma al suo termine non tutti i bambini e ragazzi hanno la possibilità di rientrare presso le proprie famiglie: per questo a Casa Base ci impegniamo costantemente a promuoverne l’affido. Se tutti i nostri ospiti prima o poi devono salutare la vita di comunità, gli educatori e i tanti amici, per alcuni di loro la strada da percorrere rimane ancora in salita. E noi continuiamo a pedalare al loro fianco. A quei minori le cui famiglie attraversano difficoltà tali da non riuscire più ad accuparsene, l’affido offre un ambiente di cura e affetto che li aiuti a crescere per un periodo di tempo limitato o fino all’età adulta, potendo contare su figure di riferimento in grado di supportarli. Figure che gli permettano di continuare quello che definiamo il loro “viaggio verso il futuro”.  Per diventare affidatari non ci sono requisiti prestabiliti: possono offrire la loro disponibilità coppie sposate, conviventi, singole persone, senza limiti di età. L’affido ovviamente è un’opportunità importante che può funzionare solo se si lavora insieme per assicurare a bambini e ragazzi un futuro vincente; per questo noi di Casa Base garantiamo alle famiglie affidatarie vicinanza e sostegno durante il percorso, un aiuto competente volto a fare di questa esperienza un’occasione di crescita per il minore e per la famiglia. In questo momento stiamo cercando degli affidatari per una nostra ospite in particolare: si chiama SerenaSerena ha 14 anni, vive in comunità da due perché i suoi genitori hanno delle difficoltà nel prendersi cura di lei; è una ragazzina silenziosa, dolce e affettuosa. All’inizio si mostra un po’ riservata, ma ha stretto facilmente amicizia con tutti i suoi compagni di scuola. Sta ormai per terminare il suo primo anno di Superiori e le piace molto il cinema. Spesso si chiede cosa le riserverà il futuro. Per lei cerchiamo una risposta a quella domanda: una famiglia che possa accompagnarla nel suo percorso di crescita, regalandole la possibilità di diventare grande con tutto l’affetto di cui una ragazza di quell’età ha bisogno. Per maggiori informazioni, il nostro telefono è sempre acceso: 349.70097900.

www.progettocasabase.it

 

 

Cannabis: "la priorità è chiudere gli shop per tutelare i nostri figli"

“Nel 68% dei casi, i rivenditori dei cannabis shop hanno venduto ai minorenni. Nel 72,2% dei casi non è stato chiesto loro un documento prima dell’acquisto”

Nel 72,2% dei casi i minori dicono che non è stato chiesto loro un documento prima dell’acquisto in un cannabis shop; mentre nel 68% dei casi il rivenditore non si è rifiutato di vendere il prodotto nonostante fossero minorenni. Sono questi i dati allarmanti e inaccettabili della recentissima indagine “Venduti ai Minori” sui prodotti vietati dalla legge come Alcol, Tabacco, Cannabis, Giochi d’azzardo, Pornografia e ugualmente venduti ai minori, presentata il 15 gennaio scorso in Senato e curata dall’Università Europea di Roma.

Inoltre, l’indagine ha rilevato con quanta facilità i minori accedano alla “Cannabis light”, non conoscendone i danni per la salute e il divieto per uso ricreativo. All’interno dei cannabis shop: nel 30% dei cannabis shop non sono presenti cartelli di divieto di vendita ai minorenni e il 35% dei minori dichiara di non averci fatto caso (quindi non esposti in luogo visibile). Solo il 21% degli intervistati li ha visti in alcuni negozi e il 14% dichiara di averli visti sempre. Inoltre: il 69,6% degli intervistati dichiara l’assenza di cartelli per spiegare il corretto utilizzo della sostanza; solo il 3,1% di loro dice di averli visti sempre”

I risultati sono chiari inoltre nel confermare che le informazioni veicolate dai media tendono a confondere i giovani. Infatti, solo il 68,1% del campione intervistato riconosce come serie e permanenti le conseguenze del consumo di cannabis, tuttavia non è da sottostimare il dato che il 7,5% dei minori ritiene che la cannabis non abbia nessun tipo di effetto sulla salute e sullo sviluppo. Per quanto riguarda la cannabis ‘’light’’ i ragazzi, tuttavia, non conoscono la norma che ne regolarizza la vendita e l’utilizzo, tant’è che solo il 27% di loro sa che è un prodotto tecnico e da collezione, non adatto alla combustione (quindi ad essere fumata) e vietato ai minori di 18 anni. Gli altri rispondono che è legale e si può fumare (27%) o che è sempre illegale (26%). Come per la cannabis, moltissimi (20%) rispondono che è legale su prescrizione medica; ancora una volta, probabilmente, le informazioni veicolate dai media tendono a confondere i giovani.

 Moige – Movimento Italiano Genitori

Cannabis: “la priorità è chiudere gli shop per tutelare i nostri figli”

“Nel 68% dei casi, i rivenditori dei cannabis shop hanno venduto ai minorenni. Nel 72,2% dei casi non è stato chiesto loro un documento prima dell’acquisto”

Nel 72,2% dei casi i minori dicono che non è stato chiesto loro un documento prima dell’acquisto in un cannabis shop; mentre nel 68% dei casi il rivenditore non si è rifiutato di vendere il prodotto nonostante fossero minorenni. Sono questi i dati allarmanti e inaccettabili della recentissima indagine “Venduti ai Minori” sui prodotti vietati dalla legge come Alcol, Tabacco, Cannabis, Giochi d’azzardo, Pornografia e ugualmente venduti ai minori, presentata il 15 gennaio scorso in Senato e curata dall’Università Europea di Roma.

Inoltre, l’indagine ha rilevato con quanta facilità i minori accedano alla “Cannabis light”, non conoscendone i danni per la salute e il divieto per uso ricreativo. All’interno dei cannabis shop: nel 30% dei cannabis shop non sono presenti cartelli di divieto di vendita ai minorenni e il 35% dei minori dichiara di non averci fatto caso (quindi non esposti in luogo visibile). Solo il 21% degli intervistati li ha visti in alcuni negozi e il 14% dichiara di averli visti sempre. Inoltre: il 69,6% degli intervistati dichiara l’assenza di cartelli per spiegare il corretto utilizzo della sostanza; solo il 3,1% di loro dice di averli visti sempre”

I risultati sono chiari inoltre nel confermare che le informazioni veicolate dai media tendono a confondere i giovani. Infatti, solo il 68,1% del campione intervistato riconosce come serie e permanenti le conseguenze del consumo di cannabis, tuttavia non è da sottostimare il dato che il 7,5% dei minori ritiene che la cannabis non abbia nessun tipo di effetto sulla salute e sullo sviluppo. Per quanto riguarda la cannabis ‘’light’’ i ragazzi, tuttavia, non conoscono la norma che ne regolarizza la vendita e l’utilizzo, tant’è che solo il 27% di loro sa che è un prodotto tecnico e da collezione, non adatto alla combustione (quindi ad essere fumata) e vietato ai minori di 18 anni. Gli altri rispondono che è legale e si può fumare (27%) o che è sempre illegale (26%). Come per la cannabis, moltissimi (20%) rispondono che è legale su prescrizione medica; ancora una volta, probabilmente, le informazioni veicolate dai media tendono a confondere i giovani.

 Moige – Movimento Italiano Genitori

MONCALIERI: "NON CI SONO CONDIZIONI PER GARANTIRE LA SICUREZZA E LA SALVAGUARDIA DELLA SALUTE DEI PAZIENTI"

PRONTO SOCCORSO PRESIDIO OSPEDALIERO  CHIEDIAMO INTERVENTI URGENTI E IMMEDIATI
Sono precarie e pericolose le condizioni di lavoro presso il pronto soccorso di Moncalieri dell’ASL TO 5 . E’ indispensabile intervenire con la massima urgenza per evitare di mettere a rischio la sicurezza dei pazienti e permettere agli operatori , infermieri, medici, oss, di poter operare con meno rischi. E’ evidente che i carichi di lavoro sono aumentati perché il numero di persone che utilizza il servizio è incrementato. Il numero di personale presente infatti, fortemente provato, non risponde pù a quelle che sono le esigenze di cura dichiara Francesco Coppolella, segretario regionale del Nursind, il sindacato degli infermieri. Le postazioni infermieristiche e oss non sono sufficienti, senza parlare della carenza di personale medico che spesso si riduce ad una sola unità, impossibilitato a far fronte a tutte le richieste. A tutto questo, già di per se motivo di grande preoccupazione aggiunge Coppolella, vanno riscontrati i gravi problemi non del tutto trascurabili della struttura e degli strumenti a disposizione. Gli spazi, ad esempio, non sono adeguati a poter gestire l’attuale afflusso di pazienti visto anche l’ aumento degli stessi in regime di OBI sparpagliati dove è possibile. La presenza di barelle inoltre, stipate nelle stanze e nei corridoi non permettono neanche di fare la necessaria pulizia. La presenza di un solo bagno all’interno del servizio, utilizzato da tutti , anche da chi è sottoposto a regime di isolamento è spesso in condizioni igieniche non adeguate visto il continuo utilizzo. Le barelle, non a norma, non permettono di ridurre il prevedibile rischio di cadute. Spesso , strumentazioni e materiali non sono sufficienti a soddisfare gli interventi necessari. Ovviamente, resta impossibile parlare di privacy e soprattutto di dignità della persona sottolinea il segretario regionale del Nursind. Lo stress, le pressioni e tutte le richiesta a cui deve far fronte il triagista inoltre aumentano di molto il rischio di errore. Chi si trova in quella importante e fondamentale posizione non può e non deve fare anche l’informatore, il viglilante, il centralinista e molto altro ancora ma concentrarsi sul suo lavoro. L’azienda, ha l’obbligo e il dovere di intervenire con estrema urgenza afferma ancora Coppolella per mettere l’infermiere nelle condizioni ottimali a salvaguardia della salute dei cittadini. Per concludere è necessario che la sala di attesa nelle ore notturne non si trasformi in un dormitorio o utilizzo di qualsiasi altra cosa. La sicurezza della struttura e degli operatori è preciso compito di chi amministra. Come Nursind chiediamo interventi urgenti e tempestivi, non si può continuare a lavorare in condizioni da terzo mondo, si è aspettato fin troppo. Segretaria Regionale NurSind Piemonte